#Lasciami solo
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Emelin se stai leggendo questo non capisci più l'italiano. sto prendendo l'abilità da te
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Si, hai ragione: è così! Come ti vedo, non ragiono più. Ti devo saltare addosso. Non ho più vergogna. Anche se siamo in mezzo agli altri, io cerco solo il tuo sguardo e il mio unico scopo è vederti arrossire. Perciò ti fisso. Ti faccio la Tac.
Diventi viola. Perché sai esattamente cosa mi passa per la testa e quanto sia bagnata solo a pensarti nuda. Quelle mammelle, quella tua passera carnosa e gustosa. Adesso che siamo sole, baciami. Lasciami sulle dita il tuo sapore.
Aliantis
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Spesso mi soffermo a cercare di capire le persone invece che di mandarle direttamente a fanculo, cerco di capire i loro stati d'animo, cerco di comprendere i loro gesti, le parole, gli atteggiamenti, ma invece dovrei fregarmene come fanno loro, trattarle come si meritano, cioè con un bel calcio nel sedere, ma non sono cosi. Forse perché do un peso alla parola ''amicizia'' o" all'amore" e, per me, è un valore inestimabile, si fa presto a dire amici o fidanzati, ma dopo è il tempo e le azioni che giudicano se davvero è quel sentimento o quel legame come si vuol dire, mi piacerebbe aprire il cervello di alcune persone e vedere se, all'interno, hanno un cervello o un ometto che balla la break dance magari con una canna in mano come in un famoso film, vorrei cercare se hanno dei sentimenti o se sono talmente pieni di sé stessi da passare sopra alla gente come un treno in corsa, ti riempie di balle, ti fa credere di essere pulito e limpido come un angelo ma alla prima che ti giri ti pugnala alle spalle! Ecco vedi caro\a il mio\a se vogliamo chiamarti cosi, leggi bene queste mie parole e cerca di farne buon uso, cerca di non far più quello che hai fatto a me, cerca di viverti la vita al meglio e lasciami vivere la mia, cerca di non guardarmi in faccia quando mi vedi, girami al largo per non farmi altro male, non cercare un discorso con me, non voglio sentire le stupide parole bugiarde di un falso ipocrita quale sei tu. Vedi la vita è fatta di scale , cè chi le scende, in questo caso tu, e chi le sale, come faccio io. Rimarrai sempre un nulla perché tutta la tua vita è fatta di innumerevoli e inutili bugie, ti circonderai di persone come te, false e ipocrite, perché solo quello sai fare, vai per la tua strada fatta di menzogne e di giochetti stupidi che io andrò per una via sicura e trasparente quale sono io. Non ho bisogno di raccontarti storie non ne voglio di persone come te. Non so che farmene di un ipocrita quale sei tu. Viviti la vita al meglio ma ricorda che il male che si fa alle persone ritorna tutto indietro come un boomerang, non sai quando e non sai come ma ritorna, troverai un giorno chi ti userà, ti imbambolerà di frottole, ti farà credere chissà che, ma l amara verità ti ferirà ed allora ti verrò in mente ma ti prego scacciami subito, non voglio passare nemmeno un lurido minuto in quel tuo mondo putrido.
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Le tre di notte, cammino sicuro nella semioscurità, il silenzio è assordante, non ho bisogno di luce, il tragitto è sempre lo stesso, il bagno il bicchiere d'acqua in cucina il soggiorno il divano.

Vago silenzioso da una stanza all'altra come un fantasma, uno spettro.
Gli occhi abituati all'oscurità; quella fuori e quella dentro di me.
Lo specchio nel corridoio riflette soltanto impercettibili ombre, mi fermo e cerco dentro di lui il mio volto. Le pupille si dilatano, ora riesco a vedermi, o forse soltanto ad immaginarmi.
�� un bambino quello che mi sta fissando, vuole dirmi qualcosa ... sono io quel bambino.
"Smettila!" ... sento questa esclamazione come un urlo dentro la mia testa, "smettila!"

"Smettila!" di farti del male, di causare dolore agli altri, anche se subito non te ne rendi conto poi lo capisci se hai ferito qualcuno.
"Smettila!" di piangerti addosso,
"Smettila!" di incolpare il tuo passato per quello che sei ora.
