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#Fotoritocco
enkeynetwork · 1 month
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Esercizio fotoritocco 1
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madecomunicazione · 1 year
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Una incredibile app gratuita di intelligenza artificiale per eliminare oggetti dalle vostre foto
Le app di intelligenza artificiale hanno fatto passi da gigante in questi ultimi mesi e operazioni che fino a poco tempo fa potevano sembrare molto difficili o addirittura impossibili oggi sono alla portata di tutti. Vi presento una app che vi permetterà di cancellare oggetti dalle vostre immagini in modo estremamente preciso, come farebbe un esperto grafico con l’ausilio di software…
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showroomhaircut · 1 year
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Star Trek evolution from AI
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       FOTOMONTAGGIO RISTRUTTURAZIONE EDIFICIO
Vivere in una grande città, lo sappiamo bene, significa per la maggior parte delle persone vivere in un palazzo condominiale. E scegliere questo tipo di soluzione abitativa porta con sé una serie di oneri da cui purtroppo non possiamo esimerci. Il peggiore? Ça va sans dire : la temutissima riunione di condominio!
Durante questi incontri infatti gli animi spesso si accendono, poiché si toccano temi importanti e delicati, dalle questioni riguardanti il convivere civilmente alle decisioni da prendere collettivamente per manutere o migliorare lo stabile. Quale intervento praticare? A cosa dare la precedenza? Quali documenti consegnare?Quanto costerà ad ogni condomino? Sono tutti d’accordo? 
Le risposte a tali quesiti non sempre sono uguali per tutti, specialmente quando si accenna alle spese da sostenere. Bene, in situazioni come questa possiamo venirvi in aiuto noi!
Avere l’anteprima dei risultati di un’eventuale ristrutturazione può essere infatti di enorme utilità al momento di conciliare più pareri, permettendo a tutti di valutare più facilmente la questione. 
Osservate ad esempio questo lavoro di fotoinserimento che abbiamo realizzato per questo stabile a Palermo: nella prima immagine abbiamo un tetto piano, balconi da ritinteggiare, un cancello e un muro di cinta cui cambiare il colore, e infine una aiuola da arricchire con nuove piante. In seguito al nostro intervento vediamo invece un nuovo tetto in 3d creato da noi, arbusti inseriti per valorizzare lo spazio verde, e per concludere balcone, cancello e muro di cinta rimessi a nuovo con il fotoritocco. 
Se anche il vostro condominio necessita degli interventi e avete bisogno del nostro aiuto per arrivare ad un consenso unanime che ne velocizzi l’esecuzione, contattateci su 
 www.stefanomimmocchirendering.com
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dbergantin · 3 months
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© Devis Bergantin, L'entrata della grotta, 2024, porzione di disegno digitalizzato, databending e fotoritocco, 1181 x 1601 pixel
© Devis Bergantin, The cave entrance, 2024, digitized drawing portion, databending and photo editing, 1181 x 1601 pixels
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chouncazzodicasino · 8 months
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Cliente: "Ecco le foto per la simulazione della carta da parati. Devi scusarmi ma purtroppo ho un filo pendente al muro, non sono riuscita a mettere l'applique prima di fare la foto. Scusa non so se ti dà fastidio per fare il fotoritocco."
La mia mente va a quella volta che mi hanno mandato per una simulazione la foto di una parete del letto con, dentro il letto, una signora che dormiva con i piedi fuori a penzoloni che ho dovuto scontornare per ore.
C'houncazzodicasino: "Va benissimo, tranquilla"
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traceofaftersound · 2 years
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Cose che non si piegano alla pioggia e al vento di Iwate
A volte ritornano. Un po’ come il vento, che prima o poi torna a soffiare. Mi fa sorridere pensare che l’ultimo post che avrei voluto scrivere tre anni fa e che poi non si è mai concretizzato fosse proprio il resoconto del mio viaggio a Hanamaki, città natale dello scrittore Miyazawa Kenji, e che ora a farmi riesumare il blog sia esattamente il desiderio di raccontarvi com’è stato tornarci.
