#Curant
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True face of the Final Shape
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love writing mali constantly being at war with her own nature because of people she cares about ! love ! love ! love it ! (i say, under tears)
#* ∙ ʚ ɞ ◞ 𝐎𝐎𝐂 ❮ out of character. ❯#( the angst is hitting guys )#( + i found some curant wine in my freezer that was unopened )#( GOING CRAZY IN THE ENCLOSURE !!! )
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truly devastating for my stubborn opinionated ass cause now i feel like i gotta chime in as if anybody would give a fuck and also pretending it doesn’t make my blood pressure spike just existing in this environment
honestly i miss the days when it was easy to NOT engage in fandom spaces, now i like one fanart on twitter and the algorithm suddenly thinks it's alright to regurgitate days and weeks worth of insane takes and rage baits
#being really brave about it and NOT speaking up#shitty condescending takes you will not have me tonight#but truly. curanting your own digital space is getting harder and harder
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![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/b1fa9186ed6b54be7b534388c8fa6946/323ff5d83380243f-f3/s540x810/382745a569185b28022fabf9c34ef6425c96f1e4.jpg)
7 gen 2025.
Deliziosa parentesi personale: ho avuto il Covid dal 13 dicembre 2024 e ho recuperato giusto in tempo per fare le feste. Qualche giorno di respiro e subito dopo capodanno... giù di nuovo con la bronchite: tosse, occlusione delle vie respiratorie. Sciroppo, inalazioni, spray al cortisone, antistaminico, suffumigi col Vicks e infine domani sarà l'ultimo giorno di cinque con il mio buon amico antibiotico (due bombe da 500mg al dì). Insonnia, nervosismo a mille. Ho le occhiaie che manco Gaetano Curreri.
Dottoressa: cortesemente verrebbe a visitarmi lei, stasera quando smonta? Il mio medico curante ha la barba e i baffi. Me la merito un po' di dolcezza o no? 😇
Aliantis
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/cb88f17a7f9cc5d1d1958fa35e24d117/323ff5d83380243f-bb/s540x810/b22261194975da4d15568c8ff554d2001d1ce8fc.jpg)
#così per curiosità: qualcun altro ha passato questo tour de force?#haiku di aliantis#absurdia di aliantis
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Non si sa ancora il motivo dell’omicidio di Brian Thompson, l’AD della United Health Care, freddato a Manhattan, ma la reazione delle moltitudini che sui social hanno celebrato l’omicidio rivela comunque la verità che, in cuor loro, milioni di Americani hanno sognato una vendetta simile.
Di tutte le anonime e inappellabili forze che governano la vita quotidiana degli Americani, la sanità commerciale è quella che infligge costanti tormenti e sofferenze e le ingiustizie più crudeli ai cittadini inermi. In particolare, lo sono le assicurazioni mediche, un settore industriale da 4000 miliardi l’anno il cui business model consiste nel riscuotere esosi premi da clienti-ostaggio e successivamente minimizzare i servizi erogati traendo dalla differenza utili da capogiro (Per la United, $371 miliardi nel 2023).
Negli Stati uniti la sanità è del tutto asservita sul mercato privato, controllato da Big Pharma e Big Insurance (cui è del tutto assoggettata la professione medica). Il risultato è la colossale inefficienza di un sistema che deve tener conto di quei profitti (in USA la spesa sanitaria procapite ammonta a più di $12000 – il doppio dei $6000 di altri paesi industrializzati) a fronte di risultati e. aspettativa di vita inferiori. Il catalogo delle vessazioni ed angherie inflitte ai “clienti” per massimizzare i guadagni è praticamente un genere letterario a se.
Poco dopo essermi traferito in California, da studente, ho contratto una meningite virale. Recatomi al locale pronto soccorso, un esame ha confermato la diagnosi e il medico mi ha detto che, data la gravità, si imponeva un ricovero immediato. All’apprendere che non ero assicurato, però mi ha comunicato che non c’era nulla che potesse fare per me e mi ha dimesso con un paio di compresse analgesiche (12 ore dopo ero sotto tenda a ossigeno in un ospedale statale, tenuto per legge a somministrare cure.) La lezione sulla locale concezione sanitaria, si è completata con le bollette da molte migliaia di dollari arrivate in seguito (con minacce di pignoramento), non solo dall’ospedale curante, ma da quello che mi aveva messo alla porta.
