#Nanni Garella
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Porcile di Pasolini nella rilettura di Arte e Salute
La compagnia Arte e Salute torna all’Arena del Sole di Bologna dal 27 febbraio al 3 marzo con Porcile, lavoro che ha visto gli attori della storica compagnia bolognese guidati da Nanni Garella in una inedita collaborazione con Balletto Civile e Michela Lucenti, che ne ha curato le coreografie. Uno spettacolo coprodotto da Emilia Romagna Teatro e Balletto Civile, con Associazione Arte e Salute,…
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Ho portato la mia amica a vedere Porcile. A cura di Ludovica Barbagallo
“Ma Pasolini è noioso!” questa è stata la risposta della mia amica Beatrice quando le ho chiesto: “ti va di andare a teatro a vedere Porcile? Nell’immaginario collettivo Pasolini è considerato un’autore noioso ma contrariamente a quello che si può pensare era una persona molto allegra. Questo ce lo dice Nanni Garella, il regista dello spettacolo, che ha deciso di portare in scena un Pasolini diverso ed estremamente attuale. Chissà se la mia amica avrà cambiato idea dopo la visione dello spettacolo?
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Li buffoni
Li Buffoni dal canovaccio di Margherita Costa diverte l’Arena del Sole di Bologna. (more…)
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#Arte e Salute#Fabio Molinari#Filippo Montorsi#Giovanni Cavalli della Rovere#Iole Mazzetti#Ksenija Martinovic#Luca Formica#Margherita Costa#Massimiliano Paternò#Massimo Scola#Mirco Nanni#Moreno Rimondi#Nanni Garella#Nicole Guerzoni#Pamela Giannasi#Recensione Li buffoni#Roberto Risi#Valentina Mandruzzato
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Al Teatro delle Passioni “Fantasmi”, da stasera fino al 3 dicembre. Uno spettacolo diretto da Nanni Garella http://ift.tt/2jJ1KRO
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Omaggio ad Armando Trovajoli tra jazz e sinfonica al Moncalieri Jazz
In occasione dei 100 anni dalla nascita del M° Armando Trovajoli, riconosciuto come uno dei più grandi compositori della musica italiana – suoi brani indimenticabili quali Roma nun fa la stupida stasera e Aggiungi un posto a Tavola e colonne sonore di film quali La ciociara, L’anatra all’arancia, C’eravamo tanto amati, Profumo di Donna e tanti altri – Moncalieri Jazz Festival vuole ricordarlo con uno spettacolo che rappresenta un’evoluzione della sua vita artistica attraverso la musica, sia cantata che strumentale, che è entrata a far parte di un immaginario collettivo per più generazioni. I brani di Trovajoli che verranno proposti nel progetto “Il Tarlo del Jazz” sono stati per l’occasione arrangiati, per il quartetto jazz, dal trombettista moncalierese Fulvio Chiara e per l’Orchestra, dal M° Stefano Fonzi che avrà anche l’arduo compito di dirigere gli Archi dell’Orchestra Filamonica di Torino, attraverso una performance che intende contaminare le emozioni del passato a linguaggi moderni che spaziano dal pop al jazz, fino alla musica etnica nella più ampia accezione del termine. Lo spettacolo è fortemente evocativo, grazie anche alla presenza straordinaria della voce narrante di un’altra artista moncalierese, l’attrice Sara D’Amario, che racconterà in maniera seria, ma allo stesso tempo allegra e leggera, la vita e soprattutto gli aspetti artistici di un grande personaggio della cultura italiana. Novanta minuti in un viaggio tra musica e parole, raccontando sei decenni di storia della musica italiana.
