#Investimenti a elevato ritorno economico
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guadagnoconcreto · 1 day ago
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Investimenti ad Alto Rendimento: Strategie 2025
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virginialunare · 3 years ago
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Cultura, edilizia e real estate.
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E se fosse vero che oltre al mal d’africa esiste un male d’edilizia? Forse può sembrare una forzatura ma solo chi in questo settore ha speso giornate conosce il fascino della vertigine che si prova ogni volta che si da inizio ad una qualsiasi realizzazione edile.
Edilizia e real estate in un connubio sempre più indissolubile rappresentano una magnifica ossessione per molti.
Un comparto economico che al di là della percentuale del Pil nazionale che affonda le proprie radici nella storia del nostro paese culla di grandi e importanti costruzioni ed esportatori di saper fare per molta pare del secolo scorso.
Un settore, quello che ho raccontato nel corso di questi quattro anni, che ne ha passate veramente tante, una serie anche troppo lunga di montagne russe che tuttavia hanno avuto il pregio di consolidare alcune realtà industriali che sono riuscite ad attraversare e superare questa tempesta perfetta.
Una tempesta, quindi, “quasi” perfetta iniziata nel 2007 che ha portato alla ridefinizione del settore e fatto emergere alcune tendenze.
Nel percorrere gli articoli del mio blog ho idealmente intrecciato un fil rouge alle mie parole lasciate sul web: la rigenerazione urbana, la valorizzazione del territorio, le asset class alternative e le imprese che non sono più quelle di cinquanta-sessanta anni fa.
Quello che si è delineato è un mercato diverso che è passato da interpretare l’attività edilizia come mera cementificazione indiscriminata priva di progettualità che lasciava dietro di sé cattedrali nel deserto della provincia a un’attività volta alla riqualificazione e alla rigenerazione di città e quartieri.
Attività che ha dato vita alla trasformazione della skyline di alcune delle nostre città, Milano in primis, che si è trasformata da “Milano da bere” a polo di attrazione degli investimenti internazionali.
Non di meno, molta attenzione hanno calamitato nel corso degli ultimi 18 mesi le location secondarie, un riscatto d’orgoglio per le cosiddette città di provincia che hanno rivisto un aumento dei residenti, per non parlare del ritorno ad un turismo di prossimità non più legato alla imposta pausa ferragostana.
Sullo sfondo la ritrovata voglia di alcune illuminate pubbliche amministrazioni di aprire un canale di dialogo con la controparte privata per dare vita ad operazioni di partnership pubblico-private volte a riconsegnare al territorio parti di città che hanno “terminato” la propria funzione originaria, tramite operazioni di recupero di infrastrutture immobiliari verso una nuova destinazione turistica e culturale, in un paese che concentra sulla propria superficie il più elevato numero di siti Unesco.
Proprio questa vocazione turistica e culturale, che serpeggiando per tutto lo stivale – isole comprese – potrebbe contribuire al recupero di reddittività di molte parti del nostro paese a lungo aree depresse.
Tutto ciò alla luce di nuovi fondi che arriveranno anche dal governo comunitario e che potranno, in parte, essere dirottati sul settore delle costruzioni e del real estate.
La sfida che attende, ancora una volta le aziende del comparto è quella di capitalizzare il proprio know how coniugandolo con innovazione, digitalizzazione e industrializzazione alla ricerca di un prodotto finale in grado di plasmarsi alle nuove esigenze di una domanda orientata a cogliere le opportunità fornite in modo naturale dal nostro territorio.
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Intervista ad Agostino Siccardi, imprenditore italiano, recentemente rientrato da Mogadiscio
  Agostino Siccardi è un ”vecchio” ingegnere e imprenditore italiano che dal 2010, a causa della profonda crisi che ha colpito l’Italia, ha iniziato a lavorare nei paesi africani. Ha grande esperienza e conosce i luoghi nei quali viaggia per seguire il suo business, iniziato in Libia, finito subito per le note vicende che hanno interessato e interessano il paese, proseguito poi in Etiopia, Eritrea, Uganda e Somalia.
Ha imparato negli anni che per crearsi qualunque contatto, deve contare principalmente su se stesso; solo recentemente la politica italiana pare essersi accorta dell’esistenza del Corno d’Africa, anche se questa regione fa parte a vario titolo della nostra recente storia. Occorre visitare Asmara per comprendere come la nostra presenza sia stata comunque importante: la ferrovia Asmara-Massaua è stata costruita dagli italiani e terminata nel 1905 e funzionante ancora oggi: un vero gioiello tecnologico del tempo passato, che permette di passare dal mare ai 2.400 slm di Asmara.
“Il ruolo delle nostre Ambasciate – racconta amareggiato – dovrebbe facilitare il business delle nostre imprese, creando contatti e condizioni affinché questo possa svilupparsi. Invece la maggior parte dei contatti in questi anni me li sono sempre creati da solo, bussando alle porte: e da italiano, spesso con una bottiglia di buon vino, un pezzo di Parmigiano o una bottiglia di Olio Extra Vergine, ho avuto risultati inaspettati. O ti metti in gioco e agisci con tutte le tue forze oppure concludi poco: certamente ci vuole il suo tempo; occorre comprendere la mentalità dei paesi che ti ospitano per raggiungere dei buoni risultati. Oggi, se vuoi avere successo, ti devi sedere al tavolo e trattare alla pari con il cliente africano: è finito il tempo della colonizzazione: teniamo ben presente che l’Africa non è solo emigrazione, come ci vogliono fare credere.