Una goccia nel mare u in un mare di malasanità governata da algoritmi aziendali e anonimi funzionari col mandato di negare i benefici promessi dai contratti assicurativi. Chiedete ad una Americano per strada e saprà snocciolare una litania di aneddoti horror. Partorienti dimesse il giorno della nascita per carenza di assicurazione. Decine di migliaia di dollari fatturati per visite al pronto soccorso. Cure negate perché procedure essenziali vengono dichiarate “elettive” dagli assicuratori o “eccessive” (compreso, in caso di anziani, perché “è stata già raggiunta la logica aspettativa di vita”). Ogni anno 650000 americani dichiarano bancarotta per spese mediche. Solo questa settimana ha fatto notizia l’annuncio del colosso assicurativo Anthem: avrebbe continuato a rimborsare le anestesie chirurgiche ma “per un numero limitato di minuti.”
In questo quadro fa ridere l’idea che gli immigrati vengano in America “per approfittare della sanità pubblica.” Sono giustificati semmai gli avvertimenti dei consolati che consigliano ai turisti di premunirsi prima di visitare un paese dove un osso ingessato ti può rimandare a casa con debiti per decine di migliaia di dollari.
È il mercato bellezza. Se non vuoi perdere alla roulette non entrare nel casinò.
Non c’è da sorprendersi allora che alla notizia dell’omicidio, così tanti Americani abbiano avuto lo stesso pensiero, maturato in anni di paura e disgusto e notti in bianco passate a pensare come poteri permettersi d salvare la pelle mentre gli assicuratori brindavano.
Quando è stato ucciso Thompson si apprestava a brindare con gli azionisti un altro trimestre di stratosferici fatturati sulla pelle degli “assistiti.”
Al di là dei motivi che potranno venire acclarati, il gesto violento di Manhattan ha immediatamente assunto riflessi di lotta di classe - o delle forme patologiche che ne hanno preso il posto nella distopia ballardiana in cui viviamo. In attesa che si insedi un governo di diretta proprietà delle corporation e dei miliardari che le gestiscono. Luca Celada, Facebook
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Ho saputo che una collega (piuttosto arrogante ed elitista, in verità) ha 22 anni ed è al secondo anno di magistrale, il che implica che abbia finito la triennale a 21 anni esatti, o magari perfino prima di compierli. Senz’altro è stata favorita dal destino, perché tanto per cominciare ha iniziato la scuola a cinque anni, e come è risaputo di solito le famiglie che ti piazzano sui banchi di scuola quando ancora a stento minzioni e defechi in autonomia ti vogliono operativo per la società, brillante e scattante il prima possibile. Spesso, dicevo, è una profezia che si autoavvera e questo è uno di quei casi.
Ieri ho passato una giornata bella e distesa dopo molto tempo (laurea inclusa, ahimè, che mi è scorsa davanti come un insieme di fotogrammi frenetici e sempre impietosamente inframezzati dai dissesti di salute) ma soprattutto in cui mi sono sentita viva, fisicamente e intellettualmente, in cui ho molto camminato, immaginato e discusso, che sono tre tra le mie attività preferite al mondo, che qualcuno definirebbe gratuite solo perché è venuto al mondo con tutti gli ingranaggi integri.