Fulvio Chiara Fin da giovanissimo si avvicina allo strumento come autodidatta. Dopo alcuni anni di esperienza (1984-1988) nel campo della musica leggera come componente di gruppi di livello nazionale, dedica tutto il suo interesse alla musica Jazz. Sempre come autodidatta mira al perfezionamento dello strumento, questo lo porta a vincere, nel 1992,sia come miglior solista che come partecipante al quintetto di Diego Borotti, due primi premi al concorso indetto dall’AMJ (Associazione Musicisti Jazz) per giovani talenti emergenti al Grand Prix du Jazz di Aosta. Particolarmente significante il premio come miglior solista consegnatogli da Wynton Marsalis, Questa vittoria gli permette di partecipare al festival di Umbria Jazz nel1992. Nel 1994, uscito vincitore come prima tromba al concorso indetto dalla CEE, che si poneva come scopo la creazione di un’orchestra di soli borsisti, partecipa all’orchestra di Formazione Professionale del Paese degli Specchi di Bologna, trovandosi a collaborare con artisti di fama internazionale quali: KennyWheeler,Ray Warleigh, George Russel, Mike Gibbs, Bruno Tommaso. Ha svolto l’attivita’ di free-lance collaborando con molti gruppi ed artisti quali: Emanuele Cisi, Furio Di Castri, Luigi Bonafede, Flavio Boltro, Riccardo Zegna , Luciano Milanese, Andrea Pozza, Fulvio Albano, Gianni Basso, Emilio Soana, Andrea Tofanelli, Tullio De Piscopo, Fabrizio Bosso, Steeve Grossman , Lee Konitz Gianni Cazzola ,Claudio Chiara, Mario Rusca ,GianPaolo Casati, Romano Mussolini. Ha vissuto una esperienza di tre mesi a New York suonando con Roy Hergrove, Manny Duran, Ralph La Lama. Docente per due anni presso il Centro Jazz di Torino , attualmente presso i corsi di formazione musicale della Scuola Civica di Torino. Insieme al fratello Claudio ha partecipato alla tourne con il gruppo di Gianni Cazzola “Gianni Cazzola Bop Quintet” in vari jazz club e ai seguenti Festival e Manifestazioni: Siena Jazz, EuroJazz Festival di Torino, Volterra Jazz, Ancona Jazz, Aosta Jazz, Festival Jazz di Forte dei Marmi, Festival de L’Unita di Bologna . Continua la turné con il gruppo Gianni Cazzola Bop Quintet riscuotendo recensioni personali estremamente gratificanti dalle maggiori testate giornalistiche, e l’attività didattica presso la Scuola Civica di Torino, partecipa inoltre come free-lance nei maggiori gruppi della scena jazzistica italiana. E’stato assunto dalla Rai Radio Televisione Italiana per una stagione come tromba solista in una trasmissione che andava in onda in diretta giornalmente. Continua la sua ricerca come arrangiatore e compositore per progetti futuri e di breve uscita. Si segnalano delle bellissime recensioni dei dischi “AT HOME” e “DUO” (con Andrea Pozza) non solo riviste specializzate italiane ma anche internazionali (vedi es. Jazz HotParis). Nello stesso periodo entra far parte del sestetto di Rossana Casale con il quale ha suonato in diverse rassegne Jazz e inciso il suo ultimo disco. Incide come ospite alcuni brani del disco di Rossana Casale dedicato a Billie Holiday, Ha fatto parte dei gruppi di jazz(Quartetto,Sestetto)di Tullio De Piscopo alla fine del 2005 è uscito anche un disco dedicato alla musica popolare piemontese, realizzato con il chitarrista Luigi Tessarollo,sotto l’egida del Premio del Grinzane Cavour e della Regione Piemonte. E’ stato“Tromba solista “ della Torino Jazz Orchestra che ha avuto come direttore artistico il Maestro Gianni Basso, con la quale ha svolto una intensa attivita’ concertistica suonando con ospiti Internazionali di grande levatura (Dusko Goykovic,Valery Ponomarevh, Franco Cerri, Benny Bailey, Toots Thielemans, Slide Hampton, Alvin Queen,Tullio De Piscopo, Tony Scott, Erick Klainshuster, Lee Konitz, George Robert ,Johnny Griffin, Ernie Wilkins),si segnala un concerto con Uri Caine e la Filarmonica ‘900 al Teatro Regio di Torino. E’ stato chiamato dal Maestro Riccardo Zegna a far parte di un’orchestra da Lui formata con un repertorio interamente dedicato a Duke Ellington. E’stato chiamato come membro della giuria al primo concorso nazionale “Gianni Basso”per giovani talenti del Jazz italiano. Ha rappresentato i Corsi di Formazione Musicale della Citta’ di Torino al Festival Internazionale di Jazz di Torino. E’ stato invitato al Festival Jazz di Piossasco da Fabrizio Bosso. Con il Baritono Lucio Gallo e con un quintetto dedicato a Frank Sinatra (riscuotendo un personale successo) si e’ esibito a Festspielhaus Erl prestigioso festival in Austria, in cartellone anche Jose’Carreras. Insieme a Barbara Raimondi e’ stato invitato dall’Assessore alla Cultura della Citta’ di Torino Maurizio Braccialarghe ad esibirsi al Festival Jazz di Torino. Quest’anno e’ uscito un disco in Duo con Gianluca Tagliazucchi “The Midnight Sun”per una collana discografica a cura del Jazzclub di Torino con copertina disegnata da Ugo Nespolo. Nell’ambito della musica Pop si segnala un’assolo Live tratto dal disco “La Luna,Le Spine e il Live” inserto de “La Repubblica”del brano “Cromatica” dei Marta Sui Tubi. Sempre nell’ambito della discografia si segnala un’incisione nell’ultimo lavoro di Paolo Conte “Snob” Dal 2006 si dedica anche alla composizione,per quanto riguardala realizzazione di colonne sonore cinematografiche,selezionate dalla Scuola Sperimentale di Cinematografia di Roma (dipartimento animazione),con in attivo quindici cortometraggi d’animazione che vengono apprezzati dalla critica nei festival nazionali ed internazionali,si segnala “Nanabobo’” “The Animation Show of Shows is a traveling selection of the year’s best animated short films, curated and presented by Acme Filmworksfounder Ron Diamond”e “Imperium Vacui”e “The Age of Rust”selezionati entrambi al prestigioso Festival di Animazione di Annecy. Ha composto le musiche per il 150 anniversario dell’Unita’ d’Italia per l’allestimento della mostra di Palazzo Madama di Torino “Sara’l’Italia, la Ricostruzione del Primo Senato”. Ha composto la musica per il film d’animazione che rappresentava i cento anni della Camera di Commercio di Torino,ha composto la musica per il film d’animazione “Il Ballo del Re” per la Reggia di Venaria. Collabora con lo studio Zerodb di Vito Martinelli e Paolo Armao. Dal 1997 e’ docente presso la scuola “Civica di Torino”(Centro di Fomazione Musicale Citta di Torino) (Tromba Jazz) e (Musica d’Insieme) , due anni presso “l’Istituto Musicale Citta’di Rivoli” e dal 2006 collabora come compositore presso la “Scuola Sperimentale di Cinematografia di Roma” (dipartimento animazione).
Stefano Fonzi Diplomato in percussioni al Conservatorio di S. Cecilia in Roma, ha successivamente conseguito un master breve in Musiche da Film presso il Berklee College of Music di Boston. Ha lavorato e lavora come arrangiatore per Dee Dee Bridgewater, Gino Paoli, Nina Zilli, Fabrizio Bosso, Danilo Rea, Fabio Concato, Ron, Giò Di Tonno, Simona Molinari e altri. Ha diretto la London Symphony Orchestra, l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, l’Orchestra sinfonica Nazionale della Rai e molte altre sia italiane che straniere. La sua musica è utilizzata in diverse trasmissioni televisive, tra cui: La vita in diretta; Uno Mattina; La storia siamo noi; La grande storia; Sulla via di Damasco; Timbuctu; Gaia Files; Un mondo a colori; Otto e mezzo; Cominciamo Bene; compare in molti DVD, in commercio e in abbinamento editoriale con le più importanti testate giornalistiche nazionali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport).
