#Le Opere e i Giorni
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blogitalianissimo · 4 months ago
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Ho l'askbox in fiamme, rispondo a tutti con questo post Stai seguendo le olimpiadi? Nì, ho un po' da fare in questi giorni + è impossibile commentare tutte le gare + il canone lo paghiamo per vedere i pacchi di Pino insegno, mica per avere il privilegio di seguire per bene tutto l'evento Cosa pensi della cerimonia d'apertura e della polemica creata sull'ultima cena? Cerimonia d'apertura pazzesca + le parodie opere famose /anche religiose/ ci sono sempre state, stanno polemizzando solo per vomitare un po' d'odio sul GiEnDeR E della Senna non balneabile? Non molto diversa da noti litorali nel nord italia pieni di turisti tedeschi, scherzo, male qui amici francesi, spero che non nasca una nuova pandemia di qualcosa da questa roba Israhell partecipante? Disgustoso, ma comunque un pelo meglio del Sionvision dove alla Palestina non è manco permesso di partecipare
Aggiungo che mi ha fatto molto ridere che gli americani stiano contando il "totale del numero di medaglie conquistate" per mettersi primi in classifica, quando in realtà conta il numero di oro in primis
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donaruz · 5 months ago
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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3nding · 2 months ago
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Le prime ad annusare l'aria e capire la situazione sono sempre le assicurazioni.
Venti anni fa più o meno un interessantissimo articolo su Munich Re parlava degli algoritmi in grado di predire condizioni di rischio a livello macro e micro così da poter stabilire cosa coprire e a quali costi.
L'articolo parlava della complessità e della mole di dati dati in pasto agli algoritmi con toni quasi da oracolo.
Dieci anni più tardi la BBC scrisse un articolo in cui si avvertiva i proprietari di case lungo le coste britanniche che il valore dei loro terreni sarebbe crollato col climate change e le assicurazioni ne avrebbero preso atto.
Il sottoscritto ci aggiunse qui sopra che banche e assicurazioni in Italia non volevano toccare l'argomento per un potenziale buco da centinaia di miliardi di euro.
Arriviamo ai giorni nostri: in Romagna tre inondazioni in brevissimo tempo, negli Usa un uragano che colpisce zone in cui le coperture assicurative non erano per gli uragani.
In entrambi i casi il messaggio delle assicurazioni è stato per moltissime persone colpite: ci dispiace (sic.) non c'è niente da fare, non ci mettiamo a coprire questo evento o altri futuri.
Traduzione? La vostra proprietà vale zero.
Ma certo immagino che attivisti che bloccano il traffico o gettano zuppa su opere d'arte protette siano molto ma molto peggio.
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crazy-so-na-sega · 3 months ago
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mito->poesia->tragedia->metodo scientifico: uno sviluppo straordinario
Il genere tragico in Grecia: riproposizione ed evoluzione del mito arcaico.
La forma della tragedia classica greca è il punto di arrivo di un processo sviluppato a partire da un primitivo nucleo del coro, progressivamente ridimensionato a favore di uno spazio sempre maggiore riservato al dialogo dei personaggi. La tragedia ripropone e riplasma del materiale mitico ereditato dal mondo arcaico. Il suo appellativo si collega etimologicamente alla parola tragos con riferimento al capro, riferimento che è stato interpretato in vari modi quali: a) il sacrificio rituale celebrato alla fine della rappresentazione; b) la maschera indossata dal coreuta, c) il premio dato al vincitore. In ogni caso, si tratta di un riferimento a qualcosa di animalesco, ferino, primitivo, selvaggio (si veda ciò come traccia dell’animalesco selvaggio dionisiaco rispetto all’olimpico armonioso compositore delle passioni rappresentato da Apollo).
