#Paesaggio senese
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mimiminimal · 5 days ago
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Anton Zoran Music (Gorizia 1909 - Venezia 2005) - Paesaggio senese (Sienese landscape), 1954.  Oil on canvas, 33x41 cm. 
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stilouniverse · 8 months ago
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Il castello di Sarteano e la leggenda della lupa senese
Sarteano Il castello Siamo al confine tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, in provincia di Siena. Una campagna rigogliosa accoglie il visitatore con le sue colline a vigne e olivi in un paesaggio punteggiato da paesi arroccati e turriti. Il castello occupa la sommità della collina, circondato da un ombroso parco con lecci secolari che lo separano dal resto dell’abitato che s’inerpica fino alla…
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sounds-right · 2 years ago
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ABMF: Baroque meets Brunello
Torna, tra gli splendidi panorami naturalistici delle terre di Montalcino e del Senese, celebri terre del Brunello, l’Argiano Baroque Music Festival. L’attesa kermesse musicale internazionale dedicata alla grande musica del repertorio barocco prevede per questa terza edizione cinque date. Si parte con una preview il 21 luglio per poi entrare nel vivo il 18 - 20 - 25 - 27 agosto. Ad ospitare alcuni dei più noti protagonisti del mondo della early music l’incantevole Villa cinquecentesca di Argiano. «Sono particolarmente lieto di presentare questa terza edizione dell’Argiano Baroque Music Festival.  Quest’anno abbiamo prestato particolare attenzione, non solo al profilo artistico internazionale degli interpreti, ma ad un programma che presenti un excursus con un focus sugli strumenti: dalla voce femminile, al flauto traversiere, dal clavicembalo, all’ensemble di archi e continuo. Tutti i progetti presentati evidenziano la passione degli artisti nella ricerca di vere e proprie gemme dello sconfinato repertorio del Barocco.  Offriamo così al nostro pubblico una "degustazione" - sempre per rimanere nel tema multisensoriale - di una vastissima produzione musicale che è un tesoro ancora tutto da scoprire.  Tutto ciò unito alla bellezza del paesaggio toscano e in particolare delle terre del Brunello. L’intimità dell'ascolto che offre il cortile della villa cinquecentesca "Bell'Aria", offrirà ai nostri ospiti l'opportunità di vivere un'esperienza musicale ed estetica che riconcilia con la natura e con i capolavori della musica». Queste le parole con cui il direttore artistico Antonio Artese illustra un festival che, ancora una volta, coniuga un programma fatto di interpreti di prim’ordine della scena internazionale, un ambiente dall’acustica perfetta e un’ospitalità a cinque stelle. Un’occasione di incontro e fusione di arte dei suoni e arte del vino, una sorta di alchimia, di contaminazione reciproca tra udito e gusto.
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tarditardi · 2 years ago
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ABMF: Baroque meets Brunello
Il viaggio tra le meraviglie del repertorio musicale barocco
dell’Argiano Baroque Music Festival
torna, per la terza edizione,
nell’incantevole Villa cinquecentesca di Argiano.
Torna, tra gli splendidi panorami naturalistici delle terre di Montalcino e del Senese, celebri terre del Brunello, l’Argiano Baroque Music Festival. L’attesa kermesse musicale internazionale dedicata alla grande musica del repertorio barocco prevede per questa terza edizione cinque date. Si parte con una preview il 21 luglio per poi entrare nel vivo il 18 - 20 - 25 - 27 agosto. Ad ospitare alcuni dei più noti protagonisti del mondo della early music l’incantevole Villa cinquecentesca di Argiano. «Sono particolarmente lieto di presentare questa terza edizione dell’Argiano Baroque Music Festival.  Quest’anno abbiamo prestato particolare attenzione, non solo al profilo artistico internazionale degli interpreti, ma ad un programma che presenti un excursus con un focus sugli strumenti: dalla voce femminile, al flauto traversiere, dal clavicembalo, all’ensemble di archi e continuo. Tutti i progetti presentati evidenziano la passione degli artisti nella ricerca di vere e proprie gemme dello sconfinato repertorio del Barocco.  Offriamo così al nostro pubblico una "degustazione" - sempre per rimanere nel tema multisensoriale - di una vastissima produzione musicale che è un tesoro ancora tutto da scoprire.  Tutto ciò unito alla bellezza del paesaggio toscano e in particolare delle terre del Brunello. L’intimità dell'ascolto che offre il cortile della villa cinquecentesca "Bell'Aria", offrirà ai nostri ospiti l'opportunità di vivere un'esperienza musicale ed estetica che riconcilia con la natura e con i capolavori della musica». Queste le parole con cui il direttore artistico Antonio Artese illustra un festival che, ancora una volta, coniuga un programma fatto di interpreti di prim’ordine della scena internazionale, un ambiente dall’acustica perfetta e un’ospitalità a cinque stelle. Un’occasione di incontro e fusione di arte dei suoni e arte del vino, una sorta di alchimia, di contaminazione reciproca tra udito e gusto.
La programmazione 2023 dell’ABMF punta sulla qualità proponendo nelle sue cinque date protagonisti di assoluta rilevanza del panorama musicale barocco internazionale. Si parte con una preview il 21 luglio, in cui protagonista sarà il duo composto dal celebre clavicembalista francese Jean Rondeau accompagnato da Thomas Dunford alla tiorba e al liuto, in un programma improntato a celebri pagine del repertorio inglese del XVI secolo. Il ricco cartellone prosegue il 18 agosto con l’Ensemble L’Archicembalo descritto come “…un ensemble italiano barocco dallo stile agile e vitale e dalle brillanti performance” nella lettura di celebri pagine di Antonio Vivaldi. Il viaggio tra i tesori dell’early music continua il 20 agosto con “Un’alma innamorata”, selezione di arie di George Frederic Handel di cui saranno interpreti il soprano Francesca Aspromonte, reduce dal debutto al Teatro alla Scala di Milano e al Teatro Real di Madrid, insieme al violinista Boris Begelman e all’ensemble L’arsenale sonoro. E, ancora, il 25 agosto nei suggestivi spazi del cortile della Villa a diffondersi sarà la musica del clavicembalo di Marco Mencoboni. Cembalista, direttore e organista tra i più apprezzati della sua generazione dedito alla riscoperta del repertorio antico di Barocco e Rinascimento. La terza edizione dell’ABMF termina il 27 agosto con una serata dedicata prevalentemente all’opera di Carl Friedrich Abel, virtuoso della viola da gamba ispirazione di generazioni di compositori nell’Europa del tardo Settecento. Ad eseguirne celebri pagine La Tabatière, ensemble tedesco pluripremiato e composto da docenti della Hochschule di Francoforte. I concerti si tengono “al calar della sera” nel cortile della Villa con posti limitati a 100 ospiti così da permettere agli ascoltatori un’ottimale condizione di visione e di ascolto. Precede ogni performance musicale un raffinato aperitivo, momento in cui poter degustare i vini della Tenuta, visitare la Cantina e approfondire la conoscenza della sua pregiata produzione.