"Smettila!" di rifugiarti sempre nelle solite scuse, non puoi dare la colpa a chi ti ha fatto del male quando eri piccolo, quel bambino che ti ha picchiato ora sta peggio di te, probabilmente soffriva anche più di te.
Quella bambina di cui eri innamorato che ti prendeva in giro ora è una donna insoddisfatta, proprio come te.
Non dare la colpa a tuo padre per quello che sei ora, non è stato il miglior genitore del mondo, ma forse era una vittima anche lui.
I tuoi fratelli ti volevano bene anche se erano gelosi di te, e se avevano un brutto carattere è perché erano cresciuti con il tuo stesso padre.

"Smettila!" che se non sei stato amato abbastanza questo non significa che tutto ti è concesso. L'amore degli altri te lo devi guadagnare, e non dovresti mendicarlo.
Questa scusa non regge più, quando ti senti sbagliato forse sei veramente sbagliato, sei umano anche tu e commetti degli errori.
Ogni volta che ti senti criticato dai sempre la colpa al tuo passato, alle tue delusioni, alle le tue sofferenze, a tutte le persone che pensi ti abbiano fatto del male, a chi "non ti capisce".
Ti fai scudo sempre tirando fuori quello che ti è successo invece di assumerti le tue responsabilità e riconoscere i tuoi difetti e le tue mancanze.
Certo che ti è più facile così aggirare gli ostacoli, ma sono tutte scuse che usi per non affrontare la tua vita, sei solo un codardo, usi me per difenderti quando invece sai benissimo di aver sbagliato.
Quando sei in difetto fai la vittima, oppure vuoi essere l'eroe, tu non sei mai quello che sbaglia.
Sei pieno d'orgoglio e narcisismo ma in realtà sei solo uno che non riesce a vivere il presente
"Smettila!"
Smettila di farti del male.
Smettila di farmi del male.
Io non ci sono più, conserva dentro di te il mio ricordo, io sarò sempre lì; ma ora devi diventare grande, accettare quello che sei, chi ti vuole veramente bene accetterà anche i tuoi difetti il tuo brutto carattere, il tuo lato oscuro.
"Smettila!" di mentire a te stesso e agli altri.
"Smettila!" di pensare che meritavi di più, che valevi di più, che per ottenere di più bisogna anche sacrificarsi di più, sei stato solo pigro ed "egoista travestito da altruista"
"Guardati!", guarda quello che hai, è molto di più di quello che ti manca.
Forse anche molto di più di quello che meriti.
Guarda davanti a te, non voltarti più indietro, lasciami andare, lascia che io resti bambino, lasciami piangere e sorridere. Io sono il passato, tu sei il presente, vivi ogni giorno.
Perché questo giorno domani sarà già il passato.
Cit. Smokingago, 16 Febbraio 2025
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Vedete questa donna bellissima? Si chiamava Zelda Fitzgerald. Fu tradita dall’uomo che amava e rinchiusa in un manicomio. La sua colpa? Essere una donna libera.
Ancora oggi, Zelda è ricordata solo come la "moglie" di Fitzgerald. Pochi sanno che era anche una pittrice e una scrittrice di talento. Ma, soprattutto, era una donna troppo libera per il suo tempo. Guidava da sola, portava i capelli corti, amava senza paura.
Fu così che incontrò Francis Scott Fitzgerald, destinato a diventare leggenda. Lui si innamorò perdutamente di quella donna così piena di vita. Molte delle sue opere furono ispirate da Zelda, perché una donna libera è come un uragano, una tempesta: travolge tutto ciò che incontra.
Ma Scott non sopportava che potesse oscurarlo. Non accettava che volesse essere più di una semplice musa. Con il tempo, divenne sempre più geloso, iniziò a ostacolarla, le impedì di dipingere, le rubò pagine del diario e le fece passare per sue.
Ma una donna libera non può essere rinchiusa in una gabbia: soffoca. Non può essere messa da parte, né ridotta al silenzio con la forza.
Un giorno Zelda scrisse un libro, Lasciami l’ultimo valzer. Non era solo un romanzo, era la loro storia. La storia di un uomo incapace di amare, convinto che amare e possedere siano la stessa cosa, e di una donna che, nonostante tutto, non voleva rinunciare a essere se stessa.
