#Luigi Reitani
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stilouniverse · 1 year ago
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Ingeborg Bachmann "Invocazione all'Orsa Maggiore", presentazione
Nel cinquantenario della scomparsa Edizione con testo a fronte a cura di Luigi Reitani Con una Nota di Hans Höller Adelphi Editore In libreria il 20 ottobre […] Una poesia multiforme, cangiante, dove classico e moderno si fondono in versi ora audaci e spigolosi ora di chiara musicalità, e lo sguardo della Bachmann si mostra attento a cogliere la violenza della realtà e il dolore, in…
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Si sta come d’autunno
Si sta come d’autunno
L’autunno è arrivato decisamente portando con sé alcuni avvenimenti e temi su cui riflettere. È stato pubblicato il numero 120 de Il Segnale con i suoi quaranta anni di pubblicazione, senza interruzioni, della rivista. Sta in quel numero così importante l’articolo cui ho fatto riferimento qui la cui traccia è stata così stimolante per me che tuttora non smetto nel mio piccolo di interrogarmi su …
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gianlucadandrea · 5 years ago
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Poesie dall'inizio - 01) Hölderlin
Poesie dall’inizio – 01) Hölderlin
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“Stare sulla soglia dell’altro”, questa bellissima frase, pronunciata da Gianluca Garrapa nel corso di un’intervista,  si adatta perfettamente a questi tempi drammatici, di transito. Suggerisce che “raccontarci” è un mantenerci all’erta, con le antenne puntate sull’alterità, sul diverso, che poi è l’unico modo perché l’arte, e la parola della poesia con essa, possa trovare ancora spazio o, con le…
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palindromi · 3 years ago
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«Io lo sapevo che il mondo è anche questo, perché mai mi sono limitata a saperlo, io sapevo che le componenti magiche del mio mondo erano privilegiate dalla mia superstizione, sapevo che si possono variare le componenti, ma l'esperienza della variabilità non è stata per questo meno simile a un'annunciazione. Chi dubita che si possa bere l'acqua anche attingendola dal fiume con la mano, che si possa vivere e sopravvivere a una temperatura diversa? Queste sono cose conoscibili con l'intelletto. L'annunciazione è d'altra natura. Io dunque ho assistito a una predica che nessuno ha pronunciato o tenuto sotto il tetto di un tempio, alla predicazione del deserto e di leggi non formulate, ho visto modi di bere, di masticare, di camminare e di dormire che sotto una crosta sottile di intelligenze d'altro tipo aspettavano la loro ora, aspettavano il mistico incontrarsi di inspirare, espirare, camminare e riposare, l'alleluia della sopravvivenza nel Nulla […]»
Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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bosummers · 5 years ago
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Da Friedrich Hölderlin "Tutte le liriche", a cura di Luigi Reitani, Mondadori. "Come nel giorno di festa un contadino" (1800 circa)
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pangeanews · 5 years ago
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“Ho coraggio a sufficienza per rendermi indipendente da altri critici e maestri, e di percorrere la mia strada”. L’editoriale oggi lo scrive Friedrich Hölderlin. Una lettera a Schiller
Il 1797 è un anno capitale per Friedrich Hölderlin. Il legame con Susette Gontard è tanto felice da diventare pettegolezzo; il poeta pubblica per Cotta il primo volume di “Hyperion”, abbozza l’idea dell’“Empedocle”. Frequenta con una certa assiduità Hegel, il compagno di studi che lavora come precettore a Francoforte. Hölderlin cerca il conforto dei grandi letterati del tempo, scrive a Friedrich Schiller, inviandogli “Hyperion” e alcune poesie, tra cui “Il viandante”. Le sue ambizioni, tuttavia, trovano ostacoli. Mentre la Rivoluzione francese scalpita presso i cancelli tedeschi, per gioia del poeta (“la giovinezza del mondo ritornerà dalla nostra decomposizione. […] Io credo a una futura rivoluzione delle coscienze e dei modi di pensare che farà arrossire di vergogna tutto ciò che è stato finora”), una analoga rivoluzione accade nel cuore di Friedrich. L’incontro con Goethe – il 22 agosto, a Francoforte –, ordito da Schiller, è un piccolo fallimento: i duchi della letteratura tedesca non capiscono la poesia di Hölderlin, accusata di essere troppo filosofica e soggettiva. “Schiller manda a Goethe le due poesie, senza menzionare il nome dell’autore. Il giudizio di Goethe è critico, ma sostanzialmente positivo. Schiller lamenta però la «pericolosità» della condizione di Hölderlin, che risente a suo dire di un eccesso di «soggettività» e meditazione filosofica…  L’atteggiamento di Schiller e Goethe è significativo della “dittatura del gusto” esercitata in quegli anni dai due scrittori di Weimar” (Luigi Reitani). La lettera di Hölderlin a Schiller, qui ricalcata, è raccolta nel ‘Meridiano’ Mondadori che raccoglie “Prose, Teatro e Lettere” di Friedrich Hölderlin, curato magnificamente da Luigi Reitani.
