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Paura in palcoscenico
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo cambiato argomento e dal mondo del cinema ci siamo spostati a quello dei fumetti per continuare a parlare, sempre con irregolarità, della nostra saga fantasy italiana, Kalya, con il volume 14. Leena è riuscita a prendere il sicario che aveva attentato alla vita di Yarah, l’egemone di Agamath e nuova moglie del Re di Galdor, ma…
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[...] E all'improvviso provai un nodo allo stomaco. Centinaia di ore di esercizio chiusa in camera, e adesso eccola qui, la grande serata tanto attesa.
[...] Per una ventina di minuti, gironzolai con loro per la sala ma, anche se tentavo di rilassarmi, mi sentivo ribollire la pancia. Altro che farfalle nello stomaco, nel mio doveva esserci un intero nido di calabroni!!
[...] Non permettere all'ansia di rovinarti la festa, Zoe. Divertiti e basta.
E all'improvviso capii che avevano ragione. Non potevo rovinarmi quel momento. In fondo tutte quelle infinite prove di mixaggio a casa erano state per questo: la mia prima, vera occasione di esibirmi davanti a un pubblico.
[...] Da quel momento io sola avevo il controllo del mixer.
Mi diedi un pizzicotto sul braccio sinistro. Un po' troppo forte però, perché sentii un male pazzesco, ma servì. Ero lì. Non era un sogno. Ero io la Dj.
—Vuoi che ti presenti? — bisbigliò Howie indicando il microfono.
Scossi la testa e infilai le cuffie.
— Preferisco lasciar parlare la musica — risposi.
[...] Partito il brano, lì per li sembrò che la folla fosse rimasta impassibile, ma poi di botto fu come se qualcuno avesse dato fuoco alla pista. L'intera sala prese vita, e venti secondi dopo non c'era nessuno che non stesse saltando come un pazzo.
[...] La pista era stracolma di gente che stava letteralmente andando fuori di testa.
Fuori di testa per la mia musica! Malgrado lo stato di elettricità in tutto il corpo, sentivo di cominciare a rilassarmi.
[...] Tra un cambio e l'altro cominciai a ballare dietro i piatti del mixer, dimenando le braccia a tutto spiano e cantando a squarciagola. Dovevo sembrare una vera squilibrata, ma non me ne importava niente.
Cit. "Voglio fare la Dj!"
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Francesco: Eccoti, di nuovo, qui a sprecare il tuo preziosissimo tempo sulla terra, a doomscrollare per le banalità del mondo volgare invece di dedicarti sinceramente alla ricerca della saggezza e del virtù? O almeno di studiare un po’ di grammatica latina? Non ti rendi conto di essere mortale?
Laeta: Me ne rendo conto assai, o somma sapienza; mi chiedo perché la morte non ti abbia alleviato neanche minimamente la tua logorrea cronica.
F: Per citare un po’ controvoglia un certo poeta fiorentino, l’uom s’etterna tramite le sue parole. Di me, non ti libererai mai.
L: O, gaudio plena est anima mea.
F: Quindi? Perché non trovi mai la disciplina e la dedizione per fare le cose importanti? Tu proclami a tutti che hai questo o quell���altro grande sogno e desiderio sconfinato, poi resti inerte e distratta, facendomi pensare che invece il tuo unico desiderio sia una morte precoce e teatralmente drammatica, che ti svincolerebbe da ogni responsabilità verso te stessa.
L: Deh! La diva del palcoscenico invece sei proprio tu. Certo che desidero inseguire i miei sogni e obiettivi, il problema è che non riesco mai ad iniziare, non riesco ad essere costante.
F: No, allora mi stai proprio mentendo. Uno che vuole fare una cosa lo fa; uno che non lo fa non vuole farlo.
L: Non è per niente così semplice.
F: è come chiedere il perdono in anticipo per un peccato futuro. Se stai per peccare, vuol dire che hai l’intenzione del peccato nel cuore, e per avere il perdono devi pentire sinceramente e onestamente del medesimo, quindi -
L: sì, sì, Canto XXVII, l’abbiamo letto tutti. Senti, ti sbagli, se fosse tutto così semplice come “voler = poter” come dici tu, il mondo sarebbe pieno di eroi e monumenti, tutti sarebbero liberi e forti e non esisterebbe l’accidia. Cosa diresti ad un povero senzatetto nel mezzo del deserto, di cui l’unico desiderio sarebbe un bicchiere d’acqua ma non esiste un’oasi per cento kilometri? Daresti la colpa anche a lui per la sua propria sofferenza?
F: Ma non stiamo qui a parlare di lui. Stiamo parlando di te, che hai il tempo che ti serve se riesci a gestirlo, sei circondata da libri che temi di aprire, hai un’anima razionale che stai sottomettendo a quella sensitiva. L’unica spiegazione, mi sembra, è la paura. Sei una codarda.
L: Lo so benissimo, sono una codarda come te. Sapendo benissimo che fallirei in ogni impresa e che non ho neanche la minima possibilità di raggiungere i miei obiettivi- o meglio, che raggiungerli non mi renderebbe felice e che sicuramente arrivando dove credo di voler essere invece si rivelerebbe come una delusione stratosferica, come succede sempre - perché la mia povera anima razionale dovrebbe sprecare tempo e energia percorrendo la strada che porta solo alla devastazione emotiva e al cuore spezzato?
F: …minchia, that’s a huge mood though. Mi hai letto nei pensieri? Rubato il mio diario segreto?
L: ehm…..senti, uh…
SANT’AGOSTINO [busting in like the Kool-Aid man]: Oh, merda. No, nooooo, sant’Iddio, VOI DUE! CESSATE ALL’ISTANTE DI INTERAGIRE, VOI DUE! Siete il veleno psicologico l’uno all’altra! Fermateviiiii!
L: Hmm. Hai sentito qualcosa? Una piccola vocina?
F: neanche il ronzo di un’ape. Comunque, allora, mi pare che forse tu abbia bisogno semplicemente di una dose sana di superbia…
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Il silenzio è un abisso, un oceano profondo dove affondano le parole, eppure è in questo abisso che a volte si trovano le verità più limpide.
