#Ogni tanto sorrido
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Mi capita ogni tanto
di pensare al "domani"
Per poi rendermi conto
che sto vivendo un meraviglioso "oggi"
E sorrido dei miei timori, e mi dico che è semplicemente la felicità che fa paura...
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A volte fa male... Rileggere vecchi post... Ricordare il momento esatto in cui li ho scritti... Rivivere ogni nanosecondo di te... Di noi... Ogni tanto mi piace... Torturarmi così... In modo sfacciatamente stupido... Lasciarmi trafiggere dal dolore... E lasciare che le lacrime scendano a bagnarmi l'anima... A volte tra una e l'altra sorrido... Mi arriva un tuo sorriso dritto al cuore... Un tuo sguardo dritto al cervello... Poi mi ripeto che non eri nemmeno così bello... E se ci penso bene... Eri tutto... Tranne che perfetto... Ma non ho mai amato le cose perfette... A volte fa male... L'imperfezione dell'amore fa male... A volte un ricordo può uccidere...
~ Virginia ~
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ogni tanto mi capita di leggere vecchie mie cose, conversazioni, pensieri buttati a caso su qualche quadernino. vivo nella perenne insoddisfazione di non essermi mai sentito "normale" pur non avendo un concetto di normalità fra le dita. mi piacciono molto alcuni dei blog che seguo e scrivono, forse non ho dedicato il tempo che avrei voluto alla lettura. è sempre un "non ho", "avrei dovuto" ma in fondo è la mia vita. nelle foto da piccolo raramente sorrido "perché non so sorridere mà", nelle letterine e nei disegni mi gettavo già merda chiedendo scusa per il semplice fatto di essere stato messo al mondo. ho un caratteraccio: amo la solitudine e i miei spazi, soffro per questo e quando sto in compagnia mi capita di sentirmi vivo e pieno di un'energia che però tende a sciogliersi fin troppo presto. mi piacerebbe consumarmi come una sigaretta al vento, dimenticata tra le dita.
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Amo i baci lenti e lunghi. Come a voler dire tutto ciò che si ha nel cuore.... ma in silenzio. Esistono molti tipi di baci : quelli di dolcezza, di passione, di lealtà, di sostegno, di curiosità, di scoperta… E poi c’è il bacio assoluto. Quello dove le labbra fanno l’amore. Dove si rovescia l’anima nella bocca dell’altro e ce la si fa restituire goccia a goccia. Il bacio profondo come l’immenso, caldo e pulsante come cuore vivo. Quel bacio che è un lancio dal trapezio a cento metri da terra, una dichiarazione d’amore, una richiesta d’aiuto, un grazie, un perdono, un canto alla vita e, allo stesso tempo, un testamento. Perché nel fondo della lingua, la vita e la morte s’annullano, per la durata di quell’istante perfetto. C.T. ----
Conservo in un cassetto l’ultimo bacio che mi hai dato. Ogni tanto lo indosso, mi guardo allo specchio e ti sorrido. Con le lacrime.
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Oggi è il due di gennaio, fa freddo e per strada i resti dei botti di Capodanno... Sorrido mentre col passo lesto vado al nostro primo incontro del nuovo anno. Mi piace sfinirlo, vero, ma ammetto che la mia indole sub mi porta a prendermi cura del mio amato D. e a regalargli piccoli gesti "normali": acquisto al volo un millesimato e i baci di dama, quanto occorre per farci riprendere dopo la devastazione. Mentre lo attendo in camera penso a quello che abbiamo vissuto nel precedente anno e a quello che sarà. Sicuramente viverci non è sempre facile, ma ne vale la pena. Oggi riusciremo a trascorrere soltanto qualche ora insieme per miei impegni ma mi riprometto guardandomi allo specchio di godermi ogni singolo istante. Quando uso il termine "godere" lo faccio consapevole che sarà tanto piacevole quanto duro. A interrompere i miei pensieri il tocco inconfondibile alla porta. Mi precipito ad aprire ma la maledetta stavolta non ne vuole proprio sapere di spalancarsi e, mentre cerco quasi di buttarla giù, penso a lui dietro e lo sento ironizzare sulla mia goffaggine. Dopo