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#E.A.U.
latribune · 5 days
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gregor-samsung · 7 years
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Il saluto d’inaugurazione dell’anno accademico 2008, stampato su carta lucida, dichiara francamente quel che molti in Italia ammantano di pannicelli umanistici: l’università è un’azienda e gli studenti ne sono i clienti – «on my customers who are the students» scrive il Rettore della Dubai University, Omar Hefni. Ammiro la schiettezza ma resto spiazzato dalla postilla di uno dei ragazzi: «certo, l’università è un’azienda perché il lavoro non ha rapporti con la saggezza... la saggezza la insegnano i maestri, qui ci sono i professori». Rimpiango di non averli cercati prima, i giovani intelligenti: sono in tre qui in portineria e mi è più facile con loro che coi docenti al piano di sopra. «Anche lo Stato è un’azienda?», provocazione elementare. Si irrigidiscono, le Leggi richiedono degli interpreti “ispirati”. Hanno letto Stuart Mill, Freud, Céline? Per ora è importante il benessere, la libertà verrà dopo. Qualcuno che ha cercato di organizzare un’opposizione è stato denunciato agli americani come terrorista, è vero? Non sanno quanto aprirsi, si consultano in arabo. Interviene un quarto, noi abbiamo superato sia il capitalismo che il comunismo, il nostro è un sistema che si fonda sull’etica; c’è un libro bellissimo che spiega tutte queste cose, si intitola "All’ombra del Corano"; la vostra civiltà è marcia, non pensate che alla droga e rovinate la gioventù. Mi citano due filosofi: Rashid Ghannouchi, tunisino, e un sudanese, Hasam al-Turabi – ma adesso sono io che non li seguo, questi autori non li conosco. Mi scuso, sono un letterato; da voi, insistono, la bellezza è diventata un idolo autodistruttivo («self-eating idol»). Se disprezzano tanto l’Occidente, perché ne copiano i risultati? Non c’è solo la tecnologia americana, risponde quello che studia ingegneria: nel petrolio, per esempio, i norvegesi sono più avanzati. Mi porgono un giornale, dove una famiglia ha comprato un’intera pagina per congratularsi col figlio appena laureato con lode all’Università di Pechino, in Business Management. Ma voi ci tenete alle vostre radici culturali? Il 2008 è stato dichiarato “anno dell’identità nazionale” – «ma nessuno ci spiega cosa sia» scherza uno. «Molti ragazzi che hanno studiato all’estero» aggiunge un altro, «si vergognano della religione, non è abbastanza moderna per loro.» Ma le vostre radici stanno nella religione? Cominciano a stufarsi, vanno al distributore della coca-cola; gli Emirati possono essere la culla «for the arabic future», ma lo ripetono come una lezione. «La nostra religione è la generosità verso tutto il mondo.» È una boutade, sghignazzano; ho capito, è ora di togliere il disturbo. «Un egiziano ha detto che non abbiamo bisogno della guerra, perché abbiamo due armi più potenti: il nostro conto in banca e il nostro sperma.»
Walter Siti, Il canto del diavolo, B.U.R., 2013 (1ª ed.ne 2009); pp. 185-87
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jurnaldeoltenia · 2 years
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Premierul Nicolae Ciucă, întrevedere cu şeicii Emiratelor Arabe Unite!
Premierul Nicolae Ciucă, întrevedere cu şeicii Emiratelor Arabe Unite!