Breve storia di Argiano…là dove il Barocco incontra il Brunello
Realtà di grande prestigio e tradizione, la tenuta di Argiano, da più di 400 anni, intreccia la propria storia con quella del territorio di Montalcino. A testimoniarne la rilevanza, Villa Bell’Aria, edificio cinquecentesco che domina la tenuta. Varie sono state, nei secoli, le famiglie nobiliari di origine senese succedutesi come proprietarie della tenuta. Fino ad arrivare, nell’Ottocento, alla conduzione di Ersilia Caetani Lovatelli. Nel 1967, Argiano entra ufficialmente nella storia del vino italiano come azienda fondatrice del Consorzio del Brunello di Montalcino. Dal 2013 la proprietà fa capo alla famiglia del finanziere brasiliano André Esteves che ha affidato la guida dell’azienda a Bernardino Sani. Quest’ultimo, dal 2015, ne firma anche i vini. Alla sua gestione si deve la valorizzazione dei vigneti, la produzione di vini di eccellenza e la creazione di un Wine Relais di lusso dall’ospitalità a cinque stelle.
Argiano Baroque Music Festival 2023 - Partner
Piccola Accademia di Montisi: www.piccolaaccademia.org
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nunoxaviermoreira · 6 years ago
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Toscana - Campagna Senese by Wronny Val d'Orcia https://flic.kr/p/2eAB7Vq
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lescuriositesdelafoire · 4 years ago
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Luigi Gioli (Italian, 1854–1947)
Paesaggio Senese
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pangeanews · 5 years ago
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“In ciò che creavo potevo essere ciò che ero”. Stephen Spender in Italy. L’epopea del grande poeta e del figlio Matthew sul lago di Garda
Azzurro, così appare il Garda in quella prima estate italiana del 1951: Stephen Spender, la moglie Natasha e i figli Lizzie e Matthew trascorrono l’estate a Torri del Benaco, all’albergo Gardesana in centro al paese – lo stesso frequentato da Gide.
In un libro agile e lieve come la sua conversazione, Within Tuscany, In Toscana, Matthew esordirà ricordando la vita a Torri con gli occhi del ragazzo di allora, un ragazzo che già avverte quella felicità, con i giorni pieni d’azzurro e la luce del Garda, destinata nostalgicamente e comunque a finire, anche come simbolo.
Sua sorella Lizzie è ancora piccola ma lui ha per sé «tutto il mondo all’aperto» e dalla mattina alla sera gironzola per Torri con una banda di ragazzini in cerca di avventure: «Quell’estate non c’era differenza fra quello che mi succedeva, quello che immaginavo e quello che sentivo raccontare». Memorie e affreschi della quotidianità sul lago risentono indirettamente dell’amore di Matthew per la pittura e la scultura, la seconda in effetti sua professione, e leggendo le pagine di Within Tuscany si ha spesso l’impressione di guardare dipinti di scuola Toscana: perché è là che vivono lui e Maro Gorky, sua moglie, figlia di Arshile e anche lei pittrice.
En passant, Bertolucci ha inserito decine delle opere di Matthew Spender nel set di Io ballo da sola, film in parte ispirato alla sua cerchia di amici artisti, inglesi residenti in Toscana. Una tradizione di secoli ormai, questa linea immaginaria che lega l’isola britannica alla dolcezza del paesaggio toscano: da Chaucer agli Shelley e ai Browning, da Byron a Foster e a Lawrence, fino agli americani Ezra Pound e Henry James, tanto per nominarne alcuni. È il Chiantishire, appunto.
*
Ho incontrato Matthew Spender per una giornata dedicata al padre Stephen, qualche anno fa: è entrato nella sala conferenze della Società Letteraria a Verona con passo deciso, la stessa altezza, le lunghe gambe e la stessa zazzera candida che Stephen aveva nella maturità, come scrive Brodskij: «con i capelli bianchi come neve, gli occhi grigio-azzurri scintillanti, il sorriso di scusa che presiede al suo metro e ottanta leggermente ricurvo, sembra (…) l’allegoria di un inverno benevolo in visita alle altre stagioni» (In Memory of Stephen Spender, On Grief and Reason).
L’accompagnava Giuseppe Lorenzini, proprietario dell’albergo “Gardesana”, dove gli Spender soggiornavano. In quell’occasione abbiamo parlato di poesia, della Toscana e di una rivista che ricordavo, con foto della sua casa sulle colline italiane. Credo sia stata l’ultima volta che Matthew Spender è venuto a Verona. All’invito di tornarci, rispondeva con humour in una mail di due anni fa: “È da qualche anno che non mi sono mosso verso il nord d’Italia. Al massimo, arrivo ogni tanto a Milano per vedere dottori o avvocati, due categorie di professionisti che si accumulano man mano che s’invecchia”. Il ritratto degli Spender sul Garda è uscito nel volume Poeti, Sognatori viaggiatori, e Matthew l’ha ricevuto per posta.
*
Sul loro soggiorno a Torri – quell’estate e la seguente – lui parla anche nella biografia del padre A House in St. John’s Wood, In Search of My Parents, commosso ricordo di entrambi i genitori.
Torri evidentemente piaceva a Spender: da giovane l’aveva frequentato varie volte, da solo o con amici, e in quell’estate del 1951 ci porta la famiglia. Il loro arrivo crea da subito un qualche scompiglio perché la madre Natasha, brillante pianista, ha portato con sé il proprio strumento, che sarà faticosamente issato al Gardesana: «Avevano dovuto sradicare la ringhiera della scala a chiocciola per farlo entrare» (Within Tuscany).
Stephen Spender alla “Gardesana”, Torri, con la famiglia e il piccolo Matthew
Ogni giorno, dalle finestre aperte dell’albergo, la musica di Natasha si spande a lungo in riva al lago. Anche Stephen lavora. «Abbiamo per noi l’intera ala di un albergo – scrive Stephen a John Hayward il 12 luglio –, offertaci a poco dall’albergatore perché André Gide occupava queste stesse camere». Torri, ricorda Matthew, «era affascinata dagli stranieri raffinati che ci arrivavano per le vacanze…» (A House…).
Dalla scrivania di Spender (anche oggi nella stessa posizione di allora) si vede il lago: nel porticciolo le barche oscillano a pelo d’acqua, i nomi dipinti a mano sul legno verniciato di bianco e blu, le funi che le fermano agli ormeggi. Oltre il porto, il fuoco azzurro dell’acqua arretra in lontananza fino al cupo centro profondo, e i giorni limpidi la penisola di Sirmione esce dall’orizzonte nella foschia celeste. Le colline accerchiano la sponda lontana: alla famiglia inglese Torri sembra un “piccolo mondo antico” meridionale.