Sara D’Amario Sara D’Amario è nata a Moncalieri. Si è diplomata presso la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, fondata e diretta da Luca Ronconi. Ha conseguito la laurea in Lettere Moderne, specializzandosi in drammaturgia presso l’Università degli Studi di Torino. In teatro è stata diretta, tra gli altri, da Luca Ronconi, Krzysztof Zanussi, Nanni Garella e Luca Zingaretti. Per il cinema ha recitato in diversi film, tra cui Il ricco, il povero e il maggiordomo, La banda dei Babbi Natale, Il cosmo sul comò (con Aldo Giovanni e Giacomo), Caos calmo (con Nanni Moretti), Solo un padre (Luca Lucini), Colpo d’occhio (di Sergio Rubini), Assassini dei giorni di festa (di Damiano Damiani), La ragazza del lago (con Toni Servillo), Casomai (di Alessandro D’Alatri). In televisione ha partecipato a molti sceneggiati, tra cui I segreti di Borgo Larici, Le stagioni del cuore, Il commissario Nardone (nel ruolo di Rina Fort), Le tre rose di Eva (nel ruolo di Angela Corti), Non smettere di sognare, I liceali, Distretto di polizia 8, Io ci sono (la storia vera di Lucia Annibali), Piccoli segreti e grandi bugie, L’onore e il rispetto, oltre alle soap opera Vivere e Centovetrine. È autrice di tre romanzi: Nitro (Baldini Castoldi Dalai editore, 2009); Un Cuore XXL (Fanucci Editore, 2013) vincitore del Premio Sirmione per la Letteratura per Ragazzi; Kikka (Fanucci Editore, 2014). Dal 2007 tiene laboratori di teatro, di tecniche per favorire l’apprendimento e di public speaking.
Moncalieri Jazz Festival – XX Edizione
28 Ottobre – 19 novembre 2017 Moncalieri – Torino
Info e prevendite: www.moncalierijazz.com
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Tre Youtube Shorts su Porcile, a cura di Marco Tamburlini
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Caro Pier Paolo. Una lettera a Pasolini su Porcile
A cura di Alberto Conti
Caro Pier Paolo,
mi scusi se mi rivolgo a Lei con tono così confidenziale, ma mi prendo questa libertà poiché ho deciso di trascorrere i prossimi mesi in Sua compagnia in quanto oggetto della mia tesi di laurea, quindi mia fonte d’ispirazione e mio nume tutelare. Sono certo della Sua comprensione. Proprio in questi giorni a Bologna, città a Lei cara, in cui ha trascorso gli anni della sua formazione, viene messa in scena dagli attori di Arte e Salute la Sua tragedia in versi, Porcile. Riscontro una singolare vicinanza tra Lei e gli attori speciali della compagnia teatrale di Nanni Garella, in quanto entrambi avete scelto l’arte per raccontare i vostri fantasmi, le vostre ossessioni ed inquietudini interiori. Vi accomuna l’intreccio arte/vita, il continuo compenetrarsi dell’aspetto autobiografico nella pratica e nella scrittura teatrale. Dopotutto, caro Pier Paolo, come la Sua multiforme produzione artistica è connotata da una spiccata matrice biografica così si possono riscontrare delle corrispondenze nel processo creativo degli attori di Arte e Salute che attingono dalle loro esperienze, dal loro vissuto. Il risultato è un lavoro sul personaggio del tutto inedito ed originale, intriso di verità e vitalità. Il Suo testo prende voce e soprattutto corpo tramite i movimenti di danza della coreografa Michela Lucenti che ha creato appositamente per gli attori di Garella. Stupefacente è la precisione nell’esecuzione, frutto di un lungo training che ha visto come risultato principale non tanto la performance in sé, quanto il lavoro fatto su di sé, alla ricerca di una propria espressione corporea più fluida ed armoniosa. Soddisfatto di una resa teatrale così inedita e vibrante, sono uscito spiazzato dall’attualità del Suo testo così visionario e lucido nel raccontare la mutazione antropologica della società, il rapporto difficile tra genitori e figli e il senso di solitudine e di inadeguatezza che pervade la vita di molti giovani.
Le confido che per un attimo l’ho immaginato lì nel foyer del teatro, a scambiare qualche impressione con il resto del pubblico. Anche se questo è avvenuto solo nella mia immaginazione, la forza del Suo pensiero e la potenza della Sua arte aleggiavano tra gli spettatori.