La struttura era articolata in un prologo sugli antefatti dell’azione, un parodo, canto di ingresso del coro, gli episodi costituiti da dialoghi con gli stasimi, i canti di stacco tra gli episodi, e l’esodo, canto di uscita. Il coro (12 coreuti ai tempi di Eschilo con uno di loro, il corifeo, dialogante a nome degli altri con gli attori) cantava in armonia con la musica e la danza ( infatti il verbo koreuein significa danzare). Gli attori, tutti di sesso maschile, indossavano maschere, coturni, ovvero alti calzari per essere più visibili agli spettatori e la scena era dotata di macchine teatrali. In genere le rappresentazioni avvenivano in occasioni di feste in onore di Dioniso, dio rurale patrono della fertilità. Erano dei veri e propri festival in cui gareggiavano i poeti tragici con la loro tetralogia (3 tragedie ed un dramma satiresco). C’era una commissione selezionatrice fatta da un arconte ed altri due membri che sceglieva i tre concorrenti per la gara finale, ogni tetralogia veniva rappresentata in una giornata intera e quindi il concorso durava 3 giorni. La giuria per assegnare la vittoria della corona di edera era formata da 1 rappresentante per tribù estratto a sorte da una lista fornita da ognuna delle 10 tribù, che dava una classifica dei concorrenti su una tavoletta, delle 10 poi ne venivano estratte 5 a sorte per avere il vincitore. I contenuti delle opere attingevano ad un patrimonio di racconti mitici tradizionali e la rappresentazione drammatica era fondata sul contrasto, la lacerazione tragica tra protagonista umano e divino e degli uomini tra loro. Tutto il popolo partecipava, lo stato finanziava i poveri con due oboli per indennizzo delle ore di lavoro perdute ed i costi degli spettacolo (scenografia, costumi, attori, coreuti, musicisti) che erano in parte sostenuti anche dalle famiglie ricche, c’era anche un servizio d’ordine dotato di robusti manganelli contro eventuali disturbatori. La partecipazione popolare al "RITO COLLETTIVO" funzionava da presa di coscienza, grazie a questa esteriorizzazione del dramma tragico reso nello spettacolo teatrale, che determinava una presa di distanza, una assunzione di responsabilità collettiva di fronte alle tensioni tremende dell’esistenza umana secondo una visione che affondava le sue radici nei sanguinosi rituali del mondo pre-greco. In questo consiste la CATARSI di cui parla Aristotele: LA RAPPRESENTAZIONE HA UN EFFETTO LIBERATORIO DALLE PASSIONI (i patemata = patemi di animo).
La tragedia si differenzia dal mito per un tratto sostanziale: se nel mito lo scontro è nel mondo divino, qui il piano si sposta sulla violenza tra dei e uomini e degli uomini tra di loro. Questo è testimoniato dal lessico tragico. Sono fondamentali alcune parole chiave ricorrenti nei dialoghi, che mostrano la inconciliabilità nella tragedia di polarità opposte di comportamento: parole da un lato come collera (che però è anche invidia!) (ϕθόνος),e accecamento divino (΄Άτη) , tracotanza (ύβρις), e violenza brutale (βία) , dall’altro legge (νόμος), diritto (δίκη), autorità legale (κράτος), timore (ϕóβος), e pietà (ʹΈλεος), parole che segnano nella loro opposizione il contrasto inconciliabile che caratterizza la tragedia. Viene bollata la tracotanza, si esibiscono i valori morali e le norme etico-sociali cui conformare i comportamenti dei cittadini della polis ed il ricorso al mito serve a rinsaldare il tessuto connettivo della convivenza. Nella trilogia più famosa, l’Orestea, formata da Agamennone, Coefore, Eumenidi, la tragedia si risolve con Oreste portato nella sede suprema della istituzione della polis, l’Areopago, dove Oreste è alla fine assolto e le furiose persecutrici Erinni si trasformano nelle benigne Eumenidi. Si impone la Giustizia, la DIKE, che si esplica nel NOMOS, nella Legge della città, a fronteggiare la violenza, ma ciò non sarà sufficiente se nell’Antigone la legge del cuore e degli affetti si scontrerà con la legge ufficiale della città stessa, che tuttavia prevarrà alla fine. Ma a questo punto, gli Dei c’entrano poco, il conflitto è tra gli uomini, gli Dei sono solo spettatori. I drammi umani riportano le scorie dei drammi divini. Più i conflitti "si umanizzano", più si perde la carica istintiva, travolgente dell’eros e della violenza primitiva e questo porta alla famosa tesi di Nietzsche che ne La nascita della tragedia (1871) vede nelle prime tragedie un equilibrio tra le parti del coro che rappresentano la potenza dionisiaca degli istinti e le parti del dialogo degli attori che moderano con la razionalità apollinea lo scatenamento degli istinti, fino ad arrivare ad Euripide che descrivendo con realismo delle vicende umane fa prevalere il distacco dello spirito superiore ed equilibrato apollineo in contemporanea all’avvento del razionalismo di Socrate in filosofia e la definitiva eclissi del dionisiaco, evento che il filosofo tedesco denuncia come la più grande perdita per tutta la cultura occidentale.
