#Il Volo in Washington DC
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In volo sulla linea del fuoco: la colonna di fumo oscura il cielo
Questo è solo l’inizio della stagione degli incendi ma in Canada non ne hanno vissuto uno peggiore con centinaia di roghi che hanno distrutto vaste aeree delle sue antiche foreste e creato condizioni di fumo pericolose per la salute che si sono estese fino al Midwest e alla costa orientale degli Stati Uniti fino a Washington DC, con New York che ha dichiarato lo stato di emergenza per l’aria resa…
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allaboutilvolo · 8 years ago
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Class Act Il Volo concert in Washington DC / Un concerto di classe de Il Volo a Washington DC
New Post about @ilvolo has been published on http://www.ilvolo.mus.br/2017/03/class-act-il-volo-concert-in-washington-dc-un-concerto-di-classe-de-il-volo-a-washington-dc/
Class Act Il Volo concert in Washington DC / Un concerto di classe de Il Volo a Washington DC
Special thanks to Barbara Perry for this terse but perfect review of Il Volo concert in Washington DC, last March 9th! We were missing some thoughts about this tour date! Grazie mille! - Read in English Un ringraziamento speciale a Barbara Perry per questa recensione sintetica ma perfetta del concerto de Il Volo a Washington DC, lo scorso 9 marzo! Ci mancava qualche pensiero di questa data del tour! Grazie mille! - Leggi in Italiano
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zinicaviaggi · 2 years ago
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TROPPO TRAFFICO FRA MANHATTAN E WASHINGTON TAILWIND AIR LANCIA LINEA DI IDROVOLANTI ANSA/ Ny-Dc in idrovolante, sfida al caos scali e ai treni lenti Dopo Boston Tailwind Air lancia il collegamento dal 13 settembre Testo (di Gina Di Meo) (ANSA) - NEW YORK, 25 AGO - Manhattan-Washington Dc in un'ora e 20 minuti a bordo di un idrovolante. Il servizio operato dalla Tailwind Air sarà lanciato il prossimo 13 settembre e si presenta come la sfida o l'alternativa alle congestioni degli aeroporti e ad un sistema poco efficiente di trasporto ferroviario. Il viaggio sull'idrovolante, infatti, prevede una riduzione fino al 60% dei tempi di viaggio in aereo o in treno. "Rispetto al treno - ha spiegato all'ANSA Peter Manice, co-fondatore di Tailwind Air, azienda fondata nel 2012 - il nostro obiettivo è quella di bypassare la congestione del corridoio nord est tra New York e Washington DC, un tragitto che comporta circa 3 ore e 50 minuti. Per quanto riguarda l'aereo, con un volo di un'ora e 20 minuti siamo concorrenziali con un classico volo dal 'Reagan' al 'LaGuardia' ma senza andare incontro al caos e alle attese di entrambi gli aeroporti". Tailwind Air utilizza una flotta di Cessna Grand Caravans con due piloti e per un totale di otto passeggeri. A New York il servizio userà il Manhattan's Skyport Marina sull'estremo versante orientale della 23/a strada lungo l'East River mentre a Washington farà leva sull'aeroporto di College Park, a meno di mezz'ora di auto dal Capitol, sede del Congresso Usa, dal centro storico di Georgetown e a pochi minuti a piedi dalle fermate della metropolitana di College Park Metro e dal sistema ferroviario per pendolari Marc". Il costo del biglietto varia da 395 a 795 dollari a tratta (a seconda dei tempi di prenotazione) e nella fase di lancio del servizio si prevede un accompagnatore gratis. "Non siamo un servizio che opera solo voli business - osserva Manice - ci rivolgiamo a tutti i viaggiatori che pongono particolare importanza al fattore tempo. Il nostro processo di check-in si riduce a dieci minuti e non ci sono tutti i controlli di sicurezza di un tradizionale aeroporto (è previsto tuttavia il controllo del documento d'identità, ndr)". https://www.instagram.com/p/ChywX5cqp97/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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ris8lifestyle · 2 years ago
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Quello che non sapevi sull'Air Jordan Wings Logo
Due o tre "chicche" sul logo ma sopratutto sulle #airjordan1. #RIS8 #ris8lifestyle #magazine #milano #cool #sneakers #sneakershead #collection #nike #nikejordan #airjorda #aj1 #sneakersaddicted #custom #shoes #legend #petermoore #fashion #moda
Il logo Air Jordan Wings by Nike è stato disegnato da Peter Moore e ormai è diventato una leggenda nella Sneakers Culture. Il primo bozzetto lo creò sul volo di ritorno da Washington, DC, dove aveva avuto un incontro con Michael Jordan e il suo agente David Falk. Fu proprio Falk a lanciare l’idea del nome Air Jordan. Peccato che all’epoca con questo stesso nome esisteva già una compagnia aerea…
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ilvolotherapy · 5 years ago
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@marcopanascia Back on the tour bus with IL VOLO! Next stops: Atlantic City, Washington DC, Bethlehem, Detroit, Chicago and Atlanta. Let's go! https://www.instagram.com/p/B8UoDpOhNgn/?igshid=cwvti976jwyu
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freedomtripitaly · 5 years ago
