#Giudei uccisero Gesù
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Gesù non aveva alcuna colpa
Gesù non aveva alcuna colpa Gesù dopo che fu arrestato, fu portato prima davanti al Sinedrio, poi finì nelle mani di Pilato, affinché fosse giudicato dai romani e così fatto morire. Ma Pilato riuscì a capire che Gesù era innocente, che non aveva alcuna colpa, infatti più volte disse che non trovava alcuna colpa in Lui, come si legge in queste parole riportate da Giovanni: «Pilato uscì di nuovo,…

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Lectio Divina: Luca 11,47-54
Lectio Giovedì, 17 Ottobre, 2019
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia,
Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 11,47-54
In quel tempo, il Signore disse: “Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito”.
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
3) Riflessione
• Di nuovo, per l’ennesima volta, il vangelo di oggi parla del conflitto tra Gesù e le autorità religiose dell’epoca.
• Luca 11,47-48: Guai a voi che costruite i sepolcri dei profeti. “Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Matteo dice che si tratta di scribi e farisei (Mt 23,19). Il ragionamento di Gesù è chiaro. Se i padri uccisero i profeti ed i figli costruirono i sepolcri, è perché i figli approvarono il crimine dei padri. Oltre tutto sanno che il profeta morto non scomoda nessuno. In questo modo i figli diventano testimoni e complici dello stesso crimine (cf. Mt 23,29-32).
• Luca 11,49-51: Chiedere conto del sangue sparso fin dalla creazione del mondo. “Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.” Paragonato con il vangelo di Matteo, Luca è solito offrire una versione abbreviata del testo di Matteo. Ma qui lui aumenta l’osservazione: “sparso fin dalla creazione del mondo, dal sangue di Abele”. Lui fece la stessa cosa con la genealogia di Gesù. Matteo, che scriveva per i giudei convertiti, comincia con Abramo (Mt 1,1.2.17), mentre Luca va fino ad Adamo (Lc 3,38). Luca universalizza ed include i pagani, poi scrive il suo vangelo per i pagani convertiti. L’informazione sull’assassinio di Zaccaria nel Tempio viene data nel Libro delle Croniche: “Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: “Dice Dio: perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo: poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona.” Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio”. (2Cr 24,20-21). Gesù conosceva la storia del suo popolo fin nelle minuzie. Sa chi sarà il prossimo nella lista di Abele fino a Zaccaria. Ancora oggi la lista è aperta. Molta gente è morta a causa della giustizia e della verità.
• Luca 11,52: Guai a voi, dottori delle legge. “Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito”. Come chiudono il Regno? Loro credono di avere il monopolio della scienza rispetto a Dio ed alla legge di Dio ed impongono agli altri il loro modo, senza lasciare margine ad un’idea diversa. Presentano Dio come un giudice severo ed in nome di Dio impongono legge e norme che non hanno nulla a che vedere con i comandamenti di Dio, falsificano l’immagine del Regno ed uccidono negli altri il desiderio di servire Dio ed il Regno. Una comunità che si organizza attorno a questo falso dio “non entra nel Regno”, né è un’espressione del Regno, ed impedisce che i suoi membri entrino nel Regno. E’ importante notare la differenza tra Matteo e Luca. Matteo parla dell’entrata nel Regno dei cieli e la frase è redatta nella forma verbale del presente: "Guai a voi, dottori della Legge e farisei ipocriti, che chiudete il Regno dei Cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). L’espressione entrare nel Regno dei Cieli può significare entrare nel cielo dopo la morte, ma è probabile che si tratti di entrare in comunità, attorno a Gesù e nelle comunità dei primi cristiani. Luca parla di chiave della scienza e la frase è redatta nella forma verbale del passato. Luca constata semplicemente che la pretesa degli scribi di possedere la chiave della scienza rispetto a Dio ed alla legge di Dio impedisce loro di riconoscere Gesù come Messia ed impedisce al popolo giudeo di riconoscere Gesù quale Messia: Voi vi impadronite della chiave della scienza. Voi stessi non entrate, ed impedite ad altri di entrare.