Fu allora che Scott decise di farla internare. La rinchiuse in un manicomio, dove fu sottoposta a numerosi elettroshock. Zelda non si riprese mai del tutto. Fitzgerald si rifiutò sempre di farla uscire, e così questa donna straordinaria trascorse il resto della sua vita chiusa in un ospedale psichiatrico. Privata della sua voce, della sua arte, della sua libertà.
Le era rimasto solo il suo cognome: Fitzgerald.
E oggi voglio dire una cosa a tutte le donne:
Non permettete mai a nessuno di spegnere la vostra voce.
Urlate. Lottate. Brillate. Ma non lasciate che vi chiudano in una gabbia.
Perché, tra tutte le cose che una donna può fare, far sentire la propria voce resta la più rivoluzionaria
Buongiorno!!!
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“I wake up each morning only to realize you're not by my side. And if this emptiness is nothing but a nightmare, let me wake up and go back to the time we were together.” – Sanhita Baruah
“Mi sveglio ogni mattina solo per rendermi conto che non sei al mio fianco. E se questo vuoto non è altro che un incubo, lasciami svegliarmi e tornare al tempo in cui eravamo insieme.” – Sanhita Baruah
© Kevin Charles Ward
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Il mio sguardo si posa su di te, sulle delicate curve che disegnano il tuo corpo come un'opera d'arte scolpita dalla mano del destino. Il cuore accelera, battendo al ritmo di un desiderio incontrollabile che si alimenta di ogni tuo sospiro, di ogni luce che brilla nei tuoi occhi profondi. Vorrei avvicinarmi piano, sentire il calore della tua pelle sfiorare la mia, immergere le dita nei tuoi capelli come seta tra le mani, mentre il mondo intorno a noi svanisce in un sussurro. Ogni pensiero è intriso della tua presenza, ogni istante lontano da te è un'eternità che brucia di attesa. Sogno di assaporare la dolcezza che solo tu puoi offrire, di trascorrere notti infinite avvolti l'uno nell'altra, dove le parole non servono perché sono i gesti a raccontare le storie più profonde. C'è una melodia che risuona nell'aria quando siamo vicini, una sinfonia di emozioni che solo i nostri cuori possono comprendere. Desidero esplorare ogni parte di te, scoprire i segreti nascosti dietro ogni sorriso, ogni sguardo fugace. Lasciami perdermi nei tuoi abbracci, sentire il ritmo del tuo respiro fondersi col mio, creare un legame indissolubile che sfida il tempo e lo spazio. Le linee del tuo corpo sono strade che voglio percorrere, sentieri di passione che conducono a un luogo dove solo l'amore regna sovrano. In questa notte stellata, con la luna a farci da complice, il mio animo è in tumulto. Ti desidero con la forza di mille tempeste, con la dolcezza di un alba che annuncia un nuovo inizio. Ogni fibra del mio essere anela al tuo tocco, al tuo profumo, alla magia che si crea quando le nostre anime si sfiorano. Sei il pensiero che accende i miei sogni, la realtà che voglio vivere senza timore. Permettimi di avvicinarmi, di colmare la distanza che ci separa, di lasciare che i nostri cuori si parlino senza bisogno di parole. Insieme potremmo scrivere una storia unica, fatta di momenti indimenticabili e emozioni intense. Voglio custodire ogni istante con te, renderlo eterno nella memoria, viverlo con la passione e l'entusiasmo che solo un amore vero può donare. Lascia che sia il tuo rifugio, la persona con cui condividere ogni gioia e lenire ogni timore. Con te, ogni momento diventa poesia, ogni silenzio un'opportunità per ascoltare ciò che le parole non sanno esprimere. Sei la musa che ispira i miei sentimenti più profondi, la fiamma che accende il mio desiderio, la ragione per cui ogni giorno sorge il sole nel mio cuore.
