#Imposte tedesche
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italianiaberlino · 7 months ago
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L'imposta di successione in Germania
Il podcast di COSMO italiano sulla tassazione delle successioni in Germania
Vi consigliamo vivamente la lettura dell’ottimo articolo o l’ascolto del relativo podcast di COSMO italiano “Poche tasse in Germania per eredità e grandi patrimoni“ dell’11 aprile 2024. Il podcast affronta il tema della bassa tassazione delle successioni in Germania. Non si potrà certamente paragonare alle irrisorie imposte di successione in Italia, che è tra le più basse dei paesi occidentali,…
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per-i-tuoi-larghi-occhi · 6 years ago
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25 aprile
A tutti quelli che domani saranno in prima fila per celebrare il 25 aprile vorrei solo ricordargli di fare, tra i tanti brindisi alla libertà, anche un sorso di coerenza e un chupito di dignità. 
Perché queste persone tanto indignate dal fascismo, sensibili alla violenza e alle minoranze sociali e loro annessi diritti, si DIMENTICANO - o ignorano - che il loro colorato e fatato multiculturalismo, la loro caritatevole tolleranza e la loro accoglienza del “volemosebene” sono tutti gesti che stanno portando l’Europa verso un nuovo Fascismo, ancor peggiore di quello di 70 anni fa. Tale fascismo si chiama ISLAMISMO.   Gli ingredienti che fanno il maschio musulmano medio sono GLI STESSI del medio fascista nostrano:
- razzismo (perché in Francia, Belgio, Svezia, Danimarca i ruoli si sono invertiti, cari).(uscite fuori dall’italietta non solo per una vacanza, forse vedrete coi vostri occhi) - ideologie di superioritá sugli altri (gli infedeli - o fedeli alle altre religioni - sono nemici) - violenza ( organizzata spesso in maniera cameratista )  - omofobia e transfobia - machismo e violenza legittimata sulle donne - fondamentalismo religioso (degenerante in terrorismo)
Perché condanniamo tutti questi aspetti se vengono esaltati dalle bocche di casapound e non facciamo lo stesso quando le bocche sono quelle dei maghrebini? Il problema in Italia ancora si vede poco credo ma l'oggettiva altissima percentuale di popolazione di religione musulmana in paesi come Francia, Belgio, Germania, Olanda, UK, Svezia, Austria e Danimarca è indice di una reale e normale preoccupazione.  Le strade europee sono invase da questa gente che prega e urla per le vie cittadine; nelle mense scolastiche francesi e tedesche hanno eliminato la carne di maiale, per loro; in Europa vengono costruite 5 moschee per ogni chiesa, in Europa!  Però noi quando andiamo nei loro paesi, fosse anche solo per turismo, dobbiamo metterci il velo in segno di rispetto (ma rispetto a cosa??), dobbiamo stare attenti a ogni parola/gesto per non destare offesa alla loro cultura, e nel peggiore dei casi veniamo pure buttati in galera per "condotta-immorale", decisa ad cazzum secondo le loro ideologie arcaiche. Voi, persone di sinistra amabili e dal cuore grande, ricordatevi che in Francia e in Belgio le coppie gay per strada hanno paura a prendersi per mano perché dietro di loro sta camminando un arabo, esattamente come a Verona succede quando dietro cammina uno skinhead.  Ricordatevi che le vostre idee liberali e progressiste sono l’esatto opposto di quelle (medievali) della comunità musulmana che tanto supportate nella vostra schizofrenica cieca accoglienza. Ricordatevi che l’islam non ammette ateismo - pena il carcere o la tortura, o la morte - e che quelli che voi chiamate “casi isolati di estremismo” sono in realtà la norma nella religione islamica, religione che è estrema di per sé.  Ricordatevi che una coppia europea detiene una percentuale di figli dello 0,7%, mentre una coppia musulmana ne tiene 3,8. Fatevi un po’ di conti, e se tra 10 anni dovrete pagare le imposte al ministero della Repubblica islamica di Francia, non sorprendetevi, sarà troppo tardi... e forse vi avranno già impiccato in piazza o sbattuto in qualche cella per aver osato difendere la libertà, i diritti e il progresso che tanto abbiamo sudato in Europa per poterli conquistare
Ricordatevi tutto questo domani, giorno della Liberazione. 
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sauolasa · 2 years ago
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Più sanzioni a Mosca, ma cresce l'export tedesco verso la Russia
Il settore farmaceutico, non colpito dalle sanzioni imposte dall'Occidente alla Russia ha fatto schizzare verso l'alto le esportazioni tedesche verso Mosca
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paoloxl · 7 years ago
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A più di una settimana dai fatti di Amburgo, ancora oggi sei ragazzi italiani sono trattenuti nelle carceri tedesche come criminali, vessati dall’atteggiamento ostruzionistico delle autorità tedesche che provano ad ostacolare in tutti i modi il lavoro degli avvocati della difesa. Durante le manifestazioni contro il G-20, il governo tedesco ha messo in campo una stretta repressiva di carattere eccezionale perché eccezionale era ciò che stava avvenendo per le strade di Amburgo. Per la prima volta, infatti, scendeva in piazza in modo organizzato e nel cuore economico dell’Europa il dissenso contro le politiche neoliberiste imposte dalla Troika; non è un caso che la polizia tedesca si sia accanita proprio contro quei compagni provenienti dai paesi che più hanno subito e pagato le conseguenze della crisi economica. Temiamo che attraverso questa scelta repressiva, la Germania e tutta l’Unione Europea voglia mandare un messaggio intimidatorio a quanti dissentono dalle sue politiche di austerità, dalle riforme strutturali imposte ai paesi membri che in questi anni hanno solo creato povertà, disoccupazione e precarietà. Da questo punto di vista il fallimento del vertice internazionale di Amburgo ha confermato in pieno la totale insufficienza delle politiche economiche imposte dalla attuale governance, creando una insanabile frattura tra i popoli europei e chi li governa. Inoltre, è altrettanto importante, secondo noi, porre anche l’accento sulle ragioni che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a protestare, poiché pensiamo che l’unico modo per non far sentire soli i compagni arrestati è quello di ribadire i contenuti di una simile mobilitazione di massa. Facciamo appello, pertanto, a tutte e a tutti affinché non cali l’attenzione su quanti stanno pagando sulla propria pelle il prezzo per aver portato in piazza quello che è anche il nostro dissenso; è necessario ribadire che anche chi non era presente fisicamente, era comunque al loro fianco per le strade di Amburgo, poiché la loro lotta è la lotta di tutti noi. Non ci sfugge, infatti, che chiunque di noi poteva essere al loro posto. Emiliano, Alessandro, Orazio, Fabio, Maria e Riccardo LIBERI SUBITO! Firma la petizione ( clicca qui) https://www.change.org/p/libertà-per-gli-italiani-arrestati-ad-amburgo-nog20?recruiter=689526005&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=autopublish&utm_term=autopublish
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aneddoticamagazinestuff · 9 years ago
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Protestare e vivere
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Protestare e vivere
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di Antonella Policastrese
La notizia è da giorni che viene censurata. Protestano i Greci per via di aumenti delle imposte e tagli alle pensioni secondo quanto dettato dalla Troika. Nessuno deve sapere, specie da noi, con un premier che sta seguendo le orme del suo omonimo greco: Tsipras. Renzi non solo attua la propaganda di regime, mostrandoci un’Italia cresciuta dello zero virgola, ma adesso ci sta deliziando con la riforma dei diritti sulle unioni civili, che guarda caso sta producendo i suoi primi effetti . Diritti all’incontrario. E’ di oggi la novità che verrà abolita con un decreto retroattivo, la pensione di reversibilità alle vedove. Ma niente paura, ciò che toglie ai poveri lo mette sul piatto d’argento per i ricchi. Diritti, ma quali? Il canone si dovrà pagare in bolletta, come già avvenuto in Grecia, le tasse devono subire un ritocchino e i dipendenti pubblici meglio spedirli a casa con un bel grazie, non ci servite più. Stessa identica situazione dei nostri fratelli greci, privati del loro patrimonio ,svenduto a società tedesche, come gli scali aeroportuali dell’Egeo che godevano di ottima salute. Per cederli alla Merkel non si è badato al personale ,tagliato senza pietà e che importa se poi ci saranno famiglie private anche dell’aria che si respira, l’importante è razziare, togliere diritti e democrazia, lasciando intatti i privilegi di chi fa il lavoro sporco in casa e certamente non dovrà misurarsi con gli effetti della crisi creata appositamente per rottamare apparati produttivi e ridurre la gente a larve. Meglio tenere le persone impegnate, farle divagare, raccontargli scemenze, mentre Renzi viaggia sul suo air one che ovviamente siamo noi a pagare. . Un taglio sulla sanità e via, un taglio alle pensioni e sono soldi che entrano, privatizzazione dei servizi, cessione del nostro patrimonio o di intere aree urbane, tramite fondi sovrani come è avvenuto a MI, con sceicchi che hanno comprato a prezzi davvero convenienti tutta Porta Nuova. La Grecia come l’Italia. Afflitta dagli sbarchi con immigrati che non si sa come gestire, tanto l’ Europa , o meglio la Germania ordina ed i mercenari pronti ad ubbidire. A chi serve questa Europa se non alla Germania, che ha alzato la testa ed obbliga gli stati dell’Eurozona a piegarsi ai suoi diktat. Unì’Europa unificata solo dai soldi ,che non applica le stesse clausole per quanto riguarda gli stipendi, che non parla un’unica lingua che promuove la schiavitù per gli altri, il benessere solo per se stessa. Una Germania pronta a fare la voce del leone, chiamando tutti agli ordini, con un Mediterraneo un tempo culla di civiltà, ma ora in fiamme a causa delle mire espansionistiche di potenze che vogliono a tutti i costi crearsi un varco, per poter espandersi commercialmente e geograficamente in Oriente. Un’Europa che nel silenzio tartassa la Grecia, la cinge di filo spinato, perché la protesta non varchi i confini, come i profughi costretti a scappare e che si ritrovano nei lager di confine.Eppure una via di fuga e di salvezza potrebbe esserci. Nel romanzo di Manzoni “I Promessi Sposi” Renzi si trova coinvolto nella rivolta dei forni. La storia si svolge durante il periodo in cui l’Italia era sotto la dominazione Spagnola, ed i milanesi stanchi di essere affamati eressero le barricate. Ieri come oggi i dittatori sono sempre gli affamatori dei popoli. Ci vorrebbe un atto di coraggio ed unire le nostre sofferenze, la nostra miseria, la nostra voglia a vivere in uno Stato di diritto. Noi come i Greci stiamo perdendo la nostra identità la nostra cultura che ha caratterizzato le nostre storie e non possiamo morire. I barbari sono destinati a perire ma non le civiltà, che dal Mediterraneo si sono espanse rendendoci fieri di noi stessi. Ribellarsi e vivere tacere o morire.
