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#Nicola Arigliano
perfettamentechic · 6 months
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30 marzo … ricordiamo …
30 marzo … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Johan Leysen, attore belga. Tra cinema e televisione, apparve in circa 160 differenti produzioni, a partire dalla seconda metà degli anni settanta. Dopo essersi trasferito ad Amsterdam nel 1973, fece il proprio debutto cinematografico nel 1977. È celebre per aver partecipato a The American (2010), La vita nascosta – Hidden Life (2019) e Il patto dei lupi (2001). È stata sposato con la…
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unfilodaria · 2 months
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Non c'e' piu' azzurro in cielo
Non ha piu' luce il sole
Non c'e' piu' nulla al mondo
Senza te
Amorevole
Abbandonati
Resta ancor vicino a me
Resta ancor vicino a me
Amore cosi'.
Ed anche la musica scava scava
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reginadeinisseni · 11 months
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LA GRANDE GUERRA (1959) - Trailer | Filmauro
LA GRANDE GUERRA - 15- 18
AGE E SCARPELLI - SCENEGGIATORI
Figlio di Poseidone e di Libia e fratello di Belo[2][3], sposò Telefassa[2] (che Igino chiama Argiope[4]) che lo rese padre di Cadmo, Cilice, Fenice ed una sola figlia, Europa[2]. Tra i figli, Pausania aggiunge Taso[5].
Mitologia Sua figlia Europa era bellissima, Zeus volle possederla e per questo si celò sotto le sembianze di un toro e la rapì.
Agenore inviò i suoi figli nella sua ricerca[2][5] dicendogli di non tornare senza di lei. Nel corso delle loro peregrinazioni, questi figli fondarono città ovunque e così Fenice divenne il capostipite dei fenici, Cilice quello dei cilici, Cadmo si stabilì in Beozia costruendo Cadmea, la rocca di Tebe. Nessuno di loro però trovò Europa[2].
La stirpe
La grande guerra è una commedia drammatica del 1959 diretta da Mario Monicelli, prodotta da Dino De Laurentiis e interpretata da Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Mario Monicelli, Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni Produttore Dino De Laurentiis Fotografia Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi Montaggio Adriana Novelli Effetti speciali Gatti, Serse Urbisaglia Musiche Nino Rota Scenografia Mario Garbuglia Costumi Danilo Donati Trucco Romolo De Martino, Rino Carboni Interpreti e personaggi Alberto Sordi: Oreste Jacovacci Vittorio Gassman: Giovanni Busacca Silvana Mangano: Costantina Romolo Valli: tenente Gallina Folco Lulli: Giuseppe Bordin Bernard Blier: capitano Castelli Vittorio Sanipoli: maggiore Segre Nicola Arigliano: Giardino Geronimo Meynier: portaordini Mario Valdemarin: sottotenente Loquenzi Elsa Vazzoler: moglie di Bordin Tiberio Murgia: Rosario Nicotra Livio Lorenzon: sergente Battiferri Ferruccio Amendola: De Concini Gianni Baghino: un soldato Carlo D'Angelo: capitano Ferri Achille Compagnoni: cappellano Luigi Fainelli: Giacomazzi Marcello Giorda: il generale Tiberio Mitri: Mandich Gérard Herter: capitano austriaco Guido Celano: maggiore italiano Leandro Punturi: bambino Mario Feliciani Mario Mazza Mario Colli Mario Frera Gian Luigi Polidoro: attendente del capitano austriaco Edda Ferronao Doppiatori originali Nino Dal Fabbro: capitano Castelli Mario Colli: cappellano Turi Ferro: Rosario Nicotra Riccardo Cucciolla: Giardino Gastone Moschin: sergente Battiferri
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ❤️❤️
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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stodilusso · 1 year
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I Cantanti del Festival di Napoli - Nicola Arigliano
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giusepperavera · 2 years
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postmanultrachic · 6 years
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Nicola Arigliano catturato durante una session discografica, negli anni 60
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diceriadelluntore · 3 years
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Storia Di Musica #216 - Mike Patton, Mondo Cane, 2010