È successo di tutto nel frattempo: ho cambiato due lavori, mi sono convinto a farmi un account su Instagram (late to the party), ho curato due pubblicazioni (della prima vi parlavo qui, mentre la seconda, un'antologia di racconti di Miyazawa Kenji appunto, è il motivo che mi ha spinto a intraprendere questo secondo viaggio) e contribuito alla traduzione di altri due volumi, ho rotto un iPhone perdendo tutte le foto di cinque anni di vita giapponese (tra cui proprio quelle del mio precedente viaggio a Hanamaki 🤬), ho traslocato, ma soprattutto: il programmino di fotoritocco online che usavo per creare le foto del Nekomata ha tolto la possibilità di aggiungere una cornice in stile Polaroid tarpando completamente la mia creatività lol. Io lui lo porto sempre con me nei miei giri, ben intenso, ma ho smesso di fargli le foto perché se non posso metterci l’effetto Polaroid che senso ha. Non è il sentimento di vergogna che con i trent’anni è maturato in me, giuro, è proprio la disperazione di un pigro davanti all’idea di dover trovare un altro sistema per ottenere lo stesso risultato, cosa che probabilmente con una veloce ricerca su Google non mi sarebbe impossibile, ma sono un Capricorno semplice e detesto i cambiamenti.
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Capricorn spotted @Rinpoosha, il caffè gestito dagli eredi di Miyazawa Kenji ♑️✨ Fun fact: oltre a esporre svariati libri dello scrittore e opere a lui dedicate, vendeva addirittura la prima raccolta di racconti in italiano edita da Marsilio, che naturalmente avevo letto ma che non possedevo perché ai tempi mi era stata prestata, quindi sono finalmente riuscito ad accaparrarmela a un prezzo stracciato (la cifra riportata sulla copertina, usata per la conversione in yen, era ancora in lire lol). Siccome mi dispiaceva lasciarli orfani della seconda uscita (e avevo visto che avevano un tavolo con una gamba ballerina) gli ho lasciato giù anche una copia dell'antologia curata da me, se ci andate fatemi sapere se sta facendo il suo lavoro di stabilizzare il tavolino lol
A proposito di cambiamenti: mi sono perso il momento esatto in cui è successo, ma a un certo punto qualche settimana fa l’assordante frinire delle cicale giapponesi ha lasciato il posto al tranquillizzante canto dei grilli, segno che ormai l’estate è agli sgoccioli. Ascoltarlo mi mette addosso un po’ di malinconia mentre nei pressi della stazione di Tokyo (cosa ci fanno dei grilli qui? lol) cerco il parcheggio da cui partirà l’autobus notturno che per qualche oscura ragione penso ancora di avere l’età e il fisico per prendere. Arrivo a Iwate all’alba del giorno dopo, 17 settembre, e smonto a Kitakami, grossa stazione a dieci minuti di treno da Hanamaki, non grossa abbastanza perché abbiano introdotto l’innovativa tecnologia delle carte prepagate in sostituzione dei biglietti cartacei. La notizia mi viene data da un bigliettaio che mi avverte che “ancora non si può usare la carta prepagata”, io non so perché immagino che la frase prosegua con “perché è ancora presto”, gli chiedo da che ora si potrà scatenandone l’ira funesta: “No non si può usare e basta, comprati il biglietto”. Va bene obbedisco ma datti una calmata e modera i toni chessò tu sorella? Evidentemente il seguito della frase era “nonostante sia il 2022”.
Ritrovo Hanamaki quasi identica a come l'avevo salutata tre anni fa, quasi lo sapesse anche lei che i cambiamenti non mi mettono troppo a mio agio. Il nome di questo centro nella prefettura di Iwate, letteralmente 'rotolo/spirale di fiori' (花巻), probabilmente deriva da un altro carattere che si legge maki (牧) ma ha il significato di 'pascolo', e potrebbe addirittura celare un'origine ainu (パナ pana sta infatti a indicare il terreno pianeggiante a valle di un fiume). Sull'etimologia non me la sento di mettere la mano sul fuoco, ma quello che posso assicurarvi è che il 99% delle attrazioni di questa città verte intorno alla figura dello scrittore Miyazawa Kenji (1896-1933), a cui ha dato i natali. Personaggio unico all'interno della letteratura giapponese, fu autore di fiabe e poesie, ma anche agronomo, fervente praticante buddhista, appassionato di musica, mineralogia, ukiyoe ed esperanto. Nelle sue opere riuscì a far convivere il sapere scientifico e gli spunti religiosi, il folklore della sua terra e gli elementi autobiografici in una sintesi estremamente originale, anche se il riconoscimento del suo enorme valore letterario giunse solamente postumo. In vita, infatti, fu ignorato quando non apertamente dileggiato, un po' per il fatto che la maggior parte della sua produzione consistesse di fiabe e un po' per la sua marginalità geografica, ed è impressionante passeggiare per le strade di Hanamaki quasi novant'anni dopo la sua morte e vedere il suo nome, la sua silhouette e i personaggi dei suoi racconti nei nomi dei negozi, dei ristoranti, sulle panchine, nelle insegne.
