#Giovanni Punto
Explore tagged Tumblr posts
Text
youtube
Giovanni Punto (born Jan Václav Stich) (1746 – 1803) - Horn Concerto No.11 in E-major (?)
Mov.I: Allegro 00:00 Mov.II: Adagio 06:23 Mov.III: Menuetto 09:33
Hornist / Conductor: Barry Tuckwell - Orchestra: The Academy of St Martin in the Fields
2 notes
·
View notes
Text
RASSEGNA STAMPA: intervista a FATTI ITALIANI
LO SCRITTORE GIOVANNI MARGARONE: LA LETTURA PUÒ FARCI CAMBIARE ATTRAVERSO LA RIFLESSIONE Fattitaliani 18 maggio 2023 di Francesca Ghezzani Demetrio conduce una vita insipida, solitaria e dominata dalle fobie: fobia delle persone, dei temporali, del denaro che scorre tra le sue mani senza che egli lo possa trattenere. Alla soglia della mezza età, è convinto che la sua routine non debba subire…
View On WordPress
#bookabook#fatti italiani#ghezzani#giovanni margarone#INTERVISTA#LIBRIDALEGGERE#MARGARONE GIOVANNI#storia di un punto e virgola
0 notes
Text
l'invenzione dell'inferno
Tempo fa ho cominciato a leggere i primi libri della Bibbia, sono arrivato ai Numeri, e a un certo punto ho avuto come la sensazione che mancasse qualcosa, non riuscivo bene a capire che cosa, poi l'illuminazione: non si faceva mai cenno all'inferno, né al paradiso o al purgatorio, nessun cenno all'aldilà. Tutt'al più vi compare la Geenna, che è una specie di inferno molto terrestre, situato geograficamente
[ge-èn-na] o gehenna s.f. (spec. sing.) Valle nei pressi di Gerusalemme dove si celebrava il culto del dio Moloch, poi considerata simbolo dell'inferno e della dannazione eterna; estens. luogo di tormenti e di distruzione: precipitare nella g.
[qui sotto, la Gehenna nel 2014]
Pare che i primi ebrei non credessero nell'immortalità dell'anima, per cui non prevedevano una punizione post-mortem da scontare in un aldilà Ecclesiaste 3,19-20. «19. Infatti la sorte degli uomini è la stessa che quella degli animali: come muoiono questi così muoiono quelli. Gli uni e gli altri hanno uno stesso soffio vitale, senza che l'uomo abbia nulla in più rispetto all'animale. Gli uni e gli altri sono vento vano. 20. Gli uni e gli altri vanno verso lo stesso luogo: gli uni e gli altri vengono dalla polvere, gli uni e gli altri tornano alla polvere.»
Secondo le scarse notizie che si trovano in giro, l'inferno cristiano si sarebbe formato come concetto solo qualche secolo dopo la morte di Cristo, magari sulle spinta dell'Apocalisse di Giovanni (90-100 d.C.). Non parliamo poi di Dante, il quale iniziò a fantasticarci grandiosamente sopra e creò l'aldilà per come l'occidentale se lo figura ancora oggi.
A un non credente appare assai strano che il testo fondamentale del cristianesimo non faccia espressamente cenno all'inferno, i credenti probabilmente si accontentano del valore simbolico di qualche frase accennata qua è là nel testo biblico, come per esempio "luogo del tormento eterno", "geenna", ecc.
La valle della Gehenna era anticamente adibita a discarica, ci bruciavano la spazzatura.
47 notes
·
View notes
Text
La femmina della specie umana,
non è soltanto l'unica preda
di tutto il regno animale che non disdegna
di essere cacciata dall'uomo,
ma anche l'unica la cui sfrontatezza
arrivi al punto da provocare il cacciatore.
Giovanni Soriano
31 notes
·
View notes
Text
Tutto ciò che leggerete mi è stato ispirato dalla classica foto che vede Paolo e Giovanni in fraterna cospirazione...
Oggi come ieri e per sempre ritratti come simbolo di unione alla lotta contro la mafia e alla criminalità.
Enza Romeo
Ciao Paolo,
oggi 23 maggio 2023 non è l'anniversario della mia morte, oggi è il giorno che morirò di nuovo, come ormai da 31 anni.
Ogni 23 maggio alla stessa ora io, Francesca, Rocco, Antonio e Vito andremo incontro sempre allo stesso destino.
Oggi come allora e come sempre.
Fin quando, per catturare un latitante impiegheremo anni, nonostante il suo nome, nonostante la cattiva fama, nonostante il suo volto esca in tutti gli archivi di giustizia come ' ricercato pericoloso', nonostante viva per anni nello stesso 'suo' paese e curato in una clinica come, se non meglio, di un bravo cittadino italiano.
Fin quando un giudice avrà le mani legate, la bocca tappata, la famiglia minacciata.
Fin quando sentiremo che un agente di polizia, un carabiniere o un uomo della guardia di finanza si toglierà la vita senza un apparente vero motivo.
Fin quando si abbasserà la testa per ogni sopruso illegale.
Caro Paolo, amico fraterno, compagno di ideali e di lotte per la giustizia, fin quando non si metterà la parola fine all'omertà, noi non avremo un giorno di commemorazione vera, ma avremo l'ennesimo boato, l'ennesima sensazione di perdita d'aria saltando nel vuoto e ritrovandoci inerti, smembrati e privati di ogni nostro Essere.
