#Indugi
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Let's give a look at our catalogue!
As previously said in a post on this blog we are going to print some stuff from our catalogue.
Go to check on the new Store section!
Please note that: all the prices do not include shipment costs. A streaming link for each record is available by clicking on the album's title that redirects you to the bandcamp page where you can buy (with shipment costs included) the chosen album.
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PRIMA PAGINA Il Mattino di Oggi martedì, 06 agosto 2024
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Dal #22febbraio2023 il nostro sindacato è stato ufficialmente iscritto all'albo previsto dalla legge 46/2022. Permetteteci, con una punta di orgoglio e di falsa modestia, di dirvi che, al momento, risultiamo il 1° sindacato iscritto all'albo e solo noi siamo riusciti a farci iscrivere al #primo tentativo di rettifica dello statuto senza penosi e snervanti avanti e indietro che tanti altri stanno subendo. Questa è la dimostrazione, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, che la costanza, la perseveranza e l'approfondimento delle norme e dei regolamenti premiano sempre. W il #SIMGuardiadiFinanza avanti tutta senza #indugi e senza #paure W il SIM GUARDIA DI FINANZA AVANTI TUTTA SENZA INDUGI E SENZA PAURE. (presso Italia) https://www.instagram.com/p/CpDtIERtcxQ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Perché indugi in malinconie inessenziali? Perché mi manca l’essenziale accanto a me.
Italo Calvino
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Sabato ho preso un treno e sono andato a farmi un giro a Firenze. Ho scattato qualche foto e col calare della sera tutto intorno a me sembrava diventare così romantico e, complice l'essere solo, l'effetto è stato sempre lo stesso: "perché indugi in malinconie inessenziali?"
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Tenere assieme una famiglia
Anna: bellissima mora trentaseienne, madre di due bambini e moglie di Alfredo, lavorava con Michele nell'aziendina di quest'ultimo. Era la sua efficiente e fidata segretaria. Michele, leggermente più basso di Anna, aveva quasi sessant'anni ed era un uomo energico, positivo, in ottima salute, un po’ sovrappeso.
Tutto sommato, era comunque un uomo che aveva un suo innegabile fascino e dei sani appetiti. Sempre gentile e sorridente. Lavorando quotidianamente gomito a gomito, Michele inevitabilmente finì per sentirsi molto attratto da Anna, ma non andava mai oltre qualche garbato apprezzamento.
A un certo punto, la famiglia di Anna subì uno scossone, a causa della inattesa, improvvisa e pesantissima cassa integrazione a metà ore di Alfredo. Budget ridotto all'osso e, più spesso che non, insufficiente ad affrontare le spese di famiglia. Risparmi intaccati: per il mutuo, la scuola e il resto. Certo, Alfredo ogni tanto trovava dei lavoretti in nero, ma nulla di sostanzioso e continuativo. Frustrazione era ciò che sentiva maggiormente.
Quando ormai sempre più di rado egli faceva l'amore con Anna, l'uomo era brusco e sgarbato; quasi a voler ribadire il suo ruolo di maschio, qualora ce ne fosse stato bisogno. Lei si sentiva umiliata per questo. Eppure, solo poco tempo prima lui era un marito gentile e la trattava con i guanti bianchi. La giovane madre, frustrata ma sempre donna assetata di attenzioni, aveva quindi preso ad apprezzare molto i puntuali complimenti di Michele al mattino in ufficio: “come sei bella, oggi; profumi di primavera. Con te qui entra un raggio di sole..." e così via.
Il suo datore di lavoro, avendo appreso dello stato di estrema difficoltà della donna, aveva iniziato a darle un aiuto economico concreto. Ella per orgoglio, seppur debolmente, si era inizialmente opposta ma aveva finito con l'accettare. Quei cinquecento euro al mese che lui le passava in nero erano una sostanziosa boccata d'ossigeno, per il bilancio familiare. E Alfredo era roso dalla gelosia, immaginando chissà cosa. Anna era ferita dalle sue insinuazioni.
