#Gioiello per Ucraina
Explore tagged Tumblr posts
Text
Un bracciale per Ucraina
Ciao a tutti, oggi voglio parlarvi di un gioiello speciale che ho creato per esprimere il mio amore per l’Ucraina. Si tratta di un bracciale con i colori della bandiera ucraina, realizzato con perle di vetro blu e giallo. È un bracciale che simboleggia il mio sostegno e la mia solidarietà al popolo ucraino, che sta vivendo una situazione difficile a causa dell’aggressione russa. Il bracciale è…
View On WordPress
#Ama Ucraina#Bandiera Ucraina#Bracciale bandiera#Bracciale bandiera Ucraina#Bracciale fan ucraina#Bracciale supporto Ucraina#Bracciale ucraino#Bracciale vetro blu e giallo#Gioiello per Ucraina#Gloria al Ucraina#Sostenere Ucraina
0 notes
Text
A-SEPTIC W/VLADIMIR TARASOV
Sabato sera, allo spazio Nova, che ospita i concerti della stagione invernale di Novara Jazz, è stato molto emozionante ascoltare un musicista nato a Mosca, e non un musicista qualsiasi, ma una leggenda vivente: Vadimir Tarasov. Sì proprio una leggenda vivente: lo è per la sua attività di musicista e compositore, che lo ha portato a suonare oltre che con la Lithuanian Symphonic Orchestra, anche con molte altre orchestre in Europa e negli USA. Ma non basta, Tarasov ha collaborato con moltissimi jazzisti come Peter Brötzmann, Mikolaj Trzaska, Ken Vandermark, Andrew Cyrille, the Rova Saxophone Quartet, Anthony Braxton, Mark Dresser, Lauren Newton e Josef Nadj, come si dice “solo per fare alcuni nomi”. In considerazione della sua poliedrica attività, oltre che di musicista, di performer e compositore per il cinema e la video art, ha anche collaborato con artisti quali Sarah Flohr e Ilya Kabakov del quale, mi sia concesso un ricordo del tutto personale, vidi a Parigi qualche decennio fa “Qui ci è capitato di vivere”, una installazione con un sottofondo sonoro proprio di Tarasov che usciva da una sgangherata radio sovietica. Per tornare al magnifico set di sabato a Novara , con il grande Maestro, hanno l’onore e l’onere di cimentarsi due giovani, ma già ben affermati jazzisti italiani, Simone Quatrana al piano e Stefano Ferrian al sax. E la “reunion” di sabato non è un caso fortuito, visto che “A-Septic” è un duo già collaudato in concerti tenutisi in Europa e Russia. Questa sera si aggiunge la gemma mancante, ovvero la batteria di Vladimir Tarasov, anche lui in “lista d’attesa”, dopo la sfracello della pandemia. Sarà anche per la sua presenza, sarà anche per la suggestione sempre forte e magnificamente “fuori posto”, del piano preparato di Simone Quatrana, sarà anche per la trance creativa del bravissimo Stefano Ferrian, sarà per tutto ciò, che i primi brani sembrano creati apposta per una serata futurista, anzi cubo-futurista, dove la parte dell’intonarumori, la sostiene benissimo e senza scomporsi Vladimir Tarasov, con una batteria all’apparenza classica, ma in cui, dagli angoli più riposti, escono piattini, palline bacchette che la fanno somigliare a una scatola colma di magiche sonorità. Dagli altri brani esce davvero un po’ di tutto e, mescolato al jazz, forse persino un po’ dello Stravinskij dell”Histoire du Soldat”, soprattutto grazie alle corde percosse dai martelletti del piano di Simone Quatrana. Ma non è tutto qui, poiché dal piano suonato direttamente da dentro la cassa armonica e dal fiato fatto correre nel sax di Stefano Ferrian, sembra saltar fuori la colonna sonora di “Solaris”, tanto per omaggiare la Russia, quella che ci piace. E qui, in questa magnifico amalgama, si sente la mano angelicamente diabolica di un performer come Vladimir Tarasov. Tutto poi trascolora in un jazz frenetico e di ricerca, quello pieno a cui siamo abituati, dove il sax detta i temi, la batteria incantata di Tarasov scandisce i ritmi e dove il piano appare sempre il rifugio sicuro dopo le tempeste sonore. Quando gli incontri sono indovinati e voluti e quando, ad un duo così simbiotico come quello di Simone Quatrana e Stefano Ferrian, si aggiunge un artista a tutto tondo come Vladimir Tarasov, artista che porta con sé tutte le tracce delle tante esperienze attraversate, il risultato non può essere che un piccolo gioiello come il concerto di ieri sera. Tarasov ringrazia il pubblico novarese sfoggiando una bella camicia della tradizione Ucraina, indossata per l’occasione. Che la sua “mise”, il suo genio e la magnifica musica dell’Aseptic Duo siano un talismano per la mente e per il cuore contro la follia del mondo.
