#GOVERNO GENTILONI
Explore tagged Tumblr posts
Text
FLORIDIA. ERMINIO IERNA, L’UOMO QUALUNQUE CHE SCRISSE AL PREMIER, RINGRAZIA PER I BENEFICI RICEVUTI DALLE CLASSI MENO ABBIENTI.
Erminio lo trovi lì, davanti al vecchio stadio, con i suoi fidi aiutanti. Ci tiene a render merito ai vari governi per gli evidenti miglioramenti nella sua condizione e in quella di tutte le periferie. Guarda il video di 2minuti.org Non vuole essere sarcastico, semplicemente realista. Non gli manca nulla, neppure la salute. Forse. Intanto le vendite del suo negozio all’aperto procedono bene.…
youtube
View On WordPress
#2minutes#2minuti#2minutinotizie#aperto#Arte#Cultura#dimaio#fido#Floridia#gentiloni#governo#italia#negozio#notizie#povertà#reddito di cittadinanza#reddito di inclusione#renzi#salute#Sicilia#Siracusa#social#Società#stadio#stato#uomo#vendita#vita#Youtube
0 notes
Text
Leggo di @christianraimo, e penso a Lavinia Flavia Cassaro, maestra antifascista che manifestò contro un presidio di Casapound e quindi licenziata per avere "insultato" la polizia che difendeva i fascisti. Ministra all'Istruzione era Fedeli, al governo il @pdnetwork con Gentiloni.
@ahp68
14 notes
·
View notes
Text
Le ultime ore sono un manifesto di inettitudine politica che va raccontata per filo e per segno. Si parte con le dichiarazioni di Giorgia Meloni a fine G20 in cui trova il tempo di attaccare anche il commissario italiano in Europa Paolo Gentiloni. La colpa, secondo la presidente del Consiglio, sarebbe quella di non avere mai “risposto” all’accordo trovato dal governo per svendere la compagnia aerea nazionale Ita (vi ricordate? Quella che “non si doveva toccare”, proprio quella) ai tedeschi di Lufthansa.
Meloni contro Gentiloni è in buona compagnia: non ha fatto altro che mettersi in scia con il suo alleato di governo Matteo Salvini che da giorni attacca. “Ogni tanto ho avuto l’impressione di avere un commissario italiano che giocava con la maglia di altre nazionali”, aveva detto il ministro ale Infrastrutture esibendo la solita poca conoscenza delle istituzioni politiche, delle rispettive competenze e della lealtà del proprio ruolo.
Da Bruxelles a stretto giro di posta già ieri è arrivata una prima risposta che diceva più o meno che Meloni e i suoi compagni di governo stavano strillando per la mancata risposta a una domanda che non avevano mai posto. Sulle vicissitudini della compagnia aerea Ita la Commissione europea semplicemente sta ancora aspettando il governo italiano. Una brutta figura, non c’è che dire, a cui si aggiunge il grossolano errore di attaccare Gentiloni senza sapere (o fingendo di non sapere) che non è lui ad avere il ruolo sul tema.
I giornali di destra a voce unita però continuano a sparare. Non stupisce che lo facciano con il tono che pare una voce sola: sono ormai una voce sola che risponde alle dipendenze dell’editore unico Antonio Angelucci. Stupisce però che l’acredine verso il politico del Pd si sia accesa all’improvviso, senza un valido motivo apparente per scatenare così tanta bile. Ieri l’arcano si è svelato.
Sapevano, Giorgia Meloni con Matteo Salvini e tutta la ciurma, che sarebbero arrivati i dati della Commissione europea (leggi servizio a pagina 3). E sono numeri che smentiscono in toto la baldanzosa propaganda di un governo che vorrebbe piegare la realtà alla narrazione, da Caivano all’economia, senza sapere che la realtà prima o poi arriva.
Ecco il punto: le prospettive economiche italiane vengono tagliate per l’anno in corso dello 0,3% fermandosi allo 0,9% e l’Italia è il fanalino di coda nelle previsioni economiche per il 2024. A dirlo è proprio lui, Gentiloni, che di fronte alle telecamere spiega le difficoltà economiche dell’Unione europea e interrompe bruscamente la propaganda di prosperità del governo italiano.
A chiudere una giornata difficile sono arrivati anche i dati dell’Istat che segnano uno 0,7% in meno nella produzione industriale nazionale. I numeri, si sa, non si possono piegare. Tanto che perfino al ministro Adolfo Urso non resta che ammettere che siano “segnali d’allarme, in qualche misura aspettati”.
La trama diventa visibile. Gli attacchi scoordinati al commissario Gentiloni non erano altro che il perpetuarsi della strategia – la solita – di questo governo: additare un nemico per coprire gli errori. La mole di dichiarazioni e di editoriali contro Gentiloni non erano altro che il concime per preparare il proprio elettorato alle pessime notizie che sarebbero uscite dalla sua bocca.
Additare la persona per coprire ciò che comunica è l’anima del populismo. Avere attaccato inutilmente per l’ennesima volta l’Ue per poi ritrovarsi bastonati (con una Legge di Bilancio all’orizzonte sempre più difficile) è lo scotto del governo sovranista. Gentiloni da parte sua non ha risposto “per non fare male all’Italia”. Del resto a fare male ci pensano già quelli che la governano.
G. Cavalli
56 notes
·
View notes
Text
Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
8 notes
·
View notes
Text
La Nato in guerra. Da Draghi a Meloni si corre a compiacere il bellicista Biden.
Di Alessandro Orsini.
