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Il Cristoforo Colombo toscano. Vincenzo Micheli ed il fagiolo fico
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Il Cristoforo Colombo toscano. Vincenzo Micheli ed il fagiolo fico
Una storia unica ed originale.Chi l’avrebbe mai detto che un ortaggio a fine 1800 fosse stato importato clandestinamente dagli Stati Uniti alla Valle del Serchio? Questa è la storia del fagiolo fico di Gallicano e del suo “scopritore” Vincenzo Micheli che con uno stratagemma ben studiato riuscì ad eludere tutte le frontiere e a far arrivare questo prodotto alimentare in Garfagnana. Oggi il “fagiolo fico” data la sua unicità, dal momento che non è coltivato in nessuna altra parte d’Italia è stato iscritto all’albo regionale sulla tutela e conservazione delle varietà locali
Cristoforo Colombo eccelso navigatore o infimo schiavista? Agli storici l’ardua sentenza. Oggi infatti quello che ci interessa non è quello che fu Colombo come uomo, ma come scopritore. Non fu solo l’involontario scopritore di un nuovo mondo ma anche di una certa quantità di prodotti alimentari mai visti e conosciuti prima nel Vecchio Continente. Il 12 ottobre 1492 segnò una svolta importante per la storia dell’alimentazione europea, fu un “annus memorabilis” in questo senso. Dal nuovo continente giunsero cibi sconosciuti, specialmente fra la frutta e la verdura: patate, peperoni, peperoncini, pomodori, zucche, fagioli, ananas, arachidi, cacao, fichi d’india e uno strano e corpulento pennuto: il tacchino. Naturalmente passarono alcuni anni prima di comprendere l’uso corretto di queste straordinarie scoperte. Gli spagnoli ad esempio importarono i semi del pomodoro che in principio era ritenuto velenoso, tant’è che la pianta e il suo frutto venivano utilizzati solamente per abbellire parchi e giardini nobiliari.
Cristoforo Colombo
Che dire poi della patata? I suoi primi decenni nel nostro continente furono duri, difatti veniva utilizzata solamente per alimentare il bestiame. Da subito invece ebbe successo il mais, divenne subito popolare nelle cucine spagnole e portoghesi per l’uso che se ne faceva della sua farina. Anche i fagioli si diffusero rapidamente e grazie alla loro maggior resa nell’orto presero ben presto il posto delle varietà fino allora conosciute nel Mediterraneo. Ed è a proposito di fagioli che entra in ballo la Garfagnana, l’America e una sorta di Colombo garfagnino. Per spiegare questa curiosa ed originale storia bisogna andare avanti nel tempo di 397 anni e narrare quindi le vicende di Vincenzo Micheli, nato a Gallicano nel 1863.
Gallicano. Vecchia foto. Piazza Vittorio Emanuele II
Il giovinetto parti per l’America con tanta forza d’animo, determinazione e speranza. Vincenzo era alla ricerca di una vita migliore, voleva sfuggire a una povertà che a Gallicano alla fine dell’800 era presente in quasi tutte le famiglie Arrivò finalmente nella terra promessa, in America, proprio quella terra che Colombo aprì al mondo e che dopo circa quattrocento anni dalla sua scoperta era ancora una terra in buona parte da esplorare. Proprio per questo motivo in quel periodo il porto di New York era tappezzato di volantini e manifesti che invitavano i nuovi arrivati a “conquistare” l’ovest. Per chi aveva dimestichezza con zappa e vanga quella doveva essere la sua destinazione e la California la nuova “Mecca”. La California da pochi anni (1850) era diventata il 31° stato dell’Unione e il governo in quei luoghi offriva nuove terre da coltivare anche ai migranti. Ognuno lì poteva avere il suo appezzamento da coltivare e da curare e questo faceva proprio al caso di Vincenzo, che da sempre lavorava i campi. Il caldo sole della California e un moderno sistema irriguo stava già rendendo questa nuova regione il massimo produttore agricolo di tutti gli Stati Uniti: agrumi, mele, pere, pesche, prugne uva e pomodori, ma non solo, barbabietole da zucchero, cotone, riso, orzo e grandi allevamenti avevano reso questa parte di mondo un vero e proprio Eden e anche il giovane gallicanese raggiunse questo paradiso terrestre.
La California nel 1890
Però non sempre tutte le ciambelle riescono con il buco e forse la nostalgia dell’Italia, forse gli affari non andarono proprio come credeva, o chissà quale altro motivo, fattostà che nel 1889 Vincenzo tornò a Gallicano, ma non tornò a mani vuote, infatti nelle sue coltivazioni californiane apprezzò molto anche i nuovi ortaggi che questa terra offriva e fra questi rimase completamente colpito dalla bontà di un fagiolo mai visto prima nella sua terra natia. Nel suo rientro in Italia volle quindi portare con se i suoi semi e così come un nuovo Colombo cercò di recare nella sua amata Garfagnana una nuova qualità ortaggio che nessuno prima aveva mai apprezzato e conosciuto. Quello che è certo che la cosa sarebbe stata molto diversa da quello che accadde al navigatore genovese, che al suo ritorno fu accolto in terra di Spagna con tutti gli onori dai reali iberici, ringraziato e osannato anche proprio perchè aveva messo gli europei a conoscenza dei nuovi frutti del Nuovo Mondo. Il discorso per il Micheli era ben diverso, dato che vigeva negli Stati Uniti l’assoluto divieto di importare semi verso altri Paesi. Come fare allora? Quale sistema poteva escogitare?