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New York ha mille anime. Questa caratteristica si avverte subito: basta mettere piede in città per essere subito circondati da luci, colori, suoni, rumori da ammirare, ascoltare, toccare… in una parola vivere. Davanti a così tante attrattive, la selezione è d’obbligo, soprattutto se non hai molti giorni a disposizione. Le alternative sono due: potresti fare il solito viaggio e toccare le destinazioni più blasonate, oppure andare oltre, guardare il lato nascosto della Grande Mela. Optiamo per la seconda? Allora, questa guida è perfetta per te. Ti consigliamo 5 imperdibili esperienze per costruire il tuo itinerario da sogno. Se hai a disposizione solo cinque giorni, potresti farne una al giorno e vivere così New York in modo unico ed esclusivo. La partita dei Knicks al Madison Square Garden Probabilmente hai storto il naso: non sei uno sportivo e non hai mai seguito il basket, tanto meno l’NBA. Qui, però, non parliamo di una semplice partita, ma di un vero e proprio spettacolo, privo di tempi morti. La partita di pallacanestro sarà talmente coinvolgente che ti sentirai il tifoso numero uno dei Knicks da una vita: le musiche, il tifo, i tuoi vicini… tutto ti farà sentire partecipe. Inoltre, ricorda che sei in uno dei luoghi più rappresentativi di New York, non solo a livello sportivo, ma anche storico. Per esempio, proprio qui, il 19 maggio 1962 Marylin Monroe cantò la famosa “Happy Birthday” a John Fitzgerald Kennedy. Insomma, un po’ l’essenza della Grande Mela, un luogo imperdibile e da visitare a qualunque costo. Il consiglio è quello di prenotare con largo anticipo il tuo biglietto (per risparmiare e aggiudicarti i posti migliori), controllando quali sono le partite NBA degli Knicks in programma. Un musical a Broadway Parliamo del tempio sacro del musical, conosciuto in tutto il mondo per ospitare i più bravi attori e cantanti, per l’impatto spettacolare di scenografie, coreografie e luci mozzafiato. Il consiglio è quello di concludere la giornata a New York con questa esperienza. Gli spettacoli serali sono intorno alle ore 20. Anche in questo caso è necessario sia acquistare il biglietto per il teatro con largo anticipo, sia arrivare prima dello spettacolo, vista la lunga fila per entrare. Una gita al Washington Nel tuo viaggio a stelle e strisce non può mancare una gita giornaliera alla scoperta di Washington DC. Dista circa 400 km, quindi ci vorrà qualche ora per giungere a destinazione. Ma ne varrà sicuramente la pena: visitando Washington conoscerai l’anima storica e istituzionale degli Stati Uniti. Tra le tappe imperdibili di questo tour spiccano il Capitol Hill e la Casa Bianca, da ammirare esternamente, il famoso The Mall e i Monumenti Nazionali (Memorials) tra cui il Lincoln Memorial e il Washington Memorial. Se avete tempo, fate tappa anche a Georgetown, quartiere storico della Capitale statunitense. Un giro in elicottero su Manhattan Andare a New York significa toccare il cielo con un dito, e allora perché non farlo davvero? Tra le esperienze più esclusive e divertenti ti consigliamo un bel giro in elicottero su Manhattan. Poserai lo sguardo sugli imponenti grattacieli, il ponte di Brooklyn, il Central Park, la Statua della Libertà e il mare che abbraccia la città. Quando acquisti un’esperienza di volo in elicottero ricevi un buono. Dovrai contattare la compagnia per decidere la data e la durata del tour, da cui dipende anche il prezzo. Visita al One World Observatory L’One World Trade Center, conosciuto anche come Freedom Tower, è il grattacielo che ha preso il posto delle Torri Gemelle. Al suo interno ci sono intrattenimenti di ogni tipo. Il 102° piano dell’edificio ospita l’osservatorio panoramico, l’One World Observatory. Si tratta di un’enorme stanza circondata da vetrate propone una vista mozzafiato su New York. Il consiglio è quello di andare al tramonto, l’ora più suggestiva della giornata, arrivando un po’ prima per giungere alla vetta dell’edificio e garantirsi la miglior visuale. Se questi consigli ti sono piaciuti e vuoi prenotare una delle esperienze offerte, o semplicemente se desideri trovare altre idee, puoi consultare HelloTickets, la piattaforma che ti suggerisce diverse attività per vivere in modo unico ed emozionante tante città del mondo. https://ift.tt/2qfKGqg Cosa fare a New York in 5 giorni: idee non convenzionali New York ha mille anime. Questa caratteristica si avverte subito: basta mettere piede in città per essere subito circondati da luci, colori, suoni, rumori da ammirare, ascoltare, toccare… in una parola vivere. Davanti a così tante attrattive, la selezione è d’obbligo, soprattutto se non hai molti giorni a disposizione. Le alternative sono due: potresti fare il solito viaggio e toccare le destinazioni più blasonate, oppure andare oltre, guardare il lato nascosto della Grande Mela. Optiamo per la seconda? Allora, questa guida è perfetta per te. Ti consigliamo 5 imperdibili esperienze per costruire il tuo itinerario da sogno. Se hai a disposizione solo cinque giorni, potresti farne una al giorno e vivere così New York in modo unico ed esclusivo. La partita dei Knicks al Madison Square Garden Probabilmente hai storto il naso: non sei uno sportivo e non hai mai seguito il basket, tanto meno l’NBA. Qui, però, non parliamo di una semplice partita, ma di un vero e proprio spettacolo, privo di tempi morti. La partita di pallacanestro sarà talmente coinvolgente che ti sentirai il tifoso numero uno dei Knicks da una vita: le musiche, il tifo, i tuoi vicini… tutto ti farà sentire partecipe. Inoltre, ricorda che sei in uno dei luoghi più rappresentativi di New York, non solo a livello sportivo, ma anche storico. Per esempio, proprio qui, il 19 maggio 1962 Marylin Monroe cantò la famosa “Happy Birthday” a John Fitzgerald Kennedy. Insomma, un po’ l’essenza della Grande Mela, un luogo imperdibile e da visitare a qualunque costo. Il consiglio è quello di prenotare con largo anticipo