#Fuori posto sempre
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Quando ti senti così, dalla nascita.
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Il problema è trovarle
Più passano gli anni e più realizzi quanto la vera ricchezza sia riuscire a circondarsi di persone che ti fanno sentire giusto. Persone che ti ascoltano, che cercano di capirti, che sono entusiaste di passare del tempo con te e che non ti fanno mai sentire sbagliato.
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Dedicato alle persone speciali come VOI amici di tumbler...💞
Che mi avete fatto sorridere anche quando non volevo... Che mi avete sempre letta... Che non mi avete mai giudicata né fatta sentire "fuori posto". Che mi avete accettata per quella che sono, con i miei pregi e i miei difetti... Che non mi avete mai fatta sentire da sola...Che ci siete sempre nei momenti di gioia e in quelli bui... A Voi GRAZIE!
Dedicato ai veri amici...❤🤍
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GOVERNI come piacciono a me non ne ho mai visti e credo sia anche giusto, visto che siamo 60milioni di teste diverse. Qualche rara volta, in 50anni, ho visto qualcuno che ha provato a dare forma a qualche mio desiderio, nulla piu'. E per 50 anni ho applaudito (poche volte) o contestato (piu' volte) le scelte di partiti a me piu' vicini. Una sola cosa non ho mai fatto, dare colpa alle opposizioni. Contestate, si, ma non incolpate. Per me contano i miei e non gli altri, altrimenti li avrei votati. Per me conta la tua onesta' perché ho votato te e non le ruberie di altri. Se altri rubano m'indigno ma se rubi tu, m'incendio e ti schifo a vita. Oggi invece e' una moda dare la colpa agli altri. C'e' paura per l'aumento di reati odiosi che colpiscono il cittadino comune? E' colpa della sx perche' e' lassista.. Aumentano gli sbarchi o, comunque, sono sempre migliaia di migliaia? Colpa dei buonisti di sx che non vogliono controlli e impediscono i rimpatri. CI sono pensioni da fame e stipendi da schiavi? Colpa dei sindacati che vanno a braccetto con la sx. E Giù, giu', fino alle colpe dei magistrati di sx, degli insegnanti di sx, della cultura di sx, dei fannulloni di sx. Non ce la fanno proprio a prendersela con loro stessi o con i politici che hanno votato perche' non riescono a risolvere praticamente niente. La cosa non e' che poi, al fin fine, mi meraviglia tanto perche' sono cose che vedi tutti i giorni: la colpa e' del vicino di casa, del datore di lavoro, di quel ladro di amministratore del condominio, del fisco che spolpa, del politico incapace..mai nessuno che adombra un dubbio: "saro' io il coglione fuori posto che ho bisogno di un punto di vista diverso dal mio? @ilpianistasultetto
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In questo periodo sto passando molte notti fuori e lontano da casa per lavoro. Le trasferte mi sono sempre piaciute, ma ultimamente sto incassando il colpo e ci arrivo stanca. Gli alberghi sono sempre dignitosi. Mai belli, ma puliti e spesso con i balconcini. La sera è bello tornare in una stanza in cui tutto è a posto; il bagno è pulito, il letto è rifatto, il posacenere è svuotato e le scarpe sempre allineate al muro. Io, che le scarpe le butto dove capita, gioisco sempre e penso che una volta a casa devo iniziare a metterle così. Mi godo la sensazione, per qualche giorno, di non dover occuparmi di niente, nemmeno dei pasti. Altre persone lo fanno per me e mi sta bene. Una sensazione nuova per una che ha mania di controllo. Sto facendo progressi, penso. Stare in terapia da cinque anni mi ha aiutato, penso.
Mi metto seduta per terra in balcone e fumo. E penso che l’anno scorso ero sempre in questa città lontana, mentre mia nonna aveva un ictus che l’avrebbe portata lentamente via da me in cinque mesi. Penso che da allora le trasferte le vivo con un senso di angoscia sotto traccia. Penso di non aver avuto l’occasione di vederla lucida perché ero in un posto lontano da casa a lasciare che altre persone si prendevano cura di me. E penso, come ovvio che sia, a tutto il non detto, a tutte le occasioni mancate, alle strade percorse e quelle abbandonate, al tempo che passa inesorabile, ai quarantacinque anni che si avvicinano. E penso che una figlia me la meritavo. Il pensiero di maternità sempre rifuggito perché troppo voluto mi attanaglia ora che, pur volendo, madre non posso essere più. E sì, una figlia me la meritavo proprio.