Fagiolo fico
L’ingegno garfagnino come si sa è sempre ben sviluppato e anche stavolta ebbe la meglio su tutta la situazione. Lo stratagemma era ben congegnato e così cinque semi di questi fagioli furono cuciti nel nastro di raso che contornava il suo cappello a falde. Il piano riuscì a meraviglia e una volta rientrato a Gallicano cominciò con curiosità ed apprensione la nuova coltivazione. Questa volta ogni speranza fu soddisfatta, la pianta cresceva molto vigorosa,forte e rampicante, questo baccello di colore verde accesso e questo fagiolo di misura medio piccola di colorazione bruna e con queste striature color vinaccia colpì l’attenzione di tutti gli altri gallicanesi, che a loro volta cominciarono la coltivazione di questo legume americano. Ma adesso bisognava dargli un nome, un nome che lo differisse da tutti gli altri… Si era notato che quando questo legume veniva lessato emanava nella cucina un gradevolissimo profumo di fico…ecco allora l’idea, il lampo di genio, l’intuizione, per tutti sarà conosciuto come fagiolo fico. Non crediate che Vincenzo Micheli abbia reso un servizio da poco alla Valle del Serchio, portando clandestinamente questo fagiolo in Garfagnana. Oggi il fagiolo fico proprio per la sua unicità non essendo presente in nessuna altra parte dell’Italia è stato iscritto da alcuni anni nell’albo regionale sulla tutela e conservazione delle varietà locali con la denominazione di “fagiolo fico di Gallicano” e conservato nella Banca Regionale del Germoplasma di Camporgiano.
Questa “banca” rende (almeno questa volta) a questa parola un significato positivo, (dopo le note vicende politiche), e ci fa dire un doveroso grazie ai “banchieri” di questa associazione, che non sono naturalmente banchieri nel vero senso della parola ma sono dei cosiddetti “coltivatori custodi“, che con le loro piantagioni riescono a coltivare tutti quei prodotti locali a rischio di estinzione. Molti di questi “coltivatori custodi” sono pensionati, lavoratori comuni, proprietari di aziende agricole che con il loro lavoro mantengono ancora in vita (oltre al fagiolo fico)molteplici altri prodotti della nostra terra, come il fagiolo giallorino, la patata rossa di Sulcina, il melo Casciano, il “formenton” ottofile, il granturco nano di Verni e tanti altri ancora. Ah! Dimenticavo…Per gli amanti della buona cucina il fagiolo fico trova “la sua morte” con le mitiche ” fogacce leve” gallicanesi… e allora un grazie ancora a Vincenzo Micheli…il Cristoforo Colombo di Garfagnana.
“Fogacce Leve” e fagiolo fico
Bibliografia:
“L’Aringo il giornale di Gallicano” Anno 2 n°5 Marzo 2016 “Il fagiolo fico di Gallicano” di Ivo Poli
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#Cristoforo Colombo toscano#e allora un grazie an Cristoforo Colombo Garfagnana.#fagiolo fico#vincenzo micheli
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Intervista a Christopher Kelly
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Intervista a Christopher Kelly
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L’italia sembra così distante dalla parola “invasione” nel moderno modo di pensare, viene associata generalmente al cibo o alla moda e non certo alla guerra. Quanto pensa sia importante per gli italiani di sapere dell’impatto militare italiano sul resto del mondo?
Moltissimo! Abbiamo scritto Italy Invades maggiormente per lo stereotipo che gli italiani non sono militari. Siamo convinti che questo sia solamente il risultato dovuto ai fatti della seconda guerra mondiale incluso la propaganda alleata contro gli italiani. Sapevamo che c’era una storia molto più ricca e profonda relativa al ruolo che i soldati italiani hanno giocato in tutto il mondo, spesso combattendo sotto moltissime bandiere diverse, sia come soldati che generali. Ci sono tanti fatti di storia militare dimenticati. Come semplici esempi, il presidente Lincoln provò, senza successo, ad arruolare Garibaldi come generale nelle fila dell’esercito unionista o che nelle fila dell’esercito americano c’erano molti soldati di diretta discendenza italiana.
Perchè avete scritto Italy Invades? E’ stato un passaggio logico dopo America Invades?
Stuart Laycock aveva inizialmente scritto sulle invasioni britanniche e su come l’impero britannico fosse tanto esteso al punto che il sole non tramontava mai su di esso. L’America oggi è innegabilmente una potenza mondiale con interessi militari in quasi tutti i paesi del mondo. Ma l’Italia – l’impero romano ovviamente – è il padre di tutti gli imperi. Ci sono talmente tanti parallelismi tra l’antica Roma e gli USA di oggi. Entrambi avevano il Senato, entrambi usano ed hanno usato l’aquila come simbolo delle loro armate, entrambi hanno combattuto in Iraq e in altre parti del mondo. Ed io sono connesso all’Italia in prima persona. Mia moglie è cittadina italiana.
Quale libro è stato più interessante da scrivere? Italy Invades o America Invades?
Entrambi i libri sono stati molto divertenti da scrivere. Ovviamente per me la storia americana è più vicina e familiare. E’ stato di estrema soddisfazione scrivere anche della parte di storia americanain cui la mia famiglia ha giocato un ruolo attivo. Mio padre ha servito nella guerra di Corea, due miei avi hanno partecipato all’invasione del Canada durante la Rivoluzione Americana e la guerra del 1812. L’america non è un paese perfetto ma credo che gli americani abbiano fatto molte cose di cui andare orgogliosi (ad esempio la confitta del Nazismo e la liberazione dei Campi di sterminio) Scrivere Italy Invades mi ha dato l’opportunità di esplorare la storia di un altro paese ed apprezzare il diverso punto di vista. Anche l’Italia non è un paese perfetto. L’invasione dell’Etiopia nel 1936, ad esempio, fu grottesca. Ma eccetto che per lo stato fascista creato da Mussolini, credo che gli italiani debbano essere orgogliosi del passato militare della loro nazione.
Italy Invades è l’affermazione di questo orgoglio italiano. La cosa sorprendente è piùttosto che sia stato scritto da un americano e da un inglese! Che connessioni ci sono con Firenze? Per prima cosa la versione italiana è stata tradotta in italiano nel 2017 e pubblicata da un editore Fiorentino, Polistampa. E’ stata pubblicata con il titolo Italy Invades, il popolo che ha conquistato il mondo. Poi un amico locale che mi ha aiutato in alcune ricerche ed organizzare alcune visite. Lo conosci? (L’autore e l’intervistatore ridono)
Ma quali sono le connessioni storiche delle invasioni italiane a Firenze?
