#Morti 1 giugno
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1 giugno … ricordiamo …
1 giugno … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Margit Carstensen, attrice tedesca di cinema e teatro, nota in Italia soprattutto per l’interpretazione del film Le lacrime amare nel 1972. (n.1940) 2018: William Phipps, William Edward Phipps, attore statunitense. (n. 1922) 2017: José Greci, nome d’arte di Giuseppina Greci, attrice italiana. (n. 1940) 2012: Audrey Young, attrice cinematografica americana e cantante di big band – attiva…
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#1 giugno#Audrey Young#Fausto Guerzoni#Franco Scaldati#George Martin#Giuseppina Greci#Jack Mulhall#José Greci#Leslie Howard#Liz Havilland#Lucien Guitry#Margit Carstensen#Mary Kornman#Morti 1 giugno#Richard Greene#Russell Hicks#William Phipps#Yves Saint Laurent
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🏳️⚧️Trans Day of Remembrance🏳️⚧️
Tw: v1olenc3, su1cid3, transphobia, gender disphoria
Il 20 novembre è il Trans Day of Remembrance, la giornata che dal 1999 ricorda le vittime trans* del bigottismo e della violenza transfobica della società. Non è e non dovrebbe essere solo una giornata di ricordo, di lutto, di veglie e di candele ma soprattutto un giorno di rabbia.
Secondo i dati riportati dalle associazioni nel 2022, fino ad ora, ci sono state 381 vittime di transfobia in tutto il mondo: in media, più di una persona trans* al giorno perde la vita per cause non naturali. Dal 2008 ad oggi sono morte almeno 5000 persone trans*, con un aumento dell'8% solo negli ultimi 3 anni. L'età media delle perosne trans* morte quest'anno è di 27 anni; la più giovane aveva solo 12 anni, la più anziana 59. Come ogni altro tipo di discriminazione anche quella transfobica è intrecciata a tutte le altre: il 95% di coloro che sono state uccise in tutto il mondo erano donne trans o persone trans* femminili. Il 65% erano nere o facente parte di un altro gruppo razzializzato. Nonostante questo dato sono in aumento i casi di suicidi di uomini trans o persone trans* maschili: 52 i casi dal 2015 al 2022.
Tutti questi dati sono OVVIAMENTE SOTTOSTIMATI, a causa del fatto che molto spesso queste notizie non arrivano sui giornali, uno dei modi principali con cui si è in grado di monitorare questi numeri ogni anno. Questi dati sono tragici se li si contestualizzano sul numero di persone trans* stimate nel mondo, cioè circa 1 milione, meno dell'1% della popolazione mondiale.
E l'Italia? L'Italia si piazza al primo posto in Europa per vittime di transfobia. Con il barbaro omidicio avvenuto a Roma, nel quartiere Prati, solo tre giorni fa, siamo arrivate a 11 morti nel 2022, fino a questo momento.
Non voglio parlare delle storie di vita di queste persone ma penso sia importante ricordarne i nomi, la loro età, come hanno perso questa loro vita.
Un anno fa (ma la notizia è stata condivisa solo ad ottobre 2022) ELIOS, 15 anni, si è buttato dal quarto piano di un palazzo.
MAUDIT, 29 anni, si è suicidatx il 30 marzo scorso.
CAMILLA, 43 anni, è stata ritrovata in un fiume, picchiata e fucilata.
CLOE, 58 anni, è morta suicida nel proprio camper carbonizzato, il 10 giugno. Della sua storia si è parlato molto, soprattutto perchè complice delle varie umiliazioni che ha subito, e che l'hanno portata a isolarsi per mesi e a togliersi la vita, c'era l'assessora all'istruzione leghista della regione Veneto.
SASHA, 15 anni, l'11 giugno si è lanciato dal sesto piano di casa sua.
NAOMI, 47 anni, è stata ritrovata morta in una camera d'hotel, strangolata a mani nude.
CHIARA, 19 anni, si è tolta la vita in casa un mese fa.
MORGANA, donna trans senza fissa dimora, è morta di freddo in mezzo alla strada.
Di altre due donne trans sono senza nome: una è stata investita da una macchina in tamgenziale, la seconda è precipitata da un palazzo e non è chiaro se si tratti di un suicidio o di transicidio.
3 giorni fa, il 17 novembre, è morta MARTA, 65 anni, uccisa con un'arma da taglio.
Le istituzioni italiane e i partiti politici di questo paese sono fautrici e complici della discriminazione e della follia transfobica che ha ucciso queste persone. E non parlo solo del vergognoso applauso in Parlamento per l'affossamento del discusso DDL Zan ma anche dei continui tradimenti, passi indietro e di lato, che le persone trans* e le associazioni hanno visto e subito da parte di quel blocco granitico e democristiano che il DDL Zan lo ha portato avanti. Quel blocco che ancora occupa abusivamente il nome di Sinistra, e che, non avendo più alcuna altra differenza nè motivo di conflitto con la destra post fascista che ci governa, prende come bandierina quella dei diritti civili. Troppo spesso, però, la questione dei diritti della comunità LGBTQIA+, finisce per essere inglobata totalmente in quella cis gay mentre tutto il resto della comunità, specialmente T, viene lasciato indietro, con l'identità di genere che diventa oggetto di scambio e di vergognoso compromesso politico.
Questi sono i dati che riguardano le persone uccise dalla transfobia. Non toccano però la violenza sistemica e quotidiana che le persone trans* subiscono OGNI GIORNO, in praticamente ogni ambito della loro vita: deadnaming e misgendering, la non rappresentanza, la difficoltà di trovare un posto di lavoro o una casa in affitto, le terapie riparative, l'infinito, umiliante e costosissimo percorso giuridico e burocratico per la transizione, la discriminazione continua nel sistema sanitario nazionale, l'umiliazione di unə psichiatra cis che deve decidere per te se sei trans* o meno, il bullismo nelle scuole (dove aumentano i casi di umiliazione e violenze perpetrate da3 professor3) e nelle università, l'abbandono da parte delle famiglie, gli sfratti, i licenziamenti, gli insulti per strada, i pestaggi. E infine, la morte.
E dobbiamo continuare a parlarne perché anche quello che può sembrare meno grave e meno rilevante, ad esempio le cosiddette "stronzate dei pronomi o della ə", ha un suo impatto, molto forte, sulla salute mentale e le condizioni di vita delle persone trans*, specialmente per chi soffre anche violentemente di disforia.
Nonostante la disforia di genere sia stata declassata a incongruenza di genere, passando da disturbo mentale a disturbo della sessualità, siamo ancora lì, siamo ancora delle persone malate, disturbate, patologizzate. Dobbiamo ancora subire l'umiliazione di non poter affermare noi stess3 ma di dover aspettare e pagare affinchè unə psichiatra cis ci dica chi siamo o affinchè unə giudice cis ci dica che possiamo cambiare i nostri documenti. Dobbiamo ancora aspettare anni e anni per tutto questo, per avere accesso alla cura ormonale nonostante questi farmaci siano ormai considerati SALVAVITA.
Dobbiamo spostarci lontano da casa, cambiare regione come minimo perché in molte non esistono centri per persone trans e le associazioni sono ridotte all"osso; dobbiamo aspettare anni per una qualsiasi operazione con il SSN o dobbiamo andare in qualche altro paese, sborsando decine di migliaia di euro per provare a essere quello che siamo, perché qui in pratica non esistono cliniche specializzate. Né studi, né ricerche, né corsi di aggiornamento, né preparazione medico-sanitaria di base per aiutare le persone trans* senza infliggere altra violenza. Violenza sistemica e quotidana che spinge le persone trans* all'isolamento, a non fidarsi del personale sanitario, a non andare negli ospedali, con tutte le tragiche conseguenze.
Ci vediamo porte chiuse in faccia ogni giorno. Vediamo la violenza verbale del discorso politico, la violenza noncurante nel linguaggio giornalistico e mainstream, la non rappresentanza in ogni ambito, dal politico al mediatico.
Sentiamo, leggiamo, siamo obbligat3 a dire e a comunicare i nostri deadname in ogni ambito, a vederli scritti ovunque persino il giorno dopo il nostro suicidio, fregandosene del nostro volere e del nostro dolore. Sentiamo venire declassati i problemi sul linguaggio, sui pronomi e sul neutro, come problemi di serie B per poi sentir parlare per settimane di una fascista che si proclama donna e vuole essere chiamata IL presidente.
Ci sentiamo troppo spesso tradite da quelle persone e quella comunità che dovrebbero in primis accoglierci e difenderci. Dalla discriminazione interna nelle famiglie e nelle scuole a quella intenra alla comunità LGBTQIA+, troppo spesso spaccata sulla questione identità di genere, appiattita sulle questioni esclusivamente e squisitamente cis gay.
Le stesse persone che difendono la polizia, che credono nei concetti di decoro e rispettabilità, che credono nel capitalismo e condannano l'uso della violenza da parte delle minoranze, salvo poi tirare fuori due volte l'anno i nomi di Marsha P. Johnson, di Sylvia Rivera, dell3 rivoltos3 di Stonewall.
Ci sentiamo troppo spesso tradite da quella frangia di FART, delle cosiddette femministe radicali allineate sue posizioni dei peggior fascisti, tollerate e inserite perfettamente nella comunità e negli ambienti femministi. Persone che organizzano ronde nei bagni pubblici per controllare i genitali delle persone, soggetti che ci considerano malate, che additano le donne trans come pericolosi stupratori, gli uomini trans come donne disturbate, antifemministe e misogine, le persone non binarie come creature mitologiche da evitare, l3 sportiv3 come subdole cheaters approfittatrici. Le stesse persone che ci cacciano e ci escludono dai loro spazi in nome del femminismo, le persone che credono negli slogan del "il corpo è mio e decido io", finché ovviamente sei cis.
In quanto persone trans*, fragili, rifiutate e marginalizzate subiamo ancora di più sulla nostra pelle tutte le contraddizioni, le violenze e le follie del sistema patriarcale, abilista e razzista, interconnesse con quelle del sistema economico capitalista in cui viviamo. Subiamo lo sfruttamento, la discriminazione e la povertà che ci relega nell'antico ruolo di sex workers, di senza dimora, di senza nome. Subiamo la cieca violenza razzista e delle politiche antimigratorie, quella maschilista di chi ci feticizza, ci stupr4 e ci uccide, di chi ci considera oggetti o trappole. Subiamo la violenza economica del non trovare un lavoro, di essere sfrattate, di non avere i soldi per per le visite mediche e psicologiche, per le operazioni, per le lotte burocratiche e giudiziarie. Tutte cose che peggiorano di continuo la nostra salute fisica e mentale, costringendoci a vivere una vita odiosa e odiata, soprattutto per chi soffre la disforia di genere, per chi si sente ingabbiat3 in un corpo che non è il suo, per chi lo rifiuta e vorrebbe scarnificarsi la pelle.
Le persone trans*, come il resto della comunità LGBTQIA+, hanno statisticamente più possibilità di sviluppare disturbi di ansia e depressione, autolesionismo, disturbi alimentari e dismorfia, disturbi della personalità, dissociazione e scarso senso di sè.
A tutto questo si deve il vergognosamente alto numero di suicidi di persone trans*, semplicemente un numero, di cui la società, la politica, le istituzioni non si prendono la piena e totale responsabilità. Per le persone lasciate sole, marginalizzate, razzializzate, ignorate, invisibilizzate, zittite, malmenate, uccise.
Una giornata di rabbia, quindi. Una giornata di rabbia per una società che ci ignora e continua a ignorarci.
Vogliamo poter vivere le nostre vite in libertà. Vogliamo poter decidere noi della nostra vita e del nostro corpo, senza l'intervento di persone cis che decidano per noi, senza il bisogno dell'assenso di famiglia e società. Vogliamo poter affrontare il nostro personale percorso di transizione, che non sia patologizzante e oprrimente. Vogliamo poter accedere liberamente alle terapie ormonali salvavita e agli interventi per chiunque ne senta la necessità, con un semplice consenso informato. E vogliamo dignità e rispetto per qualunque persona trans* e non binary che non vive la disforia e che non vuole ormoni o interventi, che ne vuole solo alcuni, che vorrebbe solo microdosi e semplicemente un aspetto più androgino, senza per questo venite escluse dalla comunità T, senza per questo non venire considerate valide. Vogliamo una legge che condanni la transfobia, che tuteli protegga le persone trans* dalla violenza quotidana.