L’Italia deve prepararsi a inviare i soldati in Ucraina. Ma è un processo complicato che richiede sei condizioni. In primo luogo, è necessario uno scenario complessivo, o condizione strutturale, che prenderebbe corpo ove la controffensiva ucraina defunga. Zelensky si troverebbe tragicamente indebolito e la Russia potrebbe puntare a Odessa o altrove. Il trambusto nel Pd è legato a questo scenario che conduce a Bonaccini, la seconda condizione per l’ingresso dell’Italia in guerra. Quando richiesto dalla Casa Bianca, Bonaccini dovrà spingere il Pd a votare per l’invio dei soldati. Una prova? È iniziata in Germania e durerà fino al 23 giugno la più grande esercitazione aerea della storia della Nato, la “Air Defender 23”. L’obiettivo dell’esercitazione è la guerra con la Russia. In sintesi, mentre la Nato si organizza per sparare sui russi, Bonaccini fa il suo lavoro per conto di Stoltenberg nel Pd. La terza condizione per l’invio dei soldati italiani è la fornitura ininterrotta di armi avviata da Draghi in base alla strategia dell’ingresso in guerra un passo alla volta. La quarta è l’uso del Pnrr per le munizioni che pone le condizioni necessarie per la trasformazione dell’economia italiana in economia di guerra. La quinta condizione è il giornalismo compiacente. Ai giornalisti è proibito rivolgere a Meloni e Bonaccini l’unica domanda che avrebbe senso fare: “Se richiesto da Biden, lei direbbe sì all’invio dei soldati italiani?”. I giornalisti mainstream fanno le domande importanti a cose fatte per evitare che i cittadini diventino consapevoli dei pericoli. La sesta condizione è la disponibilità di un finto tecnico che sostituisca Meloni nel caso in cui la richiesta dei soldati italiani determini una crisi di governo. Il che conduce al discorso da candidato premier che Draghi ha pronunciato a Boston. In quel discorso di propaganda bellica, Draghi, il tecnico più politico del mondo, ha ripetuto le parole di John Kirby e Biden. La Nato e l’Unione europea – ha spiegato Draghi – devono battersi per la sconfitta della Russia sul campo, senza peraltro spiegare come sconfiggere una super-potenza nucleare. Draghi si è detto contrario a un’attenuazione del conflitto, persino al cessate il fuoco e a ogni soluzione diplomatica. Il discorso di Draghi svolge due funzioni nel processo di costruzione dell’invio dei soldati italiani. La prima è garantire alla Casa Bianca che, se Meloni traballasse, il banchiere sarebbe pronto a prendere il suo posto. Così facendo, Draghi incentiva Giorgia a radicalizzarsi per dare a Biden più certezze, un fenomeno che prende il nome di “outbidding”. Draghi si estremizza e Meloni rilancia. La seconda funzione del discorso di Draghi è spaventare Salvini affinché sappia che, caduta Meloni, perderebbe la sua posizione preminente nel governo. È noto, per bocca di Massimiliano Romeo, capogruppo Lega al Senato, che Salvini è iper-critico verso la linea iper-estremista di Draghi. La morte di Berlusconi, colomba contro i falchi, favorisce la corsa verso la distruzione dell’Ucraina.
Schlein, che proviene dal movimento pacifista, è al centro di questa contesa geopolitica e deve dimostrare di essere una leader. Meloni ha già superato la prova. Quella di Schlein è resa ardua dalla presenza dietro le quinte di Gentiloni, super-falco della Commissione europea, al punto che si parla di lui come presidente del Pd al posto di Bonaccini per rafforzare la componente guerrafondaia contro quella pacifista. Gentiloni non ha smentito la notizia. Vorrebbe diventare presidente della Repubblica. Per accreditarsi, deve dimostrare di essere pronto a calpestare gli interessi nazionali dell’Italia per curare quelli di Biden.
🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
38 notes
·
View notes
Text
Da diversi anni nella politica dei paesi europei succede questo: governano le dx e ci troviamo politiche di abbassamento delle tasse per chi ha di piu', piu' liberta' per le imprese, piu' fondi pubblici per le imprese per sostenere aperture di nuovi siti produttivi, assunzioni sempre piu' precarie e meno servizi pubblici. Dopo un periodo di tempo, quelle politiche iniziano a mostrare la corda perche' gli incassi delle tasse si dimezzano, i debiti pubblici aumentano e cresce il malessere dei ceti medio-bassi che si ritrovano senza aver beneficiato di grandi vantaggi economici e con servizi pubblici dimezzati. Che fare? Fare riforme dove quel Paese viene chiamato a uno sforzo economico per salvarlo dal fallimento. Le dx non ne avrebbero la forza perche' avrebbero manifestazioni e rivolte sociali che metterebbero quei Paesi in ginocchio. Cosi si va ad elezioni e vince la sx . E che succede da qualche anno a questa parte? Si chiamano quelli privilegiati dal precedente governo di dx a ripianare i debiti, riducendo i loro guadagni con regole diverse e aumento di tasse per dare piu servizi pubblici a chi non se li puo' pagare facendo una seria politica ridistributiva? Ma no! Macche'! Si schierano i sindacati per placare i possibili malumori dei lavoratori, si da voce a parole d'ordine che non esistono piu' da anni e si evoca lo spauracchio del fascismo. Poi, opla'... si aumenta di qualche annetto l'eta' per andare in pensione, si limitano i rinnovi contrattuali dei lavoratori ( tenuti a freno dai sindacati) e si tagliano ancor di piu' i servizi pubblici chiamandoli "riordino" o "razionalizzazione". Insomma, i ricchi, sia che governi la dx o la sx non hanno mai problemi di nessun genere mentre i ceti medio-bassi sono chiamati sempre a pagare il conto. Vedasi la Francia di Macron , l'Italia di Gentiloni, Letta o Draghi, la Grecia di Sipras o la Spagna di Sancez o la Germania di Scholz. I ricchi sempre piu' ricchi e tutti gli altri sempre a "sopravvivere o precipitare nella poverta'". Poi uno si chiede perche' la gente non va piu' a votare..che vadano tutti a quel paese!