Però caro Paolo fin quando ci saranno uomini come noi e uomini che credono in noi a tal punto di sapere cosa gli aspetta nel seguirci passo dopo passo privandosi della loro stessa vita, spero sempre in un cambiamento e che il 19 luglio per te, per Agostino, Vincenzo, Emanuela, Walter e Claudio, non ci sia l'ennesima morte, ma la commemorazione di un'anniversario di nuova vita, di nuova giustizia e di legalità infinita.
Sempre insieme
Tuo fraterno amico Giovanni.
#23maggio1992
#23maggio2023
#GiovanniFalcone
#paoloborsellino
#legalita #giustizia
#lottacontrolamafia
#Francesca #Rocco
#Antonio #Vito
#Agostino #Vincenzo #Emanuela #Walter #Claudio
36 notes
·
View notes
Text
La femmina della specie umana, non è soltanto l'unica preda di tutto il regno animale che non disdegna di essere cacciata dall'uomo, ma anche l'unica la cui sfrontatezza arrivi al punto da provocare il cacciatore.
Giovanni Soriano
22 notes
·
View notes
Text
Erano più o meno le 18.00 e l'autobus ci portava all'aeroporto dopo aver giocato la partita di serie A di Calcio a Cinque contro il Palermo, valevole per l'accesso alla Poule Scudetto, che abbiamo poi disputato. Ricordo che giunti a Capaci, uno dei miei giocatori fece una battuta spiritosa, in riferimento alla buona partita e al buon risultato ottenuto: "Vedi ce lo riconoscono pure loro, oggi siamo stati davvero bravi, veramente capaci".
Subito dopo strada facendo sentimmo un sordo rimbombo, come fossero fuochi d'artificio poco lontani. Arrivati all'Aeroporto, vedevamo tanta irrequietezza e nervosismo tutt'intorno a noi ma non potevamo di certo immaginare, o renderci conto dell'accaduto e qualcuno degli addetti ai lavori ci disse che erano esplosi alcuni tombini del gas lungo la strada. Giunti a Fiumicino scesi dall'aereo come sempre ad aspettarci dopo ogni trasferta, c'erano le varie mogli e fidanzate che ci seguivano per radio e che nonostante il buon risultato piangevano tutte. Finalmente potevano uscire dall'incubo perchè loro si, che sapevano e che erano al corrente del drammatico accaduto.
In serata dai telegiornali, apprendemmo anche noi ufficialmente di essere passati in quel punto circa cinque minuti prima, che scoppiasse tutto il tritolo. All'epoca ero ancora ateo, ma neanche allora credevo alla fortuna/sfortuna o al caso e... al perchè noi no ci ho pensato per molto tempo.
No, non potrò mai dimenticarlo.
Per il suo modo di essere vero Uomo, per il suo operato, per i suoi principi e per i suoi valori, per il suo amore per la giustizia, per la sua dignità e per il suo coraggio e perchè ho respirato anch'io quell'aria omertosa di quei tragici momenti, mai ho potuto e mai io potrò dimenticare: "Giovanni Falcone".
P.S. Questa è una recensione che io scrissi nella mia libreria virtuale di "anobii" e che ho riportato ogni anno nei miei blog in ricordo e a memoria e onore di un grande Uomo (e del suo caro amico fratello Borsellino, come lui martire per lo stato).
#veriuominidiveronorerazzamortaconloro
lan ✍️❤️
20 notes
·
View notes
Text
Interludio Victoriano (4ª sesión)
Anteriormente...
22 de octubre del año de Nuestro Señor de 1889. Casa franca del Clan Giovanni en París.
Continuamos nuestra conversación con Montifloro y Cesare Giovanni, mis primos lejanos. El primero de ellos, que era quien llevaba realmente la voz cantante, nos dijo que si necesitáramos contactar con ellos que fuéramos al Cabaret des Truhans. Actualmente el nombre del Clan Giovanni no estaba bien visto en la ciudad tras los catastróficos sucesos ocurridos con el "embajador" en la corte del Príncipe François Villon. Tan solo nos quiso decir que Cosimo Giovanni había puesto en peligro la Mascarada y sus acciones habían llevado a que se convocara una Caza de Sangre contra su persona... Su destino probablemente fue la Muerte Definitiva a manos de alguno de los participantes en dicha Caza de Sangre. Nos dijo que todos los problemas del Clan Giovanni habían tenido lugar en la calle Watt, a donde no deberíamos ir en ningún caso... Debíamos actuar en la ciudad sin nombrar nuestra pertenencia o alianza con los Giovanni.
Respecto al vagón de tren encantado donde debíamos atrapar el fantasma para poder entrar en la subasta del cuadro, estaba aparcado en la estación central de París, en una zona de reparaciones. Aube Fonce nos podría llevar hasta allá sin problemas.
Teníamos que acercarnos también al Palacio de Cristal, sede de la reciente Exposición Universal, donde sabíamos que Molly Rutherford había estado hasta el momento de su muerte (y donde Hoid debía acudir para contactar con su maestra Kairós).
Antes de que Montifloro y Cesare se marcharan de nuestra casa franca, les pedí hablar un momento a solas con ellos. Le pregunté a Montifloro si se sabía la ubicación del cuadro a subastar, "Isla de los Muertos" versión 3 de Böcklin. Probablemente estaría en el palacio del Conde Rostov, a las afueras de París. Le pedí la dirección exacta, por si Aitor pudiera usar su Viaje Astral para investigar la casa y a sus habitantes. Me dijo que debíamos hacer TODO lo que estuviera en nuestras manos para hacernos con el cuadro. Le dije que haríamos todo lo posible, pero a cambio quería algo de ellos. Me escucharon con atención: deseaba lo que todo ghoul Giovanni, ser Abrazada. Me respondieron que no podían hacerlo directamente sin el permiso de los Anziani, pero si teníamos éxito en nuestra misión hablarían muy positivamente sobre mi candidatura para tener mi "Última Noche" en breve.