il tuo biglietto (per risparmiare e aggiudicarti i posti migliori), controllando quali sono le partite NBA degli Knicks in programma. Un musical a Broadway Parliamo del tempio sacro del musical, conosciuto in tutto il mondo per ospitare i più bravi attori e cantanti, per l’impatto spettacolare di scenografie, coreografie e luci mozzafiato. Il consiglio è quello di concludere la giornata a New York con questa esperienza. Gli spettacoli serali sono intorno alle ore 20. Anche in questo caso è necessario sia acquistare il biglietto per il teatro con largo anticipo, sia arrivare prima dello spettacolo, vista la lunga fila per entrare. Una gita al Washington Nel tuo viaggio a stelle e strisce non può mancare una gita giornaliera alla scoperta di Washington DC. Dista circa 400 km, quindi ci vorrà qualche ora per giungere a destinazione. Ma ne varrà sicuramente la pena: visitando Washington conoscerai l’anima storica e istituzionale degli Stati Uniti. Tra le tappe imperdibili di questo tour spiccano il Capitol Hill e la Casa Bianca, da ammirare esternamente, il famoso The Mall e i Monumenti Nazionali (Memorials) tra cui il Lincoln Memorial e il Washington Memorial. Se avete tempo, fate tappa anche a Georgetown, quartiere storico della Capitale statunitense. Un giro in elicottero su Manhattan Andare a New York significa toccare il cielo con un dito, e allora perché non farlo davvero? Tra le esperienze più esclusive e divertenti ti consigliamo un bel giro in elicottero su Manhattan. Poserai lo sguardo sugli imponenti grattacieli, il ponte di Brooklyn, il Central Park, la Statua della Libertà e il mare che abbraccia la città. Quando acquisti un’esperienza di volo in elicottero ricevi un buono. Dovrai contattare la compagnia per decidere la data e la durata del tour, da cui dipende anche il prezzo. Visita al One World Observatory L’One World Trade Center, conosciuto anche come Freedom Tower, è il grattacielo che ha preso il posto delle Torri Gemelle. Al suo interno ci sono intrattenimenti di ogni tipo. Il 102° piano dell’edificio ospita l’osservatorio panoramico, l’One World Observatory. Si tratta di un’enorme stanza circondata da vetrate propone una vista mozzafiato su New York. Il consiglio è quello di andare al tramonto, l’ora più suggestiva della giornata, arrivando un po’ prima per giungere alla vetta dell’edificio e garantirsi la miglior visuale. Se questi consigli ti sono piaciuti e vuoi prenotare una delle esperienze offerte, o semplicemente se desideri trovare altre idee, puoi consultare HelloTickets, la piattaforma che ti suggerisce diverse attività per vivere in modo unico ed emozionante tante città del mondo. New York ha mille anime. Questa caratteristica si avverte subito: basta mettere piede in città per essere subito circondati da luci, colori, suoni, rumori da ammirare, ascoltare, toccare… in una pa…
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giancarlonicoli · 5 years ago
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25 NOV 2019 11:42
“LA COMMISSIONE MORO HA NASCOSTO LA VERITÀ” - L’EX SENATORE SERGIO FLAMIGNI, NEL SUO ULTIMO LIBRO, ACCUSA GIUSEPPE FIORONI PER COME HA GESTITO L'INDAGINE SUL DELITTO DEL LEADER DC: "HA CONDOTTO I LAVORI IN MODO DISORDINATO E AUTORITARIO, PER NON FARE CHIAREZZA. TRE DATI DI FATTO SBUGIARDANO LA VERSIONE DI STATO. DOPO LA STRAGE DI VIA FANI I TERRORISTI SI RIFUGIARONO IN UN IMMOBILE DELLO IOR, SU CUI NON È MAI STATO FATTO ALCUN APPROFONDIMENTO. SONO MENZOGNE IL LUOGO E LE MODALITÀ DELL'UCCISIONE DI MORO RACCONTATE DAI BRIGATISTI PERCHÉ…”
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Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”
"Uno scandalo veramente senza fine". È il caso Moro, secondo Sergio Flamigni, ex senatore e infaticabile ricercatore che da anni indaga sulla P2 , sul terrorismo italiano, sul sequestro del presidente della Dc. Il suo ultimo lavoro, Rapporto sul caso Moro (Kaos edizioni), presenta il suo contributo ai lavori della seconda Commissione parlamentare d' inchiesta sul sequestro di Aldo Moro (2014-2017). Ma rende pubblica anche una denuncia secca per come il presidente della Commissione, il Pd Giuseppe Fioroni (preferito al più esperto Miguel Gotor), ha condotto i lavori.
"In modo autocratico e disordinato", "abusando della secretazione", lavorando "quasi solo attorno all'agguato di via Fani, senza affrontare il nodo del 18 aprile, ossia la scoperta del covo di via Gradoli e il falso comunicato del Lago della Duchessa". Risultato finale: "Mantenere il delitto Moro un enigma irrisolto".
Eppure alcuni elementi raccolti dalla Commissione sono riusciti a confermare "che la verità di Stato sul delitto Moro - confezionata dalla Dc di Francesco Cossiga insieme agli ex Br Valerio Morucci e Mario Moretti e avallata dalla magistratura romana - è una colossale menzogna". Flamigni segnala "tre dati di fatto che sbugiardano quella versione dall' inizio (strage di via Fani) alla fine (uccisione di Moro)".
Il primo dato accertato è che subito dopo la strage di via Fani, la mattina del 16 marzo 1978, i terroristi delle Brigate rosse si sono rifugiati con l'ostaggio in uno stabile di via Massimi 91 di proprietà dello Ior (la banca del Vaticano), su cui non è mai stato fatto alcun approfondimento. Non ci sono stati - come raccontato "dalla menzognera versione di Stato" - trasbordi del rapito in piazza Madonna del Cenacolo; non c' è stata una tappa successiva nel sotterraneo del grande magazzino Standa dei Colli portuensi; e non c' è stato l' approdo finale nel covo-prigione di via Montalcini.
