#La Stipa
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Aporia crataegi / Le Gazé / La Piéride de l'Aubépine, sur Stipa tenuifolia / Cheveux d'Anges.
Causse Méjean, Lozère, France.
16 juin 2024.
#lepidoptera#Aporia crataegi#Le gazé#la piéride de l'aubépine#pieridae#Stipa tenuifolia#cheveux d'anges#pierinae
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CORFOU, GRÈCE - LE DOMAINE DE KASSIOPIA : VUE SUR LA MER DEPUIS LE JARDIN AVEC CHEMIN DE PIERRE, STIPA TENUISSUIMA, TULBAGHIA VIOLACEA ET CYPRÈS
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Nos juntamos de nuevo por y para la justicia, la paz y la libertad del pueblo palestino. El Domingo 3 de diciembre, en la Sala Nueva Revuelta, diversos colectivos y artistas de la terreta unimos fuerzas para recaudar fondos que irán destinados a la ayuda humanitaria a través de @fundacioncapp. Con la colaboración de @bdspv y personas afines al movimiento, esta edición especial de Dub Club Alicante #34, X Aniversario, Domingos al Sound, no dejará indiferente a nadie ante el genocidio en la Franja de Gaza.
Sonorizado por Tonkawah SS y Stipa Roots Hi-Fi.
De 10:00h a 20:00h.
I-Tal arroset para comer
Si no puedes asistir, pero quieres colaborar, hemos puesto a disposición entradas de fila 0.
Todos los beneficios obtenidos, destinados a la ayuda humanitaria. +info en cartel
Anticipadas y fila 0: https://entradium.com/es/events/7-aniversario-dub-club-alicante-evento-benefico-palestina
#nine mile sound system#stippa roots#rebel guille#lamaka#cizajah#antzoni rubio#sol menguante#chaman charro#newen dubz#rude peli#spiritual vibrations#dub libitum#children of jacob#invadread#landra#tonkawah#free palestine#reggae#dub#music#sound system#palestine#party#dub club alicante#from the river to the sea#palestine will be free
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L’uccellino del freddo (Pascoli)
Viene il freddo. Giri per dirlo tu, sgricciolo, intorno le siepi; e sentire fai nel tuo zirlo lo strido di gelo che crepi. Il tuo trillo sembra la brina che sgrigiola, il vetro che incrina... Viene il verno. Nella tua voce c’è il verno tutt’arido e tecco. Tu somigli un guscio di noce, che ruzzola con rumor secco. T’ha insegnato il breve tuo trillo con l’elitre tremule il grillo E il tuo verso suona scrio scrio, con piccoli crepiti e stiocchi, il segreto scricchiolettio di quella catasta di ciocchi. Uno scricchiolettio ti parve d’udirvi cercando le larve... Tutto, intorno, screpola rotto. Tu frulli ad un tetto, ad un vetro. Così rompere odi lì sotto, così screpolare lì dietro. Oh! lì dentro vedi una vecchia che fiacca la stipa e la grecchia... Vedi il lume, vedi la vampa. Tu frulli dal vetro alla fratta. Ecco un tizzo soffia, una stiampa già croscia, una scorza già scatta. Ecco nella grigia casetta l’allegra fiammata scoppietta... Fuori, in terra, frusciano foglie cadute. Nell’Alpe lontana ce n’è un mucchio grande che accoglie la verde tua palla di lana. Nido verde tra foglie morte, che fanno, ad un soffio più forte... un rumore .. trr trr trr ..
