#La Saraghina (Eddra Gale)
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La Saraghina (Eddra Gale)
Otto e mezzo diretto da Federico Fellini, 1963
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Le 12 Scene Cult Del Cinema Di Federico Fellini
Un ricordo del regista riminese, nell'anno del centenario della nascita, attraverso scene memorabili dei suoi capolavori Federico Fellini nasce il 20 gennaio 1920 e quest'anno ricorre il centenario della sua nascita. In questa occasione, per celebrarlo, vogliamo ripercorrere la sua filmografia attraverso una serie di scene che sono entrate nell'immaginario collettivo e rimarranno indelebili nella storia del cinema.
Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, Gradisca in Amarcord sono alcuni esempi di scene indimenticabili. Ma il cinema di Federico Fellini è ricchissimo di momenti memorabili. Istanti che conservano intatto il potere dell'affresco di un'epoca e del sogno con visioni di un'umanità dolente e giocosa, che in pochi attimi manifesta la firma del genio. LEGGI ANCHE... Il Cinema Di Woody Allen In 10 Scene Indimenticabili
I VITELLONI (1953)
Sordi spaccone, che sbeffeggia i "lavoratori della malta" con pernacchia e gesto dell’ombrello. Poi la macchina si fermerà e lui dovrà darsela a gambe di fonte agli operai decisamente arrabbiati. Ma la scena, simbolo del film sui cinque nullafacenti di provincia, scritto da Federico Fellini, insieme a Ennio Flaiano, entra nella storia del cinema. E pure in quella del costume. https://youtu.be/jD45TQIfcoo Moraldo (Franco Interlenghi), il più giovane della combriccola dei cinque vitelloni, sceglie davvero di partire, di andare non si sa dove: "Non lo so! Debbo partire. Vado via". Alla stazione Guido (Guido Martufi), il giovanissimo ferroviere, interroga Moraldo sul motivo della sua decisione. Ma quest’ultimo non risponde, è evasivo. Nemmeno lui conosce le sue sorti, sa solo che dalla provincia bisogna andarsene: per cercare fortuna, per crescere, o magari, semplicemente, per combattere contro quei sentimenti asfittici, respirati per tanti anni, gli stessi che soffocano qualsiasi aspirazione, che piegano l’io senza possibilità di differenziarsi. Da un lato v’è dunque il Fellini delle partenze, colui che avrà bisogno della città, della grande metropoli per creare e comprendere. Dall’altro, invece, permane il Fellini della provincia, colui che saprà trasformare il luogo da cui più si è distanziato in inesauribile fonte d’ispirazione. Scena memorabile con il treno che parte e idealmente attraversa, come in un sogno, le camere dei suoi amici, quasi fosse un saluto onirico. https://youtu.be/I_vbmK75STg
LA STRADA (1954)
I finali erano una delle specialità di Fellini, e la spiaggia ovviamente è un elemento altamente simbolico per il regista riminese. Per questo il pianto disperato, e quasi redentore, della "bestia" Zampanò (Anthony Quinn) avviene proprio in riva al mare di notte, dopo che ha saputo della morte di Gelsomina (Giulietta Masina). La strada vinse l’Oscar come miglior film straniero e lanciò Fellini a livello internazionale. https://youtu.be/aIQ_h90BO0k
LE NOTTI DI CABIRIA (1957)
Quando Cabiria sembra non farcela a risollevarsi dall’ennesimo colpo basso della vita e pensa di suicidarsi, lungo una strada di campagna, incontra un gruppo di ragazzi che canta e suona in allegria e che le restituisce la gioia e la fiducia nel futuro. Giulietta Masina, compagna di vita e di set di Federico Fellini, non dice una parola, fa tutto con lo sguardo. E il resto lo fa Nino Rota con la sua musica. Secondo Truffaut, "il finale del film è un prodigio di potenza e di forza, nel senso più nobile del termine". Altro giro, altro finale e altro Oscar. https://youtu.be/u0rqhdx1154
LA DOLCE VITA (1960)
La scena simbolo del film, che è stata definita anche la scena simbolo del cinema italiano del XX secolo, e nella top ten di quello mondiale, è quella del bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. La celeberrima e sensualissima scena, di un tre minuti circa, è entrata di diritto nell’immaginario popolare italiano e nel nostro patrimonio culturale. Si narra che, durante le riprese della celebre scena nella fontana di Trevi, Anita Ekberg non ebbe problemi a restare in acqua per ore, mentre Mastroianni, d’accordo con Fellini, per sopportare il freddo dovette indossare una muta sotto i vestiti e bere una bottiglia di vodka prima di girare. https://youtu.be/7_hfZoe9FHE Sì, ok, la scena della fontana con la fotonica Anita Ekberg, "Marcello, come here!" e tutto il resto. Ma il finale della Dolce Vita è uno dei più amaramente simbolici e poetici del cinema: l’occhio della manta gigante (il pesce mostro nasce da un ricordo di Fellini ragazzo) che guarda Marcello e, oltre il canale, la voce dell’innocenza che lo richiama, ma che lui non comprende, facendosi trascinare via dalla sua vita vuota. Memorabile. Ancora una volta, un finale sulla spiaggia. https://youtu.be/pIkFea5aO1g