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Più i miti perdono valore di Verità, staccati dal culto dionisiaco, più i paragoni e le similitudini linguistiche, da "strati intermedi" tra il mondo degli dei e quello umano subiranno una trasformazione che costituirà i primi gradini delle deduzioni analogiche di cui il metodo empirico si servirà più tardi.
-Franco Sarcinelli (WeSchool)
-Bruno Snell (le origini del pensiero europeo)
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anchesetuttinoino · 23 days ago
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Ad Almonacid de la Cuba, una diga romana - costruita 2000 anni fa - ha salvato la città e i suoi abitanti dall'alluvione che sta colpendo la Spagna in questi giorni.
Tutto questo, in barba a media ed esperti™ che, da brave maestrine, si stracciano quotidianamente le vesti tentando di spiegarci come il crollo di ponti, l’esondazione di fiumi ecc. siano dovuti al cambiamento climatico e che, dunque, tutto sommato, siano colpa nostra.
Ma, al netto di questo, com'è che oggi non siamo più in grado di costruire opere pubbliche così solide e durature?
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altrovemanonqui · 1 year ago
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Che poi, il problema non è solo la violenza. Non è solo l’orrore, non è solo la prevaricazione, la mancanza di rispetto, la mancanza di amore, la mancanza di dignità, la mancanza di tenerezza, la mancanza di vergogna, la mancanza di un’educazione sentimentale di base, minimale, da definire banale se non fosse che, evidentemente, banale non è, anzi, è tutto l’opposto. Il problema è anche la cultura del “ti faccio vedere cosa so fare”. Ti faccio vedere fino a che punto arrivo, ti mostro, mi mostro, condivido, condividi, spartisco, mi aggrego, fammi contare qualcosa, guardami, guardami, guardami, guarda cosa so fare, dimmi che ti piaccio, dimmi quanto ti piaccio, e se faccio di più, ti piaccio di più? Come li supero, gli altri? Posso essere meglio, degli altri, lo giuro, ma tu guardami, giudicami se vuoi ma guardami, guardami a tutti i costi. Nella perversione dell’abuso, la perversione dello sguardo degli altri, e questa è un’altra delle tragedie a cui partecipiamo, quotidianamente, in questo turbinio visivo di automasturbazione antierotica. Non c’è sesso, non c’è desiderio, non c’è piacere, non c’è erotismo, non c’è nulla, o meglio c’è l’assenza di ogni cosa.
Mark Rothko, parlando dei futuri acquirenti dei suoi quadri, dei critici che ne avrebbero tessute le lodi, chiama in causa la volgarità del loro sguardo, è ossessionato e intristito da “quegli sguardi volgari” che si affacceranno alle sue opere, estensioni della sua anima, che pagheranno per averle e poterle ammirare, nelle proprie case, nelle proprie gallerie, ogni singolo giorno, che le faranno loro ma senza capire, senza comprenderle, senza comprenderlo, rozzamente, convinti di averle, di possederlo.
Non faccio che pensare alle sue parole in questi giorni.
Gli sguardi volgari.
Le mani volgari, le parole volgari, i messaggi volgari, la battute volgari, i cuori volgari, le anime, così dolorosamente volgari.
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klimt7 · 9 months ago
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24 febbraio 2024
Un sabato pomeriggio
speso bene
A volte ci sono storie che meritano di essere raccontate. Lo capiamo solo dopo.
Quando comprendiamo che la scintilla iniziale, quella luce da cui ci siamo fatti guidare, seguendo la nostra intuizione, era fondata.
Nel mio caso, tutto è iniziato da un articolo della stampa locale. Un articolo apparso su CesenaToday, un sito web, che si occupa di dare informazioni e portare all'attenzione di tutti, le iniziative, gli eventi e molte delle manifestazioni del territorio, tutto ciò che accade - insomma - nel Cesenate e nei Comuni della vallata del Savio.