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axorgath · 5 years ago
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🎍SCARLETT E BLAIR🎍
🎋Nomi:
Scarlett Hayez
Blair Hayez
🎋Alias:
(Scarlett)
Carly
Queen
(Blair)
Lay
Rockstar-Chan
🎋Data di nascita: 19/04/2008
🎋Luogo di nascita: Suzhou,Cina
🎋Età: 12
🎋Occupazioni: assassine mercenarie
🎋Genere: Femmine
🎋Specie: Ibrido Serval Bianco e Serval Nero
Sunny Spirit (Scarlett)
Rainy Spirit (Blair)
🎋Orientamento sessuale:
Eterosessuale (Scarlett)
Omosessuale (Blair)
🎋Religione:
Cattolicesimo (Scarlett)
Ateismo (Blair)
🎋Origini: cinesi, giapponesi, tedesche, Italiane, francesi
🎋Colore degli occhi:
Eterocromatici,neri e bianchi
🎋Colore dei capelli:
Neri e blu notte
🎋Colore pelliccia:
Bianca con macchie nere
🎋Altezza: 1.57
🎋Peso: 40kg
🎋Gruppo sanguigno:
A (Scarlett)
B (Blair)
🎍CARATTERE🎍
(Scarlett)
Scarlett è una ragazza davvero molto singolare.
Inizialmente è timida ed introversa,parla poco e ad occhi altrui può risultare persino fredda e “antipatica”
La verità è che dietro tutto questo di nasconde un mondo fatto di simpatia,gioia e allegria.
Scarlett è una delle persone più allegre che puoi trovare al mondo,sempre con la voglia di scherzare e sempre disposta a fare battute e mettere allegria anche durante i momenti difficili.
Al contrario della sorella, molto ferrea in tutto,lei si gode la vita come viene,non sente di dover essere superiore a nessuno e non si sente inferiore, anzi in realtà non le interessa neanche più di tanto.
Per via del suo carattere e di quello della sorella,tende spesso a lasciarsi trasportare da lei,e il fatto stesso che la segue ovunque (anche per proteggerla) ne è la prova.
Il suo idolo è Orion,e vorrebbe tanto essere come lui,anche se sa che non potrà mai completamente essere come lui,ma la cosa non sembra disturbarla minimamente.
La sua parte più nascosta è la sua parte protettiva verso la sorella.
Anche se superficialmente si può pensare che a lei della sorella non importi,e che anzi le lasci fare quello che vuole,anche mettersi nei guai,in realtà lei davvero molto protettiva.
Appena vede che qualcuno le tocca la sorella lei diventa una macchina da guerra senza pietà,e non si fa scrupoli addirittura ad uccidere il malcapitato.
Oltre questo,lei è razionale, molto più della sorella,per questo usa il poco che ha al meglio.
Ha qualche problema con l’alcol.
(Blair)
Blair è una ragazza davvero molto complicata.
È sicuramente la più socievole delle due,la prima che quando si tratta di conoscere nuove persone si fa sempre avanti.
Spiritosa, sarcastica ed estroversa,Blair sa di sicuro come conquistare la simpatia di ogni persona.
È molto affettuosa,e da molti può essere considerata addirittura “appiccicosa”,ma a lei non importa.
Nascosti invece ci sono i suoi problemi.
Blair ha seri problemi di gestione della rabbia,e tende ad esplodere ogni volta che le succede qualcosa.
Quando succede tende a diventare sboccata, offensiva fino ad arrivare alla violenza fisica,colmata dalla sorella che usa come sfogo.
Quando si innervosce inizia anche a sprigionare inconsciamente i suoi poteri.
Ancora più in basso troviamo invece i suoi seri problemi di inferiorità e derivata la sua sindrome della prima donna.
Si sente inferiore alla sorella perché è lei la più lodata delle due,e considerata la più bella;
Per questo lei fa di tutto per dimostrarsi in qualche modo migliore di lei.
Nonostante questa “rivalità”,Blair vuole un bene dell’anima alla sorella e non lo nasconde affatto.
Infine,mentre la sorella si limita ad idolatrare Orion,lei fa di tutto per imitarlo,e anzi si è messa in testa di volerlo superare ad ogni costo.
Oltre a questo,Blair è una fredda calcolatrice, intelligente e molto potente,fin troppo,e spesso usa tutto questo male,per via del poco raziocinio che si ritrova.
Ha problemi col fumo.
🎍STORIA🎍
Scarlett e Blair nascono entrambe in una famiglia cinese il 19/04/2008.
Ultime di 8 fratelli, Scarlett e Blair sono sicuramente quelle che sono riuscite a fare la differenza nella famiglia.
Nate in un contesto familiare molto difficile,non sono state cresciute dai genitori,ma da due dei loro fratelli, dato che i genitori si erano completamente dimenticati della loro esistenza.
La loro prima parola è stata detta a 9 mesi,e a tre anni potevano già fare un discorso completo e sensato; oltre questo Blair verso i quattro anni poteva risolvere problemi matematici a livelli delle medie, mentre Scarlett poteva tranquillamente smontare e rimontare un oggetto.
Chiaramente queste due bambine erano molto intelligenti,e i genitori se ne accorsero,e decisero di sfruttarle.
Scarlett e Blair non avevano una vera e propria infanzia, dato che non facevano altro che partecipare a concorsi,essere analizzate da scienziati o cose del genere.
Non hanno mai toccato un giocattolo ne socializzato con altri bambini, dato che i genitori consideravano tutto questo “da bambini”
Intorno ai 6 anni cominciarono invece a ribellarsi alle ferree regole imposte,e cominciarono ad uscire di casa di nascosto e parlare e giocare con altri bambini.
Cominciarono anche a rispondere ai genitori,dire la loro nei confronti dei concorsi e di tutto quello che stavano passando.
Per colpa di ciò i genitori diventarono sempre più severi fino a diventare abusivi.
Le bambine erano costrette a non parlare se non interrogate,non muoversi da camera loro se non per fare test o per andare a concorsi e a volte erano costrette a stare ferme in un punto senza dover muovere neanche un muscolo,per divertimento dei genitori;
La pena era essere picchiate a sangue, essere prese con la mazza o con bastoni di ferro.
In questi anni entrambe svilupparono parecchi problemi mentali che poi sfoceranno nei comportamenti e nelle dipendenze che avranno in futuro.
In questi anni inoltre i due fratelli che badavano a loro verranno cacciati di casa, quindi rimarranno sole con i genitori.
Verso i 7 anni, Scarlett disobbedisce ai genitori e per questo verrà picchiata a sangue.
Questo scatenerà la rabbia che sfocerà in furia omicida di Blair che per proteggerla accoltellerà a morte entrambi i suoi genitori.
Le due dopo questo evento decideranno di scappare e non lasciare più traccia di loro.
Cammineranno fino ad un deposito della Wish e si infileranno in un pacco per poi essere spedite dall’altra parte del mondo.
Appena arrivate dopo ore di viaggio si ritroveranno fuori ad un tempio dove ad attenderle ci saranno due ragazze,Sayuki e Kanna con l’aggiunta del fratello Rubit.
Appena inizieranno a convivere con Rubit, fratello che non sapevano di avere, scopriranno dell'esistenza dei restanti 4 fratelli che non hanno mai conosciuto.
Uno tra questi è Orion,che nonostante fino ai 11 anni non sapranno neanche che aspetto ha, cominceranno ad idolatrare.
Cominciarono ad andare a scuola normalmente,anche se i loro traumi non riescono a farle socializzare bene.
