#Enasarco
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FLASH NEWS - Influencer come agente di commercio con obbligo Enasarco
☞ FLASH NEWS – Influencer come agente di commercio con obbligo Enasarco ☜ Secondo la sentenza del Tribunale di Roma 4.03.2024, n. 2615, l’influencer che promuova stabilmente e con continuità in rete i prodotti di un’azienda è inquadrabile come agente di commercio. È ritenuta legittima la riscossione dei contributi operata dalla Fondazione Enasarco in seguito a un accertamento ispettivo. Nel caso…

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Nostre riprese in un video - Mirco Ceotto presenta la sua candidatura in Solo Agenti in Enasarco
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Enasarco: l'Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio Pensato per i giovani #carosello #fiscogenova #enasarco #giovani (presso Via Montevideo) https://www.instagram.com/p/CRYqHIDJK5K/?utm_medium=tumblr
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Chi è l'incaricato alle vendite a domicilio?
Chi è l'incaricato alle vendite a domicilio? Questa è la figura professionale, lavorativa, di chi risponde ad un annuncio di lavoro pubblicato da un networker aderente a Herbalife Nutrition.
Questa è la figura professionale, lavorativa, di chi risponde ad un annuncio di lavoro pubblicato da un networker aderente a Herbalife Nutrition. Le “Regole di condotta” dell’azienda recitano così: 3.1.2 I Distributori sono lavoratori autonomiCome Distributore conduci la tua attività Herbalife Nutrition in qualità di lavoratore autonomo, soggettoindipendente che decide i propri impegni e…
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#acquisti minimi#ALbo o Ruolo?#campionario#ENASARCO#FAQ#fiscalità agevolata#fisso mensile#INAIL#INCARICATO OCCASIONALE#INPS#IRAP#maggiorenni#Modello UNICO#partita IVA#provvigioni#provvigioni dirette#provvigioni indirette#regole di condotta#sconti#tesserino#VENDITA DIRETTA
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Tutta la mattinata passata a stampare, compilare, scannerizzare i documenti da rimandare a quei coglioni di ENASARCO e BNP perché secondo loro 'non ha mai risposto alle nostre lettere'.
Ma perché cavolo a questo mondo una deve rimediare ai casini fatti da altri???
Vabbè lasciamo sta'.
(Hashtag peròimieiprobleminoneranodegnidellatuaattenzione)
Barbara
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I contributi Enasarco 2018
I contributi Enasarco 2018
Gli agenti e i rappresentanti di commercio, che operano sul territorio nazionale, sono tenuti all’iscrizione all’Enasarco e alla relativa contribuzione.
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Sce Campidoglio: "a Casal Bruciato case popolari senza riscaldamento ... "
Sce Campidoglio: “a Casal Bruciato case popolari senza riscaldamento … “
In una nota i consiglieri di Sce (Sinistra Civica Ecologista) Campidoglio: Alessandro Luparelli, Michela Cicculli, e Carla Corciulo (consigliera del IV Municipio), chiedono l’apertura di un tavolo per risolvere il problema. Di seguito la nota: ” Ieri pomeriggio gli abitanti delle case popolari di Casal Bruciato, di proprietà di Enasarco – Comune e Ater sono infatti solo affittuari – sono scesi in…

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Enasarco, the Civil Court of Rome orders the assignment of the three vacant seats on the Board of Directors
Enasarco, the Civil Court of Rome orders the assignment of the three vacant seats on the Board of Directors
The judiciary has ordered the assignment of the three vacant seats on the Board of Directors of the Enasarco Foundation. The Civil Court of Rome ordered the assignment, within seven days, of the three seats still vacant within the Advice from administration of the Enasarco Foundation, the National Assistance Body for Commercial Agents and Representatives The Court orders the allocation of vacant…

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7 apr 2021 18:57
NON C'È LIMITE ARPE-GGIO - L’EX ENFANT PRODIGE DELLA FINANZA ITALIANA MATTEO ARPE ORMAI HA PERSO IL TOCCO MAGICO: IL SUO FONDO "SATOR" STA COLLEZIONANDO PERDITE MILIONARIE - "TINABA" SI È RIVELATA UN COLOSSALE FLOP, TRA ZERO RICAVI, COSTI ELEVATI E UN "RAPPORTO INCESTUOSO" CON BANCA PROFILO SU CUI PARE CHE LA VIGILANZA ABBIA ACCESO UN FARO - SOLDI BUTTATI PURE NELL'EDITORIA CON "NEWS 3.0". E L’INVESTIMENTO FASHION IN "L’AUTRE CHOSE"? MANCO QUELLO HA FUNZIONATO...