La sera, ho raggiunto il culmine dell’eccitazione intellettuale della giornata vedendo la prima dell’Amica Geniale. Durante certe scene ho proprio ripreso contatto con me stessa e con certi miei aspetti sopiti e sviliti attraverso il monologo interiore di Elena e la forza di quelle parole. So che non è alta letteratura e non mi interessa; a discapito di una nostra certa reputazione certe storie fanno semplicemente al caso nostro, e quando le incontriamo non si compie che un incontro destinico. Arrivata la notte, quindi, dopo tanto tempo mi sentivo tronfia e trionfante, a dispetto di tutto, non curante per una volta del fatto che quello appeno trascorso non possa essere per impedimenti tecnici lo standard delle mie giornate. Altrimenti sarei stata altrove e con chissà quanti altri progetti a gonfiarmi il cuore. Comunque, ieri sera davvero non me ne importava un bel niente e mi facevo forte della mia bella, fluida (e per questo più unica che rara) giornata. Mi sono poi anche ricordata che in una delle nostre ultime telefonate quel controverso personaggio che è il mio relatore, il docente più odiato, temuto, frainteso, sbeffeggiato del dipartimento mi ha detto che quando scriveremo l’articolo a quattro mani mi toccherà una verifica della parte di cui sarà autore, onde evitare che non rispetti le informazioni della tesi “per assicurarsi che non abbia scritto cavolate”. Il terrore della facoltà mi chiede quindi da fargli da revisore di bozze per non tradire la natura del testo da me scritto. Chi avrebbe mai potuto dirlo? Quanta gloria, anche se arrivata in gran ritardo. Eppure, quando poco fa ho appreso le notizie biografiche sulla collega giovanissima ho provato di nuovo quel maledetto complesso di inferiorità, simile al malessere fortissimo che mi ha colto tutte le volte che ho presenziato a discussioni di tesi prima che arrivasse la mia. Ho naturalmente anche pensato che se relatore avesse incontrato lei anziché me ci avrebbe scommesso cento volte di più, non solo per la tenera e ancora malleabile età, ma soprattutto per la disponibilità sia monetaria che di salute ad aderire a possibili iniziative. Eppure non è successo: le parche non si sono prese la briga di filare questa particolare trama e hanno invece accordato la loro benevolenza alla mia. Quanto durerà? È mai iniziata davvero, mi chiedo? C’è qualcosa di ufficiale in ballo o tutto si risolverà in una trita accozzaglia di parole fatue e promesse vane, che ti fanno tirare avanti con corpo e mente per qualche giorno (o qualche settimana) per poi mandarti al tracollo perché, date le restanti circostanze di vita, altri appigli non possono fisiologicamente e materialmente esistere e/o ripresentarsi in una serie combinatoria altrettanto felice e favorevole? Non so dirlo. D’altronde, relatore non insegna né vive neanche più qui e proprio adesso sta attraversando una metamorfosi psichica massiccia che potrebbe facilmente distoglierlo, a dispetto di qualsiasi stima giurata, dalle promesse fatte. E infatti non ci sentiamo da un bel po’, ma non voglio pensarne male. Forse se la laureata a 21 anni fossi stata io, il mio percorso non sarebbe stato pronto ad accogliere certe congiunture che sono arrivate molto più in là, ma con grande forza vitale. Il fatto è che, come dico sempre a mia madre, non è che i problemi ci sono stati e ora son finiti. Ci sono ancora e anzi si sono complicati e sono peggiorati. Per cui non si può nemmeno dire:“eh vabbè, sei in ritardo, in grande ritardo, ma ora sei a completa disposizione”, perché semmai è il contrario. E non ho nessuno con cui mettere a fuoco tutto questo che non sia io stessa, senza che, eventualmente, il mio racconto venga distorto, per esempio per produrne facili soluzioni che comunque, per mia fortuna, insieme a molte altre operazioni cognitive semplificatorie per chi le compie, hanno smesso di offendermi.
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09 gennaio 2025
Continuavo a scappucciarmi il cazzo da dieci minuti, di nascosto, mentre davanti alla mia stanza continuava l'andirivieni dei colleghi.
La mattina era appena cominciata, avevo ancora il gusto del caffè in bocca e il lavoro che mi aspettava ma prima di uscire di casa quell'emerita stronza di mia moglie mentre si vestiva aveva pensato bene di augurarmi una buona giornata strusciandosi a culo nudo sui miei jeans e passandosi la mia mano sulla fica per farmi sentire come era liscia dopo essersi depilata la sera prima. Non potevo fare tardi e mentre la stronza rideva divertita io, maledicendola, uscivo di casa con le vene del cazzo che pulsavano consapevole che sarebbe stata una mattina "dura e turgida".
Intanto, seduto alla scrivania, mi perseguitava il profumo di fica e più sfioravo le narici e più la sua essenza stravolgeva le mie priorità. Avevo un paio di mail urgenti da inviare ma quella voglia di incularmi quella stronza di mia moglie mi tormentava al punto che non riuscivo a combinare niente e sapevo che in quello stato non ci sarei rimasto ancora per molto.
Meditavo di chiudermi in bagno e farmi una ricca sega.
Lo scappellavo e lo stringevo tra le dita bagnate di saliva tirando fuori la mano dal jeans quando sentivo i passi di qualcuno arrivare e nulla potevo fare per evitare che la sagoma del cazzo, ormai definita e ben visibile, sporgesse da sopra i jeans come in un fumetto 3D.
