#Club Los Monitos
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Venden pollo asado a beneficio del Club Los Monitos de Cerro Azul
Para este sábado.
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Squadre di calcio fallite: storie di sogni, delusioni e rinascite
Nel mondo del calcio, ci sono squadre che raggiungono le vette più alte del successo e poi ci sono quelle che, nonostante i loro sforzi e la passione dei loro tifosi, alla fine soccombono alle sfide finanziarie, amministrative o competitive. Le squadre di calcio fallite rappresentano una triste storia di sogni infranti, delusioni e lezioni apprese sul duro mondo dello sport professionistico. Squadre di calcio fallite: perché? I motivi del fallimento di una squadra di calcio possono essere molteplici e spesso sono il risultato di una combinazione di fattori. Uno dei motivi più comuni è la gestione finanziaria disastrosa. Molte squadre hanno speso oltre le loro possibilità, accumulando debiti insostenibili