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#Coperchi
autolesionistra · 1 year
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Tema libero: i biscotti
Nutro una certa infatuazione per i biscotti, che negli anni mi ha aiutato a sviluppare due superpoteri:
l'invulnerabilità all'impalugamento, che mi permette di mangiare a secco qualsiasi tipo di biscotto senza apporto di liquidi ad accompagnarli
la capacità di ingurgitare l'equivalente del mio peso in biscotti
Questa passione mi ha portato grandi gioie e alcuni traumi (tipo scoprire che al di fuori dell'Italia la situazione biscotti è spesso drammatica, soprattutto a colazione) (o la sparizione delle tortorelle).
Potreste stare pensando "beh, anche a me piacciono i biscotti, chesaràmmai" ma per dare un'indicazione oggettiva del mio livello patologico: durante l'adolescenza, quando si tende a tappezzare la cameretta di iconografie dei propri eroi avevo appesa una (nutrita ma ormai sparita e compianta) collezione di coperchi di scatole di biscotti danesi. Mia sorella può testimoniare.
La storiografia dei biscotti è per lo più piatta come una lingua di gatto, ma verso la fine degli anni '90 abbiamo assistito ad una piccola rivoluzione commerciale che mi ha sempre incuriosito.
In un mercato per lo più dominato da un noto marchio che per comodità chiameremo Burino Stanco™, vari esponenti della Grande Distribuzione iniziarono quasi contemporaneamente una certosina opera di clonazione biscottifera copiando forme e gusti della suddetta marca.
Mi sono sempre chiesto se l'inizio di questa operazione sia stato legato alla risoluzione di qualche ambiguità legale sull'applicazione del copyright ai biscotti o se semplicemente sia stato mero calcolo economico. Sta di fatto che una delle vette più alte della mia storia d'amore con questi amorevoli prodotti dolciari da forno è stata quando la mia famiglia fu selezionata per valutare qualitativamente una serie di pacchi di biscotti di marca ignota che volevano clonare i prodotti del Burino Stanco™. Avere finalmente una missione e un riconoscimento del mio curriculum nel mangiare biscotti (pur se i questionari tecnicamente li firmava poi mia madre) fu il coronamento di un percorso iniziato nelle paludi dei plasmon spappolati passando per le cime innevate dei canestrelli, le brughiere delle treccine di frolla siciliane, le foreste di shortbread scozzesi...
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nonvoglionulla · 7 months
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Mi piace quando, sapendo la verità, ascolto le bugie.....
È bello vedere fino a che punto la gente si spinge
(il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.....sallo 😈)
@petalodiseta
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mawi-tn · 7 days
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Aeternum Madame Petravera 3.0: La Batteria di Pentole Ideale per la Cucina Moderna
Introduzione alla linea Aeternum Madame Petravera 3.0
La Aeternum Madame Petravera 3.0 è una batteria di pentole studiata per offrire prestazioni semiprofessionali in cucina, con un design elegante e funzionale. Composta da 8 pezzi, questa collezione è perfetta per chi cerca una soluzione completa e versatile. Ogni elemento è progettato per garantire una cottura uniforme ed efficiente, specialmente sui piani a induzione.
Caratteristiche Principali della Batteria Aeternum Madame Petravera
1. Composizione della Batteria: 8 Pezzi Essenziali
La batteria Aeternum Madame Petravera 3.0 include:
Padelle di varie dimensioni, ideali per friggere e saltare gli alimenti.
Casseruole per preparazioni più complesse come sughi e stufati.
Tegame per la cottura di piatti al forno o su fornelli.
Coperchi abbinati, che consentono di sigillare il calore e preservare l'umidità.
Questi elementi permettono di coprire tutte le esigenze culinarie quotidiane, con versatilità e praticità.
2. Tecnologia Full Induction: Efficienza Energetica e Cottura Uniforme
Uno dei punti di forza della linea è la tecnologia Full Induction, che offre diversi vantaggi:
Riduzione dei tempi di cottura: grazie alla distribuzione uniforme del calore su tutta la superficie del fondo.
Risparmio energetico: il fondo speciale riduce il consumo di energia proporzionalmente, assicurando un impatto minore sull’ambiente e sui costi.
Compatibilità totale con piani a induzione: questa batteria è pensata per sfruttare al massimo i benefici della cottura a induzione.