Empito
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Il re che doveva morire
Una volta un re doveva morire. Era un re assai potente, ma era malato a morte e si disperava: - Possibile che un re tanto potente debba morire? Che fanno i miei maghi? Perché non mi salvano? Ma i maghi erano scappati per paura di perdere la testa. Ne era rimasto uno solo, un vecchio mago a cui nessuno dava retta, perché era piuttosto bislacco e forse anche un po' matto. Da molti anni il re non lo consultava, ma stavolta lo mandò a chiamare. - Puoi salvarti, - disse il mago, - ma ad un patto: che tu ceda per un giorno il tuo trono all'uomo che ti somiglia più di tutti gli altri. Lui, poi, morirà al tuo posto. Subito venne fatto un bando in tutto il reame: - Coloro che somigliano al re si presentino a Corte entro ventiquattr'ore, pena la vita. Se ne presentarono molti: alcuni avevano la barba uguale a quella del re, ma avevano il naso un tantino più lungo o più corto, e il mago li scartava; altri somigliavano al re come un'arancia somiglia a un'altra nella cassetta del fruttivendolo, ma il mago li scartava perché gli mancava un dente, o perché avevano un neo sulla schiena. - Ma tu li scarti tutti, - protestava il re col suo mago. - Lasciami provare con uno di loro, per cominciare. - Non ti servirà a niente, - ribatteva il mago. Una sera il re e il suo mago passeggiavano sui bastioni della città, e a un tratto il mago gridò: - Ecco, ecco l'uomo che ti somiglia più di tutti gli altri! E così dicendo indicava un mendicante storpio, gobbo, mezzo cieco, sporco e pieno di croste. - Ma com'è possibile, - protestò il re, - tra noi due c'è un abisso. - Un re che deve morire, - insisteva il mago, - somiglia soltanto al più povero, al più disgraziato della città. Presto, cambia i tuoi vestiti con i suoi per un giorno, mettilo sul trono e sarai salvo. Ma il re non volle assolutamente ammettere di assomigliare al mendicante. Tornò al palazzo tutto imbronciato e quella sera stessa morì, con la corona in testa e lo scettro in pugno.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi (collana Gli struzzi n°14), 1973⁷; pp. 67-68. [Prima edizione: 1962]
#Gianni Rodari#Favole al telefono#letture#leggere#racconti#scrittori italiani del '900#fiabe#letteratura del '900#bambini#favola della buonanotte#storie#anni '60#narrativa#vanità#raccolte di racconti#uguaglianza#disuguaglianza#inventare#citazioni letterarie#immaginazione#immaginare#telefonare#intellettuali italiani del XX secolo#fantasia#creatività#infanzia#pensiero fantastico#libri#fantastica#povertà
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Lei: Mi hai tradito?
Lui: Sì.
Lei: Sei come tutti gli altri, un cane, un donnaiolo, un bugiardo, un traditore, una volpe.
Lui: Forse hai ragione, lo sono.
Lei: Sparisci dalla mia vista, non voglio mai più vederti.
Lui: Va bene, ma prima lasciami dire una cosa e poi me ne vado dalla tua vita.
Sai bene che il mio lavoro non è stare davanti a un computer, né dietro una scrivania, né rispondere a un telefono. Il mio lavoro è pesante. Ogni giorno mi alzo alle tre del mattino per andare a lavorare e non ho un orario di uscita.
Lei: Anche il mio lavoro è pesante, ma non mi lamento e non per questo ti sono stata infedele.
Lui: Lo so, ne sono consapevole, e non voglio giustificarmi.
Lei: Sbrigati, devi andartene. Non voglio più vederti.
Lui: Va bene, ma mentre raccolgo le mie cose lasciami finire.
Ogni volta che torno a casa, sono stanco, quasi morto, esausto. E so che anche il tuo lavoro è faticoso e torni a casa nelle stesse condizioni. Ma io mi faccio una doccia, mi rado, mi metto il profumo per te. Trovo energie che nemmeno pensavo di avere, tutto per te, e spesso non te ne accorgi nemmeno.
Arriva il momento di andare a dormire e andiamo insieme in camera da letto. Tutto fa pensare che passeremo del tempo insieme, ma non è così. Quando ti cerco, mi rispondi: “Uff, hai iniziato a rompere di nuovo, sono stanca, ho mal di testa, mi fanno male i piedi.”
Anche io ho mal di testa, anche la mia schiena è a pezzi. Le mie mani sono callose, le mie gambe non ce la fanno più e i miei piedi bruciano dopo una giornata passata con gli stivali.
Molte volte mi sono sdraiato nudo accanto a te, e tu non te ne sei neanche accorta.