Il mese di storie musicali sulle cover e i dischi tributi ho deciso di concluderlo con uno dei dischi del genere più interessanti, inaspettati e deliziosi degli ultimi decenni. È un atto di amore e di ricerca di un’artista che definire poliedrico è dire poco, che come ha sempre detto in molte occasioni si è ritrovato ad avere metà cuore diventato italiano. Mike Patton a San Francisco, città dove è nato, verso la fine degli anni ‘80 sostituisce Chuck Mosely come cantante dei Faith No More, band fondamentale di quei primi avvisagli di mescolanze di genere e stili che verrà chiamato crossover: con 10 anni di vantaggio su quello che la critica definirà nu-metal, cuociono insieme, con la “delicatezza” di una pentola a pressione, metal, rock, rap, soul in un pietanza musicale che verrà poi provata da centinaia di band (penso a Epic, da The Real Thing, 1989, capolavoro del gruppo). Patton mostra subito delle doti canore straordinarie: capacità di cambiare registro come pochi altri, estensione vocale fantasmagorica (si dice sei ottave, che lo renderebbero un cantante unico nella storia), credibilità di cantare davvero tutto, da Sinatra al goth metal. I Faith No More si sciolgono nel ‘98, ma Patton è iperattivo e scrivere cosa fa dopo è impresa improba: mi limito a dire che fa il produttore per centinaia di artisti, fonda almeno 5 band diverse, spesso pubblicando dischi con tutte e 5 quasi contemporaneamente, fonda una casa discografica, la Ipecac Recordings. Nel 1994 sposa la artista visuale italiana Cristina “Titi” Zuccacosta e si trasferisce per alcuni anni a Bologna: parla anche un ottimo italiano e coltiva la sua passione per la musica e il cinema italiano, producendo non solo artisti italiani, prima fra tutti Roy Paci, ma collaborando con la Regione Emilia Romagna ad un progetto con l'orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, formata da circa 65 elementi, diretta da Aldo Sisillo, che lo porterà dal 2007 al 2009 in un tour musicale, con una scaletta tutta composta da canzoni italiane degli anni ‘50 e ‘60. Il titolo del progetto, Mondo Cane, si rifà a quello di un documentario cinematografico del 1962 diretto da Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara e Franco Prosperi, incentrato su usi e costumi inconsueti o scioccanti dei vari popoli nel mondo, che ebbe un certo successo nel mondo (al Festival di Cannes premio per la migliore produzione, nomination ai premi Oscar 1964 per la canzone Ti guarderò nel cuore, di Nino Oliviero e Riz Ortolani). Nel 2010, con registrazioni a San Francisco e dal vivo al festival AngelicA di Bologna, al Teatro Rossini di Lugo, al Teatro Comunale di Modena, al Piazzale delle Terme Berzieri di Salsomaggiore Terme, viene pubblicato un disco dallo stesso titolo Mondo Cane che riprende in parte la scaletta dei concerti e in parte la cambia. La cosa eccezionale del tutto è sentire Patton che canta con lo stesso piglio, intonazione e persino i gesti degli artisti che riprende, e non c’è mai la sensazione che sia un omaggio ironico o sarcastico, quanto sentito e meravigliosamente vissuto. Esempio migliore di questo sentimento non può che essere la cover di Scalinatella di Roberto Murolo, con Patton che canta addirittura in napoletano. Le altre cover seguono un gusto molto particolare: si apre e si chiude con due classici di Gino Paoli, Il Cielo In Una Stanza e una toccante Senza Fine a chiusura, nel mezzo omaggi ai grandi crooner italiani, Che notte! di Fred Buscaglione e Ore d'amore di Fred Bongusto, L'Uomo Che Non Sapeva Amare di Nico Fidenco, una divertente e divertita ripresa di 20 Km Al Giorno di Nicola Arigliano, Ti Offro Da Bere di Gianni Morandi (scritta da Gianni Meccia) e poi tre scelte davvero particolari, indici di un interesse e di un amore quasi tarantinesco per un certo tipo di musica italiana: Quello Che Conta, scritta da Ennio Morricone e portata al successo da Luigi Tenco, è deliziosa, Deep Down è uno dei pezzi più conosciuti del Maestro e faceva parte della prima versione cinematografica di Diabolik, Danger: Diabolik del 1968, film che aveva un’estetica pop meravigliosa che ebbe notevole influenza in quei anni. Ma la scelta più ardita è la cover degli ormai sconosciuti The Blackmen, che nl 1966 pubblicarono un 33 giri dal titolo fortissimo di Urlo Negro il cui testo diceva: lo sai che cosa hai fatto? a me!! (...)\Ti odierò finché il signore non mi porterà con sè…non farti più vedere!!\non meriti più niente!! da me!!Non voglio più un padrone per raccogliere caffè. Partecipano al disco Roy Paci con la sua band, Riccardo Onori, chitarrista e produttore di Jovanotti, e l’Orchestra Toscanini che accompagnerà in giro per il mondo, soprattutto in Sudamerica, Patton in questi deliziosi concerti, in cui si presentava vestito come i film di mafia americani, ma intratteneva il pubblico sempre in italiano. Un disco che trasuda passione e divertimento e una prova d’amore davvero sconfinata: mi chiedo perchè nessuno lo abbia ancora invitato alla serata cover di Sanremo.