Mi era già capitato di dover contenere un'erezione proprio quando qualcuno entrava in stanza. Se si trattava di una di quelle colleghe che se la sentono sempre calda e che il profumo di femmina arriva prima ancora di intravedere la sagoma, mi facevo trovare in piedi per gustarmi l'imbarazzo che generavo nello sguardo e se era un maschio rimanevo seduto riparato dalla scrivania a meno che non si trattava di Sandro (nome di fantasia) che con le sue labbra carnose, la pelle chiara e i suoi modi gentili, era sempre attento a questo tipo di provocazioni e non perdeva mai l'occasione di posare lo sguardo sul mio coso soprattutto quando ero particolarmente ispirato, come ieri mattina.
E a me piaceva da matti farlo diventare più duro, ancora più evidente, ancora più indecente per apparire spudoratamente eccitato e voglioso.
Le dita sopra il jeans all'altezza delle palle poi dinuovo infilate dentro per sentire il contatto con la carne tesa e pulsante.
Cazzo dritto, palle tra le dita e la cappella tirata giù a contatto con il polso era li, rossa e gonfia, quasi strabordava da sopra la cintura.
Inevitabilmente succede che lei bussa ed entra.
Buongiorno mi fa.
È la collega che ogni tanto mi scopo in archivio. Non potevo sperare di meglio.
Era troppo grosso per passare inosservato e lei era troppo affamata per non accorgersi di ciò che stava succedendo tra le mie gambe e senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo dal mio centro di gravità permanente, passandosi la lingua sulle labbra, mi fa...porco !
Mentre mi infilo la giacca e non curante del telefono che squilla, le faccio un cenno e le palpo il sedere spingendo il dito medio tra le natiche, al centro, esattamente dove finisce il garbo e comincia l'indecenza.
L'archivio ancora profuma di sesso.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/79a170e52b22d2473fc268924cf8de52/89abdb3c685ced79-e6/s640x960/2c14afc3d108ff8ed46478950bfe8fd1e0200b22.jpg)
Tutto rigorosamente vissuto ieri.
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For Grandma Bucchi's Q&A, what's life like where you live? Do the children give a lot of work? Do Fellow and Gidel get well with them? And how are your curante financial condition? I hope it's better for you and the other residents and that you all have more money and food now.
"Well, it's complicated on the calmer days and more than... tiring on the bad days. The younger and healthier ones go out to work, or steal, whatever it is or whatever pays better... Unfortunately, they're not always dignified jobs, but hey, we can't always choose, after all, we have little ones to feed."
"Oh! Children give as much work as they should, they have no idea of the world or danger! Ruggie especially, a little pest, always going around causing trouble for me to have to clean up later!... Heh, shameless smartass, oh but well, Gidel surprisingly gets along very well with the little ones, at first a little shy but he loosened up quickly. Fellow on the other hand... Pffft- he struggled to gain the trust of the younger ones! Can you believe they managed to set a trap for him? And he fell for it?! Hahaha! Ah... But now the children love him, heh I can tell you more stories about them if you want~"
"Bah! I have enough to get me through the days. Maybe I would have more if my bones weren't so old and I could work and earn a little more... But Ruggie doesn't want me to "take risks" HMPH! I'm not that old yet! Anyway, I've been through worse situations, so would you say we've gotten better? The younger ones help out with what they can, and Ruggie always brings food when he gets the chance, Fellow and Gidel have been helping out too, so... Yeah, things are good, I'd say. But I'll only be satisfied when I don't have any more hungry brats spying on me through my kitchen window... When the little ones are well and have had enough, then I'll be satisfied~"
#ask grandma bucchi#ask grandma bucchi 🍩🧡#vovó bucchi#grandma bucchi#fellow is that funny uncle for the kids#gidel kinda of a big/young brother#the kids are CHAOTIC!!#but hey is family :3
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Vittorio Arrigoni detto Vik è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano. Sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista, si era trasferito nella Striscia di Gaza per agire contro quella che definiva pulizia etnica dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese.
Sembra oggi ma parliamo di 25 anni fà
Una lettera di Vittorio del 02 marzo 2009 due anni dopo fu assassinato.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/d4ee0952d579b43efbc542b0f0988f68/efdbb7f1cebf506c-f1/s540x810/8d980184521744a4e827ddf5a6f0ada982c8369a.jpg)
Vittorio tornato a Gaza
«E alla fine sono tornato.
