#Pittura ad olio
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Detail of the painting "The Garden of Earthly Delights" by Hieronymus Bosch (1450-1516), Dutch/Netherlandish painter, one of the most important artists of the Early Netherlandish painting school.
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Cristina Landi, Bailaora, 2015, Olio su cartoncino, 30 x 20 cm, Firenze. La grazia la forza di una ballerina di Flamenco, un attimo sospeso tra le note della danza gitana, un attimo di emozione che ha guidato il mio pennello in quest'opera. Cristina Landi, Bailaora, 2015, Oil on cardboard, 30 x 20 cm, Florence. The grace, the power of a flamenco dancer, a moment suspended between the notes of the gypsy dance, a moment of emotion that has guided my brush in this work.
#classic#oil on canvas#painting#oilpainting#realism#dancer#women artists#woman#donna#spagnola#spanish dancer#gipsy#monochrome#monocromo#ballerina#artists on tumblr#italian art#traditional art#artist of the day#pittura ad olio#oliosutela#hiperrealismo#iperrealismo
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Hopera
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24 febbraio 2024
Un sabato pomeriggio
speso bene
A volte ci sono storie che meritano di essere raccontate. Lo capiamo solo dopo.
Quando comprendiamo che la scintilla iniziale, quella luce da cui ci siamo fatti guidare, seguendo la nostra intuizione, era fondata.
Nel mio caso, tutto è iniziato da un articolo della stampa locale. Un articolo apparso su CesenaToday, un sito web, che si occupa di dare informazioni e portare all'attenzione di tutti, le iniziative, gli eventi e molte delle manifestazioni del territorio, tutto ciò che accade - insomma - nel Cesenate e nei Comuni della vallata del Savio.
Riporto di seguito il testo dell'articolo, che avevo letto alcuni giorni fa :
Di notizie di questo tipo, sulla stampa e in Rete, ne appaiono decine, ogni giorno, eppure, in questo caso, qualcosa deve avermi colpito ad un livello più profondo della semplice curiosità.
Sarà che anche io, durante gli anni del Liceo Classico, mi sono appassionato alla pittura da autentico autodidatta, dopo che ho conosciuto le opere di Van Gogh e di Gustav Klimt! Sarà che il disegno, fin dalle scuole Elementari, era una delle attività preferite...
E così dai disegni a matita e coi pastelli, ero passato ai primi lavori a tempera (colori acrilici) e poi ai primi quadri su legno e alle prime tele ad olio.
Sarà che il mondo dell'Arte, mi ha sempre attratto e incuriosito...
Sarà che dopo l'aggressione russa all'Ucraina del 24 febbraio 2022, ho sempre fatto il tifo per il popolo ucraino e ho partecipato a diverse iniziative di volontariato, per inviare aiuti e soldi, agli ospedali di Leopoli e Kyiv, sia per dare supporto ai bambini e ragazzi universitari e alle madri ucraine fuggite dal proprio paese e arrivate in italia, nei primi mesi di questa assurda guerra, scatenata dal sanguinario dittatore di Vladimir Putin...
Sarà anche che io sono sempre stato affascinato della storia di chi è costretto ad abbandonare la propria Patria a causa di una guerra e a reinventarsi una vita.
Saranno stati tutti questi motivi assieme, ma qualcosa mi ha spinto a voler visitare la Mostra di questa artista ucraina, che grazie all'aiuto concreto del Comune di Mercato Saraceno è riuscita a coronare uno dei suoi sogni e presentare al pubblico parte dei suoi lavori.
Oggi alle 16, quindi, sono andato a Mercato Saraceno, a questo piccolo-grande evento : l'inaugurazione della Mostra di pittura di Kira Kharchenko.
E così, in un pomeriggio piovoso di metà febbraio, mi son trovato ad essere investito dall'energia dei quadri di questa ragazza che giunta in Italia, per colpa della guerra, ha intrapreso un percorso scolastico nel nostro paese, iscrivendosi al Liceo Artistico di Forlì.
Conversando con Kira, è diventato chiaro come il suo soggiorno in Italia sia stata anche una svolta della sua vita. Nel giro di appena due anni, ha infatti imparato ad esprimersi nella nostra lingua e ha cominciato un percorso artistico importante, adottando la tecnica dei colori ad olio.