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A Torri tutto ruota intorno al lago: «Il lago dominava la nostra vita» dirà Matthew. Ci sono gli amici delle gite in bicicletta, le partite di pesca che rendono pesciolini da friggere in padella o esemplari enormi da fotografare, gli scalzi e abbronzati bambini del paese colti in sottofondo dall’obiettivo del fotografo a osservare turisti, passanti e abitanti locali.
Nel 1951 la guerra è finita da anni, ma non il suo lascito: l’Italia frequentata dagli Spender è un paese povero, quasi ottocentesco. «Non era affatto difficile in questo ambiente sprofondare nel diciottesimo secolo», commenta Matthew a proposito di una decorata biblioteca senese. Il che è vero e a maggior ragione per un borgo di pescatori poveri del lago.
Stephen arriva a Torri con dietro di sé molta gloria letteraria. Agli esordi paragonato a Shelley, è tra i poeti emblema della propria epoca, l’interludio tra le due guerre che nei «college di dandy, ricchi e aristocratici» di Oxford – narra in The Temple – ha messo in luce lui e Isherwood, MacNiece e Day Lewis, il “gruppo degli anni Trenta” sotto l’egida di Auden. Evelyn Waugh scolpisce la storia in un mood sarcastico: Auden, Isherwood e Spender per lui sono i tre giovani scrittori «che hanno aggredito e catturato un decennio». Comunque, per loro la poesia è «sacra e segreta vocazione»: così nel celebre World Within World, l’autobiografia di Spender uscita da pochi mesi e già scelta ‘Libro del mese’ dalla Book Society.
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Matthew ricorda di esser rimasto solo a Torri una settimana, perché i genitori tornano in Inghilterra per i rispettivi impegni. La vita del borgo gli offre però molto da fare, molto da fantasticare: «per un bambino dominato da una passione esclusiva, un momento può riempirsi di quella che appare un’eternità di divorante nostalgia».
Decantando gli anni che separano presente e passato, la scrittura ritrova tracce lontane, bagliori e frammenti di memorie, «stralci di ricordanze» leopardiane: o «frammenti della nostra vita in Italia». Il semplice sottotitolo di Within Tuscany – Reflections on a Time and Place – in italiano si colora in “Considerazioni di un artista inglese sull’arte, gli usi, i costumi e le stranezze degli italiani tra i quali vive”. Splendono il pianoforte di Natasha alzato contro lo sfondo azzurro del Garda, il profumo di una pianta dai rami che oltrepassano un muro al sole, il prato dove le orme di piccoli piedi scompaiono in giochi esaltati. Sottratti al flusso eterogeneo del vivere, restano i momenti d’oro, gli attimi puri nella prospettiva dell’adulto che ricorda: occasioni, atmosfere, un viso o un riflesso sull’acqua di un lago italiano. Scene e visioni: «Un silenzio riempito da cicale. Un giardino quadrato ricoperto da un cubo frusciante di insetti».
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Matthew chiama quasi sempre suo padre Spender, semplicemente. Per Spender la poesia è dedizione assoluta, «lo scopo più serio della vita», la «maturità dell’anima»: «In ciò che creavo potevo essere ciò che ero» (World…). Dopo l’impegno civile – la speranza di riuscire a salvare la civiltà e il dovere di contrastare le tirannidi di ogni segno – per lui veniva il disincanto espresso con parole tristi e brillanti: «Siamo stati la Generazione Divisa degli Amleti che trovarono un mondo dissestato e non riuscirono a rimetterlo in sesto». Spender s’impegna a raccontare un’epoca che non ha voluto fermare la propria corsa, s’indigna per l’assenza di orrore all’orrore del nazismo, assiste alla parabola della civiltà europea, definitivamente consegnata al “mondo di ieri” con lucidità visionaria: “La guerra aveva strappato il pavimento della sala da ballo da sotto i piedi della classe media inglese. La gente somigliava a ballerini sospesi a mezz’aria che, malgrado ciò, riuscivano miracolosamente a fingere di ballare ancora. Eravamo consapevoli dell’abisso ma non vedevamo nuovi valori che potessero sostituire quelli che ci avevano sorretto nel passato”. (World…)
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A Torri, il tempo pare invece sospeso. I muri delle case scendono all’acqua, peschi carichi di frutta macchiano di rosa gli orti. Tra i vicoli stretti del paese risuona il tamtam degli zoccoli ai piedi dei ragazzi. Matthew gira con indosso magliette Marx and Spencer, quasi una sorta di uniforme che Natasha ha portato da Londra. Il borgo con il porto e il castello in rovina, ancora lontani dal turismo di massa, offrono pace e lenti ritmi arcaici. I figli dei pescatori raccontano storie locali e «i bambini del paese mi rincorrono gridando ‘Poeta!’ – Stephen riferisce sempre a Hayward –. Suppongo che Catullo abbia loro insegnato a farlo con i poeti in visita».
Gli Spender non sono sempre soli: amici – artisti, scrittori e poeti – vengono a salutarli o si fermano qualche giorno sul Garda, come Day Lewis in viaggio di nozze. Ci sono cene e gite sul lago, ci sono ombre di ulivi tra rovine romane:
La penisola di Sirmione si stende nel lago Come chi parli spingendosi al centro Dell’acqua cerchiata di monti … (Sirmione Peninsula)
Quando gli amici se ne vanno, Natasha torna alla musica, Spender alla letteratura: «Le lettere sono una danza, segni viventi su una pagina patinata: sembrano capaci di vibrare come una ringhiera metallica percorsa dalla punta di un bastone. Sentendo il sangue affluirgli al viso, lo scrittore sa che c’è stato un tormento in cui lui è stato legittimato» (World…). La ringhiera-sequenza di parole precorre casualmente, di poco, quella vera tagliata all’albergo “Gardesana”.
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Il manoscritto della poesia “In Attica” di Stephen Spender
Sul lago Stephen traduce Rilke e prepara una selezione di poesie. Nella grafia inclinata, ringrazia il proprietario del “Gardesana” «per i tre mesi più felici (per noi) dalla guerra, trascorsi a Torri del Benaco». Il paese sul lago gli ricorda la terra di Omero: «Non ho scritto una poesia su Torri, ma eccone una scritta guardando il lago dalla mia camera e pensando alla Grecia». «Settembre 1951» la data. In Attica (in italiano) il titolo:
Ancora, ancora vedo questa forma sdoppiarsi: La spalla nuda di una cima tracciata Contro il cielo, che declina con delicatezza al Gomito; poi di nuovo la discesa all’incavo Del polso di una mano che riposa Sulla solida spianata.