In lacrime, si confidò un pomeriggio a fine giornata con Michele, il quale non poté esimersi dall'abbracciarla e stringerla a sé. L'uomo fu letteralmente e inaspettatamente stordito dal profumo e dal contatto col corpo sensuale di quella donna stupenda. Gli venne quindi spontaneo perdere il controllo e baciarla sul collo: lei si staccò subito e gli diede uno schiaffo. Michele, rosso in viso, abbassò il capo e le chiese scusa. Ma oramai in lui era divampato il fuoco del desiderio.
Il giorno dopo ci fu un po’ di imbarazzo, subito dissipato dall'ampio sorriso di Anna: in ufficio ella gli fece una carezza e gli disse che certamente capiva il suo desiderio, ma che era pur sempre una donna sposata. Il fatto vero era che comunque anche in lei iniziava a svilupparsi inesorabile una certa attrazione verso quel bell'uomo, sicuro di sé e solido, che la riempiva di cortesie e che la trattava come ogni donna desidera essere trattata.
Michele, folle di desiderio, un giorno ruppe gli indugi e arrivò ad offrirle trecento euro per un'ora d'amore. Glielo disse in modo delicato e dolce, per non imbarazzarla: “per favore non equivocare. Hai capito che ti desidero da morire e sai che capisco il tuo momento di difficoltà; però io sono qui anche per offrirti un aiuto sostanzioso. Non avrei mai immaginato di fare questa cosa, di dirti ciò che sto per dire, ma l'amore compie miracoli."
"Perciò ti dico solo che vorrei che tu fossi in mia compagnia per un'ora in una stanza. Non sentirti offesa: mi basta la tua semplice presenza fisica in un albergo; ben lontani da questo ufficio. Se vorrai concedermi solo un bacio, io capirò. E mi accontenterò: te lo giuro.”
Lei, contrariamente alle aspettative, dopo qualche esitazione, gli disse di sì e invece di farlo attendere lo baciò subito furtivamente sulla bocca. Poi gli mise le braccia al collo e gli disse: “ti ringrazio per ciò che stai facendo e ti anticipo che avrai ben più di un bacio. Anche perché ultimamente mio marito mi mortifica molto. Sono esasperata e non lo sopporto più. In ogni caso, anche se proprio non dovrei farlo, ti confesso di sentirmi molto attratta da te a mia volta.”
Quello stesso giorno staccarono un po' prima e, per non dare nell'occhio, uscirono ciascuno per conto suo. Andarono in un alberghetto discreto: non appena soli nella camera, lei gli slacciò i pantaloni e inginocchiatasi gli prese in bocca l'uccello. Gli regalò una mezz'ora di vero paradiso. Per il resto del tempo, quella prima volta in massima parte parlarono, mentre lui le baciava e accarezzava il seno e la passera. Lui le confessò che ciò che gli piaceva di quella relazione era il fatto di scopare proprio con lei; con una donna da tutti a ragione considerata moglie e madre esemplare, virtuosa e morigerata.
Le disse che pagando avrebbe potuto avere, senza offesa, donne ben più giovani e forse fisicamente perfette. Che non aveva mai tradito sua moglie. Che il suo oramai era un matrimonio appesantito dalla routine e dalla palese mancanza di interesse da parte della moglie per qualsiasi cosa che riguardasse il sesso. Ma disse anche che lei era ormai la sua droga; che invece di altre donne preferiva comunque invece dare a lei, proprio a lei, un aiuto concreto.
E toccare con un dito il cielo quando lei avesse acconsentito a farsi amare. Anna, dopo gli ovvii scrupoli iniziali, aveva iniziato a provare gusto nel sentirsi scopata ogni giovedì a pagamento; anche perché oramai anche lei non vedeva l'ora di farsi sfondare il culo e riempire la fica e la bocca da quell'uomo che moriva di brama per lei. Che la colmava di regali, complimenti e roventi dichiarazioni d'amore e desiderio: una vera droga per qualsiasi donna.