Premierul Nicolae Ciucă a efectuat, în perioada 20-21 iunie, o vizită de lucru în Emiratele Arabe Unite. Cu această ocazie, premierul României a avut o întrevedere, la Abu Dhabi, cu A.S. Șeicul Mohamed bin Zayed Al Nahyan, președintele E.A.U. și cu A.S. Șeicul Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vice-președintele și prim-ministrul E.A.U. Premierul Nicolae Ciucă, întrevedere cu şeicii Emiratelor Arabe…
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php003 · 3 years
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Bolivar E.A.U Exclusive #habanos #habanoscigars #smallbatchcigar #stogiefriends #cigarnoise #cigarnoisebois #tlepodcast #sotl #botl #cigar #cigarlifestyle #cigarporn #cigaroftheweek #cigaroftheday #notacigarinfulencer #notapublicfigure https://www.instagram.com/p/CRWoqxknjDP/?utm_medium=tumblr
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stefaren · 5 years
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E.A.U. Abu Dhabi
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franceoriginelle · 3 years
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🇦🇪 🇫🇷 🇦🇪 I am particularly glad to inform that our first boxes of halal beef cold cut reached Dubaï and are now available for sale for professionals in UAE. Particulièrement heureux d’annoncer que nos premiers colis de charcuterie de bœuf halal sont bien arrivés à Dubaï et sont désormais disponibles à la vente pour les professionnels aux E.A.U. @franceoriginelle : faire savoir le savoir-faire Made in France. #madeinfrance #export #coldcuts #charcuterie #unitedarabemirates #uae #dubai (à Rungis Marché International) https://www.instagram.com/p/CYtO2Qao-2g/?utm_medium=tumblr
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letteratitudine · 3 years
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Il tributo italiano agli Emirati Arabi Uniti in un libro fotografico
Il tributo italiano agli Emirati Arabi Uniti
"Hi Dubai & Hi Emirates"
di Benedetta Paravia
La presentazione del libro fotografico si terrà mercoledì 29 settembre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Abu Dhabi, alle ore 18:30.
In concomitanza avverrà anche a Roma, mercoledì 29 settembre alle ore 16:30 presso Hotel American Palace (Via Laurentina, 556 – Roma).
Hi Dubai & Hi Emirates di Benedetta Paravia (Graus Edizioni, pp. 128) è un libro fotografico che racconta la passione che ha caratterizzato il lavoro delle interviste e delle riprese della serie cross-mediale Hi Emirates, composta dalla prima parte HI DUBAI e dalla seconda HI EMIRATES.
La serie racconta storie di donne contemporanee che si sono realizzate attraverso percorsi di vita e lavoro negli Emirati Arabi Uniti: Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Fujairah, Ras al Khaimah, Ajman e Umm al Quwain.
La serie, ideata da Benedetta Paravia nel 2017 − anno emiratense “della generosità” − è stata successivamente realizzata, dal 2018 al 2020, per mostrare lo spirito pluralista di un paese che offre dignità e rispetto ad una popolazione variegata e multiculturale, sottolineando il ruolo della donna in un’autentica nazione islamica. L’autrice e produttrice Paravia presenta istanze di ospitalità, generosità e inclusività di un paese, quale gli E.A.U., che sta modellando la strada per una società più coesa e armoniosa, valorizzando il ruolo della donna. Paravia invita a visitare e a vivere negli E.A.U. attraverso gli occhi delle sue vincenti ed eterogenee protagoniste che guardano con ottimismo al futuro. Quest’anno in occasione dell’Expo e delle celebrazioni dei 50 anni degli Emirati Arabi Uniti, il libro si inquadra come un vero e proprio tributo dell’Italia al paese amico, con le testimonianze dell’Ambasciatore Italiano Nicola Lener e della Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Abu Dhabi Ida Zilio Grandi e con gli auspici dell’Ambasciata d’Italia negli E.A.U. e del Ministero emiratense della Cultura e della Gioventù.
Le serie sono state prodotte dalla società Finservice in collaborazione con SDOA s.r.l. ed hanno ottenuto quasi 1 milione di spettatori a puntata su Dubai One TV e sono oggi visibili su tutti i voli della Emirates Airlines.
Benedetta Paravia
A Dubai dal 2002, è una filantropa italiana, autrice, presentatrice e produttrice che ama gli E.A.U. i cui progetti sono da anni un ponte culturale tra i due paesi.
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globtrotter · 3 years
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Spania și Dubai (E.A.U.) sunt din nou pe lista galbenă ! Danemarca, asemenea...