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Andrea Deugeni e Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it
Enasarco, Fondazione Montepaschi, Fondazione Roma ed Enpam: c’è grande malessere fra i quotisti del fondo Sator Private Equity, fondo giunto a scadenza e da liquidare, dopo la seconda proroga, entro il 5 marzo del 2022. Il motivo? C’è il rischio concreto di non recuperare più il capitale investito: oltre 200 milioni di euro.
Come analizzeremo sotto, a parte Banca Profilo (controllata col 62,4%), l’unico investimento fruttifero che corrisponde a circa il 70% del Nav, gli altri semi lanciati da Sator “il seminatore” (il nome del fondo in latino) saranno difficili da valorizzare: o perché il momento non lo consente (Aedes), oppure perché sono investimenti problematici (le piccole Autre Chose ed Extrabanca). Oppure, ancora, perché hanno già generato un clamoroso write-off (ePrice) o sono finiti nella morsa di una crisi conclamata, come News 3.0.
Oppure, infine, perché rappresentano promesse incompiute come Tinaba, fintech che dopo 55 milioni di investimento non ha ancora visto quell’impennata dei ricavi core da crescita della base cliente tipica di una ex start up ormai entrata nella maturità e che resta attaccata a un contratto di fornitura di Profilo per i servizi bancari offerti.
Il risultato? Quasi nullo per tutti: l'outsourcing di Tinaba pesa così per tre milioni all’anno alla voce servizi digital della banca guidata dall’ex Capitalia Fabio Candeli, investimenti che dopo cinque anni continuano a non generare ancora ricavi. E, quindi, nessuno split delle commissioni fra Profilo e l’home boarding Tinaba che non imbarca nuovi correntisti.
Mentre è in corso il processo di vendita dell’asset migliore, cessione assieme a Extrabanca su cui c’è anche il faro della Banca d’Italia per la perdita dei requisiti di onorabilità dell’azionista Arpe dopo la condanna definitiva nel 2019 per bancarotta nell'ambito del processo sul crac Ciappazzi, nell’ultimo investor meeting dell’8 marzo i quotisti sono stati messi di fronte a un rifiuto da parte di Sator dell’offerta di Banor Sim che valorizzava il 100% di Profilo 160 milioni, circa 100 milioni per la quota tutti cash e non differiti.
Offerta in modalità gradita ai sottoscrittori e che, rivelano ad Affaritaliani.it alcune fonti vicine al dossier, era stata formulata sulla base di un contratto predisposto dal venditore e su cui l’acquirente aveva fatto pochissime modifiche.
Proposta, ancora, fully funded che finanziava già l’Opa obbligatoria post-cessione, ma che è stata rispedita al mittente perché inferiore al target di una valutazione di 200 milioni, fissata dal comitato investimenti del fondo.
Il responso ha lasciato di sasso molti quotisti, non solo perché non interpellati sulla vendita finale del principale asset del fondo, ma anche perché rappresentava "l’offerta perfetta" in questa fase: in primis, l’advisor Lazard ha contattato tutti i soggetti italiani ed esteri potenzialmente interessati, nessuno escluso, contest che ha prodotto una valutazione di 160 milioni non lontana dall’obiettivo e in cui Banor, corrispondendo il prezzo tutto cash a pronti, si accollava interamente il rischio del mantenimento delle masse in gestione del gruppo di Candeli.
In più, quanto messo sul tavolo quotava Profilo in linea con il patrimonio, quando oggi in Italia nessuna banca passa di mano a una volta il capitale netto. Infine, aver saltato questa finestra temporale significa, tra autorizzazioni e Opa, essere sul punto di non riuscire a perfezionare la vendita in tempo per la scadenza del fondo, esponendo i quotisti alla distribuzione pro-quota delle azioni della banca.
Uno scenario inviso alle varie Enasarco, Fondazione Montepaschi, Fondazione Roma ed Enpam che dopo oltre 10 anni vogliono valorizzare i denari impiegati.