La storia sarebbe potuta finire qui, se non fosse per il fatto che Alfredo, sospettoso, un giorno pazientemente la aspett�� all'uscita dal lavoro sin dalle due di pomeriggio. La seguì, la vide entrare in albergo con Michele. Quando lei tornò a casa da quell'ennesimo appuntamento, la costrinse a dire la verità, ad ammettere la sua relazione, facendola entrare in tutti i dettagli, soprattutto i più intimi. Lei tra le lacrime gli confessò come fosse iniziata. Lo fece anche riflettere su quanto quei soldi in più fossero utili, ovviamente e che non cadevano dal cielo.
Quando vide che il marito ascoltava con interesse estremo, iniziò ad aprirsi, piena di sottile malizia. Si sentiva gran puttana rivelata e scoprì che le piaceva molto umiliarlo, dopo che lui l'aveva trascurata sessualmente e quindi fatta soffrire a lungo. Gli rivelò perciò tutti i particolari dei suoi incontri: quello che piaceva a Michele e quello che lei stessa gli chiedeva di farle. Cose che suo marito neppure immaginave sua moglie potesse neppure pensare! Giochi di sborra, trattenimento del pene ovunque, uso di sex toys, farsi inculare dopo essersi fatta prendere a scudisciate sul culo e a schiaffi sulla fregna, pompini appassionatissimi con ingoio totale.
Si avvide immediatamente che a suo marito sorprendentemente la cosa piaceva da morire. Al punto che lui già quella prima volta a sorpresa e non resistendo più, tirò fuori l'uccello, le si inginocchò davanti, cominciò a masturbarsi piangendo e chiamandola sottovoce: 'puttana, maledetta troia.' E dicendole: 'oramai io per te sono solo un gran cornuto'. Umiliato ma felice, le sborrò sulle caviglie, con grande godimento di lui e un sentimento di pace ritrovata per lei, che lo accarezzò. Erano entrambi in lacrime. Poi Alfredo la portò subito in camera da letto: la desiderava come mai prima. Le leccò immediatamente la fregna a lungo: voleva sentire il sapore e l'odore del seme di Michele direttamente dalla fregna di sua moglie.
A tutt'oggi ormai, ogni volta che Anna torna a casa dall'incontro in albergo, dopo la descrizione minuziosa di tutto ciò che sua moglie ha appena fatto col suo capo, egli desidera subito leccarle la fregna, come antipasto d'amore. Da bravo cornuto, vuole con tutta l'anima assaggiare, ingoiare il seme fresco del maschio che ha scopato la sua donna. Perciò chiudono a chiave i figli piccoli nella cameretta, raccomandando loro di stare buoni per soli cinque minuti davanti alla tv e lui mugolando di piacere la pulisce minuziosamente, ingoiando tutto. Lei viene, tenendogli la testa ben premuta contro la fregna e lo umilia dicendogli cose del tipo: 'oh, come inghiotte bene la sborra del mio capo, il mio marito cornuto! Lui si che è un vero maschio.'
Poi comunque la notte scopano a lungo. Egli ormai la spinge a prostituirsi a Michele, la incita continuamente a intensificare gli appuntamenti, spesso dandole consigli e precise indicazioni su cosa fare e come farlo godere. Anna oggi si trova quindi di nuovo piena di amore e passione per Alfredo, suo marito. Ma anche di voglia di fare del sano e soddisfacente sesso, prendendo ovunque il grosso cazzo di Michele. Il quale è ben felice di godere della giovane madre di famiglia ogni qual volta lo voglia. Pagando, ovviamente. Lei è contentissima come una pasqua, di fare la puttana di un solo uomo in assoluta riservatezza. E di avere a casa un marito che la aspetta, cornuto e contento di esserlo. Non saprebbe dire cosa le piace di più: se il cazzo adorato del suo capo o farsi pulire la fregna, appena surriscaldata e farcita, dalla bocca e dalla lingua di suo marito.