Ancora, ancora, un braccio teso dalla spalla Che s’appoggia a terra. Come se gli dei dall’alto Busto, il capo e le membra invisibili, Avvolti dal cielo o affondati in terra, Qui lasciassero tuttavia dita tese quali segni Tra cielo e piana; e facessero questo paesaggio Dolce, come steli greche, dove i morenti Mutati sono in pietra da un gesto lieve d’aria, Mentre indugiano nel loro addio infinito.
*
La lirica sarà poi pubblicata in raccolta con delle varianti, ma questa versione è ancora oggi alle pareti di una sala dell’albergo:
IN ATTICA.
Again, again, I see this form repeated: The bare shoulder of a peak outlined Against the sky: declining gently to The elbow; then once more the scooped descent To the wrist of a hand which rests On the solid plain.
Again, again, an arm outstretched from the high shoulder And leaning on the land. As though the torsoed Gods, with heads and lower limbs invisible, Plunged in the sky or buried in the earth, Yet left fingers tended here as signs, Between the sky and plain; and made this landscape Gentle, like Greek steles, where the dying Change to stone on a gesture light as air, Lingering in their infinite departure. Stephen Spender, Sept. 1951 (per gentile concessione di Giuseppe Lorenzini).
*
L’estate gardesana al termine si lascia dietro una mareggiata di sogni e di ricordi. Con «questo strano amore per Torri del Benaco», gli Spender riportano a Londra immagini di memoria quasi corale: un muro assolato e una lucertola ferma, attaccata ai sassi. Campi o orti coltivati a fiori, destinati al mercato in Piazza Erbe a Verona. La collina che sale verso il cielo alle spalle del Garda. Le lucertole che ��diventano dragoni» e le caprette bisonti sotto la lente d’ingrandimento della fantasia infantile di Matthew. Un compagno indovina bizzarramente l’ora con precisione assoluta, osservando l’obliquità dei raggi del sole che sembrano «un’estensione dei suoi capelli» (Within Tuscany).
A Torri il crepuscolo raduna pieni e vuoti l’acqua del lago sparisce «nell’ombra della sponda lontana». E in quell’ombra s’annida il cuore dell’elegia – da Virgilio a noi –, desiderio acuto d’illuminare di nuovo brani di passato, portarne un riverbero nel futuro.
*
La decisione paterna di soggiornare sul Garda (padre e figlio ci torneranno insieme nel 1988) contribuirà a far amare l’Italia a Matthew, anzi, a “Matteo”: “mi ha convinto che l’Italia è un paese dove la simmetria fra paesaggio, viuzze, orticelli – persino parafanghi delle biciclette – ha un ritmo intrinseco, che non consiste in una serie di pensierini sconnessi come in Inghilterra. È un paese unito da ritmi quasi impercettibili, anche se il suono che ne emerge somiglia talvolta a quello di un remoto conflitto”.
Matthew e Maro Gorky vivono nel Chianti dal 1968, da allora in love with Italy, le sue leggiadre cadenze e i suoi reconditi dissidi. Entrambi continuano a dedicarsi alle loro rispettive arti: la scultura di Matthew, la pittura di Maro.
Paola Tonussi
*In copertina: Stephen Spender, al centro, tra W.H. Auden (a sinistra) e Christopher Isherwood, nel 1931
L'articolo “In ciò che creavo potevo essere ciò che ero”. Stephen Spender in Italy. L’epopea del grande poeta e del figlio Matthew sul lago di Garda proviene da Pangea.
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iltirreno · 7 years ago
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Palazzo de Gubernatis - #Cozzile.⠀ ⠀ L’antica mulattiera romanica che dall’abitato di Massa conduce al castello Cozzile sale ripida tra gli oliveti e i campi lavorati e raggiunge la mole dell’ottocentesco Palazzo de Gubernatis. ⠀ ⠀ È un piccolo capolavoro neogoti­co. ⠀ Il castello di antico, nel vero senso della parola, ha ben poco. ⠀ Il disegno è merito del senese Giovan­ni Paciarelli che vi lavorò nel tardo Ottocento per conferirgli l’aspetto di un maniero medievale.⠀ Oggi il castello in ottime condizioni è di proprietà privata.⠀ ⠀ Con questi miei scatti, di alcune ville pistoiesi, immerse tra campagne coltivati e giardini, ho cercato di farVi percepire,⠀ quell’equilibrio fra la bellezza costruita e la bellezza del paesaggio della nostra provincia.⠀ ⠀ Ringrazio per l’opportunità concessami il @tirreno e @igerspistoia.⠀ ⠀ Foto e testo di @duniaqui per il progetto #betuscan in collaborazione con @igerspistoia e @igerstoscana ⠀ #igerspistoia #igerstoscana https://ift.tt/2Nnc77W
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federicodeleonardis · 7 years ago
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Milano,  Futurismo e Novecento alla Fondazione Prada (1918-43): la forbice
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Scrivere su una mostra del genere è pericoloso: si rischia il ridicolo a volersi occupare di qualcosa che a colpo d’occhio è più grande di te. A parte la direzione di un uomo di indiscussa 1 autorità e competenza come organizzatore, all’enorme dispiego di mezzi e di esperti al suo servizio (una vera e propria industria culturale), alla struttura museale che eclissa qualsiasi concorrenza pubblica, almeno a Milano, c’è da chiedersi cosa ci sia ancora da dire di più o di diverso da quanto non sia stato detto in modo esaustivo in questa mostra su un periodo così importante dell’arte italiana. Il taglio dato alla ricostruzione degli ambienti originali è il basamento sul quale poggia quella che a buon diritto si candida a essere un’opera d’arte ambientale più che un’esposizione didattica. In conseguenza della scelta di ricostruire fedelmente gli ambienti in cui videro la luce per la prima volta le opere, veniamo calati un secolo indietro, e ci stiamo bene, avvolti in un’ atmosfera di entusiasmo postbellico. In un’Italia vincitrice di un conflitto atroce (sei milioni di morti), ringalluzzita, finalmente accolta nel novero delle grandi nazioni europee  e rispettata culturalmente, l’alta borghesia aveva trovato in Marinetti un indiscusso vate (aveva denaro, aggressività e quello che un po’ affrettatamente si è voluto definire genio). Il fascismo è stato la conseguenza di un preciso disegno politico, il grimardello innestato da Mussolini sul fermento socialista generato dalla tragedia sofferta dai superstiti del conflitto.
