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#Io e Isabella
iannozzigiuseppe · 5 months
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Ho incontrato il tuo sorriso - The Best Of
Ho incontrato il tuo sorriso The Best Of Giuseppe Iannozzi Foto di Vinicius Wiesehofer su Unsplash SMILE (Ho incontrato il tuo sorriso) Ho incontrato ieri il tuo sorriso Mi chiedevi una poesia, ma soltanto avevo in tasca una monetina di stanchezza Ho visto la delusione oscurare la tua bellezza Facendomi forza ho voluto sapere perché su due piedi spezzi agli uomini tu il cuore; e subito è tornato…
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sisyphusheureux · 1 month
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Incredibile come io sia simpatica con alcune persone e un palo in culo con altre allo stesso tempo.
Charline mi ha detto che ogni volta che rispondo al suo hello isabella sono molto sorridente e rispondo helloooo charlineeee :)
Dorothee invece voleva tirarmi una testata appena mi ha vista e io avrei voluto chiuderle la porta di vetro sulla faccia due o tre volte
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binosaura · 9 months
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Non io che mi metto a piangere in stazione perché Isabella del Merdoscopo ha pubblicato degli screen dolcissimi di conversazioni coi suoi genitori mentre io ho un padre di merda che sta portando mia madre, mio fratello e me all'esaurimento.
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mandorloinfiore · 1 year
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Allora no... io vorrei dire solo una cosa.. c'è tanto da dire sullo zodiaco e lo fanno ampiamente tantissime pagine.... oggi leggevo isabella che dice dell'acquario che attacca i pipponi di argomenti che interessano solo a lui. E allora diciamolo SI COLPEVOLE VOSTRO ONORE PERCHÉ OGGI HO PECCATO e perché peccando ho offeso te immensamente buono e degno di essere amato... no va be non ci distraiamo!!! Dicevo, con questo che è successo oggi ne ho avuto la prova.
Scena:
Io in camera, entrata solo per una "cosa veloce" che poi è finita in "tolgo tutti i vestiti dall'armadio per cercare quelli che non metto più". SI DA' il caso che c'era in giro anche mia madre che curiosa si è messa a vedere. Nel frattempo io ero intenta a spiegarle come mai di certe scelte (lei seduta ed io in piedi) lei stava lì, quando ad un certo punto.......... "no perché sai questi pantaloncini sono scoloriti poi sono per il mare, io non li metto, sai la vacanza al mare per me non è vacanza.. non associo la tranquillità al mare, non mi sento serena..." insomma ho continuato così per dieci minuti forse.
Cioè io li a fare il pippone a mia madre (e adesso a voi) e lei se ne stava lì seduta con tante cose da fare, da andare a lavoro. Ad ascoltarmi capite
Allora se questo non è l'acquario (mio segno ovviamente) che cos'è? Ve lo dico io
Questo forse forse... si chiama fare i figli??????????
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perpassareiltempo · 2 years
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Sola e romantica. Sai cosa vorrei? Incontrarti qui. Incontrarti e baciarti. Cosa di meglio di un bacio quando ci si sente romantici e soli? Io vorrei di quegli abbracci che sanno di braccia attorno che stringono facendo scivolare lacrime e c'è freddo cane e stazione che non regala brividi d'amore e io vorrei, perché mi sento sola e romantica.
Isabella Santacroce
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lunamagicablu · 2 years
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Vi narro ora la storia della Dama con la Lanterna. Era questa una fanciulla che dimorava silenziosa sulle sponde di un’Isola, colma di meli, circondata da un grande lago e da fitte nebbie di fuoco e di mistero.La Dama era spesso assorta, sedeva su di un piccolo scranno e dalla riva sabbiosa illuminava la Via dei Viandanti che ignari passavano lungo i Sentieri della Terra Ferma. Molti si addentrarono su Cammini sconosciuti, come falene verso il fuoco, molti perirono tra le Acque, altri si persero nelle Nebbie del Mistero, altri ancora si bruciarono anima e pensieri tra le Nebbie di Fuoco attorno all’Isola.Pochi giunsero all’Isola sacra, e quei pochi guardarono afflitti negl’occhi scuri della Dama della Lanterna. ‘Dimmi dolce Signora, perché attiri noi mortali tra il periglio e verso la morte?’‘Non son io Viandante a condurti, io mostro solo un approdo, poco o nulla conosco di ciò che oltre la luce della mia Lanterna accade…’Sempre questa fu la domanda e sempre la stessa fu la risposta….Strano Mondo di incanto, strano paradiso perduto, meta ultima e viaggio, approdo al tempo stesso e molo per viaggi ancor più perigliosi…La Dama un giorno decise così di avventurarsi fuori dall’Isola. Portò con sè la lanterna incantata e circondata da un mondo a lei sconosciuto, straniero ed incomprensibile, attraversò le acque e il fuoco, scostò i veli e si addentrò tra le terre straniere dove ormai incanto e profezia, magia ed illusione erano ricordi perduti, fantasmi evanescenti di un passato lontano.Attraversò Boschi e lande di candida neve, parlò al cigno e al cane fedele, imparò l’arte dal saggio ragno e a lungo proferì con la lepre ed il cervo selvaggio. Giunse allora in una verde radura, inverni e primavere, spiriti dell’autunno e dell’estate sedevano in Cerchio.‘Dicci Dama che a lungo hai viaggiato, cosa cerchi nel Mondo dei Mortali?’‘Cerco una Via per loro stessi, Messeri. Molti periscono, molti ignorano la luce della Lanterna, molti non sopravvivono alla Via: il fuoco li brucia, le acque li inghiottono. Fantasmi crudeli li aggrediscono, poiché essi son senza alcun sapere e non hanno armi per giungere a me…’‘Sii la Via allora. Non attender più silenziosa sulle sponde della Tua Isola. Afferra la mano di chi ancora vede la lanterna e conducili, uno ad uno, attraverso il fuoco e l’acqua. Nutrili con l’aria delle tue parole e sii la terra salda sulla quale poseranno i passi… Un dì all’anno, ti concederemo la compagnia del Figlio del Sole, così che la luce della tua Lanterna sia sempre più forte e luminosa… In quei giorni il Mondo sarà gaio ma anche oppresso e spaventato… In quel tripudio di tenebra, alza più in alto che potrai la lanterna dell’Isola, tienila ben salda, e il Figlio Antico la renderà ancor più splendida… Avrà giovani corna di cervo, sarà il Rinato, sarà il Figlio della Madre…’La Dama con la Lanterna vaga ormai da tempo immemore per le Vie del Mondo dei Mortali. Ha molti aspetti, ma porta sempre con se la sua piccola Lanterna. Chi ne scorge la luce non può che afferrarne la mano, e con passo incerto ma protetto, viaggiare lungo i Sentieri che portano ad Avalon….
di Isabella Abbiati (Isobel Argante)
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I will now tell you the story of the Lady with the Lantern. This was a girl who lived silently on the shores of an island, full of apple trees, surrounded by a large lake and thick mists of fire and mystery.The Lady was often engrossed, she sat on a small bench and from the sandy shore she illuminated the Way of the Wayfarers who unaware passed along the Paths of the Mainland. Many went on unknown Paths, like moths to fire, many perished among the Waters, others were lost in the Mists of Mystery, still others burned their souls and thoughts in the Mists of Fire around the Isle.Few made it to the sacred Isle, and those few gazed sorrowfully into the dark eyes of the Lady of the Lantern. 'Tell me sweet Lady, why do you draw us mortals to peril and to death?'‘I am not the Wanderer to lead you, I only show a landing place, I know little or nothing of what happens beyond the light of my Lantern…’This was always the question and always the same was the answer….Strange world of enchantment, strange paradise lost, final destination and journey, landing at the same time and pier for even more perilous journeys…One day the Lady decided to venture off the island. She carried the enchanted lantern with her and surrounded by a world unknown to her, foreign and incomprehensible, she crossed the waters and the fire, pushed aside the veils and entered the foreign lands where by now enchantment and prophecy, magic and illusion were lost memories, ghosts evanescent from a distant past.She crossed woods and lands of white snow, spoke to the swan and the faithful dog, learned the art from the wise spider and spoke at length with the hare and the wild deer. She came then to a green clearing, winters and springs, spirits of autumn and summer sat in the Circle.'Tell us Lady that you have traveled a long time, what are you looking for in the Mortal World?''I'm looking for a Way for themselves, Messeri. Many perish, many ignore the light of the Lantern, many do not survive the Way: the fire burns them, the waters engulf them. Cruel ghosts attack them, for they are without any knowledge and have no weapons to reach me…''Be the Way then. Wait no more silently on the shores of your island. She grabs the hand of anyone who still sees the lantern and leads them, one by one, through fire and water. Feed them with the air of your words and be the firm ground on which their footsteps will rest… One day a year, we will grant you the company of the Son of the Sun, so that the light of your lantern will always be stronger and brighter… In those days the World will be gay but also oppressed and frightened... In that blaze of darkness, raise the island's lantern as high as you can, hold it firmly, and the Ancient Son will make it even more splendid... It will have young deer antlers, it will be the Reborn will be the Son of the Mother…'The Lady with the Lantern has been roaming the Ways of the Mortal World since time immemorial. She has many aspects, but she always carries her little Lantern with her. Whoever sees its light can only grab its hand, and with an uncertain but protected step, travel along the Paths that lead to Avalon….