Anche se nell’ultimo meeting sono state date rassicurazioni sul tentativo di migliorare quanto messo sul tavolo dalla Sim guidata da Massimiliano Cagliero (nel frattempo l’offerta è giunta a scadenza) o che sarebbe proseguita la ricerca di altri potenziali acquirenti, a questo punto difficili da trovare, a molti dei quotisti sono iniziati a non tornare conti e gestione e il rischio di non veder tornare indietro il capitale investito è sempre più concreto.
Senza dubbio in questi anni gli investimenti di Sator sono andati male. Tinaba (This is not a bank), la creatura su cui Matteo Arpe ha puntato di più, si è rivelata finora un colossale flop.
Pensata già nel 2013, in cinque anni di vita non è mai uscita dallo status di start up. Di fatto, la banca digitale pensata dall’ex banchiere di Lehman e Capitalia non ha ricavi mentre supporta costi elevati.
Nel 2018 i ricavi si sono fermati a 62 mila euro; saliti a 392 mila euro nel 2019 (ultimo bilancio disponibile). Forse nel 2020 saranno pure cresciuti, ma certo non in modo tale da pareggiare gli alti costi.
Le perdite negli anni sono andate cumulandosi superando abbondantemente i 20 milioni di euro. Solo nel biennio 2018-2019 il rosso di Tinaba è stato di oltre 15 milioni di euro. E c’è una sorta di rapporto incestuoso tra Tinaba e Banca Profilo, su cui pare che la Vigilanza abbia acceso un faro.
La banca si fa carico di almeno metà dei costi complessivi, spesando come accennato sopra ogni anno circa tre milioni di euro nei conti di Profilo per sostenere Tinaba.
Non solo, negli anni il canale digitale ha lanciato numerosi aumenti di capitale riservati per le continue erosioni del patrimonio. A corto di risorse il Fondo Sator, Banca Profilo e Sator spa hanno risposto alla chiamata alle armi trovandosi a sottoscrivere gli ultimi aumenti e incrementando la quota di capitale in loro possesso (15% a testa, il restante 70% al fondo).
E c’è un contratto di outsourcing sui servizi che lega la banca private a Tinaba, alla cui tolda di comando c’è Arpe. Senza quel contratto Tinaba probabilmente non sopravvivrebbe.
L’offerta di Banor Sim da 160 milioni cash su Banca Profilo prevedeva l’estensione ulteriore del contratto solo per due anni. E forse a questo punto uno dei motivi del niet di Arpe alla cessione di Profilo che apre le porte all’assegnazione delle azioni ai quotisti lasciando intatto lo status quo industriale Profilo-Tinaba.
Anche l’investimento su ePrice (ex Banzai), dove Sator possedeva il 21% del capitale, è stata una Caporetto. Nel corso del tempo, la società guidata da Paolo Ainio ha cumulato perdite milionarie. Solo nel 2019 sono state di 40 milioni, a fronte di un fatturato che crollava anno su anno. Nel primo semestre del 2020 le perdite sono continuate e sono state di 11 milioni. Negli ultimi cinque anni, secondo la banca dati di S&P Global Market Intelligence, le perdite cumulate da ePrice hanno sfiorato i 90 milioni di euro.
Matteo Arpe ha fortemente criticato la gestione Ainio-Scott Jovane chiedendo discontinuità. Una discontinuità che non è avvenuta e che ha indotto Sator a non partecipare all’ultimo aumento di capitale, diluendo così la sua quota al 3%. Ma intanto la frittata è stata fatta. Il titolo in Borsa ha di fatto quasi azzerato il suo valore: oggi quota sei centesimi, quando nel 2015 superava i due euro. Un’altra perdita milionaria per Sator e i quotisti del fondo.
Anche l’investimento nell’editoria con News 3.0 (Lettera43 cui si aggiunse Pagina 99 e l’eterna promessa Rivista Studio che arranca) si è rivelato un flop colossale con perdite cumulate per qualche milione di euro e con la liquidazione della società.
E neppure l’investimento fashion in L’Autre Chose, l’azienda di calzature marchigiana pare essere un caso di successo: molto indebitata, la società negli ultimi cinque anni non ha mai chiuso un bilancio in utile. Poca cosa, pochi milioni di euro di perdite ogni anno a fronte di un fatturato che non decolla, fermo da tempo attorno ai 15 milioni di euro.