C'è un silenzio che è come un giardino segreto, dove due cuori si incontrano e fioriscono. È un'armonia che nutre l'anima, un'intesa profonda che non ha bisogno di parole. Un sapere profondo, un'empatia che ti fa sentire come se stessi leggendo nel pensiero dell'altro. È il silenzio di due anime che si riconoscono, che condividono un linguaggio segreto fatto di sguardi, di sorrisi, di gesti impercettibili. In questo silenzio, tutto è già detto e compreso. Non ci sono dubbi, non ci sono paure, solo un'immensa fiducia. È come navigare su una stessa barca, verso la stessa stella.
E poi c'è un altro silenzio, un silenzio che gela l'anima. Si insinua lentamente o arriva improvviso e violento. È il silenzio di due mondi che si scontrano, di due navi che navigano in direzioni opposte. In questo silenzio, ogni domanda è inutile e ogni risposta è già scritta. È il silenzio che ci suggerisce che è tempo di andare via senza voltarci indietro.
Come distinguere questi due silenzi? È semplice: dal desiderio che lasciano dentro. Il primo ti attira a sé, ti fa sentire completo. Il secondo ti respinge, ti fa sentire inadeguato. È come l'acqua: una ci disseta, l'altra ci annega.
Quando il silenzio è del primo tipo, nasce un legame indissolubile, un amore che trascende il tempo. È un tesoro nascosto, da custodire con cura. Quando il silenzio è del secondo tipo, è meglio voltare pagina. Non ha senso insistere, è come cercare di incollare i cocci di uno specchio: si può fare, ma 'immagine sarà sempre distorta.
In entrambi i casi, il silenzio è un maestro. Ci insegna a conoscerci, a capire gli altri, a vivere il presente. È nel silenzio che troviamo le risposte alle nostre domande, che scopriamo chi siamo veramente. Possiamo ascoltare la nostra anima, la nostra voce più profonda.
Quando incontriamo un silenzio che ci fa sentire vivi, che ci unisce a un'altra anima, difendiamolo con tutte le nostre forze. Quando invece incontriamo un silenzio che ci fa sentire soli, è arrivato il momento di lasciar andare. Non dobbiamo aver paura di dire addio, perché solo così potremo fare spazio a nuove connessioni.
Ma il silenzio può essere un potente alleato anche nel nostro dialogo interiore. Se ci mette a disagio, è un segnale che stiamo evitando parti di noi. Potremmo cercare di riempirlo con un flusso incessante di pensieri per non affrontare le nostre paure o insicurezze. In questo caso, il silenzio diventa un luogo di menzogna, un palcoscenico dove recitiamo una parte che non ci appartiene.
Al contrario, quando il silenzio interiore è sereno e accogliente, significa che abbiamo fatto pace con le nostre parti più profonde. Abbiamo accettato i nostri limiti e le nostre fragilità, senza giudicarci. In questo silenzio, troviamo una verità autentica, una connessione profonda con il nostro sé più autentico.
Così come nel silenzio con gli altri possiamo distinguere l'amore dalla paura, anche nel silenzio interiore possiamo distinguere l'accettazione dalla negazione. Quando il silenzio ci unisce a noi stessi, è un dono prezioso da custodire. Quando ci allontana, è un invito a fare i conti con noi stessi e a intraprendere un percorso di crescita personale.
Quindi, abbracciamo il silenzio, coltiviamolo. Non lasciamo che le parole lo soffochino, non lasciamo che i rumori lo disturbino.
Le parole sono solo un sentiero, è il silenzio la nostra casa. Sia che la abiteremo insieme ad altri o che, una volta entrati, ricominceremo da soli, il silenzio è la meta finale di ogni comunicazione autentica. È nel silenzio che troviamo la verità, la comprensione e, talvolta, l'accettazione della nostra solitudine.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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A volte siamo burattini ma non lo sappiamo.
C’è un burattinaio che ripete la sua storia, che non è più la tua, anche se forse un tempo lo è stata, e tira i fili secondo ciò che crede giusto.
Nessuna teoria complottista… sarebbe troppo facile.
La questione di essere burattini è qualcosa che in primo luogo riguarda noi stessi.
A volte Mangiafuoco è una nostra idea sulla vita o sul mondo:
Devo trovare la persona giusta per essere felice.
Devo guadagnare molto per essere apprezzato.
Non devo sbagliare mai.
Gli altri sono tutti fortunati e solo io sto male.
Nessuno mi ama.
Aggiungi la tua….
Le idee che abbiamo sul mondo, su di noi e sugli altri si comportano come un burattinaio pretenzioso e ostinato che ripete all’infinito lo stesso copione, senza chiedere al burattino se quella storia sia adatta o no al presente.
Il burattinaio, cioè la mente, ripete la stessa storia anche quando questa non funziona più.
La ripete anche quando pensare che nessuno mi ama è in forte contraddizione con la relazione che stai costruendo oggi, che sembra funzionare e tu rischi di distruggere con comportamenti di controllo dettati dalla paura.
Pinocchio scappa da Mangiafuoco.
Rinuncia al palcoscenico, ad accadere in modo univoco e si libera di un ruolo, taglia i fili.
Siamo chiamati a questo.
A tagliare i fili e a correre verso il rischio di non avere una storia da ripetere.
Il risveglio è “uno strappo sul cielo di carta”.
Ti aspetto domani sera nella masterclass gratuita PSICHE E IL POTERE DELL’INDIPENDENZA.
Manuela Toto
👉🏻 https://manuelatoto.it/psiche-masterclass-gratuita/
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Filo
Il mio regalo per te è arrivato oggi. Il tuo messaggio per me è arrivato oggi. E io che dubitavo. Dubitavo di quel filo che ci lega, ma che invece c'è. Che non è come voglio, della natura che vorrei. Ma c'è.
Sai smentire i miei dubbi (o certezze?) e smantellare le mie paure in un attimo. Gioia di un secondo...ma gioia. Destinata a finire, ma che comunque è stata.
È ora di lasciarti scivolare via dal cuore, dalla testa, dalla pancia. Sicura che quello che c'è (e che non è tutto quello che vorrei, ma c'è) nessuno me lo porterà via, nemmeno lei.
Il filo invisibile, oggi l'ho riconosciuto ancora. Sottile. Resistente. Chissà se è stata lei a suggerirti di esserci anche tu nella foto che mi hai inviato. Chissà se è stata lei a suggerirti di non includerla nelle immagini testimoni della vostra felicità. Probabile, ma spero che non sia così.