Riporto di seguito il testo dell'articolo, che avevo letto alcuni giorni fa :
Di notizie di questo tipo, sulla stampa e in Rete, ne appaiono decine, ogni giorno, eppure, in questo caso, qualcosa deve avermi colpito ad un livello più profondo della semplice curiosità.
Sarà che anche io, durante gli anni del Liceo Classico, mi sono appassionato alla pittura da autentico autodidatta, dopo che ho conosciuto le opere di Van Gogh e di Gustav Klimt! Sarà che il disegno, fin dalle scuole Elementari, era una delle attività preferite...
E così dai disegni a matita e coi pastelli, ero passato ai primi lavori a tempera (colori acrilici) e poi ai primi quadri su legno e alle prime tele ad olio.
Sarà che il mondo dell'Arte, mi ha sempre attratto e incuriosito...
Sarà che dopo l'aggressione russa all'Ucraina del 24 febbraio 2022, ho sempre fatto il tifo per il popolo ucraino e ho partecipato a diverse iniziative di volontariato, per inviare aiuti e soldi, agli ospedali di Leopoli e Kyiv, sia per dare supporto ai bambini e ragazzi universitari e alle madri ucraine fuggite dal proprio paese e arrivate in italia, nei primi mesi di questa assurda guerra, scatenata dal sanguinario dittatore di Vladimir Putin...
Sarà anche che io sono sempre stato affascinato della storia di chi è costretto ad abbandonare la propria Patria a causa di una guerra e a reinventarsi una vita.
Saranno stati tutti questi motivi assieme, ma qualcosa mi ha spinto a voler visitare la Mostra di questa artista ucraina, che grazie all'aiuto concreto del Comune di Mercato Saraceno è riuscita a coronare uno dei suoi sogni e presentare al pubblico parte dei suoi lavori.
Oggi alle 16, quindi, sono andato a Mercato Saraceno, a questo piccolo-grande evento : l'inaugurazione della Mostra di pittura di Kira Kharchenko.
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E così, in un pomeriggio piovoso di metà febbraio, mi son trovato ad essere investito dall'energia dei quadri di questa ragazza che giunta in Italia, per colpa della guerra, ha intrapreso un percorso scolastico nel nostro paese, iscrivendosi al Liceo Artistico di Forlì.
Conversando con Kira, è diventato chiaro come il suo soggiorno in Italia sia stata anche una svolta della sua vita. Nel giro di appena due anni, ha infatti imparato ad esprimersi nella nostra lingua e ha cominciato un percorso artistico importante, adottando la tecnica dei colori ad olio.
Ma la cosa, ancora più importante è che Kira in questi anni è riuscita a portare avanti un progetto personale di grande valore:imparare ad esprimere grazie alla Pittura e al disegno il proprio mondo interiore fatto di idee e sentimenti.
Cosi come ha scoperto l'importanza della Filosofia come strumento per leggere il mondo e comunicare le idee che ci guidano nella vita.
Ciò che infatti colpisce di questa ragazza è il fatto che una sua opera, qualsiasi sua opera, parte sempre da uno stato d'animo, una riflessione, una emozione profonda. Tutti i suoi quadri, sono un mezzo per fare arrivare un messaggio legato alle emozioni e al mondo dei propri sentimenti.
È sufficiente allora, leggere le didascalie che accompagnano le sue tele per immergersi nel mondo interiore di Kira, continuamente in bilico fra pensieri cupi e paure legate alle minacce che ha portato la guerra nel suo paese, e la sua forza di volontà che la sorregge e la porta a credere alla speranza e a un futuro migliore, più umano e orientato al valore della Libertà.
Un futuro dove ogni sentimento trova la forza di emergere per esprimere la propria umanità.
Ed ecco che visitare la sua esposizione significa leggere molte delle pagine del suo personalissimo "romanzo di formazione".
È un pò come leggere il libro che Kira crescendo e prendendosi responsabilità del tutto nuove, sta scrivendo in questi anni.
Ci sono pagine chiare, luminose, abbaglianti che tuttavia non cancellano i momenti bui e i colori più cupi che esprimono le paure e le preoccupazioni.