Tras despedir a mis primos, regresé con el resto de mis acompañantes, Angus incluido, y nuestra nueva adquisición Aube. Les dije lo que me comentaron los Giovanni acerca de obtener el cuadro como fuera, y la ubicación del palacio del Conde Rostov, donde tendría lugar la subasta.
Aitor nos propuso ir al Cabaret du Néant, uno de los locales más de moda en París, y en donde él tenía un contacto muy bien informado acerca del mundo oculto de la ciudad.
Quise saber algo más acerca de Aube. Con algo de reticencia, la joven nos dijo que la encontraron en un orfanato a punto de morir, ella y su madre estaban malditas. Pero en vez de morir ellas, fueron los del orfanato los que sufrieron dicha suerte... Parecía que los Giovanni no-muertos sufrían menos aversión hacia ella y sus habilidades. La solían usar para ciertas tareas (me vi perfectamente reflejada en ella en ese instante) Tenía 18 años y era una Despertada, pero sin ningún tipo de guía para entender y comprender sus habilidades mágicas, salvo las escasas nociones que le habían dado los Giovanni (si eran las mismas que en su día me dieron a mí, iba apañada).
Hoid nos comentó que por lo que él sabía, Vladimir Vargo estaba en París y era un supremacista de aúpa. Yo sabía que Molly estaba muy preocupada por los mensajes que éste estaba soltando entre los miembros de la Orden de la Razón Pura.
Les dije que quería visitar el Cementerio de Père-Lachaise, tenía los cascabeles que Lady Penelope me había dado para poder contactar con la Nosferatu Elise de la Serre. En un primer momento Aitor no estaba muy de acuerdo con eso, consideraba que sería mejor no acercarnos a una de las personas que iban detrás del cuadro, quizás sería más sabio explorar otras opciones, por eso propuso la visita al Cabaret du Néant. Aceptamos ir esa misma noche, le pedí a Angus que preparara el coche y tuvimos la sorpresa de que mis primos habían preparado un chófer con un coche de caballos amplio para que nos llevara a donde quisiéramos mientras estuviéramos en París. Angus se alegró, así podría dedicarse íntegramente a salvaguardar mi integridad y la de mis acompañantes de forma más eficiente.
Fuimos en el coche de caballos hacia Montmartre, llegando sobre la 1 AM del día 23 de octubre, solo habíamos tardado una media hora desde el piso franco donde nos alojábamos. La entrada del Cabaret du Néant estaba finamente tallada, como si fueran elementos vegetales con complejas formas. Sin saber porqué me di cuenta de algo en la puerta de entrada, en su relieve encontré lo que claramente era el glifo Ba'hara que significaba "Aliados". ¿Podría ser cierto? ¿Sería aquel lugar un lugar seguro para los Lilim como yo?
Al entrar pudimos comprobar que era un lugar muy bullicioso, con muchísimo público. Una barra de madera al fondo con dos personas trajeadas haciendo de camareros, muchas mesas y sillas, un escenario, y una peculiar lámpara de araña sobre ellos que llamaba la atención de todos los presentes, incluidos mis compañeros y yo misma, parecía estar hecha con huesos humanos... Como ya estaba prevenida con el glifo del exterior, no tardé en encontrar en el interior del local otro más, en esta ocasión el que se traducía como "Magia". Yo sabía que entre los adoradores de la Madre Oscura, además de Lhaka (vampiros) había también magos y otros mortales. Quizás hubiera uno de ellos allí dentro...
El interior del Cabaret du Néant con la lámpara de huesos.
Baine se dio cuenta enseguida que las dos personas que estaban detrás de la barra eran también magos por su aura brillante.
Cuando entramos en el cabaret, la mayoría de la gente miró con desprecio a Aube, pero ella se llevó a la boca algo, lo masticó y de repente la gente empezó a perder interés en ella. Tendría que preguntarle qué era eso...
Dreyfuss estuvo un buen rato observando la lámpara de huesos, le parecía que se había movido.
Tras pedir una botella de absenta de calidad para todos, con su agua helada, sus cucharillas-escurridoras y sus cubitos de azúcar, y beber una copa en, Aitor usó su péndulo para disimuladamente salir de su cuerpo y mandar su yo astral a investigar la extraña lámpara. Mientras él hacía eso, yo usé mi cilicio y entoné unos cuantos salmos Bahari para comprobar mediante las Esferas de Espíritu, Vida y Materia si la lámpara pudiera ser un "grillete", pero para mi desgracia no lo era. Aube se acercó a mí y me susurró que quizás debía buscar otra manera de hacer magia menos dañina para mí... Eso me dejó realmente intranquila, no esperaba que hubiera visto cuáles eran mis formas de hacer hechizos.
En su forma astral, usando el enlace mental que manteníamos entre todos los presentes (con la excepción de Aube), Aitor "tocó" la lámpara de huesos para saber qué era y cual era su historia: en efecto, estaba hecha con los huesos de un cadáver que alguien extraño de una sepultura y que vendió a un hombre y una mujer, y un tiempo después a un anciano... Los dueños del local la habían encantado con la intención de que se moviera de vez en cuando, atrayendo la atención y el asombro de los parroquianos que venían al Cabaret du Néant.
Por su parte, Hoid usó su caja de música y pudo averiguar que la lámpara tenía un hechizo de Mente activo, probablemente para crear la ilusión de que se movía.