0 notes
Photo
#Repost @7giorni1libro • • • • • • ALLE PORTE DELLA NOTTE – PAOLO ROVERSI Marsilio Editore Pag. 246 - € 17,00 Nuova doppia avventura milanese del giornalista hacker Enrico Radeschi, che si dovrà districare su più fronti. Da una parte dovrà mettere in campo il proprio intuito e la propria abilità di hacker per aiutare il vicequestore Loris Sebastiani, che sta indagando su una rapina avvenuta in una gioielleria di Via Montenapoleone. I banditi nella fuga hanno pure provocato un incidente mortale e nella fretta hanno lasciato un gioiello, e le impronte lasciate su quest’ultimo mettono in campo l’Interpol: sono le stesse di una rapina avvenuta ad Anversa molti anni prima. Dall’altra parte, dovendo aiutare il Danese, un tipo che l’aveva aiutato nella sua fuga a Cipro, si troverà suo malgrado coinvolto con loschi personaggi della mafia ucraina, tra sequestri di persona e virus informatici, e dovrà mettercela tutta per salvare la pelle. #bookstagram #books #bookworm #book #booklover #bookaddict #reading #bookstore #booksofinstagram #bookstagrammer #instabooks #bookshopping #bookshops #booklove #bookseller #instabook #libribelli #libri #libridaleggere #leggere #librisulibri #instalibri #leggeresempre #lettura #libro #copertine #alleportedellanotte #marsilio #paoloroversi https://www.instagram.com/p/B5NF2jiqeZT/?igshid=1q8sehdyvvq43
#repost#bookstagram#books#bookworm#book#booklover#bookaddict#reading#bookstore#booksofinstagram#bookstagrammer#instabooks#bookshopping#bookshops#booklove#bookseller#instabook#libribelli#libri#libridaleggere#leggere#librisulibri#instalibri#leggeresempre#lettura#libro#copertine#alleportedellanotte#marsilio#paoloroversi
0 notes
Text
Da Valderice a Piramida, dalla Sicilia alle Svalbard Frammenti di vita all'epoca dell'industria
Valderice, provincia di Trapani, ai piedi di un pittoresco villagio ben noto ai turisti. Una strada statale ti attraversa, la collina da un lato, con ulivi, carrubi ed aranci, la valle fino al mare dall'altro, e vedi già fichi d'india qui e là appena le case ed i campi lasciano spazio. C'é perfino un parco in cui passeggiare all'ombra dei pini. Ci ho passato un paio d'estati quando le automobili si chiamavano ancora 127, 131, ed Alfasud. Si andava al mare di giorno e si tornava nel tardo pomeriggio coi finestrini aperti, e lo scirocco che ti asciugava i capelli. Li c'era la casa ed il podere di famiglia, quello che mio zio aveva ereditato, lui nato a Genova, figlio di Siciliani.
