#Marketing per negozi di fiori
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Negozio di Fiori: Guida per avviare il tuo negozio di fiori
Aprire un negozio di fiori è un’opportunità fantastica per chi ama la natura e vuole portare bellezza alle persone. Se sei un fiorista esperto o un appassionato di giardinaggio, puoi realizzare il tuo sogno. Questo lavoro richiede creatività, pianificazione e impegno. Punti chiave Valutare la redditività e la versatilità del settore florovivaistico Identificare il pubblico target e le tendenze…
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CATANIA - VIA ETNEA
Si è vero, non posso dire che via Etnea sia l’anima di Catania; vi sono altri luoghi in cui trovi le tante diverse anime di Catania. Ma quest’anima, questa di via Etnea, è quella in cui tutte le altre si sommano facendola diventare unica e accattivante. A Catania resta ben poco della città prima del 1693, l’anno del grande terremoto che distrusse tutta la Sicilia orientale. Resta però l’ansia di allora, la tensione a voler ricostruire la città secondo i moderni canoni di architettonici che coniugavano insieme arte e bellezza ad evidenziare ed esaltare la razionalità dell’uomo che si contrapponeva alla presunta irrazionalità della natura ed è da questa ansia e tensione che nasce via Etnea. La via quindi, con il suo selciato di pietra lavica, è la figlia di un illuminismo che nel bello e nella scienza trovava gli stimoli necessari per una creativa ricostruzione. Per questo motivo, il Duca di Camastra che si occupò di far rivivere una landa desolata di morti e macerie, volle costruire nel centro della città, una lunga arteria di circa tre chilometri che partendo dal suo cuore dove erano collocati il Duomo e il Palazzo del governo, salisse lentamente verso l’Etna, quasi a sfidarla e, cosi facendo, a riconoscerne la grandezza e maestosità. Lungo via Etnea vennero così edificati i palazzi e le chiese più importanti in un continuo sfoggio del barocco siciliano di cui il Vaccarini fu il grande creatore, a queste forme proprie della ricostruzione dei settecento, si sono aggiunti più tardi i grandi palazzi di fine ottocento ed i delicati palazzi in Liberty di inizio ‘900 frutti di una borghesia imprenditoriale vivace e fortunata. Intorno a questi storici edifici sono cresciuti nel tempo i suoi eleganti negozi e le sue infinite pasticcerie, i suoi vecchi caffè, le antiche profumerie contornando le facciate barocche delle chiese, quelle dell’antica università, gli angoli delle tante piazze, le fontane, i chioschi per le bibite fresche, i mercati popolari e la rigogliosa Villa Bellini, dove per Villa in Sicilia si intendono giardini ricche di alberi esotici e fiori. Insomma via Etnea, essendo il luogo di incontro per eccellenza, riassume tutta la città nelle sue forme più nobili e più popolari e soddisfa con i suoi palazzi e negozi tutti i sensi che portano al piacere, perché come diceva un suo scrittore, Catania è la città del piacere e via Etnea è in fondo un raccoglitore di tutti i piaceri che in Catania si possono provare.
Yes it is true, I cannot say that via Etnea is the soul of Catania; there are other places where you can find the many different souls of Catania. But this soul, this one in via Etnea, is the one in which all the others add up making it unique and captivating. In Catania, very little of the city before 1693 remains , the 1693 is the year of the great earthquake that destroyed all eastern Sicily. However, the anxiety of that time remains, the tension to want to rebuild the city according to the modern architectural canons that combined art and beauty to highlight and enhance the rationality of man who opposed the alleged irrationality of nature and it is from this anxiety and tension that arises via Etnea. The street then, with its lava stone pavement, is the daughter of an Illuminism who in beauty and science found the necessary support for a creative reconstruction. For this reason, the Duke of Camastra who took care of reviving a wasteland of dead and rubble, wanted to build in the center of the city, a long artery of about three kilometers that starting from its heart, the Duomo and the Palazzo del government, rose slowly towards Etna, almost to challenge it and, in doing so, to recognize its greatness and majesty. Along Via Etnea the most important palaces and churches were built in a continuous display of the Sicilian Baroque of which Vaccarini was the great creator; to these forms of the reconstruction of the 1700, other have been added like the large palaces of the late eighteen century and the delicate Liberty buildings of the early 1900s, the fruit of a lively and fortunate entrepreneurial bourgeoisie. Around these historic buildings, its elegant shops and its endless pastry shops, its old cafes, the ancient perfumeries have grown over time, surrounding the baroque facades of the churches, those of the ancient university, the corners of the many squares, the fountains, the kiosks for cold drinks, popular markets and the lush Villa Bellini, where Villa in Sicily means gardens full of exotic trees and flowers. In short, Via Etnea, being the meeting place par excellence, summarizes the whole city in its most noble and popular forms and satisfies with its palaces and shops all the senses that lead to pleasure, because as one of its writers said, Catania is the city of pleasure and via Etnea is basically a collector of all the pleasures that can be experienced in Catania.
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https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 Il 2020 ha cambiato profondamente le abitudini quotidiane di ciascuno di noi, sia a livello personale che lavorativo. In un mondo oggi più che mai in continua evoluzione, il mercato del lavoro si innova costantemente e cerca nuovi talenti che siano in grado di tenere il passo con la trasformazione in corso. L’ultima analisi del Sistema Informativo Excelsior promosso da Union Camere e Anpal evidenzia una ripresa incoraggiante per gli ultimi mesi dell’anno sotto il profilo dell’occupazione in Italia, soprattutto nei settori agroalimentare ed edile. Al 2021 si guarda con ottimismo: le professioni più richieste sono cinque e sono ben distribuite in tutti i settori. https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 Dal tech alla GDO: i lavori più richiesti 1. Programmazione e sviluppo https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 È in assoluto l’ambito lavorativo più dinamico degli ultimi anni e questo trend si consoliderà nel 2021, in quanto il digitale ha acquisito un ruolo strategico essenziale in tutte le aziende. Il Developer si occupa di progettare, sviluppare e gestire non solo siti internet e app, ma anche codici per sistemi operativi e software di uso interno all’azienda, andando a supportare così il percorso di Digital Transformation che tutte le imprese stanno affrontando. 2. Comunicazione web e social https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 Il sito internet e i social media sono tra i punti di contatto più importanti tra l’azienda e i consumatori e il periodo appena trascorso ne è l’esempio più lampante: i mesi di lontananza dai negozi fisici sono stati leniti dalle innumerevoli possibilità di relazione offerte dal web. Ecco che il Web Marketing Specialist assumerà un ruolo sempre più decisivo, pianificando e realizzando la presenza online delle aziende. 3. Risorse umane https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 In molti credono che le nuove tecnologie sostituiranno gli HR Specialist nella ricerca, selezione e gestione del personale, ma in realtà, in un settore così complesso e delicato, la verità è tutt’altra. La presenza di esperti in carne e ossa è indispensabile per valorizzare il capitale umano che ogni azienda possiede, migliorando il clima aziendale e favorendo il raggiungimento degli obiettivi. 4. Agroalimentare https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 La riscoperta della dimensione casalinga, affiancata al desiderio di godere di ogni singola esperienza vissuta all’esterno, ha trainato il settore alimentare, che si conferma tra i fiori all’occhiello dell’economia italiana. Durante l’ultimo anno sono aumentati i posti di lavoro in GDO, ma anche quelli relativi a qualità e controllo lungo tutta la filiera e per il 2021 ci si aspetta che queste figure continuino a crescere. 5. Cybersecurity https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3 Lo Smart Working porta con sé non solo la comodità del proprio divano ma anche potenziali minacce per la condivisione di documenti online. Ecco che nel 2021, per prevenire attacchi esterni alle reti aziendali, sono destinati ad aumentare i posti di lavoro relativi alla sicurezza digitale che sfruttano le potenzialità dell’intelligenza artificiale a vantaggio dell’impresa: AI Specialist, Data Protection Officer, Big Data Analyst sono solo alcune tra le professioni più gettonate per il prossimo anno. Oltre a queste professioni, ce ne sono molte altre che continueranno a crescere nel 2021 e acquisire sempre più autorevolezza nel mercato del lavoro nazionale. Ecco quindi che affidarsi alle classifiche non basta: aggiornare e accrescere le proprie competenze non è soltanto un modo per tenersi aggiornati, ma diventa a tutti gli effetti uno strumento per costruire un profilo professionale oggi giorno più appetibile e in linea con le richieste del mercato. https://partner3vg.it/mauriziotriscari/webmeeting3