Il secondo dato accertato dalla Commissione è che "sono una sequela di menzogne" anche il luogo e le modalità dell'uccisione del presidente della Dc raccontate dai brigatisti. Secondo la loro versione, Aldo Moro sarebbe stato ammazzato nel box auto di via Montalcini, nel baule della Renault rossa, con 11 colpi sparati alle 6-7 del mattino. Con successivo trasporto del cadavere per alcuni chilometri, da via Montalcini fino in via Caetani, al centro di Roma. Falso, secondo Flamigni: "Le vecchie e le nuove perizie hanno definito improbabile il luogo, ben diverse le modalità, e falso l' orario del delitto indicato dalla versione brigatista avallata dalla magistratura romana".
Il terzo dato di fatto è che la "verità ufficiale" sulla prigionia e sull' uccisione di Moro in via Montalcini (quella del "memoriale Morucci") è stata confezionata in carcere dal brigatista dissociato Valerio Morucci con la regia del Sisde, il servizio segreto del Viminale, con "la fattiva collaborazione della Dc cossighiana". "Il sequestro del presidente della Dc è rimasto un delitto senza verità", scrive Flamigni.
"Infatti a distanza di più di quarant' anni non c' è alcuna certezza sul luogo (o i luoghi) dove Moro fu tenuto segregato per quasi due mesi, né si sa chi, come e perché lo abbia ucciso". Secondo Flamigni, "è certo che alla strage di via Fani partecipò un tiratore scelto".
Ne parla anche uno dei testimoni oculari, il benzinaio Pietro Lalli, pratico di armi: raccontò di "aver visto sparare un esperto e conoscitore dell' arma in quanto con la destra la impugnava, e [teneva] la sinistra guantata sopra la canna in modo che questa non si impennasse".
Per scoprire gli eventuali professionisti in via Fani, "la Commissione avrebbe dovuto occuparsi dell' aereo libico, diretto a Ginevra, che nel tardo pomeriggio del 15 marzo 1978 (vigilia della strage di via Fani) atterrò invece a Fiumicino con quattro persone a bordo, e che ripartì l' indomani mattina alle ore 10,05 (un' ora dopo la strage) alla volta di Parigi. Un volo fortemente sospetto di avere trasportato uno o più killer di una particolare struttura di addestramento e supporto per organizzazioni terroristiche formata a Tripoli (Libia) dagli americani Edwin P. Wilson e Frank Terpil, entrambi ex agenti della Cia".
Flamigni segnala come "episodica eccezione" al "quarantennale disastro giudiziario relativo al delitto Moro" il lavoro del procuratore generale di Roma Luigi Ciampoli, che avocò un' indagine della Procura guidata da Giuseppe Pignatone. La requisitoria di Ciampoli dell' 11 novembre 2014 "ha confutato la versione di Stato del duo Morucci-Moretti sulla dinamica dell' agguato e della strage. E non ha mancato di menzionare la 'protratta inerzia' del pubblico ministero romano che lo aveva indotto a esercitare il potere di avocazione".
La "protratta inerzia" ha riguardato anche la figura e il ruolo dell' americano Steve Pieczenik (insediato al Viminale per conto del Dipartimento di Stato Usa durante il sequestro Moro). Venne mandato a Roma da Washington - secondo Ciampoli - per quella che era una vera e propria operazione di "guerra psicologica" con tre obiettivi: garantire l' uccisione dell' ostaggio; recuperare le registrazioni degli interrogatori e degli scritti di Moro; ottenere il silenzio dei terroristi.
Ciampoli ha riferito anche di aver indagato sulla presenza in via Fani di due uomini dei servizi segreti, a bordo di una moto Honda, al comando del colonnello Camillo Guglielmi. E si è detto convinto che "in via Fani vi fosse la presenza anche di servizi segreti di altri Paesi interessati, se non a determinare un processo di destabilizzazione dello Stato italiano, quantomeno a creare del caos".
È stata secretata l' audizione in seduta segreta del 29 luglio 2015 di Luca Palamara, sostituto procuratore a Roma e membro del Consiglio superiore della magistratura: riguardava l' interrogatorio di Pieczenik svolto per rogatoria da Palamara il 27 maggio 2014. "Da allora", commenta Flamigni, "la posizione giudiziaria di Steve Pieczenik si è inabissata, col suo carico di segretezza, nel porto delle nebbie".