by Isabella Abbiati (Isobel Argante)
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1834 Oct[obe]r Tues[day] 7
8 5/..
11 35/..
P
No kiss fine morn[in]g – n[ea]r an h[ou]r look[in]g at the panorama of the lake of Geneva etc. bef[ore]
dress[in]g – br[eak]f[a]st at 10 – Game fr[om] IN- [Isabella Norcliffe] Langton kill[e]d on the 4th a brace of pheas[an]ts, and d[itt]o of
partridges – ord[erin]g ab[ou]t n[or]th chamb[e]r and enlarg[in]g new c[oa]ch h[ou]se – the wind[ow] int[o] joiners’ shop
finish[e]d exc[ept] glaz[in]g – 2 of Mallins[o]n men and 2 lads here – Ch[arle]s and Ja[me]s How[ar]th at n[or]th ch[ambe]r ward-
-robe and the latt[e]r cas[in]g tent r[oo]m wind[ow] – Pickels shift[in]g stones fr[om] Hall Green – my fath[e]r
and Mar[ia]n w[e]nt ab[ou]t 11 in th[ei]r op[e]n carr[ia]ge to call at Cliff hill and A- [Adney] and I walk[e]d aft[er]w[ar]ds and g[o]t th[e]re
at 1 – ver[y] well rec[eive]d and sat th[e]re an h[ou]r say[in]g our call w[a]s on Miss Rawson (Mary of
Millh[ou]se) as well as on Miss Walker – look[e]d ab[ou]t the plantat[io]ns – so[me] ti[me] at Lidgate –
Mr. Hirds’ foreman spo[ke] to me ab[ou]t Stump X Inn – w[oul]d be gl[a]d to ta[ke] it – s[ai]d I th[ou]ght of
lett[in]g it by ticket – Mr. Hird hims[elf] ca[me] whi[le] we were th[e]re, b[u]t we d[i]d n[o]t see h[i]m to
sp[ea]k to, as we w[e]nt out by the f[iel]ds int[o] Bramley Lane - ho[me] (thro’ Hipperh[olme] and the end
of Comm[o]n wood) at 4 3/4 – f[ou]nd Throps’ son, as we w[e]nt, in the walk gett[in]g Sycamore
seed w[i]th my leave giv[e]n so[me] ti[me] ago – out w[i]th the workm[e]n and walk[in]g ab[ou]t in the new
app[roa]ch r[oa]d in Tr[ough] of Boll[an]d wood till aft[e]r 6 – din[ner] at 6 1/2 – coff[ee] – h[a]d Pickels – set
to prepare for plant[in]g ivy along the wall at the top of Wellroyde low[e]r wood – w[i]th
my fath[e]r and Mar[ia]n a lit[tle] – 50 min[ute]s w[i]th my a[un]t till 9 1/2 – wr[ote] the ab[ov]e of today till 10
p.m. at w[hi]ch h[ou]r F[ahrenheit] 62° fine day – writ[in]g cop[ie]s of let[ter]s to Mess[ieu]rs Hammersleys, Hutton, Milbourne,
till ver[y] near 11 –
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susieporta · 1 year
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Condivido questo post di Marco Frigerio.
Da più di dieci anni è attivo un CERCHIO DI UOMINI presso il nostro centro fondato da me e ora condotto da alcuni anni dal nostro Claudio Agosti .
Sono estremamente felice che si spendano queste parole e che la necessità di " fare cerchio" tra pari sia sempre più sentita e testimoniata.
Grazie Silvia Gadda per avermelo segnalato.
"Ho visto ieri sera su Rai 3 “Nel cerchio degli uomini”, documentario di Paola Sangiovanni. Avevo prenotato la televisione, puntato la sveglia, preannunciato la visione in casa; tanta aspettativa non è andata delusa. Se doveste trovarlo su Rai Play ( https://www.raiplay.it/dirette/rai3/Nel-cerchio-degli-uomini-9f284ffc-9816-410a-8735-f9e2ef44a633.html ) non perdetelo.
Cosa sarà mai, vi chiederete. E in fondo me lo chiedo anche io: cosa c’è di strano e straordinario in un gruppo di maschi che si mettono in cerchio e parlano di sé, dei propri trascorsi nelle relazioni, matrimoni, incontri con le donne della propria vita, della violenza agita o subita? Eppure straordinario lo è.
Forse perché c’è un gesto, non visibile e totalmente inusuale: prima di sedersi nel cerchio c’è uno svestirsi dalla corazza e deporre le armi che è totalmente inedito nei rapporti tra maschi. Non esagero. Isabella, che lo stava vedendo con me – e quanto è insolita una visione del genere perché lei mi abbia chiesto “ti dispiace se lo vedo anche io”? – a un certo punto ha detto “pensa, quanta sensibilità”.
Io sono convinto che quella sensibilità, che di solito associamo al genere femminile, ci sia in tutti i maschi: nascosta sotto un monolite di pietra costruito nei millenni dal patriarcato, e nei decenni dall’educazione alla quale i maschi sono sottoposti. E’ curioso come, durante un incontro filmato nel documentario con un gruppo di studenti e studentesse, tre gruppi – uno solo maschile, uno misto e uno femminile – chiamati a elencare cinque caratteristiche che si associano e rendono l’uomo e la donna conformi a quelle che sono le aspettative della società, abbiano dato sostanzialmente le stesse risposte: su tutte forza e dominanza per i maschi, sensibilità e capacità di accudire per le donne.
E’ ovvio ed evidente il valore aggiunto alla società che potrebbe venire da uomini, magari, perché no, forti, ma anche sensibili e capaci di cura. Ma semplicemente l’eventualità non viene presa in considerazione, in un binarismo forzato in cui al valore oggettivo dell’essere forti E sensibili, capaci di leadership E di cura, si preferisce un apparire sterile e previsto dal copione dei ruoli: forte se sei uomo, sensibile se sei donna, uomo che comanda, donna che cura. Caratteristiche in sé neutre, creano divisione se poste in una tabella rigidamente binaria: non è l’oggetto, ma la riga che divide maschile da femminile che rende quelle caratteristiche potenzialmente un fattore di accettazione sociale o di discriminazione.
Ho segnato un sacco di spunti su alcuni post it. Spunti che sarebbero da discutere in un cerchio degli uomini. Ho partecipato più volte a incontri così, non in modo continuativo (bravi a Torino a continuare per anni, in questo Maschile Plurale ha una costanza ammirevole) al di là della mia volontà. Ogni volta è un momento bellissimo di confronto integralmente e totalmente umano, senza sovrastrutture né prevaricazioni, o censure. Un momento, anche in un singolo incontro, che rende palese che un altro tipo di maschile è possibile. Mi ha fatto sorridere vedere affrontati alcuni temi (la pornografia a esempio) già incontrati, e dei quali si è parlato in modo diretto, pulito, etico direi. Tra uomini sensibili. Non violenti, con una non violenza che non è riferita solo alle donne, ma in generale a tutti i rapporti e le relazioni, principalmente a quelle tra maschi.