@ilpianistasultetto
48 notes
·
View notes
Text
Elly Schlein è il trionfo del relativismo, del rapporto disinvolto (“fluido”, direbbe lei da buona attivista Lgbtq) con la verità, fondamentalmente della propaganda degenerata in cazzeggio a sua volta deflagrato nella balla esplicita. (...) Parziale campionario che illustra l’evanescente legame con la realtà di Elly (...). Pochi giorni fa, provando goffamente a cavalcare la protesta degli studenti in tenda (che non a caso non sono caduti nella circonvenzione e l’hanno sbalzata di sella): «Il Pd continuerà a spingere per convincere il governo a tornare indietro sull’errore madornale che ha fatto cancellando il fondo per gli affitti, 330 milioni di euro». (...) Il sito Pagella Politica ha dimostrato come il suddetto fondo, istituito nel 1998, non era stato rifinanziato già in cinque occasioni: «Nel 2012 durante il governo Monti, nel 2013 durante il governo Letta, nel 2016 durante il governo Renzi, nel 2017 e nel 2018, a cavallo tra il governo Gentiloni e il primo governo Conte». Tolto quest’ultimo, tutti esecutivi sostenuti dal Pd. (E) «Il mancato rifinanziamento del fondo nel 2023 era stato comunque previsto sia dal secondo governo Conte sia dal governo Draghi».
via https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/35870254/elly-schlein-campionessa-balle-sparata-giorgia-meloni.html
Schlein non è una mentitrice seriale, è solo ignorante: come le cretinette contestatrici del Min. Roccella al Salone del Libro, non sapendo leggere né avendo pensiero autonomo, han bisogno di slogan predigeriti altrimenti si spengono.
Contesto, ergo sum. Errore terrificante perdente e auto-inculante che grazie al cielo ha ammazzato le sinistre sin dai tempi del Berlinguer ... ma in cui ultimamente cadono sempre più indignadi di destra.
I quali stan financo diventando GLOBALISTI in ritardo: contraddizione massima per dei nazionalisti, cadono come polli nell'agenda sinistra più retrò. Difatti quante citazioni di comunisti da Chomsky giù fino a Giulietto Chiesa e Vauro tocca leggere tra chi leggo. Si arriva al recupero dell'antisemitismo più ignobile e ignorante in questi tempi sfigati senza pensiero in cui non a caso emergono le Schlein (della quale btw me ne fotto fin che sta di là, anzi ringrazio che esista).
26 notes
·
View notes
Text
instagram
André de Beis di radio Ski info.it scrive: Se il #PD lavorasse per il paese Italia e per gli Italiani, accetterei di buon grado questo occhio di riguardo verso i centri sociali, verso i cosiddetti (ma non è vero) italiani senza cittadinanza e senza diritti e verso gli immigrati, che nella stragrande maggioranza dei casi, non non scappa da nessuna guerra e persecuzione e che viene qui in Italia per approfittare del welfare italiano gratis e a spese degli italiani poveri, indigenti, senza casa, senza lavoro e senza futuro anche a causa della pandemia, come un innocuo ricordo degli anni che furono (idologia propagandista), una sorta di tributo alla propria origine rivoluzionaria. Ma il fatto è che questi lavorano per TUTTI, tranne che per gli ITALIANI, che indubbiamente odiano, forse perché non li votano più e questo, per il loro complesso di superiorità, è intollerabile. Di qui l'esigenza ideologica e politicamente corretta (radical chic) di dare la cittadinanza italiana facile agli immigrati, solo e soltanto perché nati in Italia, non non rendendosi minimamente conto che questa concessione, che non è un atto di civiltà, ma il genuino e nemmeno nascosto tentativo di fabbricare un serbatoio di voti o consensi elettorali da cui attingere, in quanto sanno ( i democratici del PD) che dagli italiani non non prenderebbero più voti o consensi elettorali, perché da decenni il PD non non si occupa più dei gravi e numerosissimi problemi dell'Italia e degli italiani (italiani completamente ignorati per garantire e concedere sempre e più diritti e benefici solo e soltanto agli #immigrati o #migranti economici e climatici, a danno dei veri #rifugiati che non hanno 4000€ da dare agli #scafisti/#ONG per venire in Italia!!!
Non si spiega altrimenti, il voler dare il diritto di voto a 16 anni e la cittadinanza italiana facile (#iussoli) e veloce ai figli degli immigrati nati in Italia solo e soltanto perché nati in territorio italiano. Immaginate la corsa e le maree di mamme del Sud del mondo (tutte) a venire a partorire in Italia, dove avranno (di certo) tutto gratis e senza sacrificio, però sulle spalle dei suddetti 7 milioni di Italiani poveri, indigenti e ormai alla frutta!!! Non sono mica diventati (i #piddini) improvvisamente e precipitosamente carmelitani scalzi e nemmeno gesuiti ma neppure francescani dell'Immacolata Concezione ????!!!!!! L'ultima mossa del #PD nel governo giallorosso #ConteBis è stata la cancellazione dei decreti sicurezza e l'introduzione dei decreti #immigrazione, i cui risultati ed effetti immediati, sotto gli occhi di tutti, sono il quadruplicarsi degli sbarchi e degli arrivi di #clandestini/migranti economici e climatici, per i quali, l'Italia spende ogni anno circa 6 miliardi di euro, ed il fatto stranissimo che tutti questi, recuperati da #ONG straniere, vogliono tutti quanti venire in Italia; chissà perché???? Vedere le ultime inchieste di molte procure italiane su ONG e scafisti/schiavisti (un vero e proprio business, altro che umanitarismo e filantropismo francescano). Infine il nuovo segretario del PD #EllySchlein, che nuovo non è ( ricordate: Stai sereno Enrico!! Di Renzi) durante i suoi 9 mesi di premier, insieme al suo ministro degli interni Angelino Alfano, hanno fatto arrivare in Italia ben 190 mila immigrati, che aggiunti agli altri, dei governi successivi Renzi e Gentiloni, diventano circa 650 mila e di cui tutti quanti sappiamo le condizioni di vita miserevoli e pietose e spesso fuori dalla legalità ( spaccio, degrado, rapine, stupri e violenze) basta fare un giro non solo nelle periferie urbane, ma anche nei centri urbani di tutti i paesi e città italiane. l'Italia ha il debito pubblico più ampio e alto del mondo e 7 milioni di Italiani poveri e indigenti e disperati, senza futuro e scarseggiano pure i ristori economici e finanziari da dare ai milioni di commercianti, attori, partite IVA, artisti, artigiani, albergatori, ristoratori, mercatari, giostrai e tantissime altre professioni che anche a causa della pandemia sono quasi sul lastrico, molti i suicidi non raccontati, ebbene in questo scenario apocalittico e disastroso (con più di 100 mila morti) Enrico Letta e il partito democratico davvero può e possono pensare allo #IusSoli e al voto ai sedicenni come una priorità assoluta e necessità per l'Italia e gli italiani??????l!!!!!!?????!!!!!??? Non ci sono davvero molte altre priorità e necessità più impellenti ed urgenti????? A voi le conclusioni.........