I Materiali della Linea Aeternum Madame Petravera
1. Rivestimento Petravera: Resistenza e Durabilità
Il rivestimento Petravera offre una serie di vantaggi che lo rendono perfetto per l'uso quotidi
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leparoledelmondo · 3 months
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Tappi solidali
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Da oggi, mercoledì 3 luglio, scatta l’obbligo per i paesi Ue (in linea con l'Agenda Onu 2030) di adottare per le bottiglie di plastica i tappi che rimangono attaccati al contenitore con un lembo di plastica. I vantaggi sono soprattutto ambientali: rimanendo attaccati alle bottiglie si riduce la possibilità che i tappi vengano dispersi nell’ambiente. In più di trent’anni di monitoraggio dei rifiuti sono stati trovati oltre 20 milioni di tappi e coperchi di bottiglia in tutto in mondo. Sarà più facile così ridurre l’inquinamento e facilitare il riciclo.
Photo by Sadegh Shafiee on Pixabay
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abr · 2 years
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In Veneto il Capodanno era celebrato il 1° marzo. Questa tradizione aveva antiche origini: festeggiare il Capodanno ai segnali di fine dell'inverno e di ripresa dei lavori agricoli era consuetudine dei popoli indoeuropei.
I festeggiamenti prendevano il nome di "Bati Marso". La festa prevedeva di girare per le strade e le piazze, battendo pentole, coperchi e altri strumenti rumorosi per far scappare l'inverno e propiziarsi la primavera.
Con l'entrata in vigore del calendario gregoriano nel 1582, gli Stati europei adottarono nuove modalità di datazione. La Repubblica di Venezia, tuttavia, decise di mantenere il Capodanno il 1° marzo: nei territori della Serenissima, gennaio e febbraio erano l'undicesimo e il dodicesimo mese dell'anno, non il primo e il secondo. Si diceva datazione "more veneto". La Serenissima mantenne questa pratica di datazione fino alla sua caduta nel 1797.
adattato da https://www.veronasera.it/social/perche-il-1-marzo-e-capodanno-dei-veneti.html
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xwhitepolar · 1 year
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Speak Your Language Day 2023: Sim di Bellavista (The Sims 2) come proverbi italiani ✨
// Pleasantview (The Sims 2) sims as italian proverbs ✨
Ciao amici!! Non ho potuto pianificare molto per questo evento ma spero apprezzerete questo post! Sono un po' malaticcia quindi non è molto, ma ehi 😆 // Hello friends!! I couldn't plan much for this event but I hope you'll appreciate this post! I'm a bit sicklish so it's not much, but hey 😆
Dina Caliente: Non è tutto oro quel che luccica. "not all that glitters is gold". I can't explain why it reminds me of her, it's the vibes
Nina Caliente: Da cosa nasce cosa. the italian equivalent of "one thing leads to another", in Italy is often said about dating. Nina 🤝🏽 ACR
Brandi Broke: A mali estremi estremi rimedi. "To extreme misfortune, extreme remedies". When a situation gets tough, sometimes we need to use strong means to get where we want. You know why I chose Brandi, right? ;)
Skip Broke: Uomo avvisato mezzo salvato. literally, "a warned man is half saved". One who's warned about some danger can save themselves. Sorry Skip 💀
Dustin Broke: Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. "Trusting is good, not trusting is better". You just KNOW this teenager is an angsty boy who refuses to trust people lmao
Coral + Herb Oldie: Tra moglie e marito non mettere il dito. "it's better not to mind a couple's business". You don't know how Coral and Herb are together, and as soon as you open their family they have a fight. But you don't question it ;)
Don Lothario: Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. "A wolf loses its fur but not its habit." Referring to how people rarely lose their vices. Don just loves dating around a bit too much to ever stop after marriage, no?
Darren Dreamer: Chi la dura la vince. "who persists, wins". Does Darren still think Cassandra will reciprocate his love at some point?
Mortimer Goth: Chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni. "who minds their own business, lives a hundred years." Given how he reacts when people look through a telescope, you know this man strongly believes in this proverb.
Cassandra Goth: A buon intenditor, poche parole. "Few words are needed for one who understands". Cassandra made this her life motto, I'm sure.
Bella Goth: È meglio essere uccel di bosco, che uccel di gabbia. Literally, "it's better to be a bird in the woods than a bird in a cage". Taking risks and choosing freedom has its own disadvantages, but at least you're not caged. So, did Bella run away, or?