Ma Kira ha dalla sua parte, due energie incredibili: è guidata da due stelle polari.
La sua fede religiosa ( kira è ortodossa) e la forza del dialogo ininterotto che lei stessa, ha con la propria anima.
Un confronto fertile con se stessa, con la persona che è e con il mondo dei propri pensieri, oltre che con i pensieri eterni, quelli validi in tutte le epoche, quelli che per comodità, noi indichiamo col termine "FILOSOFIA".
Perchè Kira non è soltanto una pittrice.
È prima di tutto una filosofa, una persona riflessiva che esprime le sue convinzioni profonde, le sue visioni, il modo di percepire la realtà, attraverso il linguaggio potente che è la Pittura.
Prossimamente dedicherò uno o più Post ai suoi quadri.
Per oggi, sono felice di aver partecipato a questa Mostra, di aver conosciuto questa promettente artista ucraina e aver iniziato a comprendere il suo linguaggio pittorico.
Piu di tutto, credo che il suo mondo interiore, la potenza del linguaggio che ha scelto, la profondità del suo modo di esprimere i sentimenti con immagini potenti e insieme, piene di armonia e grazia, ne fa un talento precocissimo, dal grande potenziale .
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istanbulperitaliani · 2 months ago
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Simbolismo delle Pietre Tombali Ottomane: Copricapi, Decorazioni e Significati Culturali
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Le pietre tombali realizzate durante il periodo ottomano sono ricche di simbolismo e rappresentano non solo la memoria dei defunti, ma anche la complessità e la bellezza della cultura e della spiritualità ottomana. Queste tombe, con le loro decorazioni, iscrizioni e simboli, forniscono molte informazioni sul defunto, come la sua posizione sociale, il benessere economico e se si tratti di un uomo, una donna o un bambino. Ad esempio, le pietre tombali delle donne spesso mostrano ornamenti come collane, orecchini e fiori. Le tombe dei bambini sono più piccole e possono essere decorate con simboli che alludono ad una breve vita, come un hançer, un piccolo pugnale. Le tombe degli uomini sono riconoscibili principalmente dai copricapi.
Esistono copricapi per funzionari statali e religiosi, membri delle forze armate, artigiani e letterati, tutti differenti tra loro. I copricapi, che riflettono le varie classi sociali, erano usati in vita e poi rappresentati sulle pietre tombali come simboli culturali e di identificazione.
Alcuni copricapi che possono essere identificati sulle stele:
Kallavi Kavuğu: Un copricapo grande e conico, indossato durante le campagne militari e nei giorni festivi.
Katibî Kavuk: Un copricapo indossato dai soldati di alto rango.
Fes: Introdotto nel 1828, il tipo di fez indica l'era del sultano sotto cui il defunto ha vissuto.
Sono riconoscibili anche le pietre tombali dei membri delle confraternite sufi, che mostrano un simbolismo mistico chiaro e rappresentano l'appartenenza ad una specifica confraternita. La forma del copricapo può indicare la posizione del defunto all'interno della confraternita.
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Altri simboli che sono raffigurati sulle stele ottomane includono:
L' Albero della Vita: Simbolo di abbondanza e prosperità, spesso rappresentato con uccelli sui rami.
Frutta e Fiori: Rappresentano l'eterna vita e la bellezza divina. Per esempio, il melograno ed i fichi sono considerati frutti del paradiso.
Candela: Simboleggia la luce e la guida divina.
Tulipani e Rose: Simbolizzano la bellezza divina.
Naturalmente, sono presenti altri simboli e decorazioni sulle tombe del periodo ottomano. Alcune presentano elementi decorativi e simbolici talmente elaborati da poter essere considerate vere e proprie opere d'arte funeraria. Anche quelle che possono sembrare più anonime testimoniano, e in un certo senso continuano a raccontare, la vita di persone vissute molti anni fa.