Vogliamo un'educazione sessuale inclusiva nelle scuole libere dalle mani dei preti e del Vatic-Ano, vogliamo un'educazione sentimentale e alle differenze e quindi transfemminista che insegni alle nuove generazioni a rispettare ogni essere su questo pianeta e a rispettare ogni possibile variante dell'essere umano. Vogliamo corsi di formazione obbligatoria per insegnanti, per dipendenti pubblici, per il personale sanitario affinchè sappiano come approcciarsi alle persone trans*, perché possano cercare di comprendere, accettare ed aiutare nel miglior modo possibile, senza infliggere ancora inutile violenza psicologica a soggetti già portati alla fragilità emotiva. Vogliamo l'applicazione di un linguaggio inclusivo, di una rappresentazione inclusiva, politica prima che mediatica e comunque che sia scollegata dalle becere logiche di mercato del "politically correct", del rainbow washing di aziende e piattaforme che una volta l'anno si dipingono di arcobaleno per poi finanziare quotidianamente associazioni, partiti e governi che ci negano diritti civili e sociali.
Vogliamo un sistema sanitario nazionale che sia completamente pubblico e gratuito per tutt3, che venga incontro alle nostre esigenze e che non debba comportare alcun tipo di spesa per operazioni SALVAVITA. Vogliamo la fine delle politiche antimigratorie, razziste e assassine, non in nome di aziende predatrici e imprenditori avvoltoi che cercano manodopera a basso costo da sfruttare fino alla morte ma in nome della libera circolazione dei corpi e dell'abolizione dei confini. Vogliamo la messa al bando di ogni tipo di "terapia riparatrice", di ogni medic3, psicolog3 o psichiatr3 che a causa del proprio bigottismo o di una più che profana morale cattolica si accaniscono sulle persone trans* e della comunità causando sofferenze e violenze indicibili a livello psicologico e fisico. Vogliamo lə psicologə di base, in maniera completamente gratuita, vogliamo più psicologh3, psichiatr3, assistenti sociali nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle università, sui luoghi di lavoro.
Vogliamo finanziamenti veri e sostanziali per le associazioni, per i centri antiviolenza e antidiscriminazione.
Vogliamo l'aborto libero e gratuito per tutte le persone con un utero, vogliamo la fine della violenza ostetrica, la fine dei tabú, dei costi esorbitanti e delle discriminazioni legate al mondo del parto, dell'aborto, del ciclo mestruale. Vogliamo le associazioni cosiddette "pro-vita" fuori dagli ospedali pubblici, con una legge che vada oltre la 194, che garantisca tutto questo e che abolisca l'obiezione di coscienza. Vogliamo una riforma della codice della famiglia che comprenda ogni tipo di famiglia sul criterio dell'amore e del legame, slegati dall'eteronormatività e dall'esclusività monogamica e dalla dinamica di coppia. Vogliamo lo stralcio delle unioni civili in favore di un matrimonio egualitario, vogliamo una legge e una riforma seria in tema di adozioni per porre fine tutte quelle follie giudiziarie e legali a cui sono costrette le famiglie omogenitoriali.
Vogliamo la fine di un sistema abilista e "meritocratico" che premia e incensa persone privilegiate lasciando indietro l3 ultim3. Vogliamo la fine di ogni tabù riguardante la salute mentale e il suicidio. Vogliamo delle città e un mondo che siano a misura di essere umano e non di automobile, vogliamo la fine della ghettizzazione delle persone migranti e delle persone nomadi nei "campi rom" e soprattutto un mondo accessibile per le persone disabili, dalle barriere architettoniche alle cure sanitarie passando per i servizi pubblici. Vogliamo che le persone disabili non debbano essere costrette a vivere recluse in casa con tutte le nefaste conseguenze del caso, vogliamo la fine di un mondo ancora incentrato su un modello di umano basato sul maschio bianco cis etero e abile.
Vogliamo il salario minimo, vogliamo le imprese costrette a pagare l3 lavorator3 in base alle ore lavorate, vogliamo un salario che sia legato ai costi dell'inflazione. Vogliamo un reddito di base UNIVERSALE che permetta a ogni essere umano di poter accedere ai suoi bisogni primari, con la fine dello sfruttamento e del ricatto del lavoro. Vogliamo che il cibo, la casa, i prodotti di prima necessità, le cure mediche e quanto elencato fino ad ora siano considerati a tutti gli effetti delle necessità esistenziali e che in quanto tali siano garantite dalle istituzioni statali e non esclusivo privilegio di poche, sempre più poche persone ma sempre più ricche. Vogliamo una vera politica ambientalista statale e non il greenwashing delle aziende, che non sia fatta di soli incentivi che vanno ad ingrassare i portafogli delle multinazionali. Vogliamo una politica antispecista e rispettosa dell'ambiente del pianeta in cui viviamo.
Una politica che ponga fine allo sfruttamento animale e ambientale che il modello economico capitalista ha portato avanti negli ultimi duecento anni, inquinando, uccidendo e distruggendo il pianeta in nome di una crescita infinita e incontrollata e per un consumismo sfrenato e amorale. Una politica che ARRESTI i diretti responsabili del disastro climatico che come umanità stiamo vivendo a partite dai CEO delle aziende, che riconverta le suddette aziende in fabbriche e luoghi di lavoro sostenibili, a partire dalla partecipata statale di ENI, una delle venticinque aziende più inquinanti al mondo e che da decenni continua a distruggere e a sfruttare i territori africani. Vogliamo una politica ambientalista internazionale, di pressione sugli altri paesi, di interruzione di intrecci economici miliardari che devastano il Sud del Mondo, di presa di responsabilità del fenomeno migratorio legato ai cambiamenti climatici di cui noi, come Occidente, siamo i primi responsabili.
Vogliamo la fine del sistema economico capitalista neoliberista vigente che ci opprime. Vogliamo una politica internazionale di pace che invochi al disarmo mondiale e alla fine dell'impero NATO, prima organizzazione al mondo per numero di guerre causate e finanziate, a scapito di altri paesi, burattini e amici finchè il vento gira nella direzio e giusta. Vogliamo la fine dell'Italia come polveriera del Mediterraneo, con i tristi primati di vendite di armi di ogni tipo a regimi dittatoriali e fascisti.
Vogliamo questo e molto altro.
Vogliamo una VERA prevenzione al suicidio, che non passi per i vari "bonus psicologo" e che non gravi solamente sulle spalle di quelle poche associazioni senza fondi, senza personale e incapaci loro malgrado di sopperire alle richieste di aiuto.
Una vera prevenzione al suicidio che passa per tutti gli elementi elencati fino ad ora e ancora di più, per tutto quello che mi son scordata di scrivere, per tutte le necessità esistenziali degli esseri umani.
Vogliamo un mondo diverso e l'unico modo per ottenerlo è la lotta. Una lotta che sia intersezionale e quindi TRANSFEMMINISTA, ECOLOGISTA E ANTISPECISTA, ANTIRAZZISTA, ANTICAPITALISTA.
Quindi oggi incazzatevi, oggi celebrate il TDOR ovunque siate, marciate, parlate e urlate per chi non ha più voce, per chi non è più qui per marciare con voi, per chi ancora vive chiusə nei propri armadi, per chi, come me oggi, vorrebbe così tanto uscire di casa, andare alla manifestazione, abbracciare l3 mi3 compagn3 trans* e ally ma è talmente provata mentalmente da non riuscirci.
Marciate per Elios, per Maudit, per Naomi, per Camilla, per Sasha, per Cloe, per tutte le persone senza un nome. Marciate anche per chi ha tanta rabbia ma non ha più forza, marciate anche per me.
#tdor#tdor2022#trans#trans day of remembrance#tdor italy#trans italia#tdor italia#trans awareness week#transphobia#gender dysphoria#trans pride
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OGGI 24 SETTEMBRE,
ITALIANO RICORDA…
1944
SECONDA GUERRA MONDIALE
(1 SET 1939 – 2 SET 1945)
GUERRA DI LIBERAZIONE
(8 SET 1943 – 25 APR 1945)
VIENE SCIOLTO IL CIL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE E SI COSTITUISCONO I GRUPPI DA COMBATTIMENTO CHE PARTECIPERANNO ALL'OFFENSIVA FINALE
SULLA LINEA GOTICA CON LA CONSEGUENTE LIBERAZIONE DEL NORD ITALIA
NELL’APRILE 1945
Il CORPO ITALIANO di LIBERAZIONE fu una unità militare operativa dell'Esercito Cobelligerante Italiano.
Nato dopo l'ARMISTIZIO di CASSIBILE (8 settembre 1943) nel REGNO del SUD, dal 1° Raggruppamento Motorizzato, fu impiegato al fianco degli Alleati fino al settembre 1944.
Il CORPO ITALIANO di LIBERAZIONE nacque il 22 marzo 1944 come Corpo d'Armata su due unità di livello divisionale.
La prima Divisione venne creata ex novo fondendo due Brigate di Fanteria (tra cui il 1° Raggruppamento Motorizzato) con i relativi supporti; l'altra fu la 184ª Divisione Paracadutisti "Nembo", di stanza in SARDEGNA e riportata sul territorio continentale.
Il Comandante fu il Generale di Corpo d’Armata Umberto Utili.
La Grande Unità italiana venne assegnata sul FRONTE ADRIATICO alle dipendenze dell'VIII Armata britannica.
Il C.I.L. incominciò l'8 giugno 1944 l'offensiva che lo porterà a conquistare FILETTO, CANOSA SANNITA, GUARDIAGRELE, ORSOGNA e BUCCHIANICO da parte degli Alpini e Bersaglieri mentre i Paracadutisti raggiungevano CHIETI e la COSTA ADRIATICA.
Nell'estate del 1944 il C.I.L., comandato dal Generale Umberto Utili si distinse nella BATTAGLIA per la riconquista di ANCONA combattendo al fianco dell'Armata polacca.
La Divisione Paracadutisti "Nembo", normalmente di stanza in SARDEGNA, liberò la cittadina di FILOTTRANO eliminando il caposaldo tedesco e favorendo la conquista del PORTO di ANCONA da parte degli Alleati.
La BATTAGLIA di FILOTTRANO fu un'altra tappa importante della Guerra di Liberazione italiana, e vide unità del II° Corpo Polacco e il 183º Reggimento Paracadutisti "Nembo" italiano, che da lì a poco sarebbe confluito nel Gruppo di Combattimento "Folgore", contrapposti alla 71. e 278. Infanterie-Division tedesche facenti parte della 10. Armee, con il paese di FILOTTRANO punto di cerniera tra le due Divisioni tedesche e ordine di "tenere ANCONA quanto più a lungo possibile, senza farsi colpire in forma distruttiva...".
Prologo alla BATTAGLIA fu la fucilazione da parte tedesca di dieci cittadini di FILOTTRANO in risposta a un non meglio precisato attacco a colpi d'arma da fuoco a un autocarro tedesco il 30 giugno 1944.
Il 1 luglio 1944 il 15º Reggimento Ulani di Poznań, avanguardia della 5ª Divisione polacca Kresowa, attaccò l'abitato di S. BIAGIO costringendo alla reazione i tedeschi, ma il 2 luglio il loro attacco si arenò di fronte alle truppe alleate e in seguito i carristi polacchi e i Paracadutisti italiani della "Nembo" appoggiati da Guastatori proseguirono il tentativo di sfondamento in direzione di ANCONA.
Nei giorni successivi e fino al 7 luglio, il paese e le zone circostanti vennero aspramente contese dalle due parti con aspri contrattacchi di fanteria e forze corazzate, ma persi CASTELFIDARDO e OSIMO i tedeschi dovettero ritirarsi dalla zona lasciando FILOTTRANO in mano agli italiani, che entrarono in città col XIV Battaglione Paracadutisti; le perdite italiane furono di 56 morti e 231 feriti, con 59 dispersi.