Lei: Sì, ma altre volte ho accettato.
Lui: Sì, lo so. Ma mi dicevi di fare in fretta, che avevi sonno e che dovevi svegliarti presto.
Anche io devo svegliarmi presto, anche io ho sonno, ma ho bisogno di te. Ho bisogno di te come moglie, come compagna, come amica, come amante. Ho bisogno di sentire la tua pelle, ascoltare il battito del tuo cuore, la tua respirazione. Ho bisogno di renderti mia e di essere tuo.
Ma eri sempre stanca, di cattivo umore, e per quanto te lo dicessi, non ti importava. Eri tu e il tuo lavoro, solo quello.
Molte volte non c’era neanche un bacio della buonanotte, e al mattino non ti accorgevi nemmeno di quando uscivo per andare a lavorare.
E poi è apparsa lei. Non ho mai voluto ferirti, né mentirti, né tradirti. Ma le cose sono successe poco a poco. L’attenzione che tu non mi davi più, lei me la dava. Il tempo che tu preferivi passare dormendo, lei lo passava sveglia, chattando con me. E tu non te ne sei mai accorta.
E una cosa ha portato all’altra. Ho finito per perdermi nella sua pelle, intrappolato nelle sue braccia, perso nel suo sguardo. E mi sento male perché molte volte, guardando lei, avrei voluto che fossi tu.
Ma sì, hai ragione. Ora sono un donnaiolo, un bugiardo, un traditore, tutto quello che vuoi. Ma ho smesso di mendicare un abbraccio, un bacio, una carezza, e soprattutto, ho smesso di mendicare amore.
Riflessione:
Che tu sia uomo o donna, presta attenzione al tuo partner. Non permettere che la routine vi rubi ciò che una volta avevate.
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'Ho interrogato i mari e mi hanno risposto:
“Basta che tu fluisca con la vita.”
Ho domandato ai fiori e mi hanno sorriso:
“Fa come noi, sii felice semplicemente perché sei!”.
Ho minacciato il tempo e mi ha spiegato:
“Lasciami passare.”
Ho chiesto alla notte stellata e mi ha consigliato:
“Guarda quante infinite possibilità.”
Poi al grande Abete ho rubato un abbraccio e quando ho chiesto al vento di essere cullato, lui si è fatto madre e padre e una carezza si è infilata tra i miei capelli.
Ho dormito sul nudo fogliame e ho sentito i miei piedi dialogare con la terra, parole di sollievo e guarigione e quanto ancora ho da imparare.
Ho indagato libri nelle pietre, letto poesie nel volteggio degli uccelli e tra i ricami di cielo ho percepito che c’è solo amore dappertutto, a volte in incognito dietro al dolore più estenuante.
Nessuna colpa, nessun tradimento, nessun abbandono, ma solo prove che la nostra Anima sceglie per realizzarsi e sentire il gusto di riabbracciare se stessa in seno all'eterno.
Perché vivere alla fine è questo: è tornare a casa, allenandosi a ritrovare, percorrere, diventare, la via semplice del cuore.'
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Dolcezza? No, grazie!

Brava: è così che mi piaci! Sai che sei la mia schiava, che mi piace vederti girare nuda per casa, pronta a soddisfare eventuali mie voglie. Le catene te le toglierò più tardi, quando ti donerai tutta a me. Perché accontentare i miei desideri deve essere di fatto la tua preoccupazione principale, il tuo vero lavoro: perché tutto quello che fai durante il giorno per tenerti impegnata, per guadagnarti da vivere, come pensiero deve venire soltanto dopo il mio piacere. E il tuo corpo è il mio giocattolo preferito. Assolutamente. Devi curarlo ed essere sempre in forma, scattante per farmi godere appieno. Certo che potrai sempre continuare a mangiare a tavola assieme a me: perbacco! Si, sono il tuo padrone, però sono anche un uomo generoso, lo sai. Ma ora mia dolce sottomessa preparati per prendere il digestivo che tanto ti piace. Più ne bevi, più io godo. E tanto più ne produrrò per te: l'esercizio sviluppa l'organo e la funzionalità delle ghiandole preposte.