E con i lockdown non è decisamente il momento di mercato migliore per il fashion, come per il business immobiliare commerciale di Aedes, dove a detta di una fonte vicina al dossier, difficilmente si riuscirà a strappare plusvalenze dalla vendita del secondo asset più importante del fondo.
E così davvero Banca Profilo rimane l’unico vero investimento non in perdita di Sator e del fondo. L’unico asset su cui puntare per provare a compensare le perdite. Che l’ex enfant prodige della finanza italiana abbia perso il tocco magico?
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FLASH NEWS - Contributi ridotti per giovani agenti
☞ FLASH NEWS – Contributi ridotti per giovani agenti ☜ Per agevolare l’ingresso e la permanenza nella professione, Enasarco ha previsto una misura agevolativa, consistente nella riduzione a metà dei contributi ai giovani di età non superiore a 30 anni che si iscrivono per la prima volta o che, pur essendo già iscritti, ricevono almeno un incarico nuovo di agenzia nel triennio…

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Video Elezioni Enasarco 2020 Fisascat CISL, Mirco Ceotto
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Enasarco: agevolazioni per giovani agenti In particolare, le agevolazioni riguardano gli agenti con età non superiore a 30 anni. Per tutti gli incarichi conferiti all’agente nei 3 anni solari consecutivi, come per le agevolazioni che operano per per la stessa durata a decorrere dalla data di conferimento del nuovo incarico per la ripresa dell’attività. a decorrere dalla data di prima iscrizione ovvero dalla data di conferimento del nuovo incarico per la ripresa dell’attività. Il minimale contributivo sarà ridotto del 50% per tutto il triennio. Il minimale contributivo sarà ridotto del 50% per tutto il biennio. Agenti con regime forfettario: la ritenuta Enasarco va sempre applicata https://www.instagram.com/p/CTLivBnoOiU/?utm_medium=tumblr
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Enasarco: aliquote contributive 2017
Enasarco: aliquote contributive 2017
Dal 1° gennaio 2017 entrano in vigore le nuove aliquote previste dal Regolamento delle attività istituzionali della Fondazione: per il fondo previdenza l’aliquota sarà pari al 15,55% (di cui il 3% a titolo di solidarietà) delle provvigioni maturate a partire dal primo trimestre di quest’anno.
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Fondazione Enasarco, precisazioni su svolgimento ed esito elezioni
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📣 Enasarco, aumenti aliquote smisurati e hanno la faccia tosta di presentarsi ai nostri colleghi per chiedere Voti. Basta Fermiamoli
https://www.notiziariofinanziario.com/enasarco-aumenti-aliquote-smisurati-e-hanno-la-faccia-tosta-di-presentarsi-ai-nostri-colleghi-per-chiedere-voti-basta-fermiamoli/
➤ https://www.diegorispoli.com/news/
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8 ott 2020 11:30
QUEL ''RAPPORTO FRATERNO TRA MINCIONE E BECCIU'', PAROLA DEL PRESIDENTE DI ENASARCO - LE EMAIL CON LA SEGRETERIA DI STATO SUGLI ''AFFARI SPECULATIVI'' IN MANO AL FINANZIERE DI POMEZIA, CHE AVEVA CARTA BIANCA DALLA SANTA SEDE, CHE AVEVA SOTTOSCRITTO IN DOLLARI UN FONDO CHE INVESTIVA IN EURO E AVEVA COMPRATO UN PALAZZO IN STERLINE. UN TRIPLO RISCHIO DI CAMBIO E NESSUNA COPERTURA. TANTO CHE A UN CERTO PUNTO MINCIONE PROPONE DI ''RIDENOMINARLO''…
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Mario Gerevini e Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
«Mons. Perlasca, dott. Tirabassi, oltre a rinnovare i nostri ringraziamenti per essere venuti a trovarci volevo rinnovare l'appello... la Banca Popolare di Milano è un'importante opportunità di investimento... Per darvi un'idea, con 50 milioni... si ottiene oggi il 2,40% della Banca». È il 17 giugno 2016, la mail arriva alla Segreteria di Stato vaticana dagli uffici di Londra di Raffaele Mincione, il gestore del fondo Athena che dal 2014 aveva in portafoglio 200 milioni di dollari del Vaticano.