Ce ne sono molte! Eccone alcune. 1) Nei suoi appunti Leonardo da Vinci, che ha passato la prima parte della sua vita a Firenze, ha implementato fantastiche novità nel campo della scienza militare. Nonostante la sua repulsione per la violenza e la crudeltà dell’uomo, ha fatto disegni propedeutici alla realizzazione dell’elicottero, del paracadute del carro armato e del sottomarino. 2) Filippo Mazzei (1730 – 1816) era un aristocratico toscano che è emigrato nella colonia della Virginia ed ha operato come agente della colonia per ottenere soldati per la causa patriottica. Divenne un grande amico di Thomas Jefferson a scrisse lui quel “All men are created equal” prima che Jefferson lo scrivesse nella Dichiarazione di Indipendenza nel 1776. Entrambi avevanoun grande amore per la liberà ed il vino. Mazzei aiutò Jefferson a prantare le vigne dietro la sua casa in Monticello. La famiglia Mazzei faceva vino dal 15° secolo e lo fa anche ai giorni d’oggi. 3) Napoleon, l’imperatore di Francia, ha fortissime connessioni non solo con l’Italia ma soprattutto con la Toscana. Più di 165000 italiani facevano parte del suo esercito. Fu incoronato Re d’Italia nel Duomo di Milano nel 1805. Era così legato all’Italia che dichiarò “Io sono Italiano, o Toscano o Corso”. Suo zio Filippo Bonaparte era originario di San Miniato e tuttoggio possono essere visti gli stemmi della famiglia Bonaparte nelle strade di questa città. Il nome Napoleone è in effetti la crasi di Napoli e Leone e “leone di napoli” non mi pare un nome molto francese. Napoleone visitò San Miniato nel 1778 anche se non si sa cosa pensasse dei Tartufi! he thought of their famous truffles. 4) Michaelangelo, nel rinascimento, aiutò a progettare e costruire le fortificazioni a base stella 5 punte per difendere Firenze. Nel 1941 il congresso americano dette l’autorizzazione a costruire l’icona del potere militare americano: il pentagono. 5) Nell’area di Firenze ci sono a tutt’oggi 3 importantissimi cimiteri di guerra. In questo caso si parla di “invasioni subite” dall’ Italia, ma il legame con la storia militare è innegabile. Ma l’Italia ha davvero conquistato il mondo? Gli italiani, nel senso più esteso inteso come paese geografico quindi includendo l’antica Roma, hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo. I Romani hanno cotruito il Vallo d’Adriano,i viaggi di Cristoforo Colombo hanno trasformato il nostro mondo ed i monumenti alla Guardia Garibaldina possono essere trovati oggi sul campo di battaglia di Gettysburg. Ancor di più il “potere gentile” dell’Italia, espresso con cibo, vino, moda, arte e musica, ha toccato ogni parte del mondo. Poche settimane fa ero a mangiare un risotto di mare ad Apia, la capitale di Samoa! Cosa può dirci relativamente a Firenze e le forze armate italiane oggi? Le forze armate italiane fanno un importantissimo lavoro nel mondo, Nel 2010 le forze di pace italiane erano operative in 22 nazioni differenti. The Italian military does important work around the world in the 21 st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Firenze è la sede dell’accademia di guerra Aerea, intitolata a Giulio Douhet, padre di molte strategie di guerra aerea tramite il suo libro “il dominio dell’aria” e Livorno ospita l’accademia navale ed è la casa dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo. Il nobile spirito marziale italiano si incontra a Firenze ogni 24 giugno e nelle settimane precedenti per celebrare il torneo di Calcio Storico Fiorentino, Hai altri piani legati a Firenze e all’Italia? Dopo America Invades e Italy invades ho pubblicato il diario di un mio bisnonno che era Ambasciatore degli US in Romania nel 1914. Il giorno dello scoppio della guerra fu arrestato a Riva del Garda dagli austriaci ed accusato di essere una spia russa. Il racconto di questo mio avo dimostra quanto la vita a quei tempi fosse simile ad una storia. Ho scritto anche America Inaded, che parla delle invasioni subite dagli Stati Uniti. Adesso sto lavorando su un libro di 101 combattenti di origine celtica. Il prossimo libro potrebbe essere “Italy Invaded” ma immagino sarebbe un lavoro molto molto difficoltoso seppur interessantissimo.
Christopher Kelly è il the co-autore, con Stuart Laycock, di Italy Invades: il popolo che ha conquistato il mondo.
