#I Killer Non Vanno in Pensione
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"I Killer non Vanno in Pensione" di Francesco Recami: Un Noir Grottesco tra Intrighi, Satira e Colpi di Scena. Recensione di Alessandria today
Francesco Recami ci regala una storia sorprendente e ironica che esplora il lato oscuro e grottesco della quotidianità attraverso un protagonista inaspettato
Francesco Recami ci regala una storia sorprendente e ironica che esplora il lato oscuro e grottesco della quotidianità attraverso un protagonista inaspettato Recensione:“I Killer non Vanno in Pensione”, pubblicato da Sellerio Editore nel giugno 2022, è un romanzo che scombina le aspettative e cattura il lettore con una miscela di noir, satira e commedia grottesca. Francesco Recami, autore noto…
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19 mar 2021 10:40
“CREDO NELL'ANTIMAFIA SERIA, DI SERVIZIO E NON QUELLA CHE SI TRASFORMA IN MANIPOLAZIONE E CONTROPOTERE” - L’ATTACCO DEL CAPITANO “ULTIMO”, SERGIO DE CAPRIO, OGGI ASSESSORE ALL'AMBIENTE IN CALABRIA: “QUANDO PRESI RIINA, UN PROCURATORE M'ACCUSÒ DI AVERLO "UMILIATO". I PM DELLA TRATTATIVA STATO-MAFIA HANNO MINATO IL NOSTRO IMPEGNO E SPEZZATO IL FRONTE DELLA LOTTA ALLE COSCHE - HO LASCIATO UN MESSAGGIO ALLA SEGRETERIA DEL MINISTRO GUERINI PER CAPIRE COME SI STA IMPOSTANDO LA LOTTA ALLA 'NDRANGHETA, MA NON HO AVUTO RISPOSTA, EVIDENTEMENTE DEVE ESSERE ALLE PRESE ALTRE PRIORITÀ…”
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Antonello Piroso per “la Verità”
Anche gli eroi vanno in pensione. Sì, è vero: la qualifica è abusata, spesso usata a sproposito, ma come altro si può definire l'uomo che ha catturato l'allora nemico pubblico numero 1, il capo dei capi, il mammasantissima di Cosa Nostra, l'artefice della strategia stragista mafiosa che stava facendo tremare l'Italia tutta intera, ovvero Totò Riina?
Ha compiuto 60 anni il 21 febbraio scorso, il capitano Ultimo, che io continuo a chiamare così anche se nel frattempo il suo nome e cognome sono diventati di dominio pubblico (Sergio De Caprio, nda) e il suo grado nell'arma dei carabinieri è diventato quello di colonnello. Ma non sparisce dalla vita pubblica: è assessore all' Ambiente della regione Calabria, voluto in quel ruolo dalla scomparsa presidente Jole Santelli, che «si è battuta fino alla fine come una leonessa contro la sua malattia, con spirito di sacrificio e di amore per la sua terra: onore a lei».
Però il suo appendere virtualmente la divisa al chiodo (molto virtualmente: il suo non indossarla sempre - come i vertici, le «giacche blu» come li chiama lui, avrebbero voluto - è uno dei tanti motivi per cui Ultimo o lo si ama o lo si contesta) è l'occasione per fare un piccolo bilancio, professionale ma anche esistenziale.
Capitano, prendiamo subito il toro per le corna. Lei e i suoi uomini, dopo mesi di appostamenti, tirate giù dalla macchina e catturate Riina, lo portate in caserma, gli fate le necessarie foto di rito, e già per quello fioccano le polemiche: lo scatto del boss sotto la foto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (una sua vittima, tra l'altro) viene giudicata una provocazione.
«Una situazione incredibile: un procuratore ha detto che era rimasto colpito da quella immagine, perché avevamo "umiliato" Riina. Naturalmente massimo rispetto per quel magistrato come per tutti i magistrati, però diciamo che siamo rimasti, come dire?, spiazzati».
Certo, ovviamente deferenza anche per quelli che l'hanno mandata a processo, dopo aver posto fine alla latitanza di Riina, per aver smesso di fare la guardia al suo covo. Accusandola di favoreggiamento. Risultato? Lei viene assolto, senza che poi la stessa Procura di Palermo faccia appello.
«La Procura ha sostenuto non li avessimo avvertiti, invece avevamo condiviso tutte le scelte. Un altro passaggio paradossale, che segna il declino di un modo di fare la guerra alla mafia, che poi era quello di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino ma anche della dottoressa Carla Del Ponte, l'Antimafia dei combattenti costruita con il sangue delle vittime, l'Antimafia seria, di servizio e non quella che si trasforma in manipolazione e contropotere».