• Luca 11,53-54: Reazione contro Gesù. La reazione delle autorità religiose contro Gesù è stata immediata. “Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.” Considerandosi gli unici veri interpreti della legge di Dio, cercano di provocare Gesù sull’interpretazione della Bibbia per poter sorprenderlo in qualche cosa che uscisse dalla sua bocca. Continua a crescere, così, l’opposizione contro Gesù ed il desiderio di eliminarlo (Lc 6,11; 11,53-54; 19,48; 20,19-20; 22,2).
4) Per un confronto personale
• Molte persone che volevano entrare furono impedite o non credettero più a causa degli atteggiamenti anti-evangelici dei sacerdoti. Hai esperienze al riguardo?
• Gli scribi cominciarono a criticare Gesù che pensava ed agiva in modo diverso. Non è difficile trovare motivi per criticare colui o colei che pensa diversamente da me. Hai esperienze al riguardo?
5) Preghiera finale
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedelt�� alla casa di Israele. (Sal 97)
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“Quando Gesù sparì dissero, usa la magia!”. Tabari, il genio che voleva raccontare tutta la storia del mondo
La storia siamo noi. Di certo, siamo come raccontiamo la storia. Secondo Erodoto, l’incessante viaggiatore, leggenda e “dati di fatto” sono entrambi eventi storici. Le vicende riesumate in un papiro trovato ad Alessandria o ad Antiochia, le parole raccolte dalla bocca bavosa di un conciatore di pelli, i detti sghembi di un astrologo o l’elmo scoperto in Scizia, istoriato con strane lettere, hanno la stessa dignità. Tucidide, al contrario, ci insegna che solo ciò che è sottoposto a testimonianza diretta coincide con la verità delle cose. Solo il mio sguardo (ciò che ho visto e toccato e certificato) è storico: il resto è vaga possibilità, ineffabile menzogna. Eppure, Tucidide, il padre della storiografia moderna, resta un narratore memorabile, degna fonte narrativa di un Manzoni e di un Tolstoj. La storia, in effetti, esiste grazie ai narratori più che per merito degli archeologi del tempo perduto, dei recensori dei cocci. Non basta tradurre una iscrizione millenaria: affinché viva, oggi, per me, occorre saperla raccontare.
*
Secondo Lucano la storia è un poema che gronda profezie gravi di sangue, per Tacito lo storico sa varcare le auree stanze del potere, scombinandole, scorticando i potenti, distillandone il niente. La disciplina storica diventa, alla latina, affronto politico. Negli stessi secoli in cui a Bisanzio lo storico si scopre voyeur, più interessato alle perversioni degli imperatori e alle loro alcove che ai moti delle masse – geniale, in questa ambizione nel vizio, l’opera di Michele Psello – a Bagdad il teologo Abu Giafar Mohammed-ben-Garir-ben-Yezid Tabari (839-923) scrive il capolavoro della storiografia islamica, l’immenso libro de I profeti e i re, qualcosa che, per sottigliezza analitica e vertigine di orizzonte, tende all’infinito. “Non voleva raccontare soltanto la storia dei suoi tempi, o di un’epoca limitata, ma tutta la storia del mondo, cominciando dalla creazione fino alle guerre che ai suoi tempi insanguinavano il mondo arabo. E non voleva narrare nemmeno una versione di ogni fatto, ma tutte le versioni che gli uomini raccontano di ogni evento, così che il suo libro diventasse quell’intreccio di realtà e di eventualità, di possibilità e di impossibilità, o di possibilità opposte, che forma l’universo”, scrive Pietro Citati spiegando il fine, divino, percorso da Tabari.
*
Nei gangli della storia, Tabari cercava Dio. Il suo compito, probabilmente, era quello di annientare la storia – affinché non restasse altro che Dio. E Dio, alla fine dei tempi, leggendo la storia compilata da Tabari, la rifilasse, permettendo all’uomo, di volta in volta, diverse scelte, alternative vie di salvezza. Un libro che contenga l’intera storia umana: l’impresa, patetica e pazzesca, suggerisce un racconto di Jorge Luis Borges. “Confesso di aver sempre collegato la gigantesca figura di Tabari a un personaggio scaturito dalla fantasia di Borges”, scrive Sergio Noja introducendo la sua versione, luminosa, de I profeti e i re, per Guanda, nel 1993. Di questo libro in cui l’acribia dello storico si fonde con quella del narratore del deserto, dove tra Tucidide e Sherazade non c’è differenza, colpisce la vicenda biblica di Gesù. Leggendola, scopriamo in controluce la mole di testi consultati da Tabari: quanti vangeli del folto Oriente ci sono preclusi per sempre?