Sto riassumendo cose risapute e che si capiscono meglio e più speditamente con un giro in mostra di quanto non si possa dalla lettura di tomi e tomi sull’argomento.  Tenterò di liberarmi in altro modo dal senso di annichilimento avuto già da dall’ingresso: quel fascismo che, per procurare all’Italia un posto fra le potenze europee, l’aveva trascinata in un conflitto ancora più atroce del primo, cambiata casacca un secolo esatto dopo, rialza la testa.  Voglio comunicare una sensazione molto netta:  nel lussuosissimo bar annesso alla hall della biglietteria una jeunesse dorée esibisce senza pudore la propria distinzione di classe agiata, replicando il fascino subìto da Stendhal due secoli fa, quando viveva la Scala e la noblesse milanese cui l’esercito napoleoniche aveva rinfocolato le speranze egemoniche e nazionaliste. Piccoli particolari insignificanti, che fanno però capire come va il mondo e i famosi corsi e ricorsi della Storia.
Entrati nel cuore dell’esposizione già dalle prime sale ti aggredisce una domanda, questa sì urgente: cosa è successo da allora, cosa è successo perché una tale ricchezza di soluzioni visive andasse persa e perché tante voci ammonitrici risultassero ignorate o fraintese? Inoltre perché oggi, a cent’anni di distanza e a dispetto dell’ ideologia che spesso condividevano, queste voci si fanno ancora sentire? Alludo proprio a quanto aveva previsto quel fascistone di Sironi (più di cinquanta suoi quadri in mostra, ciascuno di un’evidenza  premonitrice eccezionale), quanto  sentivano nel profondo il cupo Scipione e gli intimisti De Pisis, Mafai e consorte, quanto si rifiutava caparbiamente di affrontare, chiudendosi nella propria “cameretta”2 , il più casalingo di tutti i pittori mai esistito da Chardin in poi, Giorgio Morandi, che, a finestre chiuse, si concentrava ossessivamente su una decina di bottiglie e, a quelle aperte, guardava la triste opacità della campagna appenninica sperando che almeno quel paesaggio non mutasse (la realtà attuale le ha cassate). I Castelli in aria si sarebbero fissati per sempre sul cielo marchigiano delle Amalasunte e degli Angeli ribelli, ma “Le magnifiche sorti e progressive”  si spegnevano con la morte di Antonio Gramsci in un carcere fascista (1936, nove anni esatti prima della catastrofe finale). C’è veramente da riflettere sulla dicotomia fra l’ideologia e l’arte: un genio come quello di Arturo Martini non scompare malgrado la sua adesione al fascismo, malgrado il suo ignorare il presente per volgersi al trecento senese, mentre, a mio modesto avviso, gli ultimi seguaci di Marinetti, i Prampolini e i Depero, per quanto buoni pittori, oggi non hanno più nulla da insegnarci.  I futuristi non sospettavano nemmeno che sarebbe finita come poi è finita: una solenne batosta dalla quale l’Italia per salvarsi avrebbe allargato le braccia ad accogliere l’ultima delle invasioni barbariche della storia europea: cioccolata e sigarette del Piano Marshall: la marcia della corruzione attraverso l’elemosina del pane del vincitore agli affamati era stata innestata.
Mi rendo conto che è un po’ forte questa affermazione, visto il pericolo annidato dall’altra parte della cortina. La mia domanda però vuole concentrare l’attenzione sulla vecchia prassi: panem  et circenses.  Era circense quanto si presenta ai miei occhi ancora autentico è circense un’esposizione come quella alla Prada? A giudicare dalle folle che la frequentano, alla gioia dello spettacolo, senz’altro
Alla fine del conflitto, l’Europa divisa e semidistrutta, chinata la testa alle potenze straniere sia sul suolo che oltrecortina, almeno in Italia sparigliava le carte in modo brutale. Era iniziata una nuova era e l’eco dell’ un po’ ridicolo tumb tuum marinettiano, sfrigolando come il ferro rovente nel fuoco, si perdeva  nei meandri di una memoria gloriosa. Boccioni era morto al fronte, come Serra, come Sant’Elia, come tanti altri (compresi  l’Alberto Sordi e il Vittorio Gassman de La Grande Guerra di Monicelli), Carrà se l’era scampata, anche Ungaretti , miracolosamente rimasto attaccato all’albero autunnale; il secolo appena aperto poteva piegare verso un Novecento dimesso, casalingo e intimista. Il segno moderno dell’ architettura di Terragni e Lingeri, di Sant’Elia e Nervi non ha lasciato eredi dopo la disfatta, ma allora non se la passava male: un regime dittatoriale ha sempre bisogno di architetture di qualità e non solo dell’opportunismo retorico dei Piacentini, a dimostrazione ancora una volta che certe idee valide possono essere applicate a prescindere dalla politica che servono. la Ricostruzione postbellica non ha saputo accogliere la loro lezione, quando il fascismo invece aveva saputo sfruttarlo. Così va il mondo.
E allora cerchiamo di capire dove va adesso, dove è andata a finire quella ricchezza di soluzioni in tutti i campi del visibile, quella che il buon (si fa per dire) Germano Celant ci ha regalato in mostra. L’evidenza di quella cultura è testimoniata senza ombra da tutto quanto l’arte visiva ha saputo produrre: dalla grafica al manifesto, dalla pittura e scultura alla fotografia, dalla scenografia all’architettura e la quantità e varietà di esempi ne sono testimoni.  Ma quale è stata la sua efficacia ? A giudicare da quanto ha invaso le nostre città, le nostre coste e le nostre montagne, in una parola il paesaggio del nostro paese prima e più chiaramente che altrove, a giudicare dall’insieme di quanto ci circonda, dallo strapotere della Pubblicità, dal caos e degrado urbanistico, dall’infiltrarsi nei meandri della psiche di ognuno, anche i meglio intenzionati, di un’indifferenza generale per il bene comune, il visibile non privato, quello che appartiene a tutti, c’è da mettersi le mani nei capelli. Non ci basta la convinzione che comunque niente va perso, che l’arte è come un fiume carsico, a un certo punto (1945) finisce sotto terra, ma in qualche modo, altrove, in un tempo successivo è destinato a riaffiorare. Parlo di visivo, intendiamoci, di visibile, toccabile, palpabile o anche solo proiettabile.  Certo ancora oggi c’è gente che non ha dimenticato quel messaggio e col contributo della propria “eresia” lo ha portarlo avanti e penso per tutti ad artisti del calibro di Joseph Beuys e Fabio Mauri, e penso anche a molti altri che non è il caso di citare qui. Ma invito a riflettere seriamente:
Milano, la stessa città che è stata protagonista allora di quell’exploit culturale, oggi, con un’iniziativa privata non priva certo di mezzi  come invece quella pubblica, si candida alla guida culturale del paese. E questo senza il provincialismo di cent’anni fa, inevitabile conseguenza  della giovinezza dell’unità nazionale conquistata col sangue dei contadini nella Grande Guerra: le architetture urbane che hanno cambiato il suo skyline sono a firma di archistar stranieri e la stessa Fondazione Prada è di uno studio olandese, l’OMA di Rem  Koolhaas. Oltrepassata la soglia della biglietteria, dove un esercito di giovani precari più o meno tutti studenti o aspiranti artisti (almeno una cinquantina di “anime morte”) ti vende o ti convalida il biglietto, la ricchezza  del popolo visitatore, la sua mise costosissima con abiti da 2/3000 Euro (firmati appunto Prada) e scarpe, occhiali, coiffure ecc  all’altezza, l’esibizione della sua performance sociale in un ambiente lussuosissimo per la preziosità e la spaziosità delle soluzioni architettoniche, non fanno che confermare una sensazione: un secolo dopo nessuna delle contraddizioni che hanno inaugurato l’avvento del futurismo, grande protagonista della mostra, sono state risolte: il “geniale” Marinetti (pessimo poeta,) con l’indice puntato su di un piatto di dessert, continua (da una foto manifesto) a dare istruzioni alla sua cameriera con la crestina d’obbligo fra i capelli, ma di lì a poco, con l’unica automobile allora in circolazione nella città della velocità futurista, finirà nel Naviglio Grande!3 Faremo la stessa fine?