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ilvolomundialoficial · 8 years ago
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Awwwww 😍 IL VOLO VIP PHOTOS - WASHINGTON, DC March 9, 2017 @mgmnationalharbor By @OMGVIP_official #nottemagicatour #ilvolo More photos: omgvip.com/il-volo-march-… #thankyouforsharing #ilvoloversdelmundo #ilvolomundialoficial
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Iran libera prigioniero di origine statunitense - libanese
L'Iran ha annunciato che rilascerà un residente di nazionalità statunitense libanese, che ha scontato quasi la metà della sua pena detentiva di 10 anni per presunto spionaggio a favore di #Washington. Nizar #Zakka, 52 anni, è nato in Libano ma ha studiato negli Stati Uniti, dove ha vissuto stabilmente fino al 2015. Nel settembre dello stesso anno, Zakka si è recato nella capitale iraniana Teheran su invito del governo iraniano, dove ha parlato in un conferenza sull'imprenditorialità basata su Internet. Ha partecipato all'evento come esperto di tecnologia dell'informazione. Ha lavorato per aziende come Cisco e Microsoft prima di fondare la sua società chiamata #IJMA3. Con sede a Washington, DC IJMA3 aiuta gli investitori  a costruire reti online in Medio Oriente. Ma il 18 settembre 2015, mentre Zakka era in viaggio verso l'aeroporto internazionale Imam Khomeini a Teheran per il suo volo di ritorno, è stato arrestato dagli agenti di sicurezza iraniani e non è mai più uscito dal paese. Un anno dopo, è stato condannato per  spionaggio a favore degli  Stati Uniti e condannato a 10 anni di carcere. La corte gli ha anche comminato  una multa di 4,2 milioni di dollari. I media statali iraniani hanno detto che Zakka era un "tesoro" di informazioni  sui militari americani. Ma l'esperto IT libanese ha negato tutte le accuse mosse contro di lui. Ha detto che è stato torturato durante il suo interrogatorio e ha fatto frequenti scioperi della fame per protestare contro la sua innocenza e le condizioni della sua detenzione. Durante la sua prigionia, il governo libanese ha fatto pressione sull'Iran per la sua liberazione. Gli Stati Uniti hanno anche sollevato la questione attraverso il Congresso e il Dipartimento di Stato. Ma la capacità di Washington di influenzare l'Iran era limitata, in quanto non ha relazioni diplomatiche con Teheran. Martedì, tuttavia, il Ministero degli Affari Esteri del Libano ha detto di aver ricevuto la notizia dall'ambasciatore iraniano in Libano che Zakka sarebbe stata rilasciata presto. Secondo quanto riferito, gli iraniani hanno deciso di rilasciare Zakka in seguito agli interventi personali del primo ministro libanese Saad Hariri e del presidente del paese Michel Aoun. Inoltre, ha detto l'ambasciatore iraniano, Zakka sarebbe stato rilasciato come "un gesto di buona volontà" durante Eid al-Fitr, una festività musulmana che segna la fine del Ramadan, il mese sacro islamico di digiuno. La dichiarazione ha aggiunto che il presidente iraniano Hassan Rouhani era "pronto a ricevere una delegazione libanese in qualsiasi momento per l'estradizione del prigioniero libanese Nizar Zakka". Read the full article
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itsvideogameworld · 6 years ago
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È il 21 dicembre 1968, alle 7.50, a Cape Kennedy, in Florida. L'equipaggio dell'Apollo 8 - Frank Borman, Jim Lovell e Bill Anders - sono allacciati nei loro divani, a circa 110 metri (363 piedi) dal suolo nella parte superiore del primo razzo con equipaggio Saturn 5, la macchina più potente mai costruita. Mentre gli ultimi secondi scendono verso il basso, c'è poco da dire e poco più che possono fare. Circa quattro milioni di litri di carburante stanno per accendersi sotto di loro. Sono "seduti sull'equivalente di una grande bomba".
Ci sono tutte le ragioni per essere preoccupati. Durante il precedente test senza equipaggio del Saturn 5, alcuni mesi prima, forti vibrazioni e forze G poco dopo il lancio avrebbero probabilmente ucciso chiunque a bordo. Anche se il missile è stato modificato, la moglie di Borman è stata chiaramente avvertita dalla Nasa che suo marito ha circa 50/50 possibilità di sopravvivere alla missione.
L'esibizione del razzo Saturn 5 non è l'unica cosa che preoccupa la gestione della NASA. L'Apollo 8 è una missione di primati: un gigantesco balzo in avanti nella corsa per sbarcare un uomo sulla Luna. Sarà la prima astronave con equipaggio a lasciare l'orbita terrestre, la prima a orbitare attorno alla Luna e la prima a tornare sulla Terra a 40.000 km / h di velocità impressionante (25.000 miglia all'ora). La missione è una scommessa calcolata dall'agenzia spaziale per battere l'Unione Sovietica al nostro vicino più prossimo. "È stata una decisione molto, molto audace", afferma Teasel Muir-Harmony, Apollo Curator al National Air and Space Museum di Washington DC. "Tutti all'interno dell'agenzia sapevano che era una missione straordinariamente rischiosa e c'erano molte critiche, per la maggior parte famose dall'astronomo britannico Sir Bernard Lovell, degli Stati Uniti che mettevano a rischio la vita umana".
Infatti, Apollo 8 non è mai stato concepito per essere così ambizioso. Originariamente era stato progettato come il primo test del lander Apollo in orbita terrestre, ma la produzione del lander era in ritardo. Oltre a ciò, la CIA ha avvertito che l'intelligence ha suggerito che i sovietici stavano per tentare il loro volo con equipaggio attorno alla Luna. "Tutti dimenticano che il programma Apollo non era un viaggio di esplorazione o scoperta scientifica, era una battaglia nella Guerra Fredda", dice Borman, "e noi eravamo guerrieri della Guerra Fredda".
Nonostante i problemi dei suoi padroni, e dopo soli quattro mesi di addestramento intensivo, Borman, un ex pilota di caccia militare, afferma che non avrebbe mai avuto alcun dubbio che la missione avrebbe avuto successo.
"Siamo stati obbligati a cambiare la missione per realizzare lo sbarco sulla Luna prima della fine del decennio, che il presidente Kennedy aveva promesso", dice Borman. "Secondo me la missione era estremamente importante non solo per gli Stati Uniti, ma per liberare le persone ovunque".
Con i motori accesi e il conto alla rovescia a zero, il Saturn 5 si solleva lentamente dal pad e accelera nel cielo blu della Florida. "Mi sentivo come se fossimo sul punto di un ago", dice Borman. "Il rumore ha dato l'impressione di un enorme potere - ho avuto la sensazione di essere insieme per il viaggio, piuttosto che avere il controllo di qualsiasi cosa".
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muatyland · 6 years ago
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Un viaggio tra storia e politica -Washington DC
Un viaggio tra storia e politica -#Washington DC
Una vacanza a Washington D.C., capitale degli Stati Uniti, merita il costo del biglietto aereo. Da poco tempo è attivo il volo diretto Roma-Washington.