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La città di Manila sorge sull’isola di Luzon, una delle più grandi tra le 7000 isole che formano l’arcipelago delle Filippine. È il cuore di un’area metropolitana detta Metro Manila, ovvero un’enorme metropoli costituita da diciassette diverse città e municipalità. Manila è una seducente mescolanza di culture e suggestioni, frutto del suo passato ricco di eventi e cambiamenti. Nacque nel XVI secolo come colonia musulmana sulle rive del fiume Pasig e veniva chiamata May Nilad, che significa “qui si trova il nilad”, ovvero il particolare tipo di mangrovia dai fiori bianchi che cresce in città. Nel XVI secolo passò nelle mani della Spagna e restò sotto il suo governo coloniale fino a che non fu occupata dagli Stati Uniti. Durante la Seconda guerra mondiale fu quasi completamente rasa al suolo, ma risorse dalle sue ceneri: oggi la città è un incantevole e caotico mix di contaminazioni che si incontrano nella lingua, nel cibo, nelle architetture. Chi si trova in viaggio nelle Filippine spesso preferisce dedicare tempo alle isole ed alle sue splendide coste, ma la capitale Manila riserva piacevoli sorprese a chi decide di concederle del tempo. I quartieri di Manila sono camaleontici e vivaci e le aree della conurbazione di Metro Manila, molto differenti tra loro, sono tutte accomunate dalla veracità della loro atmosfera e dal fascino tipico delle isole filippine. Cosa fare a Manila: il quartiere di Intramuros Una visita alla capitale delle Filippine non può che iniziare dal celebre quartiere di Intramuros, l’antica cittadina fortificata eretta nel 1571 come baluardo difensivo per i conquistadores spagnoli. Questa zona centrale subì enormi devastazioni durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale, ma conserva ancora oggi la gran parte delle sue porte e dei suoi bastioni difensivi, che è possibile percorrere per diversi chilometri. Il quartiere è un colorato reticolo di viuzze e locali tradizionali, ma funge anche da custode di importanti memoriali dedicati all’eroe nazionale filippino José Rizal, che combatté in maniera pacifica contro l’occupazione spagnola e che fu fatto prigioniero ed infine giustiziato nel 1896. Forte Santiago è la principale attrattiva legata a Rizal: è in questo quartier generale spagnolo infatti che l’eroe filippino fu tenuto prigioniero in attesa dell’esecuzione, avvenuta nel poco distante Rizal Park. Il Forte ospita il Museo di Rizal Shrine, un’interessante panoramica sulla vita e le travagliate vicende del combattente. Il Rizal Park è lo splendido parco di oltre 60 ettari che funge da enorme polmone verde della capitale Manila ed è costellato di laghetti, giardini ornamentali e aree boschive. Viene chiamato anche “Luneta” ed è uno tra i punti di ritrovo preferiti per gli abitanti locali. ll fulcro del parco è senza dubbio il Monumento a Rizal, custode delle spoglie dell’eroe ed orgoglio del popolo filippino. Accanto ad esso si staglia un pennone commemorativo alto circa 46 metri, che costituisce il “km 0” dal quale partono le misurazioni di tutte le strade della capitale. Passeggiando tra i vicoli di Intramuros si possono incontrare anche Casa Manila, famoso esempio di architettura residenziale filippina al tempo della colonizzazione spagnola, e la Cattedrale di Manila importante luogo di culto locale, eretta nel 1581 e a più riprese abbattuta e ricostruita nei secoli. La stessa tormentata sorte è condivisa dalla splendida San Agustin Church, chiesa barocca risalente al XVI secolo ed unico edificio religioso della capitale ad aver almeno in parte resistito negli anni a bombardamenti e calamità naturali. Binondo: lo stravagante quartiere di Manila Binondo è invece un quartiere eclettico e particolarmente esotico. È la prima Chinatown al mondo fondata nel 1594 e qui ancora oggi influenze filippine, cinesi e spagnole si amalgamano in un’esplosione di vita e forti contrasti. Un dedalo di stretti vicoli, negozi di oggetti tradizionali e botteghe di medicamenti orientali, nel quale si incontrano stravaganza ma anche povertà e dove non molti turisti si avventurano. Un punto da non perdere è sicuramente il Cimitero Cinese, un surreale camposanto dove le tombe sono mausolei a due piani con aria condizionata, cibo fresco e stranezze inaspettate. Il lungomare di Manila Il punto privilegiato da cui godersi uno dei tramonti più belli di Manila è certamente Manila Baywalk. Una lunga passeggiata lungomare che scorre accanto alle onde della Baia di Manila, costellata di palme, locali all’aperto e pescatori all’opera. Sedersi qui ad ammirare il sole che si scioglie nel mare insieme a decine di famiglie filippine fa sentire davvero parte integrante dell’isola. Manila moderna: i quartieri di Makati e Pasay Una visita alla moderna area urbana di Makati permette infine di osservare un volto diverso di Metro Manila: qui regnano modernità e ricchezza ed il quartiere è lontano dalla tradizionalità e dalla tendenziale povertà del resto della capitale. Makati è la zona dei grattacieli, dei ristoranti di lusso e degli alberghi migliori. È il quartiere consigliato a chi preferisce soggiornare in un luogo più simile ai conosciuti skyline occidentali e tra i suoi confini ci si può imbattere in costose boutique e prati all’inglese, oltre che nel curioso Little Tokyo, zona riservata ai giapponesi qui residenti. Insieme a Makati, Pasay è un’altra delle aree di Metro Manila caratterizzata da centri commerciali e moderni musei in cui si respira occidentalità e progresso. Il Seafood Dampa Market ad esempio è un enorme mercato del pesce dove è possibile gustare pescato fresco seduti ai tavolini dei suoi numerosi ristoranti, mentre al Mall of Asia ci si può lasciare stupire da uno dei quattro centri commerciali più grandi al mondo. Sempre a Pasay si trovano il Metropolitan Museum ed il Culture Centre Philippines, moderne esposizioni d’arte e di storia delle Filippine. Manila ha insomma mille volti e per capirla davvero vanno esplorati tutti, uno dopo l’altro, viaggiando con la mente aperta sia ai suoi lati più modesti e autentici che alla sua indole più proiettata al futuro. https://ift.tt/35Od2Xk Viaggio a Manila: cosa vedere della capitale delle Filippine La città di Manila sorge sull’isola di Luzon, una delle più grandi tra le 7000 isole che formano l’arcipelago delle Filippine. È il cuore di un’area metropolitana detta Metro Manila, ovvero un’enorme metropoli costituita da diciassette diverse città e municipalità. Manila è una seducente mescolanza di culture e suggestioni, frutto del suo passato ricco di eventi e cambiamenti. Nacque nel XVI secolo come colonia musulmana sulle rive del fiume Pasig e veniva chiamata May Nilad, che significa “qui si trova il nilad”, ovvero il particolare tipo di mangrovia dai fiori bianchi che cresce in città. Nel XVI secolo passò nelle mani della Spagna e restò sotto il suo governo coloniale fino a che non fu occupata dagli Stati Uniti. Durante la Seconda guerra mondiale fu quasi completamente rasa al suolo, ma risorse dalle sue ceneri: oggi la città è un incantevole e caotico mix di contaminazioni che si incontrano nella lingua, nel cibo, nelle architetture. Chi si trova in viaggio nelle Filippine spesso preferisce dedicare tempo alle isole ed alle sue splendide coste, ma la capitale Manila riserva piacevoli sorprese a chi decide di concederle del tempo. I quartieri di Manila sono camaleontici e vivaci e le aree della conurbazione di Metro Manila, molto differenti tra loro, sono tutte accomunate dalla veracità della loro atmosfera e dal fascino tipico delle isole filippine. Cosa fare a Manila: il quartiere di Intramuros Una visita alla capitale delle Filippine non può che iniziare dal celebre quartiere di Intramuros, l’antica cittadina fortificata eretta nel 1571 come baluardo difensivo per i conquistadores spagnoli. Questa zona centrale subì enormi devastazioni durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale, ma conserva ancora oggi la gran parte delle sue porte e dei suoi bastioni difensivi, che è possibile percorrere per diversi chilometri. Il quartiere è un colorato reticolo di viuzze e locali tradizionali, ma funge anche da custode di importanti memoriali dedicati all’eroe nazionale filippino José Rizal, che combatté in maniera pacifica contro l’occupazione spagnola e che fu fatto prigioniero ed infine giustiziato nel 1896. Forte Santiago è la principale attrattiva legata a Rizal: è in questo quartier generale spagnolo infatti che l’eroe filippino fu tenuto prigioniero in attesa dell’esecuzione, avvenuta nel poco distante Rizal Park. Il Forte ospita il Museo di Rizal Shrine, un’interessante panoramica sulla vita e le travagliate vicende del combattente. Il Rizal Park è lo splendido parco di oltre 60 ettari che funge da enorme polmone verde della capitale Manila ed è costellato di laghetti, giardini ornamentali e aree boschive. Viene chiamato anche “Luneta” ed è uno tra i punti di ritrovo preferiti per gli abitanti locali. ll fulcro del parco è senza dubbio il Monumento a Rizal, custode delle spoglie dell’eroe ed orgoglio del popolo filippino. Accanto ad esso si staglia un pennone commemorativo alto circa 46 metri, che costituisce il “km 0” dal quale partono le misurazioni di tutte le strade della capitale. Passeggiando tra i vicoli di Intramuros si possono incontrare anche Casa Manila, famoso esempio di architettura residenziale filippina al tempo della colonizzazione spagnola, e la Cattedrale di Manila importante luogo di culto locale, eretta nel 1581 e a più riprese abbattuta e ricostruita nei secoli. La stessa tormentata sorte è condivisa dalla splendida San Agustin Church, chiesa barocca risalente al XVI secolo ed unico edificio religioso della capitale ad aver almeno in parte resistito negli anni a bombardamenti e calamità naturali. Binondo: lo stravagante quartiere di Manila Binondo è invece un quartiere eclettico e particolarmente esotico. È la prima Chinatown al mondo fondata nel 1594 e qui ancora oggi influenze filippine, cinesi e spagnole si amalgamano in un’esplosione di vita e forti contrasti. Un dedalo di stretti vicoli, negozi di oggetti tradizionali e botteghe di medicamenti orientali, nel quale si incontrano stravaganza ma anche povertà e dove non molti turisti si avventurano. Un punto da non perdere è sicuramente il Cimitero Cinese, un surreale camposanto dove le tombe sono mausolei a due piani con aria condizionata, cibo fresco e stranezze inaspettate. Il lungomare di Manila Il punto privilegiato da cui godersi uno dei tramonti più belli di Manila è certamente Manila Baywalk. Una lunga passeggiata lungomare che scorre accanto alle onde della Baia di Manila, costellata di palme, locali all’aperto e pescatori all’opera. Sedersi qui ad ammirare il sole che si scioglie nel mare insieme a decine di famiglie filippine fa sentire davvero parte integrante dell’isola. Manila moderna: i quartieri di Makati e Pasay Una visita alla moderna area urbana di Makati permette infine di osservare un volto diverso di Metro Manila: qui regnano modernità e ricchezza ed il quartiere è lontano dalla tradizionalità e dalla tendenziale povertà del resto della capitale. Makati è la zona dei grattacieli, dei ristoranti di lusso e degli alberghi migliori. È il quartiere consigliato a chi preferisce soggiornare in un luogo più simile ai conosciuti skyline occidentali e tra i suoi confini ci si può imbattere in costose boutique e prati all’inglese, oltre che nel curioso Little Tokyo, zona riservata ai giapponesi qui residenti. Insieme a Makati, Pasay è un’altra delle aree di Metro Manila caratterizzata da centri commerciali e moderni musei in cui si respira occidentalità e progresso. Il Seafood Dampa Market ad esempio è un enorme mercato del pesce dove è possibile gustare pescato fresco seduti ai tavolini dei suoi numerosi ristoranti, mentre al Mall of Asia ci si può lasciare stupire da uno dei quattro centri commerciali più grandi al mondo. Sempre a Pasay si trovano il Metropolitan Museum ed il Culture Centre Philippines, moderne esposizioni d’arte e di storia delle Filippine. Manila ha insomma mille volti e per capirla davvero vanno esplorati tutti, uno dopo l’altro, viaggiando con la mente aperta sia ai suoi lati più modesti e autentici che alla sua indole più proiettata al futuro. Manila, Capitale delle Filippine, è una città affascinante in cui tradizione e modernità si coniugano dando vita a spettacolari attrazioni.
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Organizzo questo viaggio con circa 6 mesi di anticipo: cerco i voli, cerco la casa, risolvo mille problemi ma finalmente arriva il momento di partire .