Spania și Dubai (E.A.U.) sunt din nou pe lista galbenă ! Danemarca, asemenea…
După 3 săptămâni de așteptare, CNSU a actualizat lista galbenă a țărilor/teritoriilor cu risc epidemiologic ridicat ! Doar că, în condițiile în care vaccinarea anti Covid se practică la scară largă peste tot în lume (iar ,,relaxarea” este noul cuvântul de ordine), actuala listă a fost a fost mărită în mod considerabil ! 🙂 În timp ce în Spania situația a reintrat sub control, CNSU a considerat că…
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latribune · 5 days
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gregor-samsung · 7 years
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Questo [gli Emirati Arabi Uniti] è un Paese di matti, un trucco da illusionisti; qui non ci dovrebbe vivere nessuno, altro che utopia realizzata. È una nazione che si regge per pura forza di volontà, una “nazione inesistente” nel senso del cavaliere di Calvino. C’è qualcosa di contro-natura in un posto dove l’acqua costa più del petrolio. Trasformare il nulla in un giardino è un peccato di tracotanza che alla fine si pagherà; non puoi essere contemporaneamente un paradigma dello spreco e un paladino della difesa ambientale. C’è un baco culturale da qualche parte. È un Paese sfavorito dalla meteorologia e dalla storia, favorito dalla geologia: il petrolio si incista dove vuole, come lo Spirito Santo, e può scegliere di rendere smisuratamente ricco un luogo estremamente povero di cultura, dove non è mai accaduto niente di significativo e gli abitanti sono a corto di strategie. Questa è una tabula rasa, su cui l’Occidente ha dilagato senza incontrare ostacoli; in altre contrade si giocano i destini – questo è un esperimento in vitro, in un angolo idiosincratico del mondo, una parodia d’Occidente dovuta a un capriccio della modernità. L’Occidente, da parte sua, aveva già provveduto a distillare di sé un ectoplasma schematico, che qui hanno assorbito senza anticorpi, come la sabbia assorbe il denaro. Quel che altrove è accaduto per lento travaso osmotico, qui è divampato come una fiammata di carta; sottoposto a sollecitazione caricaturale, l’Occidente accelerato è andato in tilt, mostrando la propria inteccherita decrepitezza. La sua forza onirica si dispiega in pieno nel momento dell’implosione – forse si potrebbe sostenere che il tramonto di una civiltà lo si misura dalla sguaiatezza delle sue imitazioni; se qui comprano l’Occidente con tanta disinvoltura, è perché l’Occidente è in svendita. Qui si assiste a un doppio genocidio: quello della cultura locale, celebrato in fretta quasi senza rimpianti e accantonato senza tracce visibili di lutto, ma anche quello della cultura occidentale, ridotta a stereotipo da esportazione (anzi, a giudicare dai camerieri cambogiani che ti porgono il ketchup per un’insalata libanese di cetrioli e menta, la globalizzazione inanella genocidi a catena). Ma quando un genocidio culturale si è consumato, è inutile piangerci sopra; interessanti sono sempre gli scenari del dopo-genocidio (così in Australia, in America). I soldi trasportano le civiltà da uno a un altro livello di energia, e nel farlo devono distruggere l’equilibrio precedente; lo sterminio delle culture di partenza è necessario come è necessario sbarbare un terreno prima di piantarci i nuovi semi.
Walter Siti, Il canto del diavolo, B.U.R., 2013 (1ª ed.ne 2009); pp. 197-98
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stalawfirm1-blog · 7 years
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Protection des Droits d’Auteur aux E.A.U
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dininimapentrumine · 6 years
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E.A.U. – locul 40 în Topul Mondial al Persecuției
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De unde vine persecuţia
Există nivele de persecuţie foarte diferite pentru grupurile de creştini care trăiesc în Emiratele Arabe Unite (EAU).
Societatea din EAU este destul de tolerantă cu creştinii expati şi aceştia au libertatea de a se închina în mod liber. Convertiţii la creştinism dintre musulmani înfruntă greul persecuţiei şi sunt sub o mare presiune de a renunţa la noua credinţă, atât din…
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arnauddostie · 5 years
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Agrotech : pourquoi soutenir une mission business aux Emirats arabes unis
Première filière régionale à l'export en nombre d'entreprises, 3e en termes d'entreprises à fort potentiel d'innovation, l'agrotech mérite qu'on s'y attarde et surtout, qu'on aide ses acteurs à prospecter des marchés porteurs. C'est pourquoi l'équipe opérationnelle Team France Export (CCI & Business France) met le cap sur les Emirats arabes unis, avec ouverture possible sur d'autres pays du Moyen-Orient. L'appel aux partenaires est ouvert !