FDL
1.       Se Germano Celant dimostra di essere un ottimo organizzatore, non riesce altrettanto come critico, a giudicare anche solo dalle esposizioni permanenti che lui ha firmato nelle altre zone espositive della Fondazione (la Slight Agitation 3/4 del gruppo viennese dei Gelitin, il Processo grottesco di Thomas Demand e la Haunted House di Robert Gober): un postmodernismo addirittura da bettola goliardica per il primo, ma con un furbissimo sfruttamento dei mezzi messi a sua disposizione e, naturalmente, il solito simbolismo d’accatto che le scelte formali disinibite non fanno dimenticare; la banalità e insignificanza dell’idea del secondo; un migliore impiego del simbolismo nel terzo che cade però  nei particolari chiaramente falsi; facile però per lui, il critico, cavarsela con la potenza espressiva di una come la Bourgeois (Cell -Clothes), un lavoro non a caso di venticinque anni fa
2.       Queste e le successive antipaticissime virgolette sono sempre solo furti letterari
3.       Per la verità lui non ci rimise la pellaccia, forse chi non si è salvato siamo noi
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blogstillalive · 6 years ago
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Dopo dieci anni ci si rivede e lo si fa in bici! Domani si corre la Nova Eroica. . @spaghettiracing e @federicomerlo_photo mi raggiungono a Colle Val D’Elsa ieri sera, chi in bici chi in treno. . La sera passiamo a fare i turisti, mangiamo e beviamo. Sarebbe da fare un post solo sull’accoglienza toscana, lascio le polemiche a Simon e Merlø. . Dopo colazione partiamo con il ritmo giusto, piano e parlando. Ci fermiamo per fare foto e per conoscere altri cicloturisti. Troviamo un gruppo di ragazzi indiani a zonzo per il senese. Tutto cambia. Ovviamente il paesaggio è meraviglioso, pedalare in questa regione è un privilegio. . Arrivati a Siena, a piazza del Palio, veniamo accolti dalla versione dell’Arcuri in Carabinieri, ma della municipale. Ci intima di: non parcheggiare le bici e non L mangiare i nostri panini. Vista la calda accoglienza decidiamo di spostarci fuori città. Lì aspetteremo @claudiopome . Appena arrivato Claudio ripartiamo. Per Buonconvento la strada è dolce e poca. Il borgo è splendido, ci sono solo bici, bambini, gente pronta a tutto per vincere, vecchietti con il cappellino dell’Eroica e un sacco di stand per mangiare. ❤️ . Apriamo il pacco gara, c’è il vino. Abbiamo quattro bottiglie di vino. Domani si corre. . P.S. Agli amici della Brigata Preneste: i miei due amici vivono a Barcellona, lì fanno parte di un gruppo (@venividi.cc ) praticamente nostro gemello. Nato da un’eroica, sempre in cerca di salite, pieno di “atleti” dediti alla creatività e al dio Bacco. Gemellaggio? . . . #novaeroica #buonconvento #siena #toscana #gravel #cicloturismo #polemica #brigatapreneste (presso Buonconvento) https://www.instagram.com/p/Bwwxeh9F0M_/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1at06uwl50qxy
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stilouniverse · 1 year ago
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Borghi fortificati della bassa Val d'Ombrone
Il paesaggio da Montorsaio La Maremma grossetana riserva oltre a scorci paesaggistici di suggestiva bellezza e, lungo la costa, mari incontaminati e grandi spiagge sabbiose e promontori che si ergono su un’acqua cristallina, strutture urbane con una storia antica, quella che precedette il dominio senese, quella gestita dalle famiglie comitali, forti e potenti, cui Siena strappò brano a brano il…
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gioia · 8 years ago
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Nel marzo del 2014 presentai “Indizi di Paesaggio” ad Albano Ricci, assessore alla cultura, e a Pietro Zucchini, dirigente ufficio cultura del Comune di Cortona. Raccontai loro del lavoro del pittore senese Paolo Gheri e dei suoi acquerelli, chine, disegni a matita, delle sue tempere e dei quadri ad olio. Tutti lavori pertinenti al racconto di “Indizi di Paesaggio" una riflessione sullo sguardo e sul paesaggio naturale. Albano e Pietro riconobbero l’importanza e l’attualità del progetto: guidare l’attenzione del visitatore attraverso questa narrazione con uno sguardo nuovo con la complicità della semplicità, della grazia, della freschezza e della poesia contenuta sia nei lavori che nella tecnica stessa dell’acquarello. Parlai loro della caccia al tesoro, un percorso nel centro di Cortona per coinvolgere i commercianti e il pubblico. Uno scambio tra disegno e gioco per invitare il visitatore alla scoperta di luoghi meno frequentati ma non certo meno coinvolgenti. Dissi loro degli incontri per i due eventi serali nel chiostro di Palazzo Casali. Due appuntamenti sull’arte: uno dedicato alla pittura di Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti e l’altro ad un intervista a Paolo Gheri. Finalmente quest’anno c’è stata la mostra, la caccia al tesoro e gli incontri. Tutto è andato molto bene e dunque questa pagina è dedicata a loro, a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del progetto “Indizi di Paesaggio”. È con vero affetto e stima che ringrazio:
Il Sindaco Francesca Basanieri, Albano Ricci assessore alla Cultura, l’Accademia Etrusca nella persona di Paolo Bruschetti, Aion cultura, Pietro Zucchini dirigente ufficio cultura, Rosa Muffi, Andrea Laurenzi per l’ufficio stampa e Azzurra Castellani
I relatori delle due conferenze: Liletta Fornasari, storica dell’arte, Diego Zancani, italianista e professore emerito del Balliol College di Oxford, Lucia Valerio, redattrice del settimanale Grazia.