A metà luglio 1944 i polacchi conquistarono ANCONA e il C.I.L. riprese il movimento verso NORD, liberando SANTA MARIA NUOVA, OSTRA VETERE, BELVEDERE OSTRENSE, PERGOLA, CASTELLEONE di SUASA, CORINALDO, CAGLI, URBINO, URBANIA.
Il 24 settembre 1944 la Grande Unità viene SCIOLTA, ma l'impegno e la volontà dimostrata convinsero gli Alleati, i quali decisero di aumentare la possibilità d'impiego dei Reparti Italiani e di assegnare nuovi equipaggiamenti, consentendo la NASCITA di sei Divisioni denominate GRUPPI di COMBATTIMENTO con le denominazioni: Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova, Cremona e Piceno che contribuirono alla VITTORIA nella Guerra di Liberazione nazionale.
I Soldati inquadrati nel CIL - Corpo Italiano di Liberazione furono gli ultimi militari italiani del Regio Esercito a indossare l'uniforme grigioverde.
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Eyes on the world #196
Nel vano tentativo di non scioglierci, entriamo nel mese di giugno.
Questa settimana non ci si è annoiati per niente, tra le novità dal fronte di Gaza alle tante (e importanti) elezioni in giro per il mondo: dall’India al Messico, fino al Sudafrica. Chiudiamo anche con due parentesi sportive decisamente degne di nota.
Non perdiamo altro tempo ed entriamo nel vivo dell’azione 👇
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: TENTATIVI DI NEGOZIATI PER CESSATE IL FUOCO E AIUTI UMANITARI. INTANTO SUL CAMPO...
1) Torniamo, come di consueto, a parlare della situazione in corso a #Gaza. Venerdì, il presidente degli Stati Uniti Joe #Biden ha presentato alla Casa Bianca una nuova proposta di cessate il fuoco nella Striscia, invitando #Hamas e i leader israeliani ad accettarla. Il piano, definito da Biden "esauriente", prevede tre fasi per un cessate il fuoco duraturo e la liberazione degli #ostaggi. La prima fase include sei settimane di cessate il fuoco, il ritiro dell'esercito israeliano dalle aree popolate, la liberazione di alcuni ostaggi da parte di Hamas e l'accesso di 600 camion di aiuti umanitari al giorno. La seconda fase prevede la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e il ritiro completo delle truppe israeliane, mentre la terza riguarda la restituzione degli ostaggi uccisi e un piano di ricostruzione della Striscia con assistenza internazionale. Biden ha sottolineato l'importanza dell'accordo e ha esortato Hamas ad accettarlo. Da subito i leader dei partiti di estrema destra nella coalizione di governo israeliana, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, hanno minacciato di dimettersi se il primo ministro #Netanyahu avesse accettato la suddetta proposta, mentre proprio il premier non ha dato alcuna risposta. Yair #Lapid, leader dell'opposizione, ha detto che avrebbe sostenuto il governo se Netanyahu avesse accettato l'accordo. Hamas ha confermato che accetterà il piano se lo farà anche Israele. C’è anche un altro negoziato in corso, riguardo l’aumento delle consegne di aiuti umanitari, ridottesi drasticamente a maggio dopo un’operazione militare israeliana a #Rafah. Un incontro al Cairo tra funzionari statunitensi ed egiziani ha cercato di riaprire il varco proprio di Rafah, essenziale per il transito degli aiuti. Israele ha riaperto il varco di Kerem Shalom, ma gli aiuti restano insufficienti a causa della logistica e delle misure di sicurezza. L’#Egitto si è rifiutato di deviare gli aiuti a Kerem Shalom finché Israele non riaprirà Rafah.
Intanto, nella notte tra il 5 e il 6 giugno, un attacco aereo israeliano ha colpito una scuola dell'#UNRWA nel campo profughi di Nuseirat, Gaza. L'esercito israeliano ha dichiarato che la scuola ospitava membri di Hamas coinvolti in un attacco del 7 ottobre, ma il ministero della Salute di Gaza ha riportato la morte di 27 civili. Ismail Al-Thawabta di Hamas ha negato la presenza di combattenti nella scuola, mentre l'esercito israeliano ha mostrato foto di miliziani nell'edificio. L'esercito ha affermato di aver preso precauzioni per evitare vittime civili. Questo attacco si inserisce in un contesto di critiche internazionali per l'alto numero di morti civili in attacchi mirati a obiettivi militari. A fine maggio, un bombardamento israeliano su Rafah ha causato 45 morti civili, portando il premier Netanyahu a definire l'attacco "un tragico errore".
🇮🇳 INDIA: AL VIA IL TERZO GOVERNO DI NARENDRA MODI, MA NON MANCANO CRITICHE E DUBBI
2) In #India si è concluso il conteggio dei voti delle elezioni per il rinnovo dei 543 membri della camera bassa del parlamento. Il Bharatiya Janata Party (#BJP) del primo ministro #NarendraModi ha vinto, ma senza ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, cosa che richiederà alleanze con altri partiti per governare. Tuttavia, la coalizione di Modi, l'Alleanza Nazionale Democratica (NDA), ha superato la soglia della maggioranza assoluta con 292 seggi, il che probabilmente garantirà a Modi un terzo mandato da primo ministro. L’ufficialità del risultato è arrivata solo oggi. La principale coalizione di opposizione, INDIA, guidata da #RahulGandhi, ha ottenuto 234 seggi. Il BJP ha perso terreno rispetto alle elezioni del 2019, dove aveva ottenuto 303 seggi, mentre l'NDA nel suo insieme ne aveva ottenuti 353. Modi aveva inizialmente puntato a ottenere 400 seggi, ma le aspettative sono state ridimensionate durante la campagna elettorale, che si è concentrata sulla crescita economica, l'importanza politica globale dell'India e la promozione delle radici induiste, mentre l'opposizione ha criticato la diseguaglianza economica e i legami di Modi con l'oligarchia industriale. Negli ultimi mesi, Modi ha adottato una retorica aggressiva contro la minoranza musulmana, sperando di consolidare il sostegno nazionalista indù, ma questa strategia potrebbe aver allontanato molti elettori, timorosi di ulteriori #repressioni. Di conseguenza, il terzo governo di Modi sarà un governo di coalizione, dipendente da partiti regionali come il Telugu Desam Party e il Janata Dal, noti per la loro instabilità e cambi di alleanza. Modi dovrà adattarsi a una gestione del potere più collegiale, necessaria in un governo di coalizione. Le elezioni, durate 44 giorni e divise in sette fasi, hanno visto la partecipazione di oltre 640 milioni di elettori. Il giuramento di Modi è previsto per domenica sera.
🇲🇽 MESSICO: VINCE CLAUDIA SHEINBAUM, PRIMA DONNA PRESIDENTE. DECINE DI CANDIDATI UCCISI
3) La campagna elettorale per le elezioni del 2 giugno in #Messico è stata una delle più violente della storia recente, con decine di candidati uccisi e centinaia aggrediti o ritirati per protezione. La violenza è attribuita alle bande criminali e ai cartelli dei #narcotrafficanti, che hanno intensificato le loro attività durante il mandato del presidente uscente Andrés Manuel López #Obrador. Questi gruppi criminali influenzano la politica locale corrompendo funzionari, condizionando il voto e minacciando o uccidendo politici avversari. Circa 100 milioni di messicani hanno votato per oltre 20mila incarichi, compresa la presidenza, nove governatori e 628 parlamentari. I narcotrafficanti hanno mirato principalmente ai funzionari locali per aumentare il controllo sul territorio. Finora, 32 candidati sono stati uccisi per motivi politici e il numero totale di vittime di attacchi politici è salito a oltre 560. In stati come Zacatecas, molti candidati si sono ritirati e altri sono stati messi sotto scorta. La violenza riflette l'aumento dell'influenza criminale in vaste aree del paese, con cartelli operativi in un quinto delle municipalità, e la situazione è peggiorata in stati come Chiapas. Il presidente López Obrador ha affrontato la questione con una politica di sviluppo sociale anziché repressione, ma i risultati sono stati deludenti. Gli omicidi durante il suo mandato sono stati 180mila, il numero più alto di sempre. A spuntarla alla fine è stata Claudia #Sheinbaum, la nuova presidente del Messico, come previsto dai sondaggi, avendo ottenuto quasi trenta punti percentuali in più della sua principale rivale, Xóchitl Gálvez. Sheinbaum, candidata di MORENA, il partito del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (AMLO), ha 61 anni, è un’ingegnera energetica ed ex sindaca di Città del Messico, dove ha lavorato per la sostenibilità ambientale e la riduzione della violenza. Entrata in politica nel 2000, è stata assessora all’Ambiente sotto López Obrador e ha contribuito alla creazione di MORENA. Sarà la prima donna presidente del Messico e dovrà affrontare sfide come l’economia, la violenza del narcotraffico e l’immigrazione. Alcuni analisti ritengono che resterà sotto l’influenza di AMLO, ma sia lei sia AMLO negano questa possibilità.
🇿🇦 PER LA PRIMA VOLTA IN 30 ANNI, L’ANC PERDE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA IN SUDAFRICA. COME MAI?
4) I primi risultati delle elezioni parlamentari in #Sudafrica indicano che l’African National Congress (#ANC), al potere dal 1994, non avrà la maggioranza assoluta per la prima volta. Dal 1994, il partito l’ha sempre ottenuta, ma il malcontento per la gestione della criminalità, la corruzione e i servizi di base ha ridotto il suo consenso. Alle elezioni del 2019 aveva ottenuto il 57,5%. Il presidente del Sudafrica, Cyril #Ramaphosa, ha annunciato che l'ANC cercherà di formare un governo di unità nazionale con i partiti di opposizione, avendo ottenuto solo il 40%. L'ANC ha 159 seggi, 42 in meno della maggioranza necessaria. La seconda forza politica, Alleanza Democratica (AD), ha ottenuto il 21,8%, mentre uMkhonto weSizwe (MK), il partito dell'ex presidente Jacob #Zuma, ha preso il 14,6%. Ramaphosa ha offerto ruoli di governo agli oppositori per garantire la sua rielezione, ma molti leader dell'opposizione hanno già rifiutato la proposta. I partiti devono trovare un accordo entro il 16 giugno, altrimenti si terranno nuove elezioni.
🎾 ROLAND GARROS: ITALIANI E ITALIANE NELLE FINALI DI TRE CATEGORIE. SINNER EROICO, MA PASSA ALCARAZ
5) Dal prossimo lunedì, Jannik #Sinner sarà al primo posto della classifica mondiale del tennis, diventando il primo italiano della storia a raggiungere tale traguardo. Questo risultato diventerà ufficiale al termine del #RolandGarros, grazie al ritiro di Novak Djokovic per un problema al ginocchio. Al momento dell’ufficialità, Sinner si era qualificato per la semifinale del torneo battendo Grigor Dimitrov e supererà Djokovic indipendentemente dal risultato delle prossime partite. In seguito, ha affrontato lo spagnolo e rivale Carlos #Alcaraz in una vera e propria battaglia, ma si è dovuto arrendere in 5 set. A gennaio, Sinner ha vinto il suo primo torneo del Grande Slam agli Australian Open e ad aprile ha raggiunto la seconda posizione mondiale, il miglior risultato di sempre per il tennis italiano. Djokovic, che deteneva il primo posto ininterrottamente da settembre, si è ritirato dal Roland Garros dopo un match difficile contro Francisco Cerundolo. Sorride anche il tennis femminile, con Jasmine #Paolini che si è qualificata per la finale del torneo francese battendo la russa Mirra Andreeva con il punteggio di 6-3, 6-1 in 1 ora e 13 minuti. È la quinta italiana a raggiungere una finale di un torneo del Grande Slam. In finale affronterà domani la polacca Iga #Swiatek, attuale numero uno del ranking mondiale, che ha sconfitto l'americana Coco Gauff. Paolini, 28 anni, è attualmente la miglior tennista italiana e con questa vittoria salirà almeno al settimo posto della classifica mondiale. Recentemente ha vinto il suo primo torneo WTA 1000 a Dubai. La stessa Paolini ha raggiunto anche la finale del doppio femminile con la connazionale Sara Errani. Non è stato da meno il doppio maschile, che vedrà Vavassori e Bolelli affrontare Pavic e Arevalo nella finale in programma domani. Comunque vadano gli ultimi atti, un incredibile (e insperato) successo per il tennis italiano.