Programmée sur place (Dubaï) du 7 au 11 juin, précédée d'un coaching des entreprises sélectionnées (une dizaine) de mars à mai, cette mission de prospection représente l'opportunité, pour une PME ou ETI leader en région, de s'associer à l'opération Team France Export : de renforcer sa visibilité, de valoriser son image, de promouvoir sa marque, ses services, ses produits auprès d'entreprises prometteuses de la filière agro-alimentaire et tout simplement de soutenir l'internationalisation des entreprises régionales.
Photos d'un mall de Dubaï © Mostafa Meraji
Première bonne raison de s'associer à la mission ? Cibler l'agrotech. Deuxième ? Viser le Moyen-Orient
Il faut savoir que cette filière est représentée par 8000 entreprises implantées en Provence-Alpes-Côte d'Azur dont plus de 1000 exportent (69% d'entre elles de manière régulière). Ces PME contribuent d'ailleurs à créer 21 % du chiffre d'affaires régional à l'export (source : enquête régionale export 2018).
Si les pays du Moyen-Orient ne figuraient pas, en 2018, dans le palmarès des zones à prospecter -dominé par USA, Europe, Chine- ils sont néanmoins dans le viseur de 8 % des exportateurs ayant répondu à l'enquête régionale export. En tous cas, pour les entreprises de la filière qui nous intéresse, les Emirats arabes unis forment un creuset d'opportunités : ils importent près de 85 % de leurs besoins alimentaires. Qui plus est, le Made In France y est un gage de qualité, d'innovation et d'élégance, tandis que la mouvance fooding healthy séduit de plus en plus : un créneau sur lequel nombre d'entreprises régionales peuvent aisément se positionner avec leur savoir-faire local, authentique, apprécié d'une clientèle au pouvoir d'achat parmi les plus élevés au monde : un "petit" marché de 10 millions de clients potentiels...
Photos du Qatar © Rowen Smith
Au-delà de la cible E.A.U., la mission envisage une extension de la prospection vers l'Arabie saoudite, 1er marché du Moyen-Orient, jeune, amateur de produits  gourmets haut-de-gamme : une aubaine pour une filière agroalimentaire sachant séduire un pays qui ne peut répondre, seul, à la demande (90 % de désert). Le Qatar et le Koweit sont aussi une ouverture possible de l'opération business dédiée à la short-list d'entreprises régionales accompagnées. 
Découvrez le programme de la mission Team France Export aux E.A.U
Découvrez l'offre de partenariat sur cette mission business
Photo du skyscrapper Burj Khalifa de Dubaï à la une © Artur Aldyrkhanov
par Actu regionale - Chambre de commerce et d'industrie de region Provence-Alpes-Cote d'Azur (CCIR PACA) http://www.paca.cci.fr/info-actu-regionale--agrotech--pourquoi-soutenir-une-mission-business-aux-emirats-arabes-unis-8008.php
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Eni presenta la 18a edizione della World Oil, Gas and Renewables Review
Eni presenta la 18a edizione della World Oil, Gas and Renewables Review, la rassegna statistica mondiale su petrolio, gas naturale e fonti rinnovabili. La pubblicazione è composta da due volumi, il primo, World Oil Review è dedicato a riserve, produzioni, consumi, import/export e prezzi del petrolio, con un focus particolare sulla qualità dei greggi e sull’industria della raffinazione sarà immediatamente disponibile online. Il secondo volume, World Gas and Renewables Review, dedicato al gas naturale e alle fonti rinnovabili (solare, eolico e biocarburanti), sarà pubblicato in autunno. Nel 2018 le riserve di petrolio sono in leggero aumento (+0,4%). Prevale la crescita in USA. Salgono i valori anche in Brasile e Norvegia. Scende l’aggregato OPEC per il ridimensionamento in particolare dell’Iraq, anche se l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio conferma il suo primato (73% del totale mondiale). Al primo posto resta il Venezuela, seguito da Arabia Saudita