Daniel Pleasant: Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. "The devil makes pots but not lids". Truth and nasty secrets always come up. Daniel be ready >:(
Angela Pleasant: Chi semina vento raccoglie tempesta. Literally, "One who sows wind reaps a storm". Who spreads negativity and ill intentions will get them back even more powerfully. Now, if only she stopped picking fights with her sister...
Lilith Pleasant: Chi la fa l'aspetti. "Who does [something bad] can expect it in return". Twin proverb of the previous one :D will they ever get along?
Ed è tutto per ora!! Spero vi siano piaciuti 😆 potrei farne altri in futuro, chissà.. intanto, felice giorno Parla La Tua Lingua!! // And that's all for now!! I hope you liked these 😆 I may make more in the future, who knows... in the meantime, happy Speak Your Language Day!
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venetianeli · 2 years
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Pitosto che perdar na tradision, ze' meio brusar un paese,, questo sentivo dire a casa mi quando ero piccino.
Stasera son nda " a BATTAR MARZO.
Iera anca un fià fresco, ma ne è valuta la pena; ne vale sempre la pena portar avanti le tradizioni dei nostri veci, dei nostri genitori.
Un popolo che non mantiene vive le proprie tradizioni, le proprie storie, le proprie radici,,, è destinato a scomparire...
Ringraziando chi mi ha aperto la porta di casa, per condividere un paio di chiacchere, e assaporare assieme un goccio.
Grazie a tutti.
BATI MARSO
“Bati, bati Marso,
che’l mato va descalso
cavàeo no morire
che l’erba butarà.”
Un tempo i rustici che vivevano tra le vie centuriate, erano convinti che il “Sapere” fosse stato tramandato ai loro antenati direttamente dagli dei e quindi ogni passo in avanti, per un villico, era la perdita di un frammento dell’antica “Conoscenza”. Per tale ragione nell’Ottocento i contadini compivano le stesse azioni dei loro avi congelando il mondo rurale per millenni. Tuttavia anche se il secolo appena trascorso ha visto eclissarsi molte delle nostre antiche tradizioni, a cavallo tra il mese di febbraio e quello di marzo si può sentite il familiare “bacan del batti marso”. Una remota pratica che consisteva nel gironzolare per le strade battendo su pentole, barattoli, bidoni e qualsiasi altro strumento casalingo inventato per l’occasione.
Lo scopo era di far scappar via l’inverno e risvegliare gli spiriti della terra, propiziare e incoraggiare la rinascita della natura; un auspicio per l’arrivo della PRIMAVERA!
CAO DE L’ANO E BATI MARSO:
CAPODANNO VENETO:
I festeggiamenti per il primo giorno dell’anno (cao de l’ano) erano una festività riconosciuta dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Secondo la tradizione nei giorni che precedono o seguono il primo marzo, la gente usciva nelle strade con pentole, coperchi e altri strumenti musicali fatti in casa battendoli e facendo una gran confusione. Questo era il modo per scacciare il freddo dell’inverno e propiziare l’arrivo della bella stagione: da qui il nome di Bati Marso.
In alcuni casi questa usanza si è tramandata nei secoli ed è arrivata fino ai giorni nostri. In alcune parti del Veneto si usa ancora pronunciare questa filastrocca
Vegnì fora zente, vegnì
vegnì in strada a far casoto,
a bàtare Marso co coerci, tece e pignate!
A la Natura dovemo farghe corajo, sigando e cantando,
par svejar fora i spiriti de la tera!
Vegnì fora tuti bei e bruti.
Bati, bati Marso che ‘l mato va descalso,
femo casoto fin che riva sera
e ciamemo co forsa ea Primavera.
Vegnì fora zente, vegnì fora!. . . .
Fino al 1797, anno dell’invasione napoleonica, il Capodanno in Veneto si festeggiava il 1° marzo, in linea con una tradizione molto più antica del calendario gregoriano, ovvero quella romana, più vicina al ciclo lunare e con dieci mesi anziché dodici.
Il termine ‘more veneto’ (=secondo l’uso veneto, a modo veneto), che veniva abbreviato in m.v. accanto alla data utilizzata nei documenti e nelle annotazioni, indicava proprio il diverso uso secondo lo stile più diffuso dell’epoca, che era, appunto, l’attuale gregoriano, introdotto nel VI secolo da papa Gregorio Magno.