Una vicenda comunque grottesca, quella del suo processo, in America l'avrebbero portata alla Casa Bianca per una foto con il Presidente.
«Con il risultato di indebolire l'immagine e la forza di uno Stato unito come un sol uomo nella guerra alla criminalità, quasi legittimando in maniera implicita la sottovalutazione, la minimizzazione del ruolo di Cosa Nostra nelle stragi, perché non funzionale a una certa narrazione».
Si sta riferendo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia?
«Non mi permetto di entrare nelle dinamiche processuali, o di giudicarle. Faccio una riflessione di ordine generale, al di là delle inchieste. Una trattativa postula l'esistenza di due parti (che nel caso specifico sarebbero emissari di Riina e funzionari dello Stato, i quali spontaneamente o "spintaneamente" l'avrebbero avviata o recepita) e di un oggetto che possiamo definire "accordo", le cose cioè su cui le medesime parti convengono. Ma qui cosa succede?».
Che quasi tutti i killer e i capi mafiosi (in libertà è rimasto il solo Matteo Messina Denaro) o hanno iniziato a collaborare con la giustizia, penso a Giovanni Brusca, o sono finiti in carcere e, come Riina, ci sono morti.
«Bene, seguo il suo ragionamento: significa che una delle due parti non avrebbe mantenuto fede agli accordi. Ma questa "violazione" contrattuale, chiamiamola così, viene forse impugnata, fatta valere dai boss detenuti o dai loro avvocati? No: se ne fa carico una parte terza, alcuni pm che appunto hanno ritenuto sussistano elementi a suffragio di tale ricostruzione. Fatto strano, incomprensibile, gravissimo perché ha contribuito a minare quell' impegno che è stato profuso con lutti e dolore nella guerra alla mafia, a spezzare il fronte».
Come se si volesse o dovesse dimostrare un teorema. Tanto più che poi i magistrati (penso per esempio ad Antonio Ingroia, che nel frattempo si è perso nel «labirinto degli dei») si sono ritrovati con il cerino in mano, affidandosi a un personaggio come Massimo Ciancimino, la cui credibilità è stata demolita dalle condanne per riciclaggio, calunnia, detenzione di esplosivi. Lasciamo la Sicilia per la Calabria, terra di 'ndrangheta, una delle più potenti organizzazioni criminali al mondo, dove tutela dell' ambiente vuol dire occuparsi di traffico di rifiuti, cementificazione selvaggia, acque, depuratori e reti fognarie.
«È un onore essere qui. La gente di Calabria è splendida. Sono stato accolto con affetto e rispetto, ma non posso negare che a livello organizzativo scontiamo lacune, inefficienze, ritardi. Partiamo da una situazione di assenza della capacità operativa della struttura deputata a occuparsene, l'Arpa Calabria, l'agenzia per il monitoraggio ambientale, anche per la scarsità di risorse a disposizione».
Pochi soldi?
«Be', tenga conto che l'ente ha a disposizione un budget di 15 milioni di euro, quando ne servirebbero altrettanti per arrivare a quei 30 milioni che sono poi il bilancio dell' Arpa dell'Umbria. Ora, le pare possibile che l'attuale stanziamento sia la metà, in una regione che ha, tanto per dirne una, 800 chilometri di coste? Abbiamo chiesto al commissario straordinario, reitereremo la richiesta anche al ministro della Salute Roberto Speranza, perché in tutto questo i calabresi non hanno da anni l'autodeterminazione, ma sono controllati "da remoto". Speriamo che ci rispondano, altrimenti faremo sentire la nostra voce insieme a quella dei sindaci di questa regione, spesso dimenticata e trattata come l'ultima delle province dell' impero».
Senza dimenticare che se è vero che non tutti i calabresi (uno per tutti: mio padre) sono 'ndranghetisti, tutti gli 'ndranghetisti sono calabresi: le cosche sono vive e vegete.
«Solo pochi giorni fa sono andato a Cetraro, un comune in provincia di Cosenza, dove c'è stato un grave atto di intimidazione ai danni del maresciallo a capo della locale stazione dei carabinieri, cui è stata mitragliata l'auto. Ho chiesto anche a nome loro di poter parlare con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ho lasciato un messaggio alla sua segreteria, anche per vedere di aprire un tavolo tecnico insieme al ministro dell'Interno per capire come si sta impostando la lotta alla 'ndrangheta, ma non ho ancora avuto risposta, evidentemente deve essere alle prese con tante altre priorità».
