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বকুল ফুল বকুল ফুল | Joler Gaan | জলের গান #FolkStudio #JolerGaanSongs
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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4 aprile 1951
Nasce a Roma Francesco De Gregori, il Principe dei cantautori. Molti di noi sono cresciuti con la sua musica che, fatto rarissimo, si è trasmessa anche alle generazioni più giovani.
Era un frequentatore del Folkstudio, locale capitolino dove capitava di veder suonare gente come Bob Dylan, ovviamente ancora ben lontani dalla notorietà.
Il primo a portare in scena le canzoni di Francesco sarebbe stato il fratello Luigi, cui è spettato l’onore di presentare al piccolo pubblico presente Buonanotte Nina.
Il successo insperato spinge Luigi a fare pressioni sul fratello perché vinca le sue titubanze e si esibisca in pubblico.
Più che la musica Francesco respira sin da piccolo l’aria della cultura.
Con il padre bibliotecario e la mamma insegnante di lettere il giovane De Gregori sembra più intenzionato alla lettura e alla scrittura che alla musica. Poi il colpo di genio: fonde le due cose al ritmo del folk e del rock e diventa unico.
L’incontro con la chitarra avvenne solo all’età di quindici anni e sembra che la prima canzone eseguita (con discreto successo) fosse Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano.
Eppure la carriera musicale non era la prima scelta di Francesco De Gregori che tentò prima la sorte come attore partecipando a un casting per un film di Fellini.
Le doti non erano male ma l’aspetto estetico non era quello ricercato. L’appuntamento con il grande schermo è solo rimandato al 2003, quando partecipa al primo film da regista di Franco Battiato, Perdutoamor.
È spesso definito cantautore e poeta, sebbene egli preferisca essere identificato semplicemente come "artista".
È inoltre uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe Tenco e un Premio Le parole della musica.
Nel 2022 è diventato protagonista di un grande tour italiano con il suo amico Antonello Venditti, l’artista con cui aveva iniziato la carriera.
Buon compleanno Francesco ❤️
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Folk Magic Band - s/t LP (Jazz Al Folkstudio) - Black Sweat Records reissue of 1976 LP - the "magic" is some spirited free jazz!
Folk Magic Band represents one of the most interesting and original, yet lesser-known experiences of the italian jazz scene of the 1970s. In the legendary alternative environment of the Folk Studio in Rome, an open 18-members lineup is inspired by the free jazz of its time, a music that encompasses the whole world and its polychromy of sound. The echo seems to resonate the pan-ethnic motifs of Don Cherry and his Organic Music Society, but also the spiritual jazz of Pharoas Sanders and the orchestrations of the Sun Ra Arkestra. The textures chase a chinese melody, ignite with african scents and south american jungles, flow into fusion violin drifts a la Archie Shepp's Attic Blues or Mingus-like orchestral sections. The fascination of this collective affair still strikes for its playful and ironic nature, still impressing for its strength and willingness to open and influence new directions.
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OMAGGIO A
CLAUDIO LOLLI
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A quasi cinque anni dalla morte, [17 agosto 2018], sento la necessità di ricordare questo cantautore bolognese, che ha goduto, in vita, della stima e dell'apprezzamento solo di pochissimi, che hanno saputo scorgere la grandezza di questo poliedrico e imprevedibile artista-poeta-compositore, e negli ultimi anni perfino "scrittore".
Lo voglio ricordare tramite i suoi brani che più mi coinvolgono e che, sento più vicini al mio modo di osservare le cose, le persone, le situazioni.
🙏
Analfabetizzazione
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TESTO :
La mia madre io, io l'ho chiamata sasso
perché fosse duratura sì
ma non viva.
E i miei amici li ho chiamati piedi
perché ero felice solo
quando si partiva.
Ed il mio mare io, l'ho chiamato cielo
perché le mie onde arrivavano
troppo lontano.
Ed il mio cielo l'ho chiamato cuore,
perché mi piaceva toccarci dentro il sole
con la mano....
Non ho mai avuto
un alfabeto tranquillo, servile,
le pagine le giravo sempre con il fuoco.
Nessun maestro
è stato mai talmente bravo
da respirarsi il mio ossigeno
ed il mio gioco..
Ed il lavoro l'ho chiamato piacere,
perché la semantica o è violenza
oppure è un'opinione.
Ma non è colpa mia,
non saltatemi addosso,
se la mia voglia di libertà oggi
è anche bisogno di confusione.
Ed il piacere l'ho chiamato dovere
perché la primavera
mi scoppiava dentro come una carezza.