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Il Lino delle Fate: Piccole Meraviglie della Natura
Recentemente ho avuto il piacere di partecipare a un incontro tenuto da Maria Cristina Mosciatti, da cui ho tratto ispirazione per questo articolo sul Lino delle Fate. Le stipe, comunemente conosciute come Lino delle Fate, sono specie diffuse in tutta Italia, sebbene la loro bellezza spesso passi inosservata a causa dell'assenza di colori appariscenti. Caratteristiche del Lino delle Fate Queste piante erbacee crescono fino a un massimo di 80 centimetri e presentano un portamento cespitoso, con ciuffi fitti di foglie che si dipartono direttamente dal suolo. I loro nomi volgari, come lino delle fate piumoso, piumette, piumini, pennacchini, stuzzichella e sternutella, derivano dal ciuffo di "peli" biancastri e piumosi che sovrasta le infiorescenze a pannocchia, dove si trovano i fiori e i frutti (lemmi). Questi "piumini" sono in realtà prolungamenti dei frutti, chiamati reste, che sono lunghe, flessuose e ricurve. Distribuzione Geografica Il genere Stipa è diffuso nelle zone tropicali e temperate di tutto il mondo, favorito dalla capacità dei suoi semi di dispersione. In Italia, le stipe sono presenti su terreni calcarei, preferibilmente rupestri, in prati e pascoli collinari e montani, dove la competizione con altre specie è limitata. Sono piante che riescono a prosperare anche in terreni aridi e sassosi, come nel Gargano. Alcune specie di stipe sono endemiche di specifiche regioni italiane, come la Stipa etrusca in Toscana, Alto Lazio ed Emilia, che predilige terreni serpentinosi, o la Stipa austroitalica subsp. frentana, endemica dell'area tra Abruzzo e Molise e adatta a terreni gessosi. Conclusione Il Lino delle Fate, con la sua eleganza discreta e la sua capacità di prosperare in ambienti apparentemente ostili, rappresenta una delle meraviglie della flora italiana. Pur non essendo vistose come altre specie, le stipe aggiungono un tocco di magia ai paesaggi collinari e montani, meritando di essere apprezzate e preservate. Read the full article
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Al Di Meola con due poesie inedite di Gisella Canzian
È a metà mattino che la tempesta fu bufera, come sapessi del rollio del polso del biancore severo della pallida steppa proprio quando stipa la notte, come sapessi della trappola perpetua. Una brina ampia, anche oggi la prova della cella. * Stiamo nella carne più molle come sculture, sembianze umane sciolte per poi sparire come fanno i morti. Stiamo nelle mani devote con grovigli di domande…
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A La Spezia il conto alla rovescia per la Notte mostruosa al Castello San Giorgio
A La Spezia il conto alla rovescia per la Notte mostruosa al Castello San Giorgio. La Spezia. Domani 31 ottobre dalle ore 21 alla 23 torna la tradizionale “notte mostruosa” al Castello San Giorgio dalle ore 21 alla 23. L’undicesima edizione della Notte Mostruosa al Castello San Giorgio presenta una serie di rinnovate proposte per bambini e di spettacoli per tutta la famiglia con attività e laboratori didattici e ludici ispirati al tema del mistero e dell’occulto nel mondo antico. In questa occasione il museo si “travestirà” e si consiglia anche ai partecipanti di vestirsi secondo il tema della paura. Quest’anno i partecipanti potranno scegliere fra ancor più laboratori con attività rivolte anche ai genitori, grazie alla disponibilità di spazi coperti che permetteranno di sfruttare le ampie terrazze del Castello ed anche grazie alla collaborazione del Museo Civico Etnografico Giovanni Podenzana. Per agevolare l’accesso ai partecipanti, si possono acquistare i biglietti