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Mi hanno detto che questo dolore me lo porterò dietro e dentro per sempre, fino al mio ultimo respiro. E allora io lo accolgo questo dolore, lo faccio accomodare, gli servo piatti caldi per quando fuori è freddo e piatti freddi per quando fuori si soffoca, un po' come soffoco io a tenermi in casa questo ospite indesiderato. Però lo tratto bene, gli do vestiti puliti e stirati, gli tengo gli asciugamani più morbidi in uno scaffale in alto cosicché possa usarli solo lui. Lo ascolto, mi parla, gli parlo. Lo vedo crescere, diplomarsi, prendere la patente e comprare la sua prima auto, lo vedo frequentare l'università, laurearsi, trovare il primo lavoro soddisfacente. Festeggio i suoi successi, sostengo i suoi fallimenti affinché non si senta mai solo. Lo vedo restare sempre lo stesso, mentre tutto intorno a noi cambia e muta nel più veloce dei modi, dei tempi. E passano i minuti, le ore, i giorni fermi nel vuoto ed ancora i mesi e gli anni, e lui sarà sempre lì. Ha il suo posto a tavola, lo spazzolino accanto al mio, la spazzola sul mio stesso ripiano e i suoi biscotti preferiti per la colazione. Mi hanno detto che questo dolore me lo porterò dietro e dentro per sempre, fino all'ultimo respiro. E so, che lui sarà come un sorvegliante sulla mia vita, che ad ogni sasso, ad ogni inciampo, ad ogni buca e ad ogni vittoria si assicurerà di rendere più forte un'assenza che è più presente che mai. E fino all'ultimo respiro, io desidererò che tu possa darmi anche solo un ultimo abbraccio.
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È una cosa strana. Quando ti accade di vedere il posto dove saresti salvo, sei sempre lì che lo guardi da fuori. Non ci sei mai dentro. È il tuo posto, ma tu non ci sei mai.
Alessandro Baricco
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Vorrei che fosse semplice come per gli altri, invece io mi sento sempre fuori posto, come chiusa in una bolla da cui difficilmente riesco ad uscire. Alle volte mi chiedo cosa ci faccio in mezzo a loro e il perché mi senta tanto diversa, con un cervello che è in grado principalmente di pensare a problemi su problemi, alcuni dei quali non lo competono minimamente, e che non riesce quasi mai a chiedere aiuto. Che complicata la tua testa Cordelia, come mai sei uscita fuori così?
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non sopporto m al lavoro. non sopporto il mondo in generale perché mi sento sempre fuori tempo massimo, non capisco le regole, non sto dietro agli altri
m è aggressivo, nervoso, cervellotico nel suo lavoro. e io vorrei essere d'aiuto, invece appassisco. non è questo il posto per me
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credo sia l'ultimo compleanno che festeggio a casa e l'ultima mattina di natale che mi sveglio con la mia famiglia 🥺
Un po' triste ma anche super felice perché non vedo l'ora di vivere con lui, di svegliarmi ogni mattina accanto a lui, di ritrovarci sempre a fine giornata nello stesso letto, viziarci, di litigare perché le cose sono fuori posto, di viverci ogni giorno. 🥺
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Mi manchi, ma forse non mi manchi tu, mi manca ciò che eravamo prima, mi manca quello che saremmo potuti essere.
Mi dico che mi manchi tu, che mi mancava la vita che mi regalavi, ma non è vero, non mi manca quello.
Mi sentivo sempre fuori luogo e in difetto. Mi sentivo di non riuscire a entrare in un posto non fatto per me.
Mi manchi, mi manca l'idea che avevo di noi. Noi non eravamo quello.
Eravamo tutt'altro.
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Esattamente undici anni fa, mi svegliavo con un sogno. Pazzesco.
Sognavo mia madre, in piedi vestita,come nei giorni normali della sua vita, era davanti al suo armadio metteva a posto . A fianco a lei c'era quel letto, quello ospedaliero, attrezzato, vuoto.
In quel sogno percepivo, serenità.
Mi sono svegliata e ho pensato: che strano sogno,non mi ha turbata, non mi ha spaventata, avevo capito chiaramente...
In quegli anni vivevo i nella stessa palazzina dove vivevano i miei.
Ale aveva 6 anni e Andre 9.
Ci prepariamo e scendiamo dai nonni.
Mio padre è preoccupato e mi dice: stamattina non va.
Solo questo.
Lei è nel letto ospedaliero, con il respiratore e tutto il resto, dimostra duecento anni, mio padre è stato il miglior infermiere che io abbia mai conosciuto.
Maledetta malattia.
Andiamo via, fa caldo, conosco mio padre, porto i bambini fuori, anche se loro sono davvero bravi.
Andiamo nel bar del loro padre, io a giugno ho chiuso la nostra storia, il nostro matrimonio, e stato un anno assurdo,tra una cosa e l'altra.
Intorno alle undici mi chiama mia sorella, piange e non capisco cosa dice, ma capisco cos'è successo
Mamma è volata via.
Ho dovuto sempre dire io da sola, le cose ai miei figli, anche quando il loro padre se ne è andato,sempre io.
Va be, chi se no!
In quel sogno, mi ha salutata.
Non lo dimenticherò mai.
In questi anni non l'ho sognata molte volte, ma solo in momenti miei particolari.
"non lo so dove vanno le persone quando ci lasciano, ma so dove rimangono"
L'unico volta in cui ho pianto è stato quando mia sorella mi ha detto : la mamma ha la Sla.
Chi vuole stare in corpo che non sente più, chi? Sapendo che non c'è nulla da fare.