Fondere, confondere, rifondere
infine rifondare l'alfabeto della vita
sulle pietre di miele della bellezza..
Ed il potere,
nella sua immensa intelligenza
nella sua complessità
non mi ha mai commosso
con la sua solitudine
non l'ho mai salutato come tale.
Però ha raccolto la sfida,
con molta eleganza e molta sicurezza,
da quando ho chiamato prigione,
la sua felicit��...
Ed il potere da quel giorno m'insegue
con le sue scarpe chiodate di paure.
M'insegue sulle sue montagne,
quelle montagne che io
chiamo pianure.
Anna di Francia
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Viaggio
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Notte americana
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Folkstudio
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Vite Artificiali
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Certe volte ho le vertigini
Di notte o di mattina, ma
non c'è tempo di voltarsi
Certe volte sento battere
Il mio cuore troppo forte, ma
non c'è modo di ascoltarsi
Certe volte le parole sono troppe
Sono vite artificiali, ma
Non ci son segni da farsi
Fra i tuoi libri, i tuoi squilibri
I tuoi equilibri, dio...
che fatica organizzarsi
Tra le vite artificiali
E le morti naturali, noi
non è facile salvarsi
Ma lo senti questo flauto
Che respira col tuo corpo, noi
È un modo di chiamarsi
Certe volte faccio sogni tanto brutti
Che non so se sono sveglio, ma
non c'è tempo di svegliarsi
Certe volte piove veramente troppo
Tutto il giorno, ma
Non c'è modo di bagnarsi
Certe volte mi ricordo
Tutto quello che mi hai dato, ma
Come fare a ricordarsi ?
Certe volte mi addormento
Anche da sveglio guardo, sento, ma
Che fatica addormentarsi
Tra le vite artificiali
E le morti naturali, noi
Non è facile salvarsi
Ma lo senti questo flauto
Che respira nel tuo corpo, noi
È un modo di chiamarsi
Tra le vite artificiali
E le morti naturali, noi
Non è facile salvarsi
Ma lo senti questo flauto
Che respira nel tuo corpo, noi
È un modo di chiamarsi.
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Nina Monti - romana, cantautrice. Figlia d'arte (suo padre Maurizio Monti è l'autore storico di Patty Pravo) . Sin da piccola sente la vocazione artistica, e si dedica a canto, danza (Renato Greco), recitazione, pittura ma la sua prima ed unica passione è la musica, ed impara a suonare la chitarra acustica. Da “grande” canta e suona in alcuni tra i più noti locali romani (il locale, radio londra, palladium, horus club…) e in importanti manifestazioni con band o da sola con la sua chitarra acustica.
Ha anche esperienze d’attrice: con la compagnia teatrale del regista d’avanguardia Giuliano Vasilicò, recita ne “Il compimento dell’amore” di Robert Musil , ne “Le 120 giornate di Sodoma” di De Sade e ne “L’Amleto” shaekespeariano e in molti altri lavori improntati sull’improvvisazione, sulla danza e sul canto.
Si esibisce e collabora con noti musicisti e arrangiatori: Fulvio Maras , Fabiano Lelli, Marco Bertogna…
Partecipa a diversi festival: ( Festival città di Caltanissetta,Festival di Valle Giulia a Roma, Solo Musica Italiana, Emergenza Rock Festival…).
Nel 1998 firma un contratto discografico per la IT di Vincenzo Micocci.
Fa parte del cast di artisiti che si succedono sul palco ai Fori Imperiali per un concerto di Legambiente.
Ha aperto il concerto di Umberto Bindi durante l’Estate Romana a Valle Giulia.
Ha cantato in concerto con Lucio Dalla con il quale ha collaborato.
Si è esibita sul palco del Tim Tour 2002.
Ha collaborato alla realizzazione di alcuni suoi brani con Beppe D’Onghia e Bruno Mariani (Lucio Dalla, Luca Carboni, Samuele Bersani) .
Vincitrice del Primo Concorso Musicale on-line di My-Tv di cui Lucio Dalla è direttore artistico.
Cantante nel musical “Isimilia” a Roma al Teatro Tordinona.
Registra insieme con Marco Bertogna e Biagio Pagano il brano “tu amica mia” con il quale arriverà tra la rosa degli otto finalisti dell’Accademia della Canzone di Sanremo 2002-2003.
Canta al Teatro Ariston di Sanremo durante la trasmissione televisiva “Destinazione Sanremo” su Raidue presentata da Pippo Baudo e Claudio Cecchetto.
Nel 2003 firma un contratto discografico e di management con Michele Torpedine.