Non ultima forse il rilancio del suo partito, il Pd, ma non voglio maramaldeggiare. La Calabria è alle prese con la gestione dei vaccini anti-Covid, campagna che sta andando a rilento (i medici di base dicono che su 130.000 ultraottantenni, ne sono stati vaccinati solo 30.000). So che non è di sua competenza e non è materia sua, ma le chiedo se le risulta questo stallo, aggiungendo che, come testimoniato da più parti, a fine giornata le dosi inutilizzate vengono buttate e non utilizzate per altri soggetti.
«Non mi sono ancora vaccinato, aspetto il mio turno quando sarà, perché ci sono persone - gli anziani, i malati, i fragili - che ne hanno bisogno prima di me e prima dei politici. Quanto al problema, io non sono calabrese ma difendo la Calabria perché la sanità è stata commissariata e si sono deresponsabilizzate le persone del settore. Vengono commissariati i comuni, dove viene mandato un impiegato per la gestione degli affari correnti, il quale lavora 18 ore la settimana. Ma come si fa a parlare di task force a Roma o a Bruxelles, quando poi sul territorio siamo messi così? Senza pianificazione, senza uomini, senza mezzi».
La trovo battagliero come sempre, ma non avevo dubbi. So anche che la casa famiglia da lei fondata a Roma, i «Volontari del Capitano Ultimo», dove vengono portati avanti progetti di solidarietà a sostegno degli ultimi, lavora come e più di prima. Soprattutto in tempi di pandemia. Un' esperienza anche spirituale. Crede in Dio, Capitano?
«Con molti dubbi e errori, non sono perfetto. Cerco di applicare gli insegnamenti di Nostro Signore, ho fede nell'atto del dono, perché in ogni gesto di aiuto e generosità nei confronti degli umili, dei deboli, dei dimenticati, c'è Gesù. Credo nella Chiesa dei poveri, perché se siamo tutti in mezzo alla stessa tempesta, non siamo tutti sulla stessa barca. Dobbiamo impedire al virus di allargare ancora di più il divario e le disuguaglianze».
In conclusione, Capitano: ha dato di più l'Arma dei Carabinieri a Ultimo, o lei all'Arma?
«L'Arma mi ha dato tutto, e io ho restituito pochissimo rispetto a quello che ho ricevuto. Mi hanno insegnato a essere, ancora prima che un combattente, un uomo, e che prima vengono il bene comune e la sicurezza dei cittadini e poi le esigenze personali. L’ho imparato da tutti i carabinieri che ho incontrato, rispetto al quale io sono niente. Io sono Ultimo».
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100 semplici abitudini che ti renderanno una persona più felice
Se non sai quello che vuoi dalla vita, se ti chiedi cosa dovresti fare, la risposta è semplice: essere felice. Tutto il resto sono i mezzi, non il fine. Quindi quando sei di fronte a una scelta e non sai cosa fare, prova a chiederti: cos’è che mi renderà più felice sia nel breve che nel lungo termine? Non serve che fai giri mentali assurdi, non serve che la paura ti blocchi, rispondere non è difficile. Non pensare al resto, pensa a come vivere felice. Ecco delle semplici abitudini che ti renderanno una persona più felice, senza dover scendere a compromessi:
1 – Sii gentile con il prossimo Lo sapevi che è stato dimostrato che essere gentile con gli sconosciuti aumenta la felicità? (fonte) Ogni volta che aiuti qualcuno senza avere un ritorno personale il cervello produce seratonina, un ormone che ti rilassa e ti fa sentire meglio. In più stimola i neuroni specchio, che ti fanno assumere lo stato d’animo di chi ti circonda. Se sei insieme a persone felici perché tu sei stato generoso, anche tu sarai più felice. Inoltre ti permetterà di costruire relazioni più solide e soddisfacenti, un altro pilastro della felicità.
2 – Non odiare Okay, qui devo confessarmi: sono una persona facile all’odio, soprattutto quando guido. :-) Ma sto imparando a fregarmene del comportamento degli altri, anche se ho subito un torto. Continuare a pensarci non fa che aumentare la mia rabbia e il mio stress, due cose che non vanno a braccetto con la felicità. Piuttosto, dimenticatene. Non odiare e non lamentarti, perché è inutile. Piuttosto pensa a cosa puoi farci, e se la risposta è niente, ricorda la domanda fondamentale: per essere più felice è meglio se continuo ad essere arrabbiato, o scelgo di cambiare il mio umore e tornare felice? Fai così: alza il busto, sforzati a sorridere e respira profondamente. Assumi l’atteggiamento di una persona felice e la tua mente si convincerà di esserlo, è il potere dell’inconscio. Io fischietto una canzone.