Ecco, mi è piaciuta l’immagine della relazione tra maschi (negli spogliatoi, sul lavoro, nella comunità, nella quotidianità) sempre fatta a cono. Un cono che nel cerchio degli uomini si appiattisce per diventare cerchio, senza che nessuno provi a prendere un lembo di quella rete che si crea tra i partecipanti e a portarlo in alto, a creare uno squilibrio, qualcuno più in alto a dominare – virilmente – gli altri. Bisogna essere capaci di ascoltarsi e condividersi, e non è semplice. E anche di lasciare che chi vuole tendere la rete per avere una posizione di prestigio se ne vada per conto suo: mollare gli ormeggi della base per lasciare uno straccio vuoto di sé a chi non conosce altra logica che l’affermazione del privilegio. Qualcuno diceva nel documentario che il cerchio degli uomini come strumento di contrasto alla violenza rischia di dimenticare la critica al patriarcato come necessità fondamentale; personalmente, a pelle, mi sembra che il cerchio degli uomini sia in sé una pratica anti patriarcale per come costruisce relazioni.
Mi rendo conto che sto andando in ordine sparso. Forse riuscirò ad essere più puntuale e coerente quando lo rivedrò. Mi porto un po’ di delusione (diciassette sul palco a Torino, una dozzina negli incontri che ho fatto a Milano pre-covid, sei o sette negli incontri bergamaschi) ogni volta che vedo quanti pochi maschi hanno la possibilità di vivere un’esperienza così liberatoria e portatrice di felicità. E mi porto anche, chissà, la voglia di diventare counselor e lavorarci un po’, in futuro, su questo magnifico strumento di trasformazione maschile."
Marco Frigerio
➡️ se volete saperne di piu della nostra iniziativa ecco il link:
https://centrodivenire.net/attivita/percorsi-di-sviluppo-personale/cerchi-degli-uomini/
Gloria Volpato
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aki1975 · 2 months
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Villa Voglina a Valenza che accolse Napoleone sulla via di Marengo
Inghilterra e Francia procedono parallelamente non solo lungo la storia, ma anche lungo la storia della letteratura.
Vivono infatti contemporaneamente i periodi dell’epica cavalleresca, della narrativa medioevale, del teatro rinascimentale e barocco, della saggistica illuminista, del romanzo moderno, della poesia contemporanea.
Ecco le principali tappe della storia e della storia della letteratura francese.
Merovingi (457 - 751)
732 - Carlo Martello ferma i Saraceni a Poitiers
Carolingi (751 - 987)
778 - Battaglia di Roncisvalle
800 - Incoronazione di Carlo Magno
987 - Ugo Capeto re di Francia
seconda metà del XI sec. - Chanson de Roland in cui sono presenti i personaggi delle Chansons de geste: Orlando, il traditore Gano di Maganza, Angelica, Bradamante.
1214 - Filippo Augusto, insieme a Federico di Svevia, sconfigge Ottone IV e Giovanni Senza Terra a Bouvines.
1242 - Luigi IX fa erigere la Sainte Chapelle
1280 - Roman de la rose
1296 - Nonostante l’opposizione di Bonifacio VIII, Filippo IV il Bello tassa il clero francese
1303 - Filippo IV il Bello dà la figlia Isabella in moglie al figlio di Edoardo I Plantageneto, Edoardo II, per sospendere la Guerra dei Cento Anni. Schiaffo di Anagni.
1313 - Il papato ad Avignone
Valois (1328 - 1594)
1328 - Alla morte di Carlo IV Capeto senza eredi, Edoardo III Plantageneto rivendica la corona, ma viene eletto Filippo VI di Valois.
1346 - Edoardo III sconfigge Filippo VI a Crecy
1356 - Giovanni II preso in ostaggio dagli inglesi a Poitiers
1358 - Rivolta della Jacquerie
1377 - Fine della cattività avignonese
1420 - Carlo VI concede in moglie la propria figlia Caterina di Valois ad Enrico V dopo la sconfitta di Azincourt
1431 - Giovanna d’Arco arsa sul rogo a Rouen
1475 - Con il Trattato di Picuigny termina la guerra dei Cento Anni. Mentre in Francia Carlo VI pone le basi dell’accentramento riducendo il potere dei feudatari anche grazie a cannoni che richiedono investimenti più ingenti, in Inghilterra si scatena la Guerra delle Due Rose fino all’avvento, nel 1485, di Enrico VII Tudor.
1494 - Carlo VIII in Italia, poi sconfitto a Fornovo
1525 - Francesco I sconfitto a Pavia e preso in ostaggio da Carlo V. Poiché Papa Clemente VII aveva supportato Francesco I, i lanzichenecchi saccheggiano Roma nel 1527
1542 - Gargantua e Pantagruel (Rabelais)
1559 - Pace di Cateau Cambresis fra Enrico II e Filippo II. A Enrico II succede Francesco II che sposerà Maria Stuart e Carlo IX, reggente la madre Caterina de’ Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico
1572 - L’ugonotto Enrico di Navarra sposa Margherita di Valois, figlia di Enrico II e Caterina de’ Medici. Notte di San Bartolomeo
1574 - Muore Carlo IX. Gli succede Enrico III
1576 - I saggi della repubblica (Bodin)
1580 - Saggi (Montaigne) in cui traspare il senso del declino del Rinascimento
“Così, lettore, sono io stesso la materia del mio libro: non c'è ragione che tu spenda il tuo tempo su un argomento tanto frivolo e vano”
1588 - Enrico III fa uccidere Enrico di Guisa ed è a sua volta assasinato
Borbone (1594 - 1830)
1594 - Enrico IV di Borbone re di Francia
1598 - Editto di Nantes in cui i protestanti possono praticare il loro culto
1600 - Enrico IV sposa in seconde nozze Maria de’ Medici
1610 - Luigi XIII sposato ad Anna d’Austria. Fino al 1617 Maria de’ Medici è la reggente, Concini il primo ministro
1624 - Richelieu primo ministro
1642 - Mazzarino primo ministro con le conseguenti fronde della nobiltà di toga e di spada
1643 - Il Principe di Condè sconfigge gli Spagnoli a Rocroi, la battaglia più importante della fase francese della Guerra dei Trent’anni
1661 - Morte di Mazzarino. Luigi XIV assume i pieni poteri con il supporto di Colbert e della sua politica mercantilistica
1662 - La scuola delle mogli (Molière) che critica la sottomissione della donna
1664 - Tartufo (Molière), satira dello spirito religioso formalistico del tempo. Avversato dalla Chiesa, Molière intende correggere gli uomini divertendoli con un intento moralistico che sarà ripreso da Goldoni.
1668 - L’avaro (Molière), ispirato all’Aulularia di Plauto, ma più sofisticato. Per questo i personaggi delle commedie di Molière vivono nella propria solitudine disagi contemporanei e costituiscono una lezione morale per il pubblico.
1670
Pensieri (Pascal)
Il borghese gentiluomo (Molière) in cui si satireggia la corte
1673 - Il malato immaginario (Molière) recitando il quale, l’autore muore.
1677 - Fedra (Racine), rivisitazione giansenista della tragedia di Euripide
1678 - La princesse de Cleves (La Fayette), fedele al marito nonostante l’amore per un’altra persona
1682 - Trasferimento della corte a Versailles
1700 - Il Re di Spagna Carlo II muore senza eredi e designa come successore Filippo d’Angiò (poi Filippo V), nipote di Luigi XIV: inizia la guerra di successione spagnola.
1706 - Assedio di Torino
1713 - Trattati di Utrecht e Rastadt (1714): l’Austria subentra alla Spagna a Milano anche se Napoli rimarrà spagnola, i Savoia diventano Re prima della Sicilia e poi della Sardegna, l’Inghilterra consolida i suoi domini marittimi con Gibilterra. Il motto degli Asburgo è AEIOU (“Austria est imperare orbi universo”).
1720 - Falliscono le politiche monetarie di John Law
1748 - Lo spirito delle leggi (Montesquieu)
1759 - Candido (Voltaire) in cui Pangloss è la rappresentazione parodistica di Leibniz. “C'est la faute à Voltaire” è una canzone che satireggia l’accusa della Chiesa ai filosofi illuministi di aver prodotto la Rivoluzione.