Non sazio del silenzio d’assenzio di una felicità incolta
accollata come un cerotto mal riposto su di una bocca che urla.
Non potevo fare altrimenti.
Essere ferito, venir rapito, derubato della propria missione, incatenato e imprigionato in un lurido carcere israeliano,
quindi deportato a forza su di un aereo verso Milano
senza neanche la pietà di mettere ai miei piedi nudi e martoriati dalle catene un paio di scarpe,
non è certo la conclusione auspicabile per il compito solenne e di riscatto umano che ha impegnato gli ultimi mesi della mia barocca vita.
Il leone accumula stagioni e cicatrici,
non ha certo il passo slanciato di una volta,
ma non abbassa di un pelo la criniera.
Poggiando il primo piede sulla terra di Gaza, per la seconda volta, sbarcando, come un Armstrong esiliato,
ho ruggito, eccome,
devono esser tremati i vetri delle finestre pure a Tel Aviv.
Fiero del mio passato, non curante del mio presente.
Perché è questo il tempo di spendersi, piuttosto che accaparrarsi un futuro agiato e comodamente distorto,
a quelle vittime innocenti a cui non abbiamo concesso neanche l’ascolto, per un attimo,
delle loro grida di dolore.
Spendersi affinché ogni diritto umano sia rispettato.
Tutto il resto non ha più importanza, semmai ne abbia mai avuta una.
Bisogna saper riconoscere la matrice della propria anima,
anche se ciò è spaventevole e significa solitudine, ostracismo, utopia, Don Chisciotte,
ingratitudine anche da chi verso cui si è dato tanto, si è speso tutto.
Ad aspettare nel fuoco si rischia di bruciarsi.
Ecco allora il perché della scelta dei miserabili, dei reietti, dei condannati,
essi sono ancora capaci di lealtà, di gesta aggraziate e di generosità audace, alle soglie della fine del mondo.
Reietto e miserabile la vita mi ci ha costretto,
sono tornato a casa.
Natale a Gaza pare un funerale.
E non esclusivamente perchè oggi ad un funerale effettivamente ci sono stato,
il vicino di casa di Fida, nostra coordinatrice ISM,
è stato ridotto in brandelli, in tanti piccoli pezzettini di carne lacera da un colpo di carroarmato israeliano.
Piove lacrime amare il cielo di Gaza in questi giorni di lutto e terrorismo da oltreconfine.
Si ascoltano i rutti delle minacce di imminente strage da Lvni e si trema dal freddo
(senza + gas, senza + gasolio, senza + energia elettrica).
Si odono i cingoli di Netanyahu sulle ossa dei palestinesi ammazzati ieri e di quelli a venire.
Lvni e Netanyahu in marcia funebre verso le prossime elezioni israeliane,
il teorema è semplicistico, ma purtroppo realistico,
vincerà chi porterà in dote ai propri elettori più teste palestinesi mozzate.
One head one vote.
A Gaza è come se si fosse in autunno,
e io sono nato sotto il segno dell’autunno.
Per cui se fuori piove,
perdonatemi,
a volte piove anche dentro.
Restiamo umani.
Vostro Vik dalle tenebre dell’assedio.»
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oggi ho Editato un mini video di qualche secondo dei due concerti di Taylor della settimana scorsa. li guardo e sono felice. felice come quando vado in stazione da sola a mezzanotte a suonare la chitarra per quelle anime perse che tornano a casa con i treni in forte ritardo e per le zanzare della pianura padana. felice come quando di sabato ero a casa da sola a suonare la chitarra elettrica con l'ampli a volume "vetri che tremano". come quando al supermercato mettono una musica che mi piace e la ballo completamente non curante in mezzo alla gente. felice come quando io e papà abbiamo aggiustato quel mangianastro comprato per 5 euro alla bancarella o come quando ho suonato per la prima volta quella canzone alla batteria restando perfettamente in quei quattro quarti o come quando andavo a suonare l'ukulele nel parco vicino a casa dove andavamo da bambini.
in questo preciso periodo che va avanti da diversi mesi, detesto la mia vita, la detesto follemente, così come detesto essere la persona che sono e le decisioni che prendo eppure amo questa cosa che sta vita complicata si scontri sempre con la musica ogniqualvolta io sia a tanto così dal tracollo emotivo.