RDA
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Gli uomini ti piacciono. guai se non esistessero! Ma a volte desideri toccarti da sola.
Ci pensi e, via via, l'eccitazione cresce fino a diventare pressante. Ma resisti e aspetti. Anche attendere, rimandare il momento di godere è piacere per te, è un piacere e un tormento! Godi nel sentire quella tensione al ventre, sentirti bagnare, sentire le labbra intime gonfiarsi dalla voglia!
Il desiderio cresce e tu pensi a come lo farai.
Lo farai sul tuo letto, senza spogliarti completamente. terrai la maglietta ma toglierai il reggiseno. Terrai gli slip ma li abbasserai fino alle caviglie in modo da farli tendere quando allargherai le gambe e tirerai a te le ginocchia.
Ti eccita tenerli così!
liberi i seni alzando la maglietta e ti accarezzi i capezzoli. Sono già duri al pensiero! Ti piace accarezzarti il ventre prima di toccarti davvero, passare le dita sul monte di Venere, liscio morbido , ha la forma di un triangolo con il vertice proprio all'inizio dello spacco. Indugi molto in questa carezza prima di arrivare al tuo fiore bagnato.
qui sfiori ripetutamente le dita sulle labbra esterne..... ti piace quel gonfiore teso che hanno. le stringi fra le dita e stuzzichi così il clito che è già pronto, pronto per darti piacere.
Quanto sei bagnata! E come ti senti eccitata e porca.
Ti apri e ti tocchi con la punta delle dita.
Ti piace la tua figa. È bellissima!
Come te la leccheresti se potessi..... Adori i tuoi orgasmi, adori godere in tutte le situazioni, godere di uomini e donne, ma ami anche godere da sola mentre la fantasia vola e i pensieri fanno di te una femmina senza limiti.
Ti apri e passi le dita all'interno.
Sei un torrente d'umori profumati, quanto ti piace l'odore della tua figa! Ti eccita! Ha un potere afrodisiaco enorme! Mentre ti tocchi ti inarchi tutta! Il tui corpo è teso come un arco! Ecco ora stringi fra pollice e indice della mano il tuo clito. è duro, tenace e scivoloso, è enormemente sensibile. Quanto ti piace strofinarlo! Grattarlo con le tue unghie lunghe! Tormentarlo e usarlo per godere! Devi avere le dita molto bagnate per goderlo appieno e le passi in figa dove c'è una fontana. Di solito godi presto.... Ma è il primo di molti orgasmi. Questo lo cerchi in fretta perché la voglia è pressante, ma poi godrai in maniera più prolungata. continui a strofinarti il clito ma l'altra mano la usi per penetrarti.
godi ancora così.
Raggiungi il tuo ano e ti piace far distendere le pieghette con le dita bagnate. Non riesci a smettere. E' una febbre che ti ha preso. La stanza sa di te.
Ti assaggi, sai di miele, di acqua di mare e di burro salato. Ti bevi. Ti succhi portando le dita dalla figa alla bocca.
Ti ami così come sei, porca, troia ....
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... cominciò a baciarla, prima ancora di chiudere la porta con un piede. Sembrava che volesse sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le sciolse la coda e tirò i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le baciò le spalle, le labbra, il viso. Voleva far l'amore lì, in piedi, perchè la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande.
Non voleva essere gentile, educato, rispettoso. Voleva conoscesse subito l'animale che aveva dentro. E lui voleva l'altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La voleva femmina fino in fondo. La voleva donna...e la voleva subito.
Per questo non la guardava con occhi adoranti e non le parlava con voce tremante per l'emozione di averla lì. No, non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel loro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie.