Quando se n'è andata, ho respirato, lei non respirava più in autonomia, e sapete una cosa, la sua paura più grande era quella , la mancanza del respiro, il suo punto debole era la gola, tantissimo anni fa le era stata tolta la tiroide .
La sua malattia l'ho trovata ingiusta. Non che ci siano malattie giuste...
Quindi io sapevo che non ce la faceva più, in quel saluto ho percepito la sua serenità.
E niente, dopo questo ricordo buttato su questo muro, mi scuso se vi ho trasmesso tristezza, non era questa l'intenzione.
Giovedì.
Ciao Ma😊
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Una giornata che finalmente si riaggiustava dopo un mese di sofferenze inaudite è stata rovinata da notizie che non ho chiesto di ricevere, o comunque non nei loro particolari infimi e più turpi. Solo la laurea con tutti i relativi riconoscimenti – tappa obbligata, altrimenti mi sarei fatta fuori – lo salva dall’essere il peggior anno della mia vita ex aequo col 2016 facendolo slittare in seconda posizione. E di certo non a causa dei comuni avvenimenti che chiunque comunemente esperirebbe in questo secolo nel mondo occidentale. Ormai è anche sciocco ragionare secondo gli anni solari, in realtà, per quanto è innegabile che danno almeno l’illusione di un’interruzione cronologica delle nefandezze. Credevo che essendomi lasciata alle spalle un ambiente familiare di violenza quotidiana durata 28 anni la chiave di volta stesse appesa alla serratura. Invece i provvedimenti del tutto straordinari che è stato necessario prendere per mettere un punto a quella fase hanno assestato un colpo durissimo e imprevisto alla mia quotidianità. In primis ne ha risentito la salute e di solito la salute non mi fa sconti. Poi sono intervenute tante di quelle altre variabili che anche solo sapere di non poter comunicare perché susciterebbero incredulità, scherno, stigmatizzazione e totale emarginazione mi uccide. Gli psicologi che circolano dalle mie zone, ho scoperto, sono tutti grossomodo pagliacci. In ogni caso non potrei permettermi una psicoterapia in pianta stabile. Non c’è una conclusione a queste mie considerazioni. È anche disgustosamente eufemistico dirmi estenuata da tutto, malattie al primo posto indiscusso, sempre e comunque. Non so in cosa sperare e se augurarmi niente. Sto campando solo per l’università, non potendo neanche fruirne come vorrei (e come sarebbe stato ovvio), e per i recenti successi. Sto campando per il prof C presidente di commissione che reincontrandomi in corridoio mi ha riproclamato scherzosamente e informalmente, dato che durante la proclamazione gli avevo negato per dimenticanza la stretta di mano. Sto campando per i complimenti del prof S, per la predilezione gentile accordata dalla prof C e per la disponibilità al dialogo che oggi ha dimostrato il prof D nonostante non lo reputi chissà quanto capace nella didattica. Sto campando per gli svariati momenti memorabili con relatore che purtroppo è tutto meno che la persona integra che ero certa che fosse, e anche questo rappresenta uno dei dolori recenti, di difficilissima assimilazione. Francamente non immaginerei nessuno, al mio posto, se non altre persone molto malate e soprattutto cronicamente, senza cure e senza prospettive di cure, arrabattarsi nell’esistenza in modo migliore, ammesso che si possa assegnare un giudizio di valore che in fondo non può esserci, perché semplicemente si riduce tutto al non rimanerci sotto, a non crepare. Mi sorprendo e mi risulta immensamente straniante pensare a quanta resistenza psichica io abbia dimostrato nel corso di questi lunghissimi dieci anni di puro dolore. Sono diventata altro da me infinite volte e mamma mia, che banalizzazione estrema e ridicola metterla in questi termini a fronte di ciò che realmente è ed è stato.
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Mi sento sempre fuori posto
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Toc-Toc!! - "Sono il dolore. Sono qui per insegnarti ad attraversarmi senza fuggire, a dirti che stare male a volte e' salvezza e non solo distruzione."
Gia'..il dolore. E' lui a guidare il nostro senso di inadeguatezza, di sentirsi sempre fuori posto tra paranoie e depressioni. E poi c'e' la voce di Johnny Cash, fragile, autentica, profonda, l'ultimo country-heart autenticamente "vero". L'unico capace a poter cantare questo brano come antidoto all' auto-dolore, come se quello spartito fosse stato scritto su una corona di spine. Hallelujah..Hallelujah
@ilpianistasultetto
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Esistono abbracci che ti si incastrano tra il respiro e le vene, dove vorremmo fermarci per sempre, quel “sto bene con te” che ha il sapore della sensualità, sussurrato tra l’orecchio e le spalle, mi fa sentire me stesso senza essere fuori posto, in quel momento il mondo si racchiude in una sola persona, che ha il sapore delle cose buone, come l'aroma del pane appena sfornato, come il profumo di mille rose, "come l'amore!" . ♠️🔥
Nicola Dell'Aquila.©
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