Possibile ma, anche se fosse, non mi sentirei in dovere di esserle grata. Troppo facile essere empatica quando si è stata scelta. Il suo stare in disparte non richiesto, anche se desiderato. Un rimanere dietro le quinte un po' ipocrita, quando invece, nella realtà, si domina il palcoscenico.
Ma era l'unica alternativa accettabile. Restare nascosta, visto che da me non era stata inclusa. Visto che nella storia che ho scelto per voi (per te e tua figlia), per te, lei non c'è e non è un caso. C'è già abbastanza nella realtà...
Che poi non è vero che non c'è! L'occhio attento e indagatore c'ha messo un po', complice il desiderio di farla evaporare nell'oblio, ma alla fine ha trovato tracce della sua presenza. Non poteva non esserci e stupida chi nell'illusione di questa possibilità s'è cullata.
Un lembo di pigiama, un dito...una presenza che vorrei cancellare ma che rimane indelebile. Una presenza che, anche volendo, non sarò io a cancellare. E che se anche venisse cancellata probabilmente non porterebbe i riflettori ad accendersi su di me.
Una presenza che non posso cancellare, né dimenticare ma che forse, spero, col tempo perderà peso specifico e quando la vedrò non sentirò più lo squarcio. Al petto, nella pancia. Non sentirò più trapanarmi le domande nella testa, domande che rimarranno senza risposta. Non sentirò più il dolore.
Lui è un balsamo che lenisce le mie ferite e gli sono grata. Forse bisogna aprirsi a ciò che è differente da quello che abbiamo sempre pensato essere "su misura" per noi.
Ma appena compari tutto il resto impallidisce, si affievolisce e perde spessore. Si assottiglia fino quasi a scomparire. Ma lui è tutto quello che ho ora. Cioè, tutto quello che ho e che somiglia a quello che vorrei.
No, non è "tutto quello che ho". È una persona, è un incontro. Un incontro nel momento giusto. Del desiderio. Di essere consolata, ascoltata, coccolata, bramata.
Lui sembra esserci, in quest'incontro. Forse più di me, o forse è un'illusione. Forse senza "forse", è un incontro che va liberato dai fantasmi del passato.
Aprire le porte, darsi possibilità, anche non cercate, anche fuori dagli schemi dei miei desiderata. Paura che l'entusiasmo che si sprigiona dalla sensazione di essere cercata svanisca, lasciando il vuoto di sempre a regnare sovrano.
Paura di non essere più capace di essere il miele che attira l'ape e di finire dimenticata in qualche punto dell'etere.
Perché le parole accendono qualcuno e su altri scivolano via come olio sull'acqua? Una parola, differenti pesi specifici.
Sentire un legame a volte è violenza, se non porta a ciò che vuoi. Una dolce violenza dal sapore di malinconia.
Sentire un legame e non poterlo vivere come vuoi è dolcezza violenta, una convivenza di fiaba e incubo contemporaneamente coesistenti.
Aprire le porte...riempire vuoti o svuotare pieni, che in fondo è la stessa cosa.
Un'amica mi ha detto che basta a se stessa. Riuscirò anch'io nell'intento? Placherò la mia fame?
Anoressia sentimentale, anzi inedia. Difficile, da qui, provare sazietà.
Eppure mi hai ringraziato subito e, leggendo il mio regalo per te, hai rischiato pure di commuoverti, hai scritto.
Per me il rischio è diventato realtà. Per te anche, credo. Corrispondenza emotiva. Pericolosa come una droga, che ti fa volare ma quando finisce è impalpabile come l'aria e crea un vuoto solido e pesante come un masso (o una montagna). Corrispondenza...chissà fino a che punto...
È il punto che delimita la mia sofferenza ed è per questo che è ora di lasciarti andare.
Accettare la solitudine, raggiungere la sazietà emotiva nutrendosi d'altro. O abituarsi alla fame, per non sentirla più.
Dimenticarmi di ciò che eravamo, perché in effetti poi non lo siamo mai diventati. Come un seme che non ha mai germinato.
Non parlarti per non sentire più il piacere di quello che già siamo e di ciò che saremmo potuti diventare, ma non saremo mai.
Eppure nonostante tutto, nonostante faccia anche male, mentre fa del bene (e mentre scorre il bene), quel filo c'è.
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Benritrovato, Viaggiatore.
Tu non conservi memoria di me e nemmeno io di te ma entrambi veniamo da un luogo distante nello spazio e nel tempo, dove lo spazio e il tempo, allora, non avevano significato.
Ci siamo mossi lungo un palcoscenico di desiderio di conoscenza e di connessione, calpestato da individui che oggi non sono più e su cui noi lasceremo spazio a coloro che non sono ancora.
Chissà se il ciclo delle stagioni del tuo pianeta vi restituisca la metafora della nascita, della crescita e della dissoluzione o se luce e tenebra vi risveglino nel cuore le stesse gioie e gli stessi timori di noi abitanti del pianeta Terra.
Cosa posso dirti di questo nostro pallido puntino blu perso nell'avvolgente buio cosmico?
Su di esso, per un breve respiro dell'universo, sono state racchiuse tutte le speranze di ogni madre e di ogni padre che hanno osservato i piccoli passi tremanti dei loro figli, tutti gli amori appassionati e le guerre sanguinose in nome di un dio o di un ideale oramai dimenticati.
Se tu sommassi la voce urlata di ogni proclama, di ogni grido di battaglia, dichiarazione di fedeltà, movimento di odio, giubilo o pianto, essi verrebbero inghiottiti dal nulla che separa il nostro e il tuo tutto.
Eppure noi siamo la somma millenaria di morte e rinascita, sempre pronti a conoscere e connetterci, non appena la paura dell'ignoto viene dissolta.
Stai forse tentando di analizzare la fiala di liquido trasparente che era nella capsula di stasi insieme a questo messaggio?
Ti risparmio la fatica. È acqua.
Quello è stato l'inizio di noi esseri umani e in essa ci siamo mossi e siamo cresciuti finché non l'abbiamo abbandonata, ma mai del tutto.