L’usanza di origini molto antiche, secondo tale sistema faceva coincidere i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre effettivamente con il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno, come indicato dal nome.
L’uso di collocare l’inizio dell’anno in corrispondenza con l’inizio della bella stagione, del risveglio naturale della vita in primavera, era una pratica arcaica alquanto diffusa, che possiamo tuttora trovare anche nel calendario cinese.
Testimonianze odierne dell’antica tradizione del capodanno veneto si hanno ancora in alcune zone della pedemontana berica, dell’altopiano di Asiago e in varie feste locali del Trevigiano, del Padovano e del Bassanese, dove è celebrata come l’usanza del Bruza Marzo, del Bati Marzo o del ciamàr Marzo, simboleggiante il risveglio della nuova stagione.
BATI MARSO
"A l'epoca de ła Serenìsima Republica, el Cao de ano, invesse che al 1° de genaro come previsto dal całendario giulian e dopo da queło gregorian, el cascava el 1° de marso. Sta tradission par che ła vegna da l'antico całendario che doparava i Romani prima de Giulio Cesare, che el faxéa scominsiar l'ano dal méxe de marso (e difati in sta maniera i mesi de setenbre, otobre, novenbre e diçenbre i vien a èsar efetivamente i méxi numaro sete, oto, nove e diexe come dixe el nome). Par no far confuxion, i Veneti de na òlta in parte a ła data i ghe scrivéa more veneto, cioè leteralmente "a ła maniera Veneta". Donca, ła data, metemo, del "14 febraro 1703" a Venessia ła deventava "14 febraro 1702 more veneto", parché el febraro l'era efetivamente l'ultimo méxe de l'ano vecio, e el 1703 el scominsiava soło in marso".
Ła festa del Bati Marso ła se svolgéa apunto in tei ultimi jorni de l'ano, e ła prevedéa de 'ndar in giro par łe strade batendo su cuèrciołi, pignate e altri strumenti muxicałi "fati in caxa" faxendo un gran bordèło, con l'intento de far scampar via l'inverno e el fredo e propiziarse l'arivo de ła beła stajon, par poder scuminsiar i laori 'gricołi."
L. Tosatto
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goolden · 1 year
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io non credo di chiedere tanto, perché volevo soltanto un risveglio normale di sabato mattina.
praticamente è andata così:
- mia mamma mi ha svegliato alle 7 facendo rumore con coperchi e altre robe varie: e già partiamo male perché non solo è sabato, ma io non mi sveglio così presto manco quando lavoro da remoto (e inoltre lei stessa si lamenta di mia nonna quando fa 'ste cose. touché)
- lei e sua madre, per l'appunto, tra di loro non sono in grado di fare una conversazione con dei toni tranquilli e pacati: sembra sempre che si stiano accusando a vicenda anche quando si dicono "ciao". premesso ciò, stavano spettegolando tra di loro a voce abbastanza alta ma sembrava che si stessero accusando vicendevolmente di aver rubato l'una l'argenteria dell'altra
- dopo un po' stavo riuscendo a riaddormentarmi, ma lei fa per uscire, si chiude la porta alle spalle e appena la serratura scatta, lei si rende conto di essersi dimenticata qualcosa, quindi bussa per farsi riaprire (e non può andare nonna a riaprirle perché io sono più vicina e più veloce)
- mi rimetto sul letto: lei mi scrive un messaggio su WhatsApp perché le serviva una info. premettendo che lei andava di fretta perché stava andando al lavoro, e che la info che le serviva riguarda una cosa che interessa a entrambe, visualizzo subito (stranamente), mi accingo a risponderle immediatamente (stranamente x2), ma dopo 1 secondo richiama al telefono di casa e devo alzarmi di nuovo (perché non chiamarmi al cellulare? bah). la cosa più bella è che questa tarantella è successa due volte perché dove stava non prendeva e non la sentivo, quindi anziché aspettare che rispondessi ha attaccato e richiamato.
dopo tutto ciò, quando le ho risposto scocciata al telefono LA SECONDA VOLTA mi ha pure detto: "sì però calmati, eh"
be' che dire, follettini e follettine
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icio61 · 1 year
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L’AMORE E IGIENE NEL 1600 1700 😱
Visitando il palazzo di Versailles a Parigi, si nota che il sontuoso palazzo non ha bagni.
In quel periodo non c'erano spazzolini da denti, profumi, deodoranti, figuriamoci la carta igienica. Gli escrementi umani venivano lanciati dalle finestre del palazzo.