⚽ CHAMPIONS LEAGUE: REAL INGIOCABILE, VINCE LA 15^ BATTENDO 2-0 IL BORUSSIA DORTMUND
6) Il #Real Madrid ha vinto la #Champions League battendo il #Borussia Dortmund 2-0 nella finale giocata a Wembley, Londra. È la 15esima vittoria nella storia del club, la sesta negli ultimi dieci anni. Nonostante fosse favorito, il Real Madrid ha affrontato un match equilibrato, con il Dortmund che ha mancato diverse occasioni nel primo tempo. Nella seconda frazione, il Real ha dominato fisicamente e ha segnato i gol decisivi con Daniel Carvajal e Vinícius Júnior. Il club detiene il record di vittorie in Champions League, con 15 titoli, staccando ulteriormente il #Milan, fermo a 7. L'allenatore Carlo Ancelotti, già vincitore con il Milan stesso nel 2003 e nel 2007, ha raggiunto la quinta vittoria personale in Champions League, superando Bob Paisley, Zinédine Zidane e Pep Guardiola, fermi a tre vittorie ciascuno.
Alla prossima 👋
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La stupidità del Cremlino
In un’intervista pubblicata il 5 Giugno, il buon Vladimir Putin dice testualmente: “L’Ucraina perde circa 50.000 soldati al mese”. E poi ha chiarito: “La Russia ne perde 1 ogni 5 soldati che perde l’Ucraina”. In altre parole, Putin ci ha appena confermato la cifra: 277.000 soldati russi morti. E questo riguarda le forze di cui dispone il Ministero della Difesa. Non sappiamo se si tratti di…
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Pechino
Iniziamo dicendo che il Mandarino è la lingua ufficiale di tutta la Cina.
Si trova 12 ore di volo da noi ed è 8 ore in avanti nel fuso orario.
Cosa dire per rappresentarlo meglio?
Le festività ovvio, le più importanti che si svolgono a Pechino seguono il calendario lunare tradizionale. La festa più sentita è sicuramente il Capodanno Cinese, anche detta Festa della Primavera, che cade tra la fine di giugno e la metà di febbraio e dura ben tre giorni.
Due settimane dopo la sua conclusione si tiene il Festival delle Lanterne, che è caratterizzato proprio da una grande partecipazione popolare: migliaia di persone camminano di notte per le strade di Pechino portando in mano lanterne dai colori sgargianti.
Altre due feste molto sentite sono la Giornata della Pulizia dei Sepolcri,che corrisponde alla nostra Festa dei Morti.
Il Festival di metà autunno,noto anche come Festival della Luna. La prima festa prevede la visita ai propri defunti nei cimiteri e la distruzione del “denaro fantasma”, bruciato in quanto non più utilizzabili dai defunti nell’aldilà.
La seconda festa, invece, è caratterizzata dalla condivisione dei gustosi dolci della luna (biscotti ripieni di pasta di loto) e si svolge tra settembre e ottobre. Da non perdere anche gli spettacoli teatrali e le acrobazie che si svolgono tutto l’anno.
Cosa vedere a Pochino? Dei consigli?
1) Cittá proibita
2) La grande muraglia
3 ) National museum of China
4 ) La Torre della campana e la Torre del Tamburo
5 ) Palazzo d’estate
6 ) La via Sacra delle tombe dei Ming
1 cittá proibita
Situata nel cuore di Pechino e incastonata fra i Giardini Imperiali e Prospect hill (una collina artificiale che offre una vista mozzafiato sulla stessa), la Città Proibita rappresenta uno dei palazzi imperiali meglio conservato in Cina. Questo complesso di palazzi, cortili ed edifici, costruiti e posizionati secondo un preciso schema, e ognuno con il proprio rappresenta la massima espressione dell'architettura popolare cinese.
E' stata abitata per quasi cinquecento anni esclusivamente dagli imperatori e dalle loro famiglie: dinastia Ming (1368-1644), dinastia Qing (1644-1911). La Città Proibita venne poi aperta al pubblico solo a partire dal 1949.
2 La grande muraglia
Non si trova direttamente a Pechino, ma a oltre 40 km dal centro. E' considerata uno dei più importanti simboli della tradizione popolare cinese e una delle sette meraviglie del mondo: stiamo parlando della Grande Muraglia cinese.
Inserita fra i patrimoni dell'umanità UNESCO, fu costruita in soli dieci anni dal generale Meng Tien nel 221 a.C., come linea strategica di difesa. Si estende per migliaia di chilometri, circondata dal verde della giungla: dalle montagne della Corea fino al deserto del Gobi. Conosciuta dagli occidentali solo alla fine dell'XIII secolo, grazie alle descrizioni dei primi viaggiatori, la Grande Muraglia è una tappa obbligata in un viaggio a Pechino.
3 National Museum of China
Considerato il tempio della storia e della cultura cinese, il National Museum of China è uno dei più grandi al mondo. Imponente e maestoso, racconta grazie alle tante sale e collezioni presenti all'interno, ben cinquemila anni di storia: dalle mostre di antichi e preziosi manufatti risalenti al Neolitico fino alle mostre d'arte contemporanea. Costellato da ritratti di Buddha e di Mao, questo museo è una sintesi di storia e politica, riguardanti le varie dinastie che si sono susseguite.
Alcune fra le attrattive più curiose presenti al suo interno sono: gli incisivi di un homo Erectus, l'"Uomo di Yuanmou", un vestito funerario cerimoniale in giada, risalente alla Dinastia Han, e un antico vaso in bronzo, chiamato Simuwu Ding.
4 La Torre della campana e la Torre del Tamburo
Posizionate l'una di fronte all'altra, in uno degli hutong storici, le Torri della Campana e del Tamburo rappresentano due dei simboli più importanti di Pechino. Furono erette durante la dinastia Ming e anticamente venivano utilizzate per scandire il tempo, grazie ai venticinque tamburi contenuti nella Torre del Tamburo e alla campana di bronzo nell'altra. L'alba veniva infatti annunciata dalla campana, il tramonto dal tamburo. Dopo l'abbandono della città proibita, le torri non vennero più usate per scandire il tempo, tuttavia i tamburi suonano ancora oggi per quindici minuti, quattro volte al giorno. La campana, invece, tace dal 1924.
5 palazzo d’estate
Situato a circa 15 km nord-ovest da Pechino, il Palazzo d'Estate fu costruito nel 1750, durante la dinastia Qing, come residenza estiva degli imperatori. Leggende narrano che l'imperatrice vedova Cixi ne fece per molti anni la sua dimora, dandovi luogo a eccessi e sregolatezze.
Nel 1998 è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO. Il suo giardino, che si estende su una superficie di circa 290 ettari, è una delle massime espressione dell'antica arte paesaggistica cinese ed è oggi considerato uno dei meglio conservati dell'intera Cina. Elementi centrali nella composizione del giardino sono il Lago di KunMing e la vicina Collina della Longevità. Presso questi vi è anche un vasto repertorio di architetture che comprendono edifici di notevole valore artistico.
6 La via Sacre delle tombe dei Ming
Lungo circa 7 km, a nord-ovest di Pechino, questo viale veniva percorso dal corteo funebre in occasione della morte degli imperatori. La via termina nel cimitero imperiale, costeggiato su tre lati da montagne, che custodisce al suo interno tredici mausolei: uno per ogni imperatore della dinastia Ming lì sepolto, insieme a imperatrici, concubine, principi e principesse.
All'interno del cimitero sono presenti ben 36 sculture in marmo bianco di Pechino, scolpite nel 1435: 24 animali e 12 figure umane, secondo l'antica tradizione di erigere una scultura davanti all'ingresso delle tombe imperiali, iniziata sotto la dinastia Qing. Lo scopo di ogni statua era quello di proteggere il sonno eterno degli imperatori.
Cosa mangiare di tradizionale?
Anatra alla Pechinese
Dim Sum
Jiaozi
Hot Pot
Pollo Gongbao
Spaghetti con salsa di soia
Chuan
Tang hu lu
Torta lunare (Moon Cake)
Tè cinese
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"I MORTI SONO BUONI" @alessandro.corbelli ... alcune date dello spettacolo teatrale
“I MORTI SONO BUONI” @alessandro.corbelli … alcune date dello spettacolo teatrale (Digital News 24) Sab 23/03/24Alessandro Corbelli rilascia le ultime notizie riguardo il calendario dello spettacolo teatrale “I MORTI SONO BUONI”, che andrà in scena nel mese di giugno prossimo, a partire dal 1 e 2 giugno con la città di Pesaro (capitale italiana della Cultura 2024), per proseguire con Avellino,…
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Il 70% dei sinistri mortali avviene in città. Responsabile del 90% degli incidenti è l’uomo. La tecnologia al servizio della mobilità potrà ridurre significativamente il numero delle vittime. Il Rapporto DEKRA sulla sicurezza stradale 2023, “Tecnologia e Persone”, presentato alla Camera dei Deputati, ha evidenziato quanto la tecnologia e le persone siano interconnesse nel traffico stradale e come il ruolo dell’uomo e le sue scelte siano fondamentali nel contesto urbano e cittadino. Il report ha individuato nello sviluppo della guida automatizzata una soluzione ai principali problemi stradali e, se implementata, potrà ridurre gli incidenti mortali che nel 70% dei casi avviene in città e vede fra le vittime principalmente coinvolte gli over 65. Nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati Istat relativi al periodo gennaio-giugno 2023, rispetto al 2022, sono in calo le vittime sulle autostrade (-9,7%), seguono quelle sulle strade extraurbane (-3,3%) e sulle strade urbane (-0,1%). Se da un lato, però, gli incidenti mortali sono in diminuzione, dall’altro si registra un calo molto limitato del numero degli incidenti stradali con lesioni a persone (79.124; -1%) e dei feriti (106.493; -0,9%). Inoltre, dalla recente Indagine sulla qualità della vita del 2023 dell’Università Sapienza di Roma, emerge che nel 2022 le città più sicure sono: Prato, Gorizia e Genova con rispettivamente 118, 120 e 120 tra morti e feriti per 100 incidenti stradali. Fanalino di coda sono: Foggia, Cosenza e Crotone dove i numeri salgono, nell’ordine a 176, 170 e 169. OMS: 1,3 milioni di morti ogni anno A livello internazionale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che attualmente ci siano circa 1,3 milioni di morti per incidenti stradali ogni anno. Stando ai dati pubblicati nel Rapporto DEKRA, nel 2020 nell’UE si è raggiunto il numero più basso di incidenti stradali, un valore che però nel 2022 è tornato a crescere. Il calo percentuale rispetto al 2001 si attesta, quindi, al 56%. I progetti europei, che prevedono il dimezzamento del numero di vittime sulle strade nell’UE entro il 2030 e la possibilità di eliminare completamente i decessi entro il 2050, sono finalità ancora lontane dall’essere raggiunte. Uomo responsabile del 90% degli incidenti Secondo il Rapporto DEKRA, l’uomo è responsabile di oltre il 90% degli incidenti e per questo l’industria automobilistica sta puntando, ormai da anni, su sistemi di assistenza alla guida in grado di riconoscere tempestivamente situazioni critiche del traffico o modalità di guida non sicure. Il continuo miglioramento della tecnologia (sensori, automazione, digitalizzazione) rappresenta una valida opportunità per ridurre significativamente il numero di incidenti tra veicoli a motore e utenti stradali vulnerabili. Ciò nonostante, così come evidenzia il report, rimane l’essere umano con i suoi comportamenti al volante e la sua condotta l’attore principale di una sana sicurezza stradale. Obiettivo “Vision Zero” È necessario prestare particolare attenzione alle zone urbane e alle persone di età superiore ai 65 anni. Il 70% circa di tutti gli incidenti mortali di pedoni, ad esempio, si verifica nei centri urbani. Quasi la metà di tutte le vittime di incidenti stradali nell’UE rientra nella fascia di età superiore ai 65 anni, anche se la loro percentuale sulla popolazione totale nel 2021 era del 21% circa. Nel 99% di tutti gli incidenti stradali, che hanno interessato pedoni con lesioni mortali registrati nell’UE, erano coinvolte autovetture. Nell’ottica della “Vision Zero”, perseguita anche a livello internazionale, si chiede di sfruttare al meglio il potenziale a disposizione per migliorare ulteriormente la sicurezza stradale. Il rapporto fra uomo e tecnologia, in questo caso, può essere una componente essenziale per il raggiungimento di tali obiettivi. Assistenza alla guida e sistemi automatizzati La tecnologia e, in particolare, i sistemi di guida automatizzati e connessi svolgono un ruolo importante.