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Normalmente tornare in un luogo che ho già visitato non mi entusiasma troppo, considerato che c'è ancora molto del Giappone che non ho ancora visto, ma avevo un debito di riconoscenza nei confronti di Hanamaki: ai tempi della mia prima visita, infatti, avevo appena cominciato a lavorare sulla traduzione di uno dei miei racconti preferiti di Miyazawa Kenji, "Matasaburō del vento" (風の又三郎 Kaze no Matasaburō), una proposta per la prima volta partita timidamente da me e che Marsilio Editori ha avuto la generosità di accogliere, e immergermi nel mondo dello scrittore mi aveva dato una grande motivazione a proseguire nel progetto. Continuando a studiare la figura di Kenji e imparando sempre di più su di lui e sulle sue opere, era sorto in me il desiderio di tornare a Hanamaki per vedere se avrei maggiormente apprezzato la città, e devo dire che avere un bagaglio di informazioni più ampio ha giocato il suo ruolo perché mi ero effettivamente lasciato sfuggire delle cose durante il mio primo viaggio. Per esempio, mi ero completamente perso la stele messa a indicare il luogo dove sorgeva la stamperia che produsse la prima raccolta di poesie autopubblicate di Kenji, "La primavera e gli Asura" (春と修羅 Haru to Shura), oggi un negozio di dolci.
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花(巻)より団子 🌸<🍡
Un'altra attrazione di cui non ero a conoscenza ai tempi della mia prima visita è la locomotiva SL Ginga, un treno a vapore ispirato a quello su cui viaggiano i protagonisti di una delle opere più famose di Kenji, "Una notte sul treno della Via Lattea" (銀河鉄道の夜 Ginga tetsudō no yoru). In servizio dal 1940 al 1972, è stata rimessa in funzione nel 2014 per coprire la tratta Hanamaki ⇔ Kamaishi e dall'aprile di quest'anno si poteva scegliere una data tra le due/tre disponibili ogni settimana per prenotare il proprio posto a sedere. Gli interni del treno sono molto curati e anche le stazioni in cui si ferma sono state ribattezzate con un secondo nome in esperanto, chiaro riferimento alla lingua studiata da Kenji, ma nonostante l'entusiasmo scaturito dall'essere a bordo di un omaggio letterario così ben congegnato, devo dire che le colonne di denso fumo nero che si levano dal camino della locomotiva che va effettivamente a carbone lo fanno sembrare più che altro un crimine ambientale, non proprio in linea con l'ecologismo sostenuto da Kenji. Ma d'altronde siamo nel paese dove i biscotti vengono incartati uno a uno nella plastica per evitare il fastidioso inconveniente che si rammolliscano con l'umidità, capisco che sia una battaglia persa in partenza lol
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「どこまでも続いてくGINGA GO 銀河で会いましょう」
"Continua all'infinito GINGA GO Incontriamoci nella Via Lattea"
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Il rainbow-washing colpisce anche la stazione di Hanamaki, il cui nome in esperanto è Cielarko (arcobaleno).
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La GIF qui sopra era a colori prima che lo SL Ginga la affumicasse.
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Il secondo nome della stazione di Shin-Hanamaki invece è "Stelaro" ("Costellazione"), un po' esperanto ma anche un po' deep Veneto.
Non so se valga come attenuante ma il mio contributo alla distruzione dell'ecosistema si à limitato a una stazione, giusto il tempo di arrivare a Shin-Hanamaki dove avrei preso un treno per Morioka, capoluogo della prefettura di Iwate. Due i miei obiettivi in quella zona: la fattoria Koiwai e la sede della casa editrice Kōgensha.