Fortunatamente sono carico a palla perché il viaggio è particolarmente impegnativo: sveglia alle 5:00, parecchio tempo a milano, uno stop a Londra e arrivo a New York dopo praticamente 20 ore. La stanchezza si fa sentire anche perché in volo, come sempre, non ho chiuso occhio, nonostante il posto corridoio sia buono e la British Airways un’ottima compagnia. Ma il peggio arriva ora perché tra Aeroporto e casa ci metto praticamente tre ore tra controlli doganali, treni sbagliati, mancanza di contante per il biglietto della metro, ecc… arrivo a casa a mezzanotte non trovo subito l’appartamento, fa freddo, è buio, sono distrutto…. e inizio ad essere disperato (una punta di drammaticità ci sta sempre bene!)
Il mattino dopo ha tutto un altro sapore anche se la stanchezza mi fa sentire a pezzi. Comunque la casetta è veramente molto carina, ben attrezzata e confortevole. Con Airbnb ho affittato un monolocale a Jersey City, a 15 minuti da Lower Manhattan e la scelta è stata molto azzeccata. Faccio un giro nei dintorni e scopro di avere negozi, supermercato e un Donkin’ Donuts, immancabile ad ogni angolo di New York con le sue ciambelle di tutti i tipi e il suo (orrendo) caffè all’americana.
GIORNO 1
Il clima è freddino ma soleggiato.
Mi sposto verso Manhattan con la path e il primo impatto è sconvolgente: l’interno della stazione WTC è enorme, bianco immacolato, pavimenti in marmo, con la luce del sole che entra dalle feritoie sul soffitto, insomma dentro è spettacolare ma mi commuovo ( mai successo prima) quando esco dall’ Oculus di Calatrava e mi trovo davanti Ground Zero.
La bellezza è inspiegabile, di una forza estrema, l’essenza dell’assenza, monumento molto d’impatto e il silenzio, nonostante la gente, è irreale: solo il rumore dell’acqua che scende nelle due enormi vasche quadrate di marmo nero con i nomi delle vittime delle Torri Gemelle incise lungo tutto il perimetro.
Faccio un giro lì intorno e mi dirigo verso Wall Street, fare una foto col toro e con la bambina che lo fronteggia è impensabile, i turisti invadono ogni centimetro lì intorno però girare, anche a vuoto, occhi sempre in alto, è fantastico.
Un bel giro di Lower Manhattan e verso le 17:00 mi dirigo con la Subway verso il Guggenheim Museum che costeggia Central Park. Quello che mi stupisce è la cura per piante e fiori, aiuole e bordure, che ovunque dipingono macchie di colore inaspettate.
La coda è notevole dato che dalle 17:45 si entra ad offerta libera (contro i $25 del biglietto). La struttura è fantastica, la mostra in esposizione non mi entusiasma ma scopro le opere di Brancusi e me ne innamoro.
Comunque vale la pena una visita se non altro per la struttura a spirale unica al mondo sovrastata da un lucernaio che illumina di luce naturale tutto il complesso.
All’uscita, ad un isolato di distanza, entro al Cooper Hewitt, museo del design inserito in una struttura storica, meno conosciuto ma secondo me fantastico. Qui si fonde l’arte antica con la tecnologia più avanzata e la visita è interattiva al 100%: voto 10 +
GIORNO 2
Oggi la giornata è veramente estiva, il cielo è limpido e terso la temperatura ideale per raggiungere Williamsburg, nel distretto di Brooklyn, e godersi una passeggiata lungo le sponde del fiume Hudson con lo sfondo di Manhattan.
Le case sono di mattoni a vista con le scale antincendio colorate e i murales ricoprono molte delle facciate, si respira un’aria giovane e piena di vita e salta all’occhio che il quartiere è stato bonificato in tempi recenti e reso residenziale, tanti localini, case meravigliose, spazio all’aperto, parchi, panchine ovunque…. insomma c’è tutto l’occorrente per godersi tutte le attività all’aria aperta degne della bella stagione. Non bisogna aver fretta in casi come questo ma rilassarsi e apprezzare l’attimo. Mi compro un sushi take away e me lo mangio con una vista che farebbe invidia a chiunque.
LA FELICITÀ È ANCHE QUESTO.
Torno a Manhattan, un giro a Union Square con tutta la strana vita che la popola, riposino veloce e poi, alla sera, Times Square, vista mille volte in centinaia di film, iconica e sorprendente. Se ti lasci trascinare dalle sue mille luci, dai grattacieli ricoperti di led luminosi, dalle insegne alte 10metri, dai negozi aperti h24, dagli strani personaggi seminudi che ballano per i turisti, dalla folla e dalla musica, ti toglie il fiato e, se la prendi per giusto verso, ti fa tornare bambino come pinocchio nel paese dei balocchi: non devi resistere a Times Square, è questo il segreto.
Risultato: stanco ma soddisfatto, bisognerebbe avere ancora forze ma sono umano e ho anche una certa età, direi che la via di casa mi attende.
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GIORNO 3
Parto di buon ora alla ricerca dell’ultimo murales di Banksy, in zona Bowery, di denuncia contro l’arresto della giornalista turca Zehra Dogan. Quando al fondo della via ti si para davanti è un colpo d’occhio notevole e di grande impatto: Banksy riesce sempre a lasciare il segno.
Siamo a Nolita, il quartiere è un meltin pot tra antico e moderno, pochi grattacieli e tante scale antincendio addossate alle palazzine di mattoni a vista, iconiche e caratterizzanti. Enormi camion dei pompieri che escono dalla caserma e gli immancabili taxi gialli completano il quadro.
Mi dirigo verso sud, verso Chinatown, che non riserva sorprese con le sue strade strette, i negozi e le bancarelle stracolmi di pesce essiccato, strane verdure, souvenirs made in China;
gli ideogrammi scritti ovunque non aiutano certo a capire meglio e mi lascio trasportare, mi perdo ad ogni angolo, seguo le grida e gli odori e mi ritrovo ad entrare in un ristorante la cui cuoca in vetrina mi attira parecchio, con le sue pentole di brodo fumanti da cui estrae non meglio precisate pietanze. Ma il miglior biglietto da visita sono i parecchi clienti cinesi ed attempati, sempre una sicurezza quando la gente del posto mangia in un locale.
È comunque sempre una bella esperienza tuffarsi in un mondo diverso… una zuppa, un tè verde e un piatto di ravioli mi rifocillano e mi preparano per la seconda parte della giornata e gli odori e i rumori si fondono in un unico quadro iperrealista.
Un salto a Central Station non può mancare, un crogiuolo di gente che parte, che arriva e che curiosa. E’ un meraviglioso dedalo di marmi lucenti, ottoni tirati a lucido e soffitti affrescati con le costellazioni dello zodiaco. Sui diversi piani che la compongono trovano spazio un enorme Apple Store, tanti negozi e una variegata Food Court pronta a soddisfare i palati di tutti colori che si trovano a passare da qua, oltre naturalmente alla metropolitana e ovviamente ai treni che da qua partono per ogni destinazione.
Ci si potrebbe passare un’intera giornata ma voglio andare a prendere la tramway per raggiungere Roosvelt Island che con i suoi ciliegi in fiori in fiore sembra un angolo di paradiso sospeso tra Manhattan e il Queens.
La traversata con la funivia dura pochi minuti ma è imperdibile anche perché fiancheggia il Queensboro Bridge, imponente e bianco che collega Manhattan al Queens.
Da Roosvelt Island arrivo a LIC acronimo di Long Island City, quartiere del Queens, per visitare il Moma PS1, un esempio virtuoso di come la ristrutturazione conservativa di una scuola pubblica abbia dato vita ad uno dei più importanti musei di arte contemporanea di New York. Diverso da ogni altro il museo ospita diverse mostre permanenti e temporanee ma il pezzo forte è il museo stesso, con i suoi muri scrostati, le sue scale di ferro, le scritte risalenti al suo passato scolastico.
Una passeggiata per scoprire la zona e poi si ritorna verso Manhattan, sta calando la sera ed è il momento sicuramente più affascinate, quello spazio temporale tra il giorno e la notte che rende tutto un po’ misterioso.
GIORNO 4
Mattinata dedicata alla visita dell’ Observatory World Trade, a tutt’oggi il più alto grattacielo di New York, costruito a Ground Zero.
La salita in ascensore è spettacolare, tecnologica, velocissima e nei 48 secondi che ti portano al 102° piano scorrono le immagini, sulle pareti interne che sono display al plasma, della nascita della città dalle paludi ai grattacieli. Della vista da lassù penso che bastino le immagini
Trovo che sia estremamente costoso (circa 40$) ma bisogna farlo, scegliere il grattacielo che più ispira e salire. Ogni osservatorio ha le proprie peculiarità, ma sappiate che da qua non si vede Central Park, essendo a Lower Manhattan, e non si esce all’aperto. La vista è comunque spettacolare e a 360 gradi.
Mi sposto verso il Madison Square Park per godermi la vista del Flatiron Building, la zona è veramente gradevole, bei giardini e spazi con tavolini e sedie per godersi un meritato riposo e il bel panorama.
Questi spazi sono frequenti a N.Y. , dotati di wi-fi, accessibili a tutti e colorati, questa la dice lunga sull’attenzione che viene riservata alle persone e non solo turisti. Ma la mia curiosità è attratta dalla High Line, un percorso pedonale lungo circa 2 km e mezzo, costruito sulla vecchia ferrovia sopraelevata, di conseguenza rialzato rispetto alla strada, che corre lungo il lato occidentale di Manhattan. Tanto verde, opere d’arte, scorci panoramici, aree pic-nic insomma un posto favoloso per una passeggiata in un giorno di sole.
Ci sta ancora un salto al Chelsea Market, che trovo gradevole ma un po’ turistico e decisamente caro. Riposino e giro serale al Rockfeller Center, Radio City Hall e dintorni.
GIORNO 5
Il tempo è decisamente autunnale, piove e c’è nebbia ma non voglio cambiare i miei piani per 4 gocce d’acqua. Il progetto è di attraversare a piedi il Brooklyn Bridge e spostarmi in quella zona anche perche oggi pomeriggio ho prenotato la mostra DAVID BOWIE IS al Brooklyn Museum… e così sia.
Certo il sole rende tutto più piacevole ma anche questo tempo è affascinante e vedere i grattacieli “con la testa tra le nuvole” è comunque una bella esperienza.
Attraversato il ponte mi dirigo verso Dumbo (Down Under the Manhattan Bridge Overpass) da cui si gode una bella vista sia del Brooklyn Bridge che del Williamsburg Bridge. Anche questo quartiere sta vivendo una seconda giovinezza e si respire nell’aria.
Per pranzo mi salvano quasi sempre i Deli che sono sparsi ovunque, negozi a metà tra il supermercato e la gastronomia, che vendono, oltre al resto, cibo pronto a peso e ti danno la possibilità di consumarlo sul posto: una vera isola felice in una città che non è propriamente economica.