8½ (1963)
La rumba della Saraghina (l’attrice americana Eddra Gale) sulla spiaggia è l’educazione sessuale del maestro da piccolo: i bambini scappati dal collegio pagano la prostituta perché si spogli. L’opposizione tra la sua figura – amore, sesso vissuto in libertà – e la Chiesa – repressione e limitazione – sta tutta in questa scena: tra la danza morbida della Saraghina e la rigidità dei due preti che arrivano a castigare il protagonista. https://youtu.be/_n2s5i2i2Jg
GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965)
Sandra Milo sull’altalena con il mitico costume creato per lei da Piero Gherardi, nel bel mezzo di un numero tra cavalli ed elefanti, apice barocco e visionario di Fellini. Nel ricordo raccontato da Giulietta, è la ballerina con cui il nonno della protagonista era fuggito. Ma la Milo incarna tutte le versioni della voluttà nel film che racconta la crisi del matrimonio secondo il maestro. https://youtu.be/63y30JttflE
ROMA (1972)
Roma, magnifico e visionario ritratto della Città Eterna visto attraverso gli occhi di un giovane riminese, è pieno di momenti cult – l’ultima apparizione sullo schermo di Anna Magnani, che chiude la porta in faccia a Fellini al grido di: “A Federi’, va a dormi’ va’”, oppure Mastroianni a cena, in una scena che è stata tagliata dal cut americano – ma noi scegliamo la sfilata di moda del clero davanti a un cardinale tronfissimo, mentre due suore all’organo accompagnano con musiche para ecclesiastiche rivisitate con sarcasmo da Nino Rota. Praticamente The Young e The New Pope, ma negli anni ’70. https://youtu.be/SS5RZqZXhiU
AMARCORD (1973)
Ciccio Ingrassia questo film non voleva nemmeno farlo: quello dello Zio Teo, il ruolo del parente matto che si arrampica su un olmo a gridare “Voglio una donnaaa!”, gli sembrava troppo marginale. E invece la scena dell’albero segnò la memoria degli spettatori nel film più autobiografico di Fellini e questo cameo di culto aprì definitivamente a Ingrassia le porte cinema d’autore. Durante una lunga pausa di lavorazione, la troupe si dimenticò dell’attore mentre stava appollaiato sui rami, in attesa del ciak. https://youtu.be/_dn63mQeO4E Nell’ampio catalogo delle ossessioni femminili di Federico Fellini, la "Gradisca", interpretata da Magali Noel in "Amarcord", rappresenta la bella di provincia, quella che avanza compiaciuta lungo il corso principale della città, scatenando fremiti di desiderio e, soprattutto, mostrandosi pronta a soddisfarli. Da qui il soprannome, diventato quasi aggettivo, per indicare uno stereotipo di donna universale, diffuso ovunque, ben oltre i limiti della provincia riminese. La scena clou del film era quella in cui, cappotto rosso e basco in testa, improvvisava da sola uno spogliarello, restava in sottoveste nera e fili di perle, poi entrava in un grande letto candido e, rispettosamente, si offriva alla massima autorità di passaggio in paese: "Signor Principe, gradisca". https://youtu.be/KfmwmEYP77A
LA VOCE DELLA LUNA (1990)
“Dopo aver tanto cercato, ho ritrovato Pierino. Proprio lui: leggero, buffissimo, lunare, misterioso, ballerino, mimo, che fa ridere e piangere. Ha il fascino dei personaggi delle fiabe, delle grandi invenzioni letterarie. Rende credibile qualunque personaggio e tutti può abitarli. Amico degli orchi e delle principesse, dei ranocchi che parlano. È come Pinocchio e Giovannin senza paura”, aveva detto Federico Fellini di Roberto Benigni nella sua ultima intervista. Per il suo canto del cigno ha voluto lavorare con lui (e Paolo Villaggio): “Questo film è anche il suo testamento sulla nostra società, sul nostro mondo di adesso. Fa vedere il nostro rimbecillimento, la volgarità, e addirittura la nostra fine. Era un amarissimo commento sui nostri tempi, ma fatto con la sua solita bellezza stilistica”, ha ricordato Benigni. https://youtu.be/opvLX71dBWM Un consiglio. Guardatevi i film interamente. Assaporerete verità e leggerezza ma anche sogno e fantasia. Qualità che si trovano sicuramente nel genio di Federico Fellini. Buona visione.... da Tommaso!! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Salva Read the full article