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sayitaliano · 3 years
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This song has been sang by lots of artist in the past, and it still is. I decided to post here the Sorelle Marinetti's version, cause I really like it (but online you can find Mina's, Natalino Otto's, Nicola Arigliano's and many many others'). It's a very popular song, I bet every Italian has this playing in their mind when having a pebble in their shoe.
Beware: there's a long instrumental intro (singing starts at around 0:48).
Ho un sassolino nella scarpa
Ho un sassolino nella scarpa, ahi I have a pebble in my shoe, ouch Che mi fa tanto, tanto male, ahi It hurts me so very bad, ouch Batto il piede in su, lo batto in giù* I hit the foot upwards, I hit it downwards Giro, mi rigiro, sembro Belzebù I turn around, I turn around again, I look like Beelzebub
Conto le stelle ad una ad una, ahi** I count the stars one by one, ouch Cerco (di) sorridere alla luna, ahi*** I try smiling to the moon, ouch Provo a fischiettar ed a cantar I try to whistle and to sing Ma quel sassolino mi fa sempre mal But that pebble still hurts me
Piano piano devo camminar Slowly slowly I have to walk Faccio un passo (ma) poi mi devo fermar*** I take a step (but) then I have to stop Sono proprio sfortunata, sì I'm so unlucky, yeah Tutta colpa (del) sassolino piccolino che sta qui*** All the blame falls on the pebble that is here
Ho un sassolino nella scarpa, ahi I have a pebble in my shoe, ouch Che mi fa tanto, tanto male, ahi It hurts me so very bad, ouch Batto il piede in su, lo batto in giù* I hit the foot upwards, I hit it downwards Giro, mi rigiro, sembro Belzebù I turn around, I turn around again, I look like Belzebub
Colpa (del) sassolino piccolino che sta qui*** The blame falls on the pebble that is here
Ho un sassolino nella scarpa, ahi I have a pebble in my shoe, ouch Che mi fa tanto, tanto male, ahi It hurts me so very bad, ouch Batto il piede in su, lo batto in giù* I hit the foot upwards, I hit the foot downwards
Batto il piede, batto il piede I hit the foot, I hit the foot Mi fa tanto tanto mal! It hurts me so very bad!
*Other versions may have the extended lyrics "batto il piede in su, batto il piede in giù", which is the same (in this version, they used the pronoun for 'piede' in the second part). Also in other versions you may find a short lyrics' part in English as well. **If something hurts you, you "see the stars". Not sure if it's this the case, but it's worth a mention. ***Some prepositions are left implied in order to have a smoother sound of the lyrics. I added them between brackets.