Se vi trovate nei pressi di un cimitero del periodo ottomano, vi invito a fermarvi e a indovinare, o semplicemente immaginare, in base a queste informazioni, chi potrebbe essere sepolto sotto quelle pietre. Osservate i dettagli: i fiori, i frutti scolpiti, i copricapi e le iscrizioni. Ogni elemento ha un significato preciso e racconta una storia che va oltre la semplice sepoltura. Il cimitero diventa così un luogo di memoria collettiva, dove la storia e la cultura di un'intera epoca possono essere percepite e comprese attraverso la simbologia delle tombe. Fermarsi davanti a queste testimonianze permette di rivivere un passato fatto di tradizioni, credenze e vissuti personali che, oltre a far parte della cultura del paese in cui viviamo, rischierebbero altrimenti di essere dimenticati.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Un giorno - era di maggio - che la Città [Kiev] si svegliò risplendente come una perla nel turchese, e il sole rotolò fuori per illuminare il regno dell'etmano, e i cittadini erano già in moto, come le formiche, per i loro affarucci, e gli assonnati commessi dei negozi cominciavano ad alzare fragorosamente le saracinesche, un rombo terribile e sinistro attraversò la Città. Era di timbro inaudito - né di cannone né di tuono, ma così forte, che parecchie finestre si aprirono da sé e tutti i vetri tremarono. Il rombo si ripete, attraversò di nuovo tutta la Città alta, si riversò a ondate nella Città bassa, a Podol, e, attraverso l'azzurro e magnifico Dnepr, si perde nei lontani spazi moscoviti. I cittadini si svegliarono e nelle strade cominciò lo scompiglio. Dilagò in un istante, perché dalla Città alta, Pečersk, arrivò di corsa, urlando e ululando, della gente insanguinata e dilaniata. E il rombo si ripeté una terza volta e così forte che nelle case di Pečersk cominciarono a cadere fragorosamente i vetri e il terreno tremò sotto i piedi. Molti videro allora delle donne correre con la sola camicia indosso, gridando con voci terribili. Ben presto si seppe da dove era venuto quel rombo. Era venuto da Lysaja Gora, fuori della Città, sul Dnepr, dove si trovavano depositi colossali di munizioni e di polvere. A Lysaja Gora era avvenuta un'esplosione. Per cinque giorni la Città visse aspettando terrorizzata da Lysaja Gora l'ondata dei gas asfissianti. Ma le esplosioni cessarono, i gas non si sparsero, la gente insanguinata scomparve, e la Città riacquistò il suo aspetto pacifico in ogni sua parte, ad eccezione del piccolo angolo di Pečersk dove erano crollate alcune case. Inutile dire che il comando tedesco ordinò una severa inchiesta, e inutile dire che la Città non seppe nulla sulle cause dell'esplosione. Correvano voci diverse. - L'esplosione è stata provocata dalle spie francesi. - No, è stata provocata dalle spie bolsceviche. Si finì col dimenticare l'esplosione. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 59-60.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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soldan56 · 10 months ago
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Rimini ottava, nella triste classifica del numero di homeless deceduti nel 2023.
“La solita, invisibile, strage: 415 morti nel 2023 riporta il report curato dalla fio.PSD sui senza dimora che lo scorso anno hanno perso la vita a causa della condizione di grave emarginazione.
Aumenta il numero e si muore durante tutto l’anno, non soltanto d’inverno. Muoiono soprattutto uomini di nazionalità straniera.”
Servono risposte abitative nuove e strutturali adeguate a rispondere alla precarietà abitativa che colpisce sempre più persone.
Di precarietà abitativa si muore d’inverno come d’estate, e Rimini ancora una volta entra in una triste classifica.
Invece questa amministrazione, per volontà di un Sindaco indispettito che gestisce la cosa pubblica come un fatto personale, (non sopporta le critiche), deve fare fuori Casa Madiba Network... e quale miglior modo se non impiantare lì un progetto, quello del centro servizi a bassa soglia, che grazie all’aiuto della Lega, non sarà uno spazio di nuovi diritti per le persone senza casa, ma l’ennesimo palazzo del grigiore istituzionale, dove chi è senza casa deve sentirsi COLPEVOLE, non di certo incoraggiato a lottare per un diritto che dovrebbe essere universale come quello alla casa?
Intanto la gente muore nelle strade, mentre loro, sindaco e assessore ( e proni funzionari tecnici ) sono ancora lì a finire di scrivere il comunicato per il Piano freddo che non c’è, o peggio a strumentalizzare vicende umane e personali, come quella del signor Franco, alias Charlotte.