Il museo di Broolyn è leggermente decentrato, bella struttura ed esposizioni interessanti, ma sono qua per la mostra sulla carriera di David Bowie che mi assorbe gran parte del pomeriggio: bellissima anche perchè vista in una cornice unica.
GIORNO 6
Finalmente una bella giornata di sole, diciamo che definire variabile questo tempo di aprile è un eufemismo! Ma non mi lamento perchè N.Y. è comunque meravigliosa, con ogni temperatura e ogni clima.
Inizio spostandomi verso il Greenwich Village, cuore pulsante della comunità LGBT, dove ancora resitono i luoghi culto di tante battaglie a favore dell’uguaglianza e dei diritti civili.
Passo da Sylvia Rivera street e mi fermo davanti al mitico Stonewall, due pietre miliari per la militanza omosessuale. Il Village è bellissimo con le sue case basse in mattoni a vista, i bei parchi di quartiere, il teatro locale e i localini di ogni tipo. Si avverte un’aria rilassata e molto piacevole.
La bellissima giornata invoglia a passeggiare e così mi spingo fino a Washington Square, godendomi una N.Y. fiorita, colorata e profumata. Un dosa, crespella indiana vegana, comprata da un venditore per strada e un prato verde sono il mio ristorante a pranzo. Come me centinaia di persone che si godono il sole sui prati di questa splendida piazza. La cosa fantastica di ogni parco è che sei immerso nel verde e circondato dai grattacieli che fanno da sfondo: un’esperienza unica.
Dopo un meritato riposino si sposto con la subway a Battery Park, punta estrema a sud di Manhattan, per prendere il ferry boat e arrivare a Staten Island. Forse data l’ora, il tempo bello o il fatto che la traversata è gratuita, mi trovo in mezzo ad un muro di gente, moltissimi turisti e tanti locali, ma i traghetti sono molto grandi e c’è posto per tutti. Il tragitto dura meno di mezz’ora e se si riesce a conquistare un posto a poppa o a prua è molto piacevole e la vista di Manhattan è strepitosa. Le foto e i video si sprecano!
Al ritorno mi fermo a mangiare un pretzel dolce di Auntie Anne’s, fatti al momento sotto i tuoi occhi, zucchero e cannella, mi fanno toccare il paradiso con un dito (bè mi basta poco per essere felice!).
Come una trottola impazzita torno a nord, ad Upper west side, verso Columbus circle e il Lincoln Centre. Zona modernissima di grattacieli ed enorme centro culturale che comprende il teatro dell’opera, la biblioteca, piazze spaziose, fontane ed altri edifici che ospitano mostre.
Ancora un salto al MAD (Museum of Art and design) in Columbus Circle ma la stanchezza della giornata inizia a fasi sentire.
GORNO 7
Il tempo è di nuovo autunnale ed è quello più adatto per i musei ma la città mi inghiotte e mi lascio trascinare per le sue vie senza meta, che è poi il modo migliore, e quello che preferisco, per godersi appieno le mille sfumature che solo le grandi metropoli sanno offrirti. Quinta, Ottava, Madison avenue come non farsi affascinare dalle vetrine, dalla folla, dal traffico, dai colori? Cammino senza meta come in un sogno: passo davanti a Tiffany’s , a Macy’s, a Bloomingdale e poi Michael Kors, Bulgari, Dolce e Gabbana… ogni tanto un po’ di luccichio ci vuole, anche solo per riempirsi gli occhi.
Il tempo passa veloce ed è ora di avvicinarsi al Moma, ma complice la pioggia e l’ingresso gratuito il venerdì pomeriggio, mi trovo in mezzo ad una folla enorme, una folla che neanche il primo giorno dei saldi di Zara…
in questi casi o ci si arrende o ci si lascia trascinare con pazienza, senza innervosirsi e così dopo il primo impatto, mi godo comunque un bel giro all’interno del museo che mi fa scoprire, come sempre accade, artisti che non conoscevo e che mi appassionano.
inaspettatamente passo un paio di ore veramente piacevoli certo, con meno gente sarebbe stato meglio, ma quando si viaggia bisogna anche sapersi adeguare alle circostanze che si presentano e cavalcare l’onda.
Quando esco è già buio ma non posso rinunciare alla visita al Whitney Museum che si rivela essere la cosa migliore della giornata.
L’ingresso al venerdì dalle 16 alle 22 è “Pay what you want” cioè ad offerta libera. All’interno, oltre alle meravigliose esposizioni di artisti contemporanei, performance di balletto, musica e non da meno, ad ogni piano, terrazze panoramiche che fanno godere la vista di N.Y., nel mio caso di notte, illuminata… che spettacolo meraviglioso, peccato solo per il vento gelido!
GIORNO 8
Ultimo giorno utile per la (ri)scoperta della metropoli “che non dorme mai”. Posti ne mancano molti ma non sono ancora riuscito ad andare ad Harlem e allora devo obbligatoriamente ovviare alla mancanza! Oggi, nonostante le previsioni diano pioggia, splende un sole estivo meraviglioso.
Nonostante gli sforzi, dato che il percorso è lastricato di angoli che mi chiamano, arrivo ad Harlem verso le due di pomeriggio con una notevole fame, certo di trovare subito il ristorante da Sylvia, specializzato in cucina del sud. Naturalmente la fermata della metro non è quella che pensavo e i piani vanno presto in fumo, ma giro l’angolo e mi imbatto in una pescheria/friggitoria di quartiere e vi assicuro che per soli 6$ mangio i più buoni gamberi con patatine fritte della mia vita: come detto prima, bisogna lasciarsi trasportare!
Harlem, nonostante il caldo e la stanchezza, non mi permettano di completare il giro proposto dalla Lonely Planet, è sicuramente un quartiere vivo, rumoroso, affascinante e sicuramente economico rispetto a Manhattan. E’ sabato pomeriggio, la gente affolla il quartiere, ad ogni angolo banchetti di gelato e bancarelle di cd contraffatti, tshirt, incensi.
Mi spingo fino al teatro Apollo, tempio della black music da cui sono passati tutti i più grandi del jazz e del blues, da Etta James a Prince, da Louis Armstrong a Billie Holiday.
Affermare che l’aria che si respira è magica sarebbe banale ma è così, e Harlem è la conclusione migliore di questa mia terza volta (e sicuramente non ultima) a New York. Ogni quartiere vive di vita propria, ognuno con le proprie caratteristiche e particolarità, i vari ponti uniscono e completano, come fili colorati, una tela incredibile e non riproducibile. Capisco l’amore che in tanti provano per questa città e lo condivido, ora, finalmente, mi sento di poterlo affermare, domani si parte ma questo è solo un arrivederci.
GIORNO 9
La partenza: faccio la valigia, mi resta un po’ di tempo per fare un giro nel quartiere, a Jersey City, che mi ha ospitato in questi giorni. Non mi dilungo, ho già scritto troppo… solo bye bye N.Y. see you next time!
NEW YORK: Oops!.. I did it again Organizzo questo viaggio con circa 6 mesi di anticipo: cerco i voli, cerco la casa, risolvo mille problemi ma finalmente arriva il momento di partire .
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Springtime Nurseries Garden Centre Crews Hill (Enfield) 1° Parte Settori: regali, oggetti per la casa, alimenti Video integrale su YouTube https://youtu.be/lGshFYs0mKs . #CrewsHill è un antico borgo facente parte del London Borough of #Enfield ricco di negozi che vendono prodotti per #giardino, #serre e vivai di piante. Lungo la strada che porta a Crews Hill si incontra il centro sportivo di proprietà del #Tottenham Hotspur F.C., famosa squadra di calcio della Premier League inglese. #London #Londra . Nel market Springtime Nurseries Garden Centre è possibile trovare ogni tipo di fiori, finto e vero, da appartamento. Inoltre vi si trova qualunque oggetto per il giardino, prodotti chimici, fino ai giochi d'acqua, sistemi di illuminazione o di irrigazione. . Oltre agli oggetti per il giardinaggio nei suoi ampi spazi ci sono altre diverse sezioni. Una di queste è dedicata a torte, dolci e confetture, un'altra a cartoline e oggetti di regalo, giochi ed oggetti per la casa, candele profumate . Nel periodo di Natale il market cambia aspetto e si trasforma in "Christmas Wonderland". Diventa la meta di tutti coloro che si preparano per addobbare le loro case o giardini. Vi si trova di tutto .. Alberi di Natale, Decorazioni di Natale, luminarie natalizie, cartoline e oggetti da regalo, candele profumate, regali di Natale, oggetti per la casa, fiori e piante per giardino. #ChristmasStore #ChristmasTrees #ChristmasDecorations #ChristmasGifts
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l mio viaggio in Myanmar è durato 13 giorni e ha previsto un itinerario classico completamente on the road.
Come già raccontato nel mio primo post dedicato ad impressioni e suggerimenti organizzativi, per realizzarlo mi sono affidata ad un driver, Usoe, di grande esperienza che ci ha permesso di viaggiare con un certo comfort e conoscere molti aspetti umani di questo paese.
Le nostre tappe, sono state quelle che tipicamente vengono proposte per un classico primo tour in Myanmar della durata del nostro, ha risentito di un cambio necessario (non c’è stato possibile fare il trekking a Kalaw) per avverse condizioni meteo e nostra indisposizione.
Proverò a ripercorrere in modo molto veloce le tappe ed offrire una idea di massima, senza soffermarmi troppo su ciascuna.
Questo itinerario può essere pensato anche con aerei domestici e\o mezzi pubblici. Ognuno può costruirlo in base alle proprie esigenze. Farlo in macchina ci ha portato a lunghe trasferte su strade non molto agevoli, ma neanche troppo pessime; ci ha permesso di assaporare aspetti della vita quotidiana delle popolazioni sopratutto nella tratta più rurale da Bagan al lago Inle.
Mi fa piacere scrivere che questo paese, per ciò che ho visto, non è ancora battuto da un turismo di massa troppo invadente e, sopratutto, la gente del luogo non sembra aver cambiato usi e costumi in modo troppo radicale, influenzata da noi occidentali.
Yangon
Yangon è quasi certamente la base di arrivo e di partenza di quasi tutti i turisti via aria. Pur non essendo la capitale del Myanmar ne possiede tutte le caratteristiche: la zona commerciale con banche in palazzi moderni, vecchi palazzi fatiscenti e coloniali, street food, China town, grandi mercati, traffico, templi e pagode dal fascino superbo.
Una sosta in questa città è d’obbligo, e deve prevedere almeno due notti. Nel traffico caotico come ogni altra città asiatica (forse appena meno di altre) Yangon si sviluppa in quartieri che raccontano passato coloniale (indiano, cinese, mussulmano), palazzi stile British, sfavillanti stupa e segni della sua storia politica recente.
