#Italia post II guerra mondiale
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Gino Bartali e il Tour de France del 1948: una vittoria che salvò l'italia
La più grande impresa sportiva della storia italiana, la vittoria di Gino Bartali al Tour de France 1948. Tra colline toscane e sfide alpine, la leggendaria impresa ha cambiato il destino dell’Italia. In questo articolo, esploreremo in dettaglio l’epopea di Gino Bartali attraverso le parole che raccontano di tenacia, passione e audacia. Dal cuore delle colline toscane, dove la sua storia ha…
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Genova 10 anni dopo. Un esperimento di memoria collettiva
Ultima parte dell’analisi testuale che Francesca della Ratta ha effettuato sui ricordi che nel luglio 2011 sono stati postati nel blog #ioricordo Genova.
Per la nostra ultima puntata sull’analisi dei post di #ioricordogenova vi proponiamo una figura che consente di fare una sintesi delle parole più importanti analizzate finora. Nel riquadro che trovate sotto ritroviamo le parole della rabbia e della paura, i protagonisti, i luoghi e le emozioni che i nostri testimoni ci hanno consegnato. Nel grafico (ottenuto con l’analisi delle corrispondenze) le parole più significative sono disposte lungo un asse cronologico che – oltre a rappresentare alcune differenze nel ricordo di uomini e donne – ci riporta soprattutto alla scansione temporale con cui sono stati inseriti i commenti nel blog.
All’evoluzione cronologica della pubblicazione delle storie corrisponde un’evoluzione nei temi del racconto collettivo: la cosa interessante è che man mano che le storie venivano pubblicate queste tendevano a concentrarsi sugli eventi più crudi e violenti, quasi i racconti si condizionassero a vicenda nel loro susseguirsi. Così, se le prime storie inserite nel blog ci presentano una maggiore variabilità di tematiche (il viaggio, le manifestazioni, i colori, le sensazioni, i media, gli sms, la memoria), negli ultimi giorni di luglio, in concomitanza con l’anniversario di Genova 2001, le storie insistono soprattutto sugli aspetti più crudi e drammatici della repressione del movimento e sulla sospensione della democrazia che si è verificata in quei giorni (odio, battaglia, vergogna, pistola, estintore, scudi, odore, fuoco, assassini, ammazzato, bottiglia, Black Block, bottiglia, fumo, tensione, panico, caricare).
Una visione di sintesi del testo: piano fattoriale genere e data di pubblicazione della storia nel blog
Infine, ci sembra importante proporvi un approfondimento su quello che nostri testimoni ci hanno riportato sulla Diaz, proprio nei giorni in cui è uscito nelle sale il bel film di Daniele Vicari, Diaz. E’ un film che fa male, che fa venire voglia di piangere, che lascia incredulo anche chi che sa bene che è tutto vero. Un film che ci fa interrogare su come sia stato possibile che andasse in scena questo delirio, questa follia collettiva. Che ci obbliga a domandarci se non abbiamo fatto troppo poco, se nonostante le manifestazioni, le inchieste e le discussioni, dopo 10 anni non è ancora stata fatta giustizia e se c’è qualcuno che ha dimenticato o che addirittura non sa.
E allora almeno dobbiamo provare a tenere il ricordo vivo.
Così siamo andati a ricercare la memoria nella memoria, estraendo dalle nostre storie tutti i pezzetti che contenevano la parola Diaz. Tra le storie che abbiamo raccolto a luglio non ci sono testimoni diretti del delirio di quella notte, ma i piccoli frammenti che trovate qui di seguito raccontano bene l’impotenza, la rabbia, l’incredulità, lo sgomento di quando si cominciò a capire che in Italia si stava verificando “la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la fine della II guerra mondiale”. Molti dei nostri testimoni ricordano di non essersi trovati alla Diaz per caso o fortuna, perché avevano trovato un passaggio prima, o semplicemente perché avevano scelto di passare la notte altrove. E raccontano di aver ascoltato le prime notizie sull’incursione alla Diaz increduli oltre che impauriti per gli amici che erano rimasti lì, “immaginando il peggio” anche se poi purtroppo “la realtà ha superato l’immaginazione”, restando poi con quel “brutto misto di rabbia e sollievo che ti prende quando scampi un’ ingiustizia”.
E il ricordo angosciato di quello che era successo in quella scuola rimane ad aleggiare anche negli anni successivi, come ricorda uno studente di Genova che nel 2001 aveva 11 anni e che ci ricorda che la Diaz sarebbe rimasta una scuola come le altre, se non fosse per “le macchie di sangue ancora sui muri che vidi durante gli esami di maturità”. Don’t clean up this blood, appunto.
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Vaccini, vaccinazioni, vaccinati Oggi e Ieri
06/05/2021
Svolta storica degli Stati Uniti che hanno deciso di rinunciare alla protezione dei brevetti sui vaccini anti Covid. "Le circostanze sono straordinarie" ha spiegato Biden.
Il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha parlato di momento monumentale nella lotta contro il Coronavirus: ora anche Paesi in forte difficoltà sia economica che epidemiologica, come India e Brasile, potranno fabbricarsi in casa il siero anti-virus.Per le case farmaceutiche invece nessuna svolta storica!
Alla richiesta di liberalizzare i brevetti dei vaccini ecco l'ennesima risposta:“No alla sospensione dei brevetti dei vaccini covid, non aumenterà la produzione”Case farmaceutiche contro la sospensione dei brevetti dei vaccini covid.
Secondo la Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche, la posizione del governo Usa che si schiera per la sospensione temporanea dei brevetti dei vaccini anti-Covid, è "deludente". "Il nostro obiettivo è di garantire che i vaccini Covid-19 siano rapidamente ed equamente condivisi in tutto il mondo. Ma, come abbiamo costantemente affermato, una rinuncia è la risposta semplice ma sbagliata a ciò che è un problema complesso.
La rinuncia ai brevetti dei vaccini Covid-19 non aumenterà la produzione né fornirà soluzioni pratiche necessarie per combattere questa crisi sanitaria globale" fanno sapere le case farmaceutiche, concludendo: "Il sistema internazionale di proprietà intellettuale ha dato alle aziende la fiducia per impegnarsi in più di 200 accordi di trasferimento tecnologico per espandere la consegna dei vaccini Covid-19 sulla base di partnership senza precedenti tra i produttori di vaccini industrializzati e dei paesi in via di sviluppo.
L'unico modo per garantire un rapido aumento e un equo accesso ai vaccini a tutti coloro che ne hanno bisogno rimane un dialogo pragmatico e costruttivo con il settore privato".
Un po' di storia per mettere a confronto le scelte delle case farmaceutiche dei nostri giorni a quelle di medici come Bruce Albert Sabin, inventore del vaccino antipolio.
Il 3 marzo del 1993 moriva a 86 anni all’ospedale della Georgetown University di Washington Bruce Albert Sabin. È diventato famoso anche come “l’uomo della zolletta di zucchero”: era stato infatti lui a ideare il più diffuso vaccino contro la poliomielite che veniva somministrato con una zolletta imbevuta. Il suo nome viene spesso citato in questi giorni per via della pandemia da coronavirus, dell’andamento lento della campagna vaccinale, dei brevetti: chi propone di condividerli e chi dice che è impossibile.“È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”, disse invece Sabin che visse una vita piuttosto rocambolesca, spesso drammatica.
Non ha mai vinto il Premio Nobel per la Medicina ma è finito nel ritornello della canzone del film Mary Poppins con quel “poco di zucchero e la pillola va giù”. Un inno, allegro e inconsapevole, alla sconfitta di un’epidemia tragica. Sabin era nato nel 1906 nel ghetto di Bialystok, in Polonia, una città parte dell’Impero Russo. Quando aveva 15 anni era partito con la famiglia per gli Stati Uniti. Il padre Jacob era artigiano: aveva deciso di partire per via della crescente ostilità anti-ebraica che si andava diffondendo in Europa. Bruce Albert fin dalla nascita era quasi cieco dall’occhio destro.Con l’appoggio dello zio, divenne un promettente studente di odontoiatria alla New York University.
Quando però lesse il libro I cacciatori di microbi di Paul de Kruif cambiò idea: non più dentista, ma medicina. Microbiologia, per la precisione: un’epifania. L’aneddotica sulla sua vita racconta che andasse perfino raccogliendo microbi per la città, lì dove capitava: stagni, polvere, cassonetti della spazzatura e via dicendo.Sabin si laureò, divenne capo della ricerca pediatrica, assistente di William Hallock Park, celebre per gli studi sulla difterite. Approfondì quindi lo studio delle malattie infettive: la poliomielite era una piaga in quegli anni.
La malattia virale aveva paralizzato tra il 1951 e il 1955 oltre 28.000 bambini. Diverse migliaia le vittime. Nel solo 51 negli USA aveva colpito 21.000 persone; in Italia oltre 8.000 nel 1958.La poliomielite colpisce il sistema nervoso centrale e in particolare i neuroni del midollo spinale. Il contagio avviene per via oro-fecale: ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. La fascia più a rischio sono i bambini sotto i cinque anni di età. L’1% dei malati sviluppano paralisi, il 5-10% una meningite asettica. Un vaccino annunciato negli Stati Uniti nel 1934 si era rivelato inefficace, anzi letale.
Il Presidente Franklin Delano Roosvelt il 3 gennaio del 1938, costretto su una sedia a rotelle con una diagnosi di poliomielite – che in seguito sarebbe stata contestata – scrisse un appello sui quotidiani e fondò la National Foundation for Infantile Paralysis allo scopo di raccogliere fondi per la lotta alla malattia. La campagna, alimentata anche da volti noti, fece esplodere l’attenzione sulla poliomielite.Sabin era uno scienziato rigoroso ed intransigente.
Un’esplosione di contagi a New York lo aveva spinto a studiare la polio, dal 1931 presso l’University of Cincinnati, nello stato dell’Ohio. Il suo primo grande risultato fu capire che non si trattava di un virus respiratorio: ma che vive e si moltiplica nell’intestino. Aveva inaugurato l’epoca degli enterovirus. Ma allo scoppio della II Seconda Guerra Mondiale Sabin partì come ufficiale medico: sbarcò in Sicilia e poi a Okinawa, in Giappone; a Berlino aveva intanto assistito a una terribile epidemia di polio. Quando tornò in America riprese le sue ricerche armando un laboratorio con 10mila topi e 160 scimpanzé.
Mise a punto così un vaccino che si basava su ceppi indeboliti e che andava somministrato per via orale. Jonas Salk, ricercatore della University of Pittsburgh, aveva realizzato intanto tre vaccini, uno per ogni tipo fondamentale di polio, a partire da virus uccisi e conservati in formalina, che gli USA nel 1952 approvarono. Il farmaco di Salk tuttavia non preveniva il contagio iniziale e veniva somministrato tramite iniezione.A chiamare in causa gli sforzi di Sabin fu l’Unione Sovietica che, con altri Paesi dell’Est europeo, richiese allo scienziato di sperimentare il farmaco sulla sua popolazione. Fu un successo: il primo Paese a produrlo su scala industriale fu la Cecoslovacchia, poi la nativa Polonia, l’Urss stessa, la Repubblica Democratica Tedesca e la Jugoslavia. L’autorizzazione in Italia arrivò nel 1963, dal 1966 il vaccino divenne obbligatorio. In ritardo arrivarono anche gli Stati Uniti.Si vaccinarono milioni di bambini in tutto il mondo. L’ultimo caso negli Usa risale al 1979, in Italia al 1982.
Sabin divenne molto celebre: ricevette 40 lauree honoris causa, il Premio Feltrinelli, la Medaglia Nazionale per la Scienza. Divenne anche presidente del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele, e dopo la pensione continuò a studiare i tumori, il morbillo e la leucemia. “Non dobbiamo morire in maniera troppo miserabile – diceva – La medicina deve impegnarsi perché la gente, arrivata a una certa età, possa coricarsi e morire nel sonno senza soffrire”.
Se dolce come lo zucchero era il suo farmaco, altrettanto non era lui a quanto pare: dai modi spesso burberi, anche per una vita fin dall’infanzia segnata da drammatici sconvolgimenti che, non finirono in età adulta: la sua prima moglie, madre delle figlie Amy Deborah – chiamate come le nipoti uccise dalle SS durante la guerra – si tolse la vita trangugiando barbiturici nel 1966. Eredi dello scienziato vivono in Italia, tra Milano, Biella e Bologna. “Il vaccino di Sabin – si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità – somministrato fino ad anni recenti anche in Italia, ha permesso di eradicare la poliomielite in Europa ed è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità nella sua campagna di eradicazione della malattia a livello mondiale”.
Se Sabin così spesso viene tirato in causa in questi giorni è per la sua decisione di non brevettare la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale dell’industria farmaceutica. “Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”, disse e non guadagnò un dollaro dalla sua scoperta. Donò i ceppi virali all’Urss, superando le gare sull’orlo della Cortina di Ferro, tra Usa e Urss, in piena Guerra Fredda, e continuò a vivere del suo stipendio da professore.
Molti lo tirano quindi in ballo per la campagna vaccinale, e la penuria di farmaci, contro il coronavirus che avanza a fatica in queste settimane, questi mesi.La questione è argomento di dibattito ormai da mesi. Oxfam ed Emergency hanno scritto un appello al governo per la liberalizzazione dei brevetti “ponendo fine al monopolio delle case farmaceutiche. A cominciare dal vaccino italiano Reithera, in dirittura d’arrivo”. Un brevetto riconosce un monopolio: un’esclusiva di produzione, uso e vendita. Vale di solito 20 anni.
Questo meccanismo è considerato da molti economisti ed esperti un incentivo per investire nella ricerca. È anche vero però che molte ricerche vengono – e sono state, nel caso specifico – finanziate da ingenti investimenti pubblici.I vaccini sono anche farmaci poco redditizi rispetto a quelli che vengono assunti per una malattia cronica. I governi hanno in effetti la possibilità di sospendere momentaneamente il monopolio, da Risoluzione 58.5 dell’Assemblea Mondiale della Sanità (Ams). Una strada alternativa, come ha ricordato il Post in un lungo e approfondito articolo sulla questione, potrebbe essere una licenza su base volontaria da parte delle aziende farmaceutiche che permetta la produzione ad altre società.
Il dibattito è comunque molto più complesso di così e si ramifica in tutti i brevetti che possono esserci dentro un solo vaccino, nelle norme per gli stabilimenti industriali, negli accordi e le collaborazioni tra case farmaceutiche (Sanofi e Novartis si occupano dell’imballaggio e del confezionamento dei lotti di Pfizer e BioNTech, per esempio), nelle autorizzazioni in arrivo per altri vaccini.
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Muos di Niscemi, apparato difensivo o strumento di aggressione americana?
Se, come pare oramai cosa certa, il Drone che, su ordine del Presidente americano Trump, a ucciso in Iraq il generale iraniano Quassem Soleimani, eroe nella lotta contro l’abominevole Isis, sia partito dalla base di Sigonella, in Sicilia, e sia stato gestito dal Muos di Niscemi, ecco allora la quadratura del cerchio.
Non soffermiamoci in questo momento sulla condanna del vile attentato, che pure va fatta e con estrema forza, manifestando solidarietà all’Iran ed in generale a tutte le nazioni che lottano contro il mostro Isis.
Vogliamo invece riflettere, ancora una volta, sulla funzione che ha il Muos installato dagli americani a Niscemi in provincia di Caltanissetta.
Come abbiamo più volte sostenuto, lungi dall’essere un apparato difensivo il Muos è un vero e proprio strumento di aggressione. Non è strumento di difesa perché non sussistono le condizioni generali perché lo sia.
Nessuna minaccia diretta è in atto, né è prevedibile che ci sia in futuro, per la nostra Nazione e per l’Europa più in generale.
La struttura risponde invece alla logica imperialista degli americani che, convinti come sono del loro Destino Manifesto, ritengono di essere i gendarmi del mondo e di poter stabilire, impunemente, la politica internazionale, asservendola ai loro esclusivi interessi.
Ed è pacifico che per ottenere gli obiettivi prefissati non tengono in considerazione gli interessi legittimi delle Nazioni coinvolte. Le quali, supinamente accettano ordini e direttive succubi come sono del peso economico, militare, culturale americano.
Poche voci si alzano a contrastare questo predominio, in Italia il MSFT da sempre avversa l’imperialismo americano, e tra gli Stati quanti hanno osato opporsi all’egemonia USA hanno pagato col sangue la loro linea di condotta. Ricordiamo come intere Nazioni siano scomparsi e come grandi Capi di Stato abbiano pagato con la vita il non volersi piegare alla dittatura USA.
Dicevamo che in Italia il MSFT ha lottato sempre contro l’imperialismo americano e che innumerevoli sono state le iniziative poste in essere a tal proposito.