Semifinalista al Premio Recanati 2005.
Nel 2005 scrive e canta un brano dance-house (Falling in a breath) per il mercato inglese con il dj di RDS Claudio Cannizzaro.
Nel 2008 compone il brano “Roma 1970” che sarà la sigla della trasmissione televisiva ”Folkstudio Memorie di una cantina” di cui è autrice dei testi, con la collaborazione di Marco Molendini e Lorenza Foschini.
Partecipa al Mantova Musica Festival 2008, presentato da Paola Maugeri, ottenendo consensi dall’organizzatore Nando Dalla Chiesa.
E’ semifinalista al premio Musicultura 2009.
Dal 2010 si esibisce in alcuni live con Remo Remotti.
Nel 2010 esce il suo ep Tappezzeria, prodotto da Mario Guarini e Max Rosati , disponibile su iTunes.
I suoi brani sono trasmessi in parecchie radio italiane all'estero. (Usa, Europa e Canada)
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Massimiliano D’Ambrosio - “Scava la tua tomba”
Il nuovo singolo del cantautore romano
Il nuovo singolo del cantautore romano Massimiliano D’Ambrosio dal titolo “Scava la tua tomba” sarà contenuto nel suo nuovo disco di inediti “Canzoni per nessuno” in uscita il 28 aprile per Le Vele/EGEA Distribuzione. Il pensiero di fondo è che ognuno di noi costruisca la propria gabbia, la propria infelicità (a forma di fiore, ma pur sempre una tomba). Anche la cosa che pensiamo ci possa salvare è invece, magari, quella che ci consuma come una piccola fiamma su un pezzetto di carta.
“Ogni strofa vuole essere un piccolo ritratto dove ritroviamo le anime sconfitte care a De André. Il finale strumentale è un omaggio a Frank Zappa” Massimiliano D’Ambrosio
Massimiliano D’Ambrosio, cantautore, è nato e vive a Roma. Ha frequentato il Folkstudio di Giancarlo Cesaroni dal ’94 fino alla chiusura dello storico locale romano curando anche, nel biennio 95-97, lo spazio domenicale chiamato “Folkstudio Giovani”. Nel 2001 Massimo Cotto dopo aver ascoltato una sua cassetta manda in onda, durante la trasmissione Radiouno Music Club, la canzone “La via sul porticciolo” liberamente ispirata ad una poesia di Lawrence Ferlinghetti. Nello stesso anno vince il premio per il miglior testo al festival “Scrivendo Canzoni” di Mantova. L’ispirazione a scrittori o poeti è una costante nelle sue canzoni. Tra gli autori messi in musica troviamo: Edoardo Sanguineti di cui ha messo in musica “La ballata delle donne”, Stefano Benni di cui ha musicato "Il poeta" e "La scuola più strana del mondo", Federico Garcia Lorca per "La sposa infedele", Jorge Amado per “Teresa Batista” ed altri. Nel 2005 realizza il suo primo disco “Il mio paese” (Piano B Records – TerreSommerse/Interbeat). Nel 2007 ha vinto il 2° premio al festival “Botteghe d’Autore” di Albanella (SA). Nel 2010 esce il suo secondo album, dal titolo "Cuore di ferro" (Emerald Recordings/Self) in cui compaiono, come ospiti, Marino Severini dei Gang e la cantante irlandese Kay McCarthy con la quale firma un brano in italiano e gaelico e nello stesso anno vince la rassegna Keaton Unplugged organizzata da Simone Avincola.
Nel 2012 esce il suo terzo album "Novembre" (Latlantide/Edel). Nel 2013 vince la targa del Comune di Roma “Musiche Festival, suoni e visioni di Roma Capitale” per la prima edizione del premio “Cultura per tutti” dedicato al miglior testo con il brano "Scese lenta l'ultima neve" dedicato alla vicenda di Stefano Cucchi. Sempre nello stesso anno il videoclip de “La ballata delle donne” diretto da Alessio Saglio e Davide Fara vince il primo premio (sezione videoclip musicali) alla decima edizione del Festival “Francesco Pasinetti” di Venezia. Nel 2017 è stato finalista alla IV edizione del Festival Ugo Calise ed ha partecipato alla rassegna To play! 1° non-Premio per la Musica Bambina organizzata dalla band torinese Lastanzadigreta.