Aitor regresó a su cuerpo físico y preguntó a uno de los camareros por el señor Philippe Moreau. Le respondió que hacía un tiempo que no venía por allí pero sí que podía hablar con el otro dueño, el señor Basile Poirot. Fue en compañía del camarero hasta la presencia del señor Poirot, diciéndole que era amigo del señor Moreau y del señor Holmscroft. Poirot le dijo que se temía lo peor y se llevó a Aitor a la parte trasera del local junto a una señorita vestida con ropas elegantes masculinas. Vamos con ellos, para cierto asombro de la peculiar pareja.
Basile Poirot, uno de los dueños del Cabaret du Néant.
Mientras avanzábamos, Aitor preguntó sobre la subasta. Estaban al tanto, pero de ese asunto se encargaba Philippe Moreau. Algo malo había ocurrido en el Palacio de Cristal, además habían desapariciones por toda Francia de personas acaudaladas pero no demasiado importantes como para ser tenidas en falta. Él había investigado y parecía que esas desapariciones tenían en común la presencia de una curiosa feria (muy privada y exclusiva) en los lugares donde pasaban. Pensaban que podrían ser los causantes de las desaparición del señor Moreau, pero aún no habían podido averiguar nada más. La feria seguía en la ciudad, por cierto.
Aitor hizo las consabidas presentaciones formales: el caballero era el señor Poirot y la señorita era Irene Lafayette. Tanto Philippe Moreau como Benjamen Holmscroft pertenecían a "El Arcanum", una sociedad secreta compuesta por eruditos que buscaban el conocimiento de lo sobrenatural. Baine usó el enlace mental para avisarnos que tanto el señor Poirot como la señorita Lafayette brillaban pero no como Hoid o como yo misma, sino más bien como Aitor (eran "semidespertados", usando la farragosa terminología que utilizaban los Magos de las Tradiciones)
Irene Lafayette, vestida de caballero.
El señor Poirot nos condujo hasta una trastienda, allí estaba la persona que había diseñado todo aquel Cabaret, Gerard. Se trataba de una escueta estancia, allí un anciano estaba sentado en una silla de madera, era ciego... Parecía que nos esperaba. Me fijé en uno de los bajorrelieves tallados en el lateral de la silla, otro glifo baha'ra, el de "Alabemos todos a Lilith". Le saludé con un "Ahi hay Lilitu!" y el hombre me respondió de igual manera, era otro Ba'ham como yo. Me dijo que aquel lugar era un sitio seguro para nuestra gente, pero que en el pasado había habido intentos de arrebatarnos el sitio: un extraño culto a "Nuestra Señora del dolor". Con la puerta de la trastienda cerrada vi un símbolo dibujado en ella, una estrella de cinco puntas con un ojo ardiendo en su centro. Magia antigua y arcana, sin duda. Nada que ver con lo que usábamos ahora. Nos avisó que había 2 seres vigilándonos desde que llegamos a París: un ser de sangre y otro demoníaco. Nos aseguró que allí dentro no habría problemas, pero deberíamos procurarnos buscar una forma de protección para nuestra actual casa.
Gerard, el anciano Ba'ham ciego.
Le pregunté acerca de los sucesos del Palacio de Cristal. Nos dijo que de esos asuntos le solía informar Philippe Moreau. Había desaparecido un bibliotecario amigo suyo, investigó y llegó a la conclusión que las otras víctimas desaparecieron por toda Francia y aquel extraño circo o feria ambulante exclusiva tenía algo que ver. Las víctimas estaban bien posicionadas, pero con escasa influencia.
Notando que Aube seguía estando nerviosa, Gerard le dijo que podría ir allí cuando deseara, la Madre Oscura podría ayudarla. Le agradecimos su ayuda, tanto a Gerard como al señor Poirot y a la señorita Lafayette. Nos marchamos del Cabaret, pero no antes de que Aitor se llevara una botella de absenta con él para el camino.
Les pedí que me acompañaran hasta el cementerio de Père-Lachaise, y mis compañeros aceptaron. Fuimos en el coche de caballos hasta allí, llegamos a eso de las 3 AM. Por supuesto, las verjas de la entrada estaban cerradas. El cochero nos esperaría cerca por si precisábamos salir de allí rápidamente.
Una servidora en el Cementerio de Père-Lachaise.
Aube se encargó de abrirnos las puertas, usando un pañuelo viejo alrededor de su cuello (provocándose cierta asfixia) y cortándose la palma de la mano con un viejo cuchillo mellado y oxidado. Tras hacer esto, "casualmente" la puerta del cementerio resultó no estar cerrada con llave. Pudimos entrar sin problemas. El paradigma de la chica parecía ser bastante parecido al mío, con sangre, dolor físico, asfixia,... Teníamos cosas en común. Le pregunté qué era aquello que había comido cuando entramos en el Cabaret, de repente su maldición pareció cesar ante los parroquianos. Me dijo que un trozo de su propia carne... ¡Me caía bien aquella chica, aunque le habría dado una paliza allí mismo...!
El gato negro que apareció al sonar los cascabeles.
Pasamos al interior del cementerio y anduvimos un rato entre las tumbas. Saqué los cascabeles de plata que me dio Lady Penélope y los hice sonar en mis manos. Al momento apareció un gato negro sobre una arcada que daba paso a otra zona del cementerio. Lo fuimos siguiendo un buen trecho, el felino se paraba cada cierto tiempo para asegurarse de que lo estábamos siguiendo. Finalmente, escuchamos una voz femenina. Había una mujer sentada en el suelo, rodeada de incontables gatos de diversos colores de pelaje. Me dijo que pusiera los cascabeles a una preciosa gata tricolor con collar que había cerca de ella. Se llamaba Luna.