Italy seems so disconnected from the word ‘invasion’ in modern day thinking – it is commonly associated with food or fashion, not war – how important is it, do you think, for people to know about Italy and it’s military impact on the rest of the world? Indeed! We wrote Italy Invades in large part due to the stereotype of “not military Italians”. We believed that this is largely a result of the Italian experience in World War II including effective Allied propaganda directed against Italians. We felt that there was a much richer and more interesting story about the role Italian soldiers have played around the world, often fighting under many different flags. There are so many forgotten military historical facts, for example that President Lincoln tried, unsuccessfully, to hire Garibaldi as a general in the Union Army. Or that one in twelve American servicemen in World War II were of Italian ancestry. And so on. Why did you decide to write Italy Invades? Did it seem a logical step from America Invades? Stuart Laycock had written earlier about British invasions involving an Empire upon which the sun never set. America is, undeniably, a world superpower with military involvement in nearly every country on earth. But Italy, and particularly the Roman Empire, is the grandfather of all Empires. There are so many parallels between ancient Rome and the USA today. Both have a Senate. Both used or use the eagle as their military and national symbol. Both fought in Iraq and many other places. Aside from that I have a personal connection to Italy – I am “IBM” – Italian By Marriage. Which book was more interesting to write – Italy Invades or America Invades? Both books were great fun to write. American history is, of course, more familiar to me. It was fulfilling to write a bit about the small role that my family played in American military history. My dad served in the US Army during the Korean War. I also have two ancestors who invaded Canada during the American Revolution and during the War of 1812. America is not a perfect nation. But I believe that Americans have done many things for which they can be justly proud (such as the liberation of the death camps in WW2). Italy Invades gave me an opportunity to explore another country’s history and to appreciate a different perspective. Italy is not a perfect nation either. The 1936 invasion of Ethiopia, for example, was grotesque. In spite of Mussolini’s Fascist state, I believe that Italians have much to be proud of in their military past as well. Italy Invades is an affirmation of Italian pride. The surprising thing is, perhaps, that it was written by an Englishman and an American! What is the connection to Florence? Well, first off, I am delighted that Italy Invades was translated into Italian in 2017 and found a Florentine publisher in Polistampa. It was published as Italy Invades: Il popolo che haconquistato il mondo, Than there is a friend who helped me in making up the book (both Author and interviewer laugh) But what of the historical connections of Italian Invasions to Florence? There are many. 1. In his notebooks Leonardo da Vinci, who spent his youth in Florence, was an amazing innovator in the field of military science. Despite his revulsion at the “cruelty of men,” he sketched designs for the helicopter, the parachute, the armored car or tank and the submarine. 2. Philip Mazzei (1730 – 1816) was a Tuscan aristocrat who immigrated to the colony of Virginia and acted as an agent for the colony purchasing arms for the Patriot cause. He became a great friend of Thomas Jefferson and wrote that “All men are created equal” even before Jefferson penned it in the Declaration of Independence in 1776. The two men shared a love for both liberty and wine; Mazzei helped Jefferson to plant grapes at his home in Monticello. The Mazzei family has been making wines in Chianti since the fifteenth century and continue to do so to this day. 3. Napoleon, the Emperor of the French, had a strong connection not just to Italy but to Tuscany as well. Over 165,000 Italians served in his armies. Napoleon was crowned King of Italy at the Duomo in Milan in 1805. Napoleon once said, “Io sono Italiano o Toscano che Corso.” His uncle, the canon Filippo Buonaparte, was from San Miniato and one can still find the Bonaparte family crest adorning the streets of that Tuscan town. The very name Napoleon is, in fact, made up of two Italian words – Napoli and Leone. Lion of Naples doesn’t sound very French to me! Napoleon himself visited San Miniato in 1778. It is unknown, however, what he thought of their famous truffles. 4. Michaelangelo, during the Renaissance, helped to build five-sided Star Fortifications to defend Florence. In 1941 the US Congress authorized a similar design to construct that icon of American military power – the Pentagon. 5. Surrounding Florence there are 3 War Cemetery, it is Italy Invaded but the link with Italian Military History cannot be denied. Has Italy really Conquered the World? Italians, in the broadest sense including ancient Rome, have had a profound impact on every part of the world. The Romans built Hadrian’s Wall in Britain, the voyages of Christopher Columbus transformed our world and a monument to the Garibaldi Guard can be found today on the Gettysburg Battlefield. Moreover, Italian soft power, as expressed in food, wine, fashion and music has touched every part of the world. Just a few weeks ago, for example, I enjoyed a delicious seafood risotto in Apia, the capital of Samoa!
What about Florence and the Italian military today? The Italian military does important work around the world in the 21st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Livorno remains an important base for the Italian Navy and home of the World Best Ship Amerigo Vespucci and Florence is home to the Italian Air Force training academy G. Douhet. The noble martial spirit of Italy lives still in Florence where locals and tourists gather each summer to celebrate the pageantry and splendor of the world famous Calcio Storico. Christopher Kelly is the co-author, with Stuart Laycock, of Italy Invades: How Italians Conquered the World .
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Intervista a Christopher Kelly
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Intervista a Christopher Kelly
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L’italia sembra così distante dalla parola “invasione” nel moderno modo di pensare, viene associata generalmente al cibo o alla moda e non certo alla guerra. Quanto pensa sia importante per gli italiani di sapere dell’impatto militare italiano sul resto del mondo?
Moltissimo! Abbiamo scritto Italy Invades maggiormente per lo stereotipo che gli italiani non sono militari. Siamo convinti che questo sia solamente il risultato dovuto ai fatti della seconda guerra mondiale incluso la propaganda alleata contro gli italiani. Sapevamo che c’era una storia molto più ricca e profonda relativa al ruolo che i soldati italiani hanno giocato in tutto il mondo, spesso combattendo sotto moltissime bandiere diverse, sia come soldati che generali. Ci sono tanti fatti di storia militare dimenticati. Come semplici esempi, il presidente Lincoln provò, senza successo, ad arruolare Garibaldi come generale nelle fila dell’esercito unionista o che nelle fila dell’esercito americano c’erano molti soldati di diretta discendenza italiana.
Perchè avete scritto Italy Invades? E’ stato un passaggio logico dopo America Invades?
Stuart Laycock aveva inizialmente scritto sulle invasioni britanniche e su come l’impero britannico fosse tanto esteso al punto che il sole non tramontava mai su di esso. L’America oggi è innegabilmente una potenza mondiale con interessi militari in quasi tutti i paesi del mondo. Ma l’Italia – l’impero romano ovviamente – è il padre di tutti gli imperi. Ci sono talmente tanti parallelismi tra l’antica Roma e gli USA di oggi. Entrambi avevano il Senato, entrambi usano ed hanno usato l’aquila come simbolo delle loro armate, entrambi hanno combattuto in Iraq e in altre parti del mondo. Ed io sono connesso all’Italia in prima persona. Mia moglie è cittadina italiana.
Quale libro è stato più interessante da scrivere? Italy Invades o America Invades?
Entrambi i libri sono stati molto divertenti da scrivere. Ovviamente per me la storia americana è più vicina e familiare. E’ stato di estrema soddisfazione scrivere anche della parte di storia americanain cui la mia famiglia ha giocato un ruolo attivo. Mio padre ha servito nella guerra di Corea, due miei avi hanno partecipato all’invasione del Canada durante la Rivoluzione Americana e la guerra del 1812. L’america non è un paese perfetto ma credo che gli americani abbiano fatto molte cose di cui andare orgogliosi (ad esempio la confitta del Nazismo e la liberazione dei Campi di sterminio) Scrivere Italy Invades mi ha dato l’opportunità di esplorare la storia di un altro paese ed apprezzare il diverso punto di vista. Anche l’Italia non è un paese perfetto. L’invasione dell’Etiopia nel 1936, ad esempio, fu grottesca. Ma eccetto che per lo stato fascista creato da Mussolini, credo che gli italiani debbano essere orgogliosi del passato militare della loro nazione.