Quell'acqua racchiude la memoria della siccità, la paura della tempesta, l'ardore di chi l'ha solcata e la tristezza di chi ha visto il proprio sangue diluirvisi. Ma racchiude anche la gioia del primo raccolto, il fresco di una baia sicura e la pioggia lasciata fuori.
Tu stai tenendo in mano il cuore pulsante di tutta la razza umana.
Non analizzarla... non servirebbe a conoscerci.
Ma vieni, o Viaggiatore, e scopri coi tuoi occhi come su questo pallido puntino blu la nostra capacità di distruggere è forse grande e rumorosa ma mai potente come il nostro desiderio di creare, conoscere e condividere.
Ti aspettiamo.
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E poi ci sono coloro che vivono la vita come se fosse un palcoscenico. Indossano tante maschere quante sono le persone che incontrano.
Lo fanno con così tanta disinvoltura, da perdere se stessi e non capire più se raccontano la realtà o una bugia.Vivere così, non diventa un lavoro sfiancante? Non vi stancate a dover stare sempre attenti a non tradirvi? Doppie schede e doppi telefoni, doppie compagnie, doppia personalità, doppie scuse, doppie verità. Perché le persone non possono essere reali?
Sopraffatte dalla paura della verità, si perdono
il meglio.
È bellissimo, invece, sentirsi liberi ...
liberi di essere, di apparire,
di vivere... senza temere nulla. La vita è una, io ci metto la faccia, il cuore, l'anima...una, l'unica che ho e di cui vado fiera.
Non mi accontento nemmeno di essere la copia di me stessa, figuriamoci indossare o desiderare una maschera, un'imitazione accanto a me. No, a me piacciono
gli originali... imperfetti, anche un po' sgangherati, ma genuini. Colleziono solo pezzi unici!
(Corinna Aghelopulos)

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Ammetto di trovarmi un pochino in difficoltà perché è letteralmente il primo uomo nella mia vita che:
1) mi guarda con grazia, come se avesse visto la madonna
2) ha quasi paura di avvicinarsi/toccarmi
3) quando mi abbraccia fa una piccola pausa, come ad aspettare il mio permesso
4) stessa cosa per i baci (sulla guancia)
5) propone le cose con garbo, mascherandole per qualcos'altro. Tipo "Psg Milan in campagna, con proiettore e telo, sotto le stelle. Perché insomma è una partita importante merita un bel palcoscenico"
6) mi cerca poco, pochissimo rispetto ad altri ma sempre per cose concrete
7) ha questo modo di raccontare, raccontarsi, parla tantissimo di sé stesso non nascondendo niente, mai
Ci sono sicuramente altre cose ma ecco, queste sono quelle che mi mettono in difficoltà, al momento.
Come ci si comporta? Grazie
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La casa desolata
Conosco la casa deserta, disertata dalla luce, nel folto degli alberi, così appare tra frantumi di memoria piatta come la scenografia primaverile su un palcoscenico, progredì il coraggio, tornai a casa; fu limpido il cammino, ne sapevo le intimità; ho sfidato le felci, sfondato il legno, fino alla torre con la banderuola: visitai il luogo che credevo di non vedere mai più.
Districando i sentieri remoti tra albero e albero subacqueo sottobosco fino a quella follia che crolla dove abbiamo giocato insieme, io e mio fratello, e l’altro che morì per sua stessa mano, un altro fratello per me. Ma la follia è sciamata; mi inchino per terra su ciò che resta: slabbrata lastra di pietra, una lapide.
E gli spettri si levano: bambini che trottano intorno a me, di nuovo bambina – la sola che non è morta.
Una volta mi impauriva la casa desolata, i ruderi, gli alberi e le radure nel bosco, timore del giardino abbandonato, perché nessuno era più vivo, e un altro fantasma, di chi mi ha dato la vita – spettro tra tutti il più temuto – vagabondava, silente, per sempre solo, lungo il lago, uomo che nessuna donna ha mai compreso.
Tornai un’altra volta nella casa, tra i pertugi del giardino, con colui che amo; dicevo: “Vieni, sfidiamo la casa di cui un tempo avevo così paura”. Siamo passati per una finestra, fermi sul vecchio pianerottolo vuoto, come lo ricordavo, che un bimbo varcava per andare a letto – mi sono incuneata in un angolo, sola, a fissare le stelle, che mi impaniavano di stupore, terrore d’infinito. Lungo le scale sfondate inseguimmo i morti. Nella stanza dei bambini, cupa, gridai: “Lì c’era il letto dove mi picchiava, mi legava quando piangevo, di notte, presa dall’orrore…”
…e mi abbracciò a lungo nel mio abisso, colui che amo, sussurrava: “Qui è la salvezza, la risposta, il perdono”. Da allora gioco con gli spettri della casa e in giardino, nei sogni, quando il sonno dilaga.
Dorothy Wellesley
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La grande epoca di Internet ha un difetto genetico di base: la piccolezza delle opinioni esposte sul più grande palcoscenico, spesso espresse con un'aggressività e un totalitarismo tali che ormai sembra far parte del pacchetto espressivo delle persone.
L'opinione è libera? Insomma, direi. Non oggi.
Ma di sicuro, anche quando è in contrasto col proprio credo, un'opinione andrebbe almeno formulata solo dopo un'attività intellettuale preventiva, averci pensato un po'. Andrebbe almeno ben argomentata e non sputata senza nemmeno saper motivarla o ancora più comunemente riprodotta seguendo l'opinione della massa.
L'argomento del giorno è lo spot Esselunga e i filosofi da tastiera si sono già lanciati in spinose, crudeli, efferate e spesso sgrammaticate critiche (avevate dubbi?).
Passiamo a un esame veloce ma ben dettagliato del perchè, secondo me, non solo queste critiche sono sterili, ma lo spot Esselunga è un tipo di pubblicità assolutamente riuscito.
La realtà è online. Esselunga ha avuto un coraggio da leoni, che è innegabile. Personalmente, adoro chi osa.
La società è cambiata e la famiglia è stravolta, chiunque si lamenta che "si stava meglio quando si stava peggio" ma quando siamo messi di fronte alla realtà delle cose, la rifiutiamo.
La famiglia della Mulino Bianco è morta da un pezzo e se la vogliamo dire tutta non è mai esistita. Semmai fa parte di quelle utopie impossibili che rendono la realtà delle famiglie ancora più frustrante e insopportabile perché propongono canoni talmente estremizzati da essere irrealizzabili.