e Canada. Il 2018 registra una crescita della produzione di petrolio di 2,5 Mb/g, per l’88% dovuta agli USA, che toccano un nuovo record, consolidando la prima posizione nel rank dei produttori mondiali. Gli USA inoltre guadagnano spazio nel trade internazionale, raddoppiando i volumi di greggio esportato ed entrando nella classifica dei top ten. Importante recupero del Canada, che supera la soglia dei 5 Mb/g, e record anche per la Russia, che accelera nella seconda parte dell’anno. Crescita zero invece per l’OPEC che, nonostante gli aumenti dei Paesi del Golfo (in particolare dell’Arabia Saudita), subisce le perdite per le sanzioni contro l’Iran (-0,2 Mb/g) e per il crollo del Venezuela (-0,6 Mb/g). Il fenomeno tight oil continua a incrementare la quota dei greggi sweet light, che sale sopra il 20% a livello mondiale. Il WTI, benchmark light americano, copre da solo il 60% della crescita mondiale. Il crollo di Venezuela e Messico e l’arretramento dell’Iran prevalgono sugli aumenti di Arabia Saudita e Iraq, riducendo il peso dei greggi medium sour per la prima volta sotto il 40%, con impatti sui differenziali di prezzo e sulla raffinazione. Nel bilancio regionale del greggio 2018 per la prima volta si azzera il deficit delle Americhe, che fino al 2010 ha superato anche i 5 Mb/g. L’impennata delle produzioni USA e la crescita del Canada superano di gran lunga il fabbisogno interno, generando un netto declino della dipendenza da petrolio dell’area nord americana. In leggero aumento il surplus del Medio Oriente, per gli incrementi di fine anno dei grandi produttori (Arabia Saudita, Iraq ed E.A.U.). Continua a crescere la dipendenza petrolifera dell’area dell’Asia e Pacifico, in testa per deficit a livello mondiale. La crescita della domanda mondiale di petrolio nel 2018 è lievemente inferiore a quella del 2017 (+1,4% vs +1,6%), in un contesto di prezzi del petrolio in rialzo. Il valore si pone lievemente al di sotto della media registrata negli ultimi cinque anni (1,7%). Per il quarto anno consecutivo i paesi OCSE contribuiscono positivamente alla crescita globale anche se la domanda rimane trainata dai paesi non OCSE che rappresentano il 69% dell’incremento complessivo. L’alleanza OPEC e non OPEC e la crescita sostenuta dei consumi guidano nel 2018 la risalita del prezzo del Brent ICE (72 $/b), in rialzo del 30% rispetto al 2017 (55 $/b). Nella prima parte dell’anno l'elevata disciplina OPEC+ e l'annuncio delle sanzioni all'Iran hanno sostenuto una curva dei prezzi crescente. L'anno ha chiuso in netto calo per gli aumenti di Arabia Saudita e Russia in eccesso rispetto alle perdite geopolitiche effettive e per i crescenti timori di rallentamento della crescita economica. La capacità di raffinazione mondiale nel 2018 aumenta di 1 Mb/g rispetto al 2017, guidata dall’Asia che contribuisce alla crescita con il 75%. In Africa si registra la maggiore riduzione della capacità di raffinazione con una perdita di 0,3 Mb/g. La pubblicazione è disponibile sul sito World Oil, Gas and Renewables Review. Read the full article
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globtrotter · 4 years
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O VESTE BUNĂ PENTRU CEI CARE CĂLĂTORESC CU QATAR AIRWAYS
O VESTE BUNĂ PENTRU CEI CARE CĂLĂTORESC CU QATAR AIRWAYS
Turiștilor români cărora le place să călătorească cu Qatar Airway, pot primi o veste bună ! Neînțelegerile dintre Qatar și Arabia Saudită (alături de E.A.U., Bahrain și Egipt ), par să fie de domeniul trecutului. De ce e o veste bună pentru fanii Qatar Airways ?! Pentru că se va scurta timpul de zbor !!! Pentru a ajunge mai rapid în Doha (unde au loc escalele companiei) este nevoie de permisiunea…
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latribune · 5 days
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