#Giovanni Mazza
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Nicholas I will cry right tf now don't be encouraging this!!!😩
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Feel free to use just give me (Linda) the credit for the animation if you use elsewhere…thanks
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GIAN LORENZO BERNINI: NETTUNO E TRITONE
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale [���] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia è rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
di Claudia Renzi ©
In foto: Gian Lorenzo Bernini, Nettuno e tritone (Londra, Victoria and Albert Museum).
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Cristo en la Cruz, 1604, de Barocci, Federico (Urbino, Las Marcas, 1535 - Urbino, Las Marcas, 1612). Óleo sobre lienzo, 374 x 246 cm
Junto a la emotividad religiosa y el perfecto tratamiento de la anatomía, lo más atractivo de la composición es el paisaje, que reproduce la vista que se contempla desde la casa de Barocci en la via San Giovanni de Urbino. En primer término, a la derecha aparece el Convento de Santa Catalina y el Palacio Ducal, a cuyos pies se extiende el Mercatale, limitado a su derecha por la Ermita de San Rocco. En un plano intermedio se distingue el pueblo de Valbona con el Palazzo Palma, y más allá, se extiende un frondoso paisaje. Al fondo se alzan el Catria, el Petrano y el Nerone, montes que marcaban los límites geográficos del ducado de Urbino.
La historia de esta obra es pareja a la del Nacimiento (P18), pues ambas se pintaron para el mismo patrón y encontraron acomodo definitivo en la Colección Real española. Barocci realizó esta obra en 1604, recibiendo 300 escudos de oro de Francesco Maria II della Rovere, quien al testar en 1628 estipuló la entrega del cuadro a Felipe IV tras su muerte. En 1631 fallecía el duque de Urbino (cuyo féretro, según Bellori, fue colocado a los pies del Cristo en la Cruz), y poco después Felipe IV recibía la pintura, que destinó a la capilla del Alcázar. Sin menospreciar su emotividad religiosa o el perfecto tratamiento de la anatomía, lo más atractivo de la composición probablemente sea el paisaje, a menudo señalado como el primero de la pintura italiana, que reproduce la vista que se contempla desde una de las ventanas de la casa de Barocci en la Via San Giovanni de Urbino. Se conservan dibujos preparatorios en Berlín y Florencia y están documentadas varias copias, algunas encargadas por el propio duque de Urbino a Ventura Mazza en 1604, 1605 y 1611 (Texto extractado de Falomir, M. Guía. Pintura italiana del Renacimiento, Museo del Prado, 1999, pág. 110). Información e imagen de la web del Museo del Prado.
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Orafo ucciso dal figlio in Gallura, fatali più colpi alla testa
Colpito più volte alla testa, Giovanni Fresi, l’orafo 58enne di Arzachena ucciso per strada con una mazza di legno la notte del 28 dicembre dal figlio Michele, di 27 anni, è morto per emorragia cerebrale. Sono i primi particolari che trapelano dall’autopsia svolta oggi sul corpo dell’uomo nell’istituto di Medicina legale di Sassari, affidata al dottor Salvatore Lorenzoni, incaricato dalla…
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Avevano accoltellato e picchiato due giovani davanti ad una discoteca di Pozzuoli: arrestati in 4
Avevano accoltellato e picchiato due giovani davanti ad una discoteca di Pozzuoli: arrestati in 4. Ieri, su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Gianluca Forte, Antonio Nobile, Domenico Di Micco e la misura degli arresti domiciliari per Luigi Forte per i reati di tentato omicidio e lesioni aggravate in concorso. La misura cautelare è stata emessa all'esito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile e dai Commissariati di Pozzuoli ed Afragola in relazione ad una brutale aggressione consumatasi all'esterno di una discoteca di Pozzuoli (NA) la mattina del 19 novembre scorso. In quell’occasione, gli indagati, dopo una lite per futili motivi, avrebbero malmenato due giovani, uno dei quali era stato ferito con un fendente all'addome ed era giunto in pericolo di vita presso l'ospedale di Pozzuoli, dove poi era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico mentre la seconda vittima era stata colpita più volte con calci e pugni ed una mazza da baseball. Luigi Forte e Gianluca Forte sono figli di Giovanni, attualmente detenuto per reati associativi di stampo camorristico, in quanto ritenuto contiguo al Clan Moccia di Afragola (NA). Antonio Nobile è figlio di Raffaele, anche lui attualmente detenuto per reati associativi di stampo camorristico in quanto ritenuto contiguo al Clan Moccia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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LA GRANDE GUERRA (1959) - Trailer | Filmauro
LA GRANDE GUERRA - 15- 18
AGE E SCARPELLI - SCENEGGIATORI
Figlio di Poseidone e di Libia e fratello di Belo[2][3], sposò Telefassa[2] (che Igino chiama Argiope[4]) che lo rese padre di Cadmo, Cilice, Fenice ed una sola figlia, Europa[2]. Tra i figli, Pausania aggiunge Taso[5].