1763 - Alla fine della Guerra dei Sette Anni la Francia perde tutte le colonie americane e i possedimenti in India a vantaggio degli inglesi.
1782 - Le relazioni pericolose (Laclos) con il cinico libertino Valmont
La Rivoluzione (1789 - 1815)
1789 - Presa della Bastiglia
1791 - Costituzione monarchica
1793 - Decapitazione di Luigi XVI. Costituzione democratica
1794 - Colpo di stato del Termidoro. Il potere al Direttorio
1797 - Trattato di Campoformio
1799 - Colpo di stato del 18 Brumaio. Il potere al Primo Console
1798 - Campagna in Egitto di Napoleone per bloccare i commerci fra la Gran Bretagna e l’India. Sconfitta contro Nelson ad Abukir
1804 - Napoleone imperatore
1812 - Battaglia di Borodino
La Restaurazione (1815 - 1848)
1815 - Luigi XVIII re di Francia
1819 - Constant, Le due libertà
1821 - Napoleone muore a Sant’Elena. La Rivoluzione francese e l’epoca napoleonica lasciano come eredità la politicizzazione delle masse che influenzerà l’Ottocento con la fine dell’Ancien Regime, l’ascesa dei partiti politici, dei movimenti nazionali, delle aspirazioni sociali e lo sviluppo del gusto romantico e medioevale dopo il lungo periodo neoclassico iniziato con la scoperta di Pompei (1738).
1830 - Rivoluzione di luglio in cui viene deposto l’ultimo dei Borboni, Carlo X, e viene eletto Luigi Filippo, il “re vestito da mercante”
1830 - Il rosso e il nero (Stendhal) con protagonista Julien Sorel, un arrivista che si muove nella Francia della rivoluzione del 1830 in cui i protagonisti della Restaurazione non riescono ad ottenere il consenso
1839 - La Certosa di Parma (che Stendhal dedica “to the happy few”), citata solo nell’ultima pagina, ha come protagonista Fabrizio Del Dongo, giovane aristocratico milanese che segue Napoleone a Waterloo. Ritornato a Parma, è protetto dalla zia, la Sanseverina, e dal suo amante, il Conte Mosca, vive numerose vicende d’amore e prigionia.
1844 - I tre moschettieri (Dumas sr.)
Seconda Repubblica (1848 - 1852)
1848
Rivolta contro Luigi Filippo. Comune di Parigi. Al suo termine Hausmann rivede la città per rendere inefficaci le barricate.
La signora delle camelie (Dumas jr.), alla base della Traviata di Verdi. I fiori bianchi o rossi denotavano la disponibilità della protagonista per gli incontri con i clienti.
1850 - Il visconte di Bragelonne (Dumas sr.) contenente la storia della Maschera di Ferro imprigionata alla Bastiglia durante il regno di Luigi XIV
Secondo impero (1852 - 1870)
1852 - Napoleone III imperatore
1856 - Madame Bovary (Flaubert) in cui l’antieroina Emma intende vivere in una dimensione romantica e aristocratica e per questo si indebita e tradisce il marito fino a suicidarsi. Esempio perfetto di realismo.
1857 - I fiori del male (Baudelaire), iniziatore di una poetica decadente, antiromantica ed antiborghese che ha radici romantiche, ma una lettura pessimistica della realtà e simbolista della natura, l’ideal e lo spleen. Simbolo del poeta-veggente è l’albatro, con grandi ali fatte per volare in cielo (“Elevazione”), ma che lo rendono goffo sulla terra. Anche sul piano metrico, prevale il verso libero come negli Stati Uniti in Whitman.
“E' un tempio la Natura ove viventi / pilastri a volte confuse parole / mandano fuori; la attraversa l'uomo / tra foreste di simboli dagli occhi / familiari” (Corrispondenze)
La gigantessa
Nei tempi che con impeto la Natura potentegenerava ogni giorno / qualche essere mostruoso, / avrei voluto vivere accanto a una / gigante, come ai piedi regali un gatto voluttuoso. / Vedere insieme all’anima il suo corpo fiorire / ed ingrassarsi libero in mezzo a giochi loschi; / dalle nebbie fluttuanti nei suoi occhi arguire / quali torbide fiamme il cuore attoschi; / percorrere a piacere le sue grandiose forme, / arrampicarmi in cima al suo ginocchio enorme, / e quando poi d’estate, sotto l’afa inclemente, / lei stanca si distende nella verde campagna, / all’ombra dei suoi seni dormire dolcemente, / come un quieto villaggio ai piè d’una montagna.
“Ecco giungere il tempo in cui, fremente sullo stelo, / come un incensiere fumiga ogni fiore. / Nell'aria della sera profumi e suoni danzano, / valzer malinconico e languida vertigine!” (Armonia della sera)
1858 - Attentato di Felice Orsini
1862 - I miserabili (Hugo)
1863 - Il capitan Fracassa (Gautier)
1870 - Sconfitta di Sedan. Con Napoleone III prigioniero dei Prussiani di Bismarck, gli Italiani prendono Roma.
Sensazione (Rimbaud)
Le sere azzurre d’estate andrò nei sentieri, / Punzecchiato dal grano, calpestando erba fina: / Sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi, / E lascerò che il vento m’inondi il capo nudo. / Non dirò niente, non penserò niente: ma / L’amore infinito mi salirà nell’anima, / E andrò lontano, più lontano, come uno zingaro / Nella Natura – felice come con una donna.
Terza Repubblica (1870 - 1940)
1871 - Le bateau ivre (Rimbaud)
1873
“Piange nel mio cuore come piove sulla città. Cos’è questo languore che penetra il mio cuore?” (Verlaine)
“Scrivevo silenzi, annotavo l’inesprimibile. Fissavo vertigini” (Una stagione all’inferno, Rimbaud)
1874 - Ars Poetica (Verlaine): la poesia deve essere prima di tutto musica. Non la razionalità, ma le impressioni contano. Del resto, è l’anno della prima mostra impressionista.
1877 - L’Assommoir (Zola) in cui un’operaia onesta è vittima dell’ambiente degradato del proletariato urbano. Esempio di romanzo naturalista, urbano, frutto di un’osservazione scientifica da parte di un narratore onnisciente.
1883 - Al paradiso delle signore (Zola)
1884 - Languore (Verlaine)
Io sono l’Impero alla fine della decadenza, / Che guarda passare i grandi Barbari bianchi / Mentre compone indolenti acrostici aurei / In cui danza il languore del sole. / L’anima solitaria soffre d’un denso tedio, / Laggiù, si dice, stanno battaglie lunghe e cruente. / Oh, non potervi, così debole nelle mie lente voglie, / Oh, non volervi fiorire un po’ quest’esistenza! / Oh, non volervi, non potervi un po’ morire! / Ah, tutto è bevuto! Bathylle, hai finito di ridere? / Ah, tutto è bevuto, tutto mangiato! Più niente da dire! / Solo, una poesia un po’ sciocca da gettare nel fuoco, / Solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi trascura, / Solo, una noia di chissà cosa che vi affligge!
Il simbolismo francese influenzerà la poesia europea, da Pascoli a Rilke, a Kavafis.
Solitudine (Rilke, 1906)
La solitudine è come la pioggia. / Si alza dal mare verso sera; / dalle pianure lontane, distanti, / sale verso il cielo a cui da sempre / appartiene. / E proprio dal cielo ricade sulla città.
Itaca (Kavafis, 1911)
Quando ti metterai in viaggio per Itaca / devi augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure e in esperienze. / I Lestrigoni e i Ciclopi / o la furia di Nettuno non temere, / non sarà questo il genere di incontri / se il pensiero resta alto e un sentimento / fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. / In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, / né nell’irato Poseidone incapperai / se non li porti dentro / se l’anima non te li mette contro. / Devi augurarti che la strada sia lunga. / Che i mattini d’estate siano tanti / quando nei porti – finalmente e con che gioia – / toccherai terra tu per la prima volta: / negli empori fenici indugia e acquista / madreperle coralli ebano e ambre / tutta merce fina, anche profumi / penetranti d’ogni sorta; / più profumi inebrianti che puoi, / va in molte città egizie / impara una quantità di cose dai dotti. / Sempre devi avere in mente Itaca – / raggiungerla sia il pensiero costante. / Soprattutto, non affrettare il viaggio; / fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio / metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada / senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio; / senza di lei, mai ti saresti messo sulla via. / Nulla di più ha da darti. / E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. / Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso / già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
1885 - Bel Ami (Maupassant) in cui l’ascesa sociale deriva dai rapporti fra giornalismo, politica ed affari.