Blair vive nella costante paura che qualcuno la scopra per quello che ha fatto e la colpevolizzino, mentre Scarlett semplicemente non si fida di nessuno e non parla con nessuno.
Faranno solo un anno di elementari Perché gli insegnanti noteranno la loro incredibile intelligenza,e dopo altri test ancora si decreterà che la loro età mentale è di 15 anni,non di 7 e il loro QI va intorno al 200,per questo momentaneamente faranno un salto dalla seconda elementare alle medie.
In questo periodo ci sarà una profonda crisi economica al tempio,dato che si trovano al lastrico e in più degli strozzini li minacciano.
Per questo,a 9 anni prenderanno la decisione di intraprendere la carriera come assassine mercenarie,dato che si rendono conto di non provare alcuna empatia verso le vittime.
Verso questi anni inoltre Scarlett scoprirà di avere delle competenze da Hacker mentre Blair da armaiola.
Prenderanno la licenza media a 11 anni,e il governo deciderà che le due ragazze possono tranquillamente frequentare il liceo partendo dal terzo anno.
Sceglieranno lo scientifico data la loro passione per le materie scientifiche.
E in un anno diventeranno molto popolari nella scuola,dato il fatto che avevano solo 11 anni ed erano molto intelligenti e mature.
Le due ragazze inoltre si faranno un gruppo di amici di cui rimarrà soltanto una persona attualmente,Angie.
Nell’età del liceo riusciranno a ristabilirsi anche mentalmente,ma ciò non toglie che entrambe diventeranno le “casinare” della scuola, accompagnate dal loro gruppetto.
In più entrambe avranno un grosso primato in atletica,seconde soltanto alla loro amica Angie.
Passato un anno,nei primi mesi del quarto anno Scarlett prova a fare un attacco hacker alla scuola, fallendo miseramente e per giunta venendo espulsa dalla scuola.
Questo scatenerà ancora una volta la rabbia e l’istinto omicida di Blair,che ucciderà uno dopo l’altro tutti gli alunni della scuola ad eccezione di qualcuno o qualche classe, evento che sarà mascherato come attentato terroristico.
Dopo questo tutti gli alunni e professori restanti furono costretti a cambiare scuola,e quindi le due ragazze compresa Angie decisero di andare al classico,che anche se non si studiavano esattamente le materie che volevano loro, comunque trovavano interessante quella scuola.
In quel periodo,il loro lavoro aumenta ma la situazione nel tempio si ristabilisce e insieme a loro entra a far parte del tempio anche una bambina,Jing,che diventerà fin da subito la loro migliore amica.
🎍POTERI E ABILITÀ🎍
🎋 INTELLIGENZA: Scarlett e Blair sono davvero delle ragazze fin troppo intelligenti e furbe, sanno sempre come uscire da ogni situazione e la sfruttano entrambe abbastanza bene.
🎋FORZA FISICA: Entrambe hanno un incredibile e inumana forza fisica nonostante il loro corpo gracile.
🎋ELECTRIC SHOCK: questo è il loro potere principale nonché quello che usano più spesso.
Blair è più potente di Scarlett, dato che può rilasciare una scarica di 22.500 MW, mentre Scarlett di 10.000 MW.
🎋EMOTION DETECTOR: è un potere molto stupido che entrambe condividono.
Consiste nel guardare una persona e rilevare le emozioni che quella persona prova per una seconda persona.
🎋 RIGENERAZIONE: nonostante abbiano questo potere non funziona per niente bene,dato che la rigenerazione dovrebbe essere istantanea,ma a loro due il loro corpo si rigenera dopo tanto tempo.
🎋 CONTROLLO MENTALE: non c'è molto da spiegare, possono entrambe controllare la mente delle persone anche solo guardandole. Non usano spesso questo potere per via degli effetti sulla loro psiche.
🎋ALTRI POTERI MINORI CHE HANNO IMPARATO OGNUNO PER CONTO PROPRIO.
🎍CURIOSITÀ🎍
🎋Il loro primo giorno di scuola alle superiori vennero messe in classe diversa.
Per protesta iniziarono a vestirsi totalmente uguali e a fare credere che di tanto in tanto si scambiassero.
Alla fine furono costretti a metterle nella stessa classe,ma le abitudini non cambiarono.
🎋Sono abituate a vestirsi completamente uguali per confondere la gente.
🎋L’unico modo per distinguerle la prima volta è osservare la coda, Scarlett la ha più lunga.
🎋Il loro accento è un misto tra l’accento cinese,giapponese, italiano, francese e tedesco.
(Blair)
🎋Soffre di una lieve forma di xantofobia,la paura del giallo.
Infatti non sopporta anzi rifiuta questo colore su di sé,mentre sugli altri la disgusta soltanto.
🎋Ha la tendenza di innamorarsi subito, solitamente se riceve attenzioni.
🎋 Suona il basso e considera il suo basso “Hallen” il suo vero amore.
🎋Nel suo referto psichiatrico c’è scritto “la sua intelligenza è direttamente paragonabile al suo disprezzo celato verso l’umanità”
🎋Odia a morte i vestiti femminili.
🎋Ha una voce molto acuta e si vergogna così tanto da volerla camuffare in tutti i modi.
🎋Il suo soprannome "Rockstar-Chan" è un riferimento al fatto che si definisca spesso e volentieri una rockstar,per via della sua vita spericolata.
(Scarlett)
🎋 È un ottima parrucchiera ed estetista, oltre ad essere una make-up artist eccellente.
🎋Il suo sogno più grande è essere una Idol e formare un gruppo con almeno un'altra ragazza.
🎋 Ha una seria difficoltà nel pronunciare le parole che finiscono con “-ish”.
🎋 Ha una grandissima passione per il cibo,e mangerebbe qualsiasi cosa.
🎋La sua più grande passione sono i videogames,anche se dedica poco tempo a loro giornalmente,sa tutto di qualsiasi titolo le venga proposto.
🎋È una delle hacker più temibili in tutto il mondo.
🎋"Queen" è come veniva chiamata alle medie per via dei suoi ironici comportamenti da reginetta.
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Scarlett (sinistra)
Blair (destra)
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tmnotizie · 5 years ago
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di Martina Oddi
SAN BENEDETTO – Coronavirus ed economia: quale futuro per le fasce più fragili della popolazione nel post Covid19? Ne parliamo con Gabriele Marcozzi, segretario di Rifondazione Comunista per San Benedetto.
La città come reagirà nel post-Covid 19? Ci si metterà di nuovo in gioco con piccola imprenditoria e le attività tradizionali come commercio e turismo? O ci sarà un tracollo per cui i piccoli artigiani, commercianti, operatori balneari soccomberanno?
“La situazione che si sta verificando con l’epidemia di Covid-19 è una situazione che non è stata mai affrontata nel nostro pianeta negli ultimi decenni, quindi aprirà a scenari completamente inediti che sono veramente molto difficili da prevedere.
La città subirà, senza ombra di dubbio, una mazzata economica di portata storica e avremo parecchie attività commerciali e artigianali che andranno in sofferenza.
La sofferenza si baserà principalmente sul fatto che le persone non avranno un reddito con il quale poter far funzionare la macchina economica del mercato o lo avranno diminuito considerevolmente.
Detto questo si dovrebbe evitare il conformismo basato sulla proporre interventi economici che vadano ad incidere solo dal lato dell’offerta e cioè sarebbe sbagliato ragionare soltanto sulle possibilità e le potenzialità che possono avere gli imprenditori e i commercianti.
Bisogna ragionare anche e soprattutto dal lato della domanda e quindi il tema da affrontare è indubbiamente quello del sostegno al reddito di tutti coloro che non ne hanno uno attraverso l’introduzione di un reddito di base, come ha anche suggerito il Papa (che non è un noto sovversivo) nel suo saluto ai movimenti popolari di base a Pasqua.
Inoltre bisognerebbe che lo stato, riprendendo in mano la guida della politica economica e industriale che gli spetta, cominciasse a finanziare programmi pubblici di riconversione ecologica delle produzioni, di miglioramento e riqualificazione delle infrastrutture che sono ormai al collasso, di riassetto idrogeologico, di investimenti pubblici nella cultura e nei vari settori di cui il nostro paese sarebbe leader se solo si decidesse di impiegare risorse”.
La parte più fragile della popolazione è stata tutelata durante l’emergenza?
“Le risorse stanziate per dare una mano alla parte di popolazione più fragile sono state poche e inadeguate. I provvedimenti che sono stati presi possono essere considerati un avvio di sostegno ma sicuramente ci sarà bisogno di innumerevoli risorse per far fronte al dramma economico che si prospetta dopo e anche durante questa epidemia.
Il provvedimento dei buoni spesa che è stato prospettato alle famiglie in gravi difficoltà economiche è risultato essere poco più che un palliativo.
Nei comuni tante persone, pur trovandosi in una situazione di disagio economico, non sono rientrate nei parametri delle graduatorie e un buon numero comunque non è riuscito a rientrarci e quando questo accade è perché le risorse sono insufficienti. Non ci si può appoggiare solo sull’attività di volontariato delle organizzazioni caritative perché qui non si sta parlando di carità ma di diritto a un’esistenza dignitosa che valeva prima e vale anche adesso”.
Quando si ripartirà sono auspicabili delle politiche sociali ed economiche per affrontare le diseguaglianze nella Riviera e il disagio individuale e collettivo che ne deriva?