*
Il punto di vista islamico riguardo alla corcefissione è indiscusso: “Non Gesù è stato crocefisso, ma qualcuno che gli somigliava. E Dio ha innalzato Gesù al cielo prima che fosse messo sulla croce”. Le divisioni tra i cristiani – di cui è squadernata con precisione la mappa del dilagare, dall’Iraq a Roma – sono generate dall’opera di Iblis, il diabolos, Satana: è stato lui a confondere le menti dei fedeli con astute sottigliezze teologiche, perciò “tutti i cristiani sulla questione di Gesù sono diventati miscredenti. Non conoscono né Dio né Gesù”.
*
Al di là delle dispute, colpisce la frase di Gesù riguardo al suicidio di Giuda, il traditore: “Non avrebbe dovuto uccidersi. Non c’è peccato al quale il perdono di Dio non ponga rimedio”. Il Dio che si rivela nel roveto del Sinai, in una culla a Betlemme e nella mano di Maometto esercita il proprio potere attraverso il perdono, è lì dove chi sbaglia si ammazza, erge il dolore, deterge le colpe. Pervaso dall’uomo, Dio lo perdona. Spadroneggia nel promuovere il bene.
*
Consola e conturba la prospettiva storica di Tabari, quando le labbra di un uomo potevano raccontare l’umanità fino a infilare la catena umana nella bocca di Dio. Adesso la disciplina storica, che non ha dèi da cantare né discipline morali da incidere, è disgraziata. Prendete, chessò, la reggenza di Trump o quella di Putin o quella della Merkel. Siamo zittiti dalle testimonianze. Video, giornali, registrazioni. Atti pubblici e sms privati. Troppa verità rende tutto fasullo, cariato. Zuppi di fatti, non sappiamo più cosa raccontare. Privi di storia, siamo niente. (d.b.)
***
Ascensione di Gesù al cielo
I Giudei decisero di ucciderlo. Si legarono col re di Gerusalemme, Erode il giovane, seguace della religione dei Greci. Gli dissero: “Gesù è un mago che seduce il popolo”. Erode ordinò che lo uccidessero. Allora cercarono di catturare Gesù, ma lui si nascose. Non lo trovarono in nessuna casa. Una notte era in una casa con i suoi discepoli e disse loro: “Questa notte pregate per me”. Ma quelli caddero in un sonno pesante. Gesù disse loro: “Mi avete consegnato ai miei nemici. Mi rinnegherete. E mi tradirete”. Il giorno successivo uno dei discepoli, chiamato Simeone, uscì. I Giudei lo presero e dissero: “È un compagno di Gesù. Dicci dov’è Gesù!” Simeone rispose: “Ho abbandonato Gesù, non sono fra i suoi amici”. Rinnegò, dunque, e divenne miscredente. I Giudei presero anche un altro discepolo che era uscito, e gli dissero: “Dicci dov’è Gesù o ti metteremo a morte”. Il discepolo rispose: “Se mi darete una ricompensa vi dirò dov’è”. Acconsentirono. Quel discepolo vendette Gesù per trenta dirham. Guidò i Giudei alla casa dov’era Gesù. Presero il profeta e lo legarono dalla testa ai piedi. I discepoli fuggirono.