diversi tentativi finalmente riesco ad aprire ed ecco davanti a me il mio amato D. È bellissimo, come sempre, e davanti al suo sorriso mi sciolgo. Iniziamo a baciarci, a toccarci e, ormai una routine, mentre lui inizia a sbottonarsi la camicia io saluto il mio cazzo: lo ammetto, apprezzo i convenevoli ma poi vado al sodo, anzi al duro in questo caso. Sono già eccitatissima, la mia fica non mente, e D. dopo averne apprezzato lo stato "indecente" , le dà colpi solenni mentre mi bacia o mi afferra dai capelli. Sentirmi nelle sue mani rimane per me lo scopo principale, indipendentemente da quello che decidiamo di fare e da come lo faremo. "Ho portato un nuovo gioco", mi dice con tono canzonatorio mentre fruga nel suo zainetto, e da lì a poco un divaricatore appare al mio cospetto e finisce quasi subito nella mia fica. Ricordo che da bambina impazzivo di gioia nel guardare col cannocchiale dei punti della mia città, presa da un euforica voglia di scoprire dettagli nascosti: D. ha quello sguardo mentre guarda curioso e compiaciuto la mia fica spalancata. Il mio Padrone si scatena su di me e io mi sento ancora una volta una gran Troia mentre mi maneggia "con poca cura". Doppia anale, pompini durissimi, inculate feroci e fisting "fronte-retro" mi provano duramente: urlo e mi dimeno a tratti cercando un po' di aria per poi aggrapparmi con più forza al suo culo e chiedergli di farmelo sentire dentro fino ai coglioni. Andiamo avanti così fino al momento della pisciata: avevo ricevuto il divieto di urinare dalle otto in poi, ordine che ha favorito una bella pioggia dorata, finita in ogni parte del mio corpo e poi sul suo cazzo. Dicevo poco prima che amo prendermi cura del mio D, capirete quindi che dopo averlo pisciato l' ho ripulito per bene leccandolo come del resto fa una brava Cagna devota al suo Padrone. Come una Cagna che non molla l' osso, sono concentrata sul suo cazzo, asta benedetta che non fa attendere a lungo la sua risposta: una dura inculata con la testa nel cesso, come piace. a me, e infine la sborra che porto a casa camminando per strada col culo stretto. Ho iniziato il racconto del giorno con una bottiglia di millesimato e dei baci di dama: due bicchieri pieni, un brindisi a noi, la bottiglia con il rimanente prosecco prima nella fica e poi nel culo per una bella doccia anale. Auguri amore mio, uomo straordinario che mi regali momenti indimenticabili, attenzioni e tanto amore. Il nuovo anno lo abbiamo iniziato col botto. Ti lascio senza fiato anche stavolta e mentre ti bacio e tu invochi il defibrillatore, con quel filo di voce rimasta, mi dici:" Visto come siamo bravi vecchia mia?'Supero il "vecchia" saltandogli addosso con le forze rimaste e coprendolo di baci, tanti baci dappertutto mentre le nostre mani si intrecciano e lui mi accarezza placandomi. Sono dove vorrei essere, con chi voglio essere e come voglio essere e tutto è bene quel che comincia e finisce con lui...e il suo pene
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Da non credere cosa può capitare a voler essere gentile con i vicini di casa.
Si erano trasferiti nel condominio da qualche settimana. Padre, madre e un ragazzo adolescente. Non si erano presentati e così mi è sembrato un gesto di buon vicinato andare a bussare io alla porta, e portare un dolce di benvenuto, fatto con le mie mani.
Quando ho suonato il campanello nessuno ha risposto e avevo già girato le spalle per tornarmene nel mio appartamento.
Quando si apre la porta. È il figlio.
“Ciao, gli dico, sono la signora Margherita, quella del piano di sopra. Volevo presentarmi a tuo padre e tua madre e ho portato una piccola torta che ho preparato per darvi il benvenuto….”
Il ragazzo è stranamente tutto rosso in volto. È in tuta e con tutte e due le mani tira verso il basso il bordo della felpa, come se dovesse nascondere qualcosa.
Sono abbastanza vecchia, ed esperta di ragazzi: ho capito subito che, complice il fatto che la casa fosse vuota, stava facendo qualcosa …che avevo interrotto…..