*
A FRIEDRICH SCHILLER
Francoforte, 20 giugno 1797
La mia lettera e ciò che contiene non verrebbero così tardi, se fossi più certo dell’accoglienza della quale mi degnerete. Ho coraggio a sufficienza, e autonomo giudizio, per rendermi indipendente da altri critici e maestri, e di percorrere la mia strada con la quiete necessaria, ma da Voi dipendo in modo incoercibile; e siccome sento quanto una Vostra parola possa decidere di me, cerco talvolta di dimenticarVi, per non provare angoscia mentre sono intento a un lavoro. Perché sono certo che proprio questa angoscia e questo imbarazzo sono la morte dell’arte, e dunque comprendo bene come sia più difficile portare la natura a giusta espressione in un’epoca in cui si è già circondati da capolavori, piuttosto che in un’altra, in cui l’artista è quasi solo con il mondo vivente. Troppo poco egli se ne distingue, troppo gli è familiare per doversi opporre alla sua autorità, o per consegnarglisi prigioniero. Ma questa brutta alternativa è quasi inevitabile là dove, più potente e comprensibile della natura, ma proprio per questo più soggiogante e deciso, sull’artista più giovane agisce il maturo genio del maestro. Qui il bambino non gioca col bambino, qui non c’è l’antico equilibrio in cui il primo artista si trovava con il suo mondo: qui il fanciullo ha a che fare con uomini con i quali difficilmente acquista familiarità tale da fargli dimenticare il loro predominio. E se lo sente, non può che diventare ostinato o servile. O forse no? Quanto meno, non vorrei trarmi d’impaccio come quei deboli che in casi simili, come sapete, imboccano la via dei matematici e con infinite riduzioni rendono l’infinito uguale e simile al limitato. Se anche ci si potesse perdonare l’infamia che si commette a spese delle cose migliori, è pur sempre una troppo magra consolazione: 0 = 0!