Dotando i veicoli di sistemi di assistenza specifici e rendendoli in grado di comunicare reciprocamente, è possibile individuare tempestivamente le situazioni di pericolo ed evitare gli incidenti o almeno limitarne le conseguenze. Tuttavia, i sistemi di assistenza non esonerano i conducenti dalle loro responsabilità. In fondo, scegliere di adottare una condotta responsabile o meno fa sempre parte delle determinazioni della persona. Sebbene la tecnologia sia molto utile, il Rapporto DEKRA sottolinea come sia necessario accertarsi che essa non finisca per distrarre o stressare eccessivamente chi è alla guida. Il prerequisito fondamentale per l’utilizzo dei sistemi di assistenza è, quindi, che essi siano facilmente fruibili da parte di tutti gli utenti. Investire sul cambiamento Le misure dell’UE per la sicurezza stradale 2020-2030 evidenziano come le politiche sulla mobilità devono adeguarsi ai cambiamenti in atto, per affrontare le sfide e le nuove opportunità come la trasformazione dei modelli di mobilità, la connettività e l’automazione. Anche se i progressi sono troppo lenti, l’Europa non intende rallentare, ma garantire che sulle strade viaggino solo tecnologie sicure. L’obiettivo è quello di assicurare il massimo livello di sicurezza e un processo normativo uniforme. La creazione di un assetto di regole dell’UE per i veicoli automatizzati rafforzerebbe la competitività globale delle case automobilistiche europee. La guida connessa e automatizzata ha un grande potenziale e la volontà nell’Unione Europea è quella di lavorare velocemente per creare le giuste condizioni per il suo sviluppo. Per Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati: «Quello della sicurezza stradale è un tema di prioritaria importanza, in relazione al quale l'attenzione del Parlamento è particolarmente alta. Lo dimostra il recente avvio, nella IX Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, dell'esame della proposta governativa di riforma del Codice della Strada. In base agli ultimi dati presenti nella Relazione illustrativa al disegno di legge si evidenzia come nel 2022 i livelli d'incidentalità nel nostro Paese siano rimasti elevati. Credo che molto possa e debba essere fatto per aumentare la sicurezza e prevenire gli incidenti, anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie. Occorre, inoltre, promuovere e diffondere la cultura della responsabilità, per accrescere la consapevolezza circa i rischi alla guida». Secondo Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: «Il tema della sicurezza stradale è tra le priorità del mio dicastero. In questi giorni è in discussione alla Camera il Disegno di Legge per la modifica del Codice della Strada e conto che entro la fine dell’anno almeno un ramo del Parlamento lo approverà. Dalle ultime indagini è stato confermato che la distrazione al telefono è tra le principali cause di incidentalità. In questo senso, ho deciso di intervenire con strumenti deterrenti più che con sanzioni. Per quanto riguarda la mobilità a due ruote, nello specifico per i monopattini, prevediamo a tutela di tutti, l’utilizzo del casco, della targa e dell’assicurazione. Nei prossimi anni, vorremmo inoltre destinare fondi del MIT per la manutenzione delle strade provinciali e comunali e per la sostituzione di guardrail innovativi. La sicurezza stradale è una questione complessa che va affrontata anche con l’aiuto di realtà private importanti come DEKRA Italia così da raggiungere l’obiettivo di rendere le strade più sicure». Galeazzo Bignami, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha osservato che: «Nell’evoluzione dei Rapporti DEKRA registriamo questa significativa attenzione verso le nuove frontiere della sicurezza e quest’anno, in particolare, sul tema della sinergia fra uomo e tecnologia. I dati che si evincono dal Rapporto fotografano una certa diffidenza verso l’utilizzo della guida assistita e degli altri sistemi tecnologici. È altrettanto interessante il fatto che circa due intervistati su tre dichiarino che la provenienza di questi strumenti sia per loro indicativa.
L'esigenza di una performance da parte dei Paesi produttori e la ricerca della qualità è un aspetto che l'Europa deve continuare a salvaguardare. Il Rapporto, inoltre pone anche il tema della formazione, soprattutto con riferimento agli anziani, molti dei quali restano refrattari all’utilizzo di tali strumenti». Francesco Paolo Sisto, Viceministro della Giustizia, ha sottolineato che: «Il Rapporto ci mette di fronte a fenomeni che richiamano la coscienza di tutti. Il diritto tuttavia non basta, incrementare le pene neanche. Le tecnologie aiutano il conducente a essere attento e a rispettare le regole, al contempo, si richiede un percorso formativo partendo dalla più tenera età. Qualsiasi forma di cultura si trasforma in una maggiore probabilità di legalità. Il sistema deve quindi mettere insieme diversi fattori: l’educazione, anche familiare, e infine la prevenzione che non è una vacua applicazione di regole ma richiede l’attenzione di ciascuno. Senza questo, non c’è norma, investimento o sanzione che possa bastare». Toni Purcaro, Executive Vice President di DEKRA Group e Presidente di DEKRA Italia, ha dichiarato che: «Il Rapporto DEKRA 2023 evidenzia la profonda interconnessione fra l’uomo e la tecnologia, oggi essenziale nella sicurezza stradale. Come sottolinea la ricerca, il 90% degli incidenti, purtroppo, è causato dall’errore umano e, pertanto, è necessario implementare sistemi di assistenza alla guida in grado di riconoscere tempestivamente situazioni critiche. Pur essendo l’uomo con la sua condotta determinante nella sicurezza stradale, appare imprescindibile puntare sull’innovazione tecnologica in grado di supportare in modo efficace i soggetti coinvolti nella circolazione stradale e raggiungere così l’ambizioso obiettivo ‘Vision Zero’ di eliminare del tutto le vittime della strada entro il 2050». Filiberto Mastrapasqua, Direttore del Servizio Polizia Stradale delegato dal Capo della Polizia Prefetto Vittorio Pisani, ha rilevato che: «La sicurezza stradale è una delle voci più rilevanti delle agende istituzionali degli Stati membri dell’Unione europea. Molti passi in avanti sono stati fatti ma siamo ancora molto lontani dall’obiettivo del Piano nazionale sulla sicurezza stradale, cioè da una riduzione delle vittime del 50% entro il 2030 a zero morti sulle strade nel 2050. Occorre un cambiamento culturale che consideri la guida un’attività complessa. I tempi dettati dall’agenda internazionale non sembrano compatibili con l’applicazione della guida autonoma, in grado sulla carta di abbattere gli indici di incidentalità. La cultura della guida sicura deve diventare un valore comune e la sicurezza stradale un impegno corale, in un’ottica di sicurezza partecipata. L’attività della Polizia Stradale non si ferma all’azione di prevenzione e repressione delle condotte, ma si sviluppa anche nell’area della comunicazione e formazione, in particolare per sensibilizzare le giovani generazioni». Eugenio Patanè, Assessore alla Mobilità delegato dal Sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, ha dichiarato che: «I dati del Rapporto riguardanti gli incidenti stradali non fotografano soltanto numeri ma persone che devono restare al centro dei nostri interventi. Ragionare e discutere di soluzioni sulla base di dati oggettivi che vengono portati alla nostra attenzione è il modo più adeguato per tentare di fare dei passi in avanti in questo settore molto complesso e drammaticamente all’attenzione dell’opinione pubblica quotidianamente. Il nostro compito come amministratori è quello di comprendere i fenomeni, rilevare dove si verificano gli incidenti e qual è il costo sociale, isolando i cosiddetti Blackpoint. Il tema sicurezza deve essere sempre più legato alle politiche sulla mobilità, incentivando la riduzione dei veicoli in circolazione, investendo sulle infrastrutture e sull’informazione, sull’educazione e sulla formazione nelle scuole». Per Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza delegato dal Sindaco di Milano Giuseppe
Sala: «Stiamo lavorando per intervenire sulle regole, sulle infrastrutture e sui comportamenti dei guidatori, per prevenire gli incidenti e rafforzare la sicurezza stradale. La distrazione alla guida resta una delle maggiori cause di incidenti, pertanto abbiamo incentivato l'installazione di telecamere per monitorare le infrazioni e indurre un cambiamento dei comportamenti dei cittadini attraverso l'attività sanzionatoria. Urgono, al contempo, modifiche strutturali anche attraverso l'innovazione nel campo della segnaletica stradale e l'introduzione degli autovelox per incentivare l'automobilista a ridurre la velocità nelle zone abitate. Stiamo intervenendo, infine, nelle scuole promuovendo il dialogo con gli adolescenti per implementare la formazione». Angelo Sticchi Damiani, Presidente ACI invece ha dichiarato che: «È necessario, in primo luogo, individuare percorsi formativi adeguati per rafforzare la sicurezza stradale. Nel nostro Paese, inoltre, circolano auto troppo vecchie, con più di dieci anni di immatricolazione. Si tratta di un problema economico, sociale e ambientale che aumenta il rischio di incidenti e che, pertanto, deve essere affrontato con misure strutturali». Hanno preso parte all’evento: Elisabetta Oliveri, Presidente Autostrade per l’Italia; Antonio Ragonesi, Responsabile dell’Area Sicurezza e legalità di ANCI; Roberto Mastrangelo, Responsabile Gestione Rete Anas. La presentazione del Rapporto DEKRA si è svoltanell’ambito degli eventi organizzati in occasione della Giornata mondiale in memoria delle Vittime della Strada,istituita dall’ONU,volta a promuovere una campagna per la prevenzione degli incidenti mortali e con lesioni gravi e rendere omaggio alle squadre di emergenza, alle forze dell’ordine e agli operatori sanitari. L’ufficio stampa dell’evento è stato curato da Ital Communications di Attilio Lombardi.
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Pia Klemp
Non vedo il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista.
Pia Klemp è l’attivista capitana della Louise Michel, nave che soccorre le persone migranti in difficoltà nel Mar Mediterraneo.
Precedentemente aveva lavorato sulla Iuventa e sulla Sea-Watch 3.
Nata il 10 ottobre 1983 a Bonn, in Germania, ha studiato biologia marina e partecipato a diversi progetti di conservazione della natura in Germania, Tailandia e Indonesia.
Nel 2011 è entrata a far parte dell’organizzazione per la conservazione della fauna marina Sea Shepherd dove ha ricoperto varie posizioni a bordo delle sue navi prima di ottenere la licenza di capitana. In sei anni ha preso parte a numerose missioni tra cui le Operazioni Relentless e Milagro.
Il 9 giugno 2015 ha fondato l’organizzazione Aquascope eV, per sviluppare e utilizzare tecnologie di sorveglianza per contrastare la pesca illegale e non regolamentata.
Nel 2017 è passata alle operazioni di salvataggio delle navi nel Mar Mediterraneo, comandando la Iuventa dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet in due missioni, fino a quando la nave è stata sequestrata dalle autorità italiane il 2 agosto 2017 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e collaborazione con i trafficanti di esseri umani. Il procedimento è ancora in fase dell’udienza preliminare e Pia Klemp rischia una condanna a 20 anni di carcere.
Da novembre 2017 è stata responsabile delle prime quattro missioni di salvataggio della Sea-Watch 3 a cui, le autorità maltesi hanno impedito di lasciare i loro porti da giugno a ottobre 2018.
Ha scritto diversi libri su viaggi, salvataggi e morti in mare.