È firmata dal suo vice, Michele Cerqua. Dentro le Mura sono cauti: «Egregio dottor Cerqua, in merito alla proposta (le azioni Bpm, ndr ) se ne è presa attenta nota...», risponde il 24 giugno Fabrizio Tirabassi, in copia il suo capo, monsignor Alberto Perlasca, e Mincione. È la prova che i due tesorieri del Papa sapevano dell'approccio speculativo di Mincione. Anzi non c'era alcuna remora a discutere di «scalate» bancarie. Tutto ciò due anni prima che si realizzasse in tutta fretta l'uscita dal fondo Athena in pesante perdita, dov' era custodito il palazzo di Sloane Avenue a Londra. Una gestione da mesi sotto esame dei pm del Papa.
«Dal nostro incontro l'azione (Bpm, ndr ) ha guadagnato il 20%», incalza Cerqua in un'altra mail. Tirabassi replica che ci sarebbe già una posizione su quel titolo «che potrebbe essere tatticamente mediata, raddoppiandola, in virtù delle attuali correzioni di mercato». Si può fare, insomma, dicono in Segreteria, ma eventualmente con il fondo Athena «in quanto al momento non si dispone di ulteriore liquidità». Tra i motivi delle perdite del Vaticano ci sono le valute.
La Segreteria aveva sottoscritto in dollari un fondo che investiva in euro e aveva comprato un palazzo in sterline. Un triplo rischio di cambio e nessuna copertura. Tanto che a un certo punto Mincione propone di «ridenominare» il fondo da dollari a euro; l'operazione impatta sul valore delle quote, in Vaticano se ne rendono conto e si alza la tensione. Chi si accolla la perdita? Alla fine non se ne fa niente. Il finanziere riesce a calmare le acque facendo forse balenare anche che il palazzo sarebbe stato venduto a breve.
Tant' è che Tirabassi scrive il 19 dicembre 2016: «Oggetto 60 Sloane Avenue... Invio i ringraziamenti di mons. Perlasca per le spiegazioni fattuali e circostanziate riguardo gli investimenti in essere e le imminenti potenziali prospettive di vendita» del palazzo. Dalla Segreteria chiedono però anche una relazione su ogni attività del fondo «in quanto dovremo rispondere alle domande del revisore in fase di analisi e certificazione del bilancio».
Non sappiamo quanto l'allora revisore Libero Milone abbia guardato nei conti della Segreteria: il 19 giugno 2017 viene licenziato in tronco, senza spiegazioni. Il 12 gennaio 2017 alle 5.38 del mattino Perlasca e Tirabassi ricevono da Enrico Crasso il report che avevano chiesto sulla gestione di Mincione nel fondo Athena. Crasso è il finanziere, ex Credit Suisse, da anni custode di una parte consistente del patrimonio del Papa. È critico: «La performance negativa è frutto esclusivo della loro attività di gestione». Crasso evidenzia le difficoltà nell'avere «report chiari e completi» e la richiesta «disattesa» di non comprare azioni Bpm: «Oggi si registra una perdita di 5 milioni solo su questo titolo».
Inoltre emerge «un'obbligazione di 20,5 milioni con sottostante azioni Bpm e similari». «Operazioni «anomale», «utilizzo di fondi del cliente per fini del gestore», «la società di proprietà del Sig. Mincione (Time&Life) con questa operazione-ponte sta pagando di interessi meno di una multinazionale quotata». Invita la Segreteria a far valutare il palazzo di Londra da una società indipendente e a chiudere con i bond sottoscritti da Athena ma non autorizzati.
Mincione ha comunque sempre spiegato di avere avuto per contratto piena discrezionalità negli investimenti. Poteva essere il momento di chiudere con il finanziere. Invece quello stesso 12 gennaio Mincione porta il presidente di Enasarco, Gianroberto Costa, a incontrare in Vaticano il potente Sostituto della Segreteria Giovanni Angelo Becciu, capo di Perlasca e Tirabassi. L'ente di assistenza degli agenti di commercio, 7,5 miliardi di patrimonio, era stato proprietario del palazzo di Londra prima del Vaticano, sempre con la regia di Mincione.
«C'era un rapporto fraterno con Mincione», ricorda oggi Costa, «ciascuno faceva il peana dell'altro, Becciu lo definiva "il mio referente". Volevano fare qualcosa insieme a noi, era chiaro. Io proposi un convegno sull'etica, la cosa finì lì». Forse l'obiettivo era riportare Enasarco in Athena per sganciare il Vaticano. Le pensioni degli agenti di commercio al posto delle offerte dei fedeli.
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