3 – Vedi i problemi come delle sfide L’unico problema irrisolvibile è quello che vedi come tale. Se usi la parola “problema”, stai già impostando la mente sulla modalità piagnone nella quale non puoi fare niente perché il mondo ce l’ha con te. Invece che trovare una soluzione inizierai a lamentarti e ti focalizzerai sui problemi piuttosto che sulle opportunità. Questo ha due ripercussioni:
Mentale, perché l’inconscio si deprime se crede che il futuro sia nero. Quando invece hai la possibilità di cambiare le cose e ne sei convinto, hai una scarica di ormoni della felicità (seratonina, endorfina). Pratica, perché l’inevitabile fallimento porterà con sé altra infelicità e farà credere all’inconscio che non c’era niente da fare, innescando una spirale negativa che ti porta all’immobilità e inazione.
Invece di parlare di problemi, parla di sfide. Vedi gli ostacoli come qualcosa che puoi superare, una normale deviazione nel percorso della vita. Perché è quello che sono.
4 – Sii grato per quello che hai Le persone felici sono soddisfatte di quello che hanno e cercano di migliorare con un sorriso, perché non provano dolore per quello che non possiedono. Se rincorri i beni materiali, perderai di vista il vero obiettivo: la felicità. Il marketing è studiato per renderti insoddisfatto della tua situazione, vuole creare dei bisogni che non ci sono per venderti un prodotto. Quindi:
Spegni la televisione. Accontentati di quello che hai.
Ho appena finito un libro di Burt Bomhof, un ingegnere edile che ha fatto la sua fortuna in Alaska. Superata la soglia dei 40, quando aveva ormai abbastanza soldi da andare in pensione a Miami, ha deciso di lasciare tutto e andare a vivere in mezzo al nulla fuori da Anchorage (capitale dell’Alaska) per partecipare a gare di cani da slitta. L’elettricità veniva da un generatore diesel e il riscaldamento da una stufa a legna, ma lui era più felice così che sulle spiagge di Cape Coral. Questa storia vuole farti capire che non devi rincorrere l’iPhone di turno, ma il sogno che ti rende felice indipendentemente dai possedimenti materiali.
5 – Sogna in grande Trova il tuo sogno e raggiungilo efficacemente: questo è uno dei più grandi motori della felicità. Se hai un grande sogno ha più possibilità di raggiungerlo e avere il successo che speri, più sei attivo e meglio saprai cogliere le opportunità della vita. Trova un sogno che ti stimoli, quello che veramente vuoi fare nella vita. Le persone con un obiettivo chiaro sono più focalizzate e il loro lavoro produce risultati migliori, sono più felici perché sanno che si stanno avvicinando al loro obiettivo. Se invece vivi alla giornata e non ti interessa quello che va oltre il “arrivare a fine giornata con la pancia piena”, presto ogni giorno sarà uguale e la tua vita sarà senza emozioni.
6 – Non preoccuparti dei dettagli Fatti la domanda: “me ne fregherà qualcosa fra un anno?” Se la risposta è no, non preoccuparti. Se la risposta è sì, trova una soluzione. La maggiore causa dello stress è il focus su problemi irrilevanti:
Quello con la Porsche che supera a destra. L’amministratore di condominio incompetente. Il bambino in spiaggia che fa casino.
Chiediti quante di queste cose avranno un reale impatto sulla tua vita da qui a un anno e renditi conto di come ti stia preoccupando per robaccia inutile. Non dare a queste cose irrilevanti il potere di cambiare il tuo umore, non ne vale la pena. Se esiste qualcosa che merita la tua attenzione, cerca una soluzione invece che un modo per lamentarti. E credimi, al mondo ci sono più soluzioni di quelle che puoi immaginare. Se non la trovi, nel 99% dei casi non hai cercato abbastanza.