Mitologia Sua figlia Europa era bellissima, Zeus volle possederla e per questo si celò sotto le sembianze di un toro e la rapì.
Agenore inviò i suoi figli nella sua ricerca[2][5] dicendogli di non tornare senza di lei. Nel corso delle loro peregrinazioni, questi figli fondarono città ovunque e così Fenice divenne il capostipite dei fenici, Cilice quello dei cilici, Cadmo si stabilì in Beozia costruendo Cadmea, la rocca di Tebe. Nessuno di loro però trovò Europa[2].
La stirpe
La grande guerra è una commedia drammatica del 1959 diretta da Mario Monicelli, prodotta da Dino De Laurentiis e interpretata da Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Mario Monicelli, Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni Produttore Dino De Laurentiis Fotografia Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi Montaggio Adriana Novelli Effetti speciali Gatti, Serse Urbisaglia Musiche Nino Rota Scenografia Mario Garbuglia Costumi Danilo Donati Trucco Romolo De Martino, Rino Carboni Interpreti e personaggi Alberto Sordi: Oreste Jacovacci Vittorio Gassman: Giovanni Busacca Silvana Mangano: Costantina Romolo Valli: tenente Gallina Folco Lulli: Giuseppe Bordin Bernard Blier: capitano Castelli Vittorio Sanipoli: maggiore Segre Nicola Arigliano: Giardino Geronimo Meynier: portaordini Mario Valdemarin: sottotenente Loquenzi Elsa Vazzoler: moglie di Bordin Tiberio Murgia: Rosario Nicotra Livio Lorenzon: sergente Battiferri Ferruccio Amendola: De Concini Gianni Baghino: un soldato Carlo D'Angelo: capitano Ferri Achille Compagnoni: cappellano Luigi Fainelli: Giacomazzi Marcello Giorda: il generale Tiberio Mitri: Mandich Gérard Herter: capitano austriaco Guido Celano: maggiore italiano Leandro Punturi: bambino Mario Feliciani Mario Mazza Mario Colli Mario Frera Gian Luigi Polidoro: attendente del capitano austriaco Edda Ferronao Doppiatori originali Nino Dal Fabbro: capitano Castelli Mario Colli: cappellano Turi Ferro: Rosario Nicotra Riccardo Cucciolla: Giardino Gastone Moschin: sergente Battiferri
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natalie wee / john patrick shanley / gang of youths / antoine de saint-exupéry / christopher anderson / richard siken / richard curtis / robin beth schaer / jen mazza / nikki giovanni / rita dove
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saint sébastien soigné par irène et sa servante (nicolas régnier) | christ crowned with thorns (dirk bouts) | dying adonis (hendrick goltzius) | the entombment of christ (church of san martino, portofino) | peripety (6) (jen mazza) | the entombment (peter paul rubens) | st. gaspare del bufalo intercedes for the souls in purgatory (giovanni gasparro) | the death of marat (edvard munch) | saturn devouring his son (fransisco goya)
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“I’m not going back in there. My brother starts talking shit every time I open my mouth and if he says one more thing, I’m gonna hit him. Better I stay out here and not upset my mom.”