Ma la cosa, ancora più importante è che Kira in questi anni è riuscita a portare avanti un progetto personale di grande valore:imparare ad esprimere grazie alla Pittura e al disegno il proprio mondo interiore fatto di idee e sentimenti.
Cosi come ha scoperto l'importanza della Filosofia come strumento per leggere il mondo e comunicare le idee che ci guidano nella vita.
Ciò che infatti colpisce di questa ragazza è il fatto che una sua opera, qualsiasi sua opera, parte sempre da uno stato d'animo, una riflessione, una emozione profonda. Tutti i suoi quadri, sono un mezzo per fare arrivare un messaggio legato alle emozioni e al mondo dei propri sentimenti.
È sufficiente allora, leggere le didascalie che accompagnano le sue tele per immergersi nel mondo interiore di Kira, continuamente in bilico fra pensieri cupi e paure legate alle minacce che ha portato la guerra nel suo paese, e la sua forza di volontà che la sorregge e la porta a credere alla speranza e a un futuro migliore, più umano e orientato al valore della Libertà.
Un futuro dove ogni sentimento trova la forza di emergere per esprimere la propria umanità.
Ed ecco che visitare la sua esposizione significa leggere molte delle pagine del suo personalissimo "romanzo di formazione".
È un pò come leggere il libro che Kira crescendo e prendendosi responsabilità del tutto nuove, sta scrivendo in questi anni.
Ci sono pagine chiare, luminose, abbaglianti che tuttavia non cancellano i momenti bui e i colori più cupi che esprimono le paure e le preoccupazioni.
Ma Kira ha dalla sua parte, due energie incredibili: è guidata da due stelle polari.
La sua fede religiosa ( kira è ortodossa) e la forza del dialogo ininterotto che lei stessa, ha con la propria anima.
Un confronto fertile con se stessa, con la persona che è e con il mondo dei propri pensieri, oltre che con i pensieri eterni, quelli validi in tutte le epoche, quelli che per comodità, noi indichiamo col termine "FILOSOFIA".
Perchè Kira non è soltanto una pittrice.
È prima di tutto una filosofa, una persona riflessiva che esprime le sue convinzioni profonde, le sue visioni, il modo di percepire la realtà, attraverso il linguaggio potente che è la Pittura.
Prossimamente dedicherò uno o più Post ai suoi quadri.
Per oggi, sono felice di aver partecipato a questa Mostra, di aver conosciuto questa promettente artista ucraina e aver iniziato a comprendere il suo linguaggio pittorico.
Piu di tutto, credo che il suo mondo interiore, la potenza del linguaggio che ha scelto, la profondità del suo modo di esprimere i sentimenti con immagini potenti e insieme, piene di armonia e grazia, ne fa un talento precocissimo, dal grande potenziale .
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#pittura#Mostre ed Esposizioni#Arte#Kira Kharchenko#Ucraina#storie di guerra#Futuro e Speranza#Forza interiore#🇺🇦 🇺🇦 🇺🇦#24 febbraio 2024
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Taner Ceylan - La rassegnazione - pittura ad olio 2015
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Han Yuchen Tibet. Splendore e Purezza
a cura di Nicolina Bianchi
Skira, Milano 2022, 96 pagine, 70 ill.a colori, 22 x 28 cm, cartonato, Italiano Inglese, ISBN 9788857248790
euro 30,00
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Mostra Palazzo Bonaparte, Roma 2022 organizzata da Arthemisia in collaborazione con Segni d’Arte e con il patrocinio di Roma, a cura di Nicolina Bianchi e Gabriele Simongini
L'arte del grande maestro della pittura a olio della Cina contemporanea Han Yuchen Il Tibet, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua anima. Un’immersione nella bellezza naturale e spirituale del Tibet, il “Tetto del mondo”, ma anche una galleria di ritratti di chi quell’immenso altopiano lo vive. Tibet. Splendore e purezza testimonia – attraverso oltre cinquanta opere, molte delle quali di grandi dimensioni – il profondo legame morale e spirituale che unisce la famosa regione autonoma della Cina all’insigne pittore cinese Han Yuchen.Un artista molto legato ai valori tradizionali e alla qualità della pittura ma anche caratterizzato da una fortissima passione per l’arte europea dell’Ottocento, tanto da aver creato nel 2007 il Museo d’Arte Han Yuchen nella città di Handan, con opere di Millet, Corot e Goya, solo per citare tre nomi eccelsi. Ricollegandosi soprattutto all’esempio di Millet, il Maestro cinese ha fatto di una pittura limpida e poetica il suo segno di riconoscimento, una cifra stilistica diretta e semplice come la vita dei tibetani che ha scelto di immortalare, rievocando per certi aspetti un realismo di matrice ottocentesca, ricco di valori etici e ideali, che si fonde con le capacità tecniche sviluppate in Cina nell’ambito della pittura ad olio. Una volta individuati i soggetti più coinvolgenti, Han Yuchen li traduce – attraverso un’indubbia sapienza pittorica e una spiccata capacità di elaborare ampie sintesi paesaggistiche o meticolosi dettagli – in ritratti e opere dove le vesti, gli ornamenti e gli oggetti della vita quotidiana o delle cerimonie ci restituiscono un’immagine emozionante del lontano Tibet.