0 notes
Text
Conti pubblici, Bruxelles apre procedura di infrazione contro l’Italia
Conti pubblici, Bruxelles apre procedura di infrazione contro l’Italia. La Commissione europea apre una procedura per deficit eccessivo nei confronti di Italia, Francia e altri cinque Paesi: Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. L'esecutivo comunitario, inoltre, ha valutato che la Romania non ha assunto azioni efficaci per la correzione del deficit chiesta dal Consiglio. Nella valutazione sugli squilibri macroeconomici per dodici Stati Ue, già nel meccanismo di allerta 2024, la Commissione Ue ha valutato che l'Italia si trova ora in una situazione di “squilibrio”, migliorando il giudizio dallo “squilibrio macroeconomico eccessivo” dello scorso anno. Nella stessa situazione dell'Italia anche la Grecia. Non sono più in squilibrio, invece, Francia e Portogallo. La Slovacchia entra invece tra i Paesi in squilibrio, dove si confermano Germania, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia. Solo la Romania ha uno squilibrio eccessivo. Questo monitoraggio è uno degli strumenti di sorveglianza per il coordinamento delle politiche economiche. In Italia, afferma la Commissione, "permangono vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera". Il rapporto debito pubblico/Pil, ”notevolmente diminuito" dal picco del Covid, "è ancora elevato, pari a oltre il 137% del Pil nel 2023, e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest'anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita ad un ampio aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, anche se in diminuzione, nonché a una minore crescita del Pil nominale”. In Italia inoltre, secondo la Commissione Ue, "la crescita della produttività è stata nel complesso e in media positiva ma limitata, il che conferma la necessità di riforme e investimenti per superare le carenze strutturali e promuovere condizioni favorevoli alla crescita della produttività". Lo afferma la Commissione europea nell'ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo. «Per l'Italia la partita si gioca su due fronti, da una parte politiche di bilancio prudenti, indispensabili» con questo debito e deficit, «dall’altro continuare con gli investimenti pubblici», ha dichiarato il commissario all'economia Ue Paolo Gentiloni in un videomessaggio, spiegando che le nuove regole Ue «aiuteranno a realizzare un migliore equilibrio tra questi obiettivi e per Italia sono migliorative rispetto a quelle esistenti». «Non dobbiamo confondere la cautela nella spesa con l'austerità - ha spiegato ancora Gentiloni - La cautela nella spesa è necessaria nei paesi ad alto debito e deficit molto alto. L'Italia ha un deficit sopra il 7% e un debito sopra 135% e quindi la cautela è d'obbligo e mi pare che il governo italiano sia consapevole».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Video
Claudio Graziano, trovato morto in casa il presidente di Fincantieri: ha lasciato un bigliettino dedicato alla moglie deceduta di recente Il presidente di Fincantieri, Claudio Graziano, è stato trovato morto questa mattina da un carabiniere della sua scorta che aveva la seconda chiave del suo appartamento nel centro storico di Roma. È stato lui a dare l'allarme. Il corpo dell'ex Capo di Stato maggiore della Difesa era steso sul letto, si sarebbe sparato un colpo in testa nella notte, dopo aver lasciato un biglietto. Sul posto il medico legale, il magistrato di turno e i carabinieri. Ex capo di stato maggiore della Difesa e presidente del comitato militare Ue, 70 anni, era stato nominato presidente di Fincantieri nel 2022. Il generale Claudio Graziano avrebbe lasciato un biglietto di addio prima di togliersi la vita questa mattina nella sua abitazione a Roma. Nel testo farebbe riferimento ad una mancanza di senso della sua vita dopo la recente scomparsa della moglie. Il cordoglio «Esprimo profondo dolore per la notizia della improvvisa scomparsa del generale Claudio Graziano. Ne ricordo la figura di generoso e leale uomo delle istituzioni, capace di mettere sempre al servizio della Repubblica la sua competenza e la sua professionalità, doti dimostrate negli importanti ruoli di vertice, nazionali e internazionali, ricoperti nel corso della sua lunga carriera». Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Sono sconvolta dalla notizia della tragica scomparsa del Generale Claudio Graziano. Ci lascia un integerrimo servitore dello Stato, che in tutta la sua vita ha reso onore alla Nazione, alle Forze Armate e alle Istituzioni con dedizione, competenza e professionalità». È quanto dichiara la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Desidero rivolgere, a nome mio e di tutto il Governo, il cordoglio e la vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari», conclude la premier. Claudio Graziano, chi era il presidente di Fincantieri: fu capo di Stato maggiore della Difesa e presidente del Comitato militare Ue La morte di Claudio Graziano, le reazioni «La scomparsa del generale Claudio Graziano mi lascia senza parole. Era un amico ed è stato uno straordinario ufficiale che ha reso onore all'Italia anche nei suoi ruoli europei.Una preghiera lo accompagni nel viaggio per raggiungere la sua sposa», lo scrive su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Fincantieri «esprime immenso dolore per l’improvvisa scomparsa del Generale Claudio Graziano, Presidente del Gruppo, che lascia un grande e incolmabile vuoto». In una nota del gruppo si sottolinea come «l’amministratore delegato e direttore generale Pierroberto Folgiero, il Consiglio di amministrazione, il collegio sindacale, i dirigenti e tutti i dipendenti di Fincantieri ne ricordano con commozione le straordinarie doti umane e professionali che lo hanno da sempre contraddistinto nella sua lunga carriera». «Sono sconvolto dalla morte improvvisa del generale Graziano. Un servitore dello Stato, un piemontese europeista, un amico. Addio Claudio, riposa in pace». Così su X il commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni ha reagito alla notizia della morte del presidente della Fincantieri, il generale Claudio Graziano. «Ho appreso con sconcerto e profondo dolore la notizia della scomparsa del generale Claudio Graziano, presidente di Fincantieri, ed ex capo di Stato Maggiore della Difesa. Un valoroso servitore dello Stato che ha ricoperto importantissimi ruoli nelle Istituzioni nazionali e