Mi prendo la libertà di accludere il primo volume del mio Hyperion. Vi siete preso cura del libretto quando, sotto l’influsso di uno stato d’animo avverso e di offese immeritate, era del tutto sfigurato, e così arido e povero che preferisco non pensarci. Con riflessione più libera e con animo più felice l’ho ricominciato daccapo e Vi prego di avere la bontà di leggerlo, all’occasione, e di farmi sapere in qualche modo il Vostro giudizio. Sento che è stato poco prudente pubblicare il primo volume senza il secondo, perché è una parte troppo poco indipendente rispetto all’insieme. Possano le poesie che accludo meritare un posto nel Vostro Musenalmanach! – Vi confesso che sono troppo interessato per poter attendere senza inquietudine il mio destino fino all’uscita del Musenalmanach, e Vi prego quindi di fare qualcosa di più, e dirmi con due righe cosa abbiate trovato degno di accoglienza. Se permettete, Vi manderò ancora, rielaborate, una o due delle poesie che l’anno scorso sono arrivate troppo tardi. Parlando così, certo, mi mostro a Voi nella mia indigenza, ma non mi vergogno di aver bisogno dell’incoraggiamento di un nobile spirito. Posso assicurarVi che tanto meno trovo conforto in vane soddisfazioni, e che per il resto sono molto riservato su ciò che desidero e faccio. Con profondo rispetto il Vostro devotissimo
Friedrich Hölderlin
*In copertina: Cornelis van Haarlem, “La caduta dei Titani”, 1638
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ariannausoleil · 8 years ago
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«Volere l'intero, volere insieme qualcosa, non l'uomo la donna e la donna l'uomo, ma la grande vendetta contro questa scissione, contro l'essere divisi, e poi dormire come mai prima, con i volti gravi, svegliarsi, baciarsi le mani, uno schiavo dell'altro. Uno redentore dell'altro.» Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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tmnotizie · 5 years ago
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RECANATI – “Questo appuntamento si rinnova da oltre 50 anni ed è la punta di diamante dell’attività del Centro Studi Leopardiani così fortemente voluto da mio bisnonno Ettore. Giacomo Leopardi è un astro indiscusso nel firmamento dei Poeti e dei filosofi e voi con il vostro prezioso, paziente e continuo impegno siete i portatori di questa luce nel mondo . Vi ringrazio per questo e per l’amore che dimostrate continuamente nei confronti di Giacomo”.
Così la contessa Olimpia Leopardi, discendente del Poeta, ha salutato i numerosi intellettuali italiani chiamati a Recanati per riflettere sul significato de “L’infinito” nelle diverse discipline, nel convegno internazionale “Interminati spazi” nel Bicentenario della stesura de “L’infinito”, appuntamento inaugurale dei nuovi locali del Centro Nazionale di Studi Leopardiani,  dopo i recenti  lavori del restauro a cura del FAI.
Alla presenza del Sindaco di Recanati Antonio Bravi, del Vice Presidente esecutivo del FAI Marco Magnifico, del Prefetto Iolanda Rolli, dell’Assessore alla  Cultura del Comune di Recanati Rita Soccio, del  Presidente del Centro Mondiale della Poesia Umberto Piersanti, il Presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani Fabio Corvatta ha aperto i lavori della due giorni di studio sul valore e la forza del messaggio de “L’Infinito” nella società attuale.
 “Questa inaugurazione rappresenta una tappa importante della vita del Centro Nazionale di Studi Leopardiani – ha dichiarato Fabio Corvatta –  abbiamo ripreso l’ attività con un Convegno di particolare valore e testimonia come nella società attuale la collaborazione tra Associazioni private e Enti Pubblici può realizzare progetti culturali di rilievo internazionale”.
Nella due giorni di studio, il convegno ospita gli interventi di illustri docenti, studiosi  di tutte le dottrine: scienziati, filologi, poeti, matematici, fisici e letterati per riflettere, ognuno nelle proprie competenze, sul positivo impatto dell’ opera di Leopardi nella contemporaneità.
“Leopardi è un nucleo di pensieri sviluppabili – ha detto Luigi Blasucci – oltreché un Poeta è un uomo che riflette su ciò che c’è  nella realtà che lo circonda. Da poeta pensatore Giacomo Leopardi precorre i tempi e riesce a dire delle cose sviluppabili sulle quali altri studiosi possono continuare a ragionare e il tutto  avviene nella sua mente poetico conoscitiva”.
Tra i relatori: Luigi Blasucci, Marco Bersanelli, Enrico Capodaglio,  Franco d’Intino, Sergio Givone Gaetano Lettieri, Gilberto Lonardi, Giacomo Magrini, Francesco Orilia,  Giangiorgio Pasqualotto, Antonio Prete, Luigi Reitani, Antonio Rostagno, Silvano Tagliagambe e Paolo Zellini.