24/03/23
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#Han Yuchen#Tibet#art exhibition catalogue#Palazzo Bonaparte Roma 2022#pittura a olio#art books#fashionbooksmilano
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Slava Fokk è un artista russo, nato nel 1976 in una famiglia di artisti.
La sua pittura è stata definita “retrospezione intelligente“, un’accurata selezione di tecniche pittoriche che consente la creazione di opere altamente espressive. Slava evoca le origini della pittura ad olio e le tecniche creative dei vecchi pittori olandesi.
Attualmente vive negli Stati Uniti
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Clara García “Mi casa es tu casa” dal 20 al 28 Marzo 2023 Apertura vetrina ore 19.00 Condivisione in piena libertà è l’opera pittorica di Clara García che, avvalendosi di una tavolozza ampia e brillante di colori audaci, predispone l’osservatore ad entrare negli spaccati quotidiani di un mondo dall’ospitalità innata, capace di comunicare con vivacità l’espressività delle figure ritratte, in prevalenza umane. Specializzata nella pittura ad olio, García lavora per piani, spazio privilegiato di un dialogo continuo tra mestiere e ispirazione, genesi di forme autentiche e luogo d’incontro di esperienze plurime vissute durante i percorsi artistici intrapresi. In Aracena (Huelva), sua città natale, ha frequentato il liceo artistico, iscrivendosi poi all’Accademia di Belle Arti a Granada e proseguendo gli studi a Napoli. Da circa un anno la giovane artista andalusa è, infatti, approdata nella città partenopea perché congeniale alla sua terra di provenienza: la definisce accattivante, calda e frenetica al punto da spingerla al costante adattamento e confronto, arricchendone la persona e l’arte. Il deciso gioco di luci e contrasti si sviluppa nell’incessante sperimentazione tecnica a cui ricorre: graffiti, vernice raschiata, matita o carboncino adoperati sulla stessa vernice, cere o collage concorrono a creare uno stile scoppiettante. Nella serie pittorica “Mi casa es tu casa” Clara García dipinge con colori ad olio su uno strato di acrilico rosa preparato in precedenza sull’intera tela, al fine di conferire plasticità e vibrazione, in maniera decisa, ai lavori realizzati. La nuance emozionale, lasciata volutamente scoperta in alcuni punti dei quadri, unifica; riesce a influenzare positivamente lo stato d’animo di chi guarda, trasmettendo energia, protezione e accoglienza, così come accade quando ci si trova a casa, nella propria zona di comfort. Claudia Del Giudice
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"Sweet Dreams" by John William Godward (1861-1922), English painter from the end of the Neo-Classicist era.
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Cristina Landi, Pomeriggio al parco, 2015, Olio su tela, 70 x 50 cm, Firenze. Una giornata di sole di fine estate passata nel parco. Chiacchiere, pensieri, sogni e punti di ricamo in un atmosfera di fine ottocento. Cristina Landi, Afternoon at the park, 2015, Oil on canvas, 70 x 50 cm, Florence. A sunny day in late summer spent in the park. Talk, thoughts, dreams and embroidery stitches in an atmosphere of late nineteenth century.
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Gustave Courbet, L'origine del mondo, 1866, Olio su tela, 55 x 46 cm, Parigi, Museo d'Orsay
Il primo proprietario del quadro e comittente dell'opera era stato il diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey (1831-1879). Figura eccentrica nella Parigi degli anni Sessanta del XIX secolo, Khalil-Bey mise insieme, prima di essere rovinato dai debiti di gioco, un'effimera ma sorprendente collezione, dedicata alla celebrazione del corpo femminile.