Finita l'eiaculazione infatti, il processo di produzione del seme maschile riprende immediatamente e viene completato dopo circa 20 minuti. Vieni qui e fammi sentire se sei già bagnata, bricconcella! Aaah… ci siamo, godi al solo tocco delle mie dita. Sdraiata a pancia in sotto, sulle mie gambe, ora divarica un po’ le natiche, alza le natiche verso di me… ecco: fatti un po’ in avanti e lasciami sentire anche il tuo bellissimo culo a che punto sta… Si: sento che sei cotta a puntino e fremi di passione. Mi vuoi. Ora muovi il tuo cazzo di culo, puttana di una donna sposata. Dai, vai in camera mia e preparati. Lubrificalo per bene, che arriverò fra un po’. Voglio trovarti languida, completamente aperta, profumata di pulito, ben oliata e soprattutto assetata. Placherò la tua arsura, come primissima cosa: so che non aspetti altro che attaccarti al mio uccello e succhiarmelo. Poi proseguirò umiliandoti in mille maniere e costringendoti a subire il mio trattamento molto rude e spartano.

Solo tu resisti da anni ai miei giochi senza un lamento. Perché soffri, piangi ma… vieni! Questa cosa non cessa di stupirmi e di gratificare il mio ego di maschio. Ti adoro, schiava. Sei l'unica puttana che desidero avere nel mio letto. A mia completa disposizione, ogni volta che vorrò. Durerà fino a che non mi stuferò. È sempre stato così, con le mie donne. Però stai tranquilla, schiava: ormai hai capito che di te probabilmente non mi stancherò mai. Forse. Vedremo in seguito se te lo meriti, il mio amore ossessivo per te. Porca miseria: sto invecchiando e affiorano tratti di dolcezza e generosità prima insospettabili, nel mio carattere di orso scorbutico e stronzo. Gongoli e ti infili sempre più nei miei punti deboli. Maledetta…Perché sai bene che mi piace troppo toccarti, strizzarti, trattarti come un puro oggetto sessuale. Ma soprattutto farti venire! Non c'è gusto a godere di una donna senza far divertire anche lei.

Non si fa: se non sai cavarle fuori il nettare, non te la meriti. È forse la parte più bella. Sai anche che amo la tua pelle morbida e che mi soggioga totalmente il tuo odore. E che il sapore dei tuoi seni è migliore di quello del miele d'acacia, per la mia lingua. Adoro vederti lusingata e contenta della mia voglia di te. Mi piace soprattutto quando abbassi gli occhi e arrossisci, se solo ti guardo le gambe con insistenza e a seguire non resisto: te le allargo e ti metto una mano nella fica. O quando ti do delle sonore pacche sul culo. Perché lo voglio vedere rosso. E molto caldo, prima di infilarmici dentro per goderne. Provi un bel po’ di dolore quando ti inculo d'un colpo, ma ti offri comunque tutta a me. Senza fiatare, anzi: bramosa di altre punizioni. È bravissima, la mia puttana. E vabbè: oggi eccoti il regalo. Non te l'aspettavi un anello così, eh? Si, mi costa una fortuna, ma te lo sei guadagnato. Cazzo: non piangere.

E basta co’ ste braccia al collo e i baci sulle guance! Dai troia: datti da fare adesso. Inginocchiati, inizia a lavorare di lingua e a ciucciarmelo. Ecco, da brava: per prima cosa scopri sempre il tuo seno e offrimelo da accarezzare. O pizzicare e torturare. Ora succhia, mentre ti strizzo i capezzoli e i tuoi occhi lacrimano di rabbia e dolore. Oooh… che tiraggio, che avidità… siii… cosiii… Al contrario della maggior parte degli uomini, a me ogni tanto piace sentire i denti che scorrono sull'asta o che mi mordicchiano il glande. Perché adoro sapere che rischio, che ho l'uccello nella bocca della tigre selvaggia che ho domato e resa docile. Aaaaah… ecco che sborroooo… godoooo… bevi, troia! Ingoia ogni fiotto rapidamente e continua a tenere tutta la mia verga in gola… siii, cosiii… dai succhia ancora… aaaah! Ora che fai con quel dito tra le mie natiche? Ooooh… siiii! Sei proprio una gran troia… Continuo a sborrare dentro di te… brava la mia puttana… succhia, che fa un po' potrai tornare a casa da tuo marito e dai tuoi figli...