di ingresso al museo in prevendita presso il Museo del Castello. Il costo di ingresso è di 4 €, i gruppi fino a 4 persone pagano 12 € e poi 2 € ogni persona in più. Fino ad esaurimento posti. Si informa che gli ascensori che collegano via del Prione al Museo del Castello saranno utilizzabili fino alle ore 24. Inoltre sarà attivo un servizio di navetta gratuito dalle ore 19 alle ore 24 con partenza da piazza Europa verso la notte mostruosa del Castello San Giorgio ogni 20 minuti e ritorno. IL PROGRAMMA 1) TRA GLI ARTIGLI DEL GRIFONE Sara Lenzoni e Gianfranco Berghich Ore 21-21.40-22.20 Costruiamo il mitico grifone, creatura dal corpo di leone e dalla testa di aquila, che avrà il compito di custodire i nostri tesori e di proteggerci nella paurosa notte di Halloween. 2) CHIARO DI LUNA E POLVERE DI DIAMANTE...A CAVALLO DI UNA SCOPA VOLANTE!" a cura del Museo Etnografico “G. Podenzana” Silvia Nardi Ore 21-21.40-22.22 Nelle case del contado, vicino al camino, si usava tenere una scopetta di stipa raccolta nei boschi. A cosa serviva? Scopriamolo insieme nella notte delle streghe e realizziamo la nostra scopetta rivisitata in chiave più...magica! 3) IL GUARDIANO SPAVENTOSO Simone Grando Ore 21-21.40-22.20 Conosciamo la storia dei Gargoyles, figure animalesche fantastiche e mostruose, che decorano le cattedrali e gli edifici medievali a copertura delle grondaie e allo stesso tempo svolgono il ruolo di guardiani per allontanare i demoni. Realizziamo il nostro gargoyle personale per proteggere al nostra cameretta. 4) LA COLLEZIONE DI ESSERI FANTASTICI Samuela Raffaelli Ore 21-21.40-22.20 Esistono le sirene, i draghi, e i folletti? Uno strano mercante ha trovato piccoli esseri misteriosi che potrai racchiudere in un contenitore magico e iniziare la tua collezione originale... 5) SPIRALI MAGICHE Donatella Alessi e Ilaria Cantini Ore 21-21.40-22.40 Realizziamo con gli strumenti degli orefici della Preistoria monili di metallo a forma di spirale simili ai gioielli dell’età del Bronzo che allontanavano gli spiriti maligni. 6) CUNIMONDO IL TESCHIO ROTONDO Valerio Simini e Greta Bonati Ore 21-21.40-22.20 Modelliamo un teschietto in memoria di Cunimondo, re dei Gepidi, vissuto 1500 anni fa. Il teschio di Cunimondo fu usato come coppa per bere negli allegri banchetti dei Longobardi, suoi uccisori. Un consiglio: non perdete la testa. 7) IL FUOCO PER COMUNICARE CON L’ALDILA’ Marco Greco Ore 21-21.40-22.20 Sin dalla Preistoria al fuoco sono state attribuiti significati profondi e mistici e veniva utilizzato durante cerimonie e persino per comunicare con l’aldilà. Scopriremo come veniva acceso il fuoco nelle varie epoche a partire dalla Preistoria sino al Medioevo. Il fuoco ci rivelerà messaggi propiziatori provenienti dall’aldilà facendo comparire simboli esoterici su antiche pergamene. 8) CHI HA PAURA DEL CICLOPE? Alessandro Filippi Ore 21-21.30-22-22.30 Mettiti alla prova nei panni di un novello Ulisse. Riuscirai a sconfiggere le tue paure e ad averla vinta sul terribile mostra da un occhio solo? 9) STREGONERIA NERA O STREGONERIA BIANCA? INCANTI, SORTILEGI E RIMEDI DELLE STREGHE Lara Confetti Ore 21-21.40-22.20 Come diventare invisibili, come scatenare una tempesta, come volare sotto forma di capra... Le streghe hanno una ricetta per ogni cosa. E tu, che ricetta preparerai nel calderone magico? 10) ALLA RICERCA DELLA TOMBA PERDUTA Roberto Giannotti e Giorgio Giannotti Ore 21-21.40-22.20 Divertitevi con lo scavo archeologico a scoprire una tomba misteriosa e attenzione a tutto ciò che troverete; al termine tutti i reperti saranno vostri. 