Se presentó como Elise de la Serre, nos dijo que había alguien que deseaba vernos pero que esa noche le era imposible hacerlo, quizás a la noche siguiente. Se llamaba "Esculapio". Nos quiere ayudar pero tras hablar con nosotros, quizás nos podría decir algo sobre la subasta, la puja de los Nosferatu y sobre el Palacio de Cristal.
Elise de la Serre rodeada de sus gatos.
Nos despedimos de ella, esperando regresar a la noche siguiente para hablar con el tal "Esculapio" y salimos del cementerio. Nos montamos en el carruaje y regresamos a nuestra casa franca. Nos fuimos acomodando en las diversas estancias. Para no tener problemas con la maldición de Aube, la ubiqué en una habitación en la buhardilla, haciendo que estuviera lo más cómoda posible. Quizás conseguiría que empezara a confiar en mí...
Estuve mirando un buen rato a Baine, esperando que quizás mi "prodigio" aprovechara algún momento para acercarse a mí. Parecía que nunca era el adecuado... Me metí en la cama tras despedirme de mis acompañantes y de mi fiel Angus, que haría guardia al no fiarse de la seguridad de la casa.
A la mañana siguiente, Hoid se marchó a comprobar su casa de París e intentar contactar con su maestra Kairós. Uno de los criados me había dejado un par de cartas a mi nombre en el escritorio de mi dormitorio.
Bajé a reunirme con el resto de mis compañeros y mientras desayunábamos las fui leyendo:
La primera carta era del Conde del Veccio, y me informaba de un peligro inminente, diciéndome que debía ir al Cabaret de l'Enfer.
La segunda carta era de un tal Maximo Voltam, una persona que conocía a Molly Rutherford, y que me citaba para hablar conmigo a solas al medio día del próximo día 25 de octubre de 1889 bajo el puente de la Concorde.
Hoid regresó y nos contó que su casa estaba desvalijada, los cuadros habían sido arrancados de sus marcos, los armarios abiertos y vaciados, había restos de una hoguera y unas zapatillas de ballet que no habían llegado a quemarse del todo ("parisinas" se solían llamar). No había podido hablar aún con su maestra Kairós.
Aprovechando que estábamos en casa, Aitor decidió usar su Viaje Astral para hacer una visita al palacio del Conde Rustov a las afueras de París. Se pintó el rostro con ceniza y preparó su poder para salir de su cuerpo.
Hoid quiso ayudar a Aube a extender la forma de anular su maldición, la manera de hacerlo era comiendo su propia carne... Intenté que confiara en nosotros, incluso le hice un par de comentarios algo subidos de tono para intentar romper el hielo con ella...
Aitor llegó casi al instante al palacio del conde. Había vuelto a reiniciar el enlace mental con nosotros para contarnos en directo todo lo que veía y oía allí. De repente dejó de hablarnos y empezó a poner gestos de dolor. Entre Hoid, Aube y yo misma intentamos usar nuestros hechizos para ayudar a Aitor a despertar y regresar a su cuerpo.
Al despertar, Aitor nos dijo que le había costado mucho entrar en el palacio. Había visto una gran galería de cuadros con imágenes de personas sufriendo que se movían... Un hombre y una mujer elegantemente vestidos miraban con deleite todo aquel sufrimiento. Intentó salir de allí y entrar en otras de las habitaciones pero todo estaba protegido, le dolía hacer cualquier intento, incluso la zona del sótano le estaba especialmente vedada...
Aunque la sensación era agradable (los gustos del señor Amezqueta eran peculiares) decidió por sí mismo regresar a su cuerpo.
Decidimos acompañar a Hoid al Palacio de Cristal. Fuimos en nuestro coche de caballos y llegamos al enorme lugar. Hoid nos condujo hasta una zona con relojes. Habló con un guardia y éste le indicó que Kairós estaba en su despacho, Vladimir Vargo estaba dando en esos momentos una charla y soltando sus arengas contra todos los que no seguían los dictámenes de la Orden de la Razón Pura.
La base de la Orden de la Razón Pura, dentro del Palacio de Cristal.
Había zonas en el edificio con cristales roto, con arena gris. Nos cruzamos con Thomas Rutherford, el hermano de Molly. Quería mantener la privacidad de cada sección...
Thomas Rutherford, el hermano de Molly.
Llegamos finalmente al despacho donde estaba Kairós, con heridas en el rostro y sentada en una silla de ruedas. El rostro de Hoid se ensombreció al ver en ese estado a su maestra...
Kairós, la maestra de Hoid, malherida.
Continuará en: la sesión quinta.
#Interludio Victoriano#4ª sesión#Crónica: El Siglo de la Magia#Diario de Moira#MDT#M20#VAM#VAV#Muse: Moira Eritrea Dunsirn#Hecata#Dunsirn#Giovanni#Maga Huérfana#Bahari#Ghoul#En París#Mas problemas#Cabaret du Néant#Cementerio de Père-Lachaise#Palacio de Cristal#Glifos Ba'hara#Kairós
5 notes
·
View notes
Text
“Non mollerò finché non l’avrò trovata”.
La voce è quella di Giovanni Soldini, in quel momento ha 33 anni e sta correndo la Around Alone, la più dura regata intorno al mondo in solitaria mai concepita. Un uomo, una barca a vela, tre Oceani. Giovanni è terzo, dietro a Marc Thiercelin e Isabelle Autissier. È il 16 febbraio del 1999 e dalla radio di bordo arriva un Sos: l’imbarcazione Prb di Autissier, la prima classificata, si è cappottata e ora si trova alla deriva da qualche parte in mezzo al Pacifico, tra Auckland e Punta del Este, a 2000 miglia in linea d’aria circa da Capo Horn.