Maurizio Camagna per le fotografie del catalogo.
Valentina Olivastri per la traduzione dei testi del catalogo.
Cortona On The Move.
Un grazie speciale a Leonarda Sinceri.
Michele Lupetti per Valdichiana Oggi e Elena Valli per l'Etruria.
Per la caccia al tesoro: Maria Aimi, Luciana Bianchi, Ersilia Monacchini e SooHee Briganti, Eliana Carnesecchi, Roberta Nocentini, Mario Ponticelli, Ilenia e Emiliano Rossi, Maria Letizia Scorza, Grazia e Angiolo Tacconi.  
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ferrugnonudo · 7 years ago
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0804018 baci sulla bocca
Sogno di me e LG affini e in simbiosi con le spalle contro i tralicci delle viti. Una fragorosa risata e le parole sul mio progetto più amato e che forse mai riuscirò a realizzare. E poi “Rafael Zafon” e la casa del Nord Europa con la facciata di “anilina” rossa e il grigio plumbeo del tetto che è come il pesante guscio di una testuggine che si muove lento lento sullo sfondo di un paesaggio senese. Poi c’è un sarto. Un uomo anziano dal fare ambiguo e greve che vuole cucire sul mio corpo e disporre della mia pelle come meglio crede.
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blogcucinacasareccia · 5 years ago
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Rivolti di Chiusure farciti ricetta senese
Chiusure è un borgo in provincia di Siena, un piccolo borgo caratterizzato da un meraviglioso colore rosso mattone e dal quale è possibile ammirare delle bellissime vedute sulle Crete Senesi.
Le Crete Senesi sono delle zone caratterizzate dalla presenza di argilla nel terreno al quale dona un colore grigio azzurra, quasi da definirsi paesaggio lunare.
Il borgo di Chiusure è famoso per i…
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turismoitaliait · 7 years ago
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. 📍Il paese di Castelnuovo . 🗺 Castelnuovo di Val di Cecina (Pisa - Toscana) . 📷 @ciacchino . . . Www.Turismoitalia.it il portale turistico Italiano. #tourism #turismo #italy #italia @turismoitalia #turismoitalia #mytravelgram #city #turistipercaso #ilikeitaly #visititaly #igitaly #italygram #ig_italy #italyporn http://www.turismoitalia.it #castelnuovo #valdicecina #pisa #toscana Nel lembo meridionale della provincia di Pisa, ove essa confina col territorio senese e quello grossetano, Castelnuovo di Val di Cecina, a quota 576 metri, si erge sulla pendice boreale dell’omonimo monte (metri 875 s.l.m.) circondato da estesi e lussureggianti castagneti. A sud est del capoluogo si innalzano “le Cornate” (metri 1060 s.l.m.) e nel fondo valle scorre il torrente Pavone, affluente del fiume Cecina. La ricchissima vegetazione varia da quella appenninica (castagni, cerri e sporadicamente faggi) alla macchia mediterranea. Mentre il paesaggio, suggestivo e più aspro nei pressi del capoluogo, diviene più dolce e domestico nei pressi della frazioni di Leccia e Montecastelli ove le condizioni ambientali rendono da sempre più favorevole l’agricoltura e le coltivazioni tipiche della collina toscana: olivo e vite. Presso la frazione di Sasso, ove ha inizio la vallata del fiume Cornia, sono evidenti le manifestazioni geotermiche naturali delle “putizze” che conferiscono un tocco di originalità all’intera zona. (presso Castelnuovo di Val di Cecina)
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    La Montagnola Senese
una delle aree più belle per appassionati di
trekking, mountain bike, escursionismo e tanto altro
    Castello di Montarrenti a Montagnola
    Fortunati sono gli abitanti nelle vicinanze di Siena o Monteriggioni, hanno una delle più vaste aree verdi della zona, con la possibilità di svolgere molteplici attività, da quelle sportive a quelle artistico-culturali, da quelle naturalistiche a quelle esplorative, la Montagnola Senese è considerata un Sito di interesse Comunitario, SIC, per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali.
Ma questa bellissima e interessante zona, è anche per chi ama fare un po’ di campeggio, infatti nelle vicinanze si trova il Campeggio LaMontagnola e tutti quelli che vogliono passare un po’ di tempo a esplorare questa area naturale, è un ottimo campo base.  
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  Perché è così interessante e ricca la Montagnola Senese
  Poche zone vantano la versatilità a diversi campi d’interesse come questa.
Nonostante la Montagnola Senese, sia stata popolata fin dall’epoca del neolitico, documentato dal ritrovamento nella grotta, detta del Chiostraccio, di uno scheletro di “Homo sapiens“, completo ed in ottimo stato di conservazione, risalente a 15.000 anni fa, considerato l’uomo più antico della Toscana ed uno dei più antichi d’Italia e dalle popolazioni etrusche, anch’esse documentate dal ritrovamento di due necropoli etrusche, una a Toiano ed una a Rosia, Area Archeologica Attrezzata di Malignano, con ingresso libero e ad una sepoltura con corredi funebri nella Grotta dei Salami, visita su richiesta perché proprietà privata, ha conservato tutta la sua naturalità e diversità di habitat, dando rifugio a molte specie animali alcune anche in via d’estinzione.
  Castello di Celsa alla Montagnola Senese
  Un territorio attraversato dalla via Francigena e di conseguenza ricco di castelli, pievi ed eremi, in zona per gli amanti della speleologia, sono localizzate oltre 70 grotte e l’antico Lago di Santa Colomba, prosciugato un paio di secoli fa, grazie ad una galleria di oltre 2 chilometri, ancora funzionante e percorribile a piedi.
Il sito dove avviene l’estrazione del marmo giallo di Siena,usato per la Cattedrale e di una particolare pietra da costruzione, la “pietra da torre“, inoltre qui è la culla dell’allevamento dell’antica razza suina della cinta senese.  
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  Flora e fauna della Montagnola Senese
    La Montagnola è ricoperta da un esteso bosco, dove Leccio e Quercia, sono le essenze principali, mentre il Cerro, la Rovella e i Castagneti da frutto sono presenti in maniera minore e in fase di emergenza vegetazionale.
Il bosco oltre a dar modo alla specie suina della cinta senese, una delle poche razze autoctone a essere sopravvissuta, dopo l’arrivo di quelle più redditizie danesi e inglesi, a pascolare liberamente e cibarsi di ghiande, è rifugio di rapaci, come il Gheppio, il Biancone, lo Sparviero, di pipistrelli minacciati d’estinzione, di cui le grotte carsiche della zona sono rifugio.
E’ inoltre possibile vedere due specie d’insetti, che vivono esclusivamente alla Montagnola, il Leptotyphlus senensis ed il Troglorhynchus latirostris, due coleotteri somiglianti alle coccinelle.