1897 - Cyrano de Bergerac (Rostand) fra Rossana, Cristiano e il suo talento (“cos'è un bacio…”)
1898 - J’accuse di Emile Zola dopo la farsesca assoluzione di un nobile militare accusato di tradimento con i tedeschi al posto dell’ebreo Alfred Dreyfus. Esterhazy confesserà, Zola morirà per un camino manomesso dalla polizia, Dreyfus subirà un attentato.
1913 - Alla richiesta del tempo perduto (Proust) ispirato dal ricordo suscitato da una madeleine. Scopo della scrittura è redimere, ritrovare il tempo e conservarlo nella memoria.
1932 - Viaggio al termine della notte (Celine) in cui l’autore constata cinicamente la crisi della società del primo dopoguerra.
1933 - La condizione umana (Malraux) che celebra i rivoluzionari marxisti indocinesi contro i nazionalisti.
1938 - L’uomo che guardava passare i treni (Simenon). La nausea (Sartre) in cui l'autore, figura di spicco dell'esistenzialismo, si professa ateo, ma sottolinea come si offre la libertà di esistere nel rispetto dei valori più umani.
1940 - Governo di Vichy
1942
Lo straniero (Camus): un uomo tranquillo e apatico si trova all'improvviso ad assassinare due uomini ed è testimone del fatalismo che dispiega esistenzialisticamente la scelta libera del da farsi.
"Su i quaderni di scolaro / Su i miei banchi e gli alberi / Su la sabbia su la neve / Scrivo il tuo nome / … / E in virtù d’una Parola / Ricomincio la mia vita / Sono nato per conoscerti / Per chiamarti / Libertà" (Eluard)
1943
“Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro che per dare l’esempio” (Prevert)
Quarta Repubblica (1946 - 1952)
1947 - La peste (Camus) in cui l'epidemia è metafora della guerra e del rischio che possa tornare lasciando agli uomini come reagire.
1949 - Il secondo sesso (De Beauvoir)
1951
Memorie di Adriano (Yourcenar)
“Quando gli dèi non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo” (Flaubert)
Spettacoli (Prevert)
I ragazzi che si amano si baciano in piedi / Contro le porte della notte / E i passanti che passano li segnano a dito / Ma i ragazzi che si amano / Non ci sono per nessuno / Ed è soltanto la loro ombra / Che trema nel buio / Suscitando la rabbia dei passanti / La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini la loro invidia / I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno / Loro sono altrove ben più lontano della notte / Ben più in alto del sole / Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
1952 - Aspettando Godot (Beckett) in cui l’attesa dei protagonisti, in un ambiente isolato e scarno, e l’incontro con altre sue persone legate ad un guinzaglio sono metafora della situazione esistenziale dell’umanità.
Quinta Repubblica (1958 - )
1958 - Semipresidenzialismo di De Gaulle
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edo1948 · 3 months
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“Sto cca’”
Eduardo dice a sua moglie Isabella: “Sai, quando non ci sarò più, guarda bene, perché, in tanti segni, io mi paleserò e tu mi troverai”
Era il 1963 e glielo dice da par suo, con una struggente poesia in lingua napoletana, intitolata
“Sto ccà”.
Sto ccà, Isabè, sto ccà...
Ch'è, nun me vide?
Già, nun me può vedé...
ma stongo ccà.
Sto mmiez' 'e libre,
mmiez' 'e ccarte antiche,
pe' dint' 'e tteratore d' 'o cummò.
Me truove quann' 'o sole tras' 'e squinge
se mpizz' 'e taglio
e appiccia sti ccurnice
ndurate
argiento
grosse e piccerelle
'e lignammo priggiato -
acero
noce
palissandro
mogano -
pareno fenestielle e fenestelle
aperte ncopp' 'o munno...
Me truove quann' 'o sole se fa russo
primmo ca se ne scenne aret' 'e pprete
ndurann' 'e rame 'e ll'albere
e se mpizza
pe' mmiez' 'e fronne,
pe se fa guardà.
Si no, me può truvà, scurato notte,
rint' a cucina
p'arrangià caccosa:
na puntella 'e furmaggio,
na nzalata...
chellu ppoco
ca te supponta 'o stommeco
e te cucche.
Primmo d' 'a luce 'e ll'alba
po'
me trouve a ttavulino,
c' 'a penna mmiez' ' ddete
e ll'uocchie ncielo
pensanno a chello ca t'aggio cuntato
e ca nun aggio scritto
e ca
va trova
si nun è stato buono
ca se songo perduto sti penziere
distratte
e stanche d'essere penzate
che corrono pe' ll'aria nzieme a me.
E si guarde pe' ll'aria
po' succedere
ca si ce stanno 'e nnuvole
me truove.
'O viento straccia 'e nnuvole
e comme vene vene,
e può truva ciert'uoccie
ca te guardeno
sott' 'a na fronta larga larga
e luonga
e ddoje fosse scavate...
'e può truvà.
"Sto qua"
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c'è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s'intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d'argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d'oro i rami degli alberi
e s'infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un'insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell'alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell'aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
sì, li puoi trovarmi.
(Sto ccà / Eduardo De Filippo.
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giancarlonicoli · 3 months
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27 giu 2024 15:39
“CHURCHILL MI RIPETEVA: HO VINTO CONTRO HITLER MA NON RIESCO A VINCERE ALLA ROULETTE” – AMORI, DOLORI E BOLLORI DI LJUBA RIZZOLI, VEDOVA 92ENNE DELL’EDITORE ANDREA: "LA ROVINA DEI RIZZOLI NON FU LA BELLA VITA O IL CASINÒ MA IL CORRIERE DELLA SERA" - "LA STORIA CON GIANNI AGNELLI? COSE MINORI, SE SUCCEDEVA, SUCCEDEVA" – LA GELOSIA NEI CONFRONTI DI ORIANA FALLACI “CHE FACEVA IL BAGNO IN PISCINA NUDA” - LA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DAL PROFESSORE DI SCIENZE, IL CONSIGLIO DI EDDA CIANO, I 7 ELETTROCHOC DOPO IL SUICIDIO DELLA FIGLIA ISABELLA, ALBERTO SORDI CHE PERDEVA AL CASINÒ, LA SUA AUTOBIOGRAFIA TROVATA SUL COMODINO DI MESSINA DENARO E CLAY REGAZZONI: “ERA UN SIGNORE, NON COME QUEL CAFONE DI HAMILTON. L’ALTRO GIORNO…”
Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera - Estratti
Sui giornali la sua data di nascita varia: 1935, 1939...
ljuba rizzoli 3
«Sono nata a Milano il 27 giugno 1932. Oggi compio novantadue anni».
Qual è il segreto della longevità?
«È un mistero. Decide il Padreterno. Il medico che mi visita ogni settimana mi dice: lei è la signora più sana di Montecarlo. Ogni volta spero che ci sia qualcosa negli esami; invece, niente».
Perché lo spera?
«Perché la mia vita è finita quando Isabellina, mia figlia, a ventitré anni si gettò dal settimo piano».
Perché accadde?
«Non l’ho mai capito. Forse per la sua fragilità. Qualcuno le aveva dato qualcosa che le aveva fatto molto male, la droga. Lei voleva uscirne. La portai in ospedale. Poi in un appartamento, al Montecarlo Park Palace. Era una domenica. Isabella piangeva, aveva parlato con un fidanzato che la faceva soffrire.
ljuba rizzoli gianni agnelli
Eravamo a letto insieme, guardavamo un film in cui una ragazza si getta dal balcone. Io ebbi come un presentimento e spensi la tv, ma lei mi disse: “Mamma, lascia, è il destino”. Le risposi: usciamo, ti porto al casinò, o in spiaggia. Avevo abbassato tutti gli scuri, la cercavo per casa ma non la trovavo, le dicevo “cantiamo” per ascoltare la sua voce, aprivo gli armadi, “ti nascondi ancora negli armadi come da piccola?”.