“Quando si ripartirà bisognerà aver presente che non si potrà più andare avanti come si è andati avanti fino ad adesso. Le politiche economiche. Oltre al reddito di base per tutti, dovranno incentrarsi indubbiamente su una maggiore presenza del pubblico nell’economia.
Avremo bisogno di ripubblicizzare tutte le aziende strategiche del paese, eliminare la presenza del privato nella sanità e far ritornare le competenze in mano allo stato, incentrare la tassazione dei redditi secondo il dettato costituzionale verso una forte progressività, aumentando le aliquote ai redditi più alti, inoltre bisognerà introdurre una patrimoniale sui grandi patrimoni per avviare un ciclo di redistribuzione della ricchezza verso il basso, dato che adesso siamo uno dei paesi che ha l’indice di diseguaglianza sociale più alto in Europa.
Bisognerà puntare verso una maggiore tutela dei lavoratori eliminando tutte le forme contrattuali che sono alla base dello sfruttamento e che nel nostro tessuto economico trovano una substrato molto diffuso (stage, contratti a tempo determinato, lavoro a chiamata, interinale, etc.etc.).
Le politiche sociali. Avremo bisogno innanzi tutto dell’istituzione nazionale di una rete di psicologi di base. In questi mesi di quarantena la solitudine e l’abbandono sono un problema che la società sta attraversando, coinvolgendo molte persone, e non ci sono risposte pubbliche e di sistema in tal senso, anzi tutto è affidato all’iniziativa meritevole di associazioni che hanno attivato sportelli telefonici o on line di aiuto e ascolto delle persone sole.
Inoltre sarà importante riprendere la discussione su come realizzare o acquisire nuove case popolari. L’edilizia residenziale pubblica deve essere potenziata, perché già nella Riviera abbiamo un problema di accesso all’abitazione gigantesco, in più dopo questo periodo gli sfratti e le insolvenze nel pagamento degli affitti potrebbero sicuramente aggravarsi.
Inoltre si spera che questa epidemia abbia ricalibrato il discorso, che va avanti nella nostra provincia da parecchio, sull’ospedale unico. E’ sempre più chiaro, come noi abbiamo sempre sostenuto, l’importanza di avere due strutture ospedaliere di primo livello ad Ascoli e a San Benedetto e comunque sarà importante anche ricostruire una rete di presidi ambulatoriali sul territorio.
Comunque pare piuttosto evidente che avremo bisogno di una risposta nazionale a moltissimi problemi che erano presenti anche prima, ma che adesso l’epidemia di Covid-19 ha aggravato ulteriormente”.
Se queste misure non verranno messe in atto ci saranno ripercussioni a livello di comunità?
“Se non verranno prese misure nella direzione indicata le ripercussioni sulla nostra comunità saranno gravi.  Di certo non consola sapere che è già dal 2008 che la situazione è drammatica per larghe fasce della popolazione.
Le risposte che sono state date in questi 12 anni non hanno sicuramente aiutato a migliorare le condizioni di vita delle persone e sono state improntate tutte alla logica del mercato e quindi del profitto, lasciando indietro i più deboli.
La nostra provincia ha subito una chiusura di parecchi stabilimenti industriali, per via delle delocalizzazioni che la politica non ha avuto la forza di contrastare, e una percepibile diminuzione della popolazione che ha dovuto emigrare e cercare fortuna da altre parti, soprattutto per quanto riguarda i giovani che una volta che partono per gli studi universitari, difficilmente tornano a impiegare la propria capacità lavorativa sul territorio.
Le zone del terremoto stanno vivendo un ulteriore peso rispetto alle mancate risposte dopo il sisma del 2016 e le misure di contenimento sociale non hanno fatto altro che aggravare una situazione già di per sé drammatica.
In parole semplici, può spiegare cos’è il Mes e perché siete contrari?
“Il MES è un organizzazione internazionale a carattere regionale che istituisce un fondo nel quale gli stati che aderiscono versano una quota di capitale. Tale capitale (un potenziale di circa 500mld €) verrebbe usato per dare assistenza finanziaria a tutti quei paesi che hanno difficoltà a piazzare i propri titoli di stato nel mercato dei capitali, vincolando tale finanziamento a precise condizioni che vengono sottoscritte mediante un memorandum nel quale vengono indicate le modalità di restituzione e imposte le politiche economiche per rientrare del prestito ottenuto.
Il nostro partito è sempre stato contrario a questo meccanismo, fin dai tempi in cui fu usato nei confronti della Grecia, perché viene usata la difficoltà finanziaria di uno stato membro dell’Unione come arma per imporre pesanti misure di “risanamento” economico che poi non sono altro che Austerity (tagli allo stato sociale, alla spesa pubblica, privatizzazioni, e vincoli legislativi). Nel caso della Grecia i prestiti che furono fatti, comunque, non andarono ai cittadini greci che non ne videro nemmeno l’ombra, ma furono usati per ripagare i prestiti con le banche francesi e tedesche.
Per quanto riguarda l’attuale situazione siamo contrari all’uso del MES, in primo luogo perché sarebbe uno strumento improprio in quanto è stato concepito per accompagnare un paese, che non ha accesso al mercato dei capitali, verso un suo reingresso.  In questo momento l’Italia non è un paese che ha difficoltà all’accesso al mercato dei capitali.
In secondo luogo perché lo strumento del MES, insieme ai Coronabonds, sono una soluzione all’interno del sistema dei mercati finanziari che non ci è utile minimamente. Attualmente l’Italia non ha bisogno di prestiti, che poi vanno restituiti a seconda delle condizioni alle quali vengono fatti, ma ha bisogno di soldi senza obbligo di restituzione.
Questo può avvenire solo in un modo: facendo intervenire la Banca Centrale Europea che deve immettere capitali nelle economie dei paesi membri in difficoltà per finanziare direttamente tutte le misure che bisognerà adottare per uscire da questa situazione. Questo sta avvenendo negli USA, in Inghilterra e in Giappone, quindi non sono teorie fantasiose.
A questo proposito abbiamo lanciato una petizione Europea per fare pressione sul Consiglio Europeo che dovrà decidere le misure da adottare (https://www.openpetition.eu/petition/online/usiamo-il-denaro-della-bce-per-la-salute-e-non-per-la-finanza-petizione-internazionale), seguita anche da un appello sottoscritto da più di 100 economisti in cui chiaramente si chiede l’intervento diretto della BCE”.
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Coronavirus: " Supportare l'economia o la sanità?"
(di John Blackeye) Sulla questione del Coronavirus un’altra domanda sorge spontanea. Ma siamo sicuri che abbiamo bisogno di un piano di emergenza per l’economia? O piuttosto abbiamo bisogno di un piano di emergenza per la sanità? Pare quasi che cogliendo il momento di estrema confusione generale in cui tutta l’attenzione è rivolta allo sviluppo dell’epidemia mondiale, si voglia cogliere l’occasione per chiedere fondi all’Unione Europea per sistemare quei “conti pubblici” che senza questo evento straordinario non sarebbe stato possibile mettere in equilibrio. Tuttavia, tenuto conto che l’Italia è uno dei massimi contributori a livello Europeo e considerato anche lo scherzetto del MES che ci hanno “obbligato” a sottoscrivere o che sottoscriveremo per soccorrere banche francesi e tedesche in un contesto in cui non saremo in grado di usufruire dello stesso beneficio che noi garantiamo a loro, onestamente andrebbe pure bene che si raccolga qualche miliardo di euro da spalmare sul contesto sociale economico nazionale in un momento in cui il turismo e la produzione industriale stanno segnando il passo. Ma la seconda domanda che sorge spontanea è la seguente. Come sta fronteggiando il Governo l’evoluzione dell’epidemia? Se dovessimo esprimere un parere asettico, si potrebbe rispondere che ci si sta limitando ad attribuire poteri straordinari alla Protezione Civile che altro non può fare che porre in essere una grande attività di coordinazione nazionale. Ma poco sembra si stia facendo per fronteggiare quello che potrebbe essere uno scenario realistico che potrebbe realizzarsi da qui a pochi giorni o settimane in cui il contagio potrebbe davvero toccare un po’ tutti. Si è capito, infatti, che non ci sono “zone rosse” ma che l’assenza di rigide azioni di controllo e rigide limitazioni imposte già dai primi momenti, hanno fatto si che il virus abbia circolato indisturbato su vettori umani che si sono spostati da una parte all’altra della nostra nazione. Cosa si può fare quindi, oltre che contare i numeri dei nuovi contagiati, dei decessi e dei guariti per aggiornale il quadro generale di situazione giornaliero? Forse si potrebbe iniziare a rafforzare quel sistema sanitario nazionale avviando, per quanto possibile, l’incremento del numero dei medici (assunzioni o richiami in servizio) e dei dispositivi medici necessari per evitare le contaminazioni. Non dimentichiamo che la “mascherina per tutti” sarebbe la soluzione migliore secondo il principio che “chi ha il virus pur non sapendolo, non lo passa e chi non ce l’ha non lo prende.” Ma i giorni passano e sembra di assistere inermi all’aumento esponenziale delle infezioni sentendo parlare solo di Decreti del Governo che hanno natura e impatto economico e finanziario. Forse si spera solo che l’epidemia passi da sola, cosa che succederà come è successo per tutte le epidemie. Ma potremmo dire alla fine del tunnel che questo Governo abbia fatto tutto il possibile? Read the full article
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italianiinguerra · 6 years ago
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«Sono giunti più di 20 mila soldati cosacchi e caucasici, alcuni con famiglia, portano con sé un numero assai grande di cavalli. Sono il flagello di Dio. Dove passano è come se fossero passate le cavallette; dove si fermano tutto è letteralmente saccheggiato»
Con queste parole allarmate il 22 ottobre 1944 l’arcivescovo di Udine Giuseppe Nogara descriveva alla Segreteria di Stato vaticana il contingente inviato dai tedeschi in Friuli per contrastare il locale movimento partigiano.