internazionali, ottenendo ovunque meritati successi e riconoscimenti. Claudio era un amico vero con il quale ho avuto la fortuna di poter lavorare da ministro della Difesa e che anche negli anni a seguire ho frequentato insieme alla sua amata Marisa. Ai suoi cari, il cordoglio mio personale e del Senato della Repubblica». Lo scrive sui social, Ignazio La Russa, presidente del Senato. «La notizia della morte del Generale Claudio Graziano ci lascia attoniti. Esprimo la mia vicinanza ai familiari, a cui rivolgo le mie piu sentite condoglianze, e a quanti hanno condiviso con il Generale un percorso in ambito militare e professionale, apprezzandone le qualita, la preparazione e la competenza». Lo dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. «Con il generale Claudio Graziano abbiamo vissuto percorsi comuni esaltanti e allo stesso tempo impegnativi per migliorare la nostra Difesa. La sua scomparsa mi lascia un profondo senso di tristezza e rappresenta una grave perdita per la Difesa e per l'intera Italia». Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto. «Oggi - prosegue il ministro - se ne va un ufficiale, ma soprattutto un uomo, che ha contribuito a modernizzare la nostra Nazione anche attraverso i numerosi incarichi di vertice ricoperti, tra cui spicca quello di capo di Stato Maggiore della Difesa e dell'Esercito e quello di presidente del Comitato Militare dell'Unione Europea, che ne testimoniano lo spessore, l'attaccamento incondizionato al servizio e l'assoluta fedeltà alle Istituzioni. A nome mio personale e di tutta la Difesa desidero esprimere, in questa tristissima circostanza, i sentimenti di partecipe cordoglio a tutti i suoi affetti più cari. Rivolgo, inoltre - aggiunge - le mie più sentite condoglianze anche alla famiglia di Fincantieri, che oggi perde una figura di estremo spessore. Ciao Claudio». Chi era Claudia Graziano ha frequentato l’Accademia Militare di Modena, dal 1972 al 1974, e la Scuola di Applicazione di Torino, dal 1974 al 1976, dove ha conseguito la laurea in Scienze Strategiche Militari. Ha altresì conseguito le lauree in Scienze Diplomatiche ed Internazionali presso l’Università degli Studi di Trieste, il Master in Scienze Strategiche e la specializzazione universitaria in Scienze Umane presso l’Accademia Agostiniana di Roma. Nominato nel 1974 Ufficiale di fanteria, specialità alpini, nel 1976 è stato comandante di plotone fucilieri al battaglione alpini “Susa” in Pinerolo e nel 1977 è stato Vice Comandante della compagnia contro carri della Brigata alpina “Taurinense”. Ha poi comandato, nel 1980, la compagnia mortai nonché la compagnia alpini (fucilieri) presso il battaglione alpini “Trento” della Brigata alpina “Tridentina” e dal 1983 al 1986 la compagnia Allievi Ufficiali e la compagnia Comando presso la Scuola Militare Alpina di Aosta. L'Esercito Dopo il corso di Stato Maggiore, nel 1987 è stato assegnato allo Stato Maggiore dell’Esercito, dove ha svolto l’incarico di Ufficiale Addetto presso l’Ufficio Programmi di Approvvigionamento. Promosso Maggiore nel 1988, ha quindi frequentato dal 1989 al 1990 il Corso Superiore di Stato Maggiore. Nel 1990, promosso Tenente Colonnello, è stato trasferito all’Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, assumendo l’incarico di Capo della Segreteria di Stato Maggiore del Capo di SM. Nel 1992 è stato riassegnato al battaglione alpini “Susa” in qualità di Comandante che, durante il suo comando, è stato schierato in Mozambico, nell’ambito della missione di pace delle Nazioni Unite, con il compito principale di garantire la sicurezza del corridoio di Beira, favorendo e supportando il soccorso umanitario e sanitario alle popolazioni locali. Alla fine del 1993 è stato designato Capo Sezione Coordinamento e Studi presso l’Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Promosso Colonnello, nel 1996 ha frequentato l’US Army War College per poi comandare il 2° reggimento alpini della Brigata “Taurinense” a Cuneo. Successivamente, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio Pianificazione dello Stato Maggiore dell’Esercito. Nel mese di settembre 2001 ha assunto l’incarico di Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia di Washington D.C., negli Stati Uniti. Promosso Generale di Brigata nel gennaio 2002, ha assunto, nell’agosto 2004, il comando della Brigata alpina “Taurinense” e dal mese di luglio 2005 al febbraio 2006 il comando della “Brigata Multinazionale Kabul” in Afghanistan e, con essa, la responsabilità dell’Area d’Operazioni della provincia di Kabul, dirigendo, tra l’altro, numerose iniziative umanitarie nell’ambito delle attività di ricostruzione e di primo soccorso alle popolazioni. Promosso Generale di Divisione nel gennaio 2006, ha assunto, dal marzo dello stesso anno, l’incarico di Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa. Comandante delle Forze dell’Onu Nel gennaio 2007 il Segretario Generale delle Nazioni Unite gli ha conferito l’incarico di Force Commander della missione UNIFIL in Libano, dove ha assolto il ruolo di Comandante delle Forze dell’ONU, nonché di Capo Missione, divendendo altresì responsabile di tutta la componente civile delle Nazioni Unite in Libano, incluso il coordinamento degli aiuti umanitari e delle attività di ricostruzione e soccorso intraprese. Nel gennaio 2010 è stato promosso al grado di Generale di Corpo d’Armata e, dal febbraio dello stesso anno, è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Nell’ottobre 2011 è stato nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e successivamente promosso al grado di Generale. Capo di Stato Maggiore della Difesa e Fincantieri Dal febbraio 2015 al novembre 2018 è stato Capo di Stato Maggiore della Difesa. Designato nel novembre 2017, dal 6 novembre 2018 al 15 maggio 2022 ha ricoperto l’incarico di Presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea (European Union Military Committee). Dal 16 maggio 2022 era Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fincantieri S.p.A. e dal 28 settembre 2022 era Presidente di Assonave (Associazione Nazionale dell’industria navalmeccanica). Insignito di numerose decorazioni, gli sono stati tributati 5 Encomi Solenni e 9 Encomi Semplici. Gli è stata altresì conferita la cittadinanza onoraria della Provincia di Tiro (Libano), dei Comuni di Villanova d’Asti e di Fontanile (AT) e della città di Biella. È autore di numerosi libri, studi ed articoli.