Poi sentii la Croce Rossa. E mi ritrovai nella stessa scena del film che stavamo vedendo. Sullo specchio Isabella aveva scritto con il rossetto: “Mamma ti amo”. Scesi di corsa, i poliziotti tentarono invano di trascinarmi via. La mia vita è finita quando ho visto mia figlia, lei così bella, in quello stato. Ci vuole molto coraggio a fare come lei. Io quel coraggio non l’ho avuto. Rivedo la mia Isabella nei sogni, la porto a fare shopping, a ballare... Sogno anche mio marito, Andrea Rizzoli, che mi tradisce. Chissà perché, visto che mi amava tanto».
ljuba andrea rizzoli
Come ne è uscita?
«Mi dissero di camminare. Anche Agnelli mi diceva: cammina, ti farà bene. Andavo a piedi fino a Nizza, ma non serviva a niente, anzi. Povero Gianni, anche a lui è toccato riconoscere un figlio, anche la sua vita finì allora».
Si è curata?
«Ho fatto sette elettrochoc. Non volevo più vivere. Non mangiavo e non bevevo, pesavo 39 chili. L’elettrochoc era l’ultima carta. Un dolore pauroso, allucinante, una cosa atroce. In sei mi legarono e mi fecero passare questa scarica elettrica nel cervello... Al risveglio mi sentivo dentro una buca nera. Il giorno dopo però cominciai a bere con la cannuccia, poi chiesi un po’ di marmellata... I medici erano tutti felici: “Benissimo! Funziona!”. E via un altro elettrochoc».
Funzionava davvero?
ljuba rizzoli e la figlia isabella
«Mi ha tolto la memoria. Non riconoscevo più casa mia. Incontravo amici, non li salutavo, e quelli si offendevano. Però evaporava anche la morte della mia bambina. Ancora adesso ci sono cose che mi sembrano avvolte nella nebbia. La mia infanzia invece me la ricordo benissimo».
Nella sua autobiografia «Io brillo», scritta con Tiziana Sabbadini...
«Sa che quando arrestarono Matteo Messina Denaro trovarono il mio libro sul suo comodino?».
(…)
Da ragazza subì una violenza.
«Studiavo a Voghera dalle scuole agostiniane. Il mio professore di scienze si era offerto di accompagnarmi a casa in macchina. Si fermò in un bar per offrirmi una cioccolata. Con la complicità della barista, mi chiuse in una stanza. Era la mia prima volta. Mi ammalai».
Cos’era?
ALBERTO SORDI E LJUBA RIZZOLI
«Gravidanza extrauterina, emorragie interne, infezioni. Fui operata dal padre dell’uomo che mi aveva violentata. Mi avvertì che molto difficilmente sarei potuta diventare mamma. Ma non dissi nulla. Mio papà era gelosissimo di me, pensi che quando mi presero a Miss Italia mi fece a pezzi il vestito e mi tagliò i capelli. Sarebbe stato capace di uccidere lo stupratore; e si sarebbe rovinato la vita».
Giovanissima, si fidanzò con il direttore di Tempo illustrato, Arturo Tofanelli.
«Arturo si era messo in testa di fare di me un’intellettuale: “Oggi leggiamo Poe, domani iniziamo Proust...”. Mi presentò Indro Montanelli, che mi adorava, e Curzio Malaparte, che non mi piaceva. Andammo nella sua famosa villa di Capri. Lui era agitato, nervoso, violento. Si chiedeva: Dio sarà così stupido da farmi morire?».
Perché Montanelli la adorava?
«Sosteneva che fossi la migliore padrona di casa mai vista. In effetti, ero capace di mettere venti persone a tavola senza un solo cartellino con i nomi. Li memorizzavo tutti, poi dicevo: onorevole qui, eminenza qua, principe là...».
ljuba rizzoli con ranieri di monaco, liz taylor e grace kelly
Lei ha conosciuto l’Aga Khan.
«Avevo lasciato il direttore per il petroliere Ettore Tagliabue, che aveva una bellissima riserva di caccia e trecento cavalli. Aly Khan lo vedevo a Deauville, in Normandia. Uno zingaro miliardario, uno charme folle. Mi invaghii. Accompagnavo al maneggio la sua bambina, Yasmin, che aveva avuto da Rita Hayworth...».
Conobbe anche la leggendaria Maharani, la moglie del maharaja di Baroda, la più grande collezionista di gioielli al mondo.
«Comprai l’intera collezione all’asta. L’accordo con mio marito, Andrea Rizzoli, era che ci saremmo tenuti i brilli più belli, io li chiamo così, e avremmo rivenduto il resto. Rovesciai i tesori su un tappeto di velluto nero: una piramide alta quasi un metro di bracciali, anelli, collier, diademi...».
Perché le piacciono tanto i gioielli?
ljuba rizzoli io brillo
«Perché una volta Edda Ciano mi disse che i gioielli le avevano salvato la vita. Grazie a un sacchetto di brilli era riuscita a riparare in Svizzera e a sfamare i figli. Così mi consigliò: “Ragazza mia, non chiedere mai regali inutili. Solo pietre preziose. Anche da un carato; ma preziose”. La Maharani aveva un diamante da 75 carati...».
Come incontrò Andrea Rizzoli?
«Tagliabue era già sposato, il divorzio non c’era, e organizzò per me un matrimonio all’italiana: tipo quello tra Berlusconi e la Fascina. Era molto più anziano di me, i suoi cavalli vincevano il Gran Prix ma gli procuravano uno stress terribile, non doveva provare emozioni: riposo assoluto. Partii per il giro del mondo con tre amiche: Hong Kong, Singapore, Sidney, le isole Fiji... Al ritorno andai in scuderia, e non vidi Tagliabue».
Dov’era?
«A casa, ma lo stalliere mi implorò: “Non ci vada, c’è la Teresina...”».
Chi era la Teresina?
«La figlia di un groom di scuderia, che mio marito aveva fatto uscire dalla casa di correzione dopo una vita per strada. Ovviamente salgo sulla Giulietta bianca, mi precipito a casa, e trovo la Teresina che lo sta ringraziando, tipo Monica Lewinsky con Clinton. Mi allontano inorridita, vago sotto choc, cado in una piscina vuota. Picchio la testa, e mi risveglio al Neurologico. E lì incontro Andrea, in visita per un padiglione che voleva finanziare».
ljuba rizzoli
Com’era Andrea?
«Non bello, ma buono, dolce, intelligente. E sposato. Ma lasciò la moglie e andai a stare in famiglia, in via Gesù».
In via Gesù c’era anche il padre di Andrea, Angelo Rizzoli, il fondatore.
«Il cumenda. Io lo chiamavo il Rizzolino, come lui stesso si definiva. Uomo favoloso. L’avevo già incontrato in treno, mi aveva proposto di fare l’attrice, diceva che avevo il volto di Eleonora Rossi Drago sul corpo di Sophia Loren... Ma il cinema non faceva per me. Comunque il cumenda mi prese in simpatia. E poi avvenne il miracolo. Rimasi incinta».
Come scelse il nome?
«Agnelli mi disse: “Tua figlia deve avere un nome da regina”. Pensai a Teodolinda. Andrea disse no: “Con un nome così ammazzerà suo padre. Meglio Isabella”. E Isabella fu».
Con Agnelli ebbe una storia?
«Sono cose minori... Se succedeva, succedeva».
ljuba rizzoli in posa con i suoi cani
Questa sua risposta è destinata a diventare di culto. Marella però la bloccò all’ingresso della Leopolda, la villa degli Agnelli in Costa Azzurra.