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La fattoria Koiwai (小岩井農場 Koiwai nōjō), fondata nel 1891, è una delle più grandi aziende agricole private del Giappone e tuttora vende il suo latte a quasi tutti i supermercati del Paese. Il nome deriva dalla combinazione del primo carattere cinese del cognome di ognuno dei tre fondatori (Ono Gishin 小野義眞, Iwasaki Yanosuke 岩崎彌之助 e Inoue Masaru 井上勝). I suoi silos, costruiti tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento con le tecniche più innovative dell'epoca mutuate dall'Europa, sono le strutture in mattoni più antiche del Giappone e sono state nominate Proprietà culturale nazionale tangibile. Miyazawa Kenji ne fu talmente colpito che oltre a citarla nelle sue opere - un esempio per tutti: "La foresta dei lupi e la foresta dei colini di bambù, la foresta dei ladri" (狼森と笊 森、盗森 Oinomori to Zarumori, Nusutomori), le dedicò anche un lungo poema.
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Iwate era talmente piena di libellule (mating season I guess..?) che nel momento in cui stavo immortalando il libro con la fattoria Koiwai sullo sfondo una di loro ci si è posata sopra, regalandomi uno scatto davvero kenjiano. Fun fact: uno degli antichi nomi del Giappone è Akitsushima, "l'isola delle libellule", perché si racconta che il primo imperatore del Paese, il mitologico Jinmu Tennō, si arrampicò su un'altura e paragonò la forma del suo regno a due libellule in amore.
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"A nord della fattoria Koiwai si trovano quattro foreste di pini neri. Quella più a sud è la foresta dei lupi, a seguire vi sono la foresta dei colini di bambù e la foresta dei pendii neri, e all'estremità settentrionale si trova la foresta dei ladri" (Miyazawa Kenji, "La foresta dei lupi e la foresta dei colini di bambù, la foresta dei ladri"). Con il mio proverbiale senso dell'orientamento non saprei dirvi se la direzione fosse effettivamente Sud ma Google Maps mi ha assicurato che quella all'orizzonte è proprio la foresta dei lupi 🐺
L'area complessiva ricoperta dalla fattoria è attraversata da una strada che divide la parte storica con le strutture antiche e le stalle da una più grande e nuova dove si trovano un piccolo museo, delle aree giochi per le famiglie e vari chioschetti e ristorantini. Devo dire che se visitare la parte più antica è stato molto emozionante dal momento che si riusciva anche a intravedere la famosa foresta dei lupi del racconto di Kenji, la parte nuova, nonostante (o forse proprio a causa di) quella sua atmosfera idilliaca e bucolica con i bambini che giocano nella natura e le mucche di plastica sparse qua e là a mo(o)' di mascotte, con la sua entrata sovrastata da un triangolo mi ha dato delle fortissime Midsommar vibes lol
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Can't unsee 👀
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Prima di lasciare Morioka per rientrare a Hanamaki, ho fatto una capatina alla sede della casa editrice Kōgensha, che nel 1924 pubblicò l'unica raccolta di fiabe edite finché Kenji era in vita, "Un ristorante pieno di richieste" (注文の多い料理店 Chūmon no ōi ryōriten). L'azienda attualmente si occupa di tutt'altro (vende articoli di artigianato), ma ospita un piccolo museo che contiene tra gli altri cimeli anche la prima edizione dell'antologia e degli appunti autografi (fra cui anche uno schema temporale degli eventi da sviluppare per la prima stesura di "Matasaburō del vento"). Nonostante l'attività sia molto cambiata da come doveva apparire negli anni Venti, devo dire che ha comunque tenuto a rendere onore al suo legame con lo scrittore con un enorme palazzone di fianco alla sede storica con il profilo di Kenji dimensione "L'attacco dei giganti" per nulla appariscente.
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A Hanamaki il trittico di attrazioni dedicate a Kenji, i Prue-Piper-e-Phoebe dello scrittore sono il Miyazawa Kenji Museum, il Miyazawa Kenji Ihatov Center e il Miyazawa Kenji Dōwa Mura (Fairytale Village). Il primo è un vero e proprio memoriale che fornisce ai visitatori un quadro molto sfaccettato della figura di Kenji, dividendo il percorso in cinque aree tematiche che ne esplorano alcuni aspetti cardine (scienza, arte, cosmo, religione e agricoltura). Se da un lato la presenza di così tante informazioni in uno spazio relativamente contenuto permette di cogliere la poliedricità dello scrittore, devo dire che la quantità di spunti potrebbe forse confondere i neofiti, ma la struttura vale sicuramente una visita non fosse altro che per la scalinata in legno che vi conduce, in cui ad ogni gradino è associata una sillaba della celeberrima poesia di Kenji "Non fragile alla pioggia..." (雨ニモマケズ Ame ni mo makezu), e il ristorante dall'eloquente nome di Wildcat House, mutuato appunto dal racconto "Un ristorante pieno di richieste".