La capitale americana è uno splendore di architettura che si amalgama tra moderno e storico: dal distretto finanziario e politico alle zone più periferiche con le stupende ville in stile coloniale, con richiami palladiani.
In questa stupenda città…
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jamariyanews · 7 years ago
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Sette ragioni per respingere la tesi dei missili “iraniani” agli yemeniti
Filip Vuković, Balkans Post 15 dicembre 
Nikki Haley, l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, mostrava “prove concrete” che l’Iran viola le risoluzioni delle Nazioni Unite fornendo armi alle forze di Ansarullah, gruppo ribelle nello Yemen. “In questo magazzino ci sono prove concrete della proliferazione illegale di armi iraniane, raccolte dagli attacchi diretti ai partner della regione“, ha detto di fronte ai resti di un missile balistico delle dimensioni di un’automobile, durante la conferenza stampa presso la Base Anacostia-Bolling di Washington, DC. Gesticolando col missile dietro, invocava sanzioni internazionali maggiori contro l’Iran. Prima di Haley, i funzionari sauditi avevano mostrato i resti del missile in TV, nel tentativo di convincere gli spettatori che fosse stato effettivamente abbattuto. “Questi sono i pezzi recuperati di un missile sparato dai miliziani huthi dallo Yemen all’Arabia Saudita“, aveva detto Haley. “L’obiettivo dal missile era un aeroporto civile di Riyadh dove transitano ogni giorno decine di migliaia di passeggeri: immaginate se questo missile fosse stato lanciato sull’aeroporto Dulles o JFK o di Parigi, Londra o Berlino. La lotta all’aggressione iraniana è la lotta del mondo“, aggiungeva. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno dato al Pentagono le parti recuperate dei missili. Un frammento includerebbe il marchio del Gruppo Industriale Shahid Bagheri (SBIG), produttore di missili iraniani. “Questi sono iraniani, sono stati inviati e consegnati dagli iraniani“, aveva detto. L’Esercito yemenita, appoggiato da Ansarullah, il 5 novembre dichiarava che un missile balistico a medio raggio Burqan-2 (Vulcano-2) aveva centrato l’aeroporto internazionale Re Qalid, 35 chilometri a nord della capitale saudita Riyadh. I funzionari sauditi inizialmente negarono che il missile avesse colpito l’aeroporto, sostenendo che fu abbattuto dai sistemi missilistici Patriot di fabbricazione statunitense e progettati per contrastare le minacce missilistiche. Tuttavia, una squadra di esperti statunitensi utilizzando immagini satellitari, foto e spiegazioni scientifiche, dimostrava che il missile era effettivamente caduto vicino a una delle piste dell’aeroporto.
Risposte internazionali Smentendo le dichiarazioni degli Stati Uniti secondo cui l’Iran invia missili balistici, il movimento huthi dello Yemen sostiene che le accuse servono a distrarre dal riconoscimento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di Gerusalemme capitale d’Israele. Abdalmaliq al-Ajri, alto funzionario huthi, dichiarava che lo Yemen lancia missili in Arabia Saudita contro l’aggressione del regno allo Yemen iniziata nel 2015. “Dopo tre anni di guerra, gli USA trovano improvvisamente prove che l’Iran sostiene gli huthi“, scriveva su twitter. “Gli USA non hanno trovato alcuna prova nei missili sparati dallo Yemen finora. La storia è chiara: vogliono dare ai sauditi una storia per distogliere l’attenzione da Gerusalemme, invece di arrabbiarsi con Israele, sventolano lo spauracchio iraniano“, aggiungeva. La missione dell’Iran alle Nazioni Unite respinse categoricamente l’affermazione di Nikki Haley secondo cui il missile sparato in Arabia Saudita dallo Yemen sarebbe stato fornito dall’Iran, descrivendone le affermazioni come infondate. In una dichiarazione rilasciata lo stesso giorno, la missione denunciava le accuse statunitensi come “irresponsabili, provocatorie e distruttive“, affermando che “tale presunta prova… è fabbricata tanto quanto quelle presentate in altre occasioni“. Nella dichiarazione, i diplomatici iraniani rispondono che “tali accuse cercano anche di coprire i crimini di guerra sauditi nello Yemen, con la complicità statunitense, e distolgono l’attenzione internazionale e regionale dalla guerra d’aggressione agli yemeniti in stallo che finora ha ucciso otre 10000 civili, creato tre milioni di sfollati, paralizzato le infrastrutture e il sistema sanitario dello Yemen e spinto il Paese sull’orlo della peggiore carestia che il mondo abbia visto in decenni, come l’ONU avvertiva“. “Mentre l’Iran non ha fornito missili allo Yemen, tali iperboli servono le altre agende statunitensi in Medio Oriente, come coprire l’avventurismo nella regione e il supporto sfrenato al regime israeliano“, si legge nella dichiarazione, che sottolineava inoltre “il diritto degli yemeniti all’autodifesa” e ribadiva che il conflitto nel Paese non aveva una soluzione militare. Anche Gholam-Ali Khoshrou, l’ambasciatore iraniano all’ONU, ha respinto le affermazioni dell’omologa statunitense e affermava che lo “show” di Haley era semplicemente volto a coprire le armi di Washington al regime saudita, che hanno ucciso donne e bambini yemeniti. Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano, ha anche confrontato le accuse di Haley all’Iran a quelle di Colin Powell che nel 2003 sostenne che l’Iraq nascondesse armi di distruzione di massa per giustificarne l’attacco. Farhan Haq, viceportavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, aveva messo in dubbio le affermazioni di Arabia Saudita e Stati Uniti, affermando che persino l’ONU non poteva confermare l’origine dei missili.