11) IL SEGRETO DELL'OCCHIO DI HORUS Sara Piva Ore 21-21.30-22-22.30 Nell'antico Egitto gli amuleti accompagnavano e sorvegliavano il riposo eterno dei defunti. I bambini, decoreranno l’occhio di Horus e gli scarabei, realizzando un amuleto che li dagli spiriti maligni. 12) CORPI DIPINTI AD ARTE Matteo Arfanotti, Campione del mondo di face e bodypainting coadiuvato da Francesca Calamita Dalle ore 21 alle 23 Esibizione live di body e face painting 13) LA NOTTE DEI BAMBINI E DEI LORO GENITORI MUTANTI Tiziana La Monica, truccatrice fantasy professionale Dalle ore 21 alle ore 23 Facepainting per i piú grandi con zombies, vampiri e creature mostruose dei vostri peggiori incubi... 14) ATTENTI A QUELLA PIANTA: MANEGGIARE CON CURA! Marta Ragnoli Ore 21-21.30-22.00-22.30 La Mandragola con le sue radici di forma umana e le eccezionali proprietà medicinali, utilizzata fin dall'antica Grecia, è un potente ingrediente per le pozioni magiche. Attenzione a raccoglierla con molta cautela! I partecipanti realizzeranno una piccola Mandragora da portare a casa a ricordo della lezione di erbologia... 15) SALIS GRANELLO MAGICO Maila Bernardini Ore 21-21.30-22.00-22.30 Scopriamo insieme le proprietà che gli antichi Romani attribuivano al sale e il suo valore simbolico. Poi usiamo questa antica sostanza divina contro draghi, mostri e creature stregate e... Saremo INVINCIBILI! 16) MASCHERATI CON GLI ANIMALI DEL MUSEO Raffaella Badiale Ore 21-21.30-22.00-22.30 Quanti animali nel museo reperti ossei nelle vetrine o raffigurati nella scultura!!!!! Realizziamo maschere fantasiose e spiritose degli animali presenti in museo 17) PERFORMANCE ACROBATICHE a cura di Kilibre Art of Events Dalle 21.30 alle 23 18)TIRO AL FANTASMA Prove di tiro con l’arco per bambini e adulti Mauro Viegi e Claudio Pratelli Dalle 21.00 alle 23 Info Museo del Castello di San Giorgio Via XXVII Marzo La Spezia Tel. 0187/751142 e-mail: [email protected] sito internet: museodelcastello.museilaspezia.it www.facebook.com/museocastellosangiorgio; Ig @museocastellosangiorgio Si consiglia la prevendita presso il Castello di San Giorgio... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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3 dicembre 2009
Jan Van Eyck – Madonna del cancelliere Rolin L’ascesi metropolitana si dedica a distinguere, nelle folle, le fisionomie e i volti nella loro unicità, spingendosi più in là degli sguardi affrettati che vedono uniformità ovunque. Per salvare le identità e singolarità che la metropoli assiepa e stipa nei centri commerciali, lo sguardo si deve esercitare.Gli esercizi dell’asceta metropolitano, […]…
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Not So Secret - Spring Time
Sponsored by HISA & GOOSE
Hisa - La maisonette D'Aurora GOOSE - Old Bridge white
The Daffodils are growing, cherry blossoms in the air. Finally Spring is here! At least, some times in the UK. In between the occasional snow storm, days are getting warmer, lighter and there is more colour back into our landscapes. Its inspired today's post featuring The stunning La maisonette D'Aurora from HISA with its very own personal bridge access by Goose. A essential bridge in your collection, perfect for any theme. Both available at their mainstores.
alirium - ItchyGrass anc - "Stipa ichu" HPMD - Gravel Ground Heart - WILDFLOWERS - Daffodils Heart - Wild Grasses - Fescue Skye Woodland Path Titans - The Harmony Tree Titans - The Timeworn Tree - Olden Tia - Pompeii - Potted Wall Vines VALR - Prarie Grass Green
#secondlife#homes#house#virtual#virtualworld#landscapes#outdoor#outside#grass#spring#trees#hisa#goose#bridge#flowers#sheep
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CANCIÓN DE ABRIL
Un fantasma, llegas; partes, un misterio. ¿Vienes de muy lejos? Pues ya el peral cuaja, florece el membrillo carmín.