Il Convegno “Interminati spazi” si inserisce nel ricco cartellone di iniziative programmate dal Comitato Nazionale per il Bicentenario de “L’Infinito”, il  primo Comitato nato in Italia per la divulgazione di un’opera poetica che, per i prossimi tre anni, programmerà una serie di eventi nazionali ed internazionali per celebrare questo prestigioso anniversario e diffondere la poesia di Giacomo Leopardi come strumento etico di forza e di passione per unire popoli e nazioni.
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onnarcissismdisorder · 6 years ago
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«Almeno tu dici soltanto, tipico di Franza, sì, lo pensi, se non lo dici, ma io sono sempre stata qualcosa di tipico, uno schema con il quale si poteva operare, del quale lui disponeva, i miei sentimenti dovevano adeguarsi ai suoi ordini, e quando affermava che nessuna donna può fare l’amore con un uomo senza esserne segnata, giacché un simile atto non è privo di conseguenze, non mi sarebbe stato lecito deliziarlo con qualche esempio, Martin, cos’è il male, cos’è? Oggi si dice che non è nulla di misterioso, ma che è determinabile nei suoi meccanismi, certo: aggressione, desiderio di rivalsa, mi sembra chiaro, e tuttavia non capisco, sebbene non voglia cercare nulla dietro o prima del mondo. Eppure mi ha sempre spaventato vedere qualcuno che perde il controllo, un ferroviere alla cancellata della stazione, perché un tale non aveva il biglietto d’accesso ai binari, quell’odio, quel terribile odio, al punto che il sangue… che bisogno ha un ferroviere di odiare per un biglietto di accesso ai binari. Che bisogno ha uno Jordan di odiare e umiliare una persona. Credo che si tratti proprio di questo! Si umilia l’altro, lo si paralizza, gli si strappa il suo essere, poi i suoi pensieri, poi i suoi sentimenti, poi gli si toglie anche l’ultimo resto di istinto, di impulso vitale, poi gli si sferra un calcio, quando già è finito. Nessun animale fa questo, i lupi non uccidono l’avversario che si sottomette, il lupo non è capace di ucciderlo, non lo sapevi, non è capace di azzannarlo alla gola nemmeno se l’avversario gliela porge. Com’è saggio, com’è bello. E l’uomo, che ha le armi più forti, che è la belva più forte, l’uomo non ha di queste remore. Io posso riconciliarmi con i lupi, con l’uomo no. Tutti scuotono il capo, come noi abbiamo scosso il capo, a Vienna, su ogni singolo caso, no, sto già parlando di quel libro, non posso. Voglio uscire da qui. E loro analizzano e si arrovellano e cercano forze demoniache e brutalità, come se sapessimo in cosa consistono, quanto sono raffinate le spiegazioni che danno quanto provocatoriamente esatte le loro conoscenze, pensano persino di aver capito, e dopo, oh, sanno essere così raffinati nel mettere in pratica ciò che devono fare, costretti, e allora non badano certo al lavoro o al dispendio di mezzi.»
Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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baotzebao · 14 years ago
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Ottantanni fa nasceva a Herleen Thomas Bernhard. Oggi a Trieste Luigi Reitani - cui ogni lettore del grandissimo scrittore deve gratitudine, e qualcuno anche riconoscenza - lo ha ricordato in apertura di una magnifica lezione - incontro dal titolo " E' Una Commedia, E' Una Tragedia ? " La gioia del leggere che mi ha dato Bernhard, forse solo il vedere Bunuel mi ha dato. Un continuo raffinato e immediato gioco d'abilità, un equilibrismo della parola che non sfugge nè alla rappresentazione nè alla attualità dei fatti, dei sentimenti, delle persone.