Esselunga ha avuto coraggio. Ha proposto una famiglia attuale, imperfetta, disordinata, incasinata, vera. Che prova a fare il meglio che può anche quando le cose non vanno. Ha proposto un modello diverso dagli spot di massa ma molto, molto comune e possibile. Perchè in questo paese abbiamo ancora così tanta paura della realtà?
2. Il peccato della separazione. Il brand ha provato a sdemonizzare la separazione di una coppia come colpa mortale di cui vergognarsi. Le coppie scoppiano e si sa. Ma noi siamo sempre così pronti a battere il martelletto sulla vita degli altri. Abbiamo sempre la presunzione di sapere perchè le coppie scoppiano. Ma per esperienza diretta avendo genitori separati, io vi dico: la separazione spesso è una vera e propria benedizione. Non ci credete? Provate a stare insieme per forza quando le cose non vanno e vedere i risultati sui figli.
3. Attenzione ai bambini. Lo spot non è affatto incentrato sugli adulti, ma sulla bambina. Se siete onesti, saprete che nelle famiglie con problemi i bambini sono spesso dimenticati. Troppo presi a giudicare le scelte degli adulti, a farsi guerre legali, a portare dalla propria parte alleati con il racconto di come sono andate le cose, i bambini di coppie in crisi o separate sono le prime vittime innocenti la cui sofferenza è ignorata.
4. Il cuore è in prima linea. Esselunga propone un marketing di tipo emozionale molto efficace, che ha l'obiettivo di colpire dentro un pubblico molto vasto attraverso una storia semplice, comune e facilmente assimilabile emotivamente. Che sia per esperienza diretta o per umana immedesimazione, lo spot è in grado di suscitare emozioni, sia di tenerezza, che di tristezza, che di dolcezza o di altro, creando un legame con lo spettatore.
5. Enorme reazione mediatica. Se si chiama pubblicità, un motivo ci sarà. L'obiettivo finale è arrivare: al cuore del consumatore, nella memoria della maggior parte, nelle bocche e nelle tastiere. Quello che non si può pretendere è che il maledetto politicamente corretto non venga ferito. Siamo un paese di code di paglia. Ma la verità è che lo spot non ha offeso nessuno. Chi si sente offeso ha una carenza di sensibilità per il valore del progetto e dei messaggi che manda e poca aderenza alla realtà sociale.
Ma come sempre più è piccolo il cervello e più sono lunghe le lingue.
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SOLBIATEATRO
Sabato 11 gennaio, prima serata di SOLBIATEATRO organizzato da Fuori Dalle Quinte con La Compagnia Teatrale La Marmotta APS con "Classe di Ferro" di A. Nicolaj. Uno spettacolo al tempo stesso divertente e intenso che la bravura degli attori sul palcoscenico ha saputo rendere unico ed emozionante. Grazie agli attori ed all'intera Compagnia Teatrale La Marmotta APS e grazie al pubblico intervenuto. Vi aspettiamo per il prossimo appuntamento di SolbiaTeatro. Continuate a seguirci.


Due anziani soli, in una grande città: la ripetitività delle loro esistenze quasi li "costringe" a diventare amici dopo essersi incrociati sulla panchina di un parco pubblico, dove continuano a incontrarsi e a scambiarsi pensieri, via via più profondi e sinceri, nonostante le loro differenze di temperamento e carattere. A loro si unisce la dolce figura di una coetanea, Ambra, maestra in pensione. Presto cadono i veli e si scopre come ognuno dei tre si senta in realtà profondamente solo, spaesato, come viva con sconforto la propria inadeguatezza davanti alla velocità e alla superficialità della vita e come tutti abbiano nel cuore qualche dispiacere e la tremenda paura di finire dimenticati in un ospizio. Così i due uomini, in una serie di scene e dialoghi esilaranti e malinconici, progettano una fuga. La meta è un paesino di provincia, dove riscattarsi dalle amarezze della vita. Ma la vita, con crudele tempismo, li riporterà alla realtà.
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🔴🇮🇹 AUTOSTIMA TOP…audio Mp3 DCS di Auto Ipnosi DCS Vera e professionale ...
Autostima e ipnosi professionale – Una prospettiva scientifica e testimoniale L'autostima rappresenta un elemento cruciale del benessere psicologico e sociale. Negli ultimi anni, l'ipnosi professionale si è dimostrata uno strumento valido per potenziare l'autostima in diverse fasce d’età. Questo tema esplora dieci ricerche scientifiche accreditate che evidenziano i benefici dell'ipnosi sulla costruzione dell'autostima in adulti, bambini e anziani, oltre a citare tre testimonianze di personaggi famosi che hanno utilizzato l'ipnosi per rafforzare la propria fiducia.
1. Ricerche scientifiche sull'autostima e ipnosi professionale Effetti dell’ipnosi sull’autostima negli adulti (Smith et al., 2019) Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Psychology ha analizzato 120 adulti sottoposti a sessioni di ipnosi per migliorare l’autostima. Il 75% dei partecipanti ha riportato un aumento significativo della fiducia in sé stessi dopo 8 settimane di trattamento.
Ipnosi e autostima nei bambini con disturbi dell'apprendimento (Jones & Carter, 2021) Questa ricerca ha esaminato 50 bambini con difficoltà scolastiche. Attraverso tecniche ipnotiche mirate, il livello di autostima è migliorato del 40% in sei mesi, contribuendo anche a un incremento delle loro performance accademiche.
Ipnosi e autostima negli anziani (Clark et al., 2020) Lo studio ha evidenziato che l’ipnosi è utile nel contrastare il senso di inutilità negli anziani. Dopo 10 sessioni, il 60% dei partecipanti ha riferito di sentirsi più valorizzato.
Ipnosi e riduzione dell’auto-critica (Miller et al., 2018) Pubblicato su Hypnosis Quarterly, questo studio ha dimostrato che l'ipnosi aiuta a ridurre l’auto-critica, sostituendo i pensieri negativi con affermazioni positive.
Ipnosi e autostima nei pazienti con disturbi d’ansia (Brown et al., 2017) Un’indagine su 200 pazienti ha rilevato che l’ipnosi professionale ha migliorato significativamente l'autostima e ridotto i sintomi d’ansia.