Vogliamo riportare un nostro scritto del Marzo 2015 con il quale stigmatizzavamo i rapporti di sudditanza della nostra Nazione nei confronti degli Stati Uniti.
...“La domanda è semplice e fin troppo semplice è, ahimè, la risposta.
La domanda: L’Italia è veramente una Colonia americana oppure si tratta solo di uno slogan politico?
La risposta: Sì, siamo veramente una Colonia degli Stati Uniti d’America. Lo siamo dal punto di vista della cultura, sempre maggiori sono gli usi linguistici ed i riferimenti culturali con la Madre Patria USA; lo siamo per gli stili di vita, basta guardare cosa ci propinano continuamente i Media; lo siamo per le risorse economiche e finanziarie, basta vedere la grave crisi che abbiamo subito nell’ultimo periodo, crisi determinata dalla finanza internazionale e non certo da fattori produttivi; lo siamo per il mancato potere decisionale sul territorio dello Stato italiano.
Tutto ciò perdura dalla fine della II Guerra Mondiale. Con rarissime eccezioni.
Ricordiamo il sussulto d’orgoglio di Bettino Craxi, quando, essendo egli Capo del Governo, decise di opporsi alla cattura del Commando Palestinese atterrato nell’aeroporto di Sigonella.
In quell’occasione gli yankee dovettero fare marcia indietro dal proposito di imporre la loro autorità sulla nostra Nazione. Questo è il solo caso di Orgoglio nazionale che io riesca a ricordare. Oggi, la spocchia americana si concretizza nel non osservare le disposizioni del TAR di Palermo che ha dichiarato illegittimi le autorizzazioni a procedere dei lavori del costruendo MUOS a Niscemi. Con un atteggiamento di assoluta presunzione gli americani hanno ripreso, dopo una pausa durata solo alcuni giorni, la costruzione del Mostro di Niscemi, come se nulla fosse.
Tutto ciò in dispregio alle determinazioni del Tribunale italiano che ne inibiva la continuazione.
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore aveva esultato nell’apprendere della decisione del TAR di Palermo, vedeva coronato, con quella sentenza, uno sforzo durato anni, condiviso con altre organizzazioni politiche e non, tutte miranti a impedire la costruzione del MUOS ed a salvaguardare la salute dei siciliani.
Avevamo scritto al Governatore della Regione siciliana, Crocetta, invitandolo ad attivarsi perché la determina del TAR diventasse compiuta con il fermo definitivo delle operazioni di costruzione.
Avevamo scritto al Sindaco di Niscemi complimentandoci per il felice esito della battaglia congiuntamente condotta e che, finalmente, vedeva uno spiraglio di positività soprattutto per i suoi concittadini. Quanta gioia avevamo espresso in quelle lettere; C’eravamo illusi. Gli americani, quelli che si credono i padroni del mondo, quelli che possono sganciare impunemente bombe atomiche su inermi città, provocando milioni di morti; quelli che possono creare Stati da nulla e imporli a popolazioni residenti da millenni in quelle terre (Kuwait, Israele); quelli che possono determinare crisi economiche che riducono in povertà interi continenti, questi americani, possono fregarsene della sentenza di un Tribunale italiano e continuare nella costruzione di un mostro che, funzionale solo ai loro interessi strategici, porterà desolazione e morte in terra di Sicilia. Un moto di rabbia ci assale mentre scriviamo queste note, cresce in noi con la determinazione a non mollare la lotta.
Riprenderemo come e più convinti di prima ad osteggiare la costruzione del MUOS.
Ieri lo abbiamo fatto con manifestazioni nella Piazza principale di Niscemi; a Caltanissetta, avanti la Prefettura; chiedendo e ottenendo che si riunissero Consigli comunali aperti alle cittadinanze in diverse città dell’isola, ed ai quali abbiamo partecipato esplicitando la nostra posizione in merito al MUOS. Da domani pianificheremo una serie di azioni, ne parleremo nella prossima riunione di Segreteria regionale a Pergusa (EN), volte a continuare con maggiore efficacia l’opposizione alla ripresa dei lavori di completamento del MUOS.
Ma intanto rivolgiamo un appello al Presidente della Repubblica, sia Egli, rappresentante al più alto livello del popolo italiano, ad intervenire perché il prestigio della nostra magistratura, l’autorevolezza delle nostre leggi, la dignità del Popolo italiano non siano derisi dalla tracotanza di una Nazione che NON può permettersi tutto questo.
Sappia trovare, il nostro Presidente, il tempo ed i modi per riaffermare la Sovranità della Nazione Italiana. Non perdiamo, di fronte al mondo intero, oltre che il diritto all’autodeterminazione, anche quel poco di prestigio internazionale che ancora ci rimane”.
Mario Settineri
Segretario Regionale MSFT
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Intervista a Christopher Kelly
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Intervista a Christopher Kelly
L’italia sembra così distante dalla parola “invasione” nel moderno modo di pensare, viene associata generalmente al cibo o alla moda e non certo alla guerra. Quanto pensa sia importante per gli italiani di sapere dell’impatto militare italiano sul resto del mondo?
Moltissimo! Abbiamo scritto Italy Invades maggiormente per lo stereotipo che gli italiani non sono militari. Siamo convinti che questo sia solamente il risultato dovuto ai fatti della seconda guerra mondiale incluso la propaganda alleata contro gli italiani. Sapevamo che c’era una storia molto più ricca e profonda relativa al ruolo che i soldati italiani hanno giocato in tutto il mondo, spesso combattendo sotto moltissime bandiere diverse, sia come soldati che generali. Ci sono tanti fatti di storia militare dimenticati. Come semplici esempi, il presidente Lincoln provò, senza successo, ad arruolare Garibaldi come generale nelle fila dell’esercito unionista o che nelle fila dell’esercito americano c’erano molti soldati di diretta discendenza italiana.
Perchè avete scritto Italy Invades? E’ stato un passaggio logico dopo America Invades?
Stuart Laycock aveva inizialmente scritto sulle invasioni britanniche e su come l’impero britannico fosse tanto esteso al punto che il sole non tramontava mai su di esso. L’America oggi è innegabilmente una potenza mondiale con interessi militari in quasi tutti i paesi del mondo. Ma l’Italia – l’impero romano ovviamente – è il padre di tutti gli imperi. Ci sono talmente tanti parallelismi tra l’antica Roma e gli USA di oggi. Entrambi avevano il Senato, entrambi usano ed hanno usato l’aquila come simbolo delle loro armate, entrambi hanno combattuto in Iraq e in altre parti del mondo. Ed io sono connesso all’Italia in prima persona. Mia moglie è cittadina italiana.
Quale libro è stato più interessante da scrivere? Italy Invades o America Invades?
Entrambi i libri sono stati molto divertenti da scrivere. Ovviamente per me la storia americana è più vicina e familiare. E’ stato di estrema soddisfazione scrivere anche della parte di storia americanain cui la mia famiglia ha giocato un ruolo attivo. Mio padre ha servito nella guerra di Corea, due miei avi hanno partecipato all’invasione del Canada durante la Rivoluzione Americana e la guerra del 1812. L’america non è un paese perfetto ma credo che gli americani abbiano fatto molte cose di cui andare orgogliosi (ad esempio la confitta del Nazismo e la liberazione dei Campi di sterminio) Scrivere Italy Invades mi ha dato l’opportunità di esplorare la storia di un altro paese ed apprezzare il diverso punto di vista. Anche l’Italia non è un paese perfetto. L’invasione dell’Etiopia nel 1936, ad esempio, fu grottesca. Ma eccetto che per lo stato fascista creato da Mussolini, credo che gli italiani debbano essere orgogliosi del passato militare della loro nazione.
Italy Invades è l’affermazione di questo orgoglio italiano. La cosa sorprendente è piùttosto che sia stato scritto da un americano e da un inglese! Che connessioni ci sono con Firenze? Per prima cosa la versione italiana è stata tradotta in italiano nel 2017 e pubblicata da un editore Fiorentino, Polistampa. E’ stata pubblicata con il titolo Italy Invades, il popolo che ha conquistato il mondo. Poi un amico locale che mi ha aiutato in alcune ricerche ed organizzare alcune visite. Lo conosci? (L’autore e l’intervistatore ridono)
Ma quali sono le connessioni storiche delle invasioni italiane a Firenze?
Ce ne sono molte! Eccone alcune. 1) Nei suoi appunti Leonardo da Vinci, che ha passato la prima parte della sua vita a Firenze, ha implementato fantastiche novità nel campo della scienza militare. Nonostante la sua repulsione per la violenza e la crudeltà dell’uomo, ha fatto disegni propedeutici alla realizzazione dell’elicottero, del paracadute del carro armato e del sottomarino. 2) Filippo Mazzei (1730 – 1816) era un aristocratico toscano che è emigrato nella colonia della Virginia ed ha operato come agente della colonia per ottenere soldati per la causa patriottica. Divenne un grande amico di Thomas Jefferson a scrisse lui quel “All men are created equal” prima che Jefferson lo scrivesse nella Dichiarazione di Indipendenza nel 1776. Entrambi avevanoun grande amore per la liberà ed il vino. Mazzei aiutò Jefferson a prantare le vigne dietro la sua casa in Monticello. La famiglia Mazzei faceva vino dal 15° secolo e lo fa anche ai giorni d’oggi. 3) Napoleon, l’imperatore di Francia, ha fortissime connessioni non solo con l’Italia ma soprattutto con la Toscana. Più di 165000 italiani facevano parte del suo esercito. Fu incoronato Re d’Italia nel Duomo di Milano nel 1805. Era così legato all’Italia che dichiarò “Io sono Italiano, o Toscano o Corso”. Suo zio Filippo Bonaparte era originario di San Miniato e tuttoggio possono essere visti gli stemmi della famiglia Bonaparte nelle strade di questa città. Il nome Napoleone è in effetti la crasi di Napoli e Leone e “leone di napoli” non mi pare un nome molto francese. Napoleone visitò San Miniato nel 1778 anche se non si sa cosa pensasse dei Tartufi! he thought of their famous truffles. 4) Michaelangelo, nel rinascimento, aiutò a progettare e costruire le fortificazioni a base stella 5 punte per difendere Firenze. Nel 1941 il congresso americano dette l’autorizzazione a costruire l’icona del potere militare americano: il pentagono. 5) Nell’area di Firenze ci sono a tutt’oggi 3 importantissimi cimiteri di guerra. In questo caso si parla di “invasioni subite” dall’ Italia, ma il legame con la storia militare è innegabile. Ma l’Italia ha davvero conquistato il mondo? Gli italiani, nel senso più esteso inteso come paese geografico quindi includendo l’antica Roma, hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo. I Romani hanno cotruito il Vallo d’Adriano,i viaggi di Cristoforo Colombo hanno trasformato il nostro mondo ed i monumenti alla Guardia Garibaldina possono essere trovati oggi sul campo di battaglia di Gettysburg. Ancor di più il “potere gentile” dell’Italia, espresso con cibo, vino, moda, arte e musica, ha toccato ogni parte del mondo. Poche settimane fa ero a mangiare un risotto di mare ad Apia, la capitale di Samoa! Cosa può dirci relativamente a Firenze e le forze armate italiane oggi? Le forze armate italiane fanno un importantissimo lavoro nel mondo, Nel 2010 le forze di pace italiane erano operative in 22 nazioni differenti. The Italian military does important work around the world in the 21 st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Firenze è la sede dell’accademia di guerra Aerea, intitolata a Giulio Douhet, padre di molte strategie di guerra aerea tramite il suo libro “il dominio dell’aria” e Livorno ospita l’accademia navale ed è la casa dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo. Il nobile spirito marziale italiano si incontra a Firenze ogni 24 giugno e nelle settimane precedenti per celebrare il torneo di Calcio Storico Fiorentino, Hai altri piani legati a Firenze e all’Italia? Dopo America Invades e Italy invades ho pubblicato il diario di un mio bisnonno che era Ambasciatore degli US in Romania nel 1914. Il giorno dello scoppio della guerra fu arrestato a Riva del Garda dagli austriaci ed accusato di essere una spia russa. Il racconto di questo mio avo dimostra quanto la vita a quei tempi fosse simile ad una storia. Ho scritto anche America Inaded, che parla delle invasioni subite dagli Stati Uniti. Adesso sto lavorando su un libro di 101 combattenti di origine celtica. Il prossimo libro potrebbe essere “Italy Invaded” ma immagino sarebbe un lavoro molto molto difficoltoso seppur interessantissimo.
Christopher Kelly è il the co-autore, con Stuart Laycock, di Italy Invades: il popolo che ha conquistato il mondo.
Italy seems so disconnected from the word ‘invasion’ in modern day thinking – it is commonly associated with food or fashion, not war – how important is it, do you think, for people to know about Italy and it’s military impact on the rest of the world? Indeed! We wrote Italy Invades in large part due to the stereotype of “not military Italians”. We believed that this is largely a result of the Italian experience in World War II including effective Allied propaganda directed against Italians. We felt that there was a much richer and more interesting story about the role Italian soldiers have played around the world, often fighting under many different flags. There are so many forgotten military historical facts, for example that President Lincoln tried, unsuccessfully, to hire Garibaldi as a general in the Union Army. Or that one in twelve American servicemen in World War II were of Italian ancestry. And so on. Why did you decide to write Italy Invades? Did it seem a logical step from America Invades? Stuart Laycock had written earlier about British invasions involving an Empire upon which the sun never set. America is, undeniably, a world superpower with military involvement in nearly every country on earth. But Italy, and particularly the Roman Empire, is the grandfather of all Empires. There are so many parallels between ancient Rome and the USA today. Both have a Senate. Both used or use the eagle as their military and national symbol. Both fought in Iraq and many other places. Aside from that I have a personal connection to Italy – I am “IBM” – Italian By Marriage. Which book was more interesting to write – Italy Invades or America Invades? Both books were great fun to write. American history is, of course, more familiar to me. It was fulfilling to write a bit about the small role that my family played in American military history. My dad served in the US Army during the Korean War. I also have two ancestors who invaded Canada during the American Revolution and during the War of 1812. America is not a perfect nation. But I believe that Americans have done many things for which they can be justly proud (such as the liberation of the death camps in WW2). Italy Invades gave me an opportunity to explore another country’s history and to appreciate a different perspective. Italy is not a perfect nation either. The 1936 invasion of Ethiopia, for example, was grotesque. In spite of Mussolini’s Fascist state, I believe that Italians have much to be proud of in their military past as well. Italy Invades is an affirmation of Italian pride. The surprising thing is, perhaps, that it was written by an Englishman and an American! What is the connection to Florence? Well, first off, I am delighted that Italy Invades was translated into Italian in 2017 and found a Florentine publisher in Polistampa. It was published as Italy Invades: Il popolo che haconquistato il mondo, Than there is a friend who helped me in making up the book (both Author and interviewer laugh) But what of the historical connections of Italian Invasions to Florence? There are many. 1. In his notebooks Leonardo da Vinci, who spent his youth in Florence, was an amazing innovator in the field of military science. Despite his revulsion at the “cruelty of men,” he sketched designs for the helicopter, the parachute, the armored car or tank and the submarine. 2. Philip Mazzei (1730 – 1816) was a Tuscan aristocrat who immigrated to the colony of Virginia and acted as an agent for the colony purchasing arms for the Patriot cause. He became a great friend of Thomas Jefferson and wrote that “All men are created equal” even before Jefferson penned it in the Declaration of Independence in 1776. The two men shared a love for both liberty and wine; Mazzei helped Jefferson to plant grapes at his home in Monticello. The Mazzei family has been making wines in Chianti since the fifteenth century and continue to do so to this day. 3. Napoleon, the Emperor of the French, had a strong connection not just to Italy but to Tuscany as well. Over 165,000 Italians served in his armies. Napoleon was crowned King of Italy at the Duomo in Milan in 1805. Napoleon once said, “Io sono Italiano o Toscano che Corso.” His uncle, the canon Filippo Buonaparte, was from San Miniato and one can still find the Bonaparte family crest adorning the streets of that Tuscan town. The very name Napoleon is, in fact, made up of two Italian words – Napoli and Leone. Lion of Naples doesn’t sound very French to me! Napoleon himself visited San Miniato in 1778. It is unknown, however, what he thought of their famous truffles. 4. Michaelangelo, during the Renaissance, helped to build five-sided Star Fortifications to defend Florence. In 1941 the US Congress authorized a similar design to construct that icon of American military power – the Pentagon. 5. Surrounding Florence there are 3 War Cemetery, it is Italy Invaded but the link with Italian Military History cannot be denied. Has Italy really Conquered the World? Italians, in the broadest sense including ancient Rome, have had a profound impact on every part of the world. The Romans built Hadrian’s Wall in Britain, the voyages of Christopher Columbus transformed our world and a monument to the Garibaldi Guard can be found today on the Gettysburg Battlefield. Moreover, Italian soft power, as expressed in food, wine, fashion and music has touched every part of the world. Just a few weeks ago, for example, I enjoyed a delicious seafood risotto in Apia, the capital of Samoa!