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Buongiorno Kon😘
Cosa ne pensa del vaccino per le meningiti? Ho fatto il richiamo del tetano e non credevo ma mi ha dato fastidio un bel po'...a breve dovrei fare quello per le meningiti, so che non è obbligatorio, perché? Lei lo consiglia?
Il vaccino per i cinque ceppi batterici della Neisseria Meningitidis (la meningite virale non è contagiosa e di solito la si contrae per altre problematiche organiche) ha fondamentalmente ragione di essere somministrato in soli tre casi:
Viaggi in paese dove uno o più ceppi sono endemici.
Nel primo anno di vita con richiami fino a 12 anni
Focolaio epidemico in atto
Nel primo caso, si parla della meningitis belt (in rosso) dell'africa centrale e di altre nazioni a rischio (in marrone)
e allora un viaggiatore dovrebbe essere protetto contro i ceppi specifici più ricorrenti
(mappa mondiale dei sierotipi più frequenti)
Per ciò che riguarda l'età, l'organismo di un neonato è molto più soggetto a questo tipo di infezioni sia per la conformazione fisica che per la valenza del sistema immunitario e quindi è consigliato proteggerlo verso i ceppi presenti.
Il terzo caso è quello più complicato e oltre a dare una spiegazione dell'insorgenza dei focolai, ribalta l'equazione solita per cui ci si vaccina per avere l'immunità di gregge ed evitare epidemie.
Un'alta percentuale della popolazione ha il batterio responsabile della meningite nelle proprie mucose nasali.
Solo che sono poche unità ed è quiscente perché tenuto a bada dal proprio sistema immunitario.
In particolari e rare condizioni questo batterio riesce ad avere la meglio ed è a quel punto che la persona sviluppa la meningite, che oltre a essere mortale se non tratta precocemente, è estremamente contagiosa per via aerea.
Quelli sono i RARI focolai di cui ogni tanto si sente parlare e per cui le autorità fanno frenetica ricerca dei contatti per la somministrazione profilattica di antibiotico e in quel caso - E SOLO IN QUEL CASO - la vaccinazione per area geografica ha senso, proprio per attuare quello che è chiamato RING VACCINATION cioè un contenimento ad anello del focolaio per evitare che si propaghi (il contrario è la BLANKET VACCINATION, cioè la vaccinazione di massa per prevenire il contagio che conosciamo).
Per concludere, ognuno fa quello che vuole per sentirsi protetto e proteggere gli altri e personalmente preferisco molto di più un individuo prudente e responsabile piuttosto che uno sospettoso ed egoista, però si tratta di valutare i benefici e i costi di tale vaccinazione e in questo credo che il tuo medico curante possa darti una risposta valida e soddisfacente.
P.S.
Molto bene il richiamo per il tetano perché dopo la terza dose dell'adolescenza deve essere riinoculato ogni 10 anni.
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Seems about accurate. But dudeeee. Impulse purchases are the best though. That’s how I came home from rhe store one day with spotted dick
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/d7b9011bdfcc434016e7202d077de395/22fd74e19d8a2f4c-91/s540x810/b422b998ee171b6492b0aebb45b5fdb55fac1768.jpg)
@kazoosandfannypacks this u?
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Chi trascura l'ascolto,
trascura l'amore.
Nel dedalo delle relazioni umane, esiste una violenza silente, impercettibile ai radar convenzionali, ma devastante nella sua essenza: L'arte simulata dell'ascolto, dove le parole sono udite ma non accolte.
Rivela una mancanza di generosità nell'attenzione, un deserto emotivo che supera la semplice avarizia di tempo o risorse materiali.
Non c'è crudeltà superiore a quella di far sentire gli altri trasparenti, ignorati da chi sembra presente, ma in realtà, ha la mente altrove, impaziente di fuggire verso altri impegni.
Il dolore di essere trascurati, di dover mendicare frammenti di presenza autentica, è un'umiliazione che rafforza il senso di solitudine e inadeguatezza.
Questo tipo di disattenzione, quando si è costretti a supplicare per quell'interesse che dovrebbe essere offerto liberamente e con piacere, cristallizza la violenza in un solo attimo.