Intanto ci sono operator* della Marginalità adulta che lavorano con la partita iva, altr* che vengono minacciat* o screditat* se non si allineano, oppure volontar* su cui si scarica il peso opprimente di un lavoro sociale non riconosciuto e di un welfare sempre più frammentato.
Mentre la gente muore nelle strade, negli hotel abbandonati. E loro si occupano solo di scrivere comunicati stampa.
Non ci stupisce la loro ipocrisia e la loro strumentalizzazione, hanno persone pagate per scrivere e gestire la comunicazione del signor Sindaco, ci stupisce invece chi sostiene questo carrozzone, chi entra nei Cda di enti come ACER senza avere la capacità di muovere un millimetro, chi legittima un’azione istituzionale come quella del centro servizi, senza mai avere ascoltato le persone che da dieci anni a questa parte negli spazi di Casa madiba, tutti i giorni creano progetti, risposte, alleanze, relazioni contro la precarietà abitativa e per il benessere e la sicurezza di tutta la collettività con le persone in condizione homelessness.
E per favore non parlateci dei percorsi partecipati svuotati di ogni significato che la parola partecipazione porta con se. Come ridurre un oceano... agli interessi degli Enti amici, ops.... ad una vasca da bagno.
Per questo oggi più che mai, dobbiamo gridare e lottare ancora più forte:
UNA CASA PER TUTT*
Casa Madiba Network
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bicheco · 9 months ago
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Lammor
In questi giorni stanno andando due ennesimi biopic di personalità (definiamole così) italiane: Margherita Hack e Rocco Siffredi. Ora, a parte la prima considerazione che viene spontanea e cioè che abbiamo finito le personalità (a questo punto pretendo una miniserie su Bombolo), sarebbe divertente immaginare e costruire una scena che unisca le due opere. Mi spiego.
Rimini. Inverno. Albergo sul lungomare. Margherita Hack, già sessantenne, rientra dopo una conferenza sugli Anelli di Saturno. È esausta.
Nello stesso albergo alloggia Rocco Siffredi. Scommetto che avete già capito dove voglio andare a parare.
La sostanza sarebbe questa e cioè che Rocco entra per sbaglio nella camera di Margherita, equivoci, convenevoli, chiacchiere: i due finiscono per scopare. L'idea bella e poetica sarebbe che Rocco, di nascosto, aveva registrato tutto l'atto, ovviamente con lo scopo (nessun doppio senso) di venderlo e farci i soldi, ma poi stupito dall'intensità e dalla bellezza del rapporto, decide di cancellare tutto.
Toccante il momento post coito in cui Margherita, poggiata sul petto ancora ansimante di Rocco, con aria sognante gli sussurra: "Lo sai, stanotte ho visto davvero come sono fatte le stelle. Grazie". Bacio.
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1sileno · 5 months ago
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I greci si divertivano un sacco a fare i giochi di parole. un paio di esempi: polutropos che troviamo nel proemio dell'Odissea significa sia dalle molte sfaccettature sia dalle molte vie. questo perché Odisseo é sia un uomo dalle molteplici capacità sia ha scelto di vagare per 10 anni e non tornare subito a casa. Per molto tempo non si é avuta certezza di tradurlo in un modo più che in un altro (dai dibattiti per scolii, le annotazioni a margine che prendevano i filologi alessandrini per ricordarsi come mai avevano scelto quella traduzione invece di un'altra) e ciò era non solo voluto, ma anche perfettamente programmato in un proemio molto vago: il nome di Odisseo non viene fatto mai, alla musa viene detto di narrare in maniera non ben precisata.
Altra cosa molto simpatica é il gioco che si può trovare nell'incipit de le opere e i giorni di Esiodo. Al secondo verso troviamo la parola Di' (mi scoccio di cambiare la tastiera con i caratteri in greco) che sta per il genitivo di Zeus, cosa che si evince dal contesto, dato che é molto simile alla preposizione "dia", che significa attraverso. questo naturalmente perché Zeus é lo strumento attraverso il quale si compie giustizia. circa lo stesso gioco lo riprende Platone nel demiurgo ( demurgos/dia emon, demiurgo/attraverso-me). O ancora, Odisseo giunto a casa, Itaca, una volta riconosciuto dalla sua nutrice, ella gli rivolge un discorso che spiega l'origine del nome Odisseo, scelto dal nonno. Odisseo deriva da odussomai, verbo che significa molto odiato. non a caso da lí a poco commetterà una strage.