What about Florence and the Italian military today? The Italian military does important work around the world in the 21st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Livorno remains an important base for the Italian Navy and home of the World Best Ship Amerigo Vespucci and Florence is home to the Italian Air Force training academy G. Douhet. The noble martial spirit of Italy lives still in Florence where locals and tourists gather each summer to celebrate the pageantry and splendor of the world famous Calcio Storico. Christopher Kelly is the co-author, with Stuart Laycock, of Italy Invades: How Italians Conquered the World .
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La differenza è che gli est europei sono razzisti/bigotti/misogini OGGI, non nel 1890. Di' quel che vuoi sulla Brexit, ma io qui ci vivo, e il razzismo (per non parlare dell'omofobia, mica hanno il papa, loro) è punito severamente, anche in confronto all'Italia. Si, qui fanno la Brexit, in Polonia e Ungheria eleggono veri clerico-fascisti.
.................. e adesso mi avete veramente rotto il cazzo però.
mi tratterrò dal fare battute sulla cretinaggine degli inglesi che contagia anche in non inglesi e SPERO PER L’ULTIMA CAZZO DI VOLTA (visto che è DA QUANDO E’ SUCCESSA LA BREXIT CHE CI STA STO DISCORSO E MI SONO UN TANTINO ROTTA L’ANIMA) ti spiegherò in spero concisi e concettosi punti perché You Are Wrong.
punto uno: gli inglesi si sono inculati farage e hanno fatto la brexit ADESSO principalmente per sto discorso degli immigrati. spoiler: E’ RAZZISTA. punto. non è che perché sono est europei che hanno problemi loro (e ne parliamo tra due secondi) allora è un **razzismo giustificato**. come diceva qualcuno su fb ieri, ‘toh ho sentito che tra tutsi e hutu si odiano e hanno fatto un genocidio che schifo la schiavitù era una cosa legittima’ è esattamente lo stesso discorso logico. fatemi il cazzo di piacere, gli inglesi erano razzisti nel 1890 e lo sono adesso e gli immigrati **poc** dei paesi del commonwealth hanno pure votato per la brexit in gran parte. fammi il piacere.
punto 1.5: non so se eri in circolazione quando ancora l’IRA metteva bombe in giro, ma ti garantisco che fino a fine anni 90 gli inglesi erano ancora razzisti con gli irlandesi senza neanche toccare il discorso irlanda del nord vs irlanda del sud. gli irlandesi eh, non i polacchi.
punto due: sai perché nell’est europa hanno problemi di razzismo e eleggono fascisti o clerico fascisti o clericali? PERCHE’ PRIMA DEL CROLLO DELL’URSS LE ULTIME PERSONE NON BIANCHE CHE AVEVANO VISTO ERANO GLI OTTOMANI QUANDO STAVANO ASSERVITI ALL’IMPERO OTTOMANO quelli che lo erano, e L’URSS E’ CROLLATA A INIZIO ANNI 90 CIOE’ NIENTE TEMPORALMENTE IN CONFRONTO AL TEMPO CHE ABBIAMO AVUTO NOI PER CAPIRE LE COSE. già in italia mo avere 120.000 rifugiati all’anno quando siamo 65 milioni pare che E’ ARRIVATA L’INVASIONE DEI NERI KATTIVI TM e c’abbiamo l’immigrazione dagli anni ‘80 praticamente, questi non ce l’hanno mai avuta.
riguardo i clericali in polonia, punto 2.5: aaaaaah si eleggono i clericali che brutta gente bigotta. spoiler: la polonia è tipo cinquecento anni che gli europei dell’ovest e i russi la usano tipo moneta di scambio. prima della prima guerra mondiale stava divisa tra prussia, impero austro-ungarico e russi, prima ancora era divisa in altro modo, e prima che la invadesse hitler era la prima volta in SECOLI che erano finalmente indipendenti. poi succede che arriva hitler a invaderli con tutto il piano del ‘la razza polacca è inferiore e dobbiamo usare i loro fertili campi per la Gioventù Tedesca’ che implicava CHIUDERGLI TUTTE LE SCUOLE POLACCHE come prima cosa. questi hanno passato la seconda guerra mondiale a fa lezione di polacco clandestinamente nelle cantine a cracovia etc perché a scuola gli insegnavano il minimo indispensabile in tedesco e poi gli vietavano di proseguire che sia mai che imparavano troppo, e quando dovevano fa le prove per vedere se funzionava auschwitz non ci hanno mandato gli ebrei da subito, CI HANNO MANDATO I DISSIDENTI POLITICI POLACCHI. OPS.
se avessi studiato un minimo di storia della WWII, sapresti anche che a) c’è stata l’insurrezione di varsavia (non il ghetto, quella dei partigiani locali) che ha dato filo da torcere ai nazisti per abbastanza tempo e avrebbe potuto concludere qualcosa ma E’ FALLITA MISERAMENTE PERCHE’ GLI ALLEATI + I RUSSI HANNO BELLAMENTE PENSATO CHE AIUTARE I POLACCHI PROPRIO NO CHE DIVENTAVANO PERICOLOSI, quindi è fallita l’insurrezione e di ritorno i tedeschi gli hanno raso la capitale al suolo. rasa al suolo. a varsavia non c’è un cazzo di palazzo al centro storico che non sia ricostruito. ma ok.
non pago di ciò, quando churchill, stalin e roosevelt si so incontrati a yalta a spartirsi il mondo conosciuto a roosevelt della polonia fregava un cazzo e churchill se l’è praticamente svenduta a stalin con la scusa post-fatto che ‘stalin aveva giurato che sarebbe stata indipendente e mi sono pentito’ EH OK CERTO non fosse che questi appena si so levati dal cazzo i nazisti (sorvolando su quello che ci hanno perso o sulla quantità di gente che hanno ammazzato/spedito ad auschwitz o sulla distruzione della comunità ebraica polacca) so finiti sotto i russi. di nuovo. secondo te perché ai polacchi stanno sul cazzo i russi?
poi è successo che ESSERE CATTOLICI VENIVA VISTO COME UN MODO PER RESISTERE AL COMUNISMO E L’USCITA DELLA POLONIA DAL COMUNISMO/AREA DI INFLUENZA RUSSA E’ STATA AMPIAMENTE AIUTATA E FACILITATA DA SOLIDARNOSC CHE ERA UN SINDACATO CATTOLICO CHE E’ STATO PESANTEMENTE AIUTATO E FINANZIATO DA UN TIPO CHE NESSUNO SA CHI E’ DI NOME GIOVANNI PAOLO II, per cui in polonia ci sta un’adorazione ai limiti del folle (giuro ho visto più volte la faccia di gpII a cracovia in una settimana che a roma in tutto il tempo che ci so campata da quando sono nata a quando è morto lui vedi te) e i clerico fascisti sono visti come quelli che li hanno liberati dai comunisti (e per loro il comunismo era i russi che li controllavano di base, grazie al cazzo che lo odiano) quindi mah non so CHISSA’ PERCHE’ LI VOTANO NON RIESCO A IMMAGINARVI IL MOTIVO ASSOLUTAMENTE NO -
ah, forse sì eh.
ora la situazione dell’ungheria e degli altri posti non la conosco così nel dettaglio ma almeno da quello che ho letto sulla slovacchia, il motivo per cui si votano la gente scema è esattamente quello per cui qui votiamo grillo, in ammericah si vota trump e in inghilterra si inculano farage & co, solo che lì effettivamente fuori da bratislava crepano di fame, in ammericah trump l’hanno votato tutti i poveri poco istruiti degli stati centrali e qui grillo lo votano gli analfabeti funzionali. invece farage e i brexitari hanno fatto l’uscita perché OMG TROPPI EST EUROPEI non fosse che senza quel cretino di tony blair che ha insistito per farli entrare in EU PERCHE’ VOLEVA QUALCUNO CHE METTESSE I BASTONI TRA LE RUOTE AI PAESI CONTINENTALI così che la gran bretagna potesse continuare ad essere il figlio privilegiato con tutti i vantaggi e niente doveri, gli est europei in inghilterra non ci entravano.
detto ciò, gli inglesi dovrebbero pigliarsi tutti i polacchi del mondo razzisti o meno SOLAMENTE per quella porcata che gli ha fatto churchill nel ‘44 senza manco toccare il resto. ma vabbè.
morale della storia: se gli EE sono razzisti (che poi NON TUTTI ma vabbé sia mai se te dico che un sacco di EE specialmente giovani non lo sono non mi credete) non lo sono per indole interna, lo sono perché vengono da un contesto storico e sociale che noi occidentali (e i britannici/russi) hanno contribuito a creare e non è che possiamo lavarcene le mani tipo ewwww so razzisti quando so razzisti e clericali anche per via di circostanze in cui li abbiamo costretti noi (o gli ottomani, o i russi, o chi te pare), nvm che gli EE sono trattati dimmerda e in maniera razzista in tutta europa occidentale cosa che sicuramente non aiuta a farli essere meno razzisti a casa loro, visto che se tu me dici in continuazione che sono uno schifo e inferiore ad un certo punto il desiderio di votà il nazionalista fascio che mi dice il contrario probabilmente mi sale. ma voi e gli inglesi empatia zero quindi se sa mai.
e comunque gli inglesi che brexitano sugli EE quando GLI EE SONO IN EU SOLO PER MERITO LORO e poi se ne escono ‘sì ma non li vogliamo perché sono razzisti’ (????) sono la cosa più ridicola del pianeta perché una cosa è multare la polonia perché non si piglia i rifugiati (e so d’accordo al 100% non è che perché il loro governo è razzista dovemo lasciarglielo fa visto che stanno in un’unione che implica diritti e doveri), una cosa è non volere i polacchi perché potrebbero essere razzisti che è un’affermazione IN SE STESSA RAZZISTA e per piacere non cominciamo che SONO BIANCHI QUINDI ---, perché i polacchi di razzismo ne hanno subito fin troppo in vita loro e magari anche no.
tra l’altro:
e il razzismo (per non parlare dell'omofobia, mica hanno il papa, loro)
ciaone. magari gli inglesi no, ma appunto i polacchi:
HANNO AVUTO GIOVANNI PAOLO II.
TRENT’ANNI DI PAPA.
ELETTO QUANDO C’ERA ANCORA IL COMUNISMO E CHE COLLABORAVA CON SOLIDARNOSC.
SE VAI A CRACOVIA CI STA UNA CAZZO DI FACCIA DI GPII APPESA SU OGNI CAZZO DI STRADA. vai a QUALSIASI museo di storia della città, c’è GPII. vai alle cartoline, hanno interi stand su GPII. quando è morto, roma era invasa dai polacchi same as quando l’hanno santificato. e vi lamentate che i polacchi sono extra cattolici o omofobi quando per quelli il cattolicesimo era parte fondamentale dell’identità nazionale quando erano passati dai nazisti a stalin senza vedere la via d’uscita?
so passati vent’anni da quando è caduta l’urss e un sacco di sti paesi manco erano indipendenti prima che cadesse.
dategliene cinquanta per raddrizzarsi (e fategli le multe se c’è bisogno) e per far cambiare la generazione che comanda e poi ne riparliamo, pensate al razzismo vostro e per piacere fatemi il santo favore di
smetterla
di
rompermi
il
cazzo
con
sto
discorso
degli
est
europei
razzisti
perché mi avete veramente, ma veramente, ma veramente, MA VERAMENTE rotto il cazzo a livelli che manco vi immaginate e sono STANCA di trovarmi ste boiate nella ask quando mi sveglio la mattina. leggete un libro di storia o due, fateve una cazzo di vacanza in polonia e vedetevi due musei e andate ad auschwitz e informatevi su perché hanno quei determinati problemi e per l’amor di qualsiasi dio in cui credete se ci credete, o per l’amor della mia salute mentale, PIANTATELA DI SPEDIRMI QUESTE STRONZATE.
ciao e spero di non vederti mai più se dopo sta tirata per cui sto pure rimandando la colazione non hai niente di diverso da dirmi che ‘gli EE sono razzisti’.
ps: la brexit fa male anche a te eh, ma visto che non sono una stronza spero che dopo che negoziano tu riesca a rimanere lì visto che ti ci trovi così bene. xoxoxoxo e adesso basta però.
#va bene va bene va bene in verità#quanto mi piaci mai semplicità#confido che tu asker possa capire le tag e vergognarti del fatto che me le hai fatte usare#CIAO#MA IO NCLPF#MA BASTA#MA PURE GLI ITALIANI MO#immagino ti fanno schifo pure i rumeni o nah?#e scusate eh#Anonymous#ask post
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“il Ten. Col. Paolo Caccia Dominioni è solo andato avanti.”
Così scrivono gli alpini parlando della morte del conte Paolo Caccia Dominioni avvenuta il 12 agosto 1992 all’età di 96 anni, all’ospedale militare del Celio a Roma. Ingegnere, scrittore, illustratore, valoroso comandante del 31° genio guastatori nella battaglia di El Alamein, il suo nome è indissolubilmente legato alla costruzione del Sacrario italiano di El Alamein, che custodisce i resti di migliaia di soldati italiani morti nella più celebre battaglia combattuta in Africa settentrionale.
Ma andiamo con ordine. Paolo Caccia Dominioni nasce a Nerviano in provincia di Milano il 14 maggio 1896 da una nobile famiglia lombarda. Visse la sua adolescenza al seguito del padre diplomatico in Francia, in Austria-Ungheria, in Tunisia ed in Egitto; tornato in Italia nel 1913 si iscrisse al Regio Politecnico di Milano frequentando il primo anno la facoltà di ingegneria.
Trasferitosi a Palermo, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito e dopo un primo periodo, come soldato semplice in forza al 10º bersaglieri, frequentò il corso ufficiali a Torino dal novembre 1915 al marzo 1916.
Venne quindi assegnato al Genio Pontieri, dove, divenuto tenente, nel maggio del 1917 si guadagnò una medaglia di bronzo al valore militare, per il forzamento dell’Isonzo nei pressi di Canale d’Isonzo durante il quale riportò una ferita non grave.
Dietro sua richiesta venne trasferito ad una sezione lanciafiamme, di cui disegnò lo stemma di specialità, operante in prima linea sul Carso nell’agosto 1917, dove riportò una seconda ferita alla mano.
Dopo la ritirata di Caporetto dell’ottobre-novembre 1917, Caccia Dominioni fu trasferito in seconda linea nella valle del Brenta dove fu raggiunto dalla notizia della morte in combattimento del fratello Francesco Nicolò detto Cino, sottotenente del 5º alpini, il 29 gennaio 1918.
Trasferito in Libia a motivo del lutto nell’aprile 1918, venne adibito a servizi di guarnigione nei dintorni di Tripoli, dove lo sorprese l’annuncio della Vittoria (4 novembre 1918). Ammalatosi di influenza spagnola, ebbe il rimpatrio nel maggio 1919 e fu congedato l’anno seguente.
Alla fine del primo conflitto mondiale concluse gli studi di ingegneria e nel 1924 si trasfer’ in Egitto dove avviò la propria attività professionale, progettando importanti edifici in tutto il Medio Oriente. Venne richiamato in servizio due volte prima nel 1931 e successivamente nel 1935 per prendere parte alla campagna d’Etiopia.
Durante il primo richiamo, durante il quale prese parte ad una spedizione di carattere esplorativo nell’estremo sud del deserto libico, venne promosso capitano, mentre nel 1935 venne dapprima impiegato in una missione di intelligence in Sudan, poi in una pattuglia esplorante aggregata alla Colonna celere Starace nella marcia delle Camicie Nere su Gondar, partecipazione che gli fruttò la Croce di Guerra al Valor militare.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale si trovava ad Ankara a dirigere i lavori per la costruzione dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara, venne richiamato in servizio e assegnato per quattro mesi allo Stato Maggiore di Umberto II attestato alla frontiera francese.
Gli venne tuttavia consentito di terminare i lavori in Turchia fino all’agosto di quell’anno finché il richiamo definitivo alle armi avvenne nel gennaio 1941; destinazione d’impiego il Servizio Informazioni Militare. Insoddisfatto di questa collocazione di retrovia, ottenne di essere assegnato alla neocostituita specialità del Genio guastatori alpino..
Destinato in un primo momento in Russia, nel luglio 1942 gli fu affidato il comando del 31º Battaglione Guastatori d’Africa del Genio, impiegato durante tutta la campagna del Nord Africa. Si arriva quindi all’epica battaglia di El Alamein che segnerà tutta la sua esistenza, come vedremo in seguito non solo nelle fasi del combattimento.