Monjes y pinzones la ribera asordan. ¿Estás en los fresnos? ¿quizá entre tarajes? ¡Sombra¡ ¡ánima! ¡sueño! ¡di tú!
Cada año respingo con pálpito nuevo. Si llegas: sonrío; si te vas: ya suman mis lágrimas agrias dos más.
Hogaño... ¡ay, hogaño gozo traes contigo! ¿Lo escucho o me engaño, tal eco de otro eco? Sí, es tu canto. Lo oigo: «Cu... cu».
*
CANZONE D'APRILE
Fantasma tu giungi, tu parti mistero. Venisti, o di lungi? ché lega già il pero, fiorisce il cotogno laggiù.
Di cincie e fringuelli risuona la ripa. Sei tu tra gli ornelli, sei tu tra la stipa? ombra! anima! sogno! sei tu…?
Ogni anno a te grido con palpito nuovo. Tu giungi: sorrido; tu parti: mi trovo due lagrime amare di più.
Quest’anno… oh! quest’anno, la gioia vien teco: già l’odo, ο m’inganno, quell’eco dell’eco; già t’odo cantare Cu… cu.
Giovanni Pascoli
di-versión©ochoislas
#Giovanni Pascoli#literatura italiana#poesía decadentista#primavera#nuncio#cuco#di-versiones©ochoislas
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Un anno fa, nasceva Vefa321
Quanti giorni...
Dopo tanto dubitare e rimandare, quel giorno nacque Vefa321, era nata da tempo nella mia testa, l'idea, la voglia, la curiosità ma il momento del primo passo, della prima parola, come per un bambino è una conquista.
Perché un blog? perché le parole hanno bisogno di un luogo dove ritrovarsi, una cantina dove riposa il vino, un Granaio che stipa il raccolto, una soffitta che trattiene i ricordi, un'isola dove naufragare, un bosco dove perdersi, una chiesa sconsacrata dove urlare i propri dolori ed inveire un Dio che ci assolvi, perché siamo solo... uomini...
Credo che la mente sia tutto ciò ed anche una prigione.
Per questo in un giorno senza nome, ho scavato un tunnel, una via di fuga dall' Alcatraz della quotidianità.
Ho dispiegato le ali, Papillon ora può volare.
Molti voli pindarici, molti viaggi nei sentimenti, tante cavolate, tanti percorsi introspettivi, tanti racconti della memoria, tante pagine sofferte e sdoganate nel riversare i pianti e scrivere i sorrisi...
La parte della scoperta di scrivere senza veri freni, senza paletti, senza pensare ad un lettore, perché ho scritto e mi sono letta come forse non avrei mai pensata di sapere fare.
Questa libertà non ha prezzo.
In questo viaggio, ho incrociato altre vite, fatte di parole, di immagini, di dolori e gioie, sempre il pudore del dolore e la parsimonia della gioia.
Di tutte queste persone, molte, non conosco il viso, il nome, ma conosco le parole, ognuna ha le proprie, come il neo che ho sul collo, la mia Erre moscia o la vertigine dei miei capelli.
Loro sono anche questi piccoli particolari, che disegnano questo posto, che abitano il mio blog, non sono lettori, non sono ospiti di passaggio, molti sono di casa ed insieme prendiamo il caffè, guardiamo la finestra.
Diamo tempo al tempo...
Vorrei ringraziarli tutti ma potrei dimenticare qualcuno.
Specialmente di questi giorni, dove ognuno è presente per gli altri in questo grande condominio.
Auguri... al mio piccolo mondo di cartapesta, di castelli di carta,di carta straccia e di carta pane.
Che decora, diverte, rinnova e nutre la mia mente.