«Avevo assunto Madame Eugénie, la governante che Marella aveva allontanato perché copriva i filarini di Gianni. “Potrei scrivere un libro” ci diceva sempre; poi non lo scrisse, Gianni si assicurò il suo silenzio comprandole una tabaccheria a Venezia. La nostra villa, sul promontorio di Cap Ferrat, era a due passi dalla sua, ma la vista era più bella: eravamo circondati dal mare. Ogni tanto vedevo arrivare Agnelli: si faceva preparare un pastis, chiedeva quali fossero le novità».
E Alain Delon?
«Eravamo a Megève, io e la mia più cara amica, Marina Cicogna. La sera sentiamo un fruscio e troviamo un biglietto sotto la porta: “Ti aspetto. Alain”. Ma chi delle due aspettava? Marina mi strappa il biglietto di mano, si veste e si precipita. Il mattino dopo Delon era infuriato con me, dovetti partire di corsa. Ma i troppo belli non mi sono mai piaciuti».
ljuba e andrea rizzoli
Regazzoni sì però.
«Ho sempre avuto una consuetudine con i piloti, da ragazza feci la curva parabolica di Monza con Fangio. Clay Regazzoni era il più charmeur. Un anno a Montecarlo disse: “Sto troppo bene qui con te, io alla corsa non ci vado”. E non ci andò! Clay sì era un signore, non come quell’Hamilton...».
Hamilton?
«L’altro giorno qui a Montecarlo è arrivato a tutta velocità e mi ha frenato a cinque centimetri dalla gamba. E non ha neanche detto sorry! Un cafone».
E la Fallaci?
«Il cumenda la considerava la più brava di tutti, ma quando seppe che Andrea l’aveva invitata da noi a Cap Ferrat si allarmò: “Tu sei matto, l’Oriana e la Ljuba insieme litigheranno ferocemente!».
Come andò?
«Lei era sfacciatissima. Faceva il bagno in piscina nuda, abbracciava Andrea, andava in giro con lui mano nella mano; e io ero gelosa. Una sera eravamo a cena al Pirate, e notai che Oriana puntava un ragazzo, Samir. “Guarda che quello lo devi pagare” la avvertii. Ma la Fallaci si impuntò e lo ebbe, gratis. Poi andammo tutti insieme nella villa di Von Karajan...».
LJUBA RIZZOLI
Herbert, il grande direttore d’orchestra?
«Lui. Era una famiglia di nudisti, e ci invitarono a spogliarci. Andrea, suo cognato Mimmo Carraro, Nino Nutrizio, Giovanni Mosca erano imbarazzatissimi, e ottennero un postiche biondo al posto del costume. Oriana, felice, cominciò a ballare nuda a bordo piscina. Von Karajan era un mito in ogni senso, l’ho pure fotografato...».
E Alberto Sordi?
«Faceva ridere anche senza parlare. Al Pirate servivano la migliore bouillabaisse del mondo, se trovavi una spina potevi non pagare il conto. La sera in cui toccava ad Alberto offrire, si portò la spina da casa».
Un genio.
«Ma al casinò perdeva pure lui. Giocava al “trente et quarante”, puntava contro i perdenti; invano. Mi diceva: “Guarda Ljuba, De Sica sta perdendo, andiamo a giocargli contro”; e De Sica cominciava a vincere. Un anno mi annunciò: “Sto perdendo troppo, devo fermarmi in villa da voi finché non mi rimetto in pari”. Alberto Sordi rimase a Cap Ferrat un mese e mezzo».
ljuba rizzoli in compagnia di liz taylor, andy warhol e marina cicogna a montecarlo nel 1973
C’era pure re Fahd.
«Non era ancora re, soltanto principe. Ero a tavola con Attilio Monti, Terruzzi, Invernizzi e altri miliardari. Mandano me a prenotare il tavolo del baccarat, ma mi avvisano che è già riservato dall’erede al trono saudita, appunto Fahd. Il principe mi nota e mi invita a seguirlo, ma io reagisco: venga lui a prendere il tè a casa mia, domani alle 5».
Venne?
«Era già impegnato con la Begum, la moglie dell’Aga Khan. Venne il giorno dopo ancora. Il colonnello che lo accompagnava mi porse un pacchetto: c’era un brillante di Cartier, da ombelico. Risposi che non potevo accettare. Il colonnello si agitò moltissimo: “Signora la prego, lo prenda, se no il principe si offende...”. Mi ricordai di Edda Ciano. E lo presi».
ljuba rizzoli a milano negli anni novanta
La sua passione per i casinò è celebre. Camilla Cederna scrisse che una volta, finite le fiches, aveva gettato sul tavolo della roulette gli orecchini di smeraldo. È vero?
«Sì, ma per gioco, mica si potevano puntare gli orecchini... I croupier mi conoscevano, mi lasciavano gettare la pallina, dire rien ne va plus. Al casinò non si vince mai. Chi dice di poterlo fare scientificamente è uno stupido. Ma il denaro per me non è mai stato importante».
È vero che una volta vendette la sua Rolls Royce a Giovanni Borghi, quello dell’Ignis, per continuare a giocare?
«È vero. E lui me la rimandò, piena di fiori. Fu il suo modo per farmi un regalo. Erano begli anni. Andrea mi portava con il jet privato a fare il bagno in Grecia, a vedere la corrida in Spagna.
Incontravi re Farouk e Federico Fellini, la sorella dello Scià e Silvana Mangano, Filippo d’Edimburgo e il torero Dominguin, forse l’uomo più affascinante che abbia mai conosciuto. Avevamo diciotto labrador, neri e color champagne... La rovina dei Rizzoli non fu la bella vita, tanto meno il casinò».
ljuba rizzoli con walter chiari e alida cheli nel 1969
Quale fu?
«Il Corriere della Sera. Al tempo di Gelli, Calvi e della P2. Andrea lo comprò per coronare il lavoro del padre, del cumenda, del martinitt. Il Rizzolino sognava un quotidiano, con Montanelli, Afeltra, Granzotto andava a Parigi per studiare il Figaro, aveva già comprato le rotative per stampare “Oggi. Il giornale di domani”. Poi cambiò idea. Il Corriere era di Crespi, Moratti e Agnelli, che sarebbe rimasto.
Ma Andrea non volle, preferiva essere un editore puro. Gianni mi disse: “Siete pazzi, un quotidiano è come fare un figlio ogni giorno”. Poi Andrea cedette il comando a suo figlio, Angelo, ma si raccomandò che non facesse amministratore Tassan Din. Quando lesse sul Corriere che il nuovo amministratore era Tassan Din, si sentì male. Morì di crepacuore. Ci portarono via tutto. Le undici ville di Ischia, lo yacht, il jet privato... Rimasero solo le briciole».
Lei non ha vissuto male neanche dopo.
«Le briciole di un miliardario sono comunque soldi».
ljuba rizzoli nel 1969 con marc chagall
In Costa Azzurra c’erano anche Onassis e Churchill.
«Churchill aveva il “black cat”, il gatto nero della depressione. Ed era pure lui ossessionato dal casinò. Mi diceva: io ho vinto Hitler, e non riesco a vincere alla roulette...».
E Onassis? Era volgare come si racconta?
«Tutt’altro. Aveva un sorriso da zingaro e un fascino adorabile. Salimmo sul suo yacht, il Christine, che era il nome di sua figlia. Ora lo vedo dalla finestre di casa mia a Montecarlo. Lo affittano ai turisti. I miei compagni di strada sono tutti morti».
ljuba rizzoli nel 1957 su una pista di ghiaccio
E lei non teme la morte?
«Ma io sono già stata clonata. Antonio Grimaldi, il mio stilista preferito, ha organizzato una sfilata con ventiquattro miei cloni: ragazze giovani, collo alto, coda da cavallo, e per un giorno si chiameranno tutte Ljuba. Come se fossi già morta, e rinata».
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Gloria! è l'inizio della rivoluzione
Gloria! è un film vivace, vero che dà speranza ma che soprattutto dà voce alle donne che non l’hanno avuta mai. Margherita Vicario nella sua opera prima è riuscita a realizzare un film sicuramente con qualche stonatura ma che si fa volere bene e restituisce gioia allo spettatore.
Un incontro tra musica del passato e musica pop perfettamente equilibrato.