In un giorno di festa, la cucina del palazzo poteva preparare un banchetto per 1500 persone, senza la minima igiene.
Nei film attuali vediamo le persone di quell'epoca sventolarsi con il ventaglio...
La spiegazione non è per il caldo, ma per il cattivo odore che emettevano sotto le gonne (che tra l’altro sono state fatte apposta per contenere l'odore delle parti intime, visto che non c'era igiene).
Non era abitudine fare la doccia a causa del freddo e della quasi mancanza di acqua corrente.
Solo i nobili avevano dei lacchè per ventagli, per dissipare il cattivo odore che emettevano il corpo e la bocca, oltre a scacciare gli insetti.
Coloro che sono stati a Versailles hanno ammirato gli enormi e bellissimi giardini che all'epoca non solo erano contemplati, ma erano usati come gabinetti nelle famose ballate promosse dalla monarchia, perché appunto non c'erano bagni.
In quel periodo la maggior parte dei matrimoni si svolgevano in giugno (per loro l'inizio dell'estate). Il motivo è semplice: il primo bagno dell'anno si faceva a maggio; quindi a giugno l'odore della gente era ancora tollerabile.
Tuttavia, poiché alcuni odori iniziavano già a disturbare, le spose portavano mazzi di fiori vicino al loro corpo per coprire la puzza. Da qui la spiegazione dell'origine del bouquet da sposa.
I bagni erano fatti in una sola vasca enorme piena di acqua calda. Il capo della famiglia aveva il privilegio del primo bagno in acqua pulita. Poi, senza cambiare l'acqua, arrivavano gli altri in casa, in ordine di età, donne, anche per età e infine bambini.
I bambini erano gli ultimi a fare il bagno. Quando arrivava il suo turno, l'acqua nella vasca era così sporca che era possibile uccidere un bambino all'interno.
Le persone più ricche avevano i piatti di lattina. Alcuni tipi di cibo arrugginivano il materiale, causando la morte a molte persone per avvelenamento.
Ricordiamoci che le abitudini igieniche dell'epoca erano terribili.
I pomodori, essendo acidi, sono stati considerati velenosi per molto tempo, le tazze di latta venivano usate per bere birra o whisky; questa combinazione, a volte, lasciava l'individuo "a terra" (in una sorta di narcolessia indotta dalla miscela di bevanda alcolica con ossido di stagno).
Qualcuno che passava per strada avrebbe pensato che fosse morto, quindi raccoglievano il corpo per prepararlo per il funerale.
Poi il corpo veniva messo sul tavolo della cucina per alcuni giorni e la famiglia continuava a guardare, mangiare, bere e aspettare di vedere se il morto si svegliava o no. Da qui nasce la veglia ai morti che sarebbe la veglia accanto alla bara.
Non c'era sempre posto per seppellire tutti i morti. Poi si aprivano le bare, si rimuovevano le ossa, si mettevano in ossari e la tomba veniva usata per un altro cadavere.
A volte, aprendo le bare, si notava che c'erano dei graffi sui coperchi all'interno, il che indicava che l'uomo morto in realtà era stato sepolto vivo.
Così, chiudendo la bara, è nata l'idea di legare una striscia del polso del defunto, passarla attraverso un buco fatto nella bara e legarla a una campana.
Dopo il funerale, qualcuno era rimasto in servizio vicino alla tomba per alcuni giorni. Se l'individuo si fosse svegliato, il movimento del suo braccio avrebbe suonato la campana. E sarebbe "salvato dalla campana", che è popolare espressione usata da noi fino ad oggi.
Quello che facciamo oggi per tradizione, lo facciamo senza sapere.
E seguiamo le tradizioni solo per sentito dire.
Come carnevale, Halloween, etc…
A volte il miglior alleato per uscire dall'ignoranza è la lettura.