1 note
·
View note
Text
PRC: Domani saremo a Roma alla manifestazione delle opposizioni Posta in arrivo rifondazione.it Ufficio Stampa PRC tramite aruba.it 18:12 (58 minuti fa) a Antonia Rifondazione Comunista parteciperà domani alla manifestazione in Piazza Santi Apostoli a Roma contro l’autonomia differenziata e il premierato. La nostra distanza programmatica dai partiti dell’opposizione parlamentare che hanno indetto la manifestazione, in primis sulla questione della guerra, non ci impedisce di condividere la necessità della più ampia mobilitazione unitaria per la difesa della Costituzione. Non vi può essere alcuna sottovalutazione della pericolosità delle proposte che sta portando avanti il governo Meloni. Di fronte all’aggressione violenta al deputato Donno, a cui va la nostra solidarietà, e alla sua giustificazione da parte della Presidente del Consiglio e del complesso della destra bisogna rispondere con la più ferma condanna. Quel che resta della democrazia costituzionale sta per essere definitivamente stravolto dall’autonomia differenziata e dal premierato. Occorre una risposta democratica e antifascista che consenta di battere nei referendum questa destra. Va ricordato che l’attacco alla Costituzione da parte del governo Meloni è stato reso possibile da una pessima legge elettorale che ha dato a una minoranza nel paese una larga maggioranza nel parlamento. Soltanto il ritorno a una legge proporzionale consentirà di riprendere la via maestra tracciata dalla Costituzione e riportare alle urne la maggioranza della popolazione che si astiene perché la semplificazione bipolare ha reso le istituzioni sempre più impermeabili e incapaci di essere specchio del paese. La spallata di questa maggioranza di estrema destra alla Costituzione è stata resa possibile dalle scelte del centrosinistra che ha aperto l’autostrada su cui Calderoli e Meloni stanno marciando. La proposta di Calderoli è oggi possibile grazie alla modifica del Titolo V della Costituzione imposta con pochi voti di maggioranza dal centrosinistra nel 2001 a cui solo noi ci opponemmo. Da anni lavoriamo con i comitati contro l’autonomia differenziata, mentre il PD e lo stesso M5S strizzavano l’occhio alle richieste dei presidenti di Lombardia e Veneto votando si nei referendum per l’autonomia, associandosi a loro come ha fatto l’Emilia Romagna con Bonaccini (che non ha ancora ritirato intesa nonostante migliaia di firme), siglando intese come fece Gentiloni. Ricordiamo che il presidente Bonaccini non ha ancora ritirato le intese sull’a.d, nonostante le migliaia di firme raccolte dai comitati emiliani. Lo stesso premierato è stato legittimato nelle teste di milioni di cittadine/i con l’elezione diretta dei sindaci e ancor peggio, per l’assenza di doppio turno, con quella dei presidenti delle regioni. Per non parlare della rigida separazione delle carriere dei magistrati che renderà i PM dipendenti dall’esecutivo, come proponeva, la Bicamerale D’Alema-Berlusconi. Saremo in piazza per la difesa della Costituzione e della unitarietà della Repubblica, contro la prepotenza di una destra che non nasconde la sua matrice fascista. Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Tonia Guerra, responsabile campagna contro autonomia differenziata del Partito della Rifondazione Comunista
http://dlvr.it/T8PlD8
1 note
·
View note
Text
ELEZIONI IN SARDEGNA, HA VINTO UNA COALIZIONE MA NON LA DEMOCRAZIA
di Redazione Diciamo subito che siamo contenti di ciò che avvenuto in Sardegna con le elezioni regionali. Ma questo non ci esime da un’analisi sullo stato della nostra democrazia che oggi vede i fascisti al governo del paese e che picchia i ragazzini di 15 anni. Ma le botte i proletari le hanno prese anche dai governi di centrosinistra guidati da Renzi e da Gentiloni. Torniamo alle elezioni in…
View On WordPress
0 notes
Text
20 dic 2023 10:58
EMENDAMENTI BARBARI, ANZI BARBARESCHI! - LA REGIONE LAZIO COMPRA IL TEATRO ELISEO DI ROMA PER 24 MILIONI DI EURO E SALVA LUCA BARBARESCHI - DOPO LA CONTESTATA GESTIONE DELL'ATTORE, CHE NEL 2014 SBORSO’ 7 MILIONI DI EURO PER RILEVARE IL TEATRO, IL GOVERNATORE DEL LAZIO SALDA I DEBITI DI BARBARESCHI USANDO I SOLDI PUBBLICI E ACQUISTANDO LA STRUTTURA AL TRIPLO DEL SUO VALORE: MAI VISTA UNA ROBA DEL GENERE… -
Gabriella Cerami per roma.repubblica.it
Un nuovo “salva Eliseo”. Il terzo in ordine cronologico. Ma qualcuno, nei corridoi della Regione Lazio, lo chiama già “salva Luca Barbareschi”, che da quasi due anni vorrebbe disfarsi del teatro ma non riesce.
E quindi nei meandri della legge di bilancio regionale, di soppiatto, viene infilato un emendamento che ha un peso di 24 milioni. Perché sono 24 i milioni che l’assessore al Bilancio Giancarlo Righini, firmatario del testo, vuole aggiungere in manovra per acquistare nel 2025 il teatro Eliseo di proprietà dell’attore romano.
Eletto nel 2008 deputato del Popolo della Libertà, Barbareschi ha poi seguito Gianfranco Fini in Futuro e libertà per poi approdare nel gruppo Misto. Da sempre, insomma, un esponente vicino al mondo della destra, ma anche un attore che nel 2014 ha deciso di comprare il complesso teatrale che si trova su via Nazionale, nel cuore di Roma.