Si hanno invece poche notizie certe sulla sorte e sui proprietari successivi del quadro.
Fino al suo ingresso nelle collezioni del Musée d'Orsay nel 1995, L'Origine del mondo faceva parte della raccolta dello psicanalista Jacques Lacan.
Si tratta di un'opera per paradosso molto famosa, ma poco ammirata.
L'artista non smise mai di ritoccare il nudo femminile, talvolta con una vena piuttosto libertina. Courbet si abbandonò a un'audacia e a un realismo che conferiscono all'opera un grande potere seduttivo.
La descrizione quasi anatomica di un organo genitale femminile non è attenuata da alcun artificio storico o letterario.
Grazie al grande virtuosismo di Courbet, alla raffinatezza della gamma delle tonalità ambrate, L'Origine del mondo sfugge allo statuto d'immagine pornografica.
La schiettezza e l'audacia di questo nuovo linguaggio non escludono un legame con la tradizione: difatti, la pennellata ampia e sensuale e il ricorso al colore ricordano la pittura veneziana.
Del resto, lo stesso Courbet faceva appello a Tiziano e al Veronese, al Correggio e alla tradizione di una pittura carnale e lirica.
Il quadro, esposto senza veli, torna ad occupare il posto che gli spetta nella storia della pittura moderna.
Tuttavia, esso continua a porre, in modo inquietante, il problema dello sguardo.
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Bartolomé Bermejo, Saint Michael Triumphs over the Devil with the Donor Antonio Juan - oil on panel, 1468
Bartolomé Bermejo, San Miguel triunfa sobre el diablo con el donante Antonio Juan- óleo sobre tabla, 1468
Bartolomé Bermejo, San Michele trionfa sul diavolo con il donatore Antonio Juan - olio su tavola, 1468
(English / Español / Italiano)
Bartolomé Bermejo, (Cordoba, ca. 1440-Barcelona, ca. 1500)
Bermejo's beginnings are uncertain. Nothing is known of his youth and training except that he was born in Córdoba. His first documented work is the Saint Michael, dated 1468, a work executed in Valencia for the parish church of Tous that reveals an excellent knowledge of Flemish painting. Thanks to the arrival of northern masters and the continuous importation of paintings, drawings and prints, Valencia became an ideal setting for a young and restless painter not only to be captivated by the models of the northern masters, from Jan van Eyck to Hans Memling, but also to assimilate the keys to their language. Bermejo acquired a perfect mastery of the oil technique, which enabled him to deploy numerous effects of pictorial illusionism in his works: from refined gleams and luminous reflections on metals, precious stones and pieces of goldsmith's work to surprising effects of transparency in gauze, as well as a skilful chromatic combination that lends a material verisimilitude to the fabrics, marble and pavements depicted. This is how the career of one of the most virtuosic painters of the 15th century began to take shape.
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Bartolomé Bermejo, (Cordoba, h. 1440-Barcelona, h. 1500)
Los inicios de Bermejo son inciertos. Nada se sabe de su juventud y formación, excepto que nació en Córdoba. Su primera pieza documentada es el San Miguel, fechado en 1468, una obra realizada en Valencia para la parroquia de Tous que revela un excelente conocimiento de la pintura flamenca. Gracias a la llegada de maestros septentrionales y a la continua importación de pinturas, dibujos y estampas, Valencia se convirtió en un escenario ideal para que un joven e inquieto pintor no solo se sintiese cautivado por los modelos de los maestros del norte, desde Jan van Eyck a Hans Memling, sino también para que asimilase las claves de su lenguaje. Bermejo adquirió un perfecto dominio de la técnica del óleo, lo que le permitió desplegar numerosos efectos de ilusionismo pictórico en sus obras: desde refinados brillos y reflejos luminosos sobre metales, piedras preciosas y piezas de orfebrería hasta sorprendentes efectos de transparencia en gasas, pasando por una hábil combinación cromática que otorga verosimilitud matérica a los tejidos, mármoles y pavimentos representados. Fue así como se empezó a cimentar la trayectoria de uno de los pintores más virtuosistas del siglo XV.