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petalididonna · 4 years
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Guarda "Nicola Arigliano Donna" su YouTube
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lpcoverlover · 4 years
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Smoke Dreams I Sing 'Ammore'  Nicola Arigliano  Columbia Records (Italy)
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perfettamentechic · 2 years
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30 marzo … ricordiamo …
30 marzo … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2016: Gabriella Di Luzio, attrice italiana. (n. 1951) 2013: Franco Califano, Francesco Califano, è stato un cantautore, paroliere, produttore discografico, compositore, poeta, scrittore e attore italiano. Soprannominato Il Califfo o Il Maestro(n.1938) 2010: Nicola Arigliano, cantante e attore italiano. (n. 1923) 2003: Michael Jeter, attore statunitense. (n. 1952) 1988: Doris Pawn, attrice…
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/08/05/nicola-arigliano/
Nicola Arigliano, re dello swing. E... scusate il ritardo
di Dario Vadacca
Quando, nell’estate del 2004, Nicola Arigliano salì sul palco di Torre Regina Giovanna aveva “ottantun anno” e tanta voglia di proporre buona musica. Fu presentato con entusiasmo da un giovanissimo Cesare Dell’Anna ma il re dello swing italiano trovò un pubblico non troppo numeroso ad aspettarlo, così chiese ironicamente: «e gli altri non sono arrivati ancora?» “Gli altri” lo avevano dimenticato, la sua musica era ritenuta antica e poco adatta ai giovani, si aggiunga che nessuno dei presenti aveva neanche lontanamente idea del fatto che fosse possibile ballare e divertirsi su quelle note. Arigliano era saggio e andò avanti con lo spirito di un ventenne, sapientemente accompagnato dai maestri Elio Tatti, Antonello Vannucchi e Giampaolo Ascolese.
Tra i tecnici della serata vi era Marco D’Agostinis, un ragazzo ancora inesperto ma molto sveglio, uno di quei buongustai musicali senza pregiudizi e gabbie mentali. Ebbe l’intuizione di registrare al meglio delle proprie possibilità l’intero concerto, rielaborò il materiale con perizia per poi riversarlo in un cd di ottima qualità audio. Quel live, tuttora inedito, fu la colonna sonora dei nostri viaggi in auto per anni, una rarità assolutamente fuori moda e contraria ad ogni gusto giovanile. Nel veder sbuffare le nostre partners rivivevamo il ritornello di Sachmo: «Le nostre fidanzate ci lasciavano piuttosto che ascoltare quella musica» e ancora Venti chilometri al giorno a sottolineare il nostro speranzoso peregrinare per le strade provinciali, così come Il pinguino innamorato a far da eco agli amori contrastati da genitori troppo possessivi. Ci sentivamo rapiti da quella dimensione così sorprendentemente vicina a noi, per quanto lontana nel tempo, ma il nostro sogno Jazz era interrotto di tanto in tanto dalla voce del Maestro che ricordava un fatto molto importante: «voi non c’eravate, i vostri nonni c’erano.»
Accadde poi che dimenticammo, anche noi lasciammo quel cd fuori dalle nostre auto, ci arrendemmo a più moderne playlist e quasi non ci accorgemmo che, nel marzo del 2010, il gigante dello swing italiano ci lasciava per sempre. Fu sepolto nella sua Squinzano, il Salento fu per lui l’origine e la conclusione del cammino. Qui era nato nel primo dopoguerra ma a soli undici anni era scappato per andare a vivere a Milano. Da meridionale al nord aveva mantenuto intatte le sue radici, chiaramente riconoscibili nelle espressioni dialettali che mescolava ad un italiano molto ricercato. Come i neri di Harlem era stato straniero in patria e forse anche per questo era in grado di interpretare il Jazz meglio di chiunque altro. Decise di tornare nella sua terra in vecchiaia senza serbare rancore per le vicende che lo avevano spinto ad allontanarsene; Arigliano vedeva la vita da una prospettiva più alta e per lui le piccole questioni non contavano, contava solo lo swing. Forse aveva già messo in conto tutto, anche il fatto che la sua tomba sarebbe rimasta solitaria e dimenticata dai suoi conterranei per numerosi anni a venire e così il Jazz tornò a tacere.