Ipnosi e costruzione dell'autoefficacia negli adolescenti (Garcia et al., 2021) Questo studio ha dimostrato che tecniche di visualizzazione guidata e suggestioni ipnotiche migliorano l'autoefficacia negli adolescenti, aumentando l’autostima del 30%.
Effetti della trance ipnotica su donne con autostima bassa (Wilson & Green, 2022) Lo studio ha mostrato che l’ipnosi ha aiutato le partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie risorse, con un incremento del 50% nei punteggi di autostima.
Ipnosi e recupero dell’autostima dopo eventi traumatici (Taylor et al., 2020) Pubblicato su Trauma Studies Journal, lo studio ha scoperto che l’ipnosi può accelerare il recupero dell’autostima in soggetti che hanno subito traumi.
L’ipnosi nella gestione del bullismo scolastico (Harris et al., 2019) I bambini vittime di bullismo hanno mostrato un miglioramento della propria immagine di sé attraverso esercizi ipnotici di auto-empowerment.
Autostima e ipnosi nei pazienti oncologici (Stevens et al., 2018) Questo studio ha evidenziato come l'ipnosi aiuti i pazienti oncologici a sviluppare una maggiore accettazione di sé e un senso di valore personale.
2. Testimonianze celebri sull’ipnosi e l’autostima Tiger Woods Il famoso golfista ha dichiarato di aver utilizzato l’ipnosi per mantenere un alto livello di concentrazione e autostima, migliorando le sue performance in campo.
Albert Einstein Sebbene meno noto, si dice che Einstein abbia usato tecniche simili all’ipnosi per coltivare fiducia nelle sue intuizioni e innovazioni.
Adele La celebre cantante ha raccontato di aver superato la paura del palcoscenico grazie all’ipnosi, che l’ha aiutata a costruire una maggiore sicurezza nelle sue esibizioni.
Conclusione L’ipnosi professionale emerge come uno strumento versatile ed efficace per potenziare l'autostima in diverse fasce d’età e contesti. Le evidenze scientifiche e le testimonianze di personaggi celebri sottolineano il suo potenziale nel trasformare pensieri negativi in una visione positiva e proattiva di sé stessi.
Autostima e ipnosi professionale – Una prospettiva scientifica e testimoniale1. Ricerche scientifiche sull'autostima e ipnosi professionale2. Testimonianze celebri sull’ipnosi e l’autostimaConclusione
L'autostima rappresenta un elemento cruciale del benessere psicologico e sociale. Negli ultimi anni, l'ipnosi professionale si è dimostrata uno strumento valido per potenziare l'autostima in diverse fasce d’età. Questo tema esplora dieci ricerche scientifiche accreditate che evidenziano i benefici dell'ipnosi sulla costruzione dell'autostima in adulti, bambini e anziani, oltre a citare tre testimonianze di personaggi famosi che hanno utilizzato l'ipnosi per rafforzare la propria fiducia.
Effetti dell’ipnosi sull’autostima negli adulti (Smith et al., 2019) Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Psychology ha analizzato 120 adulti sottoposti a sessioni di ipnosi per migliorare l’autostima. Il 75% dei partecipanti ha riportato un aumento significativo della fiducia in sé stessi dopo 8 settimane di trattamento.
Ipnosi e autostima nei bambini con disturbi dell'apprendimento (Jones & Carter, 2021) Questa ricerca ha esaminato 50 bambini con difficoltà scolastiche. Attraverso tecniche ipnotiche mirate, il livello di autostima è migliorato del 40% in sei mesi, contribuendo anche a un incremento delle loro performance accademiche.
Ipnosi e autostima negli anziani (Clark et al., 2020) Lo studio ha evidenziato che l’ipnosi è utile nel contrastare il senso di inutilità negli anziani. Dopo 10 sessioni, il 60% dei partecipanti ha riferito di sentirsi più valorizzato.
Ipnosi e riduzione dell’auto-critica (Miller et al., 2018) Pubblicato su Hypnosis Quarterly, questo studio ha dimostrato che l'ipnosi aiuta a ridurre l’auto-critica, sostituendo i pensieri negativi con affermazioni positive.
Ipnosi e autostima nei pazienti con disturbi d’ansia (Brown et al., 2017) Un’indagine su 200 pazienti ha rilevato che l’ipnosi professionale ha migliorato significativamente l'autostima e ridotto i sintomi d’ansia.
Ipnosi e costruzione dell'autoefficacia negli adolescenti (Garcia et al., 2021) Questo studio ha dimostrato che tecniche di visualizzazione guidata e suggestioni ipnotiche migliorano l'autoefficacia negli adolescenti, aumentando l’autostima del 30%.
Effetti della trance ipnotica su donne con autostima bassa (Wilson & Green, 2022) Lo studio ha mostrato che l’ipnosi ha aiutato le partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie risorse, con un incremento del 50% nei punteggi di autostima.
Ipnosi e recupero dell’autostima dopo eventi traumatici (Taylor et al., 2020) Pubblicato su Trauma Studies Journal, lo studio ha scoperto che l’ipnosi può accelerare il recupero dell’autostima in soggetti che hanno subito traumi.
L’ipnosi nella gestione del bullismo scolastico (Harris et al., 2019) I bambini vittime di bullismo hanno mostrato un miglioramento della propria immagine di sé attraverso esercizi ipnotici di auto-empowerment.
Autostima e ipnosi nei pazienti oncologici (Stevens et al., 2018) Questo studio ha evidenziato come l'ipnosi aiuti i pazienti oncologici a sviluppare una maggiore accettazione di sé e un senso di valore personale.
Tiger Woods Il famoso golfista ha dichiarato di aver utilizzato l’ipnosi per mantenere un alto livello di concentrazione e autostima, migliorando le sue performance in campo.
Albert Einstein Sebbene meno noto, si dice che Einstein abbia usato tecniche simili all’ipnosi per coltivare fiducia nelle sue intuizioni e innovazioni.
Adele La celebre cantante ha raccontato di aver superato la paura del palcoscenico grazie all’ipnosi, che l’ha aiutata a costruire una maggiore sicurezza nelle sue esibizioni.