7 – Viaggia Ti dirò un segreto: nessuno prevede il futuro. Come? Non è un segreto? Allora perché non vedo nessuno che agisce coerentemente con questo principio? La vita è mutevole, la vita è un mistero: ci sono troppe variabili per poter pianificare ogni cosa, troppe situazioni in bilico per sapere in anticipo il risultato. Il Virtus Lanciano può battere il Milan, se le condizioni sono giuste. Quando metti il naso fuori di casa, non sai cosa può succedere. Ma ti dirò: saranno cose che ti renderanno più felice. Ho studiato per un semestre a Riga, in Lettonia. Quando le sere di novembre il termometro stava sui -15, la voglia di uscire era alta quanto la temperatura. Ma mi dicevo: ogni volta che esco succede qualcosa di nuovo, qualcosa di cui vorrò ricordarmi, qualcosa che vorrò scrivere nel mio diario. Quindi uscivo e guarda te che caso, mi divertivo. La pigrizia è un killer della felicità. Non sto parlando di procrastinazione, ossia rimandare a domani i tuoi impegni, ma la non-voglia di fare qualsiasi cosa. Di alzarsi dal letto, di uscire di casa, di andare in vacanza. Te ne stai lì, in pantofole, a guardare il muro. Quella patina di stanchezza che non vuole andarsene, la sensazione che stai buttando la tua vita nel cesso senza saperlo. Visto che non puoi sapere quello che c’è nel tuo futuro, fai così: fai tutto. Esci di casa, trova le opportunità, diventa uno “Yes Man”: se qualcuno ti chiede di fare qualcosa, tu fallo. Più cose fai più hai possibilità di trovare la tua vera passione, perché non sai mai dove si nasconde l’ispirazione.
8 – Non inventare scuse “Chi è bravo a inventare scuse raramente è bravo a fare altro” - Benjamin Franklin
Quando ti succede qualcosa hai due possibilità:
Lamentarti e non fare niente. Non lamentarti e fare qualcosa.
Le persone felici non sono felici perché hanno avuto tutta la fortuna, ma perché hanno usato i loro insuccessi per costruire la felicità. Piuttosto che parlare di come le circostanze ti siano state avverse, trova il tuo errore e correggilo. La prossima volta non sbaglierai più e con il tempo avrai successo. La fortuna non esiste, ma alcuni imparano di più degli altri dagli insuccessi.
9 – Vivi nel presente Non preoccuparti del passato, non avere paura del futuro. Certo devi imparare dai tuoi errori, devi fare un piano di quello che vuoi fare negli anni a venire, ma la tua mente deve essere focalizzata su questo momento. Far vagare la mente causa inutili preoccupazioni, stress e fa crollare la tua produttività. Se c ‘è qualcosa che ti mette ansia nel futuro, pensa a cosa puoi fare adesso per arginare il problema. Concentrati su un compito e fatti assorbire, così non penserai al futuro. Un po’ di ansia è normale, ma non lasciare che questo blocchi l’azione. Molte persone si convincono che non possono trovare una soluzione, quindi smettono di provare: è il blocco della paura, anche quando è irrazionale. Ho visto studenti bloccarsi all’esame, anche quando in centinaia lo passano ogni sessione. Se non esiste nessun essere umano in grado di farlo allora okay, forse hai ragione. Ma se c’è anche solo una persona su questo pianeta che l’ha fatto, allora stai sbagliando qualcosa tu. Pensa a qual è il tuo errore e correggilo adesso.
10 – Impara a dormire bene I problemi di sonno sono fra i più bastardi, perché fai fatica a riconoscerli. Se ti tagli un dito te ne accorgi, un cerotto e via. Ma se dormi male, potresti andare avanti una vita senza accorgerti dei danni. La stanchezza pomeridiana, l’umore grigio, la fatica ad addormentarti: crederai questi sintomi normali, smetterai di farci caso. Invece dormire bene ti darà due benefici:
Diretto, perché un buon sonno aumenta la felicità dovuta al rilascio degli ormoni del piacere. Indiretto, perchè se dormi bene avrai meno difficoltà a raggiungere i tuoi obiettivi.
Uno degli investimenti migliori che puoi fare è nel sonno: è l’attività che porta maggiori benefici con il minor sforzo.
11 – Vedi il lato positivo delle cose La realtà non è oggettiva. Parla con dieci persone di politica, e avrai dieci convinzioni diverse. Le convinzioni sono interpretazioni della mente, semplificazioni che passano l’esame del filtro dei principi: la mente razionale non può elaborare ogni stimolo, quindi l’inconscio filtra il 99% delle informazioni senza che tu te ne renda conto. Il filtro agisce in base alle tue credenze: tutto quello che va contro ciò che pensi viene scartato. Così quando il tuo avversario politico parla, l’inconscio taglia tutte le informazioni che rendono il suo discorso sensato. Accendi il telegiornale e osserva il filtro in azione su di te. Quindi la realtà non è nera come puoi pensare, la crisi non ha cancellato ogni posto di lavoro (ce ne sono decine di milioni). La verità non esiste, la verità è un’interpretazione. Quindi puoi decidere di interpretare il mondo in maniera negativa e credere che tutto andrà male, o di credere in un futuro straordinario. Puoi credere che le cose andranno sempre meglio, il benessere sempre più diffuso. Le prove per crederci sono là fuori, puoi costruirti il futuro che vuoi. Più vedi il lato positivo e meglio saprai trovare le occasioni positive della vita: è la fortuna degli ottimisti.