L’Africa è ricca di imprenditori che hanno studiato all’estero, che parlano perfettamente inglese, che sanno quello che vogliono; però è anche il paese dove la concezione del tempo è diversa: in Africa il tempo scorre lento; il rapporto umano è fondamentale, perché chi ti sta di fronte deve prima fidarsi e poi ti apre le porte”.
Ed è così che Agostino si è creato il suo ultimo contatto che gli ha permesso di arrivare a Mogadiscio, per valutare la situazione locale e le opportunità per il suo business. Una idea balenata in questi ultimi mesi, percependo che nel paese stava cambiando qualcosa.
In Liguria è socio e amministratore da molti anni di una Società di carpenteria in acciaio, civile e industriale, la Metal Job Srl, che sta lavorando in Etiopia, dove “il mercato è molto attivo e dove la presenza cinese è fortissima, anche se recentemente l’attuale Primo Ministro, che ha una visione molto illuminata sul futuro del paese, sta cercando nell’Italia un partner che permetta al paese di crescere in termini di tecnologia ed esperienza��.
In Somalia la situazione è totalmente diversa: qui servono imprenditori senza paura che cercano il business con una buona dose di “incoscienza”. Si possono fare indubbiamente guadagni molto interessanti, grazie a quella che è ancora un’economia di guerra, dove qualsiasi cosa ha un valore molto elevato, ma – Agostino tiene a precisare – i guadagni sono commisurati ai rischi”.
Infatti per l’imprenditore italiano questa volta sarà solamente un mordi e fuggi. “A Mogadiscio: ora è il momento buono, prima che si sparga tropo la voce. La Somalia non è il nuovo El Dorado: c’è un lavoro enorme da fare, ma è ancora pericoloso”.
Nell’ex coloniale italiana, come in tutto il Corno d’Africa, racconta che “vogliono una maggiore presenza italiana: e non solo perché piace il nostro modo di vivere, di vestire e di mangiare”, ma perché ci considerano “fratelli”; la nostra presenza come colonizzatori non ha lasciato acredini, ma buoni ricordi: per esempio, camminando per Asmara, non è inusuale che qualche anziano ti fermi e ti parli in Italiano sorridendo.
Ma Agostino è rimasto colpito dall’attuale stile di vita che ha toccato con mano a Mogadiscio: miliziani, check-point, auto blindate, bunker e militari ovunque; le case sono per quasi la totalità distrutte; eppure la gente vive come se nulla intorno fosse come è; l’ottimismo pervade e contagia tutti, anche se troppa gente armata gira per le strade per garantire la sicurezza: Mogadiscio – ribadisce – mi ricorda quei film ambientati nelle città europee alla fine della seconda guerra mondiale”.
“È una situazione non naturale; – commenta – ho dormito in una casa privata, con la sicurezza armata all’interno. La situazione è ancora instabile, anche se il Governo con l’aiuto della Comunità Internazionale, sta facendo tutto il possibile per dare un futuro a questo martoriato paese”.
“A Mogadiscio – prosegue a raccontare – non ti muovi liberamente. Un europeo potrebbe costituire una merce di scambio… Mi son potuto muovere solo con auto blindata e scorta armata. La security tra auto e contractor costa circa 800 dollari al giorno”.
In Somalia per ora molto attivi sono i turchi: il porto e l’aeroporto sono stati ricostruiti e ora sono gestiti da loro; anche il Qatar è molto attivo nel paese, con finanziamenti che permettono di sostenere la rapida ricostruzione: nel paese; parlando con la gente, si intuisce un profondo desiderio di ritorno alla normalità.
Il Corno d’Africa ha una potenzialità enorme in termini di business e ha una posizione molto strategica, essendo all’ingresso del Mar Rosso, dove transitano tutte le esportazioni dai paesi del Far East ai paesi Europei. Per troppo tempo per esempio la pirateria Somala ha disturbato questi traffici. Per il business non servono solo i soldi per gli investimenti, prima c’è bisogno di stabilità affinché questi possano proliferare.
Per comprendere i luoghi, il mondo, le religioni e le guerre ci vogliono anche gli imprenditori.
Servono uomini come Agostino Siccardi, in cerca di opportunità lavorative. Ma che non devono essere solo quelle “di presentarsi e vendere alle fiere internazionali. Si deve investire in questi paesi, dove il ritorno economico sul lungo periodo può’ essere importante. La nostra nazione dovrebbe creare le condizioni per realizzare joint-venture con imprenditori locali, sostenendo gli imprenditori e le aziende che vogliono investire”.
Prima però, particolarmente in Somalia, “si devono garantire le condizioni di sicurezza allo straniero, perché già c’è una percezione sbagliata dell’Africa e se un occidentale va via non torna più” e addio investimenti europei.
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GALLERIA FOTOGRAFICA MOGADISCIO FEBBRAIO 2019
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Investire in Somalia. Oggi è possibile? Intervista ad Agostino Siccardi, imprenditore italiano, recentemente rientrato da Mogadiscio   Agostino Siccardi è un ”vecchio” ingegnere e imprenditore italiano che dal 2010, a causa della profonda crisi che ha colpito l’Italia, ha iniziato a lavorare nei paesi africani.
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