I Giudei dissero a Gesù: “Tu hai esercitato la magia dinanzi agli uomini, e hai detto che resusciti i morti. Perché ora non ti liberi dalle mani degli uomini?” Lo trascinarono in un luogo dove avevano preparato una croce per crocifiggerlo. Un gran numero di Giudei lo attorniò. Avevano un capo chiamato Isou‘a, Giosuè. Anch’egli era fra loro. Decisero di attaccare Gesù alla croce, ma Dio lo sottrasse ai loro sguardi e diede la forma e l’aspetto di Gesù a Giosuè, il loro capo. Quando Gesù sparì stupirono e dissero: “Usa la magia, grazie ad essa si è sottratto ai nostri sguardi; aspettate un po’, ben presto l’effetto della magia passerà, ed egli riapparirà, perché la magia non ha durata”. Guardarono, videro Giosuè ormai del tutto simile a Gesù, e lo afferrarono. Disse: “Sono Giosuè”. Risposero: “Tu menti, tu sei Gesù, ti sei sottratto ai nostri sguardi con la magia; ora la magia è passata e sei diventato visibile”. Invano protestò di essere Giosuè. Lo uccisero e lo attaccarono alla croce. Quanto a Gesù, Dio lo innalzò al cielo, com’è detto: «Né lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui (…), ma Iddio lo innalzò a sé» (IV, 157-158).
Giosuè rimase sulla croce per sette giorni. Ogni notte Maria, la madre di Gesù, andò e pianse ai piedi della croce, fino al mattino. L’ottavo giorno Dio fece discendere Gesù dal cielo, ché andasse da Maria. Quella notte Maria lo vide, seppe che non era morto, e provò consolazione nel cuore.
Tabari
*La porzione del testo qui riprodotta è pubblicata come: Tabari, “La storia di Gesù” (Raffaelli, 2015); il testo ripropone la traduzione dello scrittore Sergio Atzeni, già raccolta in: Tabari, “I profeti e i re” (Guanda, 1993)
**In copertina: una illustrazione dall'”Ascensione di Maometto”, 1540 ca.
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Lectio Divina: Matteo 22,1-14

Lectio
Giovedì, 22 Agosto, 2019
Tempo ordinario
1) Preghiera
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi narra la parabola del banchetto che si trova in Matteo ed in Luca, ma con differenze significative, procedenti dalla prospettiva di ogni evangelista. Lo sfondo che conduce i due evangelisti a ripetere questa parabola è lo stesso. Nelle comunità dei primi cristiani, sia Matteo che Luca, continuava ben vivo il problema della convivenza tra i giudei convertiti ed i pagani convertiti. I giudei avevano norme antiche che impedivano loro di mangiare con i pagani. Anche dopo essere entrati nella comunità cristiana, molti giudei mantenevano l’usanza antica di non sedersi alla stesso tavolo con un pagano. Così Pietro ebbe conflitti nella comunità di Gerusalemme, per essere entrato a casa di Cornelio, un pagano e per aver mangiato con lui (At 11,3). Questo stesso problema era vivo in modo diverso nelle comunità di Luca e di Matteo. Nelle comunità di Luca, malgrado le differenze di razza, di classe e di genere, avevano un grande ideale di condivisione e di comunione (At 2,42; 4,32; 5,12). Per questo, nel vangelo di Luca (Lc 14,15-24), la parabola insiste nell’invito rivolto a tutti. Il padrone della festa, indignato per il mancato arrivo dei primi invitati, manda a chiamare i poveri, gli storpi, i ciechi, e li invita a partecipare al banchetto. Ma c’è ancora posto. Allora, il padrone della festa ordina di invitare tutti, fino a riempire la casa. Nel vangelo di Matteo, la prima parte della parabola (Mt 22,1-10) ha lo stesso obiettivo di Luca. Arriva a dire che il padrone della festa ordina di far entrare “buoni e cattivi” (Mt 22,10). Ma alla fine aggiunge un’altra parabola (Mt 22,11-14) sul vestito di festa, che insiste in ciò che è specifico dei giudei, la necessità di purezza per potere comparire dinanzi a Dio.
• Matteo 22,1-2: L’invito a tutti. Alcuni manoscritti dicono che la parabola fu raccontata per i capi dei sacerdoti e per gli anziani del popolo. Questa affermazione può servire perfino di chiave di lettura, perché aiuta a capire alcuni punti strani che appaiono nella storia che Gesù racconta. La parabola comincia così: “Il Regno dei Cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio”. Questa affermazione iniziale evoca la speranza più profonda: il desiderio della gente di stare con Dio per sempre. Diverse volte nei vangeli si allude a questa speranza, suggerendo che Gesù, il figlio del Re, è lo sposo che viene a preparare le nozze (Mc 2,19; Apoc 21,2; 19,9).