Italy Invades è l’affermazione di questo orgoglio italiano. La cosa sorprendente è piùttosto che sia stato scritto da un americano e da un inglese! Che connessioni ci sono con Firenze? Per prima cosa la versione italiana è stata tradotta in italiano nel 2017 e pubblicata da un editore Fiorentino, Polistampa. E’ stata pubblicata con il titolo Italy Invades, il popolo che ha conquistato il mondo. Poi un amico locale che mi ha aiutato in alcune ricerche ed organizzare alcune visite. Lo conosci? (L’autore e l’intervistatore ridono)
Ma quali sono le connessioni storiche delle invasioni italiane a Firenze?
Ce ne sono molte! Eccone alcune. 1) Nei suoi appunti Leonardo da Vinci, che ha passato la prima parte della sua vita a Firenze, ha implementato fantastiche novità nel campo della scienza militare. Nonostante la sua repulsione per la violenza e la crudeltà dell’uomo, ha fatto disegni propedeutici alla realizzazione dell’elicottero, del paracadute del carro armato e del sottomarino. 2) Filippo Mazzei (1730 – 1816) era un aristocratico toscano che è emigrato nella colonia della Virginia ed ha operato come agente della colonia per ottenere soldati per la causa patriottica. Divenne un grande amico di Thomas Jefferson a scrisse lui quel “All men are created equal” prima che Jefferson lo scrivesse nella Dichiarazione di Indipendenza nel 1776. Entrambi avevanoun grande amore per la liberà ed il vino. Mazzei aiutò Jefferson a prantare le vigne dietro la sua casa in Monticello. La famiglia Mazzei faceva vino dal 15° secolo e lo fa anche ai giorni d’oggi. 3) Napoleon, l’imperatore di Francia, ha fortissime connessioni non solo con l’Italia ma soprattutto con la Toscana. Più di 165000 italiani facevano parte del suo esercito. Fu incoronato Re d’Italia nel Duomo di Milano nel 1805. Era così legato all’Italia che dichiarò “Io sono Italiano, o Toscano o Corso”. Suo zio Filippo Bonaparte era originario di San Miniato e tuttoggio possono essere visti gli stemmi della famiglia Bonaparte nelle strade di questa città. Il nome Napoleone è in effetti la crasi di Napoli e Leone e “leone di napoli” non mi pare un nome molto francese. Napoleone visitò San Miniato nel 1778 anche se non si sa cosa pensasse dei Tartufi! he thought of their famous truffles. 4) Michaelangelo, nel rinascimento, aiutò a progettare e costruire le fortificazioni a base stella 5 punte per difendere Firenze. Nel 1941 il congresso americano dette l’autorizzazione a costruire l’icona del potere militare americano: il pentagono. 5) Nell’area di Firenze ci sono a tutt’oggi 3 importantissimi cimiteri di guerra. In questo caso si parla di “invasioni subite” dall’ Italia, ma il legame con la storia militare è innegabile. Ma l’Italia ha davvero conquistato il mondo? Gli italiani, nel senso più esteso inteso come paese geografico quindi includendo l’antica Roma, hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo. I Romani hanno cotruito il Vallo d’Adriano,i viaggi di Cristoforo Colombo hanno trasformato il nostro mondo ed i monumenti alla Guardia Garibaldina possono essere trovati oggi sul campo di battaglia di Gettysburg. Ancor di più il “potere gentile” dell’Italia, espresso con cibo, vino, moda, arte e musica, ha toccato ogni parte del mondo. Poche settimane fa ero a mangiare un risotto di mare ad Apia, la capitale di Samoa! Cosa può dirci relativamente a Firenze e le forze armate italiane oggi? Le forze armate italiane fanno un importantissimo lavoro nel mondo, Nel 2010 le forze di pace italiane erano operative in 22 nazioni differenti. The Italian military does important work around the world in the 21 st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Firenze è la sede dell’accademia di guerra Aerea, intitolata a Giulio Douhet, padre di molte strategie di guerra aerea tramite il suo libro “il dominio dell’aria” e Livorno ospita l’accademia navale ed è la casa dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo. Il nobile spirito marziale italiano si incontra a Firenze ogni 24 giugno e nelle settimane precedenti per celebrare il torneo di Calcio Storico Fiorentino, Hai altri piani legati a Firenze e all’Italia? Dopo America Invades e Italy invades ho pubblicato il diario di un mio bisnonno che era Ambasciatore degli US in Romania nel 1914. Il giorno dello scoppio della guerra fu arrestato a Riva del Garda dagli austriaci ed accusato di essere una spia russa. Il racconto di questo mio avo dimostra quanto la vita a quei tempi fosse simile ad una storia. Ho scritto anche America Inaded, che parla delle invasioni subite dagli Stati Uniti. Adesso sto lavorando su un libro di 101 combattenti di origine celtica. Il prossimo libro potrebbe essere “Italy Invaded” ma immagino sarebbe un lavoro molto molto difficoltoso seppur interessantissimo.
Christopher Kelly è il the co-autore, con Stuart Laycock, di Italy Invades: il popolo che ha conquistato il mondo.