In questa città ho visto gli unici ospedali attrezzati di tutto il Myanmar che ho visitato, e ciò non è un dato secondario e fa pensare sulle scelte politiche a sostegno della popolazione, da parte di un paese di recente apertura ed economicamente sofferente.
Fra le immagini che più mi ricordano la città, il mercato Bogyoke Aung San Market in cui abbiamo trascorso una mezza mattina, fra negozi che vendono a prezzi molto convenienti per noi europei, una buona selezione dell’artigianato locale che si incontra in tutto il Myanmar.
Particolarmente colorata la parte dedicata alle stoffe ed i vestiti, dove si possono acquistare le tipiche gonne (hta mein per donne e long gyi per gli uomini) ammirando colori e sarte all’opera nei dietro bottega.
Il monumento simbolo del Myanmar è la Shwedagon Paya ed è visibile, dicono, da ogni punto di Yangon. Essa é di grande impatto, non solo fisico. In maniera molto e troppo sbrigativa, mi limito a dire, per ora, che la Shwedagon Paya è uno dei luoghi più affascinanti che abbia mai visitato: un mix fra colori, forme, oro, riti ti accompagna nella sua visita e con rimpianto ho deciso, dopo ore che era giunto il tempo di lasciarlo.
Bago
Non molti la inseriscono negli itinerari sopratutto se si decide di prendere un aereo da Yangon per Bagan. È stata la nostra prima tappa fuori da Yangon, il primo effettivo giorno in Myanmar. Ho amato questo luogo, perché lo associo ai primi ricordi del mio viaggio. A Bago ho iniziato a capire come forse sarebbe stato questo paese, quali sarebbero stati i suoi colori, i tratti delle persone e cosa mi potevo realisticamente aspettare.
É una città che non appare se non attraverso i suoi tanti templi ricchi di leggende e di riti. Si può scegliere quali prediligere. Noi abbiamo visitato i più famosi e scelto di vedere lo Snake Monastery, per le guide certamente secondario. Esso sorge vicino ad un sobborgo di case umili la cui gente si riversa a venerare un pitone, presunta incarnazione di un monaco od un nat. Il serpente è lungo ben 5 metri e riceve omaggi ed attenzioni dei pellegrini, molto particolare la sua atmosfera indubbiamente autentica.
Qui nessun turista, come in quasi tutti gli altri templi della città. Bago possiede dei mirabili tesori fra cui un magnifico Buddha sdraiato, Shwethalyaung Buddha, la Shwemawdaw Paya, simile seppur più modesta alla magnifica Shwedagon Paya di Yangon e i quattro magnifici Buddha seduti della Kyaik Pun Paya, posti uno dietro la schiena dell’altro che osservano, dall’alto, incensi, fiori, riti, cibo e preghiere dei tanti pellegrini scalzi e dei pochi turisti, che solcano il loro ingresso.
Il monte Popa
Arroccati sulla cima di un monte, un complesso di templi. Per arrivarci occorre una lunga salita.
Per giungere alla salita, e sopratutto al ritorno, meglio affidarsi al passaggio in motorino perché la strada è poco sicura in macchina, dopo un terremoto avvenuto neanche troppo tempo fa. L’ascesa sul monte è un’esperienza che consiglio. Abbiamo scalato questa montagna sacra a piedi scalzi fra venditori di cibo, oggetti sacri, souvenir, monaci e bimbe monache, osservati da scimmie ed evitando i loro escrementi, che giacciono sulle scale, alacremente pulite da uomini speranzosi di una mancia, dotati di acqua sporca e straccio.
La salita è faticosa ed allo stesso tempo suggestiva. In cima templi, riti, donazioni, ed un paesaggio, che ripaga di ogni stanchezza.
Bagan
Se si pensa al Myanmar da qualche parte, nella memoria, risale l’immagine nota delle mongolfiere che si sollevano fra il cielo e le pagode di questa città, ed i suoi tramonti. Bagan è una tappa che non può mancare ed il maggior numero di turisti si concentra in questa città. Centinaia di Pagode la affollano, piccole, grandi, enormi, visitate, abbandonate, restaurate, danneggiate dai frequenti terremoti.
Ognuna ha una atmosfera unica ed occorre selezionarne alcune fra le tante. Parlerò anche di Bagan in modo più approfondito, raccontando cosa abbiamo scelto di vedere, i mezzi più adatti e i tempi per farlo. Chi volesse intanto può studiarsi un po’ questa meta pensando che, se le pagode più famose sono da non perdere, altre, le minori hanno un loro fascino e occorre per vederle mettere in conto di chiedere a chi vi abita vicino, i custodi: in cambio di una piccola mancia potrete accedere a dei tesori.
Kalaw
Kalaw è una cittadina dall’atmosfera montana base per trekking di diversa durata. Per arrivarci da Bagan è stato necessario un lungo viaggio su una strada non agevole che ci ha però regalato scorci di una bellezza incredibile e di una rara umanità.
Qui la vita più rurale dei birmani, meno esposta e più legata alle tradizioni ti viene incontro. Non mancano occasioni di scambio umano con queste persone che sembrano uscite da un epoca fuori dal tempo e che ti guardano con discrezione, senza volere nulla da te se non al massimo un sorriso.
Kalaw offre un centro animato da una pagoda a tratti psichedelica ed un folcloristico market dove trascorre un bel po di tempo come in altri luoghi del Myanmar.
La vita dei birmani scorre fra commerci, scambi, cibo di strada e prodotti di diverso genere a volte dalla difficile identificazione per noi occidentali.
lago Inle
Il lago Inle è un luogo che ho amato molto. Questa meta, nel Myanmar orientale è visitato da molti turisti anche occidentali e gode di buone ricezioni turistiche. L’ esplorazione del lago via barca (della durata di circa 6 ore) consente di conoscere la vita dei villaggi che lo popolano: colture galleggianti, mercati, artigianato, pesca, religiosità.
Le ore trascorse in questo luogo non sembreranno bastare e, anche se frequentato da turisti, il suo fascino, a me, è apparso quasi autentico. Lo si ritrova, in molti scorci, che rispecchiano la gente che vive coltivando verdure negli orti galleggianti, vendute poi, assieme a quelle che arrivano dai villaggi montani, nei mercati, a loro volta galleggianti ed itineranti; nei profili dei pescatori in equilibrio su una gamba sola, le cui sembianze sembrano simili a ballerine sulle punte.
La vita tutta del lago Inle è sospesa fra le sue acque e la terra ferma, animata da umani dai tratti di anfibi, immersi in un paesaggio che non ricorda nulla di ciò che ci è troppo noto. Non c’è distanza e separazione fra acqua e terra qui: lo dicono le palafitte dove si trovano le manifatture ed il suo artigianato ed i villaggi. Lo dicono le donne che lavano i panni, lo dicono i bambini nudi che giocano nella sua acqua verdognola i cui colori rispecchiano la vegetazione; lo dice la grande armonia che c’è in tutto ciò.
Fra i tanti complessi quello di Shewe Indein Pagoda: migliaia di stupa alcune antiche e in rovina, altre più moderne, raggiungibili via barca; un incredibile colpo d’occhio.
Pidaya
Alla sommità di una lunghissima scalinata sorge Pindaya, un luogo assolutamente unico nel suo genere: una grotta affollata da 9000 Buddha.
Per raggiungerla, si percorre una lunghissima scalinata o si arriva comodamente in macchina a ridosso dell’entrata dove una enorme statua di un ragno nero ricorda la leggenda da cui nasce il culto di questo luogo. Il colpo d’occhio è incredibile, ci si perde dentro le insenature di queste grotte, un dedalo a volte alcune sono delle piccole nicchie. È un luogo difficile da fotografare e ci si perde senza mai perdersi nella sua unicità.
Mandalay
Mandalay è una città dai tratti simili a Yangon. Purtroppo essa ci ha accolto con la pioggia nonostante fosse la stagione secca. Vi abbiamo trascorso due giorni visitando monasteri e osservando riti di monaci giustamente infastiditi da turisti poco rispettosi.
Anche su questa città e i suoi luoghi di culto c’è dire tanto. Per ora solo un accenno ed il ricordo dell’ affascinante passeggiata su lungo ponte in teck tanto rappresentato nelle immagini che raccontano il Myanmar : U bein bridge.
La pioggia ha forse reso più suggestivo il nostro passaggio da una sponda all’altra, a caccia di particolari, colorati, sonori, unici del paesaggio circostante: dagli uccelli orientati dal pescatore con un richiamo, alle pagode, dal fiume secco, per la stagione, attraversato da uomini in moto, alle barche incagliate nel bagno asciuga, ai bambini sotto la pioggia, bagnati, incuranti di noi e della pioggia, liberi ed a piedi nudi.
Il profilo geografico del mio Myanmar, guardando una cartina geografica ed abbinando delle immagini, è stato all’incirca questo. La strada fisica è facilmente tacciabile e ripercorribile da chi volesse pensare ad un viaggio nell’ex Birmania. Chi come me ha la fortuna di sognare il Myanmar e di realizzare questo sogno, potrà unire questi punti e vestirli con le esperienze di un viaggio, che difficilmente gli farà dimenticare questa terra, e la sua gente.
Yagon, Bagan, Mandalay: i miei consigli di viaggio per il Myanmar l mio viaggio in Myanmar è durato 13 giorni e ha previsto un itinerario classico completamente on the road.
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Recensione - Londra, una città meravigliosa!
Essendoci stato più volte, posso affermare con assoluta certezza che quella di Londra è una realtà a dir poco fantastica. Rappresenta una meta che mi sento di consigliare a chiunque non abbia ancora avuto la possibilità di recarvisi. La capitale britannica è immensamente vasta(è formata da 33 borghi) e offre opportunità di ogni genere: lavoro, divertimento, studio e svaghi di qualsiasi tipo; è una città ricolma di servizi del tutto affidabili e vantaggiosi. Conta ben nove aeroporti: l'aeroporto di Heathrow, quello principale e primo per importanza(non a caso è quello più frequentato e conosciuto), l'aeroporto di Gatwick, molto affollato anch'esso ma non quanto l'ultimo sopra citato, e l'aeroporto di Stansted(quello in cui è atterrato il sottoscritto), situato nella parte più nord-orientale della metropoli. Ne sono presenti altri sei, ma ho voluto citare soltanto quelli più noti. Veniamo alle stazioni della metropolitana, le Underground Tube Stations, le quali sono davvero tantissime e comodissime se ci si vuole spostare da un luogo all'altro: permettono di raggiungere varie zone cittadine in un batter d'occhio. E non è tutto: sono sempre puntuali, prerogativa da non trascurare. In più, durante il week-end, la maggior parte delle linee sono disponibili 24 ore su 24, consentendo a chiunque voglia fare le ore piccole spassandosela in qualche pub o locale di non porsi limiti di orario. Innumerevoli sono anche gli autobus, i famosi "red buses" londinesi a due piani(al secondo si ha una vista migliore della città durante il tragitto), e i treni. Dettaglio fondamentale: per girare con tutti i vari mezzi è indispensabile possedere la Oyster Card(la potete acquistare in qualsiasi stazione della metropolitana), tessera prepagata che deve essere timbrata prima di affrontare qualsiasi viaggio.