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Potevo mai andare al memoriale di Kenji senza portarmi dietro il libro? In verità sì, avrei potuto, e ci saremmo evitati questo fallimentare tentativo di realizzare uno scatto promozionale lol
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Importunando la fauna locale 🐱
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Dimmi che sei italiano senza dirmi che sei italiano. Ora che ci penso tra l'altro ironico che un vicentino vada fino a Iwate in Giappone per mangiare al ristorante del gatto selvatico.
Il Miyazawa Kenji Ihatov Center, invece, è un piccolo spazio espositivo provvisto di un caffè, una ricca libreria e una saletta cinematografica dove vengono proiettati in loop degli anime tratti dalle opere di Kenji, e ospita spesso mostre legate allo scrittore (questa volta ce n'era una della calligrafa Sawamura Sumiko che aveva trascritto alcuni famosi passaggi dei racconti più noti).
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L'inconfondibile profilo di Miyazawa Kenji all'entrata dell'Ihatov Center; brani tratti dal racconto "Il bosco del Parco di Kenjū" esposti nel boschetto adiacente alla struttura; disclaimer della calligrafa che avverte che il testo è stato accorciato e "qui e là contiene errori, chiedo scusa a Kenji e a tutti voi" (lol?).
L'attrazione più giocosa è decisamente il Dōwa Mura (Fairytale Village), pensato principalmente per un pubblico di bambini che possano immergersi nel mondo dello scrittore visitando le sale colorate e decorate da oggetti che rimandano ai suoi racconti. Da fine luglio a inizio ottobre, tuttavia, nel vasto giardino della struttura vengono allestite delle luminarie molto suggestive ispirate al racconto "Le ghiande e il gatto selvatico" (どんぐりと山猫 Donguri to yamaneko) e riuscire a beccarle durante questa seconda visita è stato un vero e proprio colpo di fortuna.
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Trenino ispirato a quello su cui viaggiano i protagonisti di "Una notte sul treno della Via Lattea". Questo almeno non va a carbone lol
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"Il fenomeno chiamato "io" | consiste in un'illuminazione blu, | ipotetica lampada di corrente alternata organica | (la combinazione di tutti gli spiriti trasparenti). | Insieme ai paesaggi e a tutto il resto, | precipitosamente si accende e si spegne, | e di sicuro continuerà a brillare: | è un'illuminazione blu, lampada di corrente alternata del karma | (la luce resta, la sua lampada si perde)." (Miyazawa Kenji, "La primavera e gli Asura: Prologo")
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Ed è subito The Sims, così, tutto de botto.
Ultime due menzioni speciali: la "costa inglese" (イギリス海岸 Igirisu kaigan), nome con cui lo scrittore ribattezzò una zona lungo il fiume Kitakami che scorre attraverso la città di Hanamaki per la presenza di formazioni di argillite (ora non più visibili) che gli ricordavano quelle riscontrabili negli strapiombi inglesi; e la statua di Matasaburō del vento, realizzata dallo scultore Nakamura Shin'ya, troneggiante al centro di uno spiazzo destinato ai campeggiatori perso nel bel mezzo del nulla in cima a un pendio a un'ora di macchina da Hanamaki. Oltre al terreno per piantare le tende la struttura offriva delle pittoresche casette di legno dov'era possibile fermarsi non solo mezza giornata come ho fatto per questioni di tempo ma anche a dormire (purtroppo erano prenotate e non è stato possibile), e credo che effettivamente passare una notte nella foresta avrebbe potuto essere molto riposante per disintossicarsi dal logorio della vita moderna senza però rinunciare all'igiene personale tipo lol, anche perché non c'era veramente NIENTE a parte la statua di Matasaburō (che desideravo moltissimo vedere dopo aver persino pensato di proporla come copertina del volume, salvo poi innamorarmi delle opere di Higashiyama Kaii, che con il suo "Hakuba no Mori" non solo sintetizzava in una sola tela gli alberi e il cavallo che sono elementi spesso ripresi nelle copertine giapponesi di Matasaburō del vento, ma li ammantava anche di un'atmosfera fiabesca molto adatta al mondo di Kenji e usava uno dei suoi colori più rappresentativi, il blu).