Il 1 marzo 2019 ha ricevuto il Clara Zetkin Women’s Award. Il 10 maggio 2019, insieme all’equipaggio della Iuventa è stata insignita del Premio svizzero Paul Grüninger. Nel luglio dello stesso anno, era stata insignita, insieme a Carola Rackete, della Medaglia Grand Vermeil, il massimo riconoscimento della Città di Parigi, per aver salvato le persone migranti in mare, come simboli della solidarietà per il rispetto della vita umana. Pia Klemp ha rifiutato il premio, rilasciando una dichiarazione in cui criticava il governo parigino per le proprie azioni in un comunicato rivolto alla sindaca socialista Anne Hidalgo, in cui ha sostenuto: mi volete decorare per la mia azione di solidarietà nel Mar Mediterraneo, mentre la vostra polizia ruba le coperte delle persone costrette a vivere per strada, mentre sopprimete le manifestazioni e criminalizzate le persone che difendono il diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. Sono sicura che non sarà sorpresa del mio diniego. Ciò di cui abbiamo bisogno sono libertà e diritti. Non sentiamo la necessità di “ipocriti onori” ma di giustizia sociale.
Le è stata anche dedicata una canzone da un gruppo rock tedesco dal titolo Ein Mensch mehr auf dem Meer (Un altro essere umano in mare) interpretata da diversi artisti e artiste per sostenere il suo processo e a tale scopo, è stata creata anche una birra, chiamata ” Pia-Bier ” nella sua città natale di Bonn.
Poco tempo dopo l’artista e attivista britannico Banksy ha deciso di finanziarle l’acquisto di una nave che porta il nome dell’anarchica femminista francese Louise Michel, di cui è diventata comandante. La prima missione è partita in gran segreto da un porto spagnolo, nell’agosto 2020.
Dipinta di rosa acceso e con un’opera d’arte firmata da Banksy raffigurante una giovane ragazza avvolta in giubbotto di salvataggio con una boa di sicurezza a forma di cuore, la nave di 31 metri, è più piccola ma molto più veloce delle altre imbarcazioni di soccorso appartenenti alle ONG. Un progetto femminista che vede una squadra composta da sole donne che hanno già prestato servizio di soccorso in operazioni di recupero.
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Covid, Gimbe: “Il virus torna a correre, casi quintuplicati e morti raddoppiati in 1 mese”
Dopo circa due mesi di sostanziale stabilità del numero dei nuovi casi settimanali di Covid19 – che tra metà giugno e metà agosto hanno oscillato tra 3.446 e 6.188 – da 4 settimane consecutive si rileva una progressiva ripresa della circolazione virale. Infatti, dalla settimana 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali è quasi quintuplicato, passando da 5.889 a…
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7 set 2023 07:56
USTICA, GHEDDAFI DEVE MORIRE (COSÌ IMPARA A ESPROPRIARE IL PETROLIO TOTAL) - IL RACCONTO DEL SUPERTESTIMONE A PURGATORI, NEL 2013: DUE MIRAGE FRANCESI VIOLANO LO SPAZIO AEREO ITALIANO, SONO ALL’INSEGUIMENTO DEL MIG LIBICO (MA GHEDDAFI NON C’ERA, ERA STATO AVVISATO DAI NOSTRI SERVIZI). UN CACCIA ITALIANO SI ALZA IN VOLO E LI INTERCETTA. QUANDO PARTE IL MISSILE FRANCESE IL MIG SI NASCONDE SOTTO LA PANCIA DEL DC9 ITAVIA, ED È STRAGE – SUL DUELLO AEREO TRA DUE PAESI DELLA NATO, SCENDE IL SILENZIO - I DUE PILOTI DEL CACCIA SONO MORTI NELL’INCIDENTE DELLE FRECCE TRICOLORI A RAMSTEIN NEL 1986…
1 - STRAGE USTICA, IL SUPERTESTIMONE NELLA SALA OPERATIVA: "ECCO COSA SUCCESSE CON IL MIG LIBICO, I DUE MIRAGE E IL TOMCAT"
Andrea Purgatori per www.huffingtonpost.it - articolo del 23 ottobre 2013
“Fu all’inizio degli anni Ottanta. Una domenica in cui giocava l’Italia. Partii da Roma armato, con una scorta armata, e questo documento classificato segretissimo nella cartella.
Una relazione completa sulla strage di Ustica che doveva essere controfirmata dal ministro della Difesa Giovanni Spadolini e trasmessa urgentemente al presidente del Consiglio Bettino Craxi. Arrivai alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, da lì una gazzella dei carabinieri mi portò nella sua residenza a Pian dei Giullari.
Spadolini mi ricevette in biblioteca, indossava una vestaglia da camera rossa. Mi conosceva bene, lavoravo già da qualche anno nella sua segretaria particolare, mi chiamava per nome. Gli consegnai il documento. Lui si sedette, cominciò a leggere.
Erano sette o otto pagine: il resoconto dettagliato di ciò che era accaduto quella sera, con allegate alcune carte del Sismi, il servizio segreto militare. Si parlava di due Mirage, di un Tomcat, si parlava del Mig. Mi resi subito conto che quello che c’era scritto non gli piaceva, scuoteva la testa. Finché a un certo punto sbattè un pugno sulla scrivania. Era infuriato. Ricordati, Giuseppe - mi disse - non c’è cosa più schifosa di quando i generali si mettono a fare i politici. Ma alla fine, controvoglia, firmò”.
Il maresciallo Giuseppe Dioguardi oggi ha 53 anni, ha prestato servizio in Aeronautica fino al 2008. Alla scadenza del suo nullaosta di segretezza, il Cosmic, che è il livello più alto, è stato ascoltato da Maria Monteleone ed Erminio Amelio, i due magistrati della Procura di Roma che indagano sulla strage di Ustica. Parte dell’interrogatorio è ancora secretato, ma il maresciallo ha accettato lo stesso di raccontare quello che sa. E sa molto.
Nei 33 anni che ha trascorso nell’arma azzurra e alla Difesa, in posizioni di estrema responsabilità e delicatezza, un filo rosso lo ha tenuto sempre agganciato, spesso da supertestimone, a questa storia. Fin da quella sera del 27 giugno 1980, quando si trovò nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano. Esattamente negli istanti in cui il DC9 Itavia veniva abbattuto nel cielo di Ustica.
Come mai quella sera lei era nella sala operativa della Prima Regione aerea?
“Per puro caso, ero andato a trovare un collega di turno”.
Quindi, seguì tutto in diretta?
“Sì, fin dalla prima comunicazione della base radar di Monte Venda���.
Che cosa sentì?
“Rimbalzavano notizie confuse. Non si capiva cosa era successo, dicevano che un aereo era stato abbattuto. C’era molta tensione. E appena l’ufficiale di servizio comunicò quello che stava succedendo al comandante della Regione aerea, che all’epoca era il generale Mura, il Centro operativo dello Stato Maggiore da Roma alzò il livello d’allarme al grado più alto in tutte le basi italiane”.
Cosa che non accade per un semplice incidente aereo.
“No. Quel tipo d’allarme scatta solo se c’è un pericolo concreto per la sicurezza del Paese. Che so, un attacco a una base o una minaccia dall’esterno al nostro spazio aereo. Per capirci, lo stesso allarme del giorno dei missili libici su Lampedusa o della notte di Sigonella”.
Dalla prima comunicazione all’allarme quanto tempo trascorse?
“In quella situazione, la sala operativa della Regione aerea aveva un tempo massimo di cinque minuti per avvertire Roma. Faccia lei i conti”.
Che altro fece il generale Mura?
“Chiese a chi non era in servizio di uscire subito dalla sala. Poi la mattina dopo, al circolo, mi chiamò e mi disse che bisognava stare sereni e tranquilli, che purtroppo erano situazioni che potevano capitare e che stavano cercando di capire chi aveva provocato cosa”.
Le comunicazioni che ascoltò erano telefoniche?
“Certo. Ma dallo Stato Maggiore di Roma arrivarono anche messaggi classificati che vennero decrittati e letti”.
Cerchi di essere più preciso.
“Non posso, i dettagli sono nelle parti dell’interrogatorio secretate dai magistrati. Diciamo che la confusione era provocata dal fatto che si sapeva che c’erano dei caccia in volo ma non la nazionalità, né la provenienza o la direzione. E comunque, un allarme c’era già prima dell’abbattimento…”.
Chi lo aveva lanciato?
“I due piloti che poi sono morti nell’incidente delle Frecce tricolori a Ramstein nel 1986, Nutarelli e Naldini. Loro hanno incrociato il DC9 tra Bologna e Firenze e hanno visto quello che si muoveva intorno al velivolo civile… loro sono rientrati alla base di Grosseto segnalando il pericolo con la formula da manuale, attivando il microfono senza parlare. E tutte le sale operative delle tre regioni aeree, che sono collegate da una linea diretta, stavano cercando di capire. La fase più concitata è andata avanti per circa un’ora e mezza e l’allarme massimo è stato tolto solo dopo sette, otto ore”.
I radaristi militari di Ciampino hanno dichiarato negli interrogatori di aver visto dei caccia americani, hanno addirittura chiamato l’ambasciata per sapere qualcosa da loro.
“Nella relazione del Sismi controfirmata da Spadolini si parlava di due Mirage, e all’epoca quei caccia li avevano solo i francesi, e di un Tomcat, che era un caccia imbarcato sulle portaerei americane”.
Possibile che nessuno dei nostri radar, ad eccezione di Ciampino, li avesse visti e identificati?
“Mettiamola in questo modo. Quella sera c’erano dei siti radar aperti, che nel giro di due o tre anni da quell’evento sono stati chiusi, ufficialmente per un riordino interno. Uno addirittura dopo sei mesi. E chi ha indagato nella prima fase di questa inchiesta, o non ha saputo cercare i nastri radar giusti o non li ha voluti trovare”.
Ma quella notte, dopo la confusione, si capì come erano andate le cose.
“Le dico di più. La mattina dopo, al circolo ufficiali, parlavano tutti dell’abbattimento. E siccome era un sabato, chi stava lì c’era perché aveva lavorato tutta la notte nella sala operativa o nei centri dove passavano le comunicazioni classificate”.
Si parlava di aerei italiani coinvolti, a parte l’F-104 di Nutarelli e Naldini?
“No. E il loro coinvolgimento fu molto preciso. Vedere un caccia militare sotto la pancia di un aereo civile non è una cosa normale”.
Se per giunta non è italiano…
“Il modello non era italiano. E quando non ci sono nemmeno coccarde che lo identifichino, fai fatica a non sganciare il pulsante d’allarme”.
Si fa fatica anche a non credere che almeno una base radar lo abbia visto entrare nel nostro spazio aereo.
“Probabilmente, lo hanno visto”.
E cancellato…
“Probabilmente”.
Ma nessuno lo ha mai confessato.
“Gliel’ho detto. Se eri un militare e avevi a che fare con un documento o un’informazione a qualunque livello di segretezza, da riservato a segretissimo a top secret che sia per quelli Nato, e le rivelavi rischiavi fino a venti anni di reclusione. Ora la norma è cambiata. Ma allora era così. E guardi, non sono state le minacce o gli ordini dei superiori, che pure ci sono stati, a tappare la bocca ai militari. Era la paura di andare in galera. Ma la gente sapeva, e le carte c’erano”.
E sono sparite per sempre, queste carte?
“Io ho spiegato ai giudici che ogni documento ha una vita. Molti sono stati distrutti ma molti esistono ancora. Bisogna saperli cercare. Prenda il giudice Priore. E’ arrivato a cinque centimetri dalla verità, ma non ha trovato la pistola fumante. I suoi finanzieri non sono potuti entrare nelle segreterie speciali o nelle stanze o nei depositi dove c’erano le carte classificate, perché ci vogliono dei permessi che un magistrato non può dare.
E se ci fossero entrati, non avrebbero saputo cosa cercare e come. Un registro di protocollo classificato non si distrugge mai nella vita. Ma bisogna trovarlo e poi saperlo leggere. E adesso prenda me. Dopo Milano sono stato otto anni a Roma nella segreteria particolare di sei ministri della Difesa, poi a Bari alla Terza regione aerea, sempre col nullaosta di sicurezza Cosmic che al mio livello in Italia avevamo solo in ventiquattro. Priore ha chiesto di interrogare i componenti della segreteria speciale ma il mio nome non è mai stato inserito nell’elenco che gli ha fornito l’Aeronautica. Sarà un caso?”.
Torniamo a Spadolini, a quella relazione segreta e alla sua sfuriata.