“Mamma e papà non ci sono….” Infatti dice, con un filo di voce. Non un buongiorno, non un grazie, chiaramente imbarazzato. Tanto imbarazzato, e tanto occupato a tirare giù la felpa con le due mani, che non fa nemmeno il gesto di prendermi la torta dalle mani. Sono io che devo chiedergli:
“La torta, posso lasciarla almeno, o devo riportarmela via?” Sorridendo.
A quel punto capisce di esser stato maleducato…”Ah si, prego, scusi” farfuglia. Si scosta dalla soglia, mi fa entrare, ma di prendere questa dannata torta non se ne parla. È evidente che il ragazzino si stava masturbando in beata solitudine e che io lo ho interrotto…..e che il cosino ancora non ne vuol sapere di abbassarsi…
“La poggio in cucina?” chiedo e lui non risponde ma fa cenno di sì con il capo.
Potrei andare via, a questo punto, ma sono molto divertita dalla situazione….e anche un po’ intrigata dall’ immaginare che quella felpa cerca di nascondere un bel pene duro….
Così, senza nemmeno chiederglielo, mi vado a sedere sul divano. Gli sorrido. Mi metto comoda e accavallo le gambe. Faccio cenno con la mano di sedersi vicino a me. “Come ti chiami?”
“Antonio…” risponde a bassa voce. Si vede che soffre per l’imbarazzo, ma non riesce a dire di no alla richiesta di una adulta, e così si viene a sedere vicino a me.
Eh si, l’erezione si vede tutta. Si stava masturbando, chiaramente, tesoro, e forse la mia gonna corta, le calze, quei bottoni della camicetta che con nonchalance ho sbottonato, non aiutano il suo pisellone a ritrovare la quiete.
Lo guardo bene. È carino. Un bocconcino. Mi avvicino a lui. Metto la mia mano sulla sua, per essere pronta a trattenerlo se, impaurito, tentasse di scappar via. I suoi occhi vanno dalle mie cosce al seno. Il pomo d’Adamo nel collo fa su e giù.
“Che hai da guardare, tesoro?” Guido la sua mano sulla mia gamba. Non oppone resistenza, bene. “Forse ti piaccio?”
Resta con la bocca aperta, ma non risponde. Mi chino su di lui, con l’altra mano gli prendo il mento fra le dita, guido la sua bocca verso la mia e lo bacio sulle labbra, facendogliele aprire finché la mia lingua non scivola dentro la sua bocca.
La mia mano lascia la sua che mi sfiora le gambe e va a controllare quanto sia duro sotto la tuta. Con piacere sento non solo che lo è, e tanto, ma anche che sotto la tuta non ha nulla: deve essersi rivestito davvero di fretta quando ho bussato.
Gli abbasso la tuta, continuando a tenergli la lingua in bocca, glielo scopro e lo accarezzo. Lo sento gemere, ma non lo faccio venire, non lì in salone.
“Vieni, mostrami dove è la tua stanza ….” Gli dico prendendolo per mano.
In camera sua lo spingo sul letto, gli ho tolto la felpa, i pantaloni della tuta abbassati sotto le ginocchia. In piedi davanti a lui mi tolgo le mutandine.
“Quando tornano i tuoi?” “Alle 6”, balbetta. “Ottimo” e gli sono di sopra, liberando i seni e dandoglieli da succhiare mentre mi impossesso del suo cazzo per scoparmelo come si deve.
“Da oggi ti aspetto a casa mia ogni giorno a quest’ora, intesi?”, mentre comincia a gemere sotto di me, “e basta seghe!”
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“Forse non ci crederai, ma io e lui ci s’amava tanto e allora mi chiedi, ogni volta che te lo racconto, come mai? come mai non siete rimasti insieme?
perchè, tesoro mio, tu mi chiedi perché?
e io piango e ti sorrido e ti dico che si faceva spesso l’amore e ci si rincorreva sulla sabbia e ci si prendeva in giro e ci si garbava tanto, ma tanto eh!
solo che poi tutto questo garbarsi non è bastato, e guarda che non ci si garbava e basta, noi ci s’amava proprio.
ma non è bastato lo stesso.
Si ballava al buio in camera e ci si lavavano i denti insieme e ci s’insaponava a vicenda e ci si cantavano le canzoni dolci e tu mi chiedi perché non siamo rimasti insieme. perché? perché non siamo stati forti, perché quando l’amore non basta devono bastare le persone e noi non ce l’abbiamo fatto.
ci s’amava tanto e ci si ama ancora, ma cosa credi?
davvero pensi che tutti quelli che si amano siano insieme?”