Detto ciò, mi soffermo a parlare dei luoghi più attraenti da visitare a Londra: certamente è d'obbligo ammirare la maestosità del Big Ben, del Palazzo di Westminster(sede del Parlamento inglese) e del Buckingham Palace, dimora della regina Elisabetta; immancabile dev'essere anche un bel giretto per i giardini che circondano la residenza imperiale, brulicanti di simpatici scoiattoli. Se volete gustarvi interamente la grandezza di Londra dall'alto, dovete per forza salire sulla ruota panoramica, la London Eye, per godervi un panorama mozzafiato. Vi consiglio anche di dare un'occhiata ai numerosi musei: il British Museum, dotato di molteplici piani e gallerie, che conserva un poderoso numero di interessanti reperti storici(dalle sculture mesopotamiche alle mummie egiziane e non solo); la Tate Modern, il museo d'arte moderna situato sulla sponda meridionale del suggestivo Millennium Bridge, che raccoglie opere di inizio Novecento e oltre; la National Gallery, rigoglioso di opere artistiche risalenti a più epoche, situata a Trafalgar Square; infine, perché non fare un salto anche al Madame Tussauds, uno dei musei delle cere più popolari al mondo? Visto che se dovessi elencarvi tutti i musei arriverei a scrivere un romanzo, spero vi accontentiate dei quattro a mio parere più significativi. Non dimenticate di passeggiare per le strade di Piccadilly Circus, Oxford Street, Covent Garden, Soho e Notting Hill, i quartieri più lussuosi di Londra, ricchi di negozi firmati ovunque. Presenziate nei mercatini di Camden Town(sia all'interno dello stabile chiamato "Camden Lock" che lungo i marciapiedi), al Borough Market nel distretto di Southwark, che vende generi alimentari di ogni provenienza, e, soprattutto, al Portobello Road Market di Notting Hill. Un mercatino più scadente e meno frequentato, ma non per questo da trascurare, è quello domenicale di Shoreditch, nella East London. Per quanto riguarda la movida notturna, vi indirizzo al Fabric, la più importante discoteca londinese che, in seguito alla momentanea chiusura, è stata recentemente riaperta. I pub migliori, secondo me, si trovano a Soho, Covent Garden e Leicester Square. Se volete assaporare anche a Londra il cibo italiano, è obbligatoria una mangiata da "Padella", ristorante di London Bridge, vicino al Borough Market: tra tutti, ritengo sia il più buono. La più grande località del Regno Unito pullula anche di diversi teatri: ve ne è una cifra spropositata, ma i più famosi sono senza dubbio il Garrick Theatre e il Barbican Theatre, per non parlare del Globe Theatre, l'arena in cui un tempo si esibiva la compagnia di William Shakespeare. Da ammirare sono anche i grattacieli: lo "Shard" è il più alto(300 metri circa), nel quale si può anche salire per avere il privilegio di usufruire di una vista incantevole; poi vi sono il "Gherkin"(in italiano "cetriolo") che, come dice il nome stesso, ha la bizzarra forma di quell'ortaggio. I restanti edifici più elevati si trovano nella City e nel distretto di Canary Wharf, la zona architettonica più moderna di Londra. Nonostante molti di questi sono posizionati al di fuori della zona 1 e 2(quelle maggiormente visitate), da vedere sono anche gli stadi, come l'imponente stadio di Wembley, l'impianto del Chelsea, Stamford Bridge, e dell'Arsenal, l'Emirates Stadium, e anche la North Greenwich Arena(conosciuta anche come 02), che ospita un gran numero di concerti. Immergetevi anche nella natura nei più bei parchi londinesi, come l'Hyde Park e il Green Park, tanto per citarne due. Infine, contemplate la bellezza del Tower Bridge e della medievale Tower of London nelle vicinanze.
Il fatto che Londra sia uno splendido agglomerato urbano, però, non significa che costituisca solo vantaggi; è sbagliato pensare che sia tutta rose e fiori, specialmente per chi sceglie di andarci a vivere e lavorare: una delle negatività di Londra, se vogliamo interpretarla come tale, è il costo della vita parecchio elevato, il quale potrebbe inevitabilmente portare a qualche conseguente limitazione di certe spese considerate superflue rispetto ad altre, come ad esempio il pagamento dell'entrata di qualche locale. Un'altro aspetto sfavorevole è il degrado e la criminalità, seppur non raggiunga un'alta fascia, di alcuni quartieri londinesi: i municipi più pericolosi sono quelli di Hackney, Peckham, Brixton e Tottenham Hale. Cercate di fare attenzione se capitate per quelle zone, soprattutto nel cuore della notte, anche se questo non vuol dire che la probabilità di eventi spiacevoli sia del 100%(io ho alloggiato in uno di quei contesti e non mi è mai accaduto nulla). Una particolare caratteristica più sorprendente di questa città, secondo il mio parere, è il singolare miscuglio tra il moderno e l'antico.
Credo di avervi detto tutto, spero di essere stato convincente. Londra merita davvero, andateci!
Alessandro Reni ©
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a anelli brosway significato l'acclamato trentaseiesima
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5 giorni a Londra
Londra abbonda troppo di nebbie e di gente seria. Se siano le nebbie che producono la gente seria o sia la gente seria che produce le nebbie non saprei dire.
Oscar Wilde
La citazione del memorabile scrittore dipinge magnificamente la città e ne inquadra l’aspetto: Londra, con la sua atmosfera cupa e velata sembra continuamente custodire un segreto da film noir; è una città magica ed affascinante, che si svela lentamente ed ogni volta si rivela in continua trasformazione.
- DAY #1 -
La mia avventura inizia nel pieno centro attivo della città, nel cosiddetto borough di Westminster, chiamato anche City of Westminster (un tempo distinta dalla City of London, situata più a est),
sede della nota torre dell’orologio del palazzo del Parlamento (Houses of Parliament), conosciuta con il nome di Big Ben - nome che in realtà appartiene alla campana che si trova al suo interno -, e dell’Abbazia (Westminster Abbey), patrimonio dell’UNESCO che fu sede dal 1066 dell’incoronazione dei monarchi britannici e nel 2011 delle nozze tra il duca e la duchessa di Cambridge, William e Kate.
Camminando, giungo al Westminster Bridge che mi conduce dall’altra parte della città, nel quartiere di South Bank, e da lì riesco a scorgere la ruota panoramica più alta d’Europa, la London Eye*, la prima ruota a cantilever su cui sono mai salita. La vista della città da lassù è davvero suggestiva.
*[Nel prossimo post potrete leggere della *PESSIMA* esperienza che ho vissuto per poter accedere all’ingresso dell’attrazione.]
Proseguo la passeggiata lungo la Queen’s Walk (vedi foto), sulla riva del Tamigi, e mi gusto un panino sotto i raggi del sole, a tratti nascosto da una leggera coltre di nubi.
Decido di tornare indietro verso Westminster e di addentrarmi nel St. James’s Park, dove trovo rifugio in un armonioso ed elegante angolo di verde. Lì in mezzo, tra le siepi, primeggiano meravigliosi esemplari di fiori (vedi foto);
mi sento un po’ la piccola Alice nel Paese delle Meraviglie, solo che ad essere inseguito da me non è Bianconiglio, bensì un piccolo e scaltro scoiattolo in cerca di ghiande.
Proseguo, così, fino ad avvicinarmi al palazzo sede della Corte e della famiglia reale: Buckingham Palace.
Il Palazzo, noto, appunto, come The Palace, è luogo di visitatori provenienti da ogni parte del mondo che alle ore 11.15 si radunano puntuali di fronte al cancello d’ingresso in attesa del famoso cambio della guardia.
Le queen’s guards, con il loro immancabile colbacco, sfilano di fronte a centinaia di occhi curiosi fino a che alle ore 12 non termina la cerimonia e tutto ritorna alla consuetudine.
Mi godo ancora una passeggiata per le strade di Londra, che conservano le loro antiche e tipiche cabine telefoniche dipinte di rosso (dette, appunto, red telephone boxes)
e proseguo sino ad incrociare Victoria Street, la strada che collega la Piazza del Parlamento (Parliament Square) alla stazione metro Victoria, da cui si scorge la Cattedrale di Westminster (Westminster Cathedral).
Lungo la via mi imbatto in locali e ristoranti. Sembra il posto giusto per trascorrere la serata.
- DAY#2 -
La mattina inizia carica e solare, oggi destinazione Baker Street.
Ebbene sì, faccio parte anche io degli amanti della serie di romanzi sulle avventure dell’investigatore Sherlock Holmes, ideati dalla fervida mente di Arthur Conan Doyle. Sul biglietto che mi viene consegnato all’ingresso del Museo di Sherlock Holmes, infatti, vi è una descrizione dell’edificio e della sua storia, affiancato da un’attenta distinzione delle tre categorie esistenti di lettori della serie. Vi sono:
coloro che conoscono solamente il nome di Sherlock e hanno visto qualche film;
coloro che hanno letto i libri, hanno visto tutti i film e sono dei grandi ammiratori dell’investigatore;
coloro che hanno letto e riletto le sue avventure, sia quelle scritte da Sir Arthur Conan Doyle che da altri autori e sanno argomentare con convinzione l’argomento.
E voi a quale categoria di appassionati del genere appartenete?
Il museo si trova, non a caso, vicino al noto indirizzo 221B ed è la ricostruzione esatta della casa della signora Hudson in cui avrebbe vissuto l’investigatore, in compagnia del dottor Watson, nella fantasia di Doyle. Vi si ritrovano, pertanto, tutte le stanze e gli effetti descritti nei romanzi: dal violino, strumento suonato da Holmes (vedi foto);
alle letture del dottor Watson (vedi foto);
agli oggetti personali della signora Hudson (vedi foto).
CI troviamo nella zona di Marylebone, facente sempre parte della City of Westminster, in cui si trova anche il museo delle cere di Madame Tussauds, ormai di fama mondiale per le numerosi sedi sparse in tutto il mondo. Qui di seguito qualche scatto alle statue che riproducono i Beatles nell’atto di cantare, forse, la memorabile All you need is love.
A mio avviso il museo si presta bene per visite scolaresche e per bambini, accoglie centinaia di statue raffiguranti attori, cantanti e personaggi storici ed attuali. Merita comunque una visita per chi non vi è mai stato. Il giro turistico prosegue verso una delle maggiori e frequentate piazze londinesi: la Piccadilly Circus,
passando per Coventry Street sino al quartiere cinese, la China Town di Londra, in cui la cultura cinese spicca quasi prepotentemente in un angolo della città, come un fiore nel deserto.