Preso da Juan Jaime Montoya ( correzioni , traduzione,sistemazioni da Monya)
🌿Pietre: Bosco e Magia
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napoli-city · 5 days
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Price: (as of – Details) pacchetti 5 pomelli per coperchio pentola caratteristiche – : mostrato pomello piccolo per coperchio-dimensioni: 4,80×4,80×2,50 cm/1,89×1,89×0 strumento per coperchio pentola.– materiale:sostituzioni del coperchio in legno– semplici ma pratici, sono ottimi gadget da cucina per portare con te i manici dei coperchi delle pentole in legno.– lavorazione di lucidatura fine,…
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scontomio · 11 days
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La Germania si dichiara sconfitta
Una volta, quando i detti popolari non erano ancora stati sostituiti dagli slogan dei padroni, si diceva che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Nella nuova normalità accade invece che il diavolo si dedichi principalmente alla fabbricazione di coperchi per nascondere gli errori o il proprio nulla. Così in questi giorni abbiamo dovuto sopportare una rinnovata e incongrua folata di…
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explo-bit · 2 months
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Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi
P.S. 'cėne' in francese indica proprio l'ultima cena
..
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jacopocioni · 2 months
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Dante e il suo fantastico viaggio 3: Dante e i personaggi dell'Inferno.
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Prima parte Seconda parte Terza parte
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Virgilio e Dante salgono su una barca per attraversare il fiume Stige, quando compare innanzi a loro un'anima tutta sporca di fango che si rivolge a loro con tono arrogante e stizzoso. È Filippo Argenti, un grande nemico del Sommo poeta che aveva scelto di parteggiare per la parte Nera dei Guelfi. Apparteneva ad una famiglia altezzosa e violenta quella dei Cavicciuli; una delle tante famiglie venute da fuori città, quelle che secondo Cacciaguida (vedi primo articolo) portarono al decadimento la città di Firenze. Argento è un uomo che non ha lasciato un buon ricordo di sé; impotente e furioso per la sua condizione attuale, si ritrova confinato all'inferno e si aggira nervoso tra i dannati che intanto gli si scagliano addosso violentemente, mentre sprofonda inesorabilmente nel fango più lurido. L'unica cosa che può fare, è mordere se stesso per sfogare tutta la sua rabbia.
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Filippo Cavicciuoli è conosciuto anche come Filippo Argenti o Argente, era un membro della famiglia fiorentina degli Adimari, citato nell’VIII canto dell’Inferno. Sembrerebbe essere nato tra il 1266 e il 1267 e morto intorno al 1298. Era soprannominato Argento perché amava ferrare il suo cavallo con questo tipo di metallo prezioso. Era un uomo nerboruto, di grande stazza e dall'animo bellicoso. Si narra che cavalcasse per la città appositamente con le gambe larghe per colpire chiunque incontrasse sulla sua strada. Filippo arrivò anche a schiaffeggiare Dante durante una discussione, perché di idee opposte alle sue e quando fu esiliato si appropriò di tutti i suoi beni. La sua famiglia si era ovviamente opposta accanitamente affinché non fosse ritirato il bando d’esilio a cui era stato condannato il poeta. Filippo odiò ancora di più  Dante, quando avendogli chiesto di intercedere in sua difesa in un processo. Consapevole dei suoi crimini, Dante ne peggiorò la situazione aggiungendo alla sua già critica posizione una denuncia per appropriazione indebita di suolo pubblico, che finì per raddoppiare la condanna pendente su Filippo.
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Dante e Virgilio ricominciano poi il loro viaggio per ritrovarsi in prossimità di alcuni sepolcri infuocati con i loro coperchi alzati. Qui Dante viene riconosciuto da un'anima dannata dal suo dialetto fiorentino. È Farinata degli Uberti, il capo Ghibellino vincitore della battaglia di Montaperti, morto un anno prima della nascita di Dante. Dall'aspetto statuario, fiero con il petto all'infuori e la fronte alta, si guarda intorno sdegnoso e sprezzante. Farinata chiede a Dante quali fossero i suoi antenati, scoprendo che erano stati tutti suoi fieri avversari che aveva combattuto e sconfitto. Nonostante la sconfitta però, i Guelfi, a differenza dei Ghibellini, erano sempre riusciti  a rientrare a Firenze. Così il confronto tra i due si accende e si anima sempre di più.
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Intanto da un sepolcro emerge un'altra anima, è quella di Cavalcante dei Cavalcanti, il padre di Guido Cavalcanti, un grande amico di Dante. I Cavalcanti erano imparentati con Farinata, perché Guido aveva sposato una delle sue figlie. Cavalcante, morto quando Dante aveva quindici anni, cerca il figlio, ma non vedendolo in compagnia del suo amico lo crede morto. Costernato, sparisce di nuovo dentro la sua tomba con il suo dolore.