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@TeatroArciliuto | I Lunedì dell’Arciliuto: “Per Chi Suona la Campana?” – Lunedì 17 Febbraio 2020 - Evento Speciale
@TeatroArciliuto | I Lunedì dell’Arciliuto: “Per Chi Suona la Campana?” – Lunedì 17 Febbraio 2020 – Evento Speciale
(@Teatroarciliuto) (@Arciliutopress) (@promosocialit) (@atuttosocial)
Lunedì 17 Febbraio 2020, nuovo appuntamento speciale per i Lunedì dell’Arciliuto – Perchisuonalacampana ? Ricordando Giancarlo Cesaroni, il #Folkstudio e le sue “stanze polverose” –
Si esibiscono: – FABRIZIO EMIGLI – LINO RUFO – ROSSELLA SENO – FEDERICO SIRIANNI
– Presenta la serata LINO RUFO
Alle ore 23,00 Salotto della…
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#17 febbraio 2020#evento speciale#Fabrizio Emigli#FEDERICO SIRIANNI#Folkstudio#Lino Rufo#Per chi suona la Campana#Rossella Seno#Teatro Arciliuto
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Ebbrava Simo al mitico FolkStudio di Ferentino 😍 #folkstudio #ferentino #lovemyjob #lovemusic #music #guitar #life #lifestyle (presso Ferentino) https://www.instagram.com/p/BzgRLO-o3mE/?igshid=llz8pwz2zruc
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#flysas #sas #wearetravelers ✈️✈️ @flysas ✈️ #stockholm #kopenhagen #airport #photography #photooftheday #instagood #instagram #deepakkamboj #folkstudios (at CPH SAS Lounge) https://www.instagram.com/p/BocgTlOANiX/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=2xqd7ra707cr
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Storia di Musica #97 - Rino Gaetano, Mio Fratello È Figlio Unico, 1976
Una delle personalità più originali, estrose e beffarde della musica italiana ha avuto il successo che meritava solo dopo molti anni la sua tragica scomparsa (in un tragico incidente stradale, nel 1981). Crotonese, ma cresciuto a Roma, Rino Gaetano è stato uno degli artisti cardine nel cambiare registri e idee alla canzone italiana degli anni ‘70. Dopo aver abbandonato il posto sicuro in banca, attenuto con il diploma da ragioniere, si avvicina alla musica frequentando il mitico Folkstudio di Roma, verso la fine degli anni’60. Pur essendo timidissimo, si esprimeva già con il segno del suo stile irriverente e scanzonato, che va detto era ben distante dalla seriosità dei cantautori del periodo. Cimentandosi anche in teatro, nel 1972 pubblica in primo singolo, con lo pseudonimo di Kammurabi’s (dal nome di uno dei protagonista dei libri di Salgari), I Love You Marianna, 45 giri che passa inosservato. Viene però notato dal fondatore dell’etichetta It, Vincenzo Micocci, che nel 1974, dopo che Gaetano si è cimentato come autore ma aveva ancora molti dubbi di cantare egli stesso le sue canzoni, pubblica Ingresso Libero. L’album parte in sordina, ma il secondo singolo Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe la fortuna di essere tra i preferiti della coppia Arbore\Boncompagni, che la passarono ripetutamente ad Alto Gradimento. Scrisse nello stesso anno tre canzoni per Nicola di Bari, e una versione in spagnolo, Por Ejemplo, diviene disco d’oro in Spagna. Nel 1975 il primo, grande successo: Ma Il Cielo È Sempre Più Blu è un brano ottimista, schietto e allegro che domina le classifiche di quell’anno, e c’è grande attesa per il secondo disco di Rino. Che però con una scelta forte e precisa, abbandona i soli toni scanzonati e regala un disco che, a distanza di decenni, è ancora attualissimo, e fotogra bene la realtà di quegli anni. Mio Fratello È Figlio Unico esce nel 1976 ed è un disco intimista, anche forte in certi passaggi e che regala una dimensione diversa al cantautore crotonese. La title track è, e non temo smentite, una delle più belle canzoni non solo del suo repertorio, ma della canzone italiana degli anni ‘70: un brano sull'alienazione, sul perbenismo, sui costumi ipocriti (tematiche che si ripeteranno in tutto il suo catalogo) per farci pensare che tutti abbiamo un fratello figlio unico, e che sfidò addirittura la censura in quel clamoroso “e ti amo,Mario”. Sfiorivano Le Viole, anche lei conosciutissima, è invece una ballata romantica molto delicata a ritmo di samba. L’idea di inserire personaggi storici praticamente a caso (il Marchese LaFayette, Bismarck e altri) dà l’originalità al pezzo. Glu Glu è un brano delicatissimo