12 – Scegli con cura i tuoi amici Pochi ma buoni: segui questo principio quando scegli gli amici. Va bene conoscere tante persone, anzi te lo consiglio, ma non ascoltare tutti. Là fuori la gente ha i tuoi stessi problemi, dubbi, insicurezze. Gli altri non sono perfetti, i loro consigli sono opinioni e la loro interpretazione del mondo è soggettiva quanto la tua. Se ti circondi di persone pessimiste, che vedono il lato negativo delle cose, che pensano di non poter trovare un lavoro, alla fine ci crederai anche tu. L’inconscio si fida degli altri perché l’uomo è un animale sociale, se tutti dicono una cosa il cervello pensa che è vera. Inizia a ragionare con la tua testa e circondati di persone ottimiste, che sanno di avere i mezzi per superare ogni crisi. Parla con loro, ascolta la loro opinione, decidi di essere ottimista. Sono due interpretazioni del mondo egualmente soggettive, ma solo una ti porterà alla felicità. Detto questo, la scelta è semplice.
13 – Non cercare l’approvazione degli altri La scuola ti ha insegnato che esistono figure che possono valutarti: non nella vita vera. Le persone felici seguono il loro istinto, la loro logica, il loro cuore senza farsi influenzare dall’opinione degli altri. Nessuno ha il diritto di dirti cosa fare della tua vita, né di farti cambiare idea. Quando sei convinto di qualcosa, fallo. L’opinione degli altri vale quanto la tua, con la differenza che tu hai più informazioni di loro e sai cosa ti rende felice. Se qualcuno pensa di sapere cosa è meglio per te, tu ringrazia ma saluta e allontanati con le tue idee. Non devi dare una spiegazione razionale per tutto quello che fai. Ben inteso, se stai investendo dei soldi faresti meglio ad avere statistiche a supportare la tua decisione, ma se si tratta della tua felicità puoi rispondere: “perché mi rende felice.” Qualsiasi cosa fai, qualcuno avrà da ridire. Non cercare di soddisfare tutti, anzi vedi il rifiuto degli altri come un segno positivo: se nessuno contesta quello che stai facendo, significa che non stai facendo niente.
14 – Ascolta Parla di meno, e ascolta di più. Nelle conversazioni le persone non ascoltano, aspettano il loro momento di parlare. Si interrompono a vicenda alla ricerca d’attenzione. Se non ascolti, non entrerai in sintonia con le altre persone. I tuoi rapporti saranno superficiali e poco soddisfacenti, perché sarai troppo concentrato su te stesso e poco sull’altro. Impara il buon valore del silenzio, e rifletti su quello che ti dicono gli altri. Vai oltre, nota il linguaggio, il tono, i movimenti. Rispondi a quello che ti è stato detto, inizia la frase con “tu” e non con “io”. Dai attenzione agli altri, e gli altri daranno più attenzione a te. L’uomo è un animale sociale: più le tue relazioni sono profonde, più sarai felice.
15 – Esci di casa La casa è una benedizione e una tragedia:
Una benedizione perché è il fulcro del benessere moderno. Una tragedia perché diventa una prigione.
Girando il mondo e parlando con le persone ho scoperto una relazione fra l’infelicità e il tempo speso a casa: più la gente sta ferma, meno è felice. Meno esci e meno saprai del mondo, non sperimenterai tutte le bellezze di quello che ti circonda, non ti immergerai nella natura. Una passeggiata per i monti rinfresca la mente e fa salire l’umore, prendi la buona abitudine di farlo almeno una volta a settimana. Basta la pineta dietro casa.
16 – Mangia bene Chi sente le mie idee radicali sul cibo mi crede pazzo: è una delle cause principali di malesseri, depressione, malattie, invecchiamento rapido. Una buona parte dei problemi dell’uomo moderno possono essere ricondotti a errori d’alimentazione. Ma se lo dico è perché l’ho provato: da quando mangio bene la mia vita è cambiata, mi sento più attivo e felice, sento che posso fare tutto. Quella pigrizia e stanchezza che mi caratterizzava è sparita, sono un uomo diverso. Se hai 10 o più chili di troppo chiudi il libro di crescita personale, non ti servirà. Prima torna in forma, poi ne riparliamo. Se non rispetti il tuo corpo e non hai la forza di volontà per rimanere in forma, qualsiasi altro progetto è destinato a fallire.