Durante l’offensiva della prima battaglia di El Alamein, alla quale partecipò con una compagnia esplorante dei suoi guastatori, venne decorato dal generale Erwin Rommel con la Croce di Ferro di 2ª classe tedesca, seguita da un encomio solenne. Nella conclusiva fase della battaglia il battaglione da lui comandato, fu l’unico reparto del X Corpo d’Armata che, sia riuscito a sfuggire all’accerchiamento mantenendo il suo assetto organico.
Per tale risultato il maggiore Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo venne decorato della Medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:
«Comandante di Battaglione Guastatori, con perizia, entusiasmo, tenacia, esponendosi sempre dove più arduo era il compito dei suoi uomini, riuscì a fare del suo reparto una valida unità di guerra che, disputata dalle Grandi Unità in linea, seppe apportare, a prezzo di gloriose perdite, l’efficace suo contributo dovunque lo richiedeva l’asprezza dell’attacco o il consolidamento di una disperata resistenza.Accerchiato durante un ripiegamento, benché ferito, rifiutava sdegnosamente la resa, e riusciva a salvare il suo reparto, col quale continuava, con indomito valore, una strenua resistenza.» — El Alamein – Sirtica (A.S.), giugno-dicembre 1942
Dopo un periodo di convalescenza, nel maggio 1943 si fece promotore della ricostituzione del Battaglione Genio guastatori alpini, e ne assunse il comando fino al fatidico 8 settembre 1943. Sfuggito alla cattura tedesca, si diede alla macchia entrando nel gennaio 1944 a far parte della 106ª brigata partigiana Garibaldi.
Nella Resistenza, dopo varie vicissitudini, arrivò alla carica di Capo di Stato Maggiore del Corpo lombardo Volontari della Libertà nell’aprile 1945. Per la partecipazione alla lotta partigiana ebbe la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Ha molto lavorato anche come disegnatore e scrittore: il suo diario “1915-19” pubblicato in occasione del cinquantenario della Grande Guerra quasi vinse il Premio Bagutta, vincendo invece il Premio Bancarella 1963 con il volume “Alamein” la cui tiratura superò il mezzo milione di copie.
Oltre 500 tra disegni, schizzi, illustrazioni e tavole; oltre trecento progetti architettonici realizzati; numerosi libri, articoli di stampa e racconti costituiscono lo straordinario e prezioso patrimonio che ci ha lasciato e dal quale si manifesta la poliedricità del suo ingegno.
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Scrisse al proposito il generale Gualtiero Stefanon:
“Non erano solo i veterani a richiedere l’opera di Paolo Caccia Dominioni: c’erano anche quelli delle generazioni più giovani, quelli che in guerra non c’erano stati per ragioni di età. Moltissimi ufficiali dell’esercito del dopoguerra, colsero l’opportunità di chiedergli un disegno, uno schizzo, una rappresentazione dell’unità che essi comandavano tale da sintetizzarne la storia e di fasti. … Un giorno andarono da lui alcuni reduci della Divisione Alpina Monterosa, dell’esercito della R.S.I., e gli chiesero qualche suggerimento per dare veste di sacrario dei caduti della Divisione ad un piccolo oratorio, San Rocco, situato nei pressi di Palleroso, un paesino della Garfagnana sulla ex Linea Gotica. … Ancora una volta la risposta del vecchio soldato, che pure aveva militato dalla parte opposta, fu Si. … Uomini così non muoiono mai, sono indistruttibili ed eterni nell’insegnamento che trasmettono. Come dicono gli Alpini il Ten. Col. Paolo Caccia Dominioni è solo andato avanti.”
Ma la sua maggior impresa, che gli valse la riconoscenza internazionale, fu la rischiosa missione di raccolta delle salme di ogni bandiera sui campi di battaglia del desertico libico-egiziano, impresa durante la quale come nei giorni della battaglia, egli non ha mai abbandonato il suo cappello alpino!
Dopo la fine della guerra il maggiore aveva ripreso la sua attività nello studio di ingegneria del Cairo, ma nel 1948 venne incaricato dal governo italiano di redigere una relazione sullo stato del cimitero di guerra italiano di Quota 33 ad El Alamein, a cui seguì presto l’incarico di risistemazione dell’intera zona con la costruzione del Sacrario che oggi conosciamo.
In circa quattordici lunghissimi anni di instancabile opera Caccia Dominioni che parlava correntemente tedesco, francese, inglese, arabo, attraversò in lungo e in largo il deserto africano teatro dei terribili scontri del ‘42, raccogliendo 4814 salme a 2465 delle quali è stato possibile dare un nome e ideando, progettando e costruendo il Cimitero-Sacrario di El Alamein.
Al suo fianco per dodici anni Renato Chiodini, al fianco del conte negli anni della guerra nel deserto egiziano e libico. Egli resta ad El Alamein per 12 anni, durante i quali svolge attività di identificazione, ricerca e trasporto delle salme, edilizia, manutenzione dei mezzi e creazione del primo nucleo del Museo del Sacrario.
Fra le frequenti disavventure dell’ambiente desertico, il 31 marzo 1951 viene ferito al braccio dall’esplosione di una mina e nuovamente il 29 giugno dello stesso anno resta coinvolto nell’esplosione di una mina, posata all’epoca dei combattimenti dalla “Folgore”, che colpisce la jeep sulla quale viaggia con Caccia Dominioni.
Dal 1958 alla primavera del 1962 Chiodini rimane da solo ad El Alamein a continuare l’opera iniziata dal suo Comandante: per tali meriti viene decorato dell’Ordine della Stella d’Italia (già Stella della solidarietà italiana).
A breve dedicheremo un apposito post al Sacrario di quota 33, luogo di cui il governo egiziano sta lavorando al progetto per rendere l’area a tutti gli effetti territorio italiano.
Nel 2002, in occasione del 60º anniversario della battaglia di El Alamein, il Presidente della Repubblica ha concesso al tenente colonnello Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo la Medaglia d’Oro al Merito dell’Esercito “alla memoria” con la seguente motivazione:
«Già Comandante del 31º Battaglione Guastatori del Genio nelle battaglie di El Alamein, assuntasi volontariamente, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, l’alta ed ardua missione di ricerca delle salme dei Caduti di ogni Nazione, disperse tra le sabbie del deserto egiziano, la svolse per oltre 12 anni, incurante dei disagi, dei sacrifici e dei rischi che essa continuamente comportava.
Con coraggio, sprezzo del pericolo, cosciente ed elevata preparazione tecnico-militare, condusse personalmente le ricerche tra i campi minati ancora attivi, venendo coinvolto per ben due volte nell’esplosione delle mine, sulle quali un suo gregario fu seriamente ferito e ben sei suoi collaboratori beduini rimasero uccisi.
Per opera sua oltre 1.500 Salme Italiane disperse nel deserto, unitamente a più di 300 di altra nazionalità, sono state ritrovate. Altre 1.000, rimaste senza nome, sono state identificate e restituite, con le prime, al ricordo, alla pietà ed all’affetto dei loro cari.
4.814 Caduti riposano oggi nel Sacrario Militare Italiano di El Alamein, da lui progettato e costruito, a tramandarne le gesta ed il ricordo alle generazioni che seguiranno.
Ingegnere, Architetto, Scrittore ed Artista, più volte decorato al Valore Militare, ha lasciato mirabile traccia di sé in ogni sua opera, dalle quali è derivato grande onore all’Esercito Italiano, sommo prestigio al nome della Patria e profondo conforto al dolore della Comunità Nazionale duramente provata dai lutti della guerra.» — El Alamein, Sahara Occidentale Egiziano, 1942-1962
Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
Paolo Caccia Dominioni, il conte della sabbia "il Ten. Col. Paolo Caccia Dominioni è solo andato avanti." Così scrivono gli alpini parlando della morte del conte Paolo Caccia Dominioni avvenuta il 12 agosto 1992 all'età di 96 anni, all’ospedale militare del Celio a Roma.
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Oggi nel quartiere Bicocca è andata in scena una rievocazione storica della battaglia della Bicocca, una delle tante combattute in Italia per lo scontro tra l’Imperatore Carlo V e Francesco I di Francia. Due soggetti alquanto irrequieti e dal fare discutibile, ma che indubitabilemente lasciarono un segno importante nel Cinquecento europeo e mondiale. La battaglia delle Bicocca era un episodio minore riassunto così dall’Università omonima (sotto potete vedere una galleria di immagini):
La Battaglia della Bicocca, uno degli episodi salienti delle “guerre d’Italia” combattute nel ‘500 tra Francia e Spagna per il dominio dell’Europa, rivive nei territori in cui ebbe luogo. Era il 27 aprile 1522 e il conflitto vedeva le forze milanesi di Francesco II Sforza, sostenute dalle truppe imperiali di Carlo V, lottare per la riconquista del Ducato di Milano nelle mani dei Francesi dal 1515. Lo scontro avvenne nell’area dell’odierno Quartiere Bicocca e venerdì 27 aprile, esattamente 496 anni dopo, nel campus dell’Ateneo si svolgerà la rievocazione, per il secondo anno consecutivo, della battaglia.
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Carlo e Francesco
Vale la pena di soffermarsi su Francesco I e Carlo V. Questi due nobiluomini avevano un albero genealogico talmente ricco di titoli da essere utile solo per gli storici specializzati, un questa sede è sufficiente ricordare che erano membri di alcune delle famiglie più ricche, potenti e nobili d’Europa: non a caso si scannarono per il titolo di Imperatore. L’ansia di Francesco lo portò a condurre per tutta la vita guerre e guerriciole contro Carlo che aveva spuntato la sfida ed era diventato Imperatore del Sacro Romano Impero. Bisogna capirlo: aveva motivi geo politici seri oltre un certo astio per non essere capo della Cristianità armata. La Francia infatti si trovava proprio nel mezzo dei possedimenti di Carlo in Europa: l’Imperatore aveva da una parte la Spagna e dall’altra i territori corrispondenti all’incirca alla moderna Germania. Era dunque presa in mezzo, per questo Francesco era sempre in ansia che un bel giorno l’Imperatore decidesse di unificare l’Europa sotto un unico stendardo. Anche per questo decise di scontrarsi spesso in Italia con Carlo e i suoi. Gli andò maluccio. Nella battaglia di Pavia del 1525 fu persino preso prigioniero e dovette firmare un umiliante accordo per essere rilasciato. Essendo un re aveva principi relativi e appena tornato in Francia stacciò l’accordo riprendendo a organizzare guerre. Giusto per dare un’idea di quanto fosse un personaggio con etica relativa, ma anche con pregi innegabili di lui si può dire che perseguitò i protestanti in Francia per appoggiarli in Germania, strinse alleanza con i turchi poco dopo la presa di Costantinopoli (1453), finanziò grandi artisti come Leonardo e fu collezionista di opere d’arte. Maneggione, raffinato, guerrafondaio seppe essere un ottimo avversario per Carlo.
Carlo V fu l’unico Imperatore conosciuto di cui si poteva dire “sul suo impero non cala mai il sole”. Sembra una spacconata, ma tecnicamente era vero. Grazie a una serie di incroci dinastici e (parenti defunti al momento giusto) quando divenne Imperatore si trovò a capo di territori in Europa, America e Asia. Dunque sui suoi possedimenti effettivamente non calava mai il sole. Era il tempo post scoperta delle Americhe, quello dei galeoni spagnoli carichi d’oro che si riversavano nei forzieri spagnoli. L’epoca d’oro dei pirati rieccheggiata dalla serie Pirati dei Caraibi. Carlo, bisogna ammetterlo, ci mise molto impegno: era sempre in giro per l’Impero, nel tentativo di occuparsi di tutto e tutti, Riforma protestante compresa. La sua corte itinerante, perché se si muove l’Imperatore si muovono anche cortigiani e cortigiane, divenne uno dei simboli del suo regno. Si sbattè come un ossesso per tutta la vita e Francesco fu solo uno dei tanti creatori di problemi per il buon Carlo. Mise molte pezze, ma non risolse definitivamente nulla. Il che per un politico nella sua posizione è una recensione molto positiva. La stessa Riforma protestante si realizzò senza causare troppe guerre, ma cambiando i destini dell’Europa del centro-nord. Carlo V fu un uomo tutto sommato in gamba, causò qualche problema al mondo, ma molti meno di quanti avrebbe potuto. Fu anche uno dei pochi sovrani a cedere il trono spontaneamente. Un uomo normale, nella migliore accezione positiva possibile: quando sentì d aver terminato il proprio lavoro, si ritirò in pensione. Aveva senso del limite e questo ne fece uno dei sovrani più noti e più riusciti della Storia segnando il Cinquecento con il suo indelebile marchio.
Biccoca, rievocazione storica delle guerra di Francesco I e Carlo V (Guarda la gallery) Oggi nel quartiere Bicocca è andata in scena una rievocazione storica della battaglia della Bicocca, una delle tante combattute in Italia per lo scontro tra l'Imperatore Carlo V e Francesco I di Francia.
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Ma è Mare Nostrum?
(di Maurizio Giannotti) Ogni giorno che passa la situazione generale dell’Italia si aggrava sempre più e questo avviene in netto contrasto con le affermazioni di uscita dal tunnel, ripresa e rilancio del paese sbandierate dagli attuali politici che cercano inutilmente di rasserenarci. Contrariamente a quello che in tanti nel mondo pensano, gli italiani non sono superficiali e il popolo tutto ha una percezione esatta di ciò che sta accadendo nonostante i tentativi dei politicamente corretti nostrani e di buona parte dell’informazione di rappresentarci la realtà attraverso lenti distorcenti di vario genere. In Italia sono tutti consapevoli che il paese non è solo storia, belle arti, genio imprenditoriale, bellezze naturali, alimentazione eccellente, etc.. ma anche e soprattutto è il centro di un’area geografica a dir poco molto complessa e delicata. Negli anni ’80 l’ATLANTE STRATEGICO di Chaliand e Rageau ha offerto per la prima volta in modo semplice e sintetico una visione geopolitica dei rapporti di forze nel mondo di allora.
Dalla rappresentazione geografica emerge chiara la percezione della sicurezza dell’Italia sia post II Guerra Mondiale sia dopo l’ingresso nella NATO . Percezione concentrata in "primis" a fronteggiare la minaccia del blocco orientale soprattutto nel nord-est del paese e, dopo le crisi mediorientali e nordafricane, svolgendo un ruolo impegnativo per mantenere la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo che ebbe il suo culmine con l’ancora più impegnativo ruolo di difesa del fianco sud della NATO e dei paese dell’allora CE (schieramento euromissili, etc..). Dopo il dissolvimento dell’URSS la minaccia apparentemente venne meno e questo forse ha influenzato la percezione di sicurezza dell’Italia che non ha saputo prevedere le nuove forze che, di li a poco, si sarebbero scatenate nell’area mediterranea nonostante gli avvertimenti lanciati in vari consessi nazionali e internazionali. L’analisi del Gen. Marco Bertolini edito da Atlantismagazine.it/ e ripreso dal sito congedati folgore http://www.congedatifolgore.com/it/geopolitica-spietata-lucida-analisi-di-marco-bertolini/ ci spiega chiaramente come stanno le cose oggi, iniziando così: Italia e “Comunità Internazionale” – analisi di una crisi Attorno a noi, nell’area euromediterranea della quale rappresentiamo il centro, il punto nel quale dalla società romana prima e cristiana poi è nata l’idea stessa di occidente, si stanno verificando crisi di portata epocale che consegneranno ai nostri figli un mondo diverso e molto più difficile e pericoloso di quello nel quale abbiamo vissuto noi, figli della guerra e spettatori della guerra fredda. E’ una realtà che ormai si sta imponendo alla consapevolezza generale, anche se spesso prevale la tentazione di limitarsi a una microanalisi delle singole situazioni di crisi, nell’illusione di venirne a capo. Così facendo, però, si perde la visione d’insieme di quello che continua a riproporsi come il solito scontro tra gli interessi statunitensi e russi, di antica memoria, che non ci lascia che il ruolo rassegnato delle comparse, e spesso delle vittime, delle frizioni tra i due giganti. Questa situazione è particolarmente pericolosa per un paese come l’Italia, esposto geograficamente come nessun altro e che nonostante questo pare avere optato entusiasticamente per il rifiuto di individuare “originali” interessi nazionali da difendere. Al contrario, preferisce di norma appiattirsi su quelli di una Comunità Internazionale (CI) volubile, volatile e difficilissima da definire. Assistiamo ad una crescita della conflittualità in ogni parte del globo, si tratta di operazioni belliche asimmetriche e sempre più spesso scatenate dal terrorismo piuttosto che da dispute di altra natura, una crescita che può facilmente sfociare in qualcosa di più grande e drammatico. Secondo autorevoli specialisti del settore, solo riguardo al Mediterraneo, le aree più critiche che ci riguardano da vicino saranno nei prossimi anni ancora il Medio Oriente con ripercussioni in qualche paese del Nord Africa. Se così dovesse essere e sembra proprio che lo sia, è indispensabile che l’Italia, per il bene del proprio popolo, vari al più presto una politica di Difesa & Sicurezza come non ha mai fatto prima respingendo gli ambigui diktat che una certa comunità internazionale oramai ben individuabile vorrebbe continuare ad imporci per soddisfare i propri interessi . Per meglio capire basta riflettere sul problema dei migranti, sulla delocalizzazione di un sempre maggior numero di nostre medie e piccole imprese all’estero , alla cessione di intere aziende o rami strategici di esse a gruppi stranieri, sull’emarginazione da importanti partenariati internazionali, etc.. Riguardo ai migranti è triste vedere che nonostante i tanto sbandierati accordi con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo e con ONG armatrici, costoro continuano a sbarcare e a stanziare tutti in Italia alla faccia delle quote di ricollocazione da nessuno accettate e rispettate in UE; ovviamente ospiti ben mantenuti e pasciuti dallo stato italiano, coccolati da organizzazioni caritatevoli e-o da filantropiche onlus. Oramai tutti hanno sotto gli occhi il degrado delle città dovuto soprattutto alla crescita del malaffare , allo spaccio di sostanze stupefacenti, alla prostituzione dilagante, all’importazione di nuove efferate organizzazioni criminali, alla totale mancanza di rispetto per il bene comune, al rifiuto o al disinteresse di praticare elementari norme igieniche con conseguente diffusione di infezioni e nuove patologie, etc.. Il rischio che questa situazione esploda è altissimo e quelli che ancora credono nello stellone italico devono capire che da tempo la sicurezza dell’Italia non è più garantita come un tempo dagli USA. E’ duro doverlo ammettere, specialmente per chi ha creduto o ancora crede in questa UE, ma l’Italia oggi è isolata di fronte a questi pesanti condizionamenti e si trova in mezzo al Mediterraneo che è l’epicentro di equilibri internazionali che coinvolgono tre continenti con qualche problemino. Nel libro Obiettivo Mediterraneo di Piero Baroni (1989) l’autore riporta : …Il Capo di Stato Maggiore della Marina (Amm. Sergio Majoli) nelle sue conclusioni ha ricordato quanto l’Ammiraglio Alfred Mahan scriveva nel 1902 : “Il Mediterraneo apparterrà ad un solo padrone … o sarà teatro di un conflitto permanente”.