  Area di Pian del Lago con l’Obelisco del Granduca
    Il Lago scomparso
    Non è dovuto a un mistero ma da opera umana, nell’area pianeggiante chiamata “Pian del Lago”, una depressione, causata dal crollo di alcune caverne sotterranee, unica in tutta la Toscana, era fino all’epoca del Granducato di Toscana, fine 1500, occupato da un grande lago, che in quel periodo venne svuotato per bonificare la zona e le cui acque stagnavano, poiché non trovavano uno sbocco,creando conseguentemente danno alle campagne.
Venne svuotato facendo defluire le acque, tramite una galleria lunga 2173 metri, oggi segnata come sentiero CAI e percorribile in circa un’ora, chiamata “Galleria del Granduca”, attrezzati di stivali e torcia, partendo fra i poderi Casalino ed Osteriaccia e il termine sul torrente Rigo, all’Obelisco del Granduca, dove è stata attrezzata un’area pic-nic.
Un gentiluomo senese, Francesco Bindi Sergardi, proprietario di molti terreni nella zona, diede inizio all’impresa di bonifica dell’area di Pian del Lago, per risolvere il problema delle acque che si impaludavano, rendendo insalubre tutta la zona, la malaria arrivò a minacciare Siena.
Ma a causa di tale dispendio di risorse economiche,restò privo di mezzi e solo con l’intervento di Leopoldo I, l’area poté essere bonificata completamente e resa fertile, il lago era molto esteso e profondo non più di 3 metri, vi si praticava una ricca pesca e una ricca caccia e dopo che la galleria fu attivata, esso si prosciugò in due giorni e ancora oggi assolve il suo compito.  
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  I siti e l’architettura
    Come già detto, lungo tutta l’estensione della Montagnola Senese, si trova una straordinaria concentrazione di borghi e torrioni, ville rinascimentali, eremi e castelli, case contadine, pievi e romitori, cappelle e tabernacoli, pozzi e fontane, e persino antichi bagni termali, tutti con caratteristiche architettoniche particolari, da visitare per la loro genuinità e semplicità.
I loro nomi richiamano le loro vecchie funzioni, Fungaia, Marronetone,dove si trova secondo il Corpo Forestale, il Castagno più vecchio della Toscana, potrebbe avere 1.000 anni, Poggio ai Legni e Cetinale, per le risorse forestali.
Mentre per le attività estrattive, si trovano Marmoraia e Ferriera, Bagnaia, Caldana e Piscialembita, per la ricchezza d’acqua, anche termale.
Le antiche dimore signorili sono Palazz’Albero, Palazzo al Piano, Palazzone e Palazzaccio, mentre l’antico luogo di sosta lungo la via Francigena è Osteriaccia.
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Uno dei piccoli borghi della Montagnola Senese
Villa Cetinale a Montagnola Senese
Poggio al Fumo, per i vapori che d’inverno escono dalle grotte, dove la temperatura è più alta di quella esterna e Bosco al Lupo che evoca ricordi e paure di un passato non lontano.
Nei pressi di Ancaiano, nel comune di Sovicille, si trova la bella Villa di Cetinale, della quale si può visitare il giardino.
Costruita alla fine del ‘600 dalla potente famiglia Chigi in onore di Fabio, diventato Papa col nome di Alessandro VII, il suo “giardino degli agrumi“, è considerato uno dei più belli d’Italia, in quanto la tradizione rinascimentale è arricchita da significati religiosi, è’ formato da aiuole a prato o con fioriture stagionali, delimitate da siepi di bosso sagomate a forma di pavone, il tutto arricchito da statue e da un viale erboso di cipressi che crea una lunga prospettiva sulla collina boscosa su cui sorge l’Eremo della Scala, costruito qualche anno dopo.
  Abbadia a Isola a Montagnola
    Escursionismo e trekking
    La Montagnola Senese è percorsa da 20 sentieri numerati, del CAI per un totale di 35 ore di percorrenza.
Tra i percorsi di particolare interesse di “Camminare la Montagnola” abbiamo:
la Grande Traversata, circa 12,5 chilometri, per 4 ore e 30 di camminata, un itinerario di interesse ambientale, naturalistico e storico che consente di traversare la parte centrale della Montagnola.
Inizio da Castel Petraia e sale fino al Castellare, passando per Montauto e Casa Giubileo, si ripercorre parte del tragitto dell’Anello Storia e Memoria, si arriva a Fungaia e alla Villa di S. Colomba, per poi proseguire alla volta dell’Eremo di S. Leonardo al Lago e alla Piramide, al termine della Galleria del Granduca.
  Chiesa di san Lorenzo Colle Ciupi di Montagtnola
l’Anello di Fungaia,12,5 chilometri e  4 ore e 30 di camminata, di fronte il Pian del Lago, con inizio a Fungaia e transitando per Il Caggio, il castello medievale de La Chiocciola e Riciano raggiunge Colle Ciupi, piccolo borgo immerso nel verde, con la piccola chiesa a S. Lorenzo.
Un breve tratto di andata e ritorno, si sale fino al Castellare, per ridiscendere a Fungaia.
 l’Anello Storia e Memoria, il più intenso dal punto di vista escursionistico, 15 chilometri e 4 ore di camminata, partendo da Abbadia a Isola e proseguendo per Castel Petraio, le tracce lasciate dalla storia più remota si intensificano, a partire dal periodo etrusco fino all’epoca moderna, l’uomo ha lasciato le sue tracce in maniera intensa, modificando i tratti del paesaggio e trasformando gli antichi insediamenti fortificati in poderi.
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Lungo le antiche impronte di castelli come Montauto, S. Giovanni, Castellare si affiancano alle testimonianze legate alla memoria recente della guerra partigiana che ha attraversato questi luoghi, segnandoli con un feroce eccidio partigiano a Casa Giubileo.
Deviando per il segnavia CAI 100, si possono ripercorrere le tappe di questo evento, attraverso locandine informative e giungere brevemente ad Abbadia a Isola.
Gli itinerari ed i percorsi per mountain bike “Pedalare sulla Francigena” propongono i tracciati della Gran Fondo Castello di Monteriggioni, composto in prevalenza di strade bianche e pochi tratti di asfalto. I tracciati sono tre, di diversa difficoltà.
per concludere una gita o un soggiorno alla Montagnola Senese, accontenta tutti i gusti, dagli appassionati di botanica, di zoologia, di geologia o speleologia, dei cercatori di funghi e di minerali, ed anche degli esperti di architettura, di arte medievale e di archeologia.
    Montagnola Senese trekking mountain bike e tanto altro La Montagnola Senese una delle aree più belle per appassionati di trekking, mountain bike, escursionismo e tanto altro…
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