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Grandissimo rimpianto di questo secondo viaggio: non essere riuscito a ritrovare il punto in cui i fiumi Kitakami (in foto) e Toyosawa confluiscono, che a quanto pare Kenji prese come modello per i due episodi ambientati al fiume all'interno di "Matasaburō del vento". Durante il mio primo viaggio ricordo che avevo falciato un canneto con la bicicletta per riuscire a fargli una foto (persa per sempre con la dipartita del precedente iPhone), ma stavolta a piedi non sono stato in grado di individuare il passaggio che permetteva di arrivarci e alla fine ho deciso di non rischiare l'osso del collo tra l'erba alta, altro incidente profeticamente presente nel racconto e forse non a caso lol
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"Accadde tutto proprio come negli antichi racconti. Davanti agli occhi di Kasuke, Matasaburō guardava il cielo in silenzio, le gambe distese. Sopra alla sua solita giacca grigio topo aveva indossato chissà quando un mantello di vetro. Inoltre, ai piedi calzava delle scarpe lucenti, in vetro anch’esse. Sulle sue spalle calava l’ombra bluastra del castagno, mentre la sua, dello stesso colore, cadeva a sua volta sull’erba. Il vento, intanto, soffiava sempre più furiosamente. Matasaburō non rideva né proferiva parola. Si limitava a fissare la volta celeste in silenzio con le sottili labbra ermeticamente serrate. D’improvviso, spiccò il volo con un balzo verso il cielo. La cappa di vetro brillò di una luce abbagliante." (Miyazawa Kenji, "Matasaburō del vento")
Rivedere i luoghi dove Miyazawa Kenji è nato, è vissuto, ha camminato tra la natura della sua Iwate (o Ihatov, come la ribattezzò lui trasfigurandola in un mondo immaginario dove tutto era possibile) e ha scritto molti dei suoi racconti dopo aver passato quasi tre anni a tradurlo e ad approfondire e studiare la sua vita e le sue opere è stata davvero un'esperienza preziosa, che nonostante rischiasse di non riservarmi lo stesso senso di sorpresa della prima visita, in realtà mi ha regalato molto di più, sia perché ho comunque aggiunto delle tappe che mi erano sfuggite nel primo viaggio ma anche perché una maggiore consapevolezza ha cambiato il mio sguardo. Era il lontano 2013 quando, durante il mio primo periodo di studi in Giappone a Ōsaka, lessi per la primissima volta l'intrigante incipit di "Matasaburō del vento", rimanendone così incuriosito da rendere il racconto l'oggetto del report finale del corso di letteratura che seguii l'anno successivo mentre studiavo a Kyōto, e mai mi sarei immaginato all'epoca che nel 2019 Marsilio avrebbe accettato la mia proposta di tradurlo in italiano insieme ad altri otto racconti che, dopo una lunga gestazione, finalmente hanno visto la luce nel luglio 2022, e che spero cavalcheranno il vento raggiungendo quanti più lettori italiani possibile per trasportarli nel mondo incantato di questo scrittore unico nel suo genere. Sono racconti solo apparentemente di facile lettura, in cui realtà diametralmente opposte come la scienza e la religione trovano un connubio perfetto, in cui l'elemento biografico e il folclore giapponese si amalgamano in maniera armoniosa, e in cui le passioni che animarono Miyazawa Kenji danno vita a un universo narrativo perturbante nel quale solo le fiabe con i loro archetipi possono trascinarci.