#adolescenza#amore#frasi sulla vita#solitaria#sei forte#cuore a pezzi#fuggire#ti amo#non me ne frega un cazzo#frasi d'amore#frasi rap#non ne posso più#lettera#futuro#passato#perdono#psicologia#poesia#pensieri#errori#emozioni#memoria#amare#aforismi
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mi fa essere contenta. e non mi va di dire, me le tengo per me. sono felice. prossimo anno vorrei chiedere ai miei se posso andare fuori Andria il pomeriggio per fare un corso buono di dizione/teatro. a 17 perché magari si fidano di più. intanto mi hanno dato le chiavi di casa. sto andando neglio a scuola, e non mi farò bocciare. vorrei tornare a studiare in Officina, quindi farmi la tessera di nuovo, dura un anno solare quindi me la faccio a Gennaio. finisco l'anno scolastico con la tessera, e il prossimo lo inizio con la tessera. e se smetto di avere bisogno di un posto dove concentrarmi meglio, smetto di fare la tessera.
insomma. ho i miei progetti. SPERIAMOOOOO (tanto ce la farò in ogni caso 😼). mi sento meglio e sono troppo contenta per come sto facendo e ce la sto facendo e sto andando avanti.
ascolto musica che sentivo da piccola, mi fa sorridere come resteranno sempre con me le canzoni.. canzoni che prima non capivo e che ora sento così mie.
canzoni che prima capivo troppo e ci piangevo sopra e ora gli sorrido dolcemente, a quel piccolo brutto ricordo.
ma voi lo sapevate che la Francia ha le coste??
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l'Istinto
Lavoro, lavoro, lavoro. Di tanto in tanto mi fermo perché la mente e gli occhi sono stanchi e cerco di pensare ad altro… L'altro, inutile ripeterlo, spesso è lei. Ma ormai è un pensiero sempre più labile. Una sorta di eco dallo spazio profondo. Non so se interpretarlo come un segno di guarigione o l'inizio dell'oblio (intanto sorrido perché tutto muta tranne la mia vena melodrammatica… avrei potuto, con mia figlia, mettere su un gruppo di prefiche - attenti a come piazzate l'accento - o volgarmente dette "le chiagnazzare", che a pagamento andavano a piangere ai funerali). Comunque, un'altra cosa che resta immutata è il gesto istintivo che faccio ogni qualvolta passo dinanzi al vicolo della mia ex casa: mi volto a guardare e cerco con lo sguardo qualcosa che è lì ma che non c'è. Casa di mia madre dista poco o nulla da dove abitavo, per cui ogni volta che vado da mammà, inevitabilmente passo dinanzi al vicolo. E niente, inevitabilmente, come un movimento riflesso e incondizionato, mi volto. E cerco con lo sguardo segni di vita su quel balcone che per sette anni è stato il balcone della nostra stanza matrimoniale. Non so cosa mi aspetti di vedere o se voglia vedere seriamente… ancora non ho superato la fase in cui se la incontro "oscillo" paurosamente, però mi giro e lo sguardo vaga e puntualmente mi giunge la domanda del perché lo faccia. Gli istinti sono duri a morire come certi amori, e più sono maledetti e disperati (gli amori) più l'istinto resta tenace e inossidabile. Morirò, un giorno - tutti dobbiamo morire - per colpa di un istinto e con il torcicollo.