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3nding · 2 years ago
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Io non so contro chi rivolgeranno la loro rabbia i romagnoli (o i marchigiani e tutte le altre persone a cui questo disastro sta devastando le vite). Sono almeno 15 anni che vengono pubblicati rapporti sul clima dove si dice che i fenomeni atmosferici si sarebbero ridotti ed estremizzati.
Se la prenderanno contro chi anche adesso mentre l'acqua continua a salire ridicolizza l'emergenza climatica ignorando volutamente in malafede che ormai piove l'acqua di mesi in giorni?
Se la prenderanno con chi ha governato ad ogni livello e avrebbe dovuto/potuto fare opere tali da poter prevedere e gestire tutto questo?
Se la prenderanno con i vari consorzi di bonifica che chiedono ogni anno il pagamento di una tassa per poi scaricare il barile ogni qual volta che dinanzi a una criticità gli vengono fatti notare cunette, fossi, rii ed alvei ostruiti e non manutenuti?
Se la prenderanno con quanti sono attualmente al governo e parlano di fondi e opere (o semifinali di champions) pur sapendo lorsignori cosa stesse per abbattersi sulle zone oramai in ginocchio?
Più prosaicamente se la prenderanno in saccoccia (nel c..o direbbero loro) e gli toccherà pure sentire le lodi quando andata via l'acqua si metteranno a spalare via il fango.
Resto in attesa della passerella di politici che si faranno vedere DOPO e delle anime belle che si scandalizzeranno se qualcuno li manderà a cagare a voce alta in dialetto.
Date retta, se se la cavano solo con un va a caghér rispetto a chi ci ha rimesso tutto, gli va anche di lusso.
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crazy-so-na-sega · 9 months ago
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“Io non desidero e non voglio alcuna onorificenza da questa repubblica. Mi parrebbe uno scherzo di cattiva specie. Fermi la macchina, La prego e non se n’abbia a male. Detesto questa repubblica. Grazie”.
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Ezra Pound
Il 30 gennaio del 1933, Pound viene ricevuto da Benito Mussolini. Pound consegna al duce una copia della sua opera della vita, ovvero la sua opera principale, I Cantos, che allora nel 1933 erano stati scritti dall’1 al 30. Mussolini sfoglia e legge la copia per qualche istante ed esclama ‘’ è divertente!’’.
L’incontro si conclude subito con il discorso di Pound che dice a Mussolini ‘’Duce io ho la possibilità di non far pagare le tasse ai cittadini’’, ma poi il poeta non avendo avuto il tempo di spiegare al duce le sue teorie economiche, non dette più seguito a questa sua intenzione.
Pound ricorderà l’episodio, definendo Mussolini ‘’the boss’’.
Afferrando il punto di vista degli esteti, questi versi dimostrano il consueto disprezzo di Pound verso gli accademici e i critici letterali. Mussolini aveva capito che c’era una nota di ironia prevalente, che era divertente, e Pound fu felice di attribuire a Mussolini questo merito, quello che critici e letterari non avevano capito.
Pound aveva genialmente intuito che il vero conflitto è tra economia e finanza ed era giunto a raffigurare il conflitto come una battaglia tra Guelfi e ghibellini.
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donaruz · 1 year ago
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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valentina-lauricella · 3 months ago
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(Cesare Pavese al professor Augusto Monti, 1926)
Il mio carattere era timido e riserbato: io l'ho saputo sforzare alla vita moderna e tutti i giorni ne imparo di piú [...]
Sono giunto a frequentare quei tali posti raccomandati da Catone (i postriboli, n.d.r.) e, non faccio per dire, ma la lotta è stata dura: l'ho vinta e tutta una parte nuova di mondo mi si è rivelata.
Questo valga a dimostrare che non vivo poi soltanto dei libri e per i libri. Ma alla fin fine, se lo debbo dire, io penso che a dischiudermi la vita sono stati in gran parte i libri. Non le grammatiche o i vocabolari ma tutte le opere in cui vive qualche sentimento.
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