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Bartolomé Bermejo, (Cordoba, ca. 1440-Barcelona, ca. 1500)
Le origini di Bermejo sono incerte. Non si sa nulla della sua giovinezza e della sua formazione, se non che nacque a Córdoba. La sua prima opera documentata è il San Michele, datato 1468, un lavoro eseguito a Valencia per la chiesa parrocchiale di Tous che rivela un'ottima conoscenza della pittura fiamminga. Grazie all'arrivo dei maestri settentrionali e alla continua importazione di dipinti, disegni e stampe, Valencia divenne l'ambiente ideale per un giovane e irrequieto pittore non solo per lasciarsi affascinare dai modelli dei maestri del nord, da Jan van Eyck a Hans Memling, ma anche per assimilare le chiavi del loro linguaggio. Bermejo acquisisce una perfetta padronanza della tecnica ad olio, che gli consente di dispiegare nelle sue opere numerosi effetti di illusionismo pittorico: dai raffinati bagliori e riflessi luminosi su metalli, pietre preziose e pezzi di oreficeria, ai sorprendenti effetti di trasparenza delle garze, oltre a un sapiente accostamento cromatico che conferisce una verosimiglianza materica ai tessuti, ai marmi e ai pavimenti raffigurati. Inizia così a delinearsi la carriera di uno dei pittori più virtuosi del XV secolo.
Source: Museo del Prado by Joan Molina.
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Domenico Piccolo Hiatu a cura di Edoardo Di Mauro
(...)Piccolo ha da sempre impostato la sua pittura lungo un versante di poetico simbolismo, evocante il recupero della dimensione interiore. Come un Goya postmoderno, se il paragone non risulta troppo ardito, Piccolo ha cavalcato i fantasmi del suo inconscio proiettandoli fuori da sé, verso quel mondo contemporaneo fatto non solo di luci patinate, di effimeri simulacri, di vera o presunta qualità della vita, assunto valido se riferito al mondo occidentale, ma anche di stridenti contraddizioni, di rovine e conflitti bellici che si presentano con modalità diverse rispetto al passato, decentrate e parcellizzate, ma non per questo meno in grado di seminare lutti ed angosce. Questo dualismo tra la dimensione individuale e quella collettiva, efficacemente sintetizzata da Piccolo nelle sue opere, si è sempre avvalsa, come detto, di una precisa dimensione allegorica, tipica di buona parte della migliore pittura italiana dell’ultimo decennio. Il rapporto con il reale, con la quotidianità, si è stabilito con una comunicazione a distanza, realizzata con il tramite di una immagine simbolica, in grado di stabilire un livello di trascendenza in una iconografia narrativamente concettuale. Pur nel mantenimento di una rigorosa coerenza, non si può non notare uno spartiacque nella produzione dell’artista. Nella prima, lunga fase del suo lavoro, Piccolo si è affidato ad una pittura improntata ad un diffuso atmosferismo, alla sostanziale fusione della figura umana con il paesaggio circostante, spesso ai limiti di un’aniconicità lirica ed evocativa, caratterizzata da pennellate ad olio ampie e distese lungo lo spazio della tela, non di rado di grandi dimensioni, al fine di contenere la complessità della composizione, tale da richiedere una attenta fruizione per cogliere particolari spesso celati e non immediatamente percepibili. Nella produzione recente, salutata da un repentino e, si spera, continuativo consenso, Piccolo ha maggiormente delimitato i propri confini. Volendo usare termini propri della teoria delle forme si può dire sia passato da una fase in cui queste si manifestavano come “aperte” ad una di relativamente “chiuse”. Le figure umane non sono più indistinte e sfumate come in passato, ma balzano decisamente alla ribalta, sebbene sempre schematizzate ed umbratili, in omaggio allo spirito “dark” dell’autore. Gli sfondi sono, al contrario, di complessa impostazione, impostati con una miscellanea di striature di colore, dalle tonalità più squillanti rispetto al passato, e da inediti inserti extrapittorici, immagini estrapolate da repertori iconografici sintonici al senso complessivo della composizione. Che adesso pare decisamente privilegiare l’ambito del degrado e della marginalità delle periferie urbane occidentali, con una vena sempre contraddistinta da una notevole originalità compositiva, tale da rifuggire dai rischi del già noto, ponendosi viceversa tra le prove più efficaci dell’ultima generazione pittorica.
Edoardo Di Mauro, aprile 2002.
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