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E sono qui, che fisso una macchia sul pavimento. Più la guardo più la voglio togliere perché assomiglia tanto a quella macchia che mi sento dentro, che forse più che una macchia mi sembra un voragine. Mi guardo intorno e la mia casa è un disastro, la mia testa è un disastro. Ogni giorno mi alzo e sorrido, faccio ciò che devo ma dentro ho un urlo perpetuo che cerco di calmare. Alcuni giorni cedo, non riesco a zittirlo, così mi riempio di cibo con lo scopo di tapparlo, di ovattarlo. Mangio fino a che l'odore stesso del cibo non mi nausea, finché non mi sento scoppiare, così magari per un po' sta zitto, ma questo bastardo non tace. Non tace mai. Tra me e la mia testa è una continua battaglia, è una guerra di logoramento e sono in netto svantaggio. Sento il peso dei segni che mi hanno lasciato, curati solo in parte, traumi che ancora bussano alla mia porta. Sento l'angoscia dei soldi, come una morsa alla gola, li rincorro annaspando ma appena li afferro si dissolvono in bollette, affitto, mutui. Sono alla continua ricerca di tempo, tempo per me, ma quello che ho lo spreco nel nulla perché sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa e inizio a convincermi che forse non sono poi quella super donna che pensavo di essere, non sono quel simbolo che tanto desideravo essere, la verità è che mi sento addosso così tanti doveri, sento i sogni degli altri che vengono proiettati su di me e che io devo realizzare, mi rendo sempre più conto di essere un sogno disatteso, un sogno che si fa beffe del suo sognatore. Non sono l'eccezione alla regola, ma sono al di sotto della media al punto da sentire di non meritare tutti quei complimenti e incoraggiamenti, tutte quelle lodi. Sento la testa scoppiare e il terrore mi pervade, ripenso alla mia battaglia con la depressione e penso di aver cantato vittoria troppo presto, ho travisato una semplice singola vittoria con la vincita di tutta una guerra. Ho pensato di aver fatto passi avanti nella mia vita senza rendermi conto di essere rimasta da sola, " se non hai me non hai nessuno" questo mi hai detto e mi ha colpito come una coltellata alla stomaco. Lo sento rimbombare in testa la sera quando cerco di scacciarlo inventandomi una vita immaginaria dove sono amata, di successo e circondata da persone. La mia testa va a fuoco e io non so come spegnerla, e continuo a fissare quella macchia sul pavimento come se fosse una voragine che mi tira giù.
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Poesia di https://www.tumblr.com/s-a-f-e-w-o-r-d--2
A volte fa male... Rileggere vecchi post... Ricordare il momento esatto in cui li ho scritti... Rivivere ogni nanosecondo di te... Di noi... Ogni tanto mi piace... Torturarmi così... In modo sfacciatamente stupido... Lasciarmi trafiggere dal dolore... E lasciare che le lacrime scendano a bagnarmi l'anima... A volte tra una e l'altra sorrido... Mi arriva un tuo sorriso dritto al cuore... Un tuo sguardo dritto al cervello... Poi mi ripeto che non eri nemmeno così bello... E se ci penso bene... Eri tutto... Tranne che perfetto... Ma non ho mai amato le cose perfette... A volte fa male... L'imperfezione dell'amore fa male... A volte un ricordo può uccidere...
~ Virginia ~
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Erano giorni che si parlava del nostro tanto atteso primo incontro dopo la pausa estiva, tante idee su cosa fare, nessun divieto come sempre. Stamattina, però, avevo "le farfalle nello stomaco"e un' irrequietezza insolita: mentre la Dirigente elencava le attività previste per l'avvio del nuovo anno scolastico, io non riuscivo a stare ferma sulla sedia dicendomi che avevo fatto bene a non uscire senza slip perché, in caso contrario, avrei lasciato una sostanziosa pozza sul sedile. Poco ascoltavo i vari interventi e proposte presa già dagli interventi e dalle proposte, rigorosamente osceni, che da lì a poco ci saremmo scambiati col mio amato D e intanto contavo i minuti che mancavano all' arrivo del taxi... Scattata l' ora x, mi sono precipitata in macchina e ho raggiunto in breve l'albergo. Una stanza più piccola delle solite ma, come sempre, molto carina. Ho iniziato a curiosare un po' in giro e, entrata in bagno, mi