Le affermazioni del Pentagono Il Pentagono ha mostrato rottami di ciò che i funzionari definivano missili balistici Qiam iraniani lanciati dallo Yemen, il 22 luglio e il 4 novembre, sull’aeroporto internazionale Re Qalid vicino Riyadh. I funzionari spiegavano perché il Pentagono credeva che provenissero dall’Iran, indicando la “sigla dello SBIG” e “disegni unici” delle armi iraniane. “Il punto di tale dimostrazione è che solo l’Iran realizza questo missile, ma non l’ha ceduto a nessun altro“, dichiarava Laura Seal, portavoce del Pentagono. Seal aveva detto che gli USA non sapevano quando il missile fu esportato dall’Iran, aumentando la possibilità che fosse stato trasferito agli huthi prima della risoluzione ONU del 2015 che sanciva l’accordo nucleare tra Iran e potenze mondiali, come gli Stati Uniti. Un allegato alla risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite invita tutti i Paesi ad impedire “fornitura, vendita o trasferimento di armi o materiale connesso dall’Iran con navi o aeromobili di bandiera e indipendentemente che provenissero o meno dall’Iran“, fino al 2020. Ciò ha esteso l’attuale divieto di esportazione di armi in vigore dal 2007.
Analisi Il missile in questione non è un Qiam o altro missile iraniano per i seguenti motivi:
1. Missile balistico Qiam Il Qiam è un missile balistico a corto raggio (SRBM) iraniano originariamente testato nell’agosto 2010. È una versione modernizzata dell’iraniano Shahab-2, copia del nordcoreano Hwasong-6, derivato dal missile sovietico Scud-C. Un missile a due stadi, progettato per ridurre notevolmente i tempi di preparazione al lancio rispetto ai modelli precedenti con propellenti liquidi, e senza pinne alla base del primo stadio. Il Qiam ha una gittata di 750 km, una lunghezza di 11,5 metri, un diametro di 0,855 metri e un peso di 6155 chilogrammi. Le dimensioni del Shahab-2 sono quasi identiche. Ora, perché il Pentagono afferma di aver mostrato un Qiam, non uno Shahab-2? La risoluzione 1747 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, approvata il 24 marzo 2007, impose l’embargo sulle armi all’Iran. Considerando che il Qiam è entrato in servizio nel 2010, ciò implicherebbe che la presunta esportazione nello Yemen violasse la risoluzione ONU (periodo post-2007), dato che lo Shahab-2 è entrato in servizio nei primi anni ’90, sarebbe difficile dimostrare che l’Iran non l’avesse esportarlo tra il 1990 e il 2007.
2. Prova numerica Un elemento cilindrico dei resti mostra i segni numerici (4-9) attorno ai piccoli fori del serbatoio del carburante e dell’ossidante (con i tubi del carburante e sfiati ossidanti), e se si confrontano con quelli del Qiam visualizzati nella base missilistica sotterranea iraniana nel 2015, sembrano adattarsi perfettamente. Tuttavia, si adattani perfettamente anche alla maggior parte dei modelli derivati dallo Scud perché la parte centrale è identica. Le testate e le pinne variano in dimensioni e forma, ma non sopravvivono al volo. 
3. Design iraniano “unico” Come già accennato, il Qiam si basa fondamentalmente sul missile Scud sovietico, gli altri derivati sono gli iraniani Shahab-1 e Shahab-2, i nordcoreani Hwasong-5, Hwasong-6 e Hwasong-9, gli iracheni al-Husayn, al-Hijarah e al-Abas e infine gli yemeniti Burqan (Vulcano). Hanno tutti qualcosa in comune: un diametro di 0,855 metri e una disposizione dei fori (numerati). Qiam infatti ha un design unico per la testata a quattro coni e un corpo senza pinne, ma il Pentagono non ha mostrato alcuna di tali caratteristiche uniche, solo un serbatoio tipico della famiglia di missili.
4. Sigla “Shahid Bagheri” Secondo tutti i rapporti disponibili riguardanti il programma missilistico iraniano pubblicati negli ultimi venti anni da IISS, CSIS, FAS e Jane, lo Shahid Bagheri Industrial Group (SBIG) è responsabile solo della produzione di missili a propellente solido, a partire dagli Oghab e Fajr-3 di metà anni ’80. D’altra parte, i progetti di missili a combustibili liquidi iraniani sono responsabilità di un’altra società, lo Shahid Hemmat Industrial Group (SHIG). Dato che il Qiam è senza dubbio un missile con primo stadio a propellente liquido (presumibilmente noto al Pentagono), sicuramente non ha nulla a che fare col gruppo Shahid Bagheri.