Giovanni non ci pensa due volte. Abbandona la propria rotta sicura a nord e si dirige a sud con la sua “Fila”, dritto contro l’Oceano in tempesta. Un solo pensiero in testa: salvare Isabelle, l’amica Isabelle, l’avversaria di decine di regate. Giovanni ha solo un vago segnale di soccorso e un’area di 5 miglia quadrate da setacciare palmo a palmo. Trovare uno scafo rovesciato in un tratto di mare di quelle dimensioni, in balia di cavalloni alti 4 metri, tra i chiaroscuri di un’alba che non arriva mai, è un po’ come cercare una pallina da flipper in un campo da football. Ma Giovanni non si dà per vinto. Non può farlo. Ha deciso. “Non mollerò finché non l’avrò trovata”.
Prima di essere un velista di fama mondiale, Giovanni è un marinaio, conosce le leggi del mare e i codici della navigazione. Giovanni non crede in Dio, ma sa che la vita là in mezzo è sacra. Dopo quasi un’ora di furibonda ricerca, alle 5.55 ora locale (le 15.25 in Italia), Giovanni trova la Prb, porta in salvo Isabelle e invia un succinto comunicato al centro operativo di gara: “Salve, qui Fila. Isa è a bordo con me. Stiamo tornando in gara.”
Giovanni fa sul serio. Riprende la rotta a nord, recupera il tempo perso, rimonta chi nel frattempo l’ha superato, scavalca Thiercelin e, meno di due mesi più tardi, il 9 maggio dello stesso anno trionfa sul traguardo di Charleston (South Carolina). È il primo italiano ad aver vinto un giro del mondo in solitaria, il primo uomo ad averlo fatto dopo aver salvato una donna, una concorrente, un’amica. Un essere umano.
Sono passati 25 anni esatti da allora e cinque dal post a cui sono in assoluto più legato. Giovanni tra pochi giorni compierà 58 anni, nel frattempo ha stabilito un’altra decina di primati e infranto ogni record in infinite specialità diverse. Al suo fianco, in ogni vittoria e nelle rare sconfitte, per cinque anni c’è stato un marinaio che di nome fa Tommaso Stella, 7 anni meno di Giovanni e una vita passata al timone.
A un certo punto Tommaso ha salutato Giovanni ed è partito volontario per una nuova missione: salvare vite in mare con una ong nel Mediterraneo. Niente più gare, niente più record, nessun avversario da battere. Soltanto silenzio e acqua a perdita d’occhio, per miglia e miglia. E poi la disperazione umana che ti arriva addosso all’improvviso, insieme a 60 migranti a bordo di un gommone non più lungo di un pulmino e non più largo di una Panda, perso da qualche parte alla deriva, a mollo sopra un cimitero senza croci né lapidi, inseguito da una motovedetta libica carica di uomini armati.
Tommaso carica i migranti a bordo della sua barca a vela, che si chiama Alex e curiosamente ricorda quella di Giovanni, e fa rotta verso l’Europa a tutta velocità, seminando i libici e il terrore e l’inferno dei lager, anche se quello non se ne va mai per davvero. A un certo punto sembra quasi una gara, come ai vecchi tempi con Giovanni, ma in palio ora non c’è un trofeo, e il cronometro segna solo il tempo che separa le persone dal limite di sopportazione umana. E gli arbitri non sono più giudici di gara, come un tempo, ma leggi disumane, governi spietati e ministri che giocano sulla pelle dei migranti, sulla pelle di tutti loro. E in quel momento Tommaso forse si ricorda di Isabella e di quella regata nel Pacifico di vent’anni anni prima e si chiede cosa avrebbe fatto Giovanni al suo posto. È un attimo, prima di puntare la prua verso il porto sicuro più vicino, senza chiedere il permesso a nessuno, senza chiedersi i rischi che corre, le multe che dovrà pagare, le leggi che violerà. In mare è tutta questione di tempo, e qui è scaduto da un pezzo, ogni attimo potrebbe essere decisivo. Tommaso attracca al molo di Lampedusa alle 5 di pomeriggio di un sabato di luglio di cinque anni fa, insieme ai 46 migranti rimasti e agli altri dieci uomini dell’equipaggio. Rimedia 16mila euro di multa e un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma non è mai stato così felice nella sua vita. Si sente pieno, realizzato. Un uomo. Come mai gli era capitato prima di allora.
Giovanni in quel momento è a casa, in attesa di preparare una nuova sfida, quando apprende, come tutti, dell’impresa del suo vecchio skipper e compagno di tante traversate. E, quando un giornalista gli chiede cosa ne pensa, lui che da quarant’anni solca i mari di tutto il globo e ha visto passare più acqua sotto lo scafo che tutti i leghisti, i razzisti e gli hater di Italia messi insieme, Giovanni dice solo due cose. Dice: “Bravo Tommaso, hai fatto il marinaio”. E poi spiega meglio: “Da migliaia di anni queste cose esistono. I romani e i greci tiravano su la gente, mica la lasciavano in mare. Quando trovi uno che galleggia per miracolo, intanto lo tiri su. I distinguo, per quanto mi riguarda, si fanno a terra. Cinquanta persone su una barca da 18 metri sono una situazione di sopravvivenza. E, credetemi, se trascorri 48 ore in mare, i dubbi ti passano.”