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La Napoli del libro di Maria Carmen Morese nella sua bellezza più realistica: quella di città delle meraviglie vere e sempre possibili. Il rione Luzzatti negli scatti di Ottavio Sellitti ospitati in questi giorni alla Fiera del Libro di Francoforte  a cura dell’Istituto Italiano di cultura di Berlino che rendono visibile Napoli come giacimento di quotidiana umanità. I romanzi di Elena Ferrante che grazie soltanto al genio letterario dell’autrice hanno allargato a dismisura il perimetro dei lettori ponendo le donne, la città e l’identità di ciascuno di noi al centro di un discorso pubblico che è urgente affrontare soprattutto oggi. Grazie infinite a Launenweber (nelle persone di Christian Berglar e Salvatore Tufano) che mi ha consentito di seguire in totale libertà la mia strada entro tutte le complessità che articolano il mondo di Elena Ferrante. Grazie ai direttori degli Istituti Italiani di Cultura in Germania Luigi Reitani e Maria Mazza e ai loro straordinari staff:  è veramente bello vedere dal vivo con che professionalità e profondità di pensiero viene promossa l’immagine dell’Italia all’estero. Infine mille grazie alla Fraunen Buch Kritik “Virginia“ che nell’ambito di una pubblicazione riguardante le numerose autrici presenti alla Buchmesse 2018 ha dedicato un’interessantissima recensione a Bambole Napoletane.
Vedi anche https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/10/10/news/alla_buchmesse_di_francoforte_la_napoli_di_elena_ferrante-208628039/
Morese, Reitani, Scarinci
Stand Istituto Italiano di Cultura
Stand Istituto Italiano di Cultura
Fraunen Buch Kritik “Virginia”
Christian Berglar
Mostra di Ottavio Sellitti
    Elena Ferrante: Napoli uguale Italia La Napoli del libro di Maria Carmen Morese nella sua bellezza più realistica: quella di città delle meraviglie vere e sempre possibili.
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palindromi · 8 years ago
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«Volere l'intero, volere insieme qualcosa, non l'uomo la donna e la donna l'uomo, ma la grande vendetta contro questa scissione, contro l'essere divisi, e poi dormire come mai prima, con i volti gravi, svegliarsi, baciarsi le mani, uno schiavo dell'altro. Uno redentore dell'altro.»
Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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  We need to talk PDF
https://www.buchmesse.de/en
We need to talk. We need to talk PDF
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Elena Ferrante e il genio di Napoli
Elena Ferrante e il genio di Napoli
di Viviana Scarinci
Qualche giorno fa alla Biennale del Cinema di Venezia in occasione della proiezione in anteprima delle prime due puntate della fiction L’amica geniale, che andrà in onda a breve sulla RAI (e l’1,2,3 ottobre in anteprima al cinema) Saverio Costanzo ha parlato della storia raccontata ne L’amica genialecome una narrazione politica, intesa come racconto empatico del sentimento…
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palindromi · 8 years ago
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«[…] io chiudo la porta che non ha serratura, la sicurezza è un'altra, nasce dalla presenza di altre persone, è la fatalità priva di sottintesi, senza secondi fini, non pone problemi, ed è molto di più – non c'è sicurezza così come non c'è insicurezza né pericolo. Il sentirsi al sicuro e il pericolo sono le proiezioni, le grandi illusioni. Tutto ciò non esiste.»
Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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palindromi · 8 years ago
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«Io lo sapevo che il mondo è anche questo, perché mai mi sono limitata a saperlo, io sapevo che le componenti magiche del mio mondo erano privilegiate dalla mia superstizione, sapevo che si possono variare le componenti, ma l'esperienza della variabilità non è stata per questo meno simile a un'annunciazione. Chi dubita che si possa bere l'acqua anche attingendola dal fiume con la mano, che si possa vivere e sopravvivere a una temperatura diversa? Queste sono cose conoscibili con l'intelletto. L'annunciazione è d'altra natura. Io dunque ho assistito a una predica che nessuno ha pronunciato o tenuto sotto il tetto di un tempio, alla predicazione del deserto e di leggi non formulate, ho visto modi di bere, di masticare, di camminare e di dormire che sotto una crosta sottile di intelligenze d'altro tipo aspettavano la loro ora, aspettavano il mistico incontrarsi di inspirare, espirare, camminare e riposare, l'alleluia della sopravvivenza nel Nulla […]»
Ingeborg Bachmann, Il libro Franza, Adelphi [trad. Magda Olivetti, Luigi Reitani].
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