Il costo era di sette milioni, come riepilogava lo stesso Barbareschi quando nel gennaio 2022 decise di venderlo. Il prezzo? Esattamente 24 milioni, quelli che oggi offre la Regione Lazio di Francesco Rocca per acquistarlo.
Tuttavia come riferiva l’attore sui social, ai sette milioni si sono aggiunti altri sette milioni per il restauro e quasi tre per coprire le perdite, per un totale di 17 milioni di euro. Ciononostante (e nonostante i 2,2 milioni percepiti dal Fondo unico per lo spettacolo in tre anni) il teatro nel 2017 aveva ancora il bilancio in rosso e rischiava di chiudere per fallimento.
Ed ecco che è sceso in campo il governo guidato da Paolo Gentiloni.
Con la manovra bis del 2017 sono stati assegnati al Teatro Eliseo quattro milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018 «per spese ordinarie e straordinarie, al fine di garantire la continuità delle sue attività in occasione del centenario della sua fondazione».
Un contributo cosiddetto extra-Fus, perché le risorse sono attinte da fondi diversi da quello che ordinariamente sostiene il comparto dello spettacolo.
Anni dopo i giudici della Corte Costituzionale hanno ritenuto illegittimo questo finanziamento che poneva «un problema di differenziazione delle condizioni» tra operatori del mercato. Di questi soldi, comunque, non è mai tornato indietro nulla e malgrado ciò il complesso teatrale non ha navigato in buone acque, fino all’annuncio della vendita a cui però non hanno fatto seguito offerte.
(...)
0 notes
Text
“Minori migranti detenuti in condizioni inumane nell’hotspot di Taranto”: la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia
di F. Q. | 29 NOVEMBRE 2023
Erano arrivati sulle coste italiane il 22 maggio 2017 dichiarando di essere minori. Tuttavia vennero comunque trasferiti nell’hotspot di Taranto – riservato solo agli adulti – dove rimasero fino alla metà luglio. Oggi, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver detenuto in condizioni inumane e degradanti i quattro migranti minori ghanesi. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che il Paese deve versargli 6.500 euro ciascuno per danni morali più 4mila in totale per le spese legali.
I quattro, tutti del Ghana e nati nel 2000, rimasero nell’hotspot di Taranto per quasi due mesi durante l’estate 2017 (governo Gentiloni). Solo in seguito a un primo intervento della stessa Corte di Strasburgo, vennero trasferiti in una struttura per minori. Nel condannare l’Italia per le condizioni in cui hanno vissuto nell’hotspot di Taranto la Corte si è basata sulle prove fornite dai quattro, tra cui delle fotografie che mostravano il sovraffollamento del centro – predisposto per ospitare 400 persone ma che in quel momento ne conteneva 1.419 – e le condizioni d’igiene inadeguate.
Nella sentenza si evidenzia che il governo italiano non ha contestato questi dati, ma ha spiegato che il 22 e 26 maggio 2017 erano sbarcati due gruppi di migranti molto numerosi che comprendevano 202 minori e che questi arrivi massicci avevano reso la situazione particolarmente difficile da gestire. Ad oggi, però, la situazione non è cambiata. In Puglia risultano essere presenti oltre 400 minori non accompagnati, che per la maggior parte alloggiano in strutture non adeguate. E proprio nell’hotspot di Taranto si trovano al momento 185 bambini.
1 note
·
View note
Text
Trame e intrighi. Ma non c'è alternativa al governo Meloni
Le parole di Gentiloni, la costruzione di un'Europa che non distingua fra Paesi di serie A e B, la Casa bianca che si fida di Roma. Rassegna ragionata dal web
Sulla Nuova bussola quotidiana Ruben Razzante scrive: «Con queste premesse è facile prevedere una navigazione tempestosa per il governo Meloni, sul quale potrebbero altresì abbattersi le tempeste derivanti dalle crisi internazionali e dall’esito del voto di novembre per le presidenziali americane. Forse punta proprio su questo l’establishment europeo, che ha mandato in campo nelle ultime settimane il commissario uscente agli Affari economici, Paolo Gentiloni, quantomai loquace. Da lui sono arrivate critiche alle parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che aveva definito la gestione del Pnrr "di stampo sovietico", e apprezzamenti per il ruolo che l’Unione europea può svolgere nel valorizzare le politiche dei singoli Stati. Inoltre, due giorni fa, sempre Gentiloni ha tuonato contro i rischi del web e dei social, che possono alimentare odio e paure: un richiamo, quindi, al rispetto delle regole, all’ortodossia del pensiero unico europeo, senza sbandamenti. Più di qualcuno ha visto nell’“interventismo” gentiloniano un segnale molto chiaro di risveglio dei cosiddetti poteri forti, che sembravano appiattiti per convenienza sul governo Meloni e magari ora cominciano a sognare un nuovo governo tecnico di solidarietà nazionale o di emergenza finanziaria in grado di scomporre gli attuali schieramenti, già fragili come detto (il centrosinistra non se la passa meglio degli avversari), per ricomporli su basi nuove. Gentiloni può essere il braccio armato di questo disegno, con il suo approccio duttile e moderato. Un ritorno di Mario Draghi non appare all’orizzonte, ma certo è che una maggioranza di centrodestra così tanto divisa fa il gioco di iniziative tecnocratiche sempre in agguato».