Uno di cognome fa Soldini, l’altro Stella. Sono capitani, sono marinai, sono italiani. Sono colleghi, sono vecchi amici che avresti voglia di abbracciare. Sono vita vissuta controvento, sono alberi maestri che non si piegano, sono pelle scottata al sole, sono storie di mare. Sono Storia di un Paese che vogliono cancellare, nascondere, censurare, infangare, incriminare, e che abbiamo il dovere di raccontare.
Lorenzo Tosa
17 notes
·
View notes
Text
Che i magistrati rimproverino a Giovanni Toti di rimanere ai domiciliari «in quanto ha dimostrato di non aver compreso appieno la natura delle accuse» ci pare un fatto senza precedenti.
Come ha scritto il governatore nella lettera al suo avvocato, c’è qualcosa che non quadra: «Ora, per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente. Che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto. E se l’imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d’accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile»
È cambiato qualcosa? No
Se torniamo per l’ennesima volta a parlare della carcerazione preventiva cui è sottoposto dal 7 maggio il governatore ligure non è per ribadire che, per quel che si riesce a capire, le accuse che gli vengono mosse sono piuttosto flebili (se accettare finanziamenti leciti e dichiarati è un reato, chiunque fa politica è un presunto colpevole), ma per sottolineare l’enormità di quel che appare un accanimento.
Come ha scritto Giuliano Ferrara sul Foglio, Toti è a casa sua, «sequestrato ad Ameglia. Un’indagine durata quattro anni, con largo uso di intercettazioni dirette e ambientali, non ha trovato per adesso prove decisive di corruzione, solo pettegolezzi di incontri su una barca, insinuazioni sui finanziamenti ai comitati elettorali e sul famoso voto di scambio, illazioni su amicizie e frequentazioni di imprenditori privati, generici sospetti su licenze a uso commerciale. Il malloppo estortivo o corruttivo non c’è».
È cambiato qualcosa? No
La legge dice che il governatore dovrebbe rimanere ai domiciliari solo se esistono le condizioni di pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove. Non si comprende, dato anche il clamore della vicenda, come queste tre condizioni sussistano. Persino il Manifesto ha parlato di «un processo alle intenzioni».
Di più: finora il governatore ligure è rimasto ai domiciliari perché – così è stato detto – avrebbe potuto di nuovo influire sulle immediate elezioni. Passate le europee, è cambiato qualcosa? No. “Però potrebbe influire sulle future elezioni regionali”, è stato ancora detto. Ora, a parte che si vota nel 2025 (Toti deve aspettare un altro anno?) lui stesso ha fatto sapere che, pur potendolo fare, non si ricandiderà. È cambiato qualcosa? No.
Contro la detenzione domiciliare, la difesa ha presentato un parere espresso dal Presidente emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese, ma nemmeno questo ha sortito gli esiti sperati e il riesame ha confermato la misura restrittiva.
«Un tribunale dell’Inquisizione»
Cos’altro dovrebbe o potrebbe fare Toti per riavere un po’ di libertà. O meglio, si capisce benissimo e ci chiediamo: dovrebbe dimettersi? Toti – sebbene siamo ancora nella fase delle indagini, sebbene non vi sia stato alcun rinvio a giudizio, sebbene non ci sia stato alcun processo, sebbene non vi sia stata alcuna condanna – dovrebbe, siccome «non ha capito le accuse», abbandonare subito quella poltrona che è diventata, come ha scritto nella lettera, «più un peso che un onore»? Siamo arrivati a tanto?
10 notes
·
View notes
Text
Osservatorio astronomico Urania e punto panoramico a Luserna San Giovanni TO
33 notes
·
View notes
Text
youtube
Giovanni Punto (1746-1803) - Horn Concerto No. 2 in E Major
Allegro Romance.
Adagio Rondeau. Allegretto
Orchestra: Capella Weilburgensis, Conductor: Doris Hagel Stephen Katte
2 notes
·
View notes
Text
RASSEGNA STAMPA: segnalazione di "Storia di un punto e virgola" sul mensile "GP MAGAZINE - marzo 2023
SEGNALATO A PAGINA 29 DEL MENSILE “GP MAGAZINE” il mio romanzo “Storia di un punto e virgola”. gp_magazine_marzo_2023Download
View On WordPress
0 notes
Text
-----
La costituzionalista Loiodice: “siamo in una transizione costituzionale: la nuova unità di misura non è più la dignità della persona ma l’interesse della collettività."
Dalle sentenze della Consulta su obbligo vaccinale trapela “un inquietante cambio di paradigma valoriale” per cui perfino l’evento fatale è “superabile” se è previsto un indennizzo.
Sono i frutti di quel “capitalismo senz’anima” che Giovanni PaoloII (e prima di lui Erza Pound) aveva indicato come ultimo nemico da combattere.
46 notes
·
View notes
Text
La femmina della specie umana,
non è soltanto l'unica preda
di tutto il regno animale che non disdegna
di essere cacciata dall'uomo,
ma anche l'unica la cui sfrontatezza
arrivi al punto da provocare il cacciatore.
Giovanni Soriano
45 notes
·
View notes
Text
Una bella notizia, cari, sputo il rospo tutto insieme. Non avevo ancora scritto niente su questa novità ma a questo punto il viaggio è cominciato e bisogna pur attirare le energie positive: SONO STATO NOMINATO CONSULENTE PER LO SVILUPPO DELLA NUOVA BIBLIOTECA DI BRINDISI, IL MEDIAPORTO. E il prossimo 22 marzo con un convegno si inaugurano i lavori per la creazione di un OSSERVATORIO DI INNOVAZIONE CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA "NARRAZIONE" E L'ARTE.