L’Amm. Majoli ha così concluso: “ Mi auguro che presto possano essere quantomeno avviate le azioni affinchè si realizzi la prima parte delle previsioni di Mahan e che nel Mediterraneo l’intera umanità possa ritrovare i propri legittimi titoli di possesso, affidandone la custodia e la salvaguardia a uno strumento multinazionale che, personalmente, vedo concretamente realizzabile solo intorno alle Marine europee alleate”… Le cose non sono andate proprio come sperava l’Amm. Majoli e oggi le navi con cui la nostra Marina Militare deve cooperare sono soprattutto quelle armate da ONG con sede armatoriale in vari paesi europei (Italia, Germania, Francia, Spagna, Malta). In questa situazione non sarebbe un caso che l’Italia prima o poi sia costretta a dover fronteggiare qualche aggressione diretta e quindi qualche conflitto di discreta intensità. In questa situazione il paese, dopo aver cercato di prevenire una tale eventualità con lo strumento politico diplomatico, ha l’obbligo di far ricorso allo strumento militare che deve essere costantemente disponibile, affidabile, adeguato all’area di nostro diretto interesse e in grado di fronteggiare con efficacia le sfide che si profilano all’orizzonte. E’ arrivato il momento che l’Italia rispettosamente pensi soprattutto ai propri cittadini mettendo in sicurezza i confini e gli interessi del paese, governando in modo attento i mutamenti in atto con una politica che permetta il massimo controllo della situazione. Tutto questo ha un costo e non da poco ma se teniamo ben presente la nostra posizione, le caratteristiche geografiche del Paese nel loro insieme, il know how e le tecnologie disponibili è possibile con una spesa abbordabile, non certo con finanziamenti faraonici, adeguare in tempi anche brevi lo strumento militare alle nuove esigenze. Si tratta di mettere in pratica raccomandazioni e regole che Sun Tzu riporta nel suo manuale L’arte della guerra, un’impostazione oggi per noi ancora più attuale di ieri .
Si vis pacem, para bellum ….. cum grano salis Infine, salvo imprevisti nei primi mesi del 2018 dovrebbe essere restituito al popolo italiano il diritto di voto, finalmente!!! E’ auspicabile che questa opportunità sia finalmente colta per esprimere una classe dirigente fatta di persone capaci, dotate di profondo senso dello Stato e grande spirito di sacrificio, potrebbe sembrare un sogno, ma è di quello che abbiamo realmente bisogno. Read the full article
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Riparte “AstraDoc - Viaggio nel cinema del reale”, cinema Astra ,Napoli
Venerdì 24 novembre alle ore 19.00 parte la nona edizione di “AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale” rassegna cinematografica a cura Arci Movie Napoli, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università degli Studi di Napoli Federico II.
Fino alla fine del 2017 saranno cinque le anteprime, tra novembre e dicembre, che anticiperanno il programma completo che si terrà da gennaio a maggio del prossimo anno. Questi primi cinque appuntamenti rappresentano una sorta di anteprima della rassegna 2018 che prenderà il via il 12 gennaio e che prevede altre 20 serate fino al maggio prossimo. Per questo scorcio di 2017 ci si muove in giro per il mondo, con la preziosa collaborazione di enti quali l’Institut français di Napoli, l’Università l’Orientale, il Ceicc e Omovies, il Festival di Cinema LGBT promosso da I Ken. Si parte dal tema più attuale di tutti ovvero quello delle migrazioni e del confronto con chi è diverso da noi, andando poi a scoprire storie e personaggi sparsi per il globo con opere ed approcci di diversa natura, ma accomunati dal linguaggio del cinema della realtà.
“Nove anni sono un bel traguardo per AstraDoc – dice Antonio Borrelli curatore della rassegna – ormai divenuto un appuntamento fisso e atteso per il pubblico cinefilo napoletano, con un’enorme partecipazione di persone che da novembre fino a maggio affolla il Cinema Astra per scoprire, attraverso il meglio della produzione documentaristica nazionale ed internazionale, l’articolato ed interessante universo del Cinema del Reale. La collaborazione tra Arci Movie, Parallelo 41 produzioni, Coinor e Università “Federico II” dimostra l’efficacia della scelta di puntare su un’offerta culturale originale con cui si è sempre voluto dare spazio ad un Cinema ingiustamente tagliato fuori dalla distribuzione ordinaria, ma capace di affrontare senza eguali la complessità del mondo contemporaneo. Una serata speciale è prevista per sabato 2 dicembre quando presenteremo alla città i primi film documentari sviluppati negli Atelier di Cinema del reale del progetto FilmaP, promosso da Arci Movie dal 2014, con la direzione pedagogica di Leonardo Di Costanzo e il coordinamento di Antonella Di Nocera”.
La serata d’inaugurazione del 24 novembre vedrà un doppio appuntamento dedicato al tema delle migrazioni, dei rifugiati e del razzismo, con il viaggio intercontinentale a volo d’uccello dell’artista e dissidente cinese Ai Weiwei, capace ci catapultarci in 23 paesi del mondo per un’epopea delle migrazioni, e un racconto sul Sudafrica contemporaneo, patria di Mandela e della lotta per l’eguaglianza, ma che sembra essere sprofondato in nuove e più terrificanti pratiche di discriminazione e di violenza.
Si parte alle 19.00 con la proiezione di “Voetsek! Us, Brothers?” di Andy Spitz anteprima italiana di un recente film sudafricano su una grave vicenda di violenza xenofoba perpetrata dal 2008 ad oggi dai sudafricani nei confronti di migranti dagli altri paesi africani e che presenta inquietanti parallelismi con quanto sta accadendo in Europa. La proiezione rientra nel programma della giornata di studi: “Migrazioni, Rifugiati, Xenofobia” a cura dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e del CEICC- Europe Direct Napoli del Comune di Napoli.
A seguire alle 21.00 “Human Flow” di Ai Weiwei, opera monumentale e profonda sulle migrazioni nel mondo contemporaneo, realizzata in tutti e cinque i continenti del globo e presentata in concorso ufficiale alla 74° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia lo scorso settembre, dove è stata accolta con grande attenzione da tutta la stampa e la critica internazionale.
Ad introdurre le proiezioni ci saranno il Prof. Loren Landau dell’African Centre for Migration and Society (Wits University di Johannesburg), il Prof. Antonio Pezzano Centro studi sull’Africa contemporanea dell’Università l’Orientale di Napoli e Alessandra Sardu, Assessore alla Cooperazione Decentrata del Comune di Napoli.
Loren Landau è Professore in “Mobilità umana e politiche delle differenze” presso il Centro Africano per la migrazione e la società dell’Università di Witwatersrand, Johannesburg, di cui è stato fondatore. Il suo lavoro esplora la mobilità umana, la cittadinanza, lo sviluppo e l’autorità politica. È stato presidente del Consorzio per i rifugiati e i migranti in Sud Africa (CoRMSA), è membro del Consiglio consultivo sudafricano per l’immigrazione e fa parte del comitato editoriale di “Society & Space”, “International Migration Review”, “Migration Studies” e del “Journal of Refugee Studies”.
VOETSEK! US, BROTHERS?
SINOSSI
Nel 2008 e nel 2015 la violenza xenofoba è esplosa in tutto il Sudafrica. Migliaia di persone sono state sfollate. Oltre 70 rifugiati e migranti africani sono stati uccisi e 200 hanno perso le loro vite. I colpevoli erano normali sudafricani.
“Voetsek! Noi, fratelli?” parte dagli attacchi xenofobi per raccontare una storia complessa attraverso gli occhi e le vite delle vittime e dei responsabili di quelle violenze e per scoprire le radici di un conflitto che così rapidamente si è trasformato in violenza.
HUMAN FLOW
SNOSSI
Una fiumana di gente – oltre 65 milioni di individui – si muove in massa attraverso la terra e il mare, un esodo collettivo di proporzioni bibliche paragonabile (nella memoria recente) solo alla diaspora avvenuta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che allontana dalle loro radici e culture di origine intere popolazioni in fuga da conflitti, carestie, calamità naturali, povertà e persecuzioni.
Ingresso 3 euro a proiezione | soci Arci 2.5 Euro
INFO Arci Movie Napoli > 0815967493 | [email protected] | www.arcimovie.it
PROGRAMMA ANTEPRIME ASTRADOC 2018
Venerdì 1 dicembre
ore 18.30 Je suis le peuple di Anna Roussilon (Francia/Egitto 2016 – 110′)
In collaborazione con l’Institut français di Napoli.
Ospiti la regista e Jean-Paul Seytre, Console Generale di Francia
Rotterdam Film Festival – Selezione ufficiale
Festival di Cannes – Selezione ufficiale sezione “Acid”
Sabato 2 dicembre – Serata FILMaP
ore 19.00 Tre cortometraggi del 2° Atelier di Cinema del Reale:
Antonio degli scogli di Alessandro Gattuso (Italia 2016 – 14’)
Cronopios di Doriana Monaco (Italia 2016 – 18’)
Un inferno di Camilla Salvatore (Italia 2016 – 16’)
ore 20.00 Aperti al pubblico di Silvia Bellotti (Italia 2017 – 60′) > Ospiti la regista e i protagonisti
Festival dei Popoli di Firenze – Premio Mymovies.it “Dalla parte del pubblico” nella sezione “Concorso italiano”
ore 21.30 Volturno di Ylenia Azzurretti (Italia 2017 – 42′) > Ospiti la regista e i protagonisti
Visioni dal Mondo di Milano – Selezione ufficiale nella sezione “Concorso italiano”
Mercoledì 6 dicembre
– ore 20.30 Gimme Danger di Jim Jarmusch (Usa 2016 – 108′)
Festival di Cannes – Evento speciale
Venerdì 15 dicembre
ore 20.30 Un altro me di Claudio Casazza (Italia 2016 – 83′) > In collaborazione con Omovies – Festival del Cinema Omosessuale, Transegender e Questioning promosso da I Ken.
> Ospite Carlo Cremona, Direttore di Omovies.
Festival dei Popoli di Firenze – Premio del Pubblico “Concorso internazionale”
* Il film rientra nella rassegna nazionale “L’Italia che non si vede” a cura di Ucca (Unione dei circoli cinematografici dell’Arci)
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IL CORO HARMONIA FESTEGGIA 35 ANNI DI ATTIVITA'
“NON SI CANTA PERCHÉ SI È FELICI, SI È FELICI PERCHÉ SI CANTA” Così affermava William James, psicologo e filosofo statunitense di fine Ottocento. E cosa può meglio sottoscrivere questa affermazione se non la lunga vita di un coro?
Il coro. Straordinario e quasi magico esempio di come voci e sensibilità diverse possano fondersi in modo armonico per dar vita ad una melodia che, quasi come fosse un fiore allo spuntar del giorno, si apre al cuore di colui che ascolta accarezzando i più nascosti luoghi dell’anima. E questo miracolo, a Vergiate, si rinnova incessante ormai da 35 anni. È vero. Si è felici perché si canta. E la storia del Coro Polifonico Harmonia, oggi, lo dimostra. Quelle prime note, tremolanti e cariche di attese, sbocciate 35 anni fa – era il 1982 – sono state le prime di innumerevoli altre, cresciute più sicure e fiere, volate per ogni dove. Il Coro è sempre stato, e lo è tuttora, felice di poter cantare. Non solo per raccogliere quell’apprezzamento che, dal punto di vista umano, ripaga dei tanti sforzi profusi nello studio dei brani, ma soprattutto per dar voce all’essenza stessa del coro, ossia il piacere che il canto stesso regala, sì a chi ascolta ma ancor di più a chi canta. È stato lungo il percorso del Coro Harmonia. Un cammino che lo ha portato a raccogliere numerose sfide, come quella della registrazione, negli studi RAI di Milano, della colonna sonora per lo sceneggiato televisivo “Piccolo mondo antico” nel 1983. O, ancora, quella di far nascere un’autentica ed innovativa Rassegna Corale. Correva l’anno 1989; da un’idea del Presidente e del Direttore Artistico, con il pieno appoggio e la fattiva collaborazione dell’Amministrazione Comunale, nasceva un appuntamento musicale che, nel 1998, avrebbe assunto l’attuale denominazione ufficiale, “Verglatum”. Pensata e realizzata in occasione della Festa Patronale di San Martino, la Rassegna è sempre stata occasione di incontro con altre realtà corali italiane e straniere. Unite dall’alto valore tecnico e dalla passione per il bel canto, tali realtà corali hanno sempre contribuito all’elevazione culturale e spirituale non solo della comunità locale, ma anche di tutti coloro che, tra il pubblico, provenivano da altre zone del territorio.
I numerosi concerti, in Italia e all’estero, le partecipazioni come ospiti speciali a concerti di altri cori, le molteplici collaborazioni con orchestre ed ensamble musicali, hanno punteggiato gli anni di vita del Coro Harmonia. Accanto a questa “normalità” artistica il Coro ha vissuto parecchi grandi eventi, quali la partecipazione al Festival del Ticino, manifestazione organizzata dall’omonimo Parco Naturale, da Regione Lombardia e Provincia di Varese; gli annuali grandi concerti organizzati dall’USCI (Unione Società Corali Italiane); la maestosa Festa di San Tito a Casorate Sempione, manifestazione che occorre solamente una volta ogni dieci anni.
In tempi più recenti il Coro, che nel frattempo è cresciuto nel numero dei suoi elementi raccogliendo coristi anche da cittadine limitrofe a Vergiate, ha vissuto importanti eventi umani e musicali a livello nazionale. L’udienza concessa al Coro da S.S. Papa Benedetto XVI nel 2011 ha costituito per i coristi oltre che un’opportunità per una esibizione fuori dal comune, un indimenticabile momento di crescita personale spirituale e umana. In quell’occasione è stato anche possibile fare omaggio al Santo Padre dei CD che il Coro ha avuto il piacere di incidere nel corso della sua attività: uno centrato sulla figura di San Giovanni Paolo II e l’altro con melodie natalizie care alle più svariate tradizioni musicali. Nel maggio del 2015 presso l’Arena di Verona, contornato da migliaia di coristi provenienti da tutte le regioni d’Italia, il Coro Harmonia ha preso parte all’iniziativa “Conto cento, canto pace”, concerto organizzato in occasione dei cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale come omaggio a tutti i caduti di uno dei più tragici eventi della storia dell’uomo moderno. Un anno dopo, nell’aprile del 2016 in Piazza del Plebiscito a Napoli, il Coro, unico rappresentante delle associazioni canore della Provincia di Varese, ha preso parte alla manifestazione “La Piazza inCantata”, che ha raccolto più di 13.000 coristi provenienti da tutta Italia dando così vita al più grande coro polifonico d’Europa.