Italy seems so disconnected from the word ‘invasion’ in modern day thinking – it is commonly associated with food or fashion, not war – how important is it, do you think, for people to know about Italy and it’s military impact on the rest of the world? Indeed! We wrote Italy Invades in large part due to the stereotype of “not military Italians”. We believed that this is largely a result of the Italian experience in World War II including effective Allied propaganda directed against Italians. We felt that there was a much richer and more interesting story about the role Italian soldiers have played around the world, often fighting under many different flags. There are so many forgotten military historical facts, for example that President Lincoln tried, unsuccessfully, to hire Garibaldi as a general in the Union Army. Or that one in twelve American servicemen in World War II were of Italian ancestry. And so on. Why did you decide to write Italy Invades? Did it seem a logical step from America Invades? Stuart Laycock had written earlier about British invasions involving an Empire upon which the sun never set. America is, undeniably, a world superpower with military involvement in nearly every country on earth. But Italy, and particularly the Roman Empire, is the grandfather of all Empires. There are so many parallels between ancient Rome and the USA today. Both have a Senate. Both used or use the eagle as their military and national symbol. Both fought in Iraq and many other places. Aside from that I have a personal connection to Italy – I am “IBM” – Italian By Marriage. Which book was more interesting to write – Italy Invades or America Invades? Both books were great fun to write. American history is, of course, more familiar to me. It was fulfilling to write a bit about the small role that my family played in American military history. My dad served in the US Army during the Korean War. I also have two ancestors who invaded Canada during the American Revolution and during the War of 1812. America is not a perfect nation. But I believe that Americans have done many things for which they can be justly proud (such as the liberation of the death camps in WW2). Italy Invades gave me an opportunity to explore another country’s history and to appreciate a different perspective. Italy is not a perfect nation either. The 1936 invasion of Ethiopia, for example, was grotesque. In spite of Mussolini’s Fascist state, I believe that Italians have much to be proud of in their military past as well. Italy Invades is an affirmation of Italian pride. The surprising thing is, perhaps, that it was written by an Englishman and an American! What is the connection to Florence? Well, first off, I am delighted that Italy Invades was translated into Italian in 2017 and found a Florentine publisher in Polistampa. It was published as Italy Invades: Il popolo che haconquistato il mondo, Than there is a friend who helped me in making up the book (both Author and interviewer laugh) But what of the historical connections of Italian Invasions to Florence? There are many. 1. In his notebooks Leonardo da Vinci, who spent his youth in Florence, was an amazing innovator in the field of military science. Despite his revulsion at the “cruelty of men,” he sketched designs for the helicopter, the parachute, the armored car or tank and the submarine. 2. Philip Mazzei (1730 – 1816) was a Tuscan aristocrat who immigrated to the colony of Virginia and acted as an agent for the colony purchasing arms for the Patriot cause. He became a great friend of Thomas Jefferson and wrote that “All men are created equal” even before Jefferson penned it in the Declaration of Independence in 1776. The two men shared a love for both liberty and wine; Mazzei helped Jefferson to plant grapes at his home in Monticello. The Mazzei family has been making wines in Chianti since the fifteenth century and continue to do so to this day. 3. Napoleon, the Emperor of the French, had a strong connection not just to Italy but to Tuscany as well. Over 165,000 Italians served in his armies. Napoleon was crowned King of Italy at the Duomo in Milan in 1805. Napoleon once said, “Io sono Italiano o Toscano che Corso.” His uncle, the canon Filippo Buonaparte, was from San Miniato and one can still find the Bonaparte family crest adorning the streets of that Tuscan town. The very name Napoleon is, in fact, made up of two Italian words – Napoli and Leone. Lion of Naples doesn’t sound very French to me! Napoleon himself visited San Miniato in 1778. It is unknown, however, what he thought of their famous truffles. 4. Michaelangelo, during the Renaissance, helped to build five-sided Star Fortifications to defend Florence. In 1941 the US Congress authorized a similar design to construct that icon of American military power – the Pentagon. 5. Surrounding Florence there are 3 War Cemetery, it is Italy Invaded but the link with Italian Military History cannot be denied. Has Italy really Conquered the World? Italians, in the broadest sense including ancient Rome, have had a profound impact on every part of the world. The Romans built Hadrian’s Wall in Britain, the voyages of Christopher Columbus transformed our world and a monument to the Garibaldi Guard can be found today on the Gettysburg Battlefield. Moreover, Italian soft power, as expressed in food, wine, fashion and music has touched every part of the world. Just a few weeks ago, for example, I enjoyed a delicious seafood risotto in Apia, the capital of Samoa!
What about Florence and the Italian military today? The Italian military does important work around the world in the 21st century. In 2010 Italian peacekeepers were serving in twenty-two different nations. Livorno remains an important base for the Italian Navy and home of the World Best Ship Amerigo Vespucci and Florence is home to the Italian Air Force training academy G. Douhet. The noble martial spirit of Italy lives still in Florence where locals and tourists gather each summer to celebrate the pageantry and splendor of the world famous Calcio Storico. Christopher Kelly is the co-author, with Stuart Laycock, of Italy Invades: How Italians Conquered the World .
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Rodriguez: "Liu Xiaobo"
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Rodriguez: "Liu Xiaobo"
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“Dobbiamo credere a testimoni che sono disposti a morire”, ha detto Pascal.
Liu Xiaobo (刘晓波in cinese; Changchun, 28 dicembre 1955 – Shenyang, 13 luglio 2017) è stato un critico letterario, scrittore e docente cinese, attivo da molti anni nella difesa dei diritti umani nel suo Paese.
L’8 dicembre 2008 Liu Xiao Bo è stato arrestato a causa della sua adesione al movimento «Charta 08», di cui è il primo firmatario, ed è stato detenuto in un luogo segreto, sebbene l’arresto sia stato formalizzato solo il 23 giugno 2009. L’accusa è quella di “incitamento alla sovversione del potere dello stato”. Dopo un anno di detenzione, il 23 dicembre 2009 si è svolto il processo; il 25 è stato condannato a 11 anni di prigione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza è stata confermata in appello l’11 febbraio 2010. L’8 ottobre 2010 è stato insignito del Premio Nobel per la pace «per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina»
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#LiuXiaobo #HongKong #NoblePeacePrize #HumanRights #menschenrechte #NobelDeLaPaz #China #PrixNobelDeLaPaix Amnesty International
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Firefox Test Pilot: Private, Encrypted File Sharing
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Firefox Test Pilot: Private, Encrypted File Sharing
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Send lets you upload and encrypt large files (up to 1GB) to share online. When you upload a file, Send creates a link to pass along to whoever you want. Each link created by Send will expire after 1 download or 24 hours, and all sent files will be automatically deleted from the Send server.