5. Trasferimento in “piccoli pezzi” Questa affermazione è di Adil al-Jubayr secondo cui “il missile era stato contrabbandato nello Yemen in parti e assemblato dagli agenti iraniani“. Il ministro degli Esteri saudita ritiene quindi che i missili balistici siano dei giocattoli Lego, che possono essere facilmente smontati in centinaia di piccoli pezzi e poi assemblati con un buon manuale in persiano. Nella realtà, la costruzione del corpo del missile è estremamente sensibile e come prodotto finito viene trasferito lentmente. Lo stadio più grande del Qiam (o Shahab-2) ha una lunghezza di nove metri e un peso di qualche tonnellata, quindi contrabbandarlo in un Paese sotto blocco navale e aereo appare una fantasia. Prima che l’Iran costruisse il principale centro spaziale con un grande edificio per l’assemblaggio orizzontale, in precedenza radunava i missili a Teheran e li portava a 200 km, nella Provincia di Semnan, per il lancio. Lo Yemen non ha tali strutture, generalmente grandi, esposte e vulnerabili, specialmente agli attacchi aerei. Questo è il tipico trasferimento di Scud: 
Il primo stadio di uno Scud portato in Russia
6. Vera origine dei missili yemeniti Sia i funzionari iraniani che quelli yemeniti smentivano il trasferimento del Qiam o di qualsiasi altro missile balistico iraniano nello Yemen, e prima di qualche giorno fa, non c’era un solo rapporto sul trasferimento di Qiam o Shahab-2 nello Yemen. Inoltre, l’Esercito yemenita pubblica le foto dei suoi missili balistici a corto raggio (in deposito e al lancio), ed è chiaro che hanno le pinne (cioè non sono Qiam). I Burqan non sono missili yemeniti, ma furono importati e rinominati, ma non dall’Iran o dall’Iraq. I primi missili Scud giunsero nello Yemen direttamente dall’Unione Sovietica nel 1979, che in seguito ne ricevette anche dalla Corea democratica. Nel 2002, i marines spagnoli salirono a bordo della nave coreana “So San” nel Mar Arabico, che trasportava 15 missili Scud (Hwasong-5) per lo Yemen. Il sensazionale assalto delle unità navali spagnole fu inizialmente celebrato dai media occidentali, dato che Washington pensava fosse destinato all’Iraq, ma presto divenne un imbarazzante incidente politico. Il ministro degli Esteri yemenita inviò una lettera molto dura all’ambasciatore statunitense, spiegando che i missili erano destinati all’esercito yemenita e dovevano essere immediatamente inviati nello Yemen perché la vendita dei missili Scud non era proibita dal diritto internazionale. Lo Yemen era autorizzato a riceverli e non fu accusato della transazione.
7. Affermazioni saudite simili Prima degli Stati Uniti, i sauditi fecero molte affermazioni ugualmente incoerenti e illogiche sui missili yemeniti e “iraniani”. Nell’ottobre 2016 affermarono che “gli huthi presero di mira la Mecca“, un misero tentativo di avere il sostegno dei musulmani da tutto il mondo, e anche di demonizzare due Paesi a maggioranza sciita. In questo caso specifico, affermarono anche che la difesa aerea saudita aveva intercettato il missile “iraniano”, e come prova ne mostrarono il primo stadio (nemmeno colpito); semplicemente lo prelevarono nel deserto. Tuttavia, i video degli esperti statunitensi confermavano che il missile aveva colpito la pista dell’aeroporto. Tali affermazioni possono alzare il morale della popolazione saudita analfabeta, ma gli esperti possono solo riderne. Le accuse ufficiali statunitensi non ne sono lontane. 
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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allaboutilvolo · 8 years ago
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ilvoloflightcrew · 8 years ago
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  STRAIGHT TO YOU FROM ALEXANDRIA, VA (WHAT, PIERO?).  IT’S MARYLAND!  TOO CUTE!
Grazie Washington 🇺🇸
A post shared by Eleonora ..🌺 (@divileo15) on Mar 9, 2017 at 9:13pm PST
Massimo Messina, good friend of Il Volo, posted a couple of…
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PICCOLE STORIE DI EVASIONI ANIMALI
Pare che negli Stati Uniti d'America gli animali siano diventati più furbi, oppure che le misure di carcerazione progettate negli zoo abbiano delle falle clamorose. 
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Dopo la fuga di Sunny, la panda rossa, in cattività presso lo zoo della Virginia con sede a Norfolk, lunedì scorso - il 30 gennaio - è fuggita Ollie, una lince rossa, dallo Smithsonian's National Zoo di Washington. Peccato che la fuga sia durata solo tre giorni e la lince nata allo stato selvatico non sia riuscita a superare l'area dello zoo nazionale, una vera istituzione negli Stati Uniti. Anche in questo caso di evasione, la giustificazione dei vertici dell'impianto di "conservazione" è stata bizzarra. In breve, Ollie avrebbe un gran caratteraccio. Gli interessati dello zoo pensavano che la burbera lince avesse raggiunto il Rock Creek Park e nel frattempo avevano interrotto le ricerche. Dopodiché è stata ingabbiata, con tanto di foto. 
  Fonte: http://www.huffingtonpost.com/entry/escaped-dc-bobcat_us_5891ee24e4b0c90eff01281d
Tuttavia, proprio oggi, il primo giorno di febbraio, ci pensa il gufo Oscar a far parlare di sé gli zoologi conservazionisti. E' scappato dallo zoo di Adelaide, in Australia, addirittura durante uno show di volo "libero" (libero, si fa per dire). Oscar, è stato deportato da poco tempo dalle foreste pluviali del nord del Queensland, distanti quasi 2700 km.
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Anche nel caso di Oscar la motivazione del tecnico dello zoo di Adelaide è grottesca: "Ha avuto un po' di paura. E' un uccello molto maldestro", ha affermato Nicholas Bishop che si qualifica come "nature theatre manager" (manager del teatro della natura). Il gufo è un animale considerato criptico e molto riservato. Accidenti, come si fa a non avere paura di un manager e ad accettare le regole della carcerazione dopo essere stato catturato, deportato ed esibito a folle di turisti sguaiati in bermuda che mangiano chips e popcorn?
Fonte: http://www.abc.net.au/news/2017-02-01/adelaide-owl-escape-leaves-zoo-staff-in-a-flap/8233124
Rob Benatti, l'orso che odia i manager della natura @re_wording
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ilvolomundialoficial · 8 years ago
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IL VOLO VIP PHOTOS - WASHINGTON, DC March 9, 2017 @mgmnationalharbor By @OMGVIP_official #nottemagicatour #ilvolo More photos: omgvip.com/il-volo-march-… #thankyouforsharing #ilvoloversdelmundo #ilvolomundialoficial
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