Si può far finta di nulla fino ad un certo punto ma, alla fine, la verità viene sempre a galla e se c’è un fatto di cui possiamo esser certi è che lo swing è ottima musica, nata e pensata per far ballare intere generazioni di ragazzi. Pian piano qualcuno ha iniziato a ricordare e ha provato a riproporre quel vecchio stile forse mai superato; in tutta Italia, Salento compreso, sono sorte scuole di Lindy hop[1] e si sono moltiplicati eventi, serate a tema e workshop. Per caso o per necessità, mi sono ritrovato a mia volta a ballare swing e fu in una delle mie prime serate che una voce familiare tornò fuori dal cono d’ombra dell’oblio, la voce di Nicola Arigliano! Stavolta erano in tanti ad ascoltarlo e a ballare fino allo sfinimento sulle note di Marilù, Maramao e Buona sera signorina! Ballavano di gusto, erano tutti giovani e maledettamente felici, la sua voce inconfondibile imperversava ovunque, dove c’era swing c’era lui. La domanda di apertura del Maestro mi tornò allora in mente, finalmente potevo rispondere: «eccoli Maestro! “Gli altri”, sono arrivati. Scusate il ritardo. Go Man!»
[1] Ballo swing afroamericano nato ad Harlem negli anni venti del XX secolo.
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salentipico-blog · 7 years
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Torna a Squinzano la rassegna Città della musica
Torna a Squinzano la rassegna Città della musica
Dal 22 al 24 giugno in Piazza San Nicola a Squinzano, in provincia di Lecce, torna Città della musica, rassegna ideata e organizzata da Ribalta e dal Comune di Squinzano con la direzione artistica di Pino Lagalle, realizzata in collaborazione con altri partner pubblici e privati e con il patrocino del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Puglia e della SIAE.…
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BIANCO NATALE - NICOLA ARIGLIANO - COLL. TARASCO
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philopec · 2 years
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Storie di straordinaria fonia
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Rammaricarsi di non esserci stati. È quello che raccomanda l'immenso Renato Zero nella prefazione a questo libro di memorie di Rodolfo "Foffo" Bianchi, storico produttore discografico e ingegnere del suono. In effetti il rammarico è più che giustificato. Foffo ci racconta la sua vita artistica, dai suoi debutti musicali nella banda di Figline Valdarno (il paese in provincia di Firenze che gli ha dato i natali) fino alla sua ultraventennale attività di fonico nei concerti di Elio e le Storie Tese. In mezzo la Storia della musica italiana, quella con la S maiuscola. Dopo l'attività musicale con i Players e la partecipazione al Festival di Sanremo del 1969 come corista per Riccardo del Turco, nei gloriosi anni passati alla RCA di Via Tiburtina a Roma Foffo Bianchi ha contribuito alla realizzazione di grandi album della scena prog romana e internazionale, ha contribuito alla nascita della carriera solistica dell'ex Pooh Riccardo Fogli, è stato lo scopritore di tre mostri sacri della canzone italiana quali Renato Zero, Rino Gaetano e Anna Oxa, ha prodotto grandi album di Lucio Dalla e Patty Pravo. Dopo aver lasciato la RCA per seguire Claudio Baglioni alla CBS, ha poi seguito in tournée Gianni Morandi, Mimmo Locasciulli, Enrico Ruggeri, Ron, Pino Daniele, Ligabue, Adriano Celentano e ancora Lucio Dalla; ha prodotto o contribuito alla realizzazione di album di Mango, Banco del Mutuo Soccorso, Locasciulli, Luca Carboni, Ron, Gianna Nannini, Nicola Arigliano, Umberto Tozzi; e infine ha curato più di vent'anni di concerti di Elio e le Storie Tese. Un lungo (e incompleto) elenco che davvero, a molti di noi, fa rimpiangere di non essere nati dieci, venti, trent'anni prima, di non essere stati testimoni di una stagione di grande musica, fatta dapprima con mezzi eroici e, a lungo andare, con una tecnologia sempre più raffinata, vera e propria frusta con la quale Foffo Bianchi ha "domato i suoni" (per rubare una felice espressione di Faso, bassista degli Elii) e ci ha consegnato album storici, pietre miliari della nostra storia musicale. Una storia che è piacevole e divertente, a seconda della data di nascita del singolo lettore, ripassare o studiare, per non scordarla mai. Questo testo di memorie, raccolto e ordinato con grande maestria da Francesca Gaudenzi (scrittrice e autrice televisiva) e Duccio Pasqua (giornalista musicale e conduttore radiofonico per Rai Radio 1) è davvero il mezzo giusto per eternare quei momenti; e magari, dopo averlo letto, per correre a metter su uno qualsiasi dei meravigliosi dischi che hanno visto Foffo produttore, musicista, realizzatore.
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