“Era fuori di sé. Prima di firmare fece anche una telefonata, a cui però io non ho assistito”.
Ce l’aveva coi generali perché cercavano di giustificare politicamente quello che era successo?
“C’era un tentativo di girare le carte. D’altra parte anche De Michelis parlò di carte sopra il tavolo e carte sotto il tavolo. All’epoca i generali di squadra aerea erano solo tredici e ciascuno di loro aveva una linea telefonica diretta con un apparecchio cripitato che comunicava con le altre dodici, una specie di teleconferenza via Skype ante litteram. Qualunque decisione dovevano prendere e presero, lo fecero insieme, in tempo reale”.
Mai nessuno fuori dal coro?
“Il generale Moneta Caglio. Era un giorno di Pasqua. Vado a Roma a discutere questa faccenda, mi disse. Prese la macchina, andò a casa del capo di stato maggiore, ci fu una lite violentissima e lo misero in pensione con un anno d’anticipo”.
Non condivideva la linea sulla strage di Ustica?
“Esatto. Chi ha gestito questa storia, chi era in determinati posti di comando e controllo, ha fatto carriere inimmaginabili. Generali che sono diventati capi di stato maggiore e sottufficiali che hanno avuto trasferimenti lampo in sedi dove c’era una lista d’attesa di quindici anni. Chi ha imbrogliato non è stata l’Aeronautica. È stato un numero ben preciso e ristretto di persone dentro l’Aeronautica. Gli altri ci hanno solo rimesso”.
Oppure sono morti.
“Oppure. L’ultimo in ordine di tempo è stato il generale Scarpa. Tre anni fa”.
Trovato nella sua casa di Bari con la faccia tumefatta e una ferita alla testa.
“Esatto”.
Aveva avuto a che fare con questa storia?
“Diciamo che ci si era trovato vicino”.
Quando i piloti Nutarelli e Naldini sono morti nell’incidente di Ramstein, nessuno di voi si è fatto qualche domanda?
“Come devo risponderle?”.
Non lo so. Ha fatto un sospiro.
“Ecco. Ma mica è l’unico fatto strano”.
Per esempio?
“Nessuno si chiede mai nulla sul povero generale Giorgieri”.
È stato ucciso dalle Brigate Rosse.
“Era uno dei tredici generali di squadra, che erano tutti collegati fra loro. Era anche uno dei pochi che non aveva la scorta”.
In quelle pagine che hanno fatto infuriare Spadolini si parlava anche del Mig.
“Era collegato”.
Perché anni dopo, terminata la sua audizione in Commissione stragi, disse: “Scoprite il giallo del Mig e troverete la verità su Ustica”.
“E’ così. Glielo confermo al cento per cento”.
Di quella relazione non si è saputo mai nulla. Sparita.
“Finchè sono rimasto al ministero della Difesa a Palazzo Baracchini, una copia di quella relazione c’è sempre stata. E so da amici comuni che fu conservata per molto tempo anche dopo il 1988. Quando fui trasferito alla segreteria del comandante della Terza regione aerea a Bari e poi alla segreteria speciale del comandante di regione, anche nelle loro casseforti c’erano documenti su Ustica. Noi potevamo vederli, leggerli, avevamo il nullaosta giusto”.
Noi chi, scusi?
“Noi della segreteria speciale, eravamo in otto e non dipendevamo da nessuno. La sera del 27 giugno, due di noi si trovavano a Monte Scuro, sulla Sila. Dove poi furono rimandati il 18 luglio a vedere ufficialmente i resti del Mig che avevano già visto segretamente il 27 giugno”.
Quella sera in cielo il Mig se l’erano perso o no?
(pausa) “Non lo so”.
Però seppero subito dove era caduto.
(pausa) “Non lo so”.
I magistrati le hanno chiesto perché ha aspettato tutti questi anni per raccontare quello che sa?
“Certo. Lo dico anche a lei. Primo. Perché nel 2010 è scaduto il mio nullaosta di sicurezza e mi sono sentito finalmente una persona libera. Secondo. Perché in tutti questi anni, ogni volta che mi parlavano di Ustica mi sono sentito una merda”.
2 -L’INCIDENTE DI RAMSTEIN
Estratto dell’articolo di Giuseppe Asta e Antonio Bonanata per www.rainews.it – articolo del 2 settembre 2023
[…] Mario Naldini e Ivo Nutarelli erano due piloti dell’Aeronautica, in servizio presso la base di Grosseto e in volo la sera del 27 giugno 1980. Lanciarono l’allarme di emergenza generale. La loro testimonianza, prevista dall’inchiesta di Priore, avrebbe quindi fornito utili elementi per far luce su quello che accadde nei cieli del Tirreno la sera del disastro.
Oltretutto, i due piloti – che viaggiavano insieme su un F-104 Lockheed – avrebbero potuto offrire un’utile testimonianza in relazione alle dichiarazioni del loro allievo e collega, Algo Giannelli, in volo la sera del 27 giugno su un altro F-104 e apparso, a detta di Priore, “sempre terrorizzato”. Nutarelli e Naldini restarono vittime di un tragico incidente nella base aerea militare di Ramstein, in Germania, scontrandosi in volo a bordo dei rispettivi velivoli. […]
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C'È CHI DICE NO! Se tutti parlassero solo di quello che conoscono sarebbe molto meglio. N°1 della spedizione in Afghanistan. N°1 della spedizione in Iraq. A capo della Folgore. A capo del Col Moschin. N°2 del Comando interforze contro l'Isis! Nel capitolo dove si parla di multiculturalismo si dichiara contrario alla cancel culture ma, della italianissima Egonu, dice solo che non è un canone di italianità. Qualcuno ha abbaiato di presunta mitomania dicendo che si sente Napoleone, invece, Vanacci ha scritto che: "rispetto tutte le culture ma non le sostituirei alla nostra che considero un dono, e, illudendomi un po' penso che nelle nostre vene scorra un po' di storia di Enea, Giulio Cesare, Leonardo". La proposta di ergastolo per omofobia nasce dalla affermazione che "esista ciò che è normale, naturale, comune e condiviso. La normalità c'è e non è né buona né cattiva. L'omosessualità attiene all'area privata ed è una scelta non sindacabile ma la tutela dei diritti della minoranza non può diventare maggioranza!" Qualcosa non mi tornava. La velocità della Scomunica del Cardinale Crosetto era sospetta. E come sempre... Segui i soldi e capisci. Nel giugno 2020 il Generale Roberto Vannacci ha personalmente depositato un esposto alla Procura Militare di Roma per "gravi e ripetute omissioni della tutela della salute e della sicurezza dei soldati in Iraq dovute anche all'esposizione ad uranio impoverito (tra 300 e 450 tonnellate di munizioni) pur essendo di pubblico dominio la pericolosità, sin dalla guerra dei Balcani". A causa di leucemie, linfomi e tumori vari parliamo, negli anni, di 7600 malati gravi e di 375 morti. Per ora. Ma lui non ha taciuto ed ha denunciato: "Non posso tutelare i soldati!" Crosetto negli anni ha guadagnato milioni in consulenze da Leonardo, Fincantieri e da altre società del settore bellico. D'Alema aveva concordato un success fee per fare comprare alla Colombia oltre 4 miliardi di armi da Leonardo e Fincantieri. Ai tempi della guerra dei Balcani tra il 1998 e 1999 il Vice Presidente del Consiglio con delega ai Servizi Segreti era la stessa persona che dal 1999 al 2001 diventò Ministro della Difesa... ed era Sergio Mattarella. Ma sicuramente era un caso di omonimia. Mi sembrava strano che qualche diversamente etero, offeso, avesse preso a borsettate Crosetto. Quando poi i giornalettai stercorari, all'unisono, fanno tutti gli stessi commenti ideologizzati... è sempre quello che sembra! Onore al Generale ed un abbraccio a chi legge (davvero), si documenta, capisce, confronta e dubita. Ma avendo sempre una sua idea.
Gianni Torri (Facebook).
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«Al mio funerale potrete venire solo se felici»
La mattina di sabato, il giovane salmantino, Pablo Alonso, è morto nel Convento carmelitano di San Andrés de Salamanca, come riportato dalla diocesi di Salamanca sulle sue reti. A soli 21 anni, Pablo soffriva del sarcoma di Ewing da sei e l’aspettativa di vita era quasi zero. Per questo motivo, è stato considerato in articulo mortis grazie a una dispensa che non era stata concessa a Salamanca per duecento anni, quando il giovane ha deciso di far parte della comunità dei Carmelitani sotto il nome religioso Pablo María de la Cruz. Alla fine di giugno si è svolto il suo noviziato nella chiesa Carmen de Abajo, presieduta da Salvador Villota.
«Quello che volevo comunicare è quanto sia incredibilmente bella la morte in Cristo, che è qualcosa che non fa paura, che è allucinante, e che è un tabù che penso debba essere rotto», così il giovane ha dato la sua testimonianza di fede attraverso la malattia. Diceva che gli sembrava sempre «molto tempo» prima di esaudire il desiderio di «incontrare il Padre».
Stamattina alle 10 è stato celebrato il funerale. «Pace nel Signore risorto», inizia la dichiarazione sulle sue esequie, che ricorda che fra Paolo «ha insistito che la vita è Vita se celebrata» e quindi «desidera che il suo funerale, e l’incontro con Dio Padre, fosse una festa al banchetto delle Nozze dell’Agnello». Viene poi sottolineata la felice sovrapposizione del giorno del suo dies natalis e la Solennità della Vergine del Carmine, che si celebra ogni 16 luglio. Mantenendo il senso dell’umorismo fino alla sua fine terrena, Fra Pablo ha lasciato alcune istruzioni per il suo funerale:
– Al funerale, niente lutto, niente nero, fa molto caldo.
– All’ingresso del funerale ci sarà uno scanner per controllare il volto di ognuno e solo quelli che sono allegri saranno lasciati entrare, voglio che siate allegri.
– Chi può, porti il suo fiore preferito alla veglia. Il nostro Signore Gesù Cristo trasformò il legno della croce in Albero della vita eterna e per questo frate Paolo esclamava: «La croce è la mia gioia, non il mio dolore».
– Chi può, porti al cimitero vasi con fiori, per trasformare la sua sepoltura in un Carmelo, nel Giardino di Dio.
«Che Maria, Fiore del Carmelo, che frate Paolo Maria amava invocare come Vergine della Primavera, ci insegni a guardare il suo Figlio Gesù», conclude la nota.
(Fonte 1) (Fonte 2) Fonte foto: Facebook, il giorno dell’ordinazione il 25 giugno)
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Eyes on the world #158
Dopo una breve (ma intensa) sosta per ferie, torniamo leggermente a ranghi ridotti. Per il momento.
Questa settimana solo notizie principali, giusto per riprendere con calma. Solito giro in Ucraina (con grosse novità), poi passaggio in USA, Giappone e – perché no – sulla Luna.