Quelli del nord pensano che il sud sia zotico e campagnolo, ignorano invece quanto sia dotto e ricco il Siciliano come pure il Napoletano. Quelli del nord non sanno che nel parlare del sud restano usi linguistici più alti ed evoluti che in quelli del nord, ignorano la cultura del regno delle due Sicilie. Quelli del nord, io sono uno di quelli, pensano che la mafia sia malavita. Quelli del nord hanno bisogno di studiare e di conoscere gente per iniziare a capire le cose del sud. Il Mediterraneo, col suo sole, ed il suo clima mite, la sua storia millenaria fatta di campi di grano, di vite, di pecore e maiali ti costruisce un mondo dentro e manco te ne accorgi. E' fatto di terra, quella buona da arare, di acque segrete e di un mare docile fra gli altri. Il mediterraneo è un mondo di luce, di aria che non ristagna, ma anche di sangue e di fetori. Gli uomini che lo hanno abitato ne hanno fatto una dimora, coltivi la terra e tieni animali, sudi, puzzi, accarezzi, e con il coltello mangi e ti vesti. Ci vuole forza per addomesticare la terra, per governare la barca e tirarne le reti. Non devi aver paura del tuo sudore e nemmeno del sangue, che sia dell'agnello, del porco o del tonno. Questa forza antica governa anche gli uomini, ne diventa la legge anche quando altri vorrebbero imporre la loro. Ci vuole ordine, e l'ordine è sottomissione e prepotenza insieme. Se non ti va bene e te ne vai. Quella terra è bella, ti da buone cose da mangiare, e c'é il mare a contenere la tua malinconia e la tua rabbia.
I tuoi genitori sono partiti, ma nel loro parlare é rimasta quella terra e come un codice genitico te l'hanno passata senza accorgersene. Nasci a Genova, porta dell'Italia industriale, ma dentro di te starà sempre l'onore e l'orgoglio di un siciliano. Genova è un altro mondo, ma in quegli anni ti offre un'opportunità in più. Diventi ragioniere ed entri in Italsider. Tra la fine della scuola e l'inizio del lavoro parti soldato come tutti e conosci mia zia, la sorella di mia madre. Vi sposate. L'Italsider ti manda a San Giovanni Valdarno e li' la famiglia cresce. Poi l'talsider ti manda a Lovere sul lago d'Iseo dove fanno le ruote per i treni. Ti promette un appartamento nel villaggio che ha fatto costruire per i suoi, e tu vai con tutta la famiglia in quel pezzo di nord, stretto tra le montagne, ben diverso dalla tua Genova o dalla Sicilia dei tuoi nonni. Certo che a quell'epoca la fabbrica ti ha promesso e dato non poco in cambio del tuo tempo e della salute dei tuoi compagni. La casa diventa tua pagandone l'affitto, i tuoi figli vanno all'istituto tecnico o al liceo, insomma studiano e poi entrano nel giro – almeno all'inizio era cosi'. Ci sono ospedali utili quando nasce un figlio o quando ci si ammala, c'è la pascina comunale, le piste di sci sulla montagna e la scuola di vela al lago. Quando hai le ferie prendi la tua 127 azzurra, pulita e lucidata con la cera, e vai a Genova o perfino in Sicilia. L'Italsider non ti risolve tutti i problemi, di problemi ne crearà dopo ma a quei tempi non lo sapevamo ancora. A volte riguardo le foto di quegli anni, e tutti avete sempre tra le mani una sigaretta. Perfino nella foto di me con la torta dei miei 13 anni vedo sul tavolo al mio fianco un pacchetto di MS, morte sicura dicevamo, Monopolio di Stato in realtà, e ci mandavate a comprarle per voi, ma forse tu non fumavi neanche. Lo faceva mia zia, mio Dio, sai quanto. Quel fumo l'ha portata via mangiandogli i polmoni dal di dentro. Mio padre che smise ad un certo punto a quel fumo ha donato mezzo polmone ed un paio d'anni di respiri affannati. Mia madre deve a quel fumo le sue cellule impazzite che non svolgono più il loro dovere. Ogni volta che mi trovo in coda ad un'automobile degli anni '80 sento una puzza insopportabile di carburante bruciato, e pensare che un tempo manco me ne accorgevo. Fumo di sigaretta, gas di scarico (con un po' di piombo che la macchina va meglio cosi'), e acque che ci hanno messo anni a bonificare, questo é il mondo che abbiamo lasciato dietro di noi pezzo dopo pezzo. A dire il vero questo mondo di sporcizie l'abbiamo fatto migrare ad oriente lasciando ad altri i suoi veleni, promettendo anche a loro una casa, un'ospedale, una scuola e la piscina. Se mi guardo intorno non trovo più il tuo mondo, le sicurezze a cui avevo fatto l'abitudine, ma nemmeno la sua puzza ed i suoi veleni nascosti nel tetto d'amianto, nell'aria sporca di diossina o nell'acqua che avvelena i pesci.