su un suicidio, anche questo raccontato nell’indefferenza delle persone: mascherato dall’allegria della musica, dalla ripetizione dell’onomatopea e della rima con igloo, che rende il tutto grottesco, buffo, si ricordano le stragi sui treni (”non ho più preso il treno da quattro anni almeno”), e la presa del potere dei colonnelli in Grecia e sul ruolo ingerente della Gran Bretagna (”Un marinaio del Pireo sulla faccia aveva un neo\La moglie inglese Mary gli schiacciava i punti neri”). L’atmosfera si rilassa con Berta Filava, che è sì allegra e spensierata, ma nasconde una storia niente male: Berta ha un figlio, ma non so da chi (se Mario o Gino, come dice il testo) e la liberazione sessuale femminile appare finta e conclusa se Berta e filava la lana\Filava l'amianto\Del vestito del santo\Che andava sul rogo\E mentre bruciava\Urlava e piangeva\E la gente diceva anvedi che santo\Vestito d'amianto. Poi le ultime tre canzoni, centrali nei loro significati: Rosita, enigmatica figura di donna (fidanzata? amante? allegorica) che parla di alienazioni, paure, solitudine e scelte difficili; Al compleanno Della Zia Rosina è ambientata in una piccola stazione di un qualche paesino sul mare, nel sud. La vita che passa davanti a ogni nuovo treno che si ferma, mentre c’è che si aspetta l’occasione disilluso e impaurito, bevendo, perchè questo treno, metafora dell’occasione di riscatto e di fortuna, non arriva, e c’è tutto il tempo di immaginare con ironia il proprio funerale. Il disco finisce con la filastrocca, che sa di feste e di campagne, di La zappa, il tridente, il rastrello…, che a fine brano ripropone in stile tarantella il ritornello di Rosita, per un caloroso e sincero richiamo alla purezza e alla sincerità della vita contadina. Il disco è il trampolino di lancio per un artista che nei pochi anni a seguire pubblicherà dischi bellissimi come Aida, con l’omonima canzone famosissima, Nuntereggae più, divenuta iconica e la partecipazione, dissacrante manco il caso di ricordarlo, al Festival di Sanremo con Gianna (siamo nel 1978, e si presenta sul palco in frac e cilindro sgangherati). La riscoperta, avvenuta dalla fine degli anni’90, ha riportato ad un uso quasi proverbiale delle sue canzoni, spesso usate anche per fini che non so quanto gli sarebbero piaciuti (pubblicità, campagne elettorali, film). Rimane un artista dal talento grandissimo, che in molti punti ha anticipato temi e visioni, e che se ne è andato troppo presto.
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سرائیکی وسیب کے مشہور گلوکار شفااللہ خان روکھڑی دل کا دورہ پڑنے سے انتقال کر گئے ہیں. اللہ پاک جنت میں جگہ دیں آمین... (انا لله وانا اليه راجعون) #iub #iubians #bahawalpuri . . . #jaindaynaaldillaya #shafaullahkhanrokhri #pakistan #pakistani #pakistanisongs #pakistanimusic #desi #lollywood #lollywoodsongs #bollywood #lovesongs #urdu #punjabisongs #punjabi #seraiki #bollywoodsongs #tb #indiansongs #bhangra #classic #sadsongs #qawalli #sadpunjabisongs #pakistaniwedding #pakistanwedding #indianwedding #folkstudio (at Islamabad, Pakistan) https://www.instagram.com/p/CEeGTujhyMk/?igshid=1h3vc6w84jtgo
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E poi del resto la gente nei bar vuole battere i piedi, e scaldarsi di fiati e risate... col freddo che c'è e la musica è carta da zucchero in mani bruciate a scandirsi un bel tempo di vita che vita non è Ed è chiaro che i giorni che passano lasciano il segno nelle tasche nei pugni nei sogni negli occhi che ho. poi m'incanto, mi fermo e magari m'invento un disegno carta verde, lontana, gonfiata da un vento del sud E' lontano quel fiato di mare e sei lontano anche tu e non è proprio questione d'amore è qualcosa di più. E' qualcosa che rompe le tasche senza fare din din una musica sciocca che esce da un bel telefilm respirare nel cielo del mondo e non poterlo toccare l'allegria è un pallone rotondo che non sa dove andare E del resto la gente alla fine vuole muovere i piedi e scalare montagne davvero più alte di te che rimani col fiato di vino a soffiare vetrate la tua musica un soldo di zucchero che aspetta un caffè C'è di nuovo la luna nel cielo forse è la TV non è proprio questione d'amore è qualcosa di più.
Claudio Lolli, Folkstudio
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