Razzante descrive tutte le evidenti contraddizioni del centrodestra di governo. E non sfuggono neanche a me i seri problemi della classe dirigente meloniana, la disperazione di Matteo Salvini alla ricerca di un quasi impossibile spazio politico, i maldipancia di Mediaset sul proprio futuro che si trasmettono sugli orientamenti di Antonio Tajani, lo sforzo di vasti ambienti cattolici di utilizzare (in modo forse improprio) anche la politica (immigrazione, ius scholae, autonomia regionale) così da esercitare un ruolo di indirizzo nella società italiana, sempre eticamente “alto”, ma spesso concretamente pasticciato. Tutto vero. Ma esistono, poi, realmente le condizioni per un nuovo commissariamento della politica italiana?
via tempi.it
1 note
·
View note
Text
Schlein apre campagna e attacca Meloni: "Male in Europa, governo fragile"
(Adnkronos) - Dentro gli Studios dalle pareti scure e le luci da set si parla di Europa, di lavoro, transizione climatica, diritti, Ue del futuro. Fuori, al sole caldo del dicembre romano, si parla di nomi. Del candidato del Pse che sarà lanciato al congresso di marzo, proprio nella Capitale. C'è chi scommette su Nicolas Schmit, commissario Ue, che domani sarà all'iniziativa dem. E poi delle suggestioni su un ruolo per Mario Draghi. E di quelle su Paolo Gentiloni, 'guest star' della mattinata. Sarà il federatore del centrosinistra? "Povero Paolo, non glielo auguro proprio", dice Carlo Calenda ad HuffPost. E si parla anche di liste e candidature, su cui anche i diretti interessati, gli 'aspiranti' candidati o ricandidati, sanno ancora poco o nulla. A partire dalle intenzioni di Elly Schlein, se sarà in campo o meno. Un membro della delegazione Pd in Europa ha un'idea chiara sull'eventualità: "Se Schlein si candida capolista, commette uno sbaglio. Così facciamo solo il gioco della destra. Le europee non sono un secondo tempo delle politiche. Questa volta meno che mai. Ma se si candidano i leader diventa una competizione tutta interna". Ma il capitolo liste resta sullo sfondo, di la da venire. Prima i temi, il progetto. Da costruire insieme. Ieri è stata lanciata la nuova piattaforma web del Pd. Il resto, ovvero le candidature, viene dopo. Questa l'impostazione della segretaria. "Ci sono altre forze in cui c'è un capo o una capa che decide. Noi invece costruiamo un progetto per rendere migliore il futuro delle persone e lo facciamo insieme", dice Schlein che salta da un tavolo tematico all'altro. Sono 6 e vanno avanti per tutto il pomeriggio. Segue e ascolta. Anche gli interventi da remoto con cuffioni colorati: oltre 800 gli iscritti. "In altri palchi si susseguono figure per accreditarsi con chi comanda e mostrarsi ubbidienti alla linea di chi comanda. Qua è diverso", la stoccata a Paolo Corsini, al centro della bufera di giornata. I 'fasti' della festa di Atreju soni lontani dagli Studios della Tiburtina. "Invece di pensare alle loro feste, pensino a dare risposte a oltre tre milioni di lavoratori poveri che avranno ben poco da festeggiare a Natale" dopo l'affossamento del salario minimo, incalza Schlein per cui la 'celebrazione' della destra al potere a Castel Sant'Angelo rischia di essere effimera. "Perché ho detto che il governo non arriva a fine legislatura? Perché mi sembra che il governo sia molto fragile e stia mancando le risposte sui fondamentali. E non è questione di polemica politica ma contano le condizioni materiali dei cittadini: mi trovate qualcuno che dica di star meglio di un anno e due mesi fa? Non lo trovate. Facciano un bagno di realtà. Capisco che la propaganda è la loro confort zone ma i problemi reali sono un'altra cosa". E poi l'Italia a trazione Meloni in Ue. "Come si sta muovendo? Male perché questo governo è stato del tutto assente nel negoziato su una tematica così importante per l'Italia come la riforma del patto di stabilità per evitare di tornare all'austerità". Così Elly Schlein parlando con i cronisti al Forum Pd sull'Europa. "Stanno rischiando di farci tornare indietro alla rigida austerità e questo ci preoccupa molto. Hanno sempre scelto gli alleati più sbagliati in Europa. L'Italia è sola e rischia di fare un balzo indietro". In mattinata al Forum Pd, l'ospite d'onore è stato il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Abbraccio con Schlein all'arrivo. L'intervento del commissario è tutto puntato sull'ultimo Consiglio Ue, conclusosi oggi. Parla di "giornata storica" sull'avvio dei negoziati per l'ingresso dell'Ucraina, critica il veto di Orban sul bilancio che vuol dire rinvio degli aiuti a Kiev e spiega che il tema dell'Ucraina sarà spartiacque nella campagna per le europee perché marcherà la divisioni tra europeisti e nazionalisti. E nella prima squadra, il Pd "sinistra europea di governo" siede per diritto: per ambizioni e storia. I cronisti tentano l'approccio con il 'federatore' ma Gentiloni sguscia via. Ma oltre a quello di Gentiloni, tra i capanelli l'altro nome che rimbalza è quello di Mario Draghi. I riformisti dem non hanno gradito la netta chiusura di Schlein alla suggestione di Draghi alla guida dell'Ue. E oggi lo lascia intendere Lorenzo Guerini: "Draghi è una figura che è stata ed è protagonista nella politica d'Europa, le sue decisioni hanno dato un impulso fondamentale in passaggi decisivi per l'Ue, e credo lo possa fare anche in futuro. Dopo di che non lo tirerei per la giacca e non lo invischierei nel chiacchiericcio politico". Per il capodelegazione in Ue, Brando Benifei, e per Andrea Orlando sarebbe non la guida della Commissione ma quella del Consiglio Europeo, il ruolo auspicabile per Draghi. "Per la Commissione -dice Orlando- la partita si gioca in un rapporto con le altre forze politiche e i socialisti devono lavorare perché alla guida della Commissione vada un socialista. Se il Pse fosse il primo partito a livello europeo è legittimo che avanzi una candidatura che sia propria espressione e ci sono nomi che circolano di grande livello". Come quello di Schmit, conferma Orlando. "Nel quadro della scelta del presidente del Consiglio è naturale che tra i nomi che possono essere giocati, quello di Draghi va assolutamente sostenuto, sperando che la Meloni lo sostenga meglio di come ha sostenuto Daniele Franco o di come sembra voler sostenere Draghi". Domani ci sarà la mattinata conclusiva dei lavori del Forum Pd sull'Europa con gli interventi di Romano Prodi e il 'ritorno' di Enrico Letta. [email protected] (Web Info) Read the full article
0 notes