Mi avvio ai saluti e mi scusi se in alcuni momenti il mio entusiasmo può essere risultato eccessivo ma ho voluto sfruttare a pieno dell’opportuna di poter dialogare con Lei. Fortunatamente il seme del suo pensiero ha germogliato e continua ad ispirarci ed interrogarci sulle grandi questioni della vita. Conoscerla mi ha aiutato a capire meglio l’epoca in cui mi trovo a vivere.
La ringrazio per la cortese attenzione e viva la diversità, fonte di ricchezza e di riflessione.
Un affettuoso saluto dal Suo estimatore.
Alberto Conti
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Porcile di Arte e Salute, spiegato bene
A cura di Matteo Saveri
Tra il 1965 e il 1966, costretto a letto a causa di un’ulcera, Pier Paolo Pasolini scrisse sei tragedie in versi: Calderón, Pilade, Affabulazione, Porcile, Orgia e Bestia da Stile. Per l’occasione del centenario dalla sua nascita, ERT Teatro Nazionale si propone di portare in scena l’intero corpus teatrale di Pasolini, nell’arco di una sola stagione, attraverso il progetto Come devi immaginarmi, ideato da Valter Malosti insieme al critico d’arte, scrittore e accademico Giovanni Agosti. Dopo il debutto con Calderón di Fabio Condemi , in scena dal 2 al 6 novembre 2022, e Pilade di Giorgina Pi, dal 16 al 19 febbraio, dal 18 aprile al 7 maggio è in scena al teatro Arena del Sole Porcile, con la regia di Nanni Garella – che di Pasolini aveva già rappresentato Edipo Re e Il Vangelo secondo Matteo - e interpretato dagli attori di Arte e Salute. Compagnia teatrale nata nel 2000 e diretta dallo stesso Garella, attraverso la collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna, Arte e Salute si propone di sperimentare nuovi modelli di inclusione, favorendo la comunicazione e migliorando la qualità di vita dei suoi attori, affetti da disturbi mentali, attraverso una formazione continua e una ricca attività teatrale nel corso di tutto l’anno. Grazie anche all’inedita collaborazione con Balletto Civile, collettivo guidato dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti, gli attori hanno lavorato più che mai sul corpo ancor prima che sul testo, in un modus operandi che Garella paragona a quello adottato per suonare il piano: “prima la mano destra, poi la sinistra”. L’opera pasoliniana, composta da undici episodi e adattata nel 1969 nell’omonimo film diretto da Pasolini stesso, è ambientata interamente in una tenuta borghese a Godesberg, in Germania, nell’anno 1967. Protagonista del testo è Julian Kolz, giovane venticinquenne figlio di industriali vicini alla Germania nazista. Julian, descritto dal padre come “né obbediente né disobbediente”, è lontano dalle ambizioni della famiglia e dall’ambiente aristocratico che lo circonda, così come è disinteressato all’attivismo e all’impegno politico di Ida, giovane diciassettenne, anch’essa figlia di industriali, di lui innamorata. Al contrario, il suo amore, che Julian manifesta intrattenendo dei rapporti sessuali di nascosto, è per i maiali del porcile.
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Come sottolinea il regista Nanni Garella, però, non sono i maiali i protagonisti dell’opera, quanto Julian, in bilico tra l’immobilità e la grande voglia di vivere, e il suo rapporto con i genitori, che rendono a suo avviso l’opera estremamente attuale e apprezzabile anche dalle nuove generazioni. E’ proprio il conflitto generazionale e genitoriale uno dei temi principali su cui pone l’accento Garella, che ha infatti dato più spazio al ruolo della madre di Julian.
Importante anche il ruolo corale dei contadini, annunciatori della morte di Julian nell’ultimo atto, che trovano ampio spazio nella versione di Garella, sottolineando la discendenza dell’opera dalle classiche tragedie greche che ispirarono Pasolini nella sua scrittura.