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Lungarno Maria Luisa dei Medici. Farinata. Foto di Clara Virgili. L’altezzoso e tronfio Farinata intanto, rimane visibilmente amareggiato dalle parole di Dante, da cui ha scoperto l’amaro destino dei Ghibellini: quello di non riuscire più a fare ritorno nella loro Firenze.  A questo punto non per senso di vendetta, ma di compatimento, condividendo la stessa sofferenza, Farinata annuncia a Dante che da lì a quattro anni anche lui scoprirà il tormento doloroso di non poter tornare nella propria città... Approfittando della disponibilità del poeta, gli chiede come i fiorentini si erano comportati nei confronti della sua famiglia, scoprendo con dolore che erano stati piuttosto duri nei confronti degli Uberti. Avevano infatti distrutto le loro case e violato le tombe, gettando le salme nell'Arno per vendicarsi dell’esito della battaglia di Montaperti, quando il fiume Arbia si era colorato di rosso del sangue fiorentino.  Nonostante tutto, Farinata si era però opposto fieramente alla distruzione di Firenze, ma questo non era servito a mitigare la vendetta dei concittadini nei suoi confronti.
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Dante rimane commosso dalla passione e dall'amore che Farinata manifesta per Firenze. Così, dopo questo confronto, Dante si addolcisce e ripensa a Cavalcante e alla sua pena per la sorte del figlio, prega allora Farinata di riferire al padre che Guido è ancora vivo e di non preoccuparsi per lui. Poi Farinata, senza astio, se ne va, augurando a Dante di ritornare presto nel mondo dei vivi. Dante però è rimasto scosso dalla profezia di Farinata lasciando quei dannati per continuare il suo viaggio in compagnia di Virgilio… Ma chi sono questi due personaggi fiorentini di cui parla Dante? Cavalcante de’ Cavalcanti è nato intorno al 1220  e morto nel 1280 circa in Toscana. È stato un filosofo epicureo italiano di parte Guelfa. Non credeva nell’immortalità dell’anima e sosteneva che l’unica realtà fosse costituita dagli atomi. Dante lo incontra nel X canto dell’Inferno, dove è collocato in una fossa infuocata a scontare la sua pena per eresia. Si era imparentato con Farinata degli Uberti attraverso il matrimonio del figlio Guido con la figlia di lui Beatrice, da cui erano nati due figli: Tancia e Andrea. Il matrimonio avveniva spesso a quei tempi tra famiglie avversarie, quando queste volevano riconciliarsi tra loro.
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Guido Cavalcanti invece, fu tra le più “belle intelligenze” di Firenze. È il primo grande amico di Dante, nato a Firenze intorno al 1259 e morto il 29 agosto del 1300. È  stato un poeta e un filosofo, esponente di spicco della corrente poetica del dolce Stil novo, partecipò attivamente tra le fila dei Guelfi Bianchi alla vita politica fiorentina. Fu grande amico personale di Dante che lo menzionerà anche nelle sue opere. Aveva le sue ricche proprietà vicino a Orsanmichele e apparteneva ad una delle famiglie tra le più potenti della città. Nel 1260 Cavalcante, padre del poeta, fu mandato in esilio in seguito alla sconfitta di Montaperti. Sei anni dopo, in seguito alla disfatta dei Ghibellini nella battaglia di Benevento, i Cavalcanti riacquistarono la loro preminente posizione sociale e politica a Firenze. Nel 1280 Guido fu tra i firmatari della pace tra Guelfi e Ghibellini. Ma il 24 giugno del 1300, Dante Alighieri come priore di Firenze, fu costretto a mandare in esilio l’amico nonché maestro Guido, insieme ai capi delle fazioni Bianca e Nera in seguito a nuovi scontri di cui si erano macchiati. Il 19 agosto però, venne revocato l’esilio di Guido per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Moriva il 29 agosto, probabilmente a causa della malaria contratta durante l’ esilio, pochi giorni dopo essere rientrato a Firenze. La produzione poetica che ci lascia è di cinquantadue componimenti, di cui due canzoni, undici ballate, trentasei sonetti, un mottetto e due frammenti. Fra i testi più noti, si ricordano: “Donna me prega” (canzone), “L’anima mia” (sonetto) e “Perch’i no spero di tornar giammai” (ballata). Continua il viaggio di Dante e la ricerca di illustri personaggi fiorentini tra i trapassati…
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Riccardo Massaro Read the full article
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eyewearcatherine · 2 months
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