Più recente ancora è stata la collaborazione con la soprano Barbara Frittoli e la pianista Irene Veneziano, affermate professioniste di fama mondiale, nata proprio da una esplicita richiesta della soprano. Tale collaborazione si è concretizzata in un gremito concerto tenutosi il 17 giugno scorso nella preziosa cornice dell’Abbazia di San Donato a Sesto Calende.
Trentacinque anni di bel canto, di impegno nello studio delle partiture, di incertezze e aspirazioni, di difficoltà e successi hanno unito sempre di più i coristi del Coro Harmonia, rendendoli voci accordate sulla medesima melodia, l’unica degna di essere cantata, l’unica degna di essere vissuta: la meraviglia della vita appassionata.
Coro Polifonico HARMONIA Boscolo Fabio
sabato 11 novembre ore 21:00 Concerto di San Martino XXIX edizione di VERGLATUM Il Coro Harmonia presenterà la “Missa Brevis” di Jacob de Haan parteciperanno: – Ensamble di fiati Harmonia – Coro femminile Hildegard von Bingen di Como presso la Chiesa di San Martino in coll.ne con l’Amministrazione Comunale
sabato 16 dicembre ore 21.00 TRADIZIONALE CONCERTO DI NATALE Coro Polifonico Harmonia presso la Chiesa di San Martino con la partecipazione del Coro dei Ragazzi dell’Istituto Comprensivo in coll.ne con l’Amministrazione Comunale
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Lucca Comics & Games 2017: Le prime anticipazioni
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Lucca Comics & Games 2017: Le prime anticipazioni
I videogiochi saranno grandi protagonisti in questa nuova edizione del Lucca Comics & Games con tante aree monografiche.
Era già la capitale italiana del fumetto e del gioco da tavolo, per la qualità e la quantità di proposte di livello internazionale. Lucca Comics & Games si avvia ora a diventare capitale anche nel videogioco e negli Esports, settore che vivrà a Lucca quest’anno la sua presenza più ricca, massiccia e spettacolare di sempre. E tutto questo succederà in un contesto unico e irripetibile, un centro perfettamente conservato, con una struttura da antica città romana, con chiese, piazze e palazzi risalenti al Medioevo, con le Mura rinascimentali. Da piazza Santa Maria, la porta nord della città, animata da Activision e Blizzard, fino al baluardo San Regolo, nelle Mura sud, con la piramide e le attività di Ubisoft, passando dalla deliziosa piazza Bernardini dove c’è Nintendo, piazzale Verdi con lo sbarco di Wargaming, senza dimenticare la zona dell’Area Cavallerizza-San Donato. I grandi publisher del videogioco dunque accrescono il fascino di una città e di una manifestazione che, nel 2016, ha portato in cinque giorni oltre 447.000 visitatori, tra cui 271.000 presenze da ticketing. E anche quest’anno l’Auditorium San Romano ospiterà tornei internazionali di Esports, i giochi elettronici competitivi, organizzati da ESL Italia.
ACTIVISION
Activision avrà quest’anno una presenza di grande impatto al Festival lucchese, con due grandi padiglioni dedicati, situati in piazza Santa Maria, per un totale di oltre 100 postazioni di gioco, e un maxi schermo sul quale saranno trasmessi showmatch e altri contenuti esclusivi. Protagonisti assoluti saranno i due titoli più amati di Activision, Call of Duty: WWII e Destiny 2. Per il lancio dell’attesissimo CoD: WWII, in uscita proprio durante i giorni di Lucca Comics & Games, sarà allestita l’esatta ricostruzione di un quartier generale militare americano della Seconda Guerra Mondiale, con autentici mezzi militari degli anni ’40. Nell’area dedicata a Destiny 2, lanciato da pochissimo ma già gioco da record, sarà possibile provare varie modalità di gioco e incontrare i volti più noti della community, che si alterneranno in un programma ricco di appuntamenti.
BANDAI NAMCO
Anche quest’anno Bandai Namco Entertainment e Bandai tornano a Lucca Comics & Games per portare un tocco di Giappone a uno dei festival più importanti del mondo. Imponente la presenza dei due brand che allestiranno due tendoni a Japan Town. In uno dei due Bandai metterà a disposizione dei fan un intero padiglione dedicato al mondo di Dragon Ball: nuove linee e anteprime verranno presentate all’interno di questo spazio e gli appassionati potranno anche provare l’attesissimo nuovo videogioco Dragon Ball FighterZ. Nel secondo padiglione (tendone maggiore), ci sarà anche lo store ufficiale di Bandai Namco Entertainment Europe, insieme con le anteprime di diversi titoli, come Ni No Kuni II: Il Destino di un Regno, Sword Art Online: Fatal Bullet, Code Vein, oltre all’appena uscito Gundam Versus, mentre il gruppo Bandai porterà le linee di punta Banpresto per le action figures e Sailor Moon per la gadgettistica. Non finisce qui, negli spazi dell’area Cavallerizza ci sarà un’area dedicata al mondo videoludico di Dragon Ball: tante postazioni per Dragon Ball FighterZ e Dragon Ball Xenoverse 2 per Nintendo Switch attenderanno tutti gli appassionati delle avventure di Goku e amici! Nel tendone di Everyeye a San Donato, invece, spazio ai bolidi di Project CARS 2 con uno stand dedicato al nuovo lavoro di Slightly Mad Studios. Molte le postazioni di gioco, tra cui anche dei modernissimi cockpit per provare al meglio il titolo e sentire tutta l’adrenalina di una corsa in pista a 300km/h. Ultimo ma non meno importante, presso lo stand dedicato da Turner a Ben 10, sarà possibile provare il nuovo videogioco in arrivo il 9 novembre.
BIGBEN INTERACTIVE
Bigben Interactive è presente con un’area all’interno della Cavallerizza dove i visitatori possono acquistare prodotti gaming per PC, PS4 e Nintendo a condizioni eccezionali e provare in anteprima Outcast – Second Contact. Si tratta dell’atteso remake del titolo di culto Outcast, primo open world in 3D nella storia dei videogiochi e vero e proprio pioniere degli action-adventure a mondo aperto. Il gioco originale ha vinto oltre 100 premi, fra cui “Adventure game dell’anno”. Sulle Mura della città è posizionato un container con postazioni WRC 7, videogioco ufficiale del FIA World Rally Championship (WRC) 2017 arrivato alla 7° edizione. Gli aspiranti piloti possono vivere le entusiasmanti corse rally provando “Revolution Pro Controller 2” di Nacon™, l’innovativo controller gaming con licenza ufficiale Sony Interactive Entertainment Europe per essere utilizzato con PlayStation® 4, compatibile PC. Per l’intera durata della manifestazione tutti i punti di ristoro della città offrono speciali sottobicchieri in edizione limitata che, oltre a essere oggetti da collezione, permettono a tutti i visitatori che li portano allo stand Bigben di ricevere sia un poster di Michael Whelan autografato in regalo (fino ad esaurimento scorte) sia fantastici sconti sui prodotti Bigben, interagendo con il QR code riportato.
BLIZZARD
Blizzard Entertainment, uno dei maggiori sviluppatori ed editori di videogiochi al mondo, sarà a Lucca Comics & Games per tutti i 5 giorni di manifestazione con un padiglione in piazza Santa Maria. Ci saranno postazioni dedicate ai loro titoli più amati tra cui Overwatch e Heroes of the Storm ma non solo: per la prima volta in Italia sarà possibile acquistare gadget e merchandising ufficiale al Blizzard Gear Store. Sempre in piazza Santa Maria, i fan di Hearthstone potranno visitare e vivere in prima persona l’atmosfera della Taverna, ricreata all’interno della casermetta sulle Mura. Ad aspettarli, gli ambienti resi celebri dal gioco: il focolare, le panche, le botti, l’inconfondibile motivo musicale oltre ad un’area di gioco dove sfidarsi.
ESPORTS
Dopo l’incredibile successo della Esports Cathedral nel 2016, torna anche quest’anno l’esclusivo “evento nell’evento” organizzato da ESL Italia, che porterà a Lucca Comics & Games la 1ª edizione degli Italian Esports Open – Internazionali d’Italia 2017. Nell’insolita e straordinaria cornice dell’auditorium di San Romano, nel pieno centro della città, i videogiocatori si sfideranno su varie discipline fra cui StarCraft; Remastered e Overwatch in un’atmosfera d’altri tempi. Conferma molto importante quella dello sport elettronico competitivo a Lucca Comics & Games, viste le dimensioni del fenomeno che in Italia si stima coinvolga ben otto milioni di persone, fra coloro che fanno dei giochi elettronici competitivi la propria passione e chi, invece, li segue occasionalmente. Tantissime, inoltre, le iniziative collaterali ai tornei, che verranno annunciate nelle prossime settimane.
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EVERYEYE.IT
Numerose le attività editoriali ed Esports in programma all’interno del padiglione di Everyeye.it, sempre rigorosamente in live streaming sui nostri canali Twitch & YouTube. Molti i titoli giocabili all’interno dell’area, con diverse esclusive previste per il 2018 e la possibilità di conoscere dal vivo la redazione. Samsung sarà il partner tecnico di riferimento con i propri monitor curvi ottimizzati per il pro-gaming e organizzerà ogni giorno tornei di Overwatch, PlayerUnknown’s Battleground e League of Legends. Presenti all’interno del padiglione anche Nintendo, che organizzerà tornei esclusivi dedicati ai best seller di Nintendo Switch Splatoon 2, Mario Kart 8 e Arms. Ci sarà anche Bandai Namco con Project Cars 2, e Koch Media che consentirà di sfidarsi in anteprima a Dissidia Final Fantasy NT, e Attack on Titan 2. Proxy42 presenterà Father.io, l’atteso massive multiplayer first person shooter in realtà aumentata. Lato hardware HyperX presenterà la rinnovata gamma di periferiche all’avanguardia che esaltano le esperienze dei videogiocatori, come la tastiera Alloy Elite, mentre il retail partner ufficiale del padiglione sarà AK Informatica, leader nella vendita e produzione di prodotti PC legati al gaming.
TECH
Lenovo e Motorola creeranno quest’anno a Lucca Comics & Games, presso l’arena di TechPrincess realizzata in “pixel art” (Padiglione Cavallerizza, Stand 102) un’esperienza multimediale immersiva e ricca. Dalle postazioni gaming, ai tablet rivoluzionari, fino ai nuovi smartphone che si trasformano grazie ai Moto Mods, i visitatori avranno infatti l’occasione di provare una vasta gamma di dispositivi tra i più innovativi e iconici del leader mondiale in PC & tablet, e in fase di grande rilancio anche del suo prestigioso brand di telefonia, Motorola. Lenovo porta i suoi notebook gaming tra cui ad esempio lo Y910 con schermo da 17,3”, scheda grafica NVIDIA® GeForce® e prestazioni spinte al massimo, i tablet convertibili 2-in-1 Yoga Book, pluripremiati per il design esclusivo e la possibilità di scrivere e disegnare su carta o su pad con penna e digitalizzare automaticamente, e Yoga 720, il PC convertibile ancora più portatile e compatto. Motorola mette sotto i riflettori gli smartphone di nuova generazione, Moto Z2 Play, G5S, G5S Plus e gli ultimi annunciati Moto Z2 Force e Moto x4, dotati di funzionalità potenti. Con loro vanno gli ormai famosi Moto Mods – ossia ciò che rende Motorola unica – dispositivi che danno modo di provare esperienze d’uso prima impensabili: speaker in alta definizione, fotocamera Hasselblad, console portatile per videogiochi e molto altro. Denso il palinsesto di iniziative per tutte le età, sfide e tornei, make up artist, body painter, illustratori e fumettisti per ritratti personalizzati. E con l’Associazione Pepita Onlus sono previsti workshop sull’utilizzo consapevole della tecnologia contro il cyberbullismo.
NINTENDO
Nintendo sbarca a Lucca Comics & Games, e lo fa in grande stile, con un intero padiglione monografico dedicato nel cuore del centro storico, in piazza Bernardini. Nintendo sarà presente con una ricca line up di giochi per Nintendo Switch e Nintendo 3DS, le due console che stanno spopolando sul mercato, entrambe acquistabili a Lucca. Protagonista indiscusso sarà Super Mario Odyssey: dopo alcuni assaggi parziali, il videogame dedicato all’idraulico più amato di sempre sarà finalmente disponibile in versione integrale a Lucca Comics & Games 2017. Ma il mondo Nintendo sarà ancora più ampio, nei prossimi giorni ci saranno ulteriori informazioni. Denso il palinsesto di iniziative per tutte le età, sfide e tornei, make up artist, body painter, illustratori e fumettisti per ritratti personalizzati. E con l’Associazione Pepita Onlus sono previsti workshop sull’utilizzo consapevole della tecnologia contro il cyberbullismo.
UBISOFT
Tra i protagonisti dell’edizione 2017 ci sarà anche quest’anno Ubisoft che ritorna a Lucca in occasione del lancio del videogioco Assassin’s Creed Origins. Sul Baluardo San Regolo, nelle antiche e suggestive Mura rinascimentali, si erigerà una grandiosa piramide di vetro che farà rivivere l’atmosfera dell’Antico Egitto, ambientazione del nuovo episodio del videogame. L’installazione della piramide Glass.Emotion Hall, in vetro-acciaio (realizzata dall’azienda varesina Torsellini Vetro), richiama lo stile della piramide del Louvre di Parigi e con il suo volume equivale a circa un quarto del celebre museo francese. Il design e l’avanguardia con cui è stata costruita sono elementi che aggiungono valore alla fama internazionale del colosso dell’intrattenimento digitale Ubisoft. Al suo interno si terranno concerti di un’orchestra che eseguirà le colonne sonore della saga di “Assassin’s Creed”, nonché performance artistiche dal vivo. Nell’edificio prospiciente alle Mura, all’interno dell’Orto Botanico, una mostra ospiterà opere di game artist italiani, lavori di concept art realizzati dal team di Ubisoft Montreal e le opere dei vincitori del contest artistico ispirato ai temi del videogioco. Inoltre si svolgeranno attività di animazione dell’associazione AC Cosplay Italia e verranno allestiti postazioni di gioco e shop.
WARGAMING
Lucca Comics & Games è la prossima tappa del leggendario carro Wargaming MGT-20. L’unità mobile di gioco è stata allestita con la triologia di giochi Wargaming: il titolo di punta World of Tanks così come World of Warships e World of Warlplanes. Oltre al nuovo titolo pronto al lancio che sarà la vera novità del carro: Total War Arena. I giocatori potranno divertirsi sulle postazioni PC dei loro titoli Wargaming preferiti così come sulla versione Console di World of Tanks (PS4 e Xbox). Il nuovo community lead Italiano accompagnerà il carro e darà il benvenuto ai visitatori all’ingresso della città. A partire dal 1 novembre fino al termine della manifestazione, 5 novembre, il team di Wargaming organizzerà numerose attività per il pubblico che verrà premiato per il suo contributo e partecipazione.
WARNER BROS
Sarà La Terra Di Mezzo L’Ombra Della Guerra il titolo di punta presentato da Warner Bros. Interactive Entertainment che, nel cuore del Area Cavallerizza, consentirà di giocare al secondo capitolo di uno dei titoli più apprezzati da pubblico e critica, e di vivere un’esperienza straordinaria. Oltre alla prova del gioco su di una batteria di console, ci si potrà immergere all’interno dell’ambientazione fantasy del titolo grazie alla ricostruzione di un ambiente simile a quello visto nel gioco, tra orchi e scenari a tema.
Quali sono le vostre aspettative per questo Lucca Comics & Games 2017?
FONTE
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SAN BENEDETTO – “La mia guerra non è finita” il libro di Harry Shindler e Marco Patucchi pubblicato in Italia nel 2011 e tradotto nel 2016 in inglese (“My war is not over”) diventa un docufilm in cui compariranno volti e luoghi del liceo scientifico Rosetti. Il signor Harry Schindler, classe 1921, veterano inglese della Seconda guerra mondiale, da anni residente a Porto d’Ascoli, cittadino onorario di San Benedetto definito ‘il cacciatore di ricordi’ per la sua attività legata al recupero di persone, situazioni e luoghi del terribile evento bellico, è stato ospite dell’istituto superiore nella mattinata del 10 gennaio.