Unlike other Test Pilot experiments, Send does not require an add-on, and can be used in any modern browser.
https://send.firefox.com/
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Giornata mondiale della Radio
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Giornata mondiale della Radio
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perché viene celebrata il 13 febbraio? Perché è il giorno in cui, nel 1946, è stata fondata la Radio delle Nazioni Unite.
La Giornata è stata celebrata per la prima volta nel 2012, a seguito della Conferenza Generale dell’UNESCO che ne aveva riconosciuto l’importanza, e l’anno successivo è stata istituita dalle Nazioni Unite come Giornata Mondiale.
Il tema di quest’anno, “Radio e sport”, è stato scelto in vista degli importantissimi eventi sportivi che si svolgeranno durante il 2018 e che avranno la capacità di unire i cuori e le menti delle persone in tutto il mondo, quindi la giornata avrà l’obiettivo di mostrare la bellezza degli sport in tutta la loro diversità, dagli sport tradizionali che ci legano al nostro patrimonio culturale agli sport della gente comune che ci tiene ancorati alle nostre comunità.
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La Giornata è molto importante perché riconosce la radio come fondamentale mezzo di comunicazione, sostiene la collaborazione internazionale tra le stazioni emittenti e incoraggia la creazione di reti e comunità per promuovere l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere sulle onde radio; inoltre evidenzia il contributo della radio al dibattito democratico attraverso l’informazione, l’intrattenimento e l’interazione con gli ascoltatori.
http://www.diamundialradio.org/
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Buffalo Bill Wild West Show a Firenze
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Buffalo Bill Wild West Show a Firenze
Durante la primavera del 1890 un manipolo di circa 600 persone, tra cui almeno un centinaio di indiani, si accamparono nei prati della Zecca, sulle rive dell’Arno.
Al loro seguito 160 cavalli, 10 o addirittura 15 bufali, cervi, alci e persino orsi bruni.
Si trattava della troupe del Buffalo Bill Wild West Show, lo spettacolo ideato dal celebre avventuriero americano nel 1883: uno show circense in piena regola, dove Buffalo Bill, al secolo William Frederick Cody, rievocava i momenti storici che avevano creato il mito del selvaggio West.
Nasce così il Buffalo Bill Wild West Show che, dopo la prima tappa nel 1890, sbarcò nuovamente a Firenze nel 1906.
L’esibizione durò per ben tre giorni ed ebbe luogo in Piazza d’Armi: Buffalo Bill e la sua numerosissima compagnia arrivarono alla stazione di Campo di Marte su 4 treni diversi, per poi accamparsi lì vicino.
Le cronache parlano addirittura di 1.300 “Uomini-Cavalli”, pronti ad incantare la folla con le loro esibizioni.
Ma cos’era esattamente il Wild West Show?
Probabilmente è stato uno dei primi grandi esempi di quelle “americanate” che, nel bene e nel male, hanno scandito gli ultimi centocinquant’anni della vita del mondo, uno spettacolo grandioso, eccessivo, iperbolico, dove numerose e variopinte comparse recitavano nell’arena la parte di loro stessi.
Già, perché il “marchio di fabbrica” di questo rutilante carrozzone era proprio l’autenticità dei personaggi: dai protagonisti della scena come Annie Oakley, ai semplici figuranti, come cowboys che domavano cavalli selvaggi o si esibivano in ardite rotazioni dei loro lazos, pistoleri che inscenavano duelli, infallibili tiratori che centravano difficilissimi bersagli, ed infine indiani, che simulavano sanguinosi assalti alle diligenze, finendo, però, immancabilmente per essere sconfitti. Uno show mirabolante, come venne definito allora, dedicato al mito del selvaggio West.
Gabriella Bazzani
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Il Cristoforo Colombo toscano. Vincenzo Micheli ed il fagiolo fico
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Il Cristoforo Colombo toscano. Vincenzo Micheli ed il fagiolo fico
Una storia unica ed originale.Chi l’avrebbe mai detto che un ortaggio a fine 1800 fosse stato importato clandestinamente dagli Stati Uniti alla Valle del Serchio? Questa è la storia del fagiolo fico di Gallicano e del suo “scopritore” Vincenzo Micheli che con uno stratagemma ben studiato riuscì ad eludere tutte le frontiere e a far arrivare questo prodotto alimentare in Garfagnana. Oggi il “fagiolo fico” data la sua unicità, dal momento che non è coltivato in nessuna altra parte d’Italia è stato iscritto all’albo regionale sulla tutela e conservazione delle varietà locali
Cristoforo Colombo eccelso navigatore o infimo schiavista? Agli storici l’ardua sentenza. Oggi infatti quello che ci interessa non è quello che fu Colombo come uomo, ma come scopritore. Non fu solo l’involontario scopritore di un nuovo mondo ma anche di una certa quantità di prodotti alimentari mai visti e conosciuti prima nel Vecchio Continente. Il 12 ottobre 1492 segnò una svolta importante per la storia dell’alimentazione europea, fu un “annus memorabilis” in questo senso. Dal nuovo continente giunsero cibi sconosciuti, specialmente fra la frutta e la verdura: patate, peperoni, peperoncini, pomodori, zucche, fagioli, ananas, arachidi, cacao, fichi d’india e uno strano e corpulento pennuto: il tacchino. Naturalmente passarono alcuni anni prima di comprendere l’uso corretto di queste straordinarie scoperte. Gli spagnoli ad esempio importarono i semi del pomodoro che in principio era ritenuto velenoso, tant’è che la pianta e il suo frutto venivano utilizzati solamente per abbellire parchi e giardini nobiliari.
Cristoforo Colombo
Che dire poi della patata? I suoi primi decenni nel nostro continente furono duri, difatti veniva utilizzata solamente per alimentare il bestiame. Da subito invece ebbe successo il mais, divenne subito popolare nelle cucine spagnole e portoghesi per l’uso che se ne faceva della sua farina. Anche i fagioli si diffusero rapidamente e grazie alla loro maggior resa nell’orto presero ben presto il posto delle varietà fino allora conosciute nel Mediterraneo. Ed è a proposito di fagioli che entra in ballo la Garfagnana, l’America e una sorta di Colombo garfagnino. Per spiegare questa curiosa ed originale storia bisogna andare avanti nel tempo di 397 anni e narrare quindi le vicende di Vincenzo Micheli, nato a Gallicano nel 1863.