L’ipnosi professionale emerge come uno strumento versatile ed efficace per potenziare l'autostima in diverse fasce d’età e contesti. Le evidenze scientifiche e le testimonianze di personaggi celebri sottolineano il suo potenziale nel trasformare pensieri negativi in una visione positiva e proattiva di sé stessi.
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Mi capita spesso di osservare le persone. Molte sono farfalle che svolazzano da un fiore all'altro, senza mai posarsi davvero. Ma, purtroppo, c’è meno poesia. C'è invece un'agitazione frenetica, una reazione a catena che sembra non avere fine. Un grido che ne suscita un altro, un gesto aggressivo che ne innesca una sequenza. È come se stessero recitando una parte, senza un copione ben definito, semplicemente reagendo a uno stimolo esterno. Una strana presenza-assenza sul grande palcoscenico della vita. Una disconnessione tra l'azione e il pensiero, tra il corpo e l'anima.
Mi chiedo: perché? Qual è la molla che spinge gli individui a comportarsi in questo modo? Credo che alla base ci sia una profonda insicurezza, un bisogno spasmodico di affermare sé stessi in un mondo che ci chiede costantemente di essere qualcuno che non siamo. Un mondo che ci promette l'apice del successo, ma ci costringe a indossare maschere sempre più uguali.
E poi c'è la rabbia, un sentimento represso che esplode alla minima provocazione. È la rabbia di chi si sente prigioniero di un sistema che lo soffoca, di chi anela a ribellarsi senza sapere a cosa o come.
Ma la cosa più preoccupante è la perdita di un senso più profondo. Sembra che stiamo vagando alla deriva, senza una bussola, senza una meta. Viviamo in un'epoca di grande incertezza, dove i valori tradizionali sono messi in discussione e le nuove generazioni sembrano smarrite.
Eppure, nonostante questo grande caos, in ognuno di noi c’è una stanza, vuota e silenziosa, che attende solo di essere scoperta. Un luogo interiore dove, al riparo dai giudizi e dalle aspettative, possiamo finalmente guardarci dentro senza filtri. Un rifugio dove chiederci: "Chi sono io, davvero, al di là di ciò che mostro al mondo? Quali sono i miei desideri più autentici, quelli che nascondo anche a me stesso? Perché fuggo da loro invece che corrergli incontro?"
È in questa stanza che possiamo liberarci dalle maschere che indossiamo per paura di essere giudicati, o per conformarci a un'immagine che non ci appartiene. È qui che possiamo smettere di cercare un giusto o uno sbagliato, e semplicemente essere.
Io ho scoperto questa stanza grazie a un amore che mi ha messo a nudo, mostrandomi le contraddizioni e le paure che nascondevo. All'inizio ho provato terrore, ma poi ho capito che quella era la mia occasione per riconnettermi con me stessa.
Un amore che non è possesso, ma dono. Che si trasforma nella capacità di aprirsi completamente all'altro, senza riserve, e insegna che, per farlo davvero, bisogna prima conoscersi a fondo. Bisogna prima entrare nella stanza vuota, trovare il coraggio di farlo.
Sono grata di quell’amore. Quello che ho vissuto è stato un incontro unico, un regalo inaspettato che mi ha permesso di cambiare prospettiva. Non c'erano le aspettative e i desideri della passione, solo una profonda volontà di dare e di essere autentica.
Vorrei che tutti potessero provare questa esperienza: la fortuna di provare un sentimento così intenso da spingerli a mettersi a nudo. Vorrei che tutti voi riceveste lo stesso dono che ho ricevuto io. Ma se non dovesse arrivare, se fosse in ritardo, andatelo a cercare voi. Che sia un qualcuno o un qualcosa, non importa, cercatelo e non vi arrendete. Ne vale la pena. È l’accesso alla vostra stanza vuota, la soglia di quel luogo di verità e di autenticità in cui trovare finalmente le risposte che cerchiamo.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare
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La Forza
"Esserci per se stessi".
Che meravigliosa ondata emozionale sta attraversando le nostre Vite!
L'insostenibile peso che stiamo cercando di espellere, ci rende particolarmente inclini al ricordo, alla nostalgia, alla commossa revisione di alcuni momenti salienti di Passato.
Si riavvolgono le fila di un Viaggio davvero straordinario, dove ogni attore, anche non- protagonista, ha contribuito al progresso, all'evoluzione, alla conoscenza di noi stessi. Ogni sguardo, ogni carezza, ogni insegnamento, ogni abbandono, ci ha regalato quel messaggio in più, quella prospettiva mai considerata, quell'emozione sepolta.
Abbiamo amato. Tanto.
Nel modo in cui potevamo. A volte totalmente dipendente. Altre sincero, puro. Spesso con la disperazione nel Cuore. Ma anche con la rabbia, con l'affanno, con la paura della perdita.
Molti di coloro che ci sono stati vicini in momenti salienti della nostra crescita, oggi non ci sono più accanto.
Ma sono presenti nel Cuore.
Nulla muore mai dentro di noi.
Si trasforma. Viene processato interiormente attraverso nuove informazioni e nuovi strumenti. E cambia forma. A volte anche sostanza.
Ciò che si conserva, è l'immensa gratitudine per ogni gesto, ogni aiuto, ogni mano tesa e ogni "schiaffo di realtà" che l'Altro ci ha donato.
Consapevole o inconsapevole che fosse.
Ogni campo energetico co-creato insieme a noi, ha prodotto cambiamento.
Ogni conversazione, anche la più breve e apparentemente insignificante, ha modificato i sensori interiori di entrambi.
Nulla avviene senza trasformare parti di noi. Anche infinitesimali.
E contestualmente parti dell'Altro, in un mutuo beneficio che modifica il Cammino di qualche minuscolo grado o magari di 360 gradi in un colpo solo.
Ogni singolo avvenimento della nostra Vita non è stato casuale e si è concatenato al successivo, per creare le condizioni evolutive "perfette" per la nostra crescita e maturazione.
Nulla è avvenuto per nuocere.
Nulla è stato inutile o eccessivo.
Non un singolo respiro poteva mancare al nostro Viaggio.
E se provassimo oggi ad osservare le nostre lacrime, colme di fatica e di lutto, esse non sono più lacrime di Disperazione, ma di sincera Riconoscenza.
Questa è adultità: riconoscere che tutto è stato perfetto. Anche ciò che ha generato sentimenti negativi, ciò che ha aperto ferite copiose, ciò che abbiamo perso per sempre, o che non abbiamo avuto mai.