RDA
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Helpless part 30, never thought I would get this far tbh
"What's going on?" Nico whispered waking up with Will grasping his hand. Why was he in the infirmary?
"You're awake." Will said with a sigh of relief, "Neeks, we were so fucking scared we'd lost you."
"What?" He said before he looked down at his arms, chest and thighs, all covered in blood soaked bandages. "Mi dispiace," he whispered, sitting up and curling into a ball. Tears fell from his eyes,
"Neeks, starai bene e riceverai aiuto." Will said, sitting down next to him
"L-Lasciami in pace Will, lasciami morire.... Tanto non c'è niente- che valga la... pena salvare, sono solo un frocio c-che scappa da tutti i miei problemi. Tutti starebbero meglio senza di me."
"Non dirlo, non è vero."
"Sì, lo è davvero-" Will pressed a finger to his lip, starting to sing.
"Da bambina, non dicevo a nessuno le mie ansie
Ma qualcosa mi faceva sentire grande grande
È che so, io ero innamorata, nnnamorata di te
Segreto, segreto, chi lo scoprirà
Un dolce segreto la complicità
Tu per me e io per te
Segreto, segreto, falsa ingenuità
Un dolce segreto, sogni di un’età
Tu per me e io per te mano in mano
Nella notte guardando luna e stelle
Solo ora io mi sento quel tempo sulla pelle
Io, mai più sarò innamorata, innamorata così
Segreto, segreto, chi lo scoprirà
Un dolce segreto la complicità
Tu per me e io per te
Segreto, segreto, falsa ingenuità
Un dolce segreto, sogni di un’età
Tu per me e io per te
Segreto, segreto, chi lo scoprirà
Un dolce segreto la complicità
Tu per me e io per te"
"Perché stai facendo questo? Perché ti interessi?"
"Perché ti amo." Shock covered Nico's face, he tried to speak but no words came out so he decided to just go for it. He pressed his lips against the blonde boy, he kissed him back, cupping his face with his hand. "I'll always be here for you Angel."
"T-thank y-you." Nico whispered, barely able to process what had just happened. He'd just kissed Will Solace, he'd just fucking kissed Will Solace. After a few more minutes the son of Apollo got up, grabbing some bandages and disinfectant. He started with the left arm, slowly unwrapping it, cleaning off any dried blood with a wipe and re-wrapping it.
"It'll need stitches." He muttered, mostly to himself, but a look of panic washed over Nico's face. "Don't worry, everything's going to be okay." He whispered, placing a hand on his shoulder, trying to stabilise the small boy. He gave him a small smile before Will had gone on. He started wiping off the dried blood when the the message 'sorry' cut out into his skin with jagged writing, he placed a kiss on his forehead before going on. Nico stayed perfectly still, not flinching through the stinging of the antiseptic, he barely felt it.
"Nico, I need to talk to you about something." Will said sitting down next to him, he swallowed, this couldn't be a good thing.
"What?"
"Well, you might be in here for a while." Shit, fucking shit.
"How long." Nico demanded, determined to keep his voice from breaking.
"It's going to depend okay? Please Neeks, it's for your own good. Jason asked me about it and later on so did Percy, you have some say in this, you only have to stay here a week, but if it's helping you could and probably should stay for longer. None of us can force you in here for that long, well unless you're hurting yourself but I feel like forcing you to stay here won't help. We just want to help." Nico sobbed, curling himself up.
"F-fine."