ha subito colpita una grande doccia. I miei pensieri sul suo utilizzo sono stati interrotti da alcuni colpi leggeri alla porta: era finalmente lì a pochi centimetri da me. Aperta la porta, non ci siamo concessi spazio alcuno ai convenevoli: baci lunghissimi, mani dappertutto e tanto cazzo hanno aperto le danze. Mentre mi soffoca pesantemente penso a quanto mi era mancata la sensazione provata in questo momento: dovete sapere che col suo grosso cazzo in bocca divento ingorda, più spinge e più mi aggrappo al suo culo per riceverlo fino ai coglioni. Lui gode e inizia a sospirare, musica per le mie orecchie, io emetto gorgoglii, sbavo come una cagna e mi infracidisco. Se ne accorge presto il mio Porco: infilato il cazzo in fica, questa troia che ho in mezzo alle gambe inizia a rumoreggiare mentre lui, soddisfatto, affonda colpi sempre più forti. Mi sfonda la fica ammirando la mia abbronzatura e la mia schiena perfettamente inarcata, schiena sulla quale vuole aggiungere segni più evidenti di quelli lasciati dal sole. Mi bacia mentre mi sfonda, mi stringe le mani, mi afferra dai capelli e mi ficca le dita in bocca: sono nuovamente la sua Troia e posso comportarmi come tale. La sua Troia deve anche essere piena, non l'è consentito di avere buchi vuoti, quindi mi riempie con il grande plug rosa. Sono irrefrenabile e inizio a provocarlo con inequivocabili richieste. "Voglio ancora cazzo in bocca" gli dico e vengo subito accontentata: mi siedo sul letto e lui inizia a trapanare la mia bocca . Conati rumorosi e tanta saliva lo eccitano e lo incitano: devo essere "meravigliosamente irriconoscibile" in viso e quindi si prodiga per rendermi un clown, restituendomi la saliva e aggiungendo la sua con sputi. Il cazzo è durissimo e vuole possedere ogni buco: dopo essersi sfamato con i miei umori, torna a martellare la fica. Incalzo e gli chiedo di fistarmi. La sua mano dentro mi riempie, godo e urlo mentre lui la spinge sempre di più, mentre nei suoi occhi le fiamme divampano. Sorrido soddisfatta: il mio Porco è con me. Andiamo avanti per un po' fino a quando, tutta piena, inizio a spompinarlo per bene e, in mancanza di respiro, l' aria decide di uscire dal culo che espelle il Toy rosa come se fosse una nocciolina: sono consapevole di essermi meritata una bella punizione che si unisce a quella ottenuta quest' estate. Gancio anale, collare e in posizione: sconto così la pena che, dato il piacere che provo ogni volta che lui mi segna, non è poi così dura...Dodici colpi di paddle colorano il mio culo: la pelle brucia e brucia ancor di più quando il suo cazzo si aggiunge al gancio: sono in estasi, nelle sue mani, incastrati perfettamente. Continua ad incularmi a lungo, quasi fino alla fine del tempo a nostra disposizione...Io torno col pensiero alla doccia e gli chiedo quindi di continuare a.godere lì. Seduta, ingoio il suo cazzo, vomito saliva e lo guardo in segno di sfida...Lui accoglie ogni silenziosa richiesta, non ha bisogno di chiedere nulla, sa bene come farmi godere.
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Cosa vuoi ?
Cosa ti aspetti
Cosa desideri?
Quali sono I tuoi sogni ?
Sono queste le domande
Che nessuno ti pone ...
E basterebbe anche una soltanto
E gia' ti spiazzerebbe ..!
Ognuno pensa a se
E quasi nessuno guarda
Al prossimo con attenzione .
Chi sei ?
me lo vuoi dire ?
Anche se non lo sai
Prova a parlare .
Tutta una vita sprecata
A rincorrere il tempo
Senza fermarsi mai ..
Mi fermo io !
Anche solo un po'
Il tempo di un caffe'
Ti sorrido un po'
Osservo ogni tuo gesto
Metti lo zucchero nel caffe'..
E mentre giri
Vedo che osservi I cerchi
Creati dal quel movimento .
Vedi tutto si muove
Interrompo cosi
Quel silenzio ambizioso
Che vuole custodire
Un attimo di intimita'
Tra tanta gente ..
Sai di quel che dico
Non ho certezza
Ma mi piacerebbe
Tanto fermar la gente
E chiedere cosa ti manca ?
Piangerei, perche' la gente sfugge
Ma quando e' sincera
Mi ferma il cuore ..
Sentire il dolore degli altri
Paralizza il respiro
E mi fa tanto male
Non regalare mai un sorriso dolce
Ad un estraneo ...
Abbiamo bisogno tutti di coraggio
Di un piccolo gesto
Di un invisibile sorriso
Che proietti ancora luce
In quei sogni dimenticati
Nella routine del tempo
Che ci ha ingannati !