Nemmeno una carezza. Quelle le conservava per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che voleva darle perché lui era già pazzo di lei. Le conservava come il dolce a fine pasto....♠️🔥
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- Perché indugi in malinconie inessenziali?
- Perché mi manca l’essenziale accanto a me.
Italo Calvino
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(…)
ho cominciato a baciarla prima ancora di chiudere la porta, con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l'amore lì, in piedi, perchè la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande. Non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l'animale che mi portavo dentro. E io volevo l'altra lei, quella, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito. Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l'emozione di averla lì. No. Non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie. Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto.
Fabio Volo
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Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
Morire dormire; nulla più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.
Morire - dormire - sognare, forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perchè in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?
Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte - la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore - confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?
Così la coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell'azione perdono anche il nome.
- William Shakespeare - da "Amleto", Atto III, scena I
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... e niente, avete notato che la parola su un social network che è messa in primo piano è proprio lei, l'Amicizia? Quella che ne soffre maggiormente ad essere stuprata con l'inganno, ad essere svenduta o quasi regalata, in un sistema dove ci si fa "amici" tra sconosciuti, ma poi non ci si saluta per strada, oppure le nostre strade non si incroceranno mai, perché stiamo a millenovecentoventisette miglia di distanza dall'annusarci, in questo parcogiochi virtuale dove tutti sono amici, amici di tutti, intimamente sconosciuti, e bro, brother, sista e cazzate affini, dove ci si chiama per nome, anzi per soprannome, dove "sì, cazzo lui lo conosco benissimo" e "sì, lui è un mio grande amico", ma amico di cosa, porcodio? Perché io invece mi ricordo che ci ho messo quasi 3 anni per chiamare quello che poi sarebbe stato un mio grande amico, nonché mio coinquilino, per nome e non per cognome, mesi per capirci e studiarci, per superarci e venirci eventualmente incontro, giorni per rompere gli indugi e scambiarci un saluto, cazzo, ma i tempi cambiano, le cose passano, invecchiano, mentre altre corrono, però lui, il mio amico, e come lui tanti altri, sono ancora qui, nella mia vita di merda, e di tutti questi miei e vostri amici virtuali (e soltanto virtuali) invece che cosa sarà? Quando saremo in difficoltà, quando avremo bisogno di aiuto, di soldi, di cazzo-ne-so, quando vorremo piangere e berci una (anzi, 3) birre insieme cosa faranno ci metteranno un like? una reaction? un bel commento? o non visualizzeranno il nostro messaggio? e magari ci bloccheranno o cancelleranno dagli "amici" se rompiamo troppo i coglioni? Mah. Comunque si scherza, si esaspera, si provoca, anche l'amicizia virtuale ha un suo bel perché e da quasi un paio di decenni ormai, in tutte le sue svariate forme. Basta non si sostituisca a quella vera. Perché, pochi cazzi, quell'altra è vera e questa è un vile surrogato. Anche soltanto chiamarla "amicizia" è una bestemmia, porcodio. Una scoreggia non sostituirà mai una bella cagata. Non dimenticatevelo. (Il mio amico Cristian)
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"… ho cominciato a baciarla prima ancora di chiudere la porta, con un piede. Sembrava che volessi sbranarla, divorarla, mangiarla di baci. Le ho sciolto la coda e le ho tirato i capelli indietro per avere tutto il suo collo da mordere e baciare. Le ho baciato le spalle, le labbra, il viso. Volevo far l’amore lì, in piedi, perché la voglia di lei era più urgente di tutto. Più delle buone maniere, più delle domande. non volevo essere gentile, educato, rispettoso. Volevo conoscesse subito l’animale che mi portavo dentro. E io volevo l’altra lei, quella nascosta, che forse aveva imparato a non mostrare per non farsi giudicare da uomini stupidi e limitati. La volevo femmina fino in fondo. La volevo donna, e la volevo subito. Per questo non la guardavo con occhi adoranti e non le parlavo con voce tremante per l’emozione di averla lì. No. Non in quel momento. Niente indugi, nessuna gentilezza in quel nostro inizio. Niente frasi dolci, niente lenzuola profumate e letti morbidi, ma muri freddi ed il rumore degli oggetti che cadono, e ansimi incisi con le unghie. Nemmeno una carezza. Quelle le conservavo per dopo, quando tutto fosse finito. Ed erano tante le carezze che volevo darle perché io ero già pazzo di lei. Le conservavo come il dolce a fine pasto."