***
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voglio essere sincero con te perché sento che sia giusto chiarire una volta per tutte. Continuare con questi blocchi su whatsapp e cambiamenti di atteggiamento mi fa solo capire che forse non merito il tuo tempo e la tua attenzione. Se sono arrivato al punto di decidere di passare il Capodanno in discoteca, è perché preferisco essere circondato da sconosciuti piuttosto che continuare ad aspettarti invano. Non capisco perché tu stia modificando la realtà di ciò che c'è stato tra noi. Hai detto che non volevi farmi soffrire, ma le tue azioni mi danno l'impressione opposta. È difficile non pensare che qualcosa sia cambiato, che magari stai vivendo qualcosa con un'altra persona e non hai il coraggio di ammettere che non sarà più come prima. Io non posso più chiederti di rimanere. Ho amato davvero ciò che avevamo, ma vedo le differenze rispetto al passato, a quando eravamo felici insieme. E se continui a comportarti così, l’amore che provo per te si affievolirà, e con esso l’interesse di lottare per noi. Voglio che tu capisca il mio valore: fuori da questa relazione ci sono persone che potrebbero apprezzarmi per quello che sono, donne mature e pronte a dimostrarmi affetto e amore senza giochi o incertezze. Non voglio più prendermela per questi comportamenti. Se davvero tieni a me, cambia atteggiamento prima che sia troppo tardi. Sono serio: non ho intenzione di vivere aspettando qualcosa che potrebbe non arrivare. Ho ancora tutta la vita davanti e sono sicuro che c'è qualcuno là fuori pronto ad accogliermi per come sono. Non ripeterò più questo discorso. O ti svegli e ti rendi conto di quello che potremmo avere insieme, o andrò avanti senza di te. Non voglio più pagliacciate. Se fossi stato al tuo posto, io ti avrei scelto ogni singola volta, senza esitazioni, come ho fatto in passato. Perché per me sei stata una scelta importante. Se senti ancora lo stesso, dimostralo. Se no, lasciami andare davvero.
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Domani 14 giugno

il 14 giugno 1928, nasceva Ernesto Guevara, il rivoluzionario di origine argentina più noto come Che Guevara o el Che. Fu un rivoluzionario, un guerrigliero, uno scrittore e medico che fece la storia della rivoluzione cubana. La sua vita fu intensamente dedicata all’impegno politico e alla lotta.
Personaggio controverso, molto criticato ma ancor di più amato in tutto il mondo; medico e guerrigliero, dedicò la sua vita alla causa rivoluzionaria in un momento storico fra i più interessanti e ambigui di tutti: la guerra fredda. Ernesto Guevara de la Serna, nome che per molti rappresenta un’icona. Jean-Paul Sartre disse di lui dopo la morte in Bolivia: “Non era solo un intellettuale, ma era l’essere umano più completo della nostra epoca”
Le sue parole appassionate, la determinazione e la fede nella rivoluzione, ci lasciano un messaggio importante: quello di non arrendersi mai, di combattere sempre per salvare ciò in cui crediamo.
Qui di seguito alcune sue frasi che condivido appieno.
L’unico modo di conoscere veramente i problemi è accostarsi a chi vive questi problemi, e trarre, da loro, da questo scambio, le conclusioni.
La mia casa ambulante avrà ancora due gambe e i miei sogni non avranno frontiere.
Un popolo che non sa né leggere né scrivere, è un popolo facile da ingannare.
Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi
Lasciami dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore.
Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.
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Ebbene, dopo ben 10 anni di onorato servizio i miei occhiali da vista hanno deciso di abbandonarmi, ergo si palesa l’impellente necessità di comprarne di nuovi. Allora, forte di questa priorità che si aggiunge inevitabilmente a questo frenetico lunedì, vado dall’ottico a scegliere una montatura che mi aggradi.
Ho dei gusti difficili, lo ammetto, sono stata lì dentro per ben venti minuti prima di venirne a capo di cosa davvero volessi, finché non vado in cassa.
“T’oh guarda! Abbiamo quasi lo stesso cognome, cambia solo una lettera!”
Alzo lo sguardo e… cavolo, presa com’ero dall’ansia della scelta non mi ero accorta che l’ottico fosse effettivamente così bono, due occhi verde bosco, barbetta e leggermente brizzolato, scrive i miei dati sul foglio.
“Aaah, ma davvero? Che coincidenza… e dimmi… anche secondo te è un cognome di merda?”
Sorrido come un’ebete dopo la mia triste battuta (ma si può???)
“Non posso certo dissentire, comunque Valentina lasciami un recapito telefonico così appena sono pronti gli occhiali torni a prenderli”
Bene, ha letto il mio nome, buon segno, solo se posso prendere anche te, avrei voluto dirgli e invece no, gli ho sorriso, l’ho ringraziato e sono andata via a fare la spesa e altri tremila giri che mi mancavano.
Si vede che devo rivedere le mie tecniche di approccio e soprattutto… comprare sti benedetti occhiali nuovi.
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