Accompagnato dal giornalista di Repubblica Marco Patucchi e dal regista del documentario, Bruno Bigoni, l’ultranovantenne Schindler ha vissuto all’interno della scuola vari momenti che sono stati ripresi e confluiranno nel documentario che testimonia l’eccezionale percorso di vita dell’ex geniere britannico. Ha incontrato i ragazzi della classe IV G che hanno ascoltato il suo racconto, centrato su una straordinaria esperienza umana, tutta tesa non solo a dare corpo ai ricordi di chi, direttamente e non (soldati inglesi e loro familiari, ma anche partigiani come i sambenedettesi Tremaroli e Nebbia), è rimasto coinvolto nel conflitto, ma anche a perpetuare la memoria di quell’orrenda stagione della storia mondiale, a monito per le giovani generazioni.
La lezione è stata possibile grazie al contatto tra la famiglia di un alunno della classe, Stefano Vignoli, e lo stesso Schindler; da qui il coinvolgimento del liceo attraverso le figure della dirigente scolastica, Stefania Marini, e della professoressa Adelia Micozzi.
‘Investigatore’ per dovere morale, più che per passione, Schindler ha raccontato alcune delle sue più eclatanti scoperte, tra cui quella che ha coinvolto il bassista dei Pink Floyd, Roger Flechter Waters, il cui padre era scomparso nello sbarco alleato ad Anzio; grazie alle ricerche del suo connazionale, Waters ha finalmente saputo dove e come morì suo padre, da qui anche la visita del musicista in Riviera lo scorso luglio, per il 95° compleanno del reduce.La presenza di Schindler ha fornito agli studenti la singolare opportunità di conoscere un testimone diretto della II Guerra mondiale, che della ricerca della verità e della conservazione della memoria ha fatto la sua ragione di vita.
In questo senso la sua esperienza è stata letta anche da alcuni ragazzi che fanno parte della redazione di Radio Jeans Rosetti, Chiara Malavolta, Lucrezia Curzi, Patrizia Illuminati, Stefano Olivieri, Fabrizio Marino, Andrea Parato che, dopo aver assistito alla lezione in classe, hanno intervistato l’anziano reduce nel locale della scuola adibito a studio radiofonico.
“La lezione di Schindler è importantissima – la sintesi dei giovani redattori – perché ha sottolineato che bisogna sì mantenere la memoria della guerra ma soprattutto la memoria del perché c’è stata la guerra. Per noi ragazzi le guerre sono una cosa lontana ma non è così: the war is not over”.
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Intervista a Christopher Kelly
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Intervista a Christopher Kelly
L’italia sembra così distante dalla parola “invasione” nel moderno modo di pensare, viene associata generalmente al cibo o alla moda e non certo alla guerra. Quanto pensa sia importante per gli italiani di sapere dell’impatto militare italiano sul resto del mondo?
Moltissimo! Abbiamo scritto Italy Invades maggiormente per lo stereotipo che gli italiani non sono militari. Siamo convinti che questo sia solamente il risultato dovuto ai fatti della seconda guerra mondiale incluso la propaganda alleata contro gli italiani. Sapevamo che c’era una storia molto più ricca e profonda relativa al ruolo che i soldati italiani hanno giocato in tutto il mondo, spesso combattendo sotto moltissime bandiere diverse, sia come soldati che generali. Ci sono tanti fatti di storia militare dimenticati. Come semplici esempi, il presidente Lincoln provò, senza successo, ad arruolare Garibaldi come generale nelle fila dell’esercito unionista o che nelle fila dell’esercito americano c’erano molti soldati di diretta discendenza italiana.
Perchè avete scritto Italy Invades? E’ stato un passaggio logico dopo America Invades?
Stuart Laycock aveva inizialmente scritto sulle invasioni britanniche e su come l’impero britannico fosse tanto esteso al punto che il sole non tramontava mai su di esso. L’America oggi è innegabilmente una potenza mondiale con interessi militari in quasi tutti i paesi del mondo. Ma l’Italia – l’impero romano ovviamente – è il padre di tutti gli imperi. Ci sono talmente tanti parallelismi tra l’antica Roma e gli USA di oggi. Entrambi avevano il Senato, entrambi usano ed hanno usato l’aquila come simbolo delle loro armate, entrambi hanno combattuto in Iraq e in altre parti del mondo. Ed io sono connesso all’Italia in prima persona. Mia moglie è cittadina italiana.
Quale libro è stato più interessante da scrivere? Italy Invades o America Invades?
Entrambi i libri sono stati molto divertenti da scrivere. Ovviamente per me la storia americana è più vicina e familiare. E’ stato di estrema soddisfazione scrivere anche della parte di storia americanain cui la mia famiglia ha giocato un ruolo attivo. Mio padre ha servito nella guerra di Corea, due miei avi hanno partecipato all’invasione del Canada durante la Rivoluzione Americana e la guerra del 1812. L’america non è un paese perfetto ma credo che gli americani abbiano fatto molte cose di cui andare orgogliosi (ad esempio la confitta del Nazismo e la liberazione dei Campi di sterminio) Scrivere Italy Invades mi ha dato l’opportunità di esplorare la storia di un altro paese ed apprezzare il diverso punto di vista. Anche l’Italia non è un paese perfetto. L’invasione dell’Etiopia nel 1936, ad esempio, fu grottesca. Ma eccetto che per lo stato fascista creato da Mussolini, credo che gli italiani debbano essere orgogliosi del passato militare della loro nazione.
Italy Invades è l’affermazione di questo orgoglio italiano. La cosa sorprendente è piùttosto che sia stato scritto da un americano e da un inglese! Che connessioni ci sono con Firenze? Per prima cosa la versione italiana è stata tradotta in italiano nel 2017 e pubblicata da un editore Fiorentino, Polistampa. E’ stata pubblicata con il titolo Italy Invades, il popolo che ha conquistato il mondo. Poi un amico locale che mi ha aiutato in alcune ricerche ed organizzare alcune visite. Lo conosci? (L’autore e l’intervistatore ridono)
Ma quali sono le connessioni storiche delle invasioni italiane a Firenze?
Ce ne sono molte! Eccone alcune. 1) Nei suoi appunti Leonardo da Vinci, che ha passato la prima parte della sua vita a Firenze, ha implementato fantastiche novità nel campo della scienza militare. Nonostante la sua repulsione per la violenza e la crudeltà dell’uomo, ha fatto disegni propedeutici alla realizzazione dell’elicottero, del paracadute del carro armato e del sottomarino. 2) Filippo Mazzei (1730 – 1816) era un aristocratico toscano che è emigrato nella colonia della Virginia ed ha operato come agente della colonia per ottenere soldati per la causa patriottica. Divenne un grande amico di Thomas Jefferson a scrisse lui quel “All men are created equal” prima che Jefferson lo scrivesse nella Dichiarazione di Indipendenza nel 1776. Entrambi avevanoun grande amore per la liberà ed il vino. Mazzei aiutò Jefferson a prantare le vigne dietro la sua casa in Monticello. La famiglia Mazzei faceva vino dal 15° secolo e lo fa anche ai giorni d’oggi. 3) Napoleon, l’imperatore di Francia, ha fortissime connessioni non solo con l’Italia ma soprattutto con la Toscana. Più di 165000 italiani facevano parte del suo esercito. Fu incoronato Re d’Italia nel Duomo di Milano nel 1805. Era così legato all’Italia che dichiarò “Io sono Italiano, o Toscano o Corso”. Suo zio Filippo Bonaparte era originario di San Miniato e tuttoggio possono essere visti gli stemmi della famiglia Bonaparte nelle strade di questa città. Il nome Napoleone è in effetti la crasi di Napoli e Leone e “leone di napoli” non mi pare un nome molto francese. Napoleone visitò San Miniato nel 1778 anche se non si sa cosa pensasse dei Tartufi! he thought of their famous truffles. 4) Michaelangelo, nel rinascimento, aiutò a progettare e costruire le fortificazioni a base stella 5 punte per difendere Firenze. Nel 1941 il congresso americano dette l’autorizzazione a costruire l’icona del potere militare americano: il pentagono. 5) Nell’area di Firenze ci sono a tutt’oggi 3 importantissimi cimiteri di guerra. In questo caso si parla di “invasioni subite” dall’ Italia, ma il legame con la storia militare è innegabile. Ma l’Italia ha davvero conquistato il mondo? Gli italiani, nel senso più esteso inteso come paese geografico quindi includendo l’antica Roma, hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo. I Romani hanno cotruito il Vallo d’Adriano,i viaggi di Cristoforo Colombo hanno trasformato il nostro mondo ed i monumenti alla Guardia Garibaldina possono essere trovati oggi sul campo di battaglia di Gettysburg. Ancor di più il “potere gentile” dell’Italia, espresso con cibo, vino, moda, arte e musica, ha toccato ogni parte del mondo. Poche settimane fa ero a mangiare un risotto di mare ad Apia, la capitale di Samoa! Cosa può dirci relativamente a Firenze e le forze armate italiane oggi? Le forze armate italiane fanno un importantissimo lavoro nel mondo, Nel 2010 le forze di pace italiane erano operative in 22 nazioni differenti. The Italian military does important work around the world in the 21 st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Firenze è la sede dell’accademia di guerra Aerea, intitolata a Giulio Douhet, padre di molte strategie di guerra aerea tramite il suo libro “il dominio dell’aria” e Livorno ospita l’accademia navale ed è la casa dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo. Il nobile spirito marziale italiano si incontra a Firenze ogni 24 giugno e nelle settimane precedenti per celebrare il torneo di Calcio Storico Fiorentino, Hai altri piani legati a Firenze e all’Italia? Dopo America Invades e Italy invades ho pubblicato il diario di un mio bisnonno che era Ambasciatore degli US in Romania nel 1914. Il giorno dello scoppio della guerra fu arrestato a Riva del Garda dagli austriaci ed accusato di essere una spia russa. Il racconto di questo mio avo dimostra quanto la vita a quei tempi fosse simile ad una storia. Ho scritto anche America Inaded, che parla delle invasioni subite dagli Stati Uniti. Adesso sto lavorando su un libro di 101 combattenti di origine celtica. Il prossimo libro potrebbe essere “Italy Invaded” ma immagino sarebbe un lavoro molto molto difficoltoso seppur interessantissimo.
Christopher Kelly è il the co-autore, con Stuart Laycock, di Italy Invades: il popolo che ha conquistato il mondo.
Italy seems so disconnected from the word ‘invasion’ in modern day thinking – it is commonly associated with food or fashion, not war – how important is it, do you think, for people to know about Italy and it’s military impact on the rest of the world? Indeed! We wrote Italy Invades in large part due to the stereotype of “not military Italians”. We believed that this is largely a result of the Italian experience in World War II including effective Allied propaganda directed against Italians. We felt that there was a much richer and more interesting story about the role Italian soldiers have played around the world, often fighting under many different flags. There are so many forgotten military historical facts, for example that President Lincoln tried, unsuccessfully, to hire Garibaldi as a general in the Union Army. Or that one in twelve American servicemen in World War II were of Italian ancestry. And so on. Why did you decide to write Italy Invades? Did it seem a logical step from America Invades? Stuart Laycock had written earlier about British invasions involving an Empire upon which the sun never set. America is, undeniably, a world superpower with military involvement in nearly every country on earth. But Italy, and particularly the Roman Empire, is the grandfather of all Empires. There are so many parallels between ancient Rome and the USA today. Both have a Senate. Both used or use the eagle as their military and national symbol. Both fought in Iraq and many other places. Aside from that I have a personal connection to Italy – I am “IBM” – Italian By Marriage. Which book was more interesting to write – Italy Invades or America Invades? Both books were great fun to write. American history is, of course, more familiar to me. It was fulfilling to write a bit about the small role that my family played in American military history. My dad served in the US Army during the Korean War. I also have two ancestors who invaded Canada during the American Revolution and during the War of 1812. America is not a perfect nation. But I believe that Americans have done many things for which they can be justly proud (such as the liberation of the death camps in WW2). Italy Invades gave me an opportunity to explore another country’s history and to appreciate a different perspective. Italy is not a perfect nation either. The 1936 invasion of Ethiopia, for example, was grotesque. In spite of Mussolini’s Fascist state, I believe that Italians have much to be proud of in their military past as well. Italy Invades is an affirmation of Italian pride. The surprising thing is, perhaps, that it was written by an Englishman and an American! What is the connection to Florence? Well, first off, I am delighted that Italy Invades was translated into Italian in 2017 and found a Florentine publisher in Polistampa. It was published as Italy Invades: Il popolo che haconquistato il mondo, Than there is a friend who helped me in making up the book (both Author and interviewer laugh) But what of the historical connections of Italian Invasions to Florence? There are many. 1. In his notebooks Leonardo da Vinci, who spent his youth in Florence, was an amazing innovator in the field of military science. Despite his revulsion at the “cruelty of men,” he sketched designs for the helicopter, the parachute, the armored car or tank and the submarine. 2. Philip Mazzei (1730 – 1816) was a Tuscan aristocrat who immigrated to the colony of Virginia and acted as an agent for the colony purchasing arms for the Patriot cause. He became a great friend of Thomas Jefferson and wrote that “All men are created equal” even before Jefferson penned it in the Declaration of Independence in 1776. The two men shared a love for both liberty and wine; Mazzei helped Jefferson to plant grapes at his home in Monticello. The Mazzei family has been making wines in Chianti since the fifteenth century and continue to do so to this day. 3. Napoleon, the Emperor of the French, had a strong connection not just to Italy but to Tuscany as well. Over 165,000 Italians served in his armies. Napoleon was crowned King of Italy at the Duomo in Milan in 1805. Napoleon once said, “Io sono Italiano o Toscano che Corso.” His uncle, the canon Filippo Buonaparte, was from San Miniato and one can still find the Bonaparte family crest adorning the streets of that Tuscan town. The very name Napoleon is, in fact, made up of two Italian words – Napoli and Leone. Lion of Naples doesn’t sound very French to me! Napoleon himself visited San Miniato in 1778. It is unknown, however, what he thought of their famous truffles. 4. Michaelangelo, during the Renaissance, helped to build five-sided Star Fortifications to defend Florence. In 1941 the US Congress authorized a similar design to construct that icon of American military power – the Pentagon. 5. Surrounding Florence there are 3 War Cemetery, it is Italy Invaded but the link with Italian Military History cannot be denied. Has Italy really Conquered the World? Italians, in the broadest sense including ancient Rome, have had a profound impact on every part of the world. The Romans built Hadrian’s Wall in Britain, the voyages of Christopher Columbus transformed our world and a monument to the Garibaldi Guard can be found today on the Gettysburg Battlefield. Moreover, Italian soft power, as expressed in food, wine, fashion and music has touched every part of the world. Just a few weeks ago, for example, I enjoyed a delicious seafood risotto in Apia, the capital of Samoa!
What about Florence and the Italian military today? The Italian military does important work around the world in the 21st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Livorno remains an important base for the Italian Navy and home of the World Best Ship Amerigo Vespucci and Florence is home to the Italian Air Force training academy G. Douhet. The noble martial spirit of Italy lives still in Florence where locals and tourists gather each summer to celebrate the pageantry and splendor of the world famous Calcio Storico. Christopher Kelly is the co-author, with Stuart Laycock, of Italy Invades: How Italians Conquered the World .
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Linea Gotica di Paolo Marzi
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Linea Gotica di Paolo Marzi
“Linea Gotica”: avvenimenti,curiosità e numeri di una brutta pagina di storia
Abbiamo sentito parlare sempre di “Linea Gotica”.Per la nostra, Garfagnana sono due parole comuni che riportano a giorni tristi e lontani, giorni di morte,giorni di guerra.Per i nostri nonni questa linea di fortificazioni che tagliava in due l’Italia era conosciuta semplicemente con la parola “fronte”.Per i garfagnini questa linea di morte era unicamente “il fronte”.Ma cos’era nello specifico la Linea Gotica? Guardiamo com’era composto questo teatro di guerra,scendiamo nella curiosità e andiamo a cercare il perchè di questo nome e purtroppo andiamo a vedere che numeri tragici sviluppò.Insomma, conosciamola meglio.Il suo ideatore fu il feldmaresciallo tedesco Albert Kesserling, lo scopo di questa catena di fortificazioni difensive nata nel 1943 durante la II guerra mondiale era di rallentare l’avanzata alleata verso il nord Italia dopo lo sbarco in Sicilia del 9 luglio.Trecentoventi sono i chilometri della sua lunghezza totale.La Linea Gotica si estendeva dalla provincia di Massa Carrara a quella di Pesaro Urbino.Partendo dalle Alpi Apuane, proseguiva verso est lungo la Garfagnana, poi sui monti dell’Appennino modenese e bolognese, risaliva la Valle dell’Arno e quella del Tevere fino ad arrivare all’Appennino forlivese,poi discendeva ancora lungo il versante adriatico fino a Pesaro.Il progetto originale prevedeva la realizzazione di una fascia di fortificazioni larga ben 35 chilometri, ma non vi fu il tempo di realizzare ciò, gli americani premevano alle porte della Pianura Padana.Dodici anni i francesi impiegarono a costruire la linea Maginot, il complesso di fortificazioni che difendeva i confini orientali della Francia.