Dalla tarda estate del 1944 sino ai primi giorni di maggio del 1945 la Carnia e parte del Friuli furono occupate da una formazione collaborazionista composta da militari di origine cosacca e caucasica che giunsero in regione accompagnati dai propri civili, veri e propri profughi che seguivano gli armati con carriaggi e con tutto quanto avevano potuto portare durante una lunga ritirata che li aveva condotti dalla Russia meridionale all’Italia attraverso l’Ucraina, la Bielorussia e la Polonia.
Prima di analizzare quella che i tedeschi denominarono operazione “Ataman” vorrei spendere due parole sui cosacchi. Inizialmente con tale termine furono individuate le popolazioni nomadi tartare (mongole) delle steppe della Russia meridionale. Tuttavia, a partire dal XV secolo, il nome fu attribuito a gruppi di slavi (per lo più russi e ucraini) che popolavano i territori che si estendevano lungo il basso corso dei fiumi Don e Dnepr (questi ultimi erano noti come cosacchi dello Zaporož’e); in questo senso, i cosacchi non costituiscono un gruppo etnico vero e proprio. Altre zone di colonizzazione successiva furono la pianura ciscaucasica (bacini dei fiumi Kuban’ e Terek), il basso Volga, la steppa del bacino dell’Ural e alcune zone della Siberia orientale nel bacino del fiume Amur.
I cosacchi, guidati da un ideale di vita avventurosa, caratterizzati da una propria cultura e gelosi della propria autonomia, finirono per svolgere il ruolo di difensori della religione ortodossa e dei confini più remoti dell’impero zarista, in specie contro tartari e turchi, nonché quello di pionieri nella conquista di nuovi territori in nome dello Zar. A questo scopo gli insediamenti cosacchi occupavano aree cuscinetto ai confini dell’Impero. A loro era affidata inoltre la raccolta dello iasak (imposta dovuta allo zar).
Durante la guerra civile russa (1918-1922) i cosacchi, che inizialmente avevano appoggiato la rivoluzione contro lo Zar, si schierarono in gran parte con le Armate Bianche in opposizione ai bolscevichi. Il “tradimento” dei cosacchi verso Mosca, aveva comunque delle giustificazioni storiche, così come il loro odio verso Stalin aveva radici profonde. Durante la rivoluzione comunista i cosacchi furono gli ultimi a cedere le armi ai bolscevichi e mentre l’Impero Russo si sfasciava essi continuarono a combattere al fianco delle Armate Bianche fedeli allo zar.
Dopo la vittoria dell’armata rossa, la rivolta non cessò mai di covare tra le popolazioni cosacche, restie ad essere sottomesse al potere moscovita: le leggi di Lenin e di Stalin dovettero essere imposte con le repressioni, le deportazioni ed il terrore. Quando i tedeschi nell’estate del ’42 raggiunsero l ‘Ucraina meridionale, la Crimea e le regioni caucasiche, le popolazioni cosacche insorsero contro i commissari politici sovietici, facilitando la conquista dei territori da parte dei tedeschi. La fiamma della rivolta si riaccese: l’indipendenza poteva essere riconquistata con l’aiuto di Hitler.
A Novocherkassk, la capitale cosacca sul Don, Sergei Pavlov atamano (capo cosacco) locale invitò tutti i cosacchi a prendere le armi per combattere al fianco dei tedeschi contro l’Armata Rossa. Dal giugno 1942 agli alti comandi tedeschi iniziarono a giungere insistenti richieste per l’autorizzazione a formare una forza cosacca volontaria. Il 10 novembre 1942, Hitler in persona confermò l’autorizzazione a concedere ai cosacchi una limitata autonomia, nel rispetto dei loro costumi e delle loro usanze: ad ascoltare il proclama del Fuhrer accorsero tutti i vecchi cosacchi sopravvissuti alla rivoluzione bolscevica, e tra questi gli Atamani Kulakov, Pavlov e Domanov.
Ma non bastava, dopo approfondite ricerche il ministro per i territori orientali Rosenberg riuscì a trovare per i cosacchi un’origine germanica, dimostrando che essi non erano una popolazione slava, bensì un popolo germanico, discendente dalla stirpe degli ostrogoti che dall’Ucraina si erano spinti fino alla Crimea e al Caucaso.
Il maggiore Ranieri di Campello alla testa dei suoi Cosacchi
Non furono solo i tedeschi a intuire le capacità dei cosacchi in combattimento. A metà luglio del 1942 il Regio Esercito costituì il Gruppo Squadroni cosacchi “Campello”, unità di cavalleria corrispondente al livello ordinativo del battaglione. A comandare l’unità posta alle dipendenze dell’Ufficio Informazioni del Comando dell’ 8^ Armata Italiana venne designato il maggiore del Savoia Cavalleria Conte Ranieri di Campello.
Il reparto era organizzato su tre sotinie (squadroni) e una fanfara a cavallo. Si componeva di circa trecento volontari, i cui quadri erano costituiti da ufficiali e sottufficiali cosacchi ai quali fu riconosciuto il grado ricoperto nelle file dell’Armata Rossa. Il Gruppo squadroni fu impiegato sia in operazioni esplorative, sia in incursioni offensive in territorio nemico. In una di queste azioni presso Nikitowka il 19 gennaio 1943 il maggiore Campello venne gravemente ferito. Salvato da due cosacchi, venne trasferito prima all’ospedale di Kharkov e quindi rimpatriato.
Salvato da due cosacchi, venne trasferito prima all’ospedale di Kharkov e quindi rimpatriato.Un gran numero di volontari accorse e furono subito organizzate unità autonome con capi cosacchi. I tedeschi fornirono solo armi leggere, l’armamento pesante fu prelevato dai depositi sovietici o sul campo di battaglia dalle unità nemiche sconfitte. Nel 1944 venne deciso di riunire le forze cosacche e costitutito il 15°corpo di armata di Cavalleria Cosacca. Inquadrato nelle WAFFEN SS il corpo contava oltre 52.000 uomini.
Mano a mano che le sorti della guerra in Unione Sovietica volgevano a sfavore delle truppe del Terzo Reich, le popolazioni cosacche furono costrette a seguire il ripiegamento delle unità tedesche per sfuggire alla prevedibile terribile vendetta russa. Consistenti unità furono spostate in Jugoslavia per contrastare il movimento partigiano e per lo stesso motivo, si giunse così alla decisione di trasferire un contingente di truppe cosacche del 15° Corpo in Friuli e precisamente nella zona della Carnia.
Simbolo del XV. SS-Kosaken Kavallerie Korps “Kosakken”.
Cavalleria Cosacca
Dal settembre 1943 la regione era divenuta parte dell’Adriatisches Küstenland, una zona di operazioni comprendente il Friuli Venezia Giulia, l’Istria, il Quarnaro e parte delle Slovenia. Di fatto il territorio era escluso dalla giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana appena costituita.
Si decise cosi di concedere un territorio, denominato Kosakenland in Nord Italien, nel quale cosacchi e caucasici si stanziarono ricomponendo tutte le strutture istituzionali necessarie al loro sostentamento. Le autorità tedesche a differenza di quanto avevano percepito i cosacchi, la ritennero comunque una soluzione temporanea; esse non volevano costituire uno stato cosacco in un territorio che a fine guerra era destinato a diventare parte integrante del Terzo Reich.
Dal settembre 1943 la regione era divenuta parte dell’Adriatisches Küstenland, una zona di operazioni comprendente il Friuli Venezia Giulia, l’Istria, il Quarnaro e parte delle Slovenia. Di fatto il territorio era escluso dalla giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana appena costituita.
Si decise cosi di concedere un territorio, denominato Kosakenland in Nord Italien, nel quale cosacchi e caucasici si stanziarono ricomponendo tutte le strutture istituzionali necessarie al loro sostentamento. Le autorità tedesche a differenza di quanto avevano percepito i cosacchi, la ritennero comunque una soluzione temporanea; esse non volevano costituire uno stato cosacco in un territorio che a fine guerra era destinato a diventare parte integrante del Terzo Reich.
Il comandante della Divisione cosacca Domanov e il maggiore delle SS, von Alvensleben, con gli altri ufficiali al seguito attraversano il Tagliamento
Il variegato contingente si articolava in due gruppi etnici distinti, caratterizzati da diverse tradizioni, usi e religione (la maggior parte dei cosacchi era cristiana ortodossa mentre molti caucasici erano musulmani), l’occupazione si articolò in due principali zone; la parte settentrionale della Carnia fu gestita dai caucasici del generale Sultan Ghirey-Kitsch, la parte meridionale fu occupata dai soldati cosacchi agli ordini dell’atamano Domanov.