Le strade sono invase da profumi orientali tipici delle fragranze speziate e della cucina cinese. Londra si presenta, così, come una città multietnica e ricca di culture, le quali, pur mantenendo le radici della propria tradizione, si intrecciano a vicenda creando nuovi e curiosi connubi.
Rimango nei pressi e mi avvicino alla famosa Trafalgar Square, la piazza che prende il nome dalla famosa battaglia napoleonica, condotta dall’ammiraglio Horatio Nelson, che vide vittoriose le flotte inglesi contro quelle francesi e spagnole.
Qui di seguito la colonna, che si erge a fianco alla piazza, dedicata all’ammiraglio:
Alle mie spalle, invece, origina Whitehall, la strada che conduce direttamente al Parlamento.
Il sole sta tramontando e mi godo gli ultimi raggi di questa soleggiata giornata tra le strade di Soho, il quartiere definito a “luci rosse” per via della grande concentrazione di comunità gay al suo interno.
- DAY#3 -
Il quartiere residenziale di Notting Hill - che ha ispirato l’omonima pellicola del 1999 con protagonisti la solare e affascinante Julia Roberts e Hugh Grant nei panni di un cortese e bizzarro libraio - è adatto per iniziare in totale tranquillità una nuova giornata. Le strade residenziali sono pulite e gli edifici colorati spiccano sotto il cielo annuvolato di Londra.
Il quartiere fa parte del municipio di Kensington e Chelsea ed è noto soprattutto per il mercato che si tiene quotidianamente lungo la strada principale: Portobello Road, in cui prese residenza lo scrittore George Orwell nel 1927.
Nel primo pomeriggio decido di spostarmi verso uno dei Parchi Reali di Londra: i Kensington Gardens, contigui a Hyde Park con cui formano uno dei polmoni verdi della città.
Nel parco si erge l’Albert Memorial, il monumento voluto fortemente dalla regina Vittoria (XIX secolo) in onore del marito Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (vedi foto).
Il parco è grande da percorrere, ragazzi si riuniscono per fare sport all’aria aperta, c’è chi legge o gioca con il cane, chi passeggia mano nella mano, chi, semplicemente sdraiato sul prato, si abbandona ai propri pensieri.
Sono le 14:00 e il Museo di storia naturale (Natural History Museum) è ancora aperto, voglio farci un salto. In dieci minuti sono all’ingresso e, superata la sicurezza, sono pronta per godermi il percorso. Non vedo l’ora di giungere alla zona Dinosauri, quella più attesa dal bambino di 8 anni a fianco a me in fila.
Il museo è suddiviso in cinque zone:
paleontologia;
zoologia;
botanica;
mineralogia;
entomologia
L’orario di chiusura è alle 17:50, quasi perfetto per concedersi una pausa in un panificio (bakery) della zona, chiamato “Primrose Bakery”. Tè e cupcakes senza glutine mi aspettano! :)
Con la pancia piena proseguo verso un altro dei quartieri residenziali della città: Chelsea.
Le case e le strade regolari rendono il quartiere davvero elegante. Questo fu, non a caso, dimora per Oscar Wilde durante la giovinezza.
- DAY #4 -
Prima tappa della mattinata: Camden Town!
La zona, tipica del quartiere di Camden, è ricca di colori, gli edifici sono arricchiti da decorazioni personalizzate per rendere più accattivanti i negozi e la musica riempie le strade. Vi sono numerosi negozi tipici che vendono articoli particolari, divertenti e... curiosi
e mercati e bancarelle aperti tutto il giorno.
L’estrosità è senza dubbio l’elemento caratterizzante, per strada vi sono anche esibizioni di artisti rock con memorabili acconciature. È un quartiere da visitare se volete rompere un po’ la vostra british routine. Prendo la Northern - la linea metro segnalata dal colore nero - dalla stazione di Camden Town per nove fermate, sino alla stazione di Tottenham Court Road che mi conduce a pochi passi dal British Museum.
Il museo raccoglie reperti archeologici dalle origini della storia e presenta anche mostre d’arte di artisti di fama mondiale.
Nel tardo pomeriggio, invece, mi avvicino a Covent Garden, la zona che prende il nome dal giardino del convento (Convent) che vi sorgeva originariamente. Oggi vi si trova uno dei più grandi mercati della città, il Jubilee Market Hall, al cui interno vi si ritrova una grande collezione di antiquariato, ma anche di oggetti più moderni e per la casa.
La zona è ricca di movimento per le piazzette e le strade, artisti di strada vi tengono spettacoli divertenti ed intrattengono i passanti con giochi di prestigio; vi è, inoltre, la presenza di numerosi teatri tra cui la Royal Opera House.
- DAY#5 -
Ultimo giorno di visita per me, mi dirigo verso l’altra parte della città ancora inesplorata: la City of London.
Qui incrocio inizialmente il London Bridge la cui targa, visibile lungo il passaggio pedonale che lo collega al Tower Bridge, riporta la sua storia:
First built by the Romans, this was the only bridge over the Thames in London until 1750. [...]. The bridge was rebuilt in 1973, the south end of its Victorian predecessor still survives today. Stones from the bridge can still be seen in St Magnus churchyard. [...]. The rest now stands in Lake Havasu, USA.
Come anticipato, arrivo, così, al ponte levatoio più fotografato di Londra: il Tower Bridge.
Il ponte prende il nome dalla torre medievale (Tower of London), che si trova oltre il fiume sulla sponda opposta alla mia (vedi foto), che fu nel tempo utilizzata come luogo di reclusione e d’esecuzione di prigionieri della corona.
La mia ultima passeggiata londinese la dedico verso una delle due cattedrali più importanti della città: St. Paul’s Cathedral. La Cattedrale, di stile classico, presenta due campanili principali (vedi foto)
e il suo ingresso si affaccia su una piazza al cui centro si può ammirare la statua della regina Anna (Queen Anne Statue).
Il viaggio giunge al termine ed il momento di richiudere la valigia è già arrivato; saluto Londra con un bye, perché so che il momento di rincontrarci ritornerà un giorno. Saluto anche voi, cari lettori, e vi aspetto nel prossimo post!
A presto,
JeMMa.
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LA PARTENZA DAL PORTO DI MESSINA SUL FERRIBOTTI
Parto riempiendo la macchina di tanti piccoli me stesso: le onde che il vento disegna sulla sabbia, le nuvole perse nel cielo, plasmate dal vento, la gazza che salta tra i rami dell’uva fragola beccandone i chicchi, la fila delle formiche sul piccolo fico che rubano ordinatamente lo zucchero ai frutti maturi, i rami di ulivo che si dondolano accarezzati dal vento, il sole che morendo spegne la spiaggia e fa arrossire le nuvole, le barche che escono per la pesca ai calamari con la lampara accesa nel mare oscuro, i contadini che lenti tornano a casa trascinando il passo, il rumore dei campanacci del gregge che ritorna all’ovile, l’abbaiare dei cani nella notte, il canto dei galli al sorgere del sole, il sorriso dei bambini che giocano sul bagnasciuga, gli occhi di lei ed il suo profumo di vita.
Il gorgoglio dell’acqua della sorgente che torna a vedere il cielo dopo secoli di oscurità, le grida della gente al mercato, le processioni, il suono delle campane, il profumo del pane, il colore dei fichidindia, l’odore della notte, l’immagine della luna nuova che si specchia nel mare, tutto ripiego e allineo in valigia.
Il sapore del cannolo, della carne di capra, del gambero crudo, del pescespada arrosto perso nel salmoriglio di olio e origano, il colore del mare al mattino presto, i negozi chiusi nel viale, le baracche, la spazzatura che riempie il marciapiede, lo scoppio dei fuochi artificiali nelle feste, il ticchettio della pioggia sulle foglie di vite della pergola, l’odore della botte da lavare, il gusto dei ceci nelle feste, il sapore del gelato nella brioscia, il vento che corre sulla spiaggia, i fiori che ogni mese nascono nuovamente.
È tutto questo che ho nascosto dentro di me diventando la mia valigia delle emozioni , la borsa delle sensazioni, ricordi, attimi, immagini che contrabbando nel mondo di la del mare in bustine di versi, una droga virtuale di cui abuso metodicamente appena la pioggia, o l’idiozia degli uomini, scolorisce il mondo.
THE DEPARTURE FROM THE PORT OF MESSINA ON THE FERRIBOTTI
I start by filling the car with many little ones: the waves that the wind draws on the sand, the clouds lost in the sky, shaped by the wind, the magpie that jumps between the branches of the strawberry grapes pecking the beans, the row of ants on the small figs that neatly steal sugar from ripe fruits, the branches of olive trees that are swayed by the wind, the sun dying off the beach and makes the clouds blush, the boats that come out for the squid fishing with the lampara lit in the dark sea the slow peasants return home, dragging their pace, the noise of the bells of the flock returning to the fold, the barking of the dogs in the night, the singing of the roosters at sunrise, the smile of the children playing on the water's edge, her eyes and her scent of life. The gurgle of the spring water that returns to see the sky after centuries of darkness, the cries of people at the market, the processions, the sound of the bells, the smell of bread, the color of prickly pears, the smell of the night, the image of the new moon that is reflected in the sea, all makeshift and aligns in the suitcase. The taste of the cannolo, the taste of goat meat, the taste of raw shrimp, the taste of roasted swordfish lost in the salami of oil and oregano, the color of the sea early in the morning, the shops closed in the boulevard, the shacks, the trash that fills the pavement, the burst of fireworks at parties, the ticking of the rain on the vine leaves of the pergola, the smell of the barrel to wash, the taste of chickpeas in parties, the taste of ice cream in the brioscia, the wind that runs on the beach, the flowers that are born again every month. It is all this that I hid inside of me becoming my suitcase of emotions, the bag of sensations, memories, moments, images that smuggled in the world of the sea in sachets of verses, a virtual drug of which methodically abuse, when the rain , or the idiocy of men, fades the world.
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Boston rappresenta oggi una delle città più belle e vivibili di tutti gli Stati Uniti d’America. Non lo si capisce soltanto dalle sue innumerevoli aree verdi o dai tanti giovani che la popolano sia di giorno che di notte; dalle strade più calme, quelle più vissute, più vere e piene di storia, ma anche e soprattutto dalla tranquillità e spensieratezza delle persone che la abitano, soprattutto se rapportata ad altre grandi città americane.
Siamo atterrati al Logan Airport che sorge a pochi chilometri di distanza – circa 15 minuti in macchina – dal centro di Boston, con uno comodo volo diretto TAP Portugal da Lisbona dopo un piacevole stop over di 8 ore che ci ha permesso di visitare un po’ la splendida capitale portoghese.