Voilà. Una piccola rivoluzione, sì. Una bellissima notizia: una biblioteca e un centro di ricerca sulla povertà culturale attraverso la narrazione. Tutto insieme. All’adrenalina del palco ora si affianca un’energia ancora diversa. E credo che mi toccherà cercare un nuovo centro di gravità "errante".
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi è uno spazio multifunzionale ristrutturato con il progetto della Regione Puglia Community Library. Qualche anno fa il progetto vincitore lo scrisse Simonetta Dellomonaco e ora una cordata di istituzioni e persone speciali sono davanti a me a tirare la slitta, per dirla alla Zanna Bianca: Luigi De Luca per i #polibibliomuseali della Regione Puglia, Emilia Mannozzi, per il Polo di Brindisi, Toni Matarrelli per la Provincia di Brindisi, Giovanni Luca Aresta per #santateresaspa che di quella slitta ora tiene con energia nuova le redini in mano, il Teatro Pubblico Pugliese e un'infinità di persone laboriose che poco alla volta sto scoprendo dietro le quinte di questo luogo prezioso come l’ossigeno.
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi comprende sale studio (già affollate dalla riapertura!), un auditorium, una biblioteca ragazzi, una caffetteria di prossima apertura, sale convegni, spazi di co-working e mille altri spazi fisici e immateriali che saranno dedicati ai nuovi media, al cinema, ai libri, alle mie tanto amate storie. Ma soprattutto, e qui batte il cuore, a creare uno spazio dove il potenziale creativo delle ragazze e dei ragazzi del territorio possa trovare nutrimento. Il più alto possibile. E nel massimo rispetto della sovranità e dei mondi intoccabili dei ragazzi. Chi mi conosce può capire a cosa mi riferisco.
Cominciamo il 22 marzo alle ore 17 in rete con le scuole di ogni ordine e grado della provincia, l’ufficio scolastico provinciale, le reti scolastiche più prossime, la ASL, il Comune di Brindisi (il cui sindaco Giuseppe Marchionna ha dato avvio a tutto questo prima di diventare primo cittadino), la consulta provinciale degli studenti, il consiglio comunale dei ragazzi, le reti più virtuose della città (guarda caso la nomina è arrivata da un bando dove come concorrenti eravamo tutti amici cari di mille progetti svolti in città e dintorni) e lo facciamo con un convegno che apre il percorso per la creazione di un OSSERVATORIO DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE LE ARTI. Il Convegno è aperto a tutti. Muove un primo passo significativo del progetto culturale che vorrei nascesse in questo luogo.
Ho piantato letteralmente migliaia di alberi (erano i tempi che dai miei spettacoli nascevano i progetti di forestazione partecipata) e ho ben chiaro che il bosco nasce solo quando arriva un’esplosione ormai irrefrenabile dalla Terra, dalla Pancia. Quando l’ego, colui che vuole piantare, “io”, ha fatto, forse, quello che doveva fare e poi si è tolto di mezzo. Qui voglio fare questo: ariamo un poco il terreno insieme e quando sarà il momento, se lo sarà, togliersi di mezzo e qualcosa nascerà da sola. E non sappiamo nemmeno che forma avrà.
Che dire? D’ora in poi vi racconterò anche di questo luogo che si chiama Mediaporto di Brindisi. Ovunque siate fra poco potrà valere la pena venire a trovarci. Ah, dimenticavo: l’Osservatorio che sta nascendo si chiama MINISTERO DEI SOGNI. Vi piace? <3 (In una foto io e Carolina in uno dei boschi, vero Antonio…)
Ecco il programma del convegno del 22 marzo, h 17, vi aspettiamo. Contattatemi. Cerchiamoci. ---
Mediaporto di Brindisi 22 marzo 2024, ore 17.00
MINISTERO DEI SOGNI Osservatorio d’innovazione culturale ed educativa Convegno d’apertura
Saluti istituzionali
Introduce Giovanni Luca Aresta, Amministratore Unico di Santa Teresa S.p.A. Loredana Capone, Presidente del Consiglio della Regione Puglia Toni Matarrelli, Presidente della Provincia di Brindisi Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi Emilia Mannozzi, Direttrice Polo-Biblio Museale Brindisi Angela Tiziana Di Noia, Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Interventi e contributi
Luigi D’Elia, Consulente per lo Sviluppo del Mediaporto e coordinatore dell’Osservatorio Gaia D’Argenio, Presidente della consulta provinciale studentesca di Brindisi e Coordinatrice Regionale Luigi De Luca, Coordinatore Poli Biblio Museali della Regione Puglia Rosetta Carlino, Dirigente ICS “Cappuccini” Brindisi - Coordinatrice Rete delle Scuole che promuovono la Salute per la Provincia di Brindisi Mina Fabrizio, Dirigente ITT “Giorgi” Brindisi - Scuola Polo per la formazione Ambito PUGLIA BR 11 Diego Caianiello, Sindaco del CCR Brindisi Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi Maria Rita Greco, Dirigente ASL Settore psicologia clinica e pedagogia dell'età evolutiva Lucia Portolano, Dirigente scolastica Coordinatrice de Tavolo docenti per l’educazione ambientale e i “diversi” linguaggi Modera gli interventi Luigi D’Elia
Info: 0831 544301 - [email protected] Si raccomanda l’Iscrizione al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeCQzKzUy5S_gjj5wzWxZCstD2nGm25fIiuBUgnHvvrN8k8yA/viewform?usp=sf
#luigidelia#narrazione#MediaportoBrindisi#PoloBiblioMusealeBrindisi#regionepuglia#brindisi#teatropubblicopugliese#provinciadibrindisi#santateresaspa#ministerodeisogni
11 notes
·
View notes