17 – Fai sport Questo va a braccetto con quello di sopra: senza un po’ di sport, mantenere un’alimentazione equilibrata è un’utopia. Se non hai problemi fisici, esci e fai qualcosa. Corsa, bici, nuoto, arti marziali, calcio. Ogni sport, specie se di resistenza, ti aiuterà a controllare il peso e avere il controllo del tuo corpo. Che vita è se non riesci a fare due rampe di scale senza avere il fiatone? Lo sport attiva il tuo apparato circolatorio, fa arrivare sangue al cervello e ti dà un nuovo punto di vista sulle cose. La maggior parte delle idee che ho per Mindcheats mi vengono in mente durante gli allenamenti, quando corro la mia mente è attiva e creativa. Se sei a un bivio o hai un dubbio, stacca e vai a correre: la soluzione arriverà. Ti lancio una sfida, un test per capire se sei in forma o il tuo corpo sta lentamente morendo: 10 chilometri di corsa in pista in 60 minuti. Se non passi il test ti consiglio di muoverti un po’ di più, perché alla lunga la mancanza d’esercizio si fa sentire.
19 – Vivi minimal La confusione mentale deriva dalla confusione fisica: se intorno a te hai il caos, anche dentro alla tua testa ci sarà caos. Qui c’è un duplice rapporto di causa-effetto: se sei confuso la tua stanza sarà disordinata, se la tua stanza è disordinata sarai più confuso. Quindi puoi agire su due fronti:
Ridurre la confusione mentale. Fare ordine in camera/casa tua.
Una influenzerà l’altra, parti con la più semplice: l’ordine fisico. Ci metti un pomeriggio a buttare o donare quello che non ti serve, 10 minuti al giorno per essere ordinato. Non è un grande investimento di tempo, visti i benefici. Alzati adesso e butta 10 cose che non ti servono, ti sentirai subito meglio.
20 – Dì la verità Se dici bugie, l’atteggiamento da mentitore sarà così radicato nella tua mente che comincerai a dubitare di te stesso. Perderai i tuoi principi e i tuoi obiettivi, non avrai la forza di volontà per raggiungere i traguardi o superare gli ostacoli. Invece che affrontare un problema cercherai di aggirarlo con le bugie e non lo farai mai andare via. Le bugie stressano la mente, perché sono difficili da elaborare e sostenere. Non importa quanto ti consideri bravo, un mentitore seriale sarà scoperto in poco tempo. E una volta che hai perso la fiducia degli altri in questo modo, sarà difficile riconquistarla. Le tue relazioni sociali saranno poco soddisfacenti perché si baseranno su un castello di menzogne, e tu lo sai. Non proverai la felicità di un rapporto sano e genuino, nel quale ti puoi fidare degli altri. La tua mente tende a proiettare le tue caratteristiche sugli altri: se sai di mentire spesso, penserai che anche gli altri lo fanno. Sicuro di voler vivere una vita così?
21 – Fai beneficenza Negli Stati Uniti ho preso una bella abitudine: lasciare la mancia al ristorante. Quando vedo un barattolo delle mance, metto qualche moneta. Due euro non mi cambiano la vita, ma il sorriso e il grazie che ricevo valgono di più. Cosa posso comprarmi con due euro?
Un gelato piccolo. 20 Goleador. 2 canzoni su iTunes. Un mazzo di carte.
Ora, siamo tutti d’accordo che non sono le priorità della vita, non ti rendono più felice (Goleador a parte). Piuttosto che comprarti qualcosa di inutile prendi l’abitudine di lasciare la mancia, un gesto così piccolo ma disinteressato può fare la differenza nella tua serata. Provalo almeno una volta prima di dire che non fa per te: io non sono uno che fa beneficenza regolare perché i soldi vanno in mano ad associazioni no-profit che di no-profit hanno poco. Mandare i soldi in qualche parte in Africa senza sapere che di quei 10 euro che doni in media 3 raggiungono le persone che hanno bisogno non è il massimo, ma internet ha risolto il problema. Ecco un paio di siti (in inglese) dove puoi fare beneficenza o aiutare persone in modo diretto, senza intermediari, e senza che la tua donazione venga mangiata da qualche multinazionale: GoFundMe KickStarter
Per saperne di più: http://ow.ly/uENt30bhI1l
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24 nov 2020 15:00
ERRORI DA ARRESTO – IN GERMANIA ESPLODE IL CASO DEI POLIZIOTTI ANALFABETI E FUORI FORMA: SERVIREBBERO MIGLIAIA DI AGENTI, MA È DIFFICILE TROVARE CANDIDATI CHE RIESCANO A SUPERARE TEST DA SCUOLA ELEMENTARE - L'ANNO SCORSO IL 20% DEGLI ASPIRANTI AGENTI NON HA SUPERATO LA PROVA DEL DETTATO E LA POLIZIA FEDERALE È STATA COSTRETTA A PORTARE GLI ERRORI “PERDONABILI” DA 20 A 24 SU UN TESTO DI 180 PAROLE, CIOÈ IN MEDIA UN ERRORE A RIGA – TUTTA COLPA DEL…
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Roberto Giardina per “Italia Oggi”
Leggo notizie catastrofiche sulla scuola italiana, il 30% non saprebbe capire quel che legge, neppure Topolino. E non si sa più scrivere. Nulla di nuovo.