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“Can you read my hands?” ― Nuala Archer
1.Ocean Vuong / 2.Laura Makabrescu / 3.Sylvia Plath / 4.Clarice Lispector / 5.Adam Custins / 6.Richard Siken / 7.Ilenia Tesoro / 8.Rod McKuen / 9.Adam Custins / 10.Natalie Díaz / 11.Lew Thomas / 12.Ocean Vuong / 13.Adam Custins / 14.Nikki Giovanni / 15.Jen Mazza / 16.Louise Glück / 17.Franz Kafka / 18.Christine Brache / 19.Richard Siken / 20.Philippe Bourgoin / 21.Benjamin Alire Sáenz / 22.Bruno Munari / 23.Ocean Vuong
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Being a failed bride ♥︎
♡ॢ*‧˚ a moodboard
A collection of images that portray the life of a failed sacrificial bride in my eyes. The pain, the suffering, and the confinement.
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Art/Artists:
The Last Day of Pompeii - Karl Briullov
Sacred Heart of Jesus - Giovanni Gasparo
Another Sigh - Ekaterina Nazarova
Untitled - Jena Jun
Peripety - Jen Mazza
The Healers - David Altmejd
Jean Francois Bouron
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Uccide il padre con una mazza in stato di alterazione: in arresto 27enne ad Arzachena
Uccide il padre con una mazza in stato di alterazione: in arresto 27enne ad Arzachena. Sassari, la scorsa notte, alle ore 00:15 circa, a seguito di una segnalazione all’utenza 112NUE circa un uomo in evidente stato di alterazione dall’uso di stupefacenti che si aggirava per le vie del paese, il personale del 118 si è recato presso viale Costa Smeralda ove ha rinvenuto un ragazzo di 27 anni. Lo stesso ha rifiutato le cure ed è stato consegnato dai sanitari al padre sopraggiunto. Alle successive 00:30 circa i militari della Stazione di Arzachena venivano inviati nei pressi dello stesso viale Costa Smeralda a seguito di una segnalazione da parte di una donna vittima di aggressione. Gli operanti hanno intercettato la richiedente, una ragazza di 24 anni, che presentava evidenti ferite al volto; nell’occasione la stessa ha riferito di essere stata percossa dal 27enne dopo aver fatto uso di droghe insieme. La donna è stata dunque trasportata dai sanitari non in pericolo di vita presso l’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia. Gli operanti si sono posti alla ricerca del ragazzo e lo hanno intercettato nei dintorni di viale Costa Smeralda mentre brandeggiava un bastone in legno e minacciava gli occupanti delle automobili in transito. Nel tentativo di contenerlo ne è sorta una colluttazione con i militari che venivano colpiti al volto e agli arti e solo dopo l’intervento in ausilio di un’ulteriore pattuglia della sezione radiomobile di Olbia sono riusciti finalmente a trarlo in arresto. Successivamente i militari si sono portati nei pressi di piazza Risorgimento a seguito della segnalazione di altri passanti circa un uomo giacente a terra e hanno rinvenuto il padre del giovane con una profonda ferita al capo causata da un corpo contundente. Trasportato presso l’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia lo stesso è deceduto circa due ore dopo. Il sopralluogo è stato effettuato insieme al PM di turno della Procura di Tempio Pausania che avanzerà richiesta di convalida al GIP. Si precisa che i provvedimenti cautelari adottati, allo stato, si riferiscono esclusivamente alla fase cautelare fatto salvo il giudizio di merito ed, eventualmente, del Giudice del Riesame.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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