Si trattava come annotato meticolosamente dai tedeschi di circa 22.000 cosacchi (9.000 soldati, 6.000 “vecchi”, 4.000 “familiari” e 3.000 “bambini”), oltre a 4.000 “caucasici” (2.000 soldati ed altrettanti familiari) a bordo di 50 treni merci militari. La qualità e la quantità delle formazioni cosacche giunte in Italia suscitarono un palese disappunto da parte degli stessi tedeschi, i quali avevano sperato di poter disporre di reparti militari in assetto di guerra da impiegarsi immediatamente nelle azioni contro le forze partigiane e, viceversa, si trovavano di fronte a contingenti nei quali erano predominanti i civili.
Cavazzo 1944 un capo Atamano, forse con sua moglie, circondato da altri militari cosacchi.
Nella cittadina di Tolmezzo trovarono sede i maggiori organi amministrativi; i paesi di Alesso, Cavazzo e Trasaghis furono ribattezzati Novočerkassk, Krasnodar e Novorossiysk e trasformati in vere e proprie stanize, villaggi cosacchi. Nel territorio occupato furono organizzati presidi, Comandi e accademie militari, scuole, tribunali, ospedali, tipografie, teatri e spazi per i luoghi di culto; nel mese di febbraio del 1945, giunse da Berlino anche l’atamano Krasnov, acceso oppositore del bolscevismo e vertice dell’Amministrazione centrale degli eserciti cosacchi.
Si instaurò una difficile convivenza con la popolazione locale che dovette cedere le proprie abitazioni e parte delle risorse primarie di sostentamento come cibo e foraggio per i molti cavalli di cui disponeva il contingente e dovette subire ancora violenze, prepotenze e vessazioni per tutto il periodo di occupazione.
Pur se non mancarono tentativi di comprensione e avvicinamento reciproci – soprattutto da parte dei civili – venne instaurato un regime poliziesco e terroristico caratterizzato da violenza, prevaricazione e ristrettezza di mezzi e risorse.
Nel prossimo post vedremo l’attività militare svolta dai reparti cosacchi e la fine dell’occupazione cosacca del Friuli.
Grazie per aver letto con tanta pazienza il nostro post, con la speranza che vogliate continuare a seguirci anche in futuro Vi salutiamo e diamo appuntamento al prossimo.
  I COSACCHI IN ITALIA Parte I l’arrivo e l’organizzazione «Sono giunti più di 20 mila soldati cosacchi e caucasici, alcuni con famiglia, portano con sé un numero assai grande di cavalli.
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jamariyanews · 7 years ago
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L’Italia “irrilevante” in Europa, qualunque governo si prospetti dopo il 4 Marzo
1 marzo 2018,
di  Luciano Lago Lo ha detto chiaramente Angela Merkel, in modo riservato ma deciso: “l’Italia è irrilevante, indipendentemente dal colore politico”, questa dichiarazione fatta dalla “tedescona” a Davos, nel corso di “un incontro ristretto” è stata registrata e riportata nel dettaglio da Mario Platero, storico corrispondente da New York per il Sole24ore, in un retroscena descritto per La Stampa. La dichiarazione della Merkel è stata fatta in occasione dei colloqui che preparano la probabile nomina di Jens Weidmann, alla guida della Bce in sostituzione di Mario Draghi, quando l’anno prossimo scadrà il suo mandato. Vedi: “Per Angela Merkel l’Italia è irrilevante…..” La dichiarazione sprezzante nei confronti dell’Italia, più che una denigrazione costituisce una constatazione del peso quasi nullo che l’Italia rappresenta nel contesto europeo ed atlantico per quello che riguarda le decisioni che contano. Fra queste decisioni possiamo considerare la nomina del nuovo presidente della BCE, come le altre direttive decise dalla Commissione Europea dove la parte decisoria è sempre e comunque rappresentata dalla Germania, che sia riferita alle normative sulle Banche o alle direttive sulle migrazioni, come anche le normative sul bilancio o sulle disposizioni relative all’agricoltura, al commercio, ecc… Secondo ‘Die Welt’, per la nomina dell’attuale capo della “Bundesbank” la Merkel ha già mosso le sue carte e risulta già definito un accordo con i socialdemocratici (e con portoghesi e spagnoli) per assicurare alla Merkel un uomo di sua fiducia. Non è l’Italia un paese che abbia voce in capitolo. D’altra parte se non hai peso politico non puoi trattare e non puoi incidere, sei l’ultima ruota del carro. Da quando l’Italia si trova vincolata nel sistema dell’euro, priva di una propria moneta, i governi si devono soltanto adeguare a quanto gli oligarchi della UE decidono su “suggerimento” della Germania che tutela i propri interessi a scapito degli altri soci della UE, come attesta il gigantesco surplus della bilancia dei pagamenti tedesca che registra circa 300 miliadi di dollari all’anno. Come dimostrato a suo tempo dalla vicenda del “Fondo Salva Stati” quando l’Italia ha contribuito, con decine di miliardi pubblici, a salvare le banche tedesche e francesi oberate dai crediti inesigibili. La Germania risucchia mella sua economia tutto quello che perde l’Italia in competività ed in buona parte anche in fuga dei cervelli e delle teconologie industriali più di nicchia che emigrano dal “bel paese” in fuga da burocrazia, imposte e vessazioni varie. Della debolezza italiana approfittano le grandi multinazionali per acquisire le aziende più importanti del Made in Italy ed in questi ultimi anni abbiamo assistito all’acquisizione di quasi 500 marchi nostrani finiti in mano straniera, in un saccheggio delle aziende e del patrimonio industriale italiano che non accennano a fermarsi. L’Italia è divenuta il Paese dello “shopping”: non tanto per i turisti che vengono a spendere nei nostri negozi ma alle aziende del ‘Made in Italy‘ che finiscono nelle mani di holding straniere, finendo per perdere la loro identità (e spesso anche i poli produttivi che traslocano all’estero). Vedi: Made in Italy addio…. Questo spiega il fatto che la Merkel consideri” ininfluente” il paese italia e la Germania seguita a trainare il carro della UE ben attenta che tutti i soci seguano il percorso stabilito. Sono i tedeschi che decidono il destino dell’Europa ed in particolare quello di una Italia divenuta “irrilevante” . Merkel con Renzi (“ce lo chiede l’Europa”)Tale è il risultato delle politiche succubi a Bruxelles ed a Berlino svolte dai vari governi ed in particolare da quello di Monti, di Letta, di Renzi e di Gentiloni, perdita di settori industriali strategici, perdita di aziende del Made in Italy e conseguente perdita di prestigio e di peso economico e politico. Un grazie particolare i cittadini italiani lo devono a quanti dicevano “ce lo chiede l’Europa” ed oggi cercano di mantenersi a galla nonostante tutto. Preso da: https://www.controinformazione.info/litalia-irrilevante-in-europa-qualunque-governo-si-prospetti-dopo-il-4-marzo/
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paoloxl · 7 years ago
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In occasione della settimana di lotta lanciata dalla FAI contro le nuove missioni militari italiane in Africa, anche a Livorno c’è stata un’iniziativa di piazza sabato 17 marzo. Il presidio organizzato dalla Federazione Anarchica Livornese e dal Collettivo Anarchico Libertario nella zona del centro vicino al mercato, all’angolo tra Via Grande e Via del Giglio, dove è stato appeso lo striscione “Via le truppe italiane dall’Africa! No alla guerra!” è stato molto partecipato e l’iniziativa ha suscitato molto interesse tra i passanti vista anche la scarsa informazione sull’argomento. Si tratta della seconda iniziativa di piazza contro le nuove missioni in Africa che si tiene in città. Già il 4 febbraio scorso si era tenuto un partecipato presidio unitario in Piazza Cavour organizzato dagli Antimilitaristi livornesi. Queste iniziative possono servire da base per la costruzione di un’opposizione non solo all’invio di nuove truppe italiane in Africa ma più in generale alle politiche di guerra e alla militarizzazione della società. Segue il testo del volantino diffuso a Livorno: Via e truppe italiane dall’Africa! No alle missioni militari in Niger, Libia, Tunisia! Basta guerra! Basta spese militari! Lo scorso 17 gennaio la Camera dei Deputati ha approvato, nel silenzio dei media, l’inizio di nuove missioni militari in Africa ed ha confermato il rinnovo delle missioni già in corso. Nei prossimi mesi quasi 1000 soldati e oltre 200 mezzi militari saranno inviati in Libia, Niger e Tunisia. Raddoppierà in questo modo la presenza militare italiana in Africa, cresciuta moltissimo dopo il 2011, quando l’Italia ha aggredito la Libia con bombardamenti aerei. I soldati italiani in Niger non sono benvenuti Il 25 febbraio varie migliaia di persone sono scese in piazza a Niamey, la capitale del Niger, e in altre città del paese contro le basi militari straniere e contro la legge finanziaria definita “antisociale”. Le manifestazioni erano organizzate da associazioni e sindacati. Lo stato italiano si prepara a inviare soldati e mezzi militari in un paese dove già i lavoratori e parte della popolazione protestano contro la presenza delle truppe francesi, statunitensi e tedesche. Lo stesso governo del Niger, probabilmente per le pressioni interne, ha espresso forti dubbi sulla missione italiana. Come può un’altra guerra aiutare i migranti? Fermare i “trafficanti di esseri umani” sembra essere la motivazione ufficiale degli interventi in Libia e Niger. Ma è stata proprio