Fabio Volo, Il tempo che vorrei.
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L'ascensore
Sei il mio vicino di pianerottolo, ultrasessantenne molto ben tenuto e anche decisamente attraente. Io sono single, mai stata sposata e lavoro in questa città da tre mesi. Faccio i turni nella sede distaccata di un ente governativo di cui non posso parlare per ragioni di segretezza. Tutto è iniziato un mese fa per caso, quando nell'ascensore del palazzo eravamo in sei.
Io ero in fondo, vicina a te e tu avevi tua moglie e gli altri davanti a te, rivolti verso la porta. M'hai inavvertitamente sfiorato il fianco. Dapprima quindi c’è stato questo contatto puramente casuale. Poi visto che non dicevo nulla, sempre più sfacciatamente e in modo progressivo hai spostato la tua mano, decisa e sicura sul mio culo. Spudorato e incosciente. Uomo vizioso, non hai saputo resistere alla tentazione e al profumo della carne fresca, eh?
E io la nuova arrivata non potevo certo reagire: sarebbe stato uno scandalo. Poi ritrovala un po’ tu un'altra casa in zona lavoro… Allora mi sono limitata a guardarti fisso negli occhi, ad avvampare e diventare viola. Poi come se nulla fosse, un tuo sorriso e: “buona giornata, signorina!” Nei giorni a seguire, se ci trovavamo da soli in ascensore, ormai avendo capito che non avrei opposto resistenza, mi ti buttavi direttamente addosso affamato di me per quei quindici o venti secondi.
E io come una bambola passiva e connivente ti lasciavo fare. Per qualche perversa e a me ben nota ragione ho iniziato a desiderare sempre più quel tuo contatto raro e imprevedibile, quelle tue mani maschili forti che mi si infilavano nella blusa: sul seno, tra le gambe e dentro gli slip. E poi adoravo quell'odore di maschio maturo che restava sui miei vestiti subito dopo.
Ho preso quindi a girare per casa sempre vestita con una gonna corta ma ampia, scarpe e calze autoreggenti: quando sentivo la porta di casa tua far rumore, dallo spioncino controllavo se fossi tu. Allora uscivo direttamente, come se dovessi andare da qualche parte e mi infilavo nell'ascensore con te, per godere di quel breve mio essere tua segreta puttana a metà.
Il giorno in cui hai capito poi che non portavo più gli slip per facilitarti sei diventato pazzo di me! Adesso siamo già andati molto avanti: ogni tanto, se c'è tua moglie ma desideri palpare il mio corpo, con una scusa vieni a casa mia e per un minuto o due mi frughi, mi baci sul collo e m'infili la lingua in bocca. Poi scappi via. Se lei non c'è invece, vengo io da te. Ma il bello è che nel compiere le nostre manovre oscene, non ci diciamo neanche una parola!
Tra noi continuiamo a darci rigorosamente del lei. Comunque non andiamo mai oltre le tue ardite esplorazioni: mi infili le dita ovunque, mi porti all'orgasmo e intanto mi lecchi il collo e le spalle. Col dovuto rispetto formale tra vicini! Ormai mi sbottono sempre la camicia un po’ più e ti offro anche i miei bellissimi seni di trentacinquenne soda. Lecchi e succhi le mie mammelle avido. Indugi con la lingua e le labbra sui capezzoli turgidi.