• Matteo 22,3-6: Gli invitati non vogliono venire. Il re invita in modo molto insistente, ma gli invitati non vogliono venire. “Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.” In Luca sono i doveri della vita quotidiana ad impedire di accettare l’invito. Il primo dice: “Ho comprato un terreno. Devo vederlo!” Il secondo: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli!” Il terzo: “Ho preso moglie. Non posso andare!” (cf. Lc 14,18-20). Secondo le norme e le usanze dell’epoca, quelle persone avevano il diritto e perfino il dovere di non accettare l’invito fatto (cf Dt 20,5-7).
• Matteo 22,7: Una guerra incomprensibile. La reazione del re dinanzi al rifiuto è sorprendente. “Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città”. Come interpretare questa reazione così violenta? La parabola fu raccontata per i capi dei sacerdoti e per gli anziani del popolo (Mt 22,1), i responsabili della nazione. Molte volte, Gesù aveva parlato loro sulla necessità di conversione. Pianse perfino sulla città di Gerusalemme e disse: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stingeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata." (Lc 19,41-44). La reazione violenta del re nella parabola si riferisce probabilmente al fatto secondo la previsione di Gesù. Quaranta anni dopo, Gerusalemme fu distrutta (Lc 19,41-44; 21,6;).
• Matteo 22,8-10: Il banchetto non viene abolito. Per la terza volta, il re invita la gente. Dice ai suoi servi: “Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali”. I cattivi che erano esclusi, per essere considerati impuri, dalla partecipazione nel culto dei giudei, ora sono invitati, specificamente, dal re a partecipare alla festa. Nel contesto dell’epoca, i cattivi erano i pagani. Anche loro sono invitati a partecipare alla festa delle nozze.
• Matteo 22,11-14: Il vestito della festa. Questi versi raccontano che il re entrò nella sala della festa e vide qualcuno senza l’abito della festa. E il re chiese: 'Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì”. La storia racconta che l’uomo fu legato mani e piedi e fu gettato fuori nelle tenebre. E conclude: “Molti sono i chiamati, ma pochi eletti”. Alcuni studiosi pensano che si tratti di una seconda parabola che fu aggiunta per mitigare l’impressione che rimane della prima parabola, dove si parla di “cattivi e buoni” che entrano per la festa (Mt 22,10). Pur ammettendo che non è certo l’osservanza della legge che ci dà la salvezza, bensì la fede nell’amore gratuito di Dio, ciò in nulla diminuisce la necessità di purezza del cuore quale condizione per poter comparire dinanzi a Dio.
4) Per un confronto personale
• Quali sono le persone che sono normalmente invitate alle nostre feste? Perché? Quali sono le persone che non sono invitate alle nostre feste? Perché?
• Quali sono i motivi che oggi limitano la partecipazione di molte persone nella società e nella chiesa? Quali sono i motivi che certe persone addicono per escludersi dal dovere di partecipare alla comunità? Sono motivi giusti?