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Caro Frank. Una lettera a un medico su Porcile
A cura di Andrea Montaguti
20/04/2023 Carissimo Frank,
è da molto tempo che volevo provare a scrivere una lettera, per cimentarmi in uno stile nuovo, ed ho scelto te perché nonostante tu abbia un carattere comico e grottesco, sei un medico preciso e puntuale, dalla fisionomia longilinea e marcata, serio e colto - senza nulla togliere agli altri due tuoi fratelli e al tuo maggiordomo - dai tanti interessi, tra cui l’opera lirica e il teatro. E non posso non dirtelo, ma il teatro oggi è veramente qualcosa di straordinario!
Avresti mai pensato che anche chi soffre di disturbi psichiatrici possa essere un attore?
Lo so che ti sembrerà una sciocchezza, per la tua mentalità raffinata e, se mi permetti, anche un filino superficiale, ma oggi ci si impegna a sensibilizzare le nuove generazioni al teatro e alle diversità, senza prepotenza, ma con sensibilità e fantasia.
Non a caso lo spettacolo di Porcile di Pier Paolo Pasolini (Si! Hai capito benissimo: proprio lo stesso Pasolini che ha diretto Maria Callas nel film Medea. Non te l’aspettavi? Non me l’aspettavo nemmeno io!) qui a Bologna, con la regia di Nanni Garella, ha visto la collaborazione con Arte e Salute. Tu che sei un medico, un chirurgo e appassionato di psicologia, non puoi rimanere indifferente a questi nuovi percorsi. Potresti scoprire un mondo da indagare, da studiare. Non ti alletta l'idea di individuare quali sono i processi e gli effetti che esercita l’ arte teatrale su chi soffre di determinate patologie?
Mi spiego meglio. Il progetto Arte e Salute nasce nel 2000 in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale dipendenze patologiche di Bologna, una struttura alternativa agli ospedali psichiatrici, che ha lo scopo di restituire l'autonomia e l'identità dei pazienti e un senso di appartenenza alla comunità; c'è anche chi è riuscito ad intraprendere una carriera lavorativa. Con pazienza riescono a portare in scena un copione complesso come può essere Porcile, con contenuti pesanti e fastidiosi (non voglio rovinarti la sorpresa, ti inoltro il copione, lo leggerai un po' alla volta e poi deciderai se andarlo a vedere. No! Non è come il Tabarro di Puccini!), il tutto condito in un linguaggio alto, senza far trapelare la natura del titolo dell'opera, ma è lo spettatore o lettore stesso che ci arriva. È un testo molto interessante anche da come è infarcito una conversazione tra il padre di Julian (il protagonista) e il suo rivale. Questo passaggio, dal mio punto di vista, è uno dei migliori: emerge la vera natura dell'uno e dell'altro e una sottile tortura psicologica, talmente fine che ti lascia a bocca aperta.
Penso di aver fatto anche io un "porcile", scrivendoti questa lettera! Una dei miei lavori più brutti!
Ho provato a farti capire che tutti possono avere una possibilità nella vita, ma nonostante tu sia un personaggio allegro, come Pasolini, sei più testardo di una porta in legno massello: avrai riso per tutta la lettura, ma se ti volti puoi vedere Erika. Sì quella ragazza che hai accolto in casa tua, ma che come il protagonista di questa opera, è scioccata e preferisce rinchiudersi nel suo mondo fatto di ricordi e fantasie.
Hai mai pensato di usare una tua commedia, per aiutarla? Farle interpretare un tuo personaggio? Chissà. Potresti scoprire qualcosa che non sai e restituire una vita più felice. Perché non ci provi? Sei o non sei Frank Saux, il più grande commediografo di Catabulle, oltre che l'uomo più buono e generoso che io abbia mai creato tra tutti i miei cinquanta e passa personaggi?
Detto questo ti saluto e ti ricordo ancora il nostro appuntamento di mercoledì per discutere degli ulteriori sviluppi sul mio lavoro.