Mi ricopri di saliva. Poi dopo massimo cinque minuti tutto finisce, io mi ricompongo e tu mi dici: “come va, signorina? Posso offrirle un caffè?” E parliamo tra noi in modo rispettabile di tutto il resto: condominio, lavoro, governo, cose varie. Come se tra i nostri corpi non fosse successo nulla! Oh, uomo d'altri tempi: quanto ti voglio! Desidero ardentemente prendertelo in bocca e farti uscire di testa, da quanto ti farò venire.
Strana sorte, mi tocca. Sarà il destino, il karma o forse la mia natura molto particolare, ma ho sempre preferito gli uomini molto più grandi di me. Da giovane ho perso la verginità con mio zio cinquantenne, il marito della sorella di papà che mi prendeva sempre in giro e mi considerava una bamboccia. O almeno così mi pareva. Sebbene spesso, abbracciandomi affettuosamente, la sua mano si posasse casualmente e spesso sulle mie natiche o sul mio seno, indugiandovi un po’ troppo a lungo.
Ma magicamente, non appena fui diciottenne le sue attenzioni su di me si acuirono, anche se in presenza altrui non lo dava troppo a vedere. Io però me ne accorsi e, disorientata ma finalmente lusingata nel mio essere donna, presi a provocarlo in continuazione. Perché mi piaceva da morire e volevo mi scopasse. Mi vestivo sexy e molto appetibile solo per lui.
Gli sedevo sulle ginocchia o direttamente in grembo, facevo la svampita innocente e scherzando lo toccavo. Ovunque. Mi adagiavo su di lui e potevo sentire la sua erezione. Mi accoccolavo, poi mi giravo e lo baciavo: dalle guance pian piano sono riuscita a conquistargli le labbra. Gli prendevo la mano e me la mettevo sotto la gonna sulla fica nuda oppure dentro i pantajazz tra le natiche: volevo perdesse il controllo e approfondisse, frugandomi i solchi adorati.
Poi, dopo le guance appunto riuscii a mettergli la lingua in bocca, mentre intanto gli toccavo l'uccello ancora nei calzoni. Sino ad allora avevo avuto solo vaghe fantasie, sempre su uomini molto più grandi di me. Per lui invece da tempo provavo un vero e inarrestabile desiderio, un vero scompiglio ormonale. Anche perché odiavo mia zia e volevo renderla cornuta di vero cuore. Sapevo che lo tradiva da anni. Chissà se lui ne era a conoscenza.
Ormai comunque l'avevo puntato. E lo volevo. Vivevamo nella stessa palazzina e quando nessun altro era in casa mia o sua, iniziai a stuzzicarlo intensamente e con assiduità. Per giorni e giorni. Poverino, che torture! Sudava freddo, quando c'ero io. Ma comunque alla fine, quando si decise, andammo in campagna e invece di aprirmi la fica, come prima volta lui mi volle sfondare il culetto.
Erano ovviamente gli ultimi scrupoli di coscienza, prima del suo totale crollo morale. Alla fine, nessun uomo può resistere a una donna giovane e bella che gli si offra. Nessuno. Solo in seguito, dopo quasi due settimane da quella prima volta, abbiamo preso a scopare in modo canonico, di nascosto e regolarmente.
Ma grazie a quella prima esperienza, oggi la cosa che più adoro è prenderlo in culo. Uscivo, giocavo e scherzavo con gli amici della comitiva e ovviamente coi miei cugini, ma appena mi era possibile fottevo col loro padre. Ogni tanto lui aveva dei rimorsi, voleva troncare.
Ma bastava che da seduta lo guardassi innocente col dito in bocca, che mi togliessi le mutandine, allargassi le gambe e gliela facessi vedere che non ragionava più, letteralmente. Di converso, ho sempre inspiegabilmente attratto come una calamita sempre e soltanto uomini molto più grandi di me. Sarà il karma, o il destino...