La nostra avventura in questa magnifica città comincia dal Lenox Hotel, vera e propria istituzione bostoniana nel quartiere di Back Bay. Un mix di tradizione e lusso, un vero e proprio monumento ed icona della città. Sorge a pochi passi dalla strategica Copley Square, e con le sue Penthaus Suites con vista sullo skyline, è anche la migliore location per ammirare la maratona di Boston.
Una camera del Lenox Hotel
La facciata del mitico Lenox Hotel
Maratona di Boston dal Lenox
Passeggiando per Boston
Dall’Hotel Lenox partiamo alla scoperta della raffinata Boston.
Una delle peculiarità di questa città è la facilità di poterla girare a piedi, anche se consigliamo un bel giro in metropolitana, che può sembrare banale ma non lo è sia per l’atmosfera che si respira, ma anche e soprattutto per la sua eleganza. Uno scenario del tutto inaspettato.
Tra l’altro la Boston Subway è il primo sistema metropolitano degli Stati Uniti inaugurato nel 1897, tre anni prima di quella di New York.
Una tappa immancabile della nostra passeggiata sono i Giardini Pubblici, meglio conosciuti come Common Park and the Pubblic Garden.
Un autentico cuore verde della città dove si avverte tra i passanti spensieratezza dal gusto europeo europeo; gente a passeggio con i propri amici a quattro zampe, con i pattini, con lo longboard, con la bici o in fiammanti tutine da jogging che appaiano qua e là. Il posto ideale per fare un pic-nic in primavera o leggere un romanzo. Il fulcro cittadino per lo sport all’aperto e il relax.
Tra il Public Garden ed i Fredrik Law Olmsted’s Parks sorge la Beacon Avenue, la tipica strada dove ti fermeresti ogni metro a fotografare le tipiche case del diciannovesimo secolo e spina dorsale del raffinato quartiere di Back Bay.
Proseguiamo in Newbury Street, la via più famosa di Boston per lo shopping: negozi, gallerie d’arte, ristoranti chic ed eleganti signore che escono piene di buste dalle raffinate boutiques.
Un’altro luogo imperdibile di Boston è sicuramente la Faneuil Hall Marketplace – 4 luoghi in un unica location – sviluppata intorno ad una passeggiata incantata ed animata, piena di artisti di strada e musica live con gli alberi intorno che sembrano prendere vita. Nel 1972 i padri della nazione la proclamarono “The Cradle of Liberty”.
Cuore pulsante della storia e dello shopping di Boston si trova a pochi passi dal lungomare, super consigliato per una bella passeggiata e per godersi ristoranti e negozi dai grandi marchi, accompagnati da una brezza marina che ci ricorda che Boston nasce e si sviluppa a pochi passi dal mare.
A tal proposito consigliamo una bella “traversata” con un taxi-boat che porta fino al Seaport District, zona nuovissima e piena di hotel all’insegna di arte e design modernissimi, come l’Element Seaport che ci ha ospitato la notte prima del nostro rientro in Italia. Questa zona è strategica per la sua vicinanza all’aeroporto – solo 10 minuti in auto – caratteristica particolarmente apprezzata dai businessmen che si recano a Boston per una notte. Da qui la vista sullo skyline è una meraviglia.
Passeggiare al Seaport District
L’Element Hotel
Vista di Boston dal Water Taxi
Boston è piena di centri commerciali, tra tutti vi consigliamo il Prudential Center per ogni tipo di acquisto. Se invece siete più attratti dai mercatini, Boston fa per voi considerati i tipici mercatini che vendono oggetti vintage, i mercatini di prodotti a km zero come il Boston Public Garden o la Faneuil Hall già menzionata prima che racchiude ben 4 mercati intorno a sé (Quincy Market, North Market, Faneuil Hall e South Market).
Senza dimenticarci dei mercatini dell’usato o di libri – come il Brattle Book Shop – che si incontrano qua e là, i centinaia di stand che celebrano i New England Patriots o la mitica Università di Harward, che ovviamente consigliamo di visitare per respirare l’atmosfera di classe di quella che rappresenta una vera e propria eccellenza della cultura americana.
The Brattle Book Shop
Harvard
Merchandising ad Harvard
Peccati di Gola
Ovviamente visitare Boston vuol dire anche immergersi completamente nelle loro prelibatezze gastronomiche. Oltre alle pregiate ostriche presenti in ogni dove, consigliamo anche un bel panino al granchio sul lungomare, per non parlare delle abbondanti colazioni e delle golose soste per sorseggiare un buon tè, autentiche parti integranti della cultura bostoniana.
Per cominciare, prenotatevi immediatamente per un sabato mattina d’inverno al Cafè Fleuri presso il Langham Hotel, un chocolate bar che è un’autentico inno alla gola e propone più di 100 ricette a base di cioccolato. Non è obbligatorio provarle tutte, ma è quasi impossibile resistere. La domenica invece propone un city-brunch al di sopra di ogni aspettativa.
E il giorno dopo? Non lasciatevi scappare la colazione/brunch all’OAK Long Bar Kitchen, dove i pancakes sembrano non finire mai e l’ambiente è molto elegante.
Un po’ di cultura
Boston è anche e soprattutto cultura. All’Isabella Stewart Gardner Museum si percepisce un mix perfetto tra staticità e dinamicità. Il palazzo in stile veneziano sembra fermo nel tempo con le sue tre gallerie che contornano fiori e piante, si respira un’atmosfera di tranquillità d’altri tempi e mentre giovani artisti attraversano questi spazi con la leggerezza e la consapevolezza di chi sa che un luogo così è più unico che raro, soprattutto se si pensa che siamo negli Stati Uniti. Le gallerie ospitano manoscritti e libri antichi, oltre a tele di interpreti dei più famosi al mondo quali Michelangelo, Rembrandt, Manet e Botticelli.
Altre icone di cultura sono la Mary Baker Eddy Library e il museo MFA – Museum of Fine Arts – uno dei più grandi musei degli Stati Uniti d’America. Possiede più di 450.000 opere d’arte che fanno di questa collezione una delle più complete dell’intero continente americano.
Boston è un autentico mix di storia passata e arte contemporanea che si riflette anche nelle rappresentazioni teatrali. Si passa infatti dal Boston Tea Party Ships & Museum con la rappresentazione degli eventi storici che hanno condotto alla rivoluzione americana, fino agli spettacoli più moderni. Noi abbiamo avuto la fortuna di vedere il magnifico Blue Man Show, una forma di intrattenimento differente dal solito e del tutto inaspettata.
Blue Man Group @Charles Playhouse
Boston Tea Party Museum
Isabella Stewart Garden Museum
Mangiare a Boston
Per cena c’è l’imbarazzo della scelta. Se il vostro piatto preferito è un hamburger accompagnato da una pinta di birra, buttatevi in un qualsiasi pub della città… Ma se anche voi, come noi, volete provare qualcosa di ricercato e buono allo stesso tempo, non possiamo far altro che invitarvi a provare l’Artisan Bistrot all’interno del Ritz Carlton Hotel, dove lo stile e il fascino europeo si mischiano al modernismo americano.
Oppure provate l’Omni Marker’s Restaurant, dove John Fitzgerald Kennedy chiese la mano a Jacqueline e dove si narra nacque la squisita Boston Cream Pie. Se siete amanti delle specialità di mare, tuffatevi nell’Island Creek Oyster Bar dove la coltivazione del mollusco è eco-sostenibile e concepita in termini di valorizzazione e celebrazione della qualità dell’ostrica in sè.
Ostriche a Boston
The Artisan Bistrot
The Island Creek Oyster Bar
Tutto questo è stata la nostra Boston e siamo sicuri che la vostra potrà essere ancora molto di più.
Per ulteriori informazioni e consigli, date un occhiata al sito dell’Ufficio del Turismo per lo Stato del Massachusetts e la città di Boston – massvacation.it – che ci ha permesso di vivere una splendida esperienza e condividerla con voi!
Denis
Consigli per un viaggio a Boston, città europea tutta da scoprire Boston rappresenta oggi una delle città più belle e vivibili di tutti gli Stati Uniti d'America…
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In entrambi i casi, si tratta di una positiva strategia di marketing per i marchi perché i prodotti pubblicizzati nella relazione sono visti da quelle che è più probabile per il gioielli brosway outlet loro acquisto. Penso che il tirante è un animale differente [di altre marche], ha detto Mark Beccue, Tampa,Brosway Collana Private -basato analista senior della mobilità dei consumatori per ABI. Infine, l'avvento dei nuovi media che ha sconvolto il top-down per le comunicazioni e la strategia di marketing della maggior parte delle marche. Seo non tutti i membri della vostra famiglia sempre portare troppi carichi di informazioni per entrambi i negozi promo di uscita a basso prezzo su quando si lavora sullacittà, consuma sumers che utilizzano e in una parola, ma non ha mai avuto la possibilità di acquistare. Come la maggior parte notevole design architettonico, laserie ha diversi effetti visivi ad angoli differenti. Infine, l'applicazione include un store locator la funzione che consente di scegliere Girard-Perregaux rivenditori o da un elenco di tutte le posizioni o basate sulla vicinanza. Brosway Anelli Tring come Woodyterrose, muschio e fiori sono i migliori per gli uomini e per le donne in questi Bracciale Uomo Gioielli Brosway Speedway. Mentre questo può sembrare una semplice tattica, eleganza e lo stato sono le cose che distinguono marche da altri. Essa ha ricevuto più di 50. Ogni elenco offre una ciondoli bracciale brosway breve descrizione e la fotografia in miniatura dell'orologio, che gli utenti possono ad una immagine più grande e di più i dettagli di un prodotto specifico. Questi stupidi jocks scuola. Storicamente, il marchio digital acquista iniziato con la selezione dei siti che volevano il loro marchio per essere allineata con detto Ken Harlan, presidente di MobileFuse. Il settore ha prodotto 19 percento e 21 percento di crescita in marzo e aprile, rispettivamente. Tutte le marche popolari e tipi di produttori sono suscettibili di contraffazione, ha detto Mark Rosenberg, proprietà intellettuale Attorney at Brosway Anello Tring Destino. anelli tring brosway L'aspetto è molto simile al mio attuale Collana Donna Gioielli Brosway Princess insieme. Le donne di questa età hanno un aura diraffinatezza e di grazia che li aiuta a raggiungere qualcosa con Brosway Collana Flow. È molto più facile e più produttivo per la visualizzazione di prodotti di annunci a mezzo stampa. Infine ci sono oltre-denaro famiglie - simile al vecchio denaro, ma con completa indifferenza per lo stato. www.shop-brosway.com
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