Schieramenti sulla Linea Gotica
I tedeschi invece ebbero a disposizione solo 10 mesi per dar vita alla Linea Gotica.I lavori iniziarono nel settembre 1943.Per la sua costruzione i nazisti reclutarono soldati e prigionieri italiani (circa 50.000 operai) e 2.000 soldati di una brigata slovacca che finirono a lavorare per la TODT (una grande impresa di costruzioni creata in Germania da Fritz Todt) e sotto il controllo diretto di 18.000 genieri germanici.Tutti coloro che lavoravano nella TODT non venivano pagati e avevano il compito di costruire bunker in cemento armato e campi minati, scavare fossi anti carro e posizionare tralicci di filo spinato.I lavori furono necessariamente interrotti nell’agosto del 1944, quando gli americani sferrarono il primo attacco.In soli dieci mesi però erano stati realizzati 3604 trincee,2375 nidi di mitragliatrici, 479 posti cannone, 16.000 postazioni di tiratori scelti,in più erano state posizionate l’impressionante numero di 95.689 mine antiuomo.I chilometri di fossato erano quasi 900 e quelli di filo spinato ben 117. Naturalmente,specialmente nelle nostre zone per costruire tutto questo la TODT fu facilitata dalla morfologia dei nostri monti, la linea fu modellata seguendo le posizioni vantaggiose che offriva l’ambiente naturale.Ma guardiamo adesso l’origine del suo nome. Perchè Linea Gotica?
Manifesti di propaganda per lavorare nella TODT
I tedeschi battezzarono inizialmente questa linea con il nome di Linea Gotica (Gotenstellung) in onore alla antiche e impavide tribù germaniche dei Goti che invasero l’Europa centro meridionale,ma poi per volere dello stesso Hitler (che nonostante tutto sentiva odor di sconfitta) temendo ripercussioni propagandistiche negative e sbeffeggianti si decise di chiamarla semplicemente con un nome molto meno altisonante: Linea Verde (Grune Linie), nome dovuto questo dalla rigogliosa vegetazione che era presente in questi luoghi.Arriviamo quindi a quello che ci riguarda nello specifico e diciamo subito che già dal 1938 sulle alture della Garfagnana si cominciò a costruire fortificazioni di difesa dal Genio Militare Italiano, lavori interrotti quasi subito per poi essere ripresi nel 1943 dalla TODT con a capo l’ingegner Hosenfield il quale piazzò la propria sede a Borgo a Mozzano. Anche qui molti nostri concittadini furono impiegati in lavori forzati, d’altronde era l’unica via di scampo per non finire nei campi di concentramento.Una menzione particolare va rivolta ad un geometra italiano in servizio coatto nell’impresa di costruzioni tedesca,questo geometra operava nelle nostre zone e si chiamava Silvano Minucci il quale dei progetti delle difese naziste della zona faceva le copie che poi nascondeva nella canna della bicicletta e le faceva giungere al comando alleato a Lucca.La questione Linea Gotica in Garfagnana era unica perchè i tedeschi commisero un grosso errore da un punto di vista strategico,vediamo perchè. Cosa particolarissima la linea difensiva in Garfagnana e in Valle del Serchio era doppia e così si sviluppava:
La prima denominata Linea Verde I partiva dal Cinquale per poi giungere attraverso le Apuane in Valle del Serchio, tagliarla completamente fino a Borgo a Mozzano e risalire verso gli Appennini
La seconda denominata Linea Verde II partiva sempre dal Cinquale, proseguiva verso Seravezza,saliva il Monte Altissimo,la Pania della Croce,la Pania Secca, scendeva verso il Serchio all’altezza di Barga e del comune di Fosciandora dove la valle si restringe per poi risalire gli Appennini attraversando Sommocolonia
Castelnuovo bombardata 1944
L’errore commesso dagli ingegneri della TODT non tenne conto di una possibile incursione alleata attraverso Bagni di Lucca che si poteva raggiungere tranquillamente dalla montagna pistoiese rischiando così di essere colti alle spalle a Borgo a Mozzano (Linea Verde I).Perciò Kesserling dette l’ordine di indietreggiare di 20 chilometri fino all’altezza circa del Ponte di Campia (Linea Verde II).In questo arretramento i nazisti distrussero ponti,strade e gallerie.Nel frattempo gli americani agli ordini del generale Clark avevano dato il via alla fine dell’agosto ’44 alla famosa “Operazione Olive”,nome in codice del piano di attacco a tenaglia per sfondare la Linea Gotica.Per la valle cominceranno così giorni bui e tristi. Inizialmente la Garfagnana doveva essere risparmiata dagli eventi bellici, nei piani dei nazisti era considerata una “zona bianca”adibita a raccogliere gli sfollati dei territori interessati dagli scontri.Ma non fu così, si consumò una guerra di logoramento tipica della I guerra mondiale che durò 7 mesi. Il 30 settembre i brasiliani della F.E.B si aggregarono alla 92a Divisione statunitense Buffalo raggiungendo Borgo a Mozzano dove stabilirono il comando.Negli stessi giorni i partigiani coadiuvarono gli alleati conquistando le vette Apuane, “il Valanga” prese il Croce e il Matanna.
Borgo a Mozzano, fortificazioni della Linea Gotica oggi
Il 1° ottobre intanto fu liberata Bagni di Lucca,nella solita settimana i soldati brasiliani avanzarono ancora di 20 chilometri liberando Ghivizzano,Piano di Coreglia, Fornaci,Gallicano, Barga (anche se era già stata abbandonata dalle forze germaniche da giorni) e Sommocolonia. Sembrava una cavalcata trionfale ma tutto il fronte si fermò li, bloccato per tutto l’inverno dalle pessime condizioni climatiche. Adesso il centro nevralgico delle operazioni di guerra diventò Castelnuovo. Durante questo tremendo inverno l’evento più rilevante fu l’operazione“Tempesta d’inverno” (per questa famosa battaglia leggi: http://paolomarzi.blogspot.it il-piu-tragico-natale) condotta dalle forze germaniche che respinsero gli alleati facendoli arretrare per oltre 20 chilometri (che dopo pochi giorni poi recupereranno), ma per il resto dei mesi la situazione rimase stagnante.Le scaramucce continuarono da una parte e dall’altra senza risultati importanti,gli unici a rimetterci erano i garfagnini ormai prostrati dalla guerra. I mesi passavano e lo sfinimento la faceva da padrone. Nelle forze tedesche della Wehrmacht e in quelle italiane della Repubblica Sociale (la Divisione Monterosa) cominciarono le diserzioni, molti si consegnavano al nemico,mentre dalla parte alleata il morale cresceva,la Linea Gotica aveva ceduto a Massa Carrara, mentre da nord stavano sopraggiungendo rinforzi.
Borgo a Mozzano, Linea Gotica, bunker
Il momento era propizio,era arrivata l’ora di dare la spallata finale alla linea e così fu. Il 18 aprile 1945 prese il via la decisiva azione di guerra denominata “Second Wind”,un operazione combinata da pesanti mitragliamenti e bombardamenti e con l’aiuto dei partigiani risalendo da Gallicano fu sfondata la Linea Verde II e finalmente il 20 aprile Castelnuovo Garfagnana era libera. Nella fuga i nazisti continuarono la loro opera di distruzione,distruggendo anche il bellissimo Ponte della Villetta. La Garfagnana dopo la liberazione di Piazza al Serchio (e dei comuni circostanti) avvenuta il 25 aprile era definitivamente libera dall’oppressione nazista.La Linea Gotica in Garfagnana lasciò una pesante eredità. I danni subiti dalle infrastrutture e dalla popolazione furono ingentissimi.A quel tempo si contarono 360.000 sfollati fra garfagnini e versiliesi e 3200 morti civili (dato approssimativo).
Il Ponte della Villetta fatto saltare in aria dai tedeschi
Le zone più colpite dai bombardamenti americani furono Gallicano,Barga,Molazzana, Camporgiano, Careggine, ma a simbolo di tutti questi paesi c’era Castelnuovo che per il 95% della sua estensione fu rasa al suolo. Oggi le fortificazioni della Linea Gotica le possiamo ammirare a Borgo a Mozzano, sono praticamente intatte e le possiamo visitare prendendo appuntamento con la proloco del posto. Un appuntamento con la nostra storia da non perdere assolutamente.
di Paolo Marzi
http://paolomarzi.blogspot.de/
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Il mistero dei "bagni di Torrite". La loro storia e l'enigmatico arcano della nascita
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Il mistero dei "bagni di Torrite". La loro storia e l'enigmatico arcano della nascita
Erano una vera e propria goduria… i romani frequentavano le terme per lavarsi e per rilassarsi, queste furono un vero e proprio centro di socializzazione, di divertimento e anche di sviluppo di attività. Il loro incremento ci fu verso il II secolo a.C e con il passar dei tempi diventò uno dei principali luoghi di ritrovo, dal momento che la loro entrata era libera e potevano essere frequentate da persone di qualsiasi ceto sociale. I “balneum” pubblici furono talmente amati che gli imperatori che si succedevano facevano a gara a superare i propri predecessori nel costruire terme più grandi e più belle. Tanto per rendere chiara l’idea, all’interno di esse si potevano trovare centri sportivi, piccoli teatri, locande, ristoranti e saloni per feste, insomma una struttura antesignana delle attuali e modernissime Spa. Anche la tanto rinomata ingegneria romana qui trovava la sua esaltazione, difatti le acque venivano scaldate da un’ingegnoso impianto idraulico, giacchè il calore veniva prodotto nel “praefornium”, un forno dal quale l’aria calda si diffondeva nelle camere d’aria lasciate sotto i pavimenti rialzati (detti “ipocausti”), o si diramava attraverso un reticolo di tubi in terracotta (“i tubuli”) nascosti lungo le pareti. Esistevano poi, come nell’argomento di cui ci interesseremo, impianti termali nati da sorgenti naturali di acque calde. In ogni suo dove Roma cercava sempre di individuare eventuali sorgenti naturali: nei villaggi, negli scali marittimi e perfino nelle vicinanze dei castra, così, forse, potrebbe essere avvenuta l’eventuale scoperta dei “Bagni di Torrite”. I vecchi abitanti del paese di Torrite li hanno sempre chiamati così: “i bagni romani”, quella zona posta tra il mulino del Campatello e la centrale Enel, dove da tempo immemore sgorgavano abbondanti acque calde. Cominciamo subito con il dire che la loro origine romana non è suffragata da nessun documento, esistono solamente alcune ipotesi che potrebbero lasciare qualche sospetto, ad esempio la loro ubicazione. Alcuni studiosi infatti vedono nel termalismo un’impulso alla viabilità, i romani nel costruire le loro strade tenevano (anche) conto di poter sfruttare eventuali sorgenti termali presenti nelle vicinanze, infatti la funzione dei “balneum” era quella di far riposare i viandanti in godevolissime vasche di acqua calda dopo le dure fatiche del viaggio.
Torrite
Anche per questo motivo tali studiosi vedono un filo conduttore nelle sorgenti termali di Bagni di Lucca, Gallicano, Torrite e Pieve Fosciana, queste terme farebbero parte di un tracciato viario prestabilito e di un servizio nato sopratutto per quei mercanti che provenivano dal nord Italia e che volevano raggiungere Lucca per i loro affari. Un’altra prova a favore dell’ipotetica genesi romana fu il rinvenimento da parte degli archeologi di quello che i romani chiamavano “opus signinum”, ovverosia il cocciopesto, il materiale fu rinvenuto sulle pareti laterali di una grande vasca, anche questo rinvenimento però dava possibilità a svariate supposizioni e a nessuna sicurezza, dato che il cocciopesto fu usato anche in epoca più tarda. Allora visti tutti questi dubbi, a quale epoca risalirebbero queste benedette terme?
Domenico Pacchi, esimio storico garfagnino così scriveva nel 1785:
“Lontano da Castelnovo un miglio lungo il fiume Torrita è situato il Villaggio chiamato Torrite, o Torriti, che prende il nome dal fiume istesso. Dugento passi, o poco più distante da questo villaggio, alla riva del suddetto fiume si vedono i diroccati avanzi degli antichi Bagni. Benchè al dì d’oggi corra voce che siano stati fatti fabbricare dalla contessa Matilde, non v’è peraltro fondamento alcuno, su cui possa appoggiare simil credenza”
e in effetti il Pacchi aveva ragione da vendere, neanche per Matilde di Canossa esiste la certezza documentale che abbia dato mandato di edificazione e quindi nemmeno a lei possiamo dare il merito di questo.
Matilde di Canossa
Comunque sia, a dimostrazione della loro importanza, furono molti gli studiosi che s’interessarono a questo sito e a conferma di questo anche lo scienziato Antonio Vallisneri scriveva in una lettera di queste terme e anche all’epoca (1707) parlava già di “antichissime terme“. Fra l’altro pure lui denunciava il loro stato d’abbandono e se da una parte lodava “la diligenza degli antichi”, dall’altra (visto il deprecabile sconquasso che gli si mostrava davanti) criticava “la negligenza dei moderni”, lamentando poi che una vasca di quei bagni termali “di bella struttura” sarebbe stata piena di sassi “con degli avanzi di una casa caduta”, mentre miserevolmente le acque termali “trapelando per altra via si univano a quelle del vicino fiume”. L’altro bagno caldo era invece conservato in maniera accettabile, così scriveva ancora il Vallisneri, i suoi sedili di marmo erano ancora presenti, come era intatta la sua volta di mattoni. Nelle immediate vicinanze, sottolineava lo scienziato, scorrevano ancora da due rubinetti, due acquedotti, uno versava acqua caldissima e uno acqua limpida e freschissima.
Bagni romani di Bormio
Dei cadenti resti del bagno, nel 1600 ne parlò anche un’ eminente storico garfagnino, Sigismondo Bertacchi, che lanciò pesanti accuse e amare colpe ai confinanti fiorentini e lucchesi, la distruzione delle terme di Torrite fu causa loro, l’invidia fu il motivo trainante di tale misfatto:
“Vi sono le vestigie d’un bagno d’acqua calda, che per memorie di vecchi era tenuto celebre, che si dice, che per l’invidia fosse guasto da’ Fiorentini, o Lucchesi, quando presero la Garfagnana, perché gli levava tutto il concorso dalli loro”, niente però fu mai provato.
Visto allora tutto questo disfacimento, come potrebbe essere stata la loro struttura e composizione? Partiamo parlando delle acque. A quanto pare quest’acqua raggiungeva i 34 gradi e in realtà le sorgenti sarebbero state ben tre: due calde e una fredda, così come tre sarebbero state le stanze, divise per reparti, con distinzione fra uomini e donne. Rimane il fatto, tanto per dare dati finalmente certi, che il primo documento che parla dei bagni di Torrite è un atto notarile datato 1525.
Alfonso II d’Este
Fra gli altri dati sicuri ci fu pure la visita del Duca d’Este Alfonso II, era il 1580 e così l’accademico Vandelli ci raccontava:
“…dove rilevò le qualità delle acque termali di Turrita, e trasferitovisi in persona vi riconobbe i cisternini, ed i vestigj d’antiche non meno, che vaghe fabbriche; e quantunque con animo generoso vi spendesse molte migliaja di scudi per ristabilire, ed assicurare i bagni dalla mescolanza delle acque della Turrita…”.
Il duca generosamente donò migliaia di scudi per ristrutturare e restaurare i bagni e dargli quindi nuova linfa.
Quello che fece il duca probabilmente più nessuno lo fece, un colpo di grazia mortale alle già presenti rovine lo dette il terremoto del 1747, che portò tutto allo sfacelo totale. In tempi moderni le terme si resero nuovamente utili, ma non per fare refrigeranti bagni, stavolta furono usate durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo. Poco dopo, nell’immediato dopoguerra, Enel iniziò i lavori sotterranei per realizzare la nuova centrale… la sorgente delle acque termali sparì così per sempre…
Bibliografia:
“Descrizione Istorica della provincia di Garfagnana” Sigismodo Bertacchi, a cura del Centro studio Carfaniana Antiqua Lucca 1973
Domenico Vandelli 1724 “Carta del modenese”
Domenico Pacchi “Ricerche istoriche sulla provincia della Garfagnana” 1785
“Le origine dei bagni di Torrite” di Andrea Giannasi, “Lo Schermo” giugno 2013
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