Gallicano. Vecchia foto. Piazza Vittorio Emanuele II
Il giovinetto parti per l’America con tanta forza d’animo, determinazione e speranza. Vincenzo era alla ricerca di una vita migliore, voleva sfuggire a una povertà che a Gallicano alla fine dell’800 era presente in quasi tutte le famiglie Arrivò finalmente nella terra promessa, in America, proprio quella terra che Colombo aprì al mondo e che dopo circa quattrocento anni dalla sua scoperta era ancora una terra in buona parte da esplorare. Proprio per questo motivo in quel periodo il porto di New York era tappezzato di volantini e manifesti che invitavano i nuovi arrivati a “conquistare” l’ovest. Per chi aveva dimestichezza con zappa e vanga quella doveva essere la sua destinazione e la California la nuova “Mecca”. La California da pochi anni (1850) era diventata il 31° stato dell’Unione e il governo in quei luoghi offriva nuove terre da coltivare anche ai migranti. Ognuno lì poteva avere il suo appezzamento da coltivare e da curare e questo faceva proprio al caso di Vincenzo, che da sempre lavorava i campi. Il caldo sole della California e un moderno sistema irriguo stava già rendendo questa nuova regione il massimo produttore agricolo di tutti gli Stati Uniti: agrumi, mele, pere, pesche, prugne uva e pomodori, ma non solo, barbabietole da zucchero, cotone, riso, orzo e grandi allevamenti avevano reso questa parte di mondo un vero e proprio Eden e anche il giovane gallicanese raggiunse questo paradiso terrestre.
La California nel 1890
Però non sempre tutte le ciambelle riescono con il buco e forse la nostalgia dell’Italia, forse gli affari non andarono proprio come credeva, o chissà quale altro motivo, fattostà che nel 1889 Vincenzo tornò a Gallicano, ma non tornò a mani vuote, infatti nelle sue coltivazioni californiane apprezzò molto anche i nuovi ortaggi che questa terra offriva e fra questi rimase completamente colpito dalla bontà di un fagiolo mai visto prima nella sua terra natia. Nel suo rientro in Italia volle quindi portare con se i suoi semi e così come un nuovo Colombo cercò di recare nella sua amata Garfagnana una nuova qualità ortaggio che nessuno prima aveva mai apprezzato e conosciuto. Quello che è certo che la cosa sarebbe stata molto diversa da quello che accadde al navigatore genovese, che al suo ritorno fu accolto in terra di Spagna con tutti gli onori dai reali iberici, ringraziato e osannato anche proprio perchè aveva messo gli europei a conoscenza dei nuovi frutti del Nuovo Mondo. Il discorso per il Micheli era ben diverso, dato che vigeva negli Stati Uniti l’assoluto divieto di importare semi verso altri Paesi. Come fare allora? Quale sistema poteva escogitare?
Fagiolo fico
L’ingegno garfagnino come si sa è sempre ben sviluppato e anche stavolta ebbe la meglio su tutta la situazione. Lo stratagemma era ben congegnato e così cinque semi di questi fagioli furono cuciti nel nastro di raso che contornava il suo cappello a falde. Il piano riuscì a meraviglia e una volta rientrato a Gallicano cominciò con curiosità ed apprensione la nuova coltivazione. Questa volta ogni speranza fu soddisfatta, la pianta cresceva molto vigorosa,forte e rampicante, questo baccello di colore verde accesso e questo fagiolo di misura medio piccola di colorazione bruna e con queste striature color vinaccia colpì l’attenzione di tutti gli altri gallicanesi, che a loro volta cominciarono la coltivazione di questo legume americano. Ma adesso bisognava dargli un nome, un nome che lo differisse da tutti gli altri… Si era notato che quando questo legume veniva lessato emanava nella cucina un gradevolissimo profumo di fico…ecco allora l’idea, il lampo di genio, l’intuizione, per tutti sarà conosciuto come fagiolo fico. Non crediate che Vincenzo Micheli abbia reso un servizio da poco alla Valle del Serchio, portando clandestinamente questo fagiolo in Garfagnana. Oggi il fagiolo fico proprio per la sua unicità non essendo presente in nessuna altra parte dell’Italia è stato iscritto da alcuni anni nell’albo regionale sulla tutela e conservazione delle varietà locali con la denominazione di “fagiolo fico di Gallicano” e conservato nella Banca Regionale del Germoplasma di Camporgiano.
Questa “banca” rende (almeno questa volta) a questa parola un significato positivo, (dopo le note vicende politiche), e ci fa dire un doveroso grazie ai “banchieri” di questa associazione, che non sono naturalmente banchieri nel vero senso della parola ma sono dei cosiddetti “coltivatori custodi“, che con le loro piantagioni riescono a coltivare tutti quei prodotti locali a rischio di estinzione. Molti di questi “coltivatori custodi” sono pensionati, lavoratori comuni, proprietari di aziende agricole che con il loro lavoro mantengono ancora in vita (oltre al fagiolo fico)molteplici altri prodotti della nostra terra, come il fagiolo giallorino, la patata rossa di Sulcina, il melo Casciano, il “formenton” ottofile, il granturco nano di Verni e tanti altri ancora. Ah! Dimenticavo…Per gli amanti della buona cucina il fagiolo fico trova “la sua morte” con le mitiche ” fogacce leve” gallicanesi… e allora un grazie ancora a Vincenzo Micheli…il Cristoforo Colombo di Garfagnana.
“Fogacce Leve” e fagiolo fico
Bibliografia:
“L’Aringo il giornale di Gallicano” Anno 2 n°5 Marzo 2016 “Il fagiolo fico di Gallicano” di Ivo Poli
#Cristoforo Colombo toscano#e allora un grazie an Cristoforo Colombo Garfagnana.#fagiolo fico#vincenzo micheli
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