È spesso l’ultimo segnale di allarme, l’indicatore finale che qualcosa nel tessuto di quella particolare relazione si è irrimediabilmente strappato.
La dinamica della non-curante superiorità, travestita da normale distrazione, è una danza macabra attorno al fuoco dell'egoismo assoluto, dove la fiamma dell'autoconservazione brucia ogni speranza di connessione autentica.
Eppure, in questo scenario di apparente desolazione, emerge un sentiero di resistenza, non pavimentato di inutile rancore, ma di autostima.
All’ennesima e ultima richiesta di attenzione non concessa la consapevolezza di sé come entità indipendente, la cui stima non dipende più dall'ascolto altrui, diventa un bastione contro l'indifferenza.
Inizia allora un percorso di autoaffermazione che porta a spezzare le catene dell'elemosina emotiva, insegnandoci che la vera unione di sentimenti nasce dall'equità, non dalla supplica.
Tutte le vere crudeltà più spesso risiedono non in gesti manifesti ma in angoli dell'indifferenza.
Riconoscere questo è il primo passo per costruire un'esistenza dove l'attenzione indivisa diventa il dono più prezioso, una dimostrazione d'amore che trascende parole e persino molti altri fatti, riaffermando la sacralità dell'essere visti e sentiti, ovvero del bisogno assolutamente umano di connetterci gli uni con gli altri.
Chi trascura l'ascolto, trascura l'amore.
(Luca Pani - da "Prove di Volo: Manuale di Psiconautica Elementare")
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Nel dedalo delle relazioni umane, esiste una violenza silente, impercettibile ai radar convenzionali, ma devastante nella sua essenza: L'arte simulata dell'ascolto, dove le parole sono udite ma non accolte.
Rivela una mancanza di generosità nell'attenzione, un deserto emotivo che supera la semplice avarizia di tempo o risorse materiali.
Non c'è crudeltà superiore a quella di far sentire gli altri trasparenti, ignorati da chi sembra presente, ma in realtà, ha la mente altrove, impaziente di fuggire verso altri impegni.
Il dolore di essere trascurati, di dover mendicare frammenti di presenza autentica, è un'umiliazione che rafforza il senso di solitudine e inadeguatezza.
Questo tipo di disattenzione, quando si è costretti a supplicare per quell'interesse che dovrebbe essere offerto liberamente e con piacere, cristallizza la violenza in un solo attimo.
È spesso l’ultimo segnale di allarme, l’indicatore finale che qualcosa nel tessuto di quella particolare relazione si è irrimediabilmente strappato.
La dinamica della non-curante superiorità, travestita da normale distrazione, è una danza macabra attorno al fuoco dell'egoismo assoluto, dove la fiamma dell'autoconservazione brucia ogni speranza di connessione autentica.
Eppure, in questo scenario di apparente desolazione, emerge un sentiero di resistenza, non pavimentato di inutile rancore, ma di autostima.
All’ennesima e ultima richiesta di attenzione non concessa la consapevolezza di sé come entità indipendente, la cui stima non dipende più dall'ascolto altrui, diventa un bastione contro l'indifferenza.
Inizia allora un percorso di autoaffermazione che porta a spezzare le catene dell'elemosina emotiva, insegnandoci che la vera unione di sentimenti nasce dall'equità, non dalla supplica.
Tutte le vere crudeltà più spesso risiedono non in gesti manifesti ma in angoli dell'indifferenza.
Riconoscere questo è il primo passo per costruire un'esistenza dove l'attenzione indivisa diventa il dono più prezioso, una dimostrazione d'amore che trascende parole e persino molti altri fatti, riaffermando la sacralità dell'essere visti e sentiti, ovvero del bisogno assolutamente umano di connetterci gli uni con gli altri.
Chi trascura l'ascolto, trascura l'amore.
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Luca Pani
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Character Intro: ‘MC’ Crown
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/5ab2b0314f515d9b794e26d196ad415d/112a9f0822188072-8a/s500x750/b5396ae43dd06d06d4c9b429739fadddb70ce876.jpg)
[For some reason this yearbook photo turned out distorted. The school tried to fix the issue but to no avail ‘91].
Name: [Redacted] Crown
DOB: December 17th 1975
Age: 18
Hair colour: Unknown
Eye colour: Unknown
Skin colour: Unknown
Yearbook Quote: “magna di curant, parva neglegunt.”
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