Mai un coetaneo che mi corteggiasse! Eppure sono tuttora molto più che carina, senza falsa modestia. Ma tornando a noi due, Dio come desidero le tue mani tra le cosce e dappertutto! Quanto desidero sentire la tua lingua passare nel mio solco intimo, tra la fregna umida e il buco del culo.
E il tuo membro dentro di me. Devi deciderti a prendermi, prima o poi, tontolone. Dovrai pur tradire tua moglie: c'è sempre una prima volta. Anche in tarda età. Soprattutto in tarda età, quando i freni inibitori sono ormai logori e di fatto quasi inesistenti. Mi vuoi, questo è palese. Sei in pensione, lei invece ancora insegna. Domani mattina sono libera.
Verrò da te vestita per non fare prigionieri. Mi chinerò a gambe dritte e busto appoggiato sul divano. Non porterò gli slip. Sarò profumatissima, allargherò le gambe in segno di resa d'amore. Solleverò la gonna e offrirò alla tua vista il mio culo ben aperto. Sarò senza reggiseno, sbottonerò la camicetta per lasciare libere alla tua presa le mie mammelle.
Ti dovrà pur venir la voglia di tuffare il naso tra le mie natiche, di leccarmi l'ano, la fica e poi affondare il tuo uccello dentro di me. Dove più ti piacerà. So che sei ancora efficiente, sessualmente potente: quando mi ti butti addosso ti tocco i calzoni all'altezza dell'inguine e sento la tua virilità ben dura. Allora usala, cazzo! Fottimi. Sfondami. Fammi sentire la tua troia. Ma sei scemo? Alla tua età, quando ti ricapita più una storia così…
RDA
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Siete un magnete vivente; nella vostra vita attraete persone, situazioni e circostanze che sono in armonia con i vostri pensieri dominanti. Qualunque cosa sulla quale voi indugiate nell'inconscio, germoglia nella vostra esperienza. B.Tracy art by_priestessoflight777 ********************* You are a living magnet; You attract people, situations and circumstances into your life that are in harmony with your dominant thoughts. Whatever you linger on unconsciously germinates in your experience. B. Tracy art by_priestessoflight777
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Michel Le Maire
L’ORDINE INGIUSTO
Guida al sovvertimento dell’oligarchia globale
Edificato attorno all’unipolarismo americano, l’attuale Occidente è dominato da un “ordine ingiusto” fondato sul consumo compulsivo e sulla totale assenza di riferimenti verticali. Questa “cloaca maxima” – che ha sussunto le identità nel verbo apolide del mercato – opera il sistematico sradicamento di ogni orizzonte di senso: la persona si abbassa ad “individuo astratto”, la famiglia retrocede ad “unione fluida”, la Nazione si riduce ad “espressione geografica”, lo Stato si fa “governance tecnica” e la realtà cede il passo virtualità “social”. Spogliato delle sovranità e orfano delle Comunità, questo sistema è plasmato da una narrazione isterica e atomizzante – frutto dell’abbraccio mortale tra le utopie del marxismo culturale e i meccanismi della società liberale – che trova spazio nel quotidiano delirio del progressismo cosmopolita: la chimera della “società aperta”, la violenza del multiculturalismo, il livore femminista, la decostruzione “gender” e la martellante dittatura rivendicativa delle presunte minoranze a caccia di nuovi “diritti”. Un vuoto teorico dagli effetti devastanti, il cui trionfo – però – è tutt’altro che definitivo.
Storia, filosofia, economia, politica, attualità e cultura: questo pamphlet – coraggioso e per nulla fatalista – intende denunciare senza mezzi termini le perversioni e le idiozie di questa distopia del brutto, del basso e del vile, senza abbandonarsi alla rassegnazione del “tutto è perduto”. Perché dinanzi alla tirannia del deforme e dell’informe, alle anime libere spetta il dovere del riscatto. Queste pagine, allora, vogliono suscitare la fierezza e la speranza: per la decisiva riaffermazione della Civiltà europea, senza indugi e senza pentimenti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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