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Proprio quando pensavo che Hanamaki mi avesse donato tutto quello che poteva in questo viaggio, appena salito sul treno del ritorno fuori dal finestrino si è materializzato un arcobaleno, che già di per sé sarebbe bastato a rallegrarmi, ma che si è tinto di un significato ancora maggiore considerando quanto Kenji aveva scritto nella prefazione di "Un ristorante pieno di richieste": "Ho ricevuto tutti i miei racconti dall’arcobaleno o dalla luce della luna, in un bosco, in un prato o sulle rotaie della ferrovia". Grazie Hanamaki, non potevi regalarmi finale migliore 🌈
Vi lascio di seguito i riferimenti del libro, qualche recensione che ho trovato online e per chi fosse interessato anche una playlist dove ho raccolto alcuni brani che per un motivo o per l'altro hanno un legame con il mondo di Miyazawa Kenji e che ho ascoltato spesso mentre lavoravo al volume, anche perché Kenji stesso amava che la musica (senz'altro non questa ma shhh) accompagnasse la lettura dei suoi racconti. Sperando che possiate raggiungere anche voi Ihatov, se non fisicamente ora che da ottobre il Giappone riapre le frontiere (alla buon'ora!) almeno con la fantasia 🌬
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Matasaburō del vento e altri racconti - Marsilio Editori
Recensioni: Doppiozero - Miyazawa: solo i bambini sanno il segreto del vento Libroguerriero - "Matasaburo del vento" di Miyazawa Kenji (Marsilio) ilGiornale.it - Le favole buddhiste di Miyazawa Kenji fra Pascoli, Bergson e il cristianesimo Parliamone-books - Matasaburō del vento: buddhismo, tradizione, natura nei racconti di Miyazawa Kenji Videorecensione: Marianna Zanetta
Playlist: Matasaburō del Vento
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levysoft · 1 month
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Errore numero uno: non pulire gli obiettivi
Il primo grosso nemico di una buona fotografia su smartphone è l’obiettivo sporco. Le ottiche degli smartphone sono piccole, i telefoni vengono tenuti in tasca e spesso sono anche protetti da custodie che creano attorno all’obiettivo un piccolo “pozzetto” che accumula polvere. Fotografie “opache” in situazione di forte luce, o di controluce, baffi di luce attorno ai lampioni e totale assenza di nitidezza, fotografie con una leggera patina chiara, quasi una sottile nebbia, sono tutti effetti di una lente della fotocamera non pulita.
Basta un panno per gli occhiali, o anche un passaggio con la maglia, per risolvere la situazione. Rispetto ad una fotocamera tradizionale, dove una impronta sull’obiettivo incide ma non così tanto, su uno smartphone una ditata su una lente può rovinare una foto.
Errore numero 2: pensare che si debba toccare il soggetto per mettere a fuoco
Molte persone sono ancora convinte che si debba toccare sullo schermo il punto dove lo smartphone deve mettere a fuoco. È vero, ma solo parzialmente perché il tocco dello schermo sullo smartphone imposta sia la messa a fuoco sia il punto nel quale viene misurata l’esposizione.
Mettere a fuoco non sempre è necessario, anzi, nel 90% dei casi non lo è: il soggetto, nelle foto in ambito turistico, è spesso talmente lontano che è impossibile scattare un panorama fuori fuoco.
La regolazione dell’esposizione è invece fondamentale, perché la maggior parte delle fotografie fatte male o poco espressive sono foto fatte in condizioni di tempo nuvoloso, o di cielo a pecorelle, dove il cielo e le nuvole diventano un unico blocco bianco, piatto, privo di spessore e incapace di dare profondità ad una foto, quella dello smartphone, che di profondità ne ha già poca. Quando si scatta un panorama, in condizione di forte luce, non serve toccare una montagna, una chiesa, un monumento, bisogna toccare sullo schermo la zona più luminosa.
Se una zona delle fotografia è sottoesposta, quindi molto scura, è facile con un minimo di ritocco recuperarla, ma se il cielo è un’unica macchia bianca c’è ben poco da fare: quelle informazioni sono perse, non c’è modo di recuperarle. La maggior parte delle persone ignora anche che, tenendo premuto lo schermo e spostando il dito verso l’alto o verso il basso, si può regolare manualmente l’esposizione e bloccarla.
Errore numero 3: pensare che la foto sia quella che si vede sullo schermo
Fatta eccezione per gli iPhone, per i quali la fotografia scattata è esattamente quella che viene mostrata a schermo (e pubblicata sui social), con tutti gli smartphone Android l’unica vera fotografia è quella che viene salvata sul file. I telefoni Android infatti permettono all’utente di scegliere l’impostazione di visualizzazione che più gradisce con opzioni come naturale, vivido, dinamico. Se una persona ha scelto di tenere come impostazione “vivido”, che spesso (purtroppo) è quella di default perché la più apprezzata, la foto che vedrà sul suo schermo sarà satura, brillante e accesa non perché davvero ha catturato quei “colori” ma perché lo schermo gliela mostra in quel modo. Che è diverso da come la vedranno poi le altre persone, che avranno a loro volta lo schermo impostato in modo differente.
In questo mese ci siamo trovati davanti a situazioni paradossali create proprio dall’assenza di uniformità sia nella gestione degli schermi sia nella gestione degli scatti: tramonti spettacolari che, una volta caricati su Instagram, apparivano spenti e privi di dinamica, fotografie rese più brillanti da persone con lo schermo impostato su “naturale” che diventavano fosforescenti se viste su schermi impostati come “dinamico” e così via. Valutare le proprie foto (e le foto altrui) guardandole sullo schermo, ma soprattutto valutare solo l’impatto dato dal colore, come fanno molti, è sbagliato.