Anaise
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Sono andato al solito bar a comprare, dopo un periodo di qualche mese di heets blu, due pacchetti di Winston blu e mi ha servito la solita barista, una ragazzetta carina, bassina, castana, che alla mia richiesta mi fa: "ogni tanto torni alle Winston, eh?". Io me la guardo, mi rendo conto che fra tanti che serve si è andata a ricordare di me che tempo fa compravo le Winston, sorrido e le faccio: "si torna sempre dove si è stati bene" e lei:"non staresti meglio a far aperitivo con me quando stacco?" e mi fa un sorriso troppo tenero, così tenero che le faccio: "no scusami, sono fidanzato" lei ammutolita, io me la guardo, lei mi guarda, io la guardo, momento di silenzio e poi faccio:" senti.." guardandomi un po' in giro. Lei tipo risorta come Cristo, come Lazzaro che riprende a camminare mi fa: "si!?" e io:"No niente volevo chiederti anche un clipper e un gratta e vinci, grazie". Me ne son andato poco dopo avendo perso pure alla schedina, fanculo
Sipario
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Vorrei poter dire quello che realmente penso e sento dentro. Vorrei poter gridarti addosso cosa provo per te, eppure è tutto così bloccato, problematico e difficile. O forse è tutto inesistente. In realtà tu non mi piaci neanche. Sarà così. E' solo un gioco, un fottuto trip mentale e sadico del mio cervello che vuole farmi vivere nel dramma esistenziale per non trascinami nel piattume che è la mia vita. Conosco e sto attenta a tutti i tuoi dettagli. Ma non mi piaci. Vivo delle montagne russe, ma che dico, attimi lunghi giornate, settimane e ormai mesi, di puro Oblivion. Tu non mi piaci. Non mi piaci neanche un po'. Odio. Odio il tuo modo di parlarmi. Odio la tua risata, il tuo sorrido; il tuo modo buffo di camminare in punta di piedi come se la gravità per te non esistesse. Odio le tue dannate cuffie sempre all'orecchio. Odio il modo con cui tieni la sigaretta tra le dita e il tuo modo di darmi fastidio. Odio la tua barba quando è incolta. Odio il tuo "eh" detto per prendermi in giro e odio sopratutto come mi rendi così tanto invulnerabile, sbagliata e costantemente in difetto. Odio che tu riesca sempre ad avere ragione e quando hai torto non ammetti l'errore. Odio la tua disponibilità e odio quando ti alteri e mi stacchi il telefono in faccia! Lo odio talmente tanto che quando lo fai, vorrei spaccarti qualcosa addosso. Oddio che riesci ad incazzarti con me in un modo spropositato quando sei al telefono e quando invece mi hai davanti non riesci. Odio gli atteggiamenti ambigui, e le continue attenzioni poco chiare che mi confondono i pensieri, i gesti, le azioni e i sentimenti. Odio quando fai le domande ma non vuoi sentire risposta. Odio quando pensi che il tuo lavoro sia così inscindibile da te. Odio doverti condividere con duecento mila persone. Odio non poter far con te una conversazione normale e senza essere interrotti da tremila chiamate. Le cuffie te le sbatterei a terra e le macinerei nel mortaio. Odio troppe cose, ma più di tutte odio me che ti dedico pure dei pensieri. Mi odio perchè non mi rendo conto dell'illusione che mi sto creando da sola: e ancora di più odio che non posso ammettere nulla di tutto questo a te. O forse è proprio questo a rendere tutto così snervante e piacevole, il fatto di non poterti dire nulla e a vivere continuamente come se nulla fosse, come se io non morissi ogni volta che mi fai anche un semplice appunto. Odio pendere dalle tue labbra e odio essere arrabbiata quando tu sei arrabbiato e non puoi prendertela con nessuno e ti vedo così frustrato che vorrei solo poterti abbracciare e stringenti forte da non sentire più nulla per qualche secondo di pace. Odio tutto questo. Odio te. Ma odio più me e tutto questo odio che sento e che mi fa respirare così faticosamente.
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~ Carezza ~
Mi sorprende sempre quel brivido che, ogni tanto, arriva dal nulla.
Mi sfiora il viso per poi dissolversi lungo la schiena.
È il tuo pensiero che mi ha raggiunto.
Lo so.
Lo sento.
Sorrido.
@conilsolenegliocchi 🐞
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