@vefa321
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LA DIVINA COMMEDIA
Inferno • Canto XXIV
In quella parte del giovanetto anno che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra e già le notti al mezzo dì sen vanno,
quando la brina in su la terra assempra l’imagine di sua sorella bianca, ma poco dura a la sua penna tempra,
lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta; ond’ ei si batte l’anca,
ritorna in casa, e qua e là si lagna, come ’l tapin che non sa che si faccia; poi riede, e la speranza ringavagna,
veggendo ’l mondo aver cangiata faccia in poco d’ora, e prende suo vincastro e fuor le pecorelle a pascer caccia.
Così mi fece sbigottir lo mastro quand’ io li vidi sì turbar la fronte, e così tosto al mal giunse lo ’mpiastro;
ché, come noi venimmo al guasto ponte, lo duca a me si volse con quel piglio dolce ch’io vidi prima a piè del monte.
Le braccia aperse, dopo alcun consiglio eletto seco riguardando prima ben la ruina, e diedemi di piglio.
E come quei ch’adopera ed estima, che sempre par che ’nnanzi si proveggia, così, levando me sù ver’ la cima
d’un ronchione, avvisava un’altra scheggia dicendo: «Sovra quella poi t’aggrappa; ma tenta pria s’è tal ch’ella ti reggia».
Non era via da vestito di cappa, ché noi a pena, ei lieve e io sospinto, potavam sù montar di chiappa in chiappa.
E se non fosse che da quel precinto più che da l’altro era la costa corta, non so di lui, ma io sarei ben vinto.
Ma perché Malebolge inver’ la porta del bassissimo pozzo tutta pende, lo sito di ciascuna valle porta
che l’una costa surge e l’altra scende; noi pur venimmo al fine in su la punta onde l’ultima pietra si scoscende.
La lena m’era del polmon sì munta quand’ io fui sù, ch’i’ non potea più oltre, anzi m’assisi ne la prima giunta.
«Omai convien che tu così ti spoltre», disse ’l maestro; «ché, seggendo in piuma, in fama non si vien, né sotto coltre;
sanza la qual chi sua vita consuma, cotal vestigio in terra di sé lascia, qual fummo in aere e in acqua la schiuma.
E però leva sù; vinci l’ambascia con l’animo che vince ogne battaglia, se col suo grave corpo non s’accascia.
Più lunga scala convien che si saglia; non basta da costoro esser partito. Se tu mi ’ntendi, or fa sì che ti vaglia».
Leva’mi allor, mostrandomi fornito meglio di lena ch’i’ non mi sentia, e dissi: «Va, ch’i’ son forte e ardito».
Su per lo scoglio prendemmo la via, ch’era ronchioso, stretto e malagevole, ed erto più assai che quel di pria.
Parlando andava per non parer fievole; onde una voce uscì de l’altro fosso, a parole formar disconvenevole.
Non so che disse, ancor che sovra ’l dosso fossi de l’arco già che varca quivi; ma chi parlava ad ire parea mosso.
Io era vòlto in giù, ma li occhi vivi non poteano ire al fondo per lo scuro; per ch’io: «Maestro, fa che tu arrivi
da l’altro cinghio e dismontiam lo muro; ché, com’ i’ odo quinci e non intendo, così giù veggio e neente affiguro».
«Altra risposta», disse, «non ti rendo se non lo far; ché la dimanda onesta si de’ seguir con l’opera tacendo».
Noi discendemmo il ponte da la testa dove s’aggiugne con l’ottava ripa, e poi mi fu la bolgia manifesta:
e vidivi entro terribile stipa di serpenti, e di sì diversa mena che la memoria il sangue ancor mi scipa.
Più non si vanti Libia con sua rena; ché se chelidri, iaculi e faree produce, e cencri con anfisibena,
né tante pestilenzie né sì ree mostrò già mai con tutta l’Etïopia né con ciò che di sopra al Mar Rosso èe.
Tra questa cruda e tristissima copia corrëan genti nude e spaventate, sanza sperar pertugio o elitropia:
con serpi le man dietro avean legate; quelle ficcavan per le ren la coda e ’l capo, ed eran dinanzi aggroppate.
Ed ecco a un ch’era da nostra proda, s’avventò un serpente che ’l trafisse là dove ’l collo a le spalle s’annoda.