Errore numero 4: pensare che lo scatto si concluda con il “click”
Centinaia di ottime fotografie vengono scartate o non vengono considerate perché quasi nessuno, dopo aver fatto usa foto, pensa di usare l’editor per fare qualche piccola correzione. Che non vuol dire stravolgere la foto, cambiare il cielo, generare elementi nuovi (come oggi gli smartphone permettono di fare grazie all’IA), ma semplicemente dare enfasi a quello che si vuole mettere in evidenza, raddrizzare leggermente lo scatto se è storto (anche di qualche frazione di grado) e riequilibrare le curve nel caso di scatti controluce, dove inevitabilmente ci sarà una zona scura che deve essere recuperata o resa più visibile.
Ricorrere all’editor, e ormai quelli integrati sono tutti ottimi, non è un errore, anzi: strumenti come la correzione prospettica dell’immagine o la regolazione di ombre e luci cambiano totalmente faccia ad una fotografia, senza togliere naturalezza ma aggiungendo quel pizzico di incisività che fa la differenza.
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alite-pinguin · 2 months
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3 app indispensabili per migliorare le foto del tuo profilo
In questi giorni di social media onnipresenti, la qualità della tua foto del profilo può fare la differenza nel modo in cui le persone ti percepiscono. Che tu sia su Instagram, Facebook o LinkedIn, un’immagine vale più di mille parole. Ecco perché oggi condivideremo con te tre app di fotoritocco indispensabili che ti aiuteranno a tirare fuori il meglio dalle tue foto. Adobe Photoshop Express: uno…
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enkeynetwork · 8 months
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forgottenbones · 2 months
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scontomio · 2 months
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showroomhaircut · 2 years
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Photoshop vs Remini vs Huggingface, ovvero come recuperare le vecchie foto e vivere felici
Photoshop vs Remini vs Huggingface, ovvero come recuperare le vecchie foto e vivere felici
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FOTOMONTAGGIO PROGETTO IMPATTO URBANISTICO
Sapete cosa ci aiuta a mantenere vivo ogni giorno l’amore per questa professione? La risposta è semplice: con la Grafica 3d non ci si annoia mai! Si tratta di un mezzo dall’enorme potenziale, che non ha limiti negli usi che se ne possono fare. Sono infatti innumerevoli le cose che si possono realizzare, persino fondere il virtuale ed il reale! 
Stiamo parlando in questo caso del foto inserimento, un servizio che ci viene richiesto spessissimo: si inizia modellando uno specifico oggetto in 3d, per poi collocarlo accuratamente in un’immagine fotografica. Lo scopo sarà rappresentare nel modo più realistico possibile il risultato di eventuali modifiche che si intendono operare a partire da una situazione iniziale. 
Per chiarire meglio il concetto vi portiamo l’esempio di un lavoro che abbiamo recentemente svolto su una palazzina nel cuore della Capitale. La cliente doveva sostituire la copertura del terrazzo che vedete nelle immagini ma, per procedere con la ristrutturazione, aveva bisogno dell’autorizzazione di un organo competente, come spesso accade quando si ha a che fare con condizioni quali ad esempio impatto ambientale/urbanistico o presenza dello stabile in area tutelata. 
In questi casi può essere di grande aiuto arricchire la documentazione richiesta con un fotomontaggio che possa dare un’anteprima illuminante di un’eventuale situazione post operam. Le immagini hanno infatti un impatto enorme. 
La cliente ci ha gentilmente inviato tutto il materiale necessario: una fotografia della terrazza da una prospettiva che mostrasse una vista completa della copertura su cui lavorare; una planimetria dell’intero appartamento in formato dwg; uno stralcio della pianta della copertura e della sezione delle travi; la relazione di progetto; una descrizione generale della copertura.
Usando il foto inserimento abbiamo potuto dunque accontentare le sue richieste, come possiamo farlo per supportare qualunque vostra esigenza di costruzione o ristrutturazione!
Vi aspettiamo su www.stefanomimmocchirendering.com
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dbergantin · 7 months
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© Devis Bergantin, Perla, 2024, disegno digitalizzato, databending e fotoritocco, 1773 x 1249 pixel
© Devis Bergantin, Pearl, 2024, digitized drawing, databending and photo editing, 1773 x 1249 pixels
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