Andrea Montaguti
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Cari spettatori. Una lettera da Baruch Spinoza
A cura di Alice Broi
Cari lettori, se siete estimatori dell'opera Porcile di Pier Paolo Pasolini, già mi conoscete. Ma anche se nella vostra carriera scolastica siete stati degli studenti di filosofia attenti, già mi conoscete. Lasciate in ogni caso che mi presenti. Il mio nome è Baruch Spinoza, e nel lontano '600 sono stato un filoso olandese, tra i maggiori esponenti del Razionalismo. Ricevere questa lettera potrebbe sembrarvi strano, è pur sempre vero che sono morto nel 1677, ma ho vissuto e vivo, seppur per un solo episodio, una vita nuova, diversa, grazie a quest'opera. Ed è di questa che vi scrivo oggi. Nella campagna di una villa borghese in Germania osservo un ragazzo, Julian. Non uno degli scolari che seguii a mio tempo, badate, ma per questo non meno interessante. Le nostre gioventù allo stesso tempo opposte ma familiari avrebbero potuto rendermi la persona meno adatta ad assisterlo in quello che è il supremo momento del nostro incontro, ma la verità è che Julian non necessitava né di un confessore, né di qualcuno che lo condannasse, ma piuttosto di qualcuno che lo aiutasse a riconoscere una decisione che, in realtà, aveva già preso. Non è stato un confronto privo di difficoltà: abbiamo discusso a lungo della mia Etica, e il "vecchio Spinoza" sarebbe sconcertato da ciò che è scaturito dalla conversazione riguardo quel libro a lui tanto caro. Ma non voglio svelarvi troppo. Mi auguro solo che il nostro dialogo possa essere uno spunto o un aiuto per qualcun altro che come Julian, nella vita, per mancanza di alternative, tende a sparire. Nell'adattamento cinematografico di Porcile la mia presenza è stata tagliata, nonostante mi piaccia pensarmi importante per la narrazione, e soprattutto per il ragazzo. Fortunatamente qualcuno che condivide questa mia idea c'è, perciò eccomi, ancora una volta, in scena a teatro. Mi lascio alle spalle il colletto bianco del vecchio Spinoza in favore di uno stile un po' anticonvezionale ma di grande impatto. Inoltre gli interpreti di questa produzione sono veramente speciali, e regalano una profondità nuova a tutta la vicenda. Con grande orgoglio vi invito quindi, se siete interessati a scoprire di più sul tormentato Julian e i suoi porcili, al Teatro Arena del Sole di Bologna per assistere a Porcile, uno spettacolo di Nanni Garella con la sua compagnia Arte e Salute, dal 18 aprile al 7 maggio 2023. Con affetto e stima, Baruch Spinoza
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Porcile, una recensione per la Generazione Z
A cura di Federica Piazza
Porcile è un testo teatrale composto nel 1966 da Pasolini, di cui dirigerà anche il controverso film nel 1969, e recentemente riportato in teatro dalla compagnia Arte e Salute sotto forma di tragedia danzata, diretta dalla regia di Nanni Garella e con le coreografie di Michela Lucenti. La novità di questa messa in scena risiede negli attori: si tratta infatti di persone con disturbi psichiatrici che attraverso il teatro hanno ritrovato la propria autonomia e un obiettivo di vita. "Per tutta la mia vita sono stata convinta di non sapere fare niente, invece a teatro qualcuno ha creduto in me e ho capito che qualcosa riesco a fare. Anche la dottoressa si è accorta che sono cambiata molto, sono molto più tranquilla e più sicura di me stessa” è la testimonianza di un’attrice della compagnia. Colpisce particolarmente la loro preparazione tecnica: hanno grande coscienza di sé e del loro corpo nello spazio, tanto da rendere impercettibile la differenza con attori professionisti.
Alcuni personaggi sono stati interpretati in modo diverso, se non addirittura completamente opposto, a quelli nel film: l’esempio più lampante è la madre di Julian che, invece di essere seriosa e autoritaria come ci aspetteremmo, è in realtà molto più simile al personaggio di Ida in termini di leggerezza e, forse, superficialità (infatti, a mio parere, l’attrice che l’ha interpretata sarebbe stata perfetta anche nel ruolo da coprotagonista).