Trent' anni fa, mi chiamarono per tenere otto lezioni a un corso di giornalismo medico scientifico. Non ho mai capito bene a che servisse, ritengo che gli ospedali allora volessero aprire degli uffici stampa.
Era riservato a venti laureati in medicina. Quando proposi come compito di riassumere in venti righe la mia lezione, mi guardarono interdetti. Non si aspettavano che un futuro medico giornalista dovesse anche scrivere. Ci riuscirono in due. Sarò stato troppo esigente.
In Germania va meglio, il che non significa che vada bene. Non c' è sera che sui due canali tv pubblici, Ard e Zdf, o sulle reti regionali che trasmettono su tutto il territorio nazionale, o su un' emittente privata, non venga trasmesso un krimi, un telefilm giallo o noir che sia. I poliziotti, i commissari, la metà rigorosamente donne, sono quasi tutti dei casi clinici, completamente fuori di testa, alcolizzati e depressi, afflitti da capi sempre preoccupati di non molestare il potente di turno, odiati dalla moglie e disprezzati dai figli.
Riescono a scovare il colpevole, che non sempre viene punito. I Polizisten non sono eroi da imitare. Forse per questo in Germania non riescono a reclutare poliziotti quando i vecchi vanno in pensione.
Ne servirebbero diverse migliaia ma è difficile trovare candidati all' altezza. Gli aspiranti, uomini e donne, sono fuori forma, o non riescono a superare i test più facili. E, leggo sulla Welt, non sanno scrivere. Basterebbe compiere un errore ogni sette parole per essere idonei, ma non ce la fanno.
L' anno scorso, il 20% degli aspiranti poliziotti nei diversi Länder (la polizia, in Germania, è di competenza regionale), non ha superato la prova del dettato. La colpa sarebbe anche della Rechtschreibreform, la riforma del tedesco, decisa nel 2006, ma è l' anno in cui i candidati sono entrati in prima elementare, quindi non hanno dovuto imparare nuove regole di scrittura, decise a tavolino dai burocrati, alcune per la verità astruse. In sintesi, in alcune parole composte si arriverebbe a scrivere tre «s» di fila. Gli scrittori si sono ribellati, ma era troppo tardi.
Fino all' ultimo non avevano voluto credere che si facesse sul serio.
La Bundespolizei, la polizia federale, ha deciso di rendere più elementari le regole di reclutamento. Ha portato gli errori «perdonabili» da 20 a 24 su un testo di 180 parole, cioè una mezza paginetta al computer, in media un errore a riga. E si è deciso anche di rinunciare alle classiche prove atletiche, al salto in lungo e alle flessioni. Basterà dimostrare di avere un sufficiente equilibrio fisico. Già adesso nei telefilm, quando un Kommissar deve inseguire un ladro o un killer di solito si arrende con il fiatone. Così rassicurano i telespettatori in sovrappeso.
A volte ci riescono le colleghe, che ci tengono alla linea, non bevono, e sono in forma.
Ma è tollerabile che un Herr Kommissar non sia in grado di superare l' esame di licenza elementare? È una domanda ipotetica, perché questa prova in Germania è stata abolita da tempo.
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"I Killer Non Vanno in Pensione di Francesco Recami" - Una Girandola di Intrighi e Satira Sociale. Recensione a cura di Alessandria today
“I Killer Non Vanno in Pensione” di Francesco Recami è un viaggio avvincente attraverso le ambiguità della vita di Walter Galati, un impiegato dell’INPS apparentemente sconfitto dalla routine e dalle aspettative familiari. Tuttavia, dietro la facciata di un uomo apparentemente comune si cela un abile killer, coinvolto in incarichi segreti e lucrativi assegnati da un’agenzia…
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