Né O sì tosto mai né I si scrisse, com’ el s’accese e arse, e cener tutto convenne che cascando divenisse;
e poi che fu a terra sì distrutto, la polver si raccolse per sé stessa e ’n quel medesmo ritornò di butto.
Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa;
erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce.
E qual è quel che cade, e non sa como, per forza di demon ch’a terra il tira, o d’altra oppilazion che lega l’omo,
quando si leva, che ’ntorno si mira tutto smarrito de la grande angoscia ch’elli ha sofferta, e guardando sospira:
tal era ’l peccator levato poscia. Oh potenza di Dio, quant’ è severa, che cotai colpi per vendetta croscia!
Lo duca il domandò poi chi ello era; per ch’ei rispuose: «Io piovvi di Toscana, poco tempo è, in questa gola fiera.
Vita bestial mi piacque e non umana, sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci bestia, e Pistoia mi fu degna tana».
E ïo al duca: «Dilli che non mucci, e domanda che colpa qua giù ’l pinse; ch’io ’l vidi uomo di sangue e di crucci».
E ’l peccator, che ’ntese, non s’infinse, ma drizzò verso me l’animo e ’l volto, e di trista vergogna si dipinse;
poi disse: «Più mi duol che tu m’hai colto ne la miseria dove tu mi vedi, che quando fui de l’altra vita tolto.
Io non posso negar quel che tu chiedi; in giù son messo tanto perch’ io fui ladro a la sagrestia d’i belli arredi,
e falsamente già fu apposto altrui. Ma perché di tal vista tu non godi, se mai sarai di fuor da’ luoghi bui,
apri li orecchi al mio annunzio, e odi. Pistoia in pria d’i Neri si dimagra; poi Fiorenza rinova gente e modi.
Tragge Marte vapor di Val di Magra ch’è di torbidi nuvoli involuto; e con tempesta impetüosa e agra
sovra Campo Picen fia combattuto; ond’ ei repente spezzerà la nebbia, sì ch’ogne Bianco ne sarà feruto.
E detto l’ho perché doler ti debbia!».
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L’uccellino del freddo del Pascoli dai Canti di Castelvecchio
Viene il freddo. Giri per dirlo tu, sgricciolo, intorno le siepi; e sentire fai nel tuo zirlo lo strido di gelo che crepi. Il tuo trillo sembra la brina che sgrigiola, il vetro che incrina... Viene il verno. Nella tua voce c’è il verno tutt’arido e tecco. Tu somigli un guscio di noce, che ruzzola con rumor secco. T’ha insegnato il breve tuo trillo con l’elitre tremule il grillo E il tuo verso suona scrio scrio, con piccoli crepiti e stiocchi, il segreto scricchiolettio di quella catasta di ciocchi. Uno scricchiolettio ti parve d’udirvi cercando le larve... Tutto, intorno, screpola rotto. Tu frulli ad un tetto, ad un vetro. Così rompere odi lì sotto, così screpolare lì dietro. Oh! lì dentro vedi una vecchia che fiacca la stipa e la grecchia... Vedi il lume, vedi la vampa. Tu frulli dal vetro alla fratta. Ecco un tizzo soffia, una stiampa già croscia, una scorza già scatta. Ecco nella grigia casetta l’allegra fiammata scoppietta... Fuori, in terra, frusciano foglie cadute. Nell’Alpe lontana ce n’è un mucchio grande che accoglie la verde tua palla di lana. Nido verde tra foglie morte, che fanno, ad un soffio più forte... un rumore .. trr trr trr ..
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Tratturo Celano - Foggia
What is a Tratturo?
A Path, which stretching across Southern Italy forms part of a network of routes once followed by Shepherds herding cattle and sheep in what was called the TRANSUMANZA ( The transumanza is the Italian term for transhumance, the traditional twice-yearly migration of sheep and cows from the highlands to the lowlands, and vice versa. The word literally means "crossing the land")
I live on the Celano to Foggia Tratturo and am fascinated by its history and what remains of the old paths, which are intrinsically entwined into the stories of the region and its people.