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L’altra sera ho avuto modo di vedere Gloria! di Margherita Vicario presso il Cinevillage di piazza Vittorio e ne sono rimasta profondamente colpita. Sfortunatamente (o fortunatamente) faccio parte di quel gruppo di persone che una volta uscite dal cinema non riescono a dare un vero parere oggettivo di quello che vedono, c’è sempre una sorta di scontro tra parere razionale e irrazionale. Gloria! fa parte di quella manciata di film che io ho sinceramente amato sin dal primo momento. E lo dico senza mezze misure. Se avete modo di vederlo, guardatelo e godetevelo perché oltre ad essere un film piacevole da guardare, riesce a mettere alla luce il talento delle compositrici del passato di cui sappiamo ben poco. Margherita Vicario in questa sua prima opera ha fatto una ricerca accurata e non indifferente per riuscire a rappresentare un universo musicale quanto più fedele possibile al periodo storico in cui è ambientata la narrazione. Anche la scelta delle attrici non è assolutamente casuale, tutte scelte letteralmente per il loro tono di voce, oltre che per il loro talento.
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In un periodo storico dove la donna non poteva avere niente, le protagoniste si uniscono in un viaggio legate dalla musica e dalla voglia di far sentire la loro voce e non solo...Il bisogno di dare un suono a quelle parole e quei sentimenti che di solito sono costrette a nascondere o, ancora peggio, a reprimere rende rivoluzionario il loro incontro. Ed è proprio grazie alla musica che le orfane speranzose, prima diventano collaboratrici per poi diventare sorelle con lo stesso sogno e con lo stesso bisogno: essere libere di essere e fare ciò che desiderano. Una realtà femminista che fa sperare che per qualcuno sia andata a finire veramente così. Una giornalista che seguo ha detto che Gloria! è il film di cui noi tutti abbiamo bisogno e mi ritrovo tantissimo in queste parole.
Isabella R.
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sognareleggiesogna · 4 months
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REVIEW PARTY: Broken Devotion di Isabella Vanini
Cari Sognatori, Rosanna ha letto il romance forbidden e spicy,  retelling Tristano + Isotta, scritto da Isabella Vanini !!! GENERE: retelling/Forbidden/spicy/suspense contemporary romance DATA DI PUBBLICAZIONE: 26 maggio 2024 Ebook / Cartaceo Affiliato Amazon   È la promessa sposa dell’uomo a cui devo tutto. La figlia del mio nemico. Ed è l’unica donna che io abbia mai amato. TRISTAN In trappola.…
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Eduardo dice a sua moglie Isabella: “Sai, quando non ci sarò più, guarda bene, perché, in tanti segni, io mi paleserò e tu mi troverai”.
Era il 1963 e glielo dice da par suo, con una struggente poesia intitolata.
"Sto qua"
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c'è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s'intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d'argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d'oro i rami degli alberi
e s'infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un'insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell'alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell'aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
sì, li puoi trovare.
Eduardo De Filippo
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francy-riflessioni · 6 months
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Io odio l'amore, parlo sempre male di lui, perché è il luogo dove sono stata uccisa. Sono stata uccisa ad Amore, sai dov'è? È un paese piccolo, senza finestre, dove i sogni diventano incubi all'improvviso, e un sorriso diventa un ghigno, all'improvviso.
Io ho paura dell'amore, perché non c'è altro che amo.
Io amo Amore, quel paese piccolo, senza finestre, che mi ha ucciso.
Tumblr media
(Isabella Santacroce)
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cinquecolonnemagazine · 8 months
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Una conversazione impossibile con Colombina
Per un tempo lunghissimo mi sono occupata della Commedia dell’Arte e dei suoi personaggi, studiandola e realizzando maschere sulla scia del rinnovato interesse nato negli anni 70 intorno alle nostre tradizioni teatrali e al lavoro di registi come Strehler e la sua versione della commedia di Goldoni: “Arlecchino (Truffaldino) servitore di due padroni” che va in scena ancora oggi, dopo 2200 repliche, in tutto il mondo.  Le ho conosciute tutte le maschere, appassionandomi ora a Pulcinella, ora ad Arlecchino e ai Capitani fanfaroni ora a Pantalone, nel quale ho voluto vedere l’antenato mediterraneo di Paperone, due avari tanto avari da diventare, col tempo, surreali ed esilaranti.  Dunque sono tutti maschi i personaggi portanti della Commedia? Beh sì e l’ho sempre saputo, trovando poco interessanti le protagoniste femminili, le “innamorate” che, con l’innamorato, costituiscono il pretesto intorno al quale ruota di solito la storia. Dalla loro parte ci sono, però, le servette, dai vari nomi, molto più intriganti e divertenti e alle quali mi piacerebbe porgere un po’ di domande se potessi incontrarne una, Colombina ad esempio, per un’intervista impossibile forse possibile oggi, “Una delle ultime sere di carnovale” (Goldoni). Ed eccola Colombina, si è materializzata nei miei pensieri pronta a farsi conoscere meglio: Dunque, Colombina, sei tu, nel tuo ruolo di servetta, l’unico personaggio femminile forte e con un proprio carattere attivo e risolutivo nel plot amoroso degli innamorati. E un piacere conoscerti, ma da dove vieni, quali sono le tue origini?   C. Uhhhh, vengo da molto lontano e ne ho fatta di strada da quando ero una schiava nelle Commedie di Plauto, ma mica scema, sai? Anzi, sempre pronta, come oggi, ad aiutare il padrone con una mia furberia. Poi, non so come, mi sono ritrovata in un carrozzone a girare e recitare nelle piazze, una gran fatica e spesso a pancia vuota, fino a quando mi ha voluta Goldoni, su un palco, a teatro, col mio bel vestitino e il grembiulino borghese, non più schiava ma sempre al servizio di qualcuno, di Pantalone o della figlia Rosaura, sospirosa e innamorata del tipo sbagliato, un po’ come tutte, anche voi ancora oggi, o no? Mi sa che hai ragione, chissà, forse funzionavano meglio i matrimoni combinati dai genitori dei tuoi tempi? Ma dimmi,  com’è la tua vita a viso nudo tra tanti uomini mascherati? C.: Ahahahah, mascherati, vero! Che dirti, hai presente il “Me too”  americano? E’ la mia storia coi miei padroni! Vecchi come Pantalone o Balanzone, ringalluzziti dalla presenza di una giovinetta a portata di mano - morta - e io a sfuggir loro con mille pretesti e qualche raggiro, e sempre fedele innamorata di Arlecchino, donnaiolo assaissimo! Ma io lo metto in riga, ne son capace e mi deve lasciar libera! Ho dovuto sviluppare la furbizia, io, e l’arguzia, per districarmi e rendermi indispensabile al Sior Todero o alla Siora Marcolina, per sopravvivere, per avere un tetto sulla testa e poter fare quel che mi garba. E le donne tue padrone? Come ti trovi con loro? C. : Ahhhh molto meglio, non c’è paragone se sono le figlie giovani del mio padrone, come la mia Isabella, innamorata e osteggiata dal padre, il solito Pantalone.  Lei ha bisogno di me, dei miei consigli, dei miei favori; ora, per esempio, ho una lettera nascosta nel grembiule, debbo consegnarla a Leandro, il suo innamorato, e quando lui verrà a casa, distrarrò il vecchio per farli incontrare. E non sei mai gelosa di loro, della posizione e del benessere di cui godono? C.: Gelosa io? Mai, so qual è il mio posto, non ho di questi grilli per la testa, io. Chissà, forse mi verranno più avanti, quando sarò locandiera, e mi piacerà farmi corteggiare dai signori, nobili o ricchi, miei ospiti, forse sognerò di diventare marchesa, poi…poi tornerò coi piedi per terra e sposerò il mio Fabrizio, perché io voglio restare padrona della locanda e libera!  Ma ora scappo, ho la lettera da consegnare, chissà cosa c’è scritto, non so mica leggere. S’ciavaaaa, schiava vostra, insomma ciaoooo. Ciao Colombina, donna libera, soprattutto dai gruppi-genitori wa, dal folletto e dal bimby, e dall’ansia dell’invecchiare con o senza filler. Testo nato per il gruppo: « Tra parole e immagini »Illustrazione di Roberto Busembai per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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