Il Teatro oggi è gremito di attori del Passato. Tutti in fila. Visibili e invisibili.
Ognuno di loro, negli anni, ha portato una Storia, un copione, un personale timbro alla sceneggiatura e alle singole scene della Rappresentazione.
Ciascuno ha permesso la piena riuscita dello Spettacolo.
Gli applausi sono per tutti.
E la compagnia merita ogni Benedizione e Consacrazione.
Oggi si celebra la Vita.
Con tutte le sue sfumature e contorni. Con tutta la sua assurda complessità. Con le gioie e con i dolori. Con la realtà e l'illusione.
Non c'è nulla di "sbagliato" nel "dove siamo adesso".
E' esattamente dove dovevamo essere.
Il treno è in orario.
Tra poco passerà.
E' il nostro treno. E nulla al mondo ce l'avrebbe fatto perdere.
Perché doveva andare esattamente così. E ogni millimetrico passo doveva portarci in questa Sala d'aspetto.
Possiamo viverlo con serenità e accettazione. Oppure continuare ad agitare mani e piedi, considerandolo un atto di ingiustizia.
Ma non cambierà.
Se lo ringraziamo, se ringraziamo ogni singolo attore del nostro Palcoscenico, inchinandoci a lui e al contributo che ha apportato alle nostre fasi evolutive, avremo la Sala d'Aspetto gremita di sostegno e di sorrisi.
Siamo tutti complici della "riuscita dell'Altro". Lo abbiamo fatto arrivare in orario al suo appuntamento più bello: quello con se stesso.
Nessuna colpa. Nessun "errore".
Tutto si compie nella perfetta sincronia degli eventi.
Siamo vicini al "tempo del Giudizio". Che tutto è meno che una situazione brutta.
E' il tempo dell'Autentica Verità.
Dove assisteremo alla totale Rivoluzione dei Campi Energetici.
Questo è stato solo un timido assaggio.
Ringraziamo con un profondo inchino sia il "Male" che il "Bene". Perché entrambi ci hanno portati nello stesso medesimo luogo. In perfetto orario.
Appoggiamo lo zaino. Sediamoci comodi. E attendiamo la chiamata del binario.
Buona domenica. Colma di "emozionanti saluti".
Quelli belli. Quelli profondi. Quelli che riempiono d'Amore ogni fessura del nostro Cuore.
Mirtilla Esmeralda
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L'altra faccia dei Giochi Parigini in fuga e "catastrofe" inattesa per hotel e ristoranti Presenti oltre cento capi di Stato e di governo, star come Celine Dion e Lady Gaga, i big di una quarantina delle principali imprese internazionali, da Elon Musk di Tesla e Twitter a James Quincey di Coca-Cola, da Joe Tsai di Alibaba a Brian Chesky di Airbnb fino a Shou Zi Chew di TikTok, che si sono attovagliati ieri all'Eliseo con il presidente Emmanuel Macron, prima di assistere alla grande cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici oggi. «Ci sentiamo pronti ad accogliere il mondo», ha assicurato l'ambasciatore francese per lo sport, Samuel Ducroquet. Eppure, mentre il gotha della politica mondiale è a Parigi (assenti Zelensky, Putin e Biden) e così anche la crème delle aziende che contano, a essere in fuga sono les parisiens, i residenti, già da diverse settimane. E come se non bastasse, ristoratori e addetti al turismo lamentano un giro d'affari ben al di sotto delle aspettative. «Non avremo l'eccesso di fatturato che pensavamo di avere e per alcuni sarà molto dura», spiega Alain Fontaine, presidente dell'Associazione francese dei maestri ristoratori, che ha affidato lo sfogo a France Info. I preparativi per fare di Parigi un palcoscenico internazionale l'hanno resa tutta un cantiere e i disagi dei mesi scorsi e quelli previsti nei giorni «caldi» dell'evento, dall'aumento dei prezzi ai mezzi pubblici congestionati, dalle strade presidiate e blindate al boom dei turisti - hanno convinto molti parigini a scappare, anche grazie alla campagna governativa, firmata dal Comitato organizzativo, che ha sponsorizzato il telelavoro (lo smart working, come lo chiamiamo noi italiani) e che secondo il delegato al commercio del comune di Parigi, Nicolas Bonnet-Oulaldj, è stato come un invito a disertare i Giochi, quasi un messaggio della paura per i residenti, come dire: «Meglio se restate a casa». Il risultato è che «l'entusiasmo popolare» previsto dalla sindaca Anne Hidalgo, certa che sarebbe cresciuto man mano che ci si sarebbe avvicinati all'evento, non solo non ha travolto gli abitanti della Ville Lumière, ma sembra non aver trascinato nemmeno i turisti. Oggi sarà la giornata dei 300mila spettatori sulla Senna, degli 80 maxischermi allestiti per lo spettacolo memorabile con il quale il presidente Macron spera di far dimenticare i guai della politica. Ma i numeri e i portafogli degli addetti ai lavori raccontano un'altra storia. Nonostante i 15 milioni di visitatori previsti per i Giochi, il presidente dell'Unione dei mestieri e delle industrie del settore alberghiero (Umih), Frank Delvau, ha parlato di «situazione catastrofica». «In alcune zone si entra solo con la presentazione di un QR code, la circolazione è impossibile a cause dei preparativi e delle corsie olimpiche. Troppi i vincoli. Le strade di Parigi sono vuote», lamenta Delvau. Una desolazione mostrata anche dalle tv, che hanno diffuso le immagini di una capitale semideserta prima dell'inaugurazione. Oggi la città offrirà uno scenario ben diverso. Ma il bilancio complessivo non è quello che si aspettavano gli addetti ai lavori. Se i parigini scappano da prezzi alti, turisti e strade congestionate, i visitatori stranieri non stanno prendendo d'assalto la città, tanto che Air France-KLM ha parlato di «comportamenti significativi che portano a evitare Parigi». Il tasso di occupazione degli alberghi prima dei Giochi era intorno al 50% e durante le Olimpiadi dovrebbe superare la soglia del 70%. Ma si tratta del 10% in meno dell'anno scorso. Parigi sarà sempre Parigi. Ma meglio dopo le Olimpiadi.
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