Restoring my dilapidated old farmhouse here or hovel as my son in law calls it, is a challenge but with the help of my partner Trish we are getting there.
Our plan is to create a cultural centre, Natural park, and a Woodland of Magic to encourage and stimulate interest in both the TRATTURO as well as the natural environment of Molise.
Today I spoke with a local Riding School, here in Molise, not far from where I live and they too are passionate about the Tratturo.
http://www.occhitoridingholidays.com/en/
In fact they will be even bringing a group of riders along the Tratturo in July. A very exciting prospect for us and them.
I am hoping we can combine with a festival on the tratturo here in Lucito. More about that in another blog.
Today the sun was shining and looking across at the views across the valley, and the hazy mountain peaks of the Apennines I decided once again that I would not want to anywhere else.
Now as summer approaches the TRATTURO below my house is green, speckled with yellow, white, blue and purple flowers all nestled in amongst the soft downy grass.
Now as few feet tread upon it’s flora and fauna it remains a sanctuary for nature to run riot.
There are apparently some rare plants remaining on parts of the ancient routes one of which is LA STIPA.
A type of grass apparently used by fairies to weave into cloth, which when one looks at it fine feathery fronds is not hard to imagine.
. http://www.terremarsicane.it/il-tratturo-delle-fate-note-di-franco-sabini-e-romolo-liberale/.
Later this week I am meeting with a neighbour to start recording the history of Lucito’s memories of the Tratturo, and the Transumannza.
He still tends his goats, on the ancient lands below his farm, wiling away hours watching the world go by as he done since he was a boy, happy in his own thoughts and contemplations.
He can remember when the land below us here saw a steady stream of sheep and sometimes cattle meander leisurely over the land grazing as they went, often as many as several thousand at a time.
Many traditions relating to TRANSUMANZA are still maintained, one of which is the a type of bagpipe like musical instrument called the Zampogna
https://www.youtube.com/watch?v=LlyVLl2KxVY
Leaving you with the dulcet and melodic tones of this ancient instrument I am off to dream about those who wandered on these lands in ancient times.
I am contemplating to the words of this poem
RoadsBY
EDWARD THOMAS
I love roads:
The goddesses that dwell
Far along invisible
Are my favorite gods.
Roads go on
While we forget, and are
Forgotten like a star
That shoots and is gone.
On this earth 'tis sure
We men have not made
Anything that doth fade
So soon, so long endure:
The hill road wet with rain
In the sun would not gleam
Like a winding stream
If we trod it not again.
They are lonely
While we sleep, lonelier
For lack of the traveller
Who is now a dream only.
From dawn's twilight
And all the clouds like sheep
On the mountains of sleep
They wind into the night.
The next turn may reveal
Heaven: upon the crest
The close pine clump, at rest
Ancl black, may Hell conceal.
Often footsore, never
Yet of the road I weary,
Though long and steep and dreary,
As it winds on for ever.
Helen of the roads,
The mountain ways of Wales
And the Mabinogion tales,
Is one of the true gods,
Abiding in the trees,
The threes and fours so wise,
The larger companies,
That by the roadside be,
And beneath the rafter
Else uninhabited
Excepting by the dead;
And it is her laughter
At morn and night I hear
When the thrush cock sings
Bright irrelevant things,
And when the chanticleer
Calls back to their own night
Troops that make loneliness
With their light footsteps’ press,
As Helen’s own are light.
Now all roads lead to France
And heavy is the tread
Of the living; but the dead
Returning lightly dance:
Whatever the road bring
To me or take from me,
They keep me company
With their pattering,
Crowding the solitude
Of the loops over the downs,
Hushing the roar of towns
and their brief multitude.
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*wheezes* Alright I was missing so much from my tracker and drafts but I think I got everything! If I owe or you owe something that isn’t on the list (or is in the wrong category) please let me know! Thank you ♥ Speil
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