Io una data ce l'ho per indicare una svolta: il 26 aprile 1986. In quella che si chiamava Unione Sovietica, oggi Ucraina, un reattore nuclera esplode e la sua nuvola di invisibile morte viaggia da quelle terre verso nord e verso ovest. Nessuno lo dice, nemmeno là, in quel gioiello di città che era Pripyat. Città ricca grazie all'industria nucleare, il fiore all'occhiello, il punto in cui tutti dovevano guardare per veder realizzato il futuro migliore. Oggi si fa del turismo macrabo nella Zona di alienazione, come pure a Piramida, avamposto minerario nelle norvegesi Svalbard, città simbolo all'estremo confine nord. Diamante da mostrare al nemico occidentale, per dire che esistono operai felici ed appagati nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, anche nel più estremo dei mondi. A Piramida c'è la miniera, il villaggio con le case riscaldate, la piscina coperta, la scuola e la biblioteca. Oggi Piramida come Pripyat è solo un relitto di storia industriale, un prodotto estetico del novecento, un tassello della nuova macchina del turismo.
Mi sento parte di questa storia. Vengo da una piccola cittadina emiliana, in cui l'industria che l'ha fatta da padrona é stata quella tessile, donando dei magnifici anni '80. Avevamo l'ospedale, le scuole, e la piscina comunale. C'erano i cinema ed il teatro. Il 60 % votava partito comunista, gli altri no. Potevamo studiare, ed io iniziavo il triennio conclusivo dell'Istituto Tecnico Industriale, già il nome é programmatico. In più il mio corso era quello buono all'alba del referendum sul nucleare. Ci formavano a diventare tecnici per le centrali nucleari e a scuola avevamo le dispense dell'Ansaldo, la grande industria del nucleare italiano. Ci addestravano al sacrificio dicendo che il rischio di contaminazione era controllato e se uno avesse assorbito troppe radiazioni avrebbe fatto un periodo in ambiente sano e protetto. Tutti quelli che lavorano col nucleare lo sanno, ma all'inizio sei giovane e non ci pensi che prima o poi una cellula impazzita si trasforma in un mostro di tumore dentro di te. L'addestramento al sacrificio industriale funziona ancora, chiedilo ai martiri di Chernobyl o di Fukushima, a quelli che sono entranti dentro ad un inferno invisibile per salvare la moglie ed i figli in fuga dai loro appartamenti, da quelle città gioiello. Il referendum mi ha salvato, forse anche gli ammonimenti a riflettere della professoressa di Italiano che non smetteva di ricordarci che oltre ad Einstein, Fermi ed Oppenheimer, c'era un altro fisico che disse no, sparendo nel nulla, Ettore Majorana, siciliano non per caso.
Quel mondo di sporcizia industriale è sempre più distante, o nel tempo o nello spazio. Mi rammarico di non avere le tue sicurezze, di quel contratto a vita con un'azienda che sembrava imperitura, di un mondo che ti conteneva, e che per me nel più solenne dei modi ti portava al cimitero, ma per questo dovevi esser comunista, ed allora la banda comunale ti scortava suonando l'internazionale e Bandiera rossa fino al cimitero dove insieme a Peppone c'era nascosto Don Camillo per l'ultima benedizione. Addio compagno, hai costruito il tuo pezzo di futuro, che i tuoi figli siano orgogliosi. Io pero' non sono figlio di comunisti, non c'era la foto di Stalin o di Lenin appesa in casa al posto del Crocifisso o della Madonna. Mio zio non era comunista, e mio padre mi intimo' di mai più fischiettare 'Bandiera rossa', e che solo 'Bella ciao' era concessa. Noi si era bianchi o socialisti, si credeva nel progresso, non c'era la banda al funerale, ma i figli, e chi sopravvive ancora guardando il mondo che continua a cambiare, e tu che non hai più la forza speri bene che i tuoi figli continuino ad averla, perché dal treno al quale ai fatto ruote per tanti anni, ecco da questo treno non si scende.
0 notes