la classe dirigente italiana a preparare e strumentalizzare le stragi in mare per dare il via alla missione “Mare Nostrum”, che ha creato le condizioni per inviare le truppe in Libia a difendere gli interessi dell’ENI sul petrolio. Proprio il governo italiano accordandosi con il governo locale ha concorso alla creazione dei lager per migranti in Libia. L’orrore di quei lager è divenuto ora la giustificazione per inviare ancora più truppe in Libia e per inviare soldati in Niger. In Tunisia per fare cosa? In Tunisia i militari italiani costituiranno un Comando di Brigata della NATO. Nel 2011 l’insurrezione popolare ha fatto cadere il regime di Ben Ali, e oggi vi è un forte malcontento per i gravi problemi sociali non risolti dalla “rivoluzione interrotta”. Le prime settimane del 2018 sono state segnate da grandi proteste contro l’aumento dei prezzi e contro le riforme antipopolari imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Il governo tunisino ha represso nel sangue le proteste, utilizzando i militari per sparare sui manifestanti. I soldati italiani e la NATO saranno in Tunisia dunque anche come garanzia della “stabilità” del paese. Da decenni l’Italia interferisce nella politica interna tunisina, al punto che il colpo di stato che nel 1987 portò al potere Ben Ali fu preparato dai servizi segreti militari italiani (SISMI). Oggi la situazione è più instabile e si inviano direttamente soldati italiani. Dopotutto per imporre la politica di sfruttamento ci vuole la forza delle armi. Inoltre, un Comando NATO in Tunisia, paese strategico per il controllo del nord Africa, prepara il terreno per nuovi interventi militari nella regione. No al nuovo colonialismo italiano in Africa In queste missioni non c’è nessuno scopo umanitario. Lo stesso governo non parla di missioni “umanitarie” ma di missioni per la “sicurezza nazionale”. I soldati italiani vanno in Africa per interessi economici enormi: l’uranio in Niger, gli interessi ENI in Libia e in Nigeria, il gasdotto che attraverso la Tunisia porta in Italia il gas algerino, il mercato delle ex-colonie francesi. L’Italia entra ufficialmente nelle guerre in Africa per partecipare alla grande spartizione del continente tra le potenze mondiali. Le nuove missioni costeranno 118.798.581 euro. Che si aggiungono a una spesa militare stimata a 25 miliardi per il 2018. 68 milioni al giorno. A noi resteranno solo tasche vuote, peggiori condizioni di vita e di lavoro e un aumento dei rischi e delle restrizioni connesse alla guerra. Federazione Anarchica Livornese Collettivo Anarchico Libertario
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Sanzioni a Mosca ma la Siemens (Merkel) vende comunque turbine a gas per la Crimea
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Certo è strana e contorta la politica internazionale. Angela Merkel preme per continuare sulla strada delle sanzioni alla Russia e poi si scopre che la Siemens, colosso industriale tedesco, ha in corso una fornitura di Turbine a gas sempre per la Russia. Turbine che poi, come si è scoperto, sono già state posizionate in Crimea. Lo scopo è quello di rendere la Crimea sempre più libera a livello energetico, dalla confinante Ucraina. Ma le sanzioni perentorie della Comunità internazionale? Fanno ridere come tutte le sanzioni. Sono una pezza per l'opinione pubblica. Sottobanco,  regnano gli interessi economici. Sulla stessa stregua le sanzioni approvate in Usa nei confronti della Russia, aria fritta. Tornado ai fatti, vediamo cosa è successo in Crimea. Il ministro degli Esteri dell'Ucraina, Pavlo Klimkin ha diffuso  un comunicato sulla consegna di turbine Siemens in Crimea. Il gigante industriale tedesco Siemens avrebbe fornito turbine a gas ad una società statale russa che le avrebbe poi usate in Crimea. Ciò, in violazione diretta delle sanzioni economiche internazionali. Sanzioni imposte dalla Comunità internazionale nei confronti della Russia nel 2014 in risposta all'invasione in Crimea e Donbas. C'e' un divieto totale per il commercio da e per la Crimea, e sono sanzioni progettate per rimanere in vigore fino a quando la Russia non esce dalla Crimea. Il ministro Klimkin ha poi ricordato che Siemens ha annunciato di recente l'intenzione di agire legalmente contro Technopromexport, a seguito della fornitura delle turbine in Crimea "contro la volontà di Siemens. Le imprese statali russe non stanno affrontando dei problemi critici per sostituire i prodotti tedeschi di Siemens con altri di produzione livello nazionale o globale. Non ci sono criticità: ci sono diversi produttori nel mondo che fanno questi tipi di prodotti, stiamo già cominciando a produrre molti tipi di questi prodotti", ha detto Dvorkovich. Commentando l'annuncio di Siemens di annullare un accordo di approvvigionamento agli impianti elettrici e interrompere le forniture di apparecchiature elettriche alle compagnie russe, Dvorkovich ha dichiarato: "Non c'e' ancora un completo divieto nelle forniture, per quanto ne capisco". La Germania sta ancora valutando le misure da prendere in merito alla consegna delle turbine della Siemens in Crimea, ha detto la portavoce del governo tedesco, Ulrike Demmer. "Le misure in risposta a queste azioni inaccettabili sono attualmente in discussione", ha dichiarato Demmer, in seguito alle indiscrezioni che citano fonti diplomatiche secondo cui Berlino aveva proposto l'aggiunta di quattro cittadini ed entità russe all'elenco delle sanzioni dell'Unione europea proprio in merito alla questione delle turbine della Siemens. Non e' da escludere che mercoledì i paesi dell'Unione Europea discutano nuove sanzioni contro Mosca in merito alla questione delle turbine. Reagendo a queste notizie, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che il Cremlino non avrebbe commentato le informazioni che "non hanno alcun legame con almeno una fonte intelligibile". All'inizio di luglio, Siemens ha creato una task force per esaminare i rapporti sul trasferimento di turbine prodotte dalla Siemens Gas Turbines Technologies, una joint venture con la società russa Power Machines, nella penisola penisola di Crimea. Venerdì scorso, la società ha dichiarato di avere delle "informazioni credibili" secondo cui tutte e quattro le turbine destinate alle centrali elettriche di Taman, nella Russia meridionale, sono già state illegalmente trasferite in Crimea. Siemens ha deciso di annullare un contratto di approvvigionamento di apparecchiature elettriche e sospendere le forniture di apparecchiature alle imprese statali russe per elaborare delle nuove misure di controllo. Siemens potrebbe effettuare dei cambiamenti al personale a causa della fornitura delle turbine a gas in Crimea, riferiva il quotidiano tedesco "Handesblatt" che cita proprie fonti. La direzione della società' sta continuando le valutazioni sull'incidente della fornitura delle turbine a gas in Crimea in violazione delle sanzioni europee. La dirigenza di Siemens avrebbe individuato nel direttore del dipartimento russo Dietrich Miller il colpevole dell'accaduto. La società tedesca starebbe inoltre per creare un meccanismo di controllo alternativo sulle forniture delle attrezzature. La "Sueddeutsche Zeitung" scrive invece che, se le turbine a gas della Siemens verranno effettivamente installate presso nuove centrali elettriche in Crimea, nel prossimo futuro la penisola, annessa dalla Russia, potrebbe tagliare la dipendenza energetica dall'Ucraina. Il fatto che la Siemens abbia giocato a questo gioco o per negligenza o, nella migliore delle ipotesi, per ingenuità, non può non essere oggetto di una approfondita indagine, scrive la testata tedesca. Almeno due denunce penali sono state ricevute dal pubblico ministero di Monaco di Baviera. Il governo tedesco ha messo in chiaro che non intende far passare la vicenda in sordina. Ma è anche vero che il presidente russo, Vladimir Putin, "ancora una volta non ha mantenuto la propria parola e l'impegno, assunto con l'allora ministro dell'Economia Sigmar Gabriel",  di non utilizzare turbine tedesche in Crimea. In termini prettamente economici, l'affare per Siemens è davvero piccolo: un valore di poco più di un centinaio di milioni di euro a fronte di un fatturato totale di più di 75 miliardi. La rivale statunitense General Electric è in attesa che vengano imposte sanzioni contro l'azienda di Monaco. Click to Post
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Sanzioni a Mosca ma la Siemens (Merkel) vende comunque turbine a gas per la Crimea