Sempre per quanto riguarda l’interpretazione, ritengo che gli intermezzi musicali in cui si formavano dei tableaux vivants attraverso la tecnica dei calchi siano stati i momenti di massima espressione delle capacità recitative degli attori: infatti, nonostante l’assenza di parole, il senso della scena è stato comunque reso in modo chiaro. Ho personalmente partecipato ad un laboratorio di danza performativa in cui uno degli esercizi su cui abbiamo lavorato maggiormente e che abbiamo dunque messo in scena nello spettacolo finale era proprio quello dei calchi: è stato interessante scoprire come il proprio corpo e quello degli altri potesse adattarsi alle forme altrui senza doverle modificare per forza; ad ogni sessione l’occhio era come se avesse sviluppato sempre di più la capacità critica di trovare nuovi punti di contatto nel corpo altrui, creando in continuazione forme nuove e non riproducibili. È un esercizio di gruppo basato sulla consapevolezza di sé e dello spazio altrui e sulla fiducia reciproca, caratteristiche che dovrebbero essere alla base del vivere comune.
In questa opera è più coerente che mai il tema delle allucinazioni come modo per conoscere il mondo: i suoi interpreti sono i primi ad averne fatto esperienza nella vita privata, e proprio per questo assomigliano molto a Julian, di cui vediamo i sogni e i pensieri, come l’incontro con Spinoza, il quale potrebbe anche essere inteso come la personificazione della sua coscienza.
Nonostante la sua natura di tragedia arcaica, in cui si sono volutamente mantenuti la dimensione corale e il destino da eroe tragico destinato a soccombere di Julian, la pièce presenta grande contemporaneità nella percezione del mondo e nel rapporto genitore-figlio: è rimasto attuale il tema della diversità e dell’indecisione - o forse è paura di decidere? Julian è vittima e carnefice di se stesso: vede nell’inettitudine la soluzione alle pressioni del contesto in cui vive, senza rendersi conto che proprio questo suo far niente è in realtà un fare qualcosa, un prendere comunque una decisione; e come biasimarlo. Quante volte ci siamo sentiti fuori luogo? E quante volte abbiamo pensato di non essere in grado di affrontare situazioni che sul momento sembravano più grandi di noi (e forse effettivamente lo erano)? Quello che a noi, ragazzi e giovani adulti del ventunesimo secolo, ci accomuna al Julian di Pasolini e a tutti i Julian del mondo è la paura dell’incertezza e, quindi, del futuro. Fin da quando nasciamo veniamo indottrinati a intraprendere un determinato percorso, per riuscire a realizzarci nella vita: prima la scuola dell’obbligo, poi il diploma e infine la laurea; solo così ci sarà possibile essere dei vincenti nella vita.
Ma, pensandoci razionalmente, è davvero così? Purtroppo il titolo di studio non è sempre (direi anche quasi mai, ma non vorrei sembrare catastrofica) garanzia di successo nella vita, ma nonostante questo non sono ancora socialmente accettati percorsi di vita alternativi, anche quando permettono di raggiungere gli stessi obiettivi. Purtroppo c’è ancora molto, troppo, pregiudizio a riguardo, a parer mio dettato anche un po’ dall’invidia di chi invece è rimasto conforme alle aspettative sociali ottenendo simili risultati. Ma penso anche che sia un problema di ricambio generazionale: la Gen Z ha la fortuna di essere molto solidale, riusciamo a riconoscere di essere tutti sulla stessa barca (il Titanic) e di conseguenza ci sosteniamo a vicenda nei momenti di successo e realizzazione ma soprattutto in quelli di dispersione e caos. Si è molto meno giudicanti tra di noi e molto più di supporto l’un l’altro, in particolare per quanto riguarda i giudizi e le aspettative non richieste da parte degli adulti. E se solo Julian si fosse tolto quello scudo di durezza e si fosse lasciato avvicinare da Ida e in generale dai suoi coetanei, forse avrebbe capito che la diversità è quello che paradossalmente ci accomuna e ci rende unici e che non è solo nella sua condizione di incertezza.
Consiglio vivamente la partecipazione agli spettacoli della compagnia, per poter comprendere il meticoloso lavoro sui personaggi e, di conseguenza, sugli attori che avviene ad ogni spettacolo, e forse anche per sdoganare pregiudizi radicati da anni, come quello per cui i malati psichiatrici siano persone pericolose da dover emarginare dalla nostra società.
Federica Piazza, 21 anni
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