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Fashion and Federico Fellini Three years on, and Gherardi scooped the ‘Best Costume Design’ Oscar again, this time for Fellini’s masterful portrait of a filmmaker in crisis ‘8½’. Again, the film’s protagonist, Guido Anselmi, is played by Mastroianni but here the actor’s clothing is largely immaterial it is the female characters whose clothing captivates. A varied array of women punctuate the film’s ensemble cast, their costumes serving to accentuate their differences – in age, shape, wealth et cetera. The rich parade of fur stoles, feather boas and pearls, for instance; the eccentric, marvellously elaborate headpieces; while the young don pleated schoolgirl skirts and headbands. The clothing worn by the leading female roles is similarly telling: Guido’s wife, Luisa (Anouk Aimée), appears in chic mod outfits, conveying her demure, assiduous personality while curvaceous sex worker La Saraghina (Eddra Gale) sports a tattered dress and messy beehive symbolising her transversely untamed nature. ‘Juliet of the Spirits’ was Fellini’s first foray into colour and to say the result is eye-popping would be an understatement. Starring Fellini’s spouse Giulietta Masina as “a betrayed wife whose inability to come to terms with reality leads her along a hallucinatory journey of self-discovery” (‘Criterion Collection’). Fellini once again collaborated with Gherardi for the film’s sets and costumes, with the exception of the leading lady, whose singularly pared-back wardrobe he himself designed. Gherardi rose to the challenge of Technicolour tailoring with unprecedented gusto, adorning the rest of the cast in ostentatiously oversized picture hats, and swathes of chiffon, tulle ruffles, feathers and silk. The outcome is a riotous feast for the eyes, which playfully caricatures the Italian obsession with fashion. Belgian actress and model Claudie Lange made her cinematic debut with a small, untitled role in the film, which nevertheless proves one of its most striking moments courtesy of her all-yellow beach attire, including a vast straw hat, replete with tasseled veil. #neonurchin #neonurchinblog #dedicatedtothethingswelove #suzyurchin #ollyurchin #art #music #photography https://www.instagram.com/p/B-HHmp0A8oa/?igshid=1eqron6bk5s1v
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Cien años de Fellini (a propósito de...)
Ir al cine es como regresar al vientre materno; te sientas allí, quieto y meditativo en la oscuridad, esperando que la vida aparezca en la pantalla. - Federico Fellini. Fotografía: Michael Ochs Archive.
Comenta: Luis Vélez.
Cien años del nacimiento de Federico Fellini. Ya de por sí el que exista y se comprenda el término "felliniano" da cuenta del identificable lenguaje y la figura trascendente del influyente director italiano. Dicho esto, intuyo se deben haber escrito investigaciones, artículos, ensayos, sobre el universo femenino felliniano. De modo particular atraviesan mi memoria y cito a tres mujeres que marcaron mi observación temprana del cine de Fellini, retratadas ellas bajo una mirada que les otorga una dimensión divina en lo terrenal, que esconde una carga de marginación, y que pertenecen a su vez a las tres piezas creo fundamentales de su filmografía, sean figuras centrales o breves apariciones muy simbólicas, enmarcadas en la fabulosa narrativa de su autor, del neorrealismo al surrealismo (haz click en el nombre y verás un clip representativo).
1. Gelsomina (Giulietta Masina) y su vida martirizada cercana a la santidad, en el fondo un reclamo por justicia social, recorriendo un mundo perverso en La Strada (1954). 2. Paola (Valeria Ciangottini), la misteriosa camarera adolescente que en La Dolce Vita (1960) se aleja del entorno de fama y frivolidad del filme. 3. La Saraghina (Eddra Gale), bailando la rumba, encarnación de poder sensual y remembranza melancólica del despertar sexual a pesar de la Iglesia en 8½ (1963).
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In Memory of the late, great husband and wife team of genius Italian film directing maverick Federico Fellini (January 29, 1920 – October 31, 1993) and his muse Giulietta Masina (February 22, 1921 – March 23, 1994)
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