Certo è strana e contorta la politica internazionale. Angela Merkel preme per continuare sulla strada delle sanzioni alla Russia e poi si scopre che la Siemens, colosso industriale tedesco, ha in corso una fornitura di Turbine a gas sempre per la Russia. Turbine che poi, come si è scoperto, sono già state posizionate in Crimea. Lo scopo è quello di rendere la Crimea sempre più libera a livello energetico, dalla confinante Ucraina. Ma le sanzioni perentorie della Comunità internazionale? Fanno ridere come tutte le sanzioni. Sono una pezza per l'opinione pubblica. Sottobanco,  regnano gli interessi economici. Sulla stessa stregua le sanzioni approvate in Usa nei confronti della Russia, aria fritta. Tornado ai fatti, vediamo cosa è successo in Crimea. Il ministro degli Esteri dell'Ucraina, Pavlo Klimkin ha diffuso  un comunicato sulla consegna di turbine Siemens in Crimea. Il gigante industriale tedesco Siemens avrebbe fornito turbine a gas ad una società statale russa che le avrebbe poi usate in Crimea. Ciò, in violazione diretta delle sanzioni economiche internazionali. Sanzioni imposte dalla Comunità internazionale nei confronti della Russia nel 2014 in risposta all'invasione in Crimea e Donbas. C'e' un divieto totale per il commercio da e per la Crimea, e sono sanzioni progettate per rimanere in vigore fino a quando la Russia non esce dalla Crimea. Il ministro Klimkin ha poi ricordato che Siemens ha annunciato di recente l'intenzione di agire legalmente contro Technopromexport, a seguito della fornitura delle turbine in Crimea "contro la volontà di Siemens. Le imprese statali russe non stanno affrontando dei problemi critici per sostituire i prodotti tedeschi di Siemens con altri di produzione livello nazionale o globale. Non ci sono criticità: ci sono diversi produttori nel mondo che fanno questi tipi di prodotti, stiamo già cominciando a produrre molti tipi di questi prodotti", ha detto Dvorkovich. Commentando l'annuncio di Siemens di annullare un accordo di approvvigionamento agli impianti elettrici e interrompere le forniture di apparecchiature elettriche alle compagnie russe, Dvorkovich ha dichiarato: "Non c'e' ancora un completo divieto nelle forniture, per quanto ne capisco". La Germania sta ancora valutando le misure da prendere in merito alla consegna delle turbine della Siemens in Crimea, ha detto la portavoce del governo tedesco, Ulrike Demmer. "Le misure in risposta a queste azioni inaccettabili sono attualmente in discussione", ha dichiarato Demmer, in seguito alle indiscrezioni che citano fonti diplomatiche secondo cui Berlino aveva proposto l'aggiunta di quattro cittadini ed entità russe all'elenco delle sanzioni dell'Unione europea proprio in merito alla questione delle turbine della Siemens. Non e' da escludere che mercoledì i paesi dell'Unione Europea discutano nuove sanzioni contro Mosca in merito alla questione delle turbine. Reagendo a queste notizie, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che il Cremlino non avrebbe commentato le informazioni che "non hanno alcun legame con almeno una fonte intelligibile". All'inizio di luglio, Siemens ha creato una task force per esaminare i rapporti sul trasferimento di turbine prodotte dalla Siemens Gas Turbines Technologies, una joint venture con la società russa Power Machines, nella penisola penisola di Crimea. Venerdì scorso, la società ha dichiarato di avere delle "informazioni credibili" secondo cui tutte e quattro le turbine destinate alle centrali elettriche di Taman, nella Russia meridionale, sono già state illegalmente trasferite in Crimea. Siemens ha deciso di annullare un contratto di approvvigionamento di apparecchiature elettriche e sospendere le forniture di apparecchiature alle imprese statali russe per elaborare delle nuove misure di controllo. Siemens potrebbe effettuare dei cambiamenti al personale a causa della fornitura delle turbine a gas in Crimea, riferiva il quotidiano tedesco "Handesblatt" che cita proprie fonti. La direzione della società' sta continuando le valutazioni sull'incidente della fornitura delle turbine a gas in Crimea in violazione delle sanzioni europee. La dirigenza di Siemens avrebbe individuato nel direttore del dipartimento russo Dietrich Miller il colpevole dell'accaduto. La società tedesca starebbe inoltre per creare un meccanismo di controllo alternativo sulle forniture delle attrezzature. La "Sueddeutsche Zeitung" scrive invece che, se le turbine a gas della Siemens verranno effettivamente installate presso nuove centrali elettriche in Crimea, nel prossimo futuro la penisola, annessa dalla Russia, potrebbe tagliare la dipendenza energetica dall'Ucraina. Il fatto che la Siemens abbia giocato a questo gioco o per negligenza o, nella migliore delle ipotesi, per ingenuità, non può non essere oggetto di una approfondita indagine, scrive la testata tedesca. Almeno due denunce penali sono state ricevute dal pubblico ministero di Monaco di Baviera. Il governo tedesco ha messo in chiaro che non intende far passare la vicenda in sordina. Ma è anche vero che il presidente russo, Vladimir Putin, "ancora una volta non ha mantenuto la propria parola e l'impegno, assunto con l'allora ministro dell'Economia Sigmar Gabriel",  di non utilizzare turbine tedesche in Crimea. In termini prettamente economici, l'affare per Siemens è davvero piccolo: un valore di poco più di un centinaio di milioni di euro a fronte di un fatturato totale di più di 75 miliardi. La rivale statunitense General Electric è in attesa che vengano imposte sanzioni contro l'azienda di Monaco. Click to Post
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Imprese italiane le più tartassate d'Europa, rapporto CGIA di Mestre
Secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA, le nostre imprese versano al fisco 105,6 miliardi di euro l’anno: nell’Unione europea solo le aziende tedesche pagano un importo complessivo superiore,  135,6 miliardi, anche se va ricordato che la Germania conta 22 milioni di abitanti in più dell’Italia. Ma il carico fiscale sulle imprese italiane  non ha eguali nel resto d’Europa quando misuriamo l’incidenza  percentuale delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale. Se da noi la percentuale è del 14,9, in Irlanda è del 14,8, in Belgio del 12,9, nei Paesi Bassi del 12,7, in Spagna dell’11,8, in Germania e in Austria dell’11,6. La media dell’Unione europea è pari all’11,5 per cento (vedi Tab. 1).
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“Sebbene alle nostre imprese sia richiesto lo sforzo fiscale più oneroso d’Europa – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo - la qualità dei servizi  ricevuti dallo Stato  è spaventosamente inadeguata. Ricordo, ad esempio,  che il debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori è di 64 miliardi di euro, di cui 34 riconducibili ai ritardi nei pagamenti. Il peso economico della cattiva burocrazia sulle Pmi, invece, è di 31 miliardi e il deficit infrastrutturale, sia materiale che immateriale, grava sul sistema produttivo per almeno 40 miliardi di euro”. L’Ufficio studi della CGIA fa presente che l’incidenza percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul totale del gettito fiscale è un indicatore che aiuta a comprendere l’elevato livello di tassazione a cui sono sottoposte le aziende. Si tenga presente che le imposte italiane considerate in questa analisi su dati Eurostat sono: l’Irap, l’Ires, la quota dell’Irpef in capo ai lavoratori autonomi, le ritenute sui dividendi e sugli interessi e le imposte da capital gain. “Oltre a ridurre il peso delle tasse – dichiara il Segretario della CGIA Renato Mason – è necessario diminuire anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, continua ad aumentare e costituisce un grosso problema per moltissime aziende. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione, così come avviene per le tasse, sono le piccole e piccolissime imprese  che, a differenza delle realtà più grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze.” L’Ufficio studi della CGIA tiene a precisare che i dati messi a disposizione dall’Eurostat non considerano ulteriori forme di prelievo, per le quali non è possibile effettuare un confronto omogeneo con gli altri paesi presi in esame in questa comparazione; come i contributi previdenziali, l’Imu/Tasi, il tributo sulla pubblicità, le tasse sulle auto aziendali, le accise, i diritti camerali, etc., che sono esclusi dall’analisi. Possiamo quindi affermare con buona approssimazione che in questa elaborazione l’ammontare complessivo del carico fiscale sulle imprese italiane è sicuramente sottostimato. Va altresì ricordato che i dati di questo confronto internazionale si riferiscono al 2015. Nel 2016 il Governo Renzi ha ridotto il carico  fiscale sulle attività: ha continuato a diminuire il diritto camerale, ha introdotto il super ammortamento al 40 per cento ed ha leggermente aumentato le deduzioni Irap per le piccole imprese. Dal 2017, infine, ha diminuito l’aliquota Ires (Imposta sul reddito delle società) dal 27,5 al 24 per cento e ha istituito l’iper ammortamento al 150 per cento. La conferma che in Italia il peso delle tasse è troppo eccessivo emerge anche dal confronto sul “tax freedom day” dei principali paesi Ue. Nel 2016, infatti, in Italia le famiglie e le imprese hanno idealmente terminato di onorare il fisco il 4 giugno, praticamente dopo 155 giorni di lavoro. Rispetto a noi,  in Germania la “liberazione” è avvenuta 8 giorni prima (27 maggio), nel Regno Unito hanno festeggiato con 25 giorni di anticipo (10 maggio) e in Spagna quasi un mese prima (6 maggio). Solo in Francia la situazione è peggiore della nostra: nel 2016 il giorno di liberazione fiscale è “scoccato” il 23 giugno, 19 giorni dopo il nostro (vedi Tab. 2).
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Va altresì sottolineato che per onorare il pagamento di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali, nel 2016 abbiamo lavorato 1 giorno in meno rispetto al 2015. Se, invece, il confronto lo facciamo con il 1980, 36 anni fa il “tax freedom day”  è scattato ben 40 giorni prima. (vedi Tab. 3).
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