Riprendiamo più carichi che mai. Partiamo 👇
🇺🇦 GLI ATTACCHI A MOSCA, LA MORTE DI PRIGOZHIN, L’INGRESSO IN CRIMEA: LA SETTIMANA IN BREVE
(1) Torniamo di corsa sugli ultimi aggiornamenti provenienti dall’#Ucraina, piuttosto intensi. Innanzitutto, cominciamo dalla scorsa settimana, quando nella notte tra giovedì e venerdì un nuovo attacco con droni ha colpito la capitale russa Mosca, e più nello specifico l’Expocentre, complesso utilizzato prevalentemente per congressi nel centro della città. Nessun commento da parte dell’Ucraina, ma neanche morti o feriti segnalati dall’agenzia statale russa Tass. L’esercito ucraino si è fatto sentire anche per la distruzione di un bombardiere strategico supersonico russo, un aereo progettato per attacchi nucleari (il mezzo si trovava in una base militare a sud di San Pietroburgo), ma anche mercoledì per l’azione di un drone contro un altro grattacielo in centro a Mosca, anche qui senza conseguenze tragiche. Restando in tema di armamenti, gli #USA hanno dato l’ok a Danimarca e Paesi Bassi (entrambi membri della NATO) per inviare all’Ucraina jet militari F16, tanto richiesti soprattutto dal presidente Zelensky dall’inizio della guerra. Verranno utilizzati probabilmente verso la fine dell’anno, dal momento che gli USA hanno imposto l’addestramento per i piloti ucraini prima di poterli mettere in campo. La #Russia non è comunque rimasta con le mani in mano, dal momento che lo scorso weekend ha colpito la città di Chernihiv, nel nord dell’Ucraina, con diversi missili; hanno perso la vita almeno 7 persone, mentre i feriti sono centinaia. Prima di parlare dell’avvenimento più importante della settimana, un piccolo aggiornamento sui vertici dell’esercito russo. A non farne più parte è il comandante delle Forze aerospaziali russe Sergei #Surovikin, secondo molti a conoscenza (e forse anche supporter) dei piani del gruppo Wagner in occasione della rivolta – poi scongiurata – di fine giugno. Al suo posto il capo di stato maggiore dell’aeronautica Viktor Afzalov. Tornando al gruppo #Wagner, secondo l’autorità dell’aviazione civile russa, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che il capo della milizia Yevgeny #Prigozhin sia rimasto vittima di un incidente aereo, dopo che mercoledì sera un mezzo privato sul quale presumibilmente si trovava è precipitato a circa 100 km a nord-ovest di Mosca. A bordo con lui 9 persone, tutte decedute in base a quanto riportato. L’aereo, dalle prime ricostruzioni, sarebbe stato abbattuto da un’esplosione interna (probabilmente una bomba) e al suo interno ci sarebbe stato anche Dmitry Valeryevich Utkin, altro fondatore del gruppo Wagner insieme a Prigozhin. Tuttavia, nessun governo o media al mondo ha ancora ufficialmente dato Prigozhin per morto, pur essendo nella lista passeggeri ufficiale del velivolo. Solo il presidente russo Putin ha fatto le condoglianze alle famiglie dei defunti, i cui corpi sono stati requisiti immediatamente dalle autorità russe senza alcuna informazione sulle autopsie e/o sulle operazioni di riconoscimento dei corpi. C’è anche da dire che Prigozhin per anni ha fatto di depistaggi, fake news e disinformazione in generale il proprio pane quotidiano e, di conseguenza, c’è quantomeno da sospettare che anche questo caso non sia diverso. Ad avvalorare la tesi della morte del capo del gruppo Wagner il curioso gioco di luci creato nella sede del gruppo situata a San Pietroburgo, che nella notte di mercoledì hanno ricreato una croce nella facciata principale. Nel frattempo, giovedì le autorità ucraine hanno fatto sapere che delle truppe sono entrate nel territorio della #Crimea per la prima volta dall’annessione russa. Dell’operazione ancora si sa poco o nulla e non ci sono state conferme ufficiali da parte dei diretti interessati o dalla Russia.
🇺🇸 GLI USA INCONTRANO COREA E GIAPPONE. POI PRIMO SCONTRO TRA REPUBBLICANI, MA SENZA TRUMP, CHE…
(2) Ci spostiamo negli Stati Uniti, dove in settimana ci sono stati tanti sviluppi interessanti, a partire intanto dall’incontro tra USA stessi, Corea del Sud e Giappone. È stato il presidente americano Joe #Biden a richiedere l’incontro, al fine di rafforzare la collaborazione tra i 3 paesi e – probabilmente – per contrastare l’influenza della Cina in quell’area di Pacifico. Più che tra USA e i paesi orientali, l’incontro è stato voluto per distendere gli animi tra Corea e Giappone, il cui rapporto non è mai stato troppo rilassato dalla Seconda guerra mondiale. Rimanendo in tema di questioni tra Cina e USA, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha approvato la vendita a #Taiwan di un sistema di tracciamento da montare sopra gli F-16 in loro possesso. In questo modo i movimenti di obiettivi esterni verranno tracciati a infrarossi piuttosto che con i più classici radar, la cui attivazione consentiva alla Cina di raccogliere dati sulla posizione e la velocità di risposta dei sistemi di difesa dell’isola. L’altro argomento principale della settimana ha riguardato, indirettamente, il primo dibattito tra i candidati #Repubblicani nella corsa alla Casa Bianca del prossimo anno. L’incontro, andato in onda in diretta tv, ha visto 8 personalità scontrarsi su un palco a Milwaukee, dove a farla da padroni sono stati l’ex vicepresidente Mike Pence, il governatore della Florida Ron DeSantis, ma anche l’imprenditore di origini indiane Vivek Ramaswamy (secondo molti il vero vincitore della serata). Il grande assente? Il candidato principale del partito, l’ex presidente Donald #Trump, in altre faccende affaccendato. Giovedì Trump si è presentato al carcere della contea di Fulton, in #Georgia, dopo che la procura a metà agosto lo aveva accusato di voler sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 servendosi di un’organizzazione definita criminale a tutti gli effetti. La sua foto segnaletica è diventata subito virale e l’ex presidente è stato subito scarcerato dopo aver pagato una cauzione da 200.000 dollari. Si resta in attesa di capire quando potrà svolgersi il processo. Intanto anche il suo ex avvocato Rudy Giuliani si è consegnato alle autorità per la stessa accusa.
🇯🇵 INIZIA IL RILASCIO DELLE ACQUE DELLA CENTRALE NUCLEARE DI FUKUSHIMA NELL’OCEANO PACIFICO
(3) Facciamo un salto rapido in #Giappone, dove giovedì è iniziato il rilascio nell’oceano Pacifico delle acque utilizzate per il raffreddamento della centrale nucleare di #Fukushima, colpita da un devastante terremoto (e un successivo tsunami) nel 2011. Pur essendo una pratica piuttosto sicura e approvata persino dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) delle Nazioni Unite, ci sono state parecchie polemiche su presunti rischi per la salute della popolazione e della fauna locale. Il sistema di filtrazione ha fatto in modo che pressoché ogni traccia di materiale radioattivo sia stato rimosso prima del rilascio in mare (a rimanere è solo il trizio in concentrazioni piuttosto basse). Tuttavia, nonostante le rassicurazioni del governo e degli esperti, è stato soprattutto il settore della pesca ad avanzare le obiezioni più grandi, probabilmente preoccupato di non riuscire più a vendere quanto preso nelle acque immediatamente interessate dalla pratica (ovvero quelle della zona di Fukushima). In Cina, Corea del Sud e alcuni stati del Pacifico sono state infatti introdotte alcune limitazioni alle importazioni di pesce proveniente dal Giappone, il cui prezzo – per ovvi motivi – è calato drasticamente. I primi serbatoi d’acqua verranno riversati nel giro di poco più di 2 settimane, mentre entro il marzo 2024 sono previste altre 3 dispersioni di quantità simile (quasi 8.000 metri cubi d’acqua).
🌕 CHANDRAYAAN-3 E LUNA-25 PORTANO INDIA E RUSSIA SULLA LUNA, MA CON RISULTATI OPPOSTI
(4) Chiudiamo sulla #Luna, letteralmente, dal momento che due paesi hanno provato a raggiungerla con due risultati diametralmente opposti. Partiamo dalla Russia, la cui sonda Luna-25, nell’ambito della prima missione lunare dal 1976, sarebbe dovuta atterrare sul polo sud del satellite lo scorso lunedì. Ebbene, in seguito alla perdita di contatto con l’agenzia spaziale russa Roscosmos, è venuto fuori che la sonda si è schiantata sulla superficie lunare. La missione era partita non lontano dal confine cinese, dalla città di Vostochny, lo scorso 11 agosto e non è ancora chiaro cosa abbia causato lo schianto, anche se la Roscosmos ha avviato un’indagine in merito. Esito completamente diverso per la missione indiana Chandrayaan-3, giunta sul suolo lunare alle 14.32 italiane di mercoledì. Nel corso delle prossime settimane il rover mandato in esplorazione esaminerà ciò che troverà sul satellite. Si tratta del quarto paese al mondo dopo USA, Unione Sovietica e Cina ad aver compiuto un atterraggio controllato sulla Luna, particolarmente importante dopo il fallimento della missione Chandrayaan-2 nel 2019 (anch’esso schiantatosi al suolo).
Rientro soft questa settimana. Le brevi? Forse tra una settimana.
Alla prossima 👋
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Bollettino Covid, in Italia 3.731 contagi e 38 morti per Coronavirus nella settimana dal 30 giugno al 6 luglio 2023: i dati
DIRETTA TV 7 Luglio 2023 I contagi e decessi Covid in Italia nella settimana da venerdì 30 giugno a giovedì 6 luglio 2023: nel bollettino pubblicato oggi si contano 3.731 nuovi casi e 38 morti negli ultimi 7 giorni. 1 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su ATTIVA GLI AGGIORNAMENTI Contagi covid in ulteriore diminuzione in Italia nell’ultima settimana. Sono…
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Chi meglio dello psichiatra Paolo Crepet che ha appena concluso un saggio dal titolo «Prendetevi la luna» (esce il 27 giugno per Mondadori) in cui intervista fra gli altri un signore che andrà sulla Luna e poi anche su Marte, può rispondere alla domanda che in motli ci stiamo facendo: ma che cosa può spingere un uomo ad affrontare un’impresa tanto rischiosa come infilarsi in un piccolo siluro d’acciaio per andarsi a fare una gita attorno ai relitti del Titanic? Ma soprattutto, che cosa può spingere, come ha titolato qualche giornale, a pagare 250 mila euro per giocarsi la pelle?
Professore, che cosa ha portato questi miliardari a imbarcarsi sul Titan che oggi qualcuno definisce aggeggio più rischioso di una roulette russa? «Premetto che sono cresciuto in un’infanzia in cui si celebrava il Capitan Nemo. E anche se potrà sembrare strano, la cosa che più mi stupisce è che la scelta di queste persone risulti incomprensibile a più. È dai tempi di Ulisse che il rischio è insito nelle grandi o anche piccole imprese umane. Chi denigra questi signori sono i Proci, le Sirenette, li chiami come vuole. Per arrivare a tempi più recenti non si capisce perché un signore come Messner o prima Walter Bonatti siano sempre stati qualificati come eroi. E questi invece dei miliardari sfaccendati che amavano rischiare la pelle e basta. Entrambi hanno sfidato la natura rispondendo al richiamo di una passione. E loro hanno, semplicemente, perso».
Ma perché secondo lei – come sostengono oggi molti commenti sui social – queste persone non hanno impiegato «meglio» il loro denaro in viaggi o attività, passioni che non fossero da kamikaze? «Che cosa significa passioni che non siano da kamikaze? Anch’io ho guardato come fosse un extraterrestre il signore che ho intervistato per il mio ultimo libro, un fotografo tedesco che ha già fatto giri intorno alla luna e presto si augura di andare su Marte, ma se devo dirle la verità mi fanno molta meno simpatia i tizi che se ne stanno sugli yatch a spalmarsi le cremine che non queste cinque persone. Un equipaggio tra cui c’era anche un discendente di una coppia morta sul Titanic, lei capisce che in questo caso il richiamo è fortissimo...».
Quindi secondo lei è insita nell’animo umano la ricerca, diciamo così, dell’inusitato?
«Sì, per tutti. C’è chi rischia e chi rischia meno, c’è Verstappen che ogni domenica rischia la vita a 300 km l’ora e chi si fa il selfie aggrappato a un grattacielo. A tutti il brivido intriga anche quando se ne sta seduto sul divano, lo dimostra il fatto che quando c’è un incidente sul circuito di Formula 1 l’audience s’impenna».
C’è addirittura chi ha accomunato la tragedia degli Youtuber con la Lamborghini e quella del sottomarino, entrambi divorati dal demone della sfida contro se stessi…
«Ecco invece questo è un paragone assai improprio. Nell’esplorazione del sommergibile chi ha scelto di andare a visitare i relitti del Titanic lo ha fatto certamente rischiando solo l’incolumità della propria persona. E poi animato da una passione, quella di conoscere, di risalire a una verità, di ritrovare le proprie radici. Era mosso da una spinta atavica. I ragazzi della Lamborghini, e non c’è bisogno di spiegarlo, sono persone che grazie ai social stanno gettando la loro vita nella spazzatura e che vanno puniti come ho già detto nel più severo dei modi».
– Emanuela Minucci
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