5) Preghiera finale
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. (Sal 50)
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..Il Vangelo della domenica..Più forte dei tradimenti, il progetto di Dio è vino di festa..Ermes Ronchi..In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo..Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo..Avranno rispetto per mio figlio!..Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro..Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!...Gesù amava le vigne, doveva conoscerle molto bene e deve averci anche lavorato. Le osservava con occhi d'amore e nascevano parabole, ben sei sono riferite dai Vangeli. Ha adottato la vite come proprio simbolo (io sono la vite e voi i tralci, Gv 15,5) e al Padre ha dato nome e figura di vignaiolo (Gv 15,1). Lanza del Vasto ha intitolato un suo libro con questa immagine visionaria: L'arca aveva una vigna per vela. L'arca della nostra storia, quella che salva l'umanità, l'arca che galleggia sulle acque di questi ininterrotti diluvi e li attraversa, è sospinta da una vela che è Cristo-vite, della quale noi tutti siamo tralci. Insieme catturiamo il vento di Dio, il vento del futuro. Noi la vela, Dio il vento..Ma oggi Gesù racconta di una vigna con una vendemmia di sangue e tradimento. La parabola è trasparente. La vigna è Israele, siamo noi, sono io: tutti insieme speranza e delusione di Dio, fino alle ultime parole dei vignaioli, insensate e brutali..Costui è l'erede, venite, uccidiamolo e avremo noi l'eredità!..Il movente è avere, possedere, prendere, accumulare. Questa ubriacatura per il potere e il denaro è l'origine delle vendemmie di sangue della terra..radice di tutti i mali..(1Tm 6,10). Eppure come è confortante vedere che Dio non si arrende, non è mai a corto di meraviglie e ricomincia dopo ogni tradimento ad assediare di nuovo il cuore, con altri profeti, con nuovi servitori, con il figlio e, infine, anche con le pietre scartate. Conclude la parabola..Che cosa farà il Padrone della vigna dopo l'uccisione del Figlio?..La soluzione proposta dai giudei è logica, una vendetta esemplare e poi nuovi contadini, che paghino il dovuto al padrone. Gesù non è d'accordo, Dio non spreca la sua eternità in vendette. E infatti introduce la novità propria del Vangelo: la storia perenne dell'amore e del tradimento tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento, ma con una vigna nuova..Il regno di Dio sarà dato a un popolo che ne produca i frutti..E c'è un grande conforto in queste parole. I miei dubbi, i miei peccati, il mio campo sterile non bastano a interrompere la storia di Dio. Il suo progetto, che è un vino di festa per il mondo, è più forte dei miei tradimenti, e avanza nonostante tutte le forze contrarie, la vigna fiorirà..Ciò che Dio si aspetta non è il tributo finalmente pagato o la pena scontata, ma una vigna che non maturi più grappoli rossi di sangue e amari di tristezza, bensì grappoli caldi di sole e dolci di miele; una storia che non sia guerra di possessi, battaglie di potere, ma produca una vendemmia di bontà, un frutto di giustizia, grappoli di onestà e, forse, perfino acini o gocce di Dio tra noi..(Letture: Isaia 5, 1-7; Salmo 79; Filippesi 4, 6-9; Matteo 21, 33-43)..
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I Giudei perseguitavano Gesù
I Giudei perseguitavano Gesù Gesù compiva le sue opere, alle folle che lo ascoltavano, Egli annunziava l’Evangelo, che è il messaggio che salva, se lo avessero accettato. Oltre a predicare il ravvedimento e l’Evangelo, Gesù compiva anche delle opere buone, guarendo gli infermi e cacciando i demoni e anche cibando gli affamati moltiplicando il cibo a favore di quelli che lo ascoltavano predicare.…

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GENNARO CHIOCCA: «GESÙ NON È STATO UCCISO DA NESSUNO!»
GENNARO CHIOCCA: «GESÙ NON È STATO UCCISO DA NESSUNO!»
GENNARO CHIOCCA: «GESÙ NON È STATO UCCISO DA NESSUNO!» Gennaro Chiocca, ‘pastore’ delle Assemblee di Dio in Italia (ADI) – organizzazione il cui fondatore fu il pastore delle Assemblee di Dio USA Henry Ness, che era un massone – in una predicazione dal titolo «”Cristo nostra Pasqua” Luca cap.22:7,20», caricata sul canale youtube di «Come Tralci l’8 Novembre 2019» (che potete ascoltare…

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#(A.D.I.) Assemblee di Dio in Italia#Butindaro Giacinto#Confutazioni#Gennaro Chiocca#Giudei uccisero Gesù
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Domenica 12 Aprile 2020 : Atti degli Apostoli 10,34a.37-43.
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui." E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".
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Domenica 21 Aprile 2019 : Atti degli Apostoli 10,34a.37-43.
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui." E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".
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Domenica 1 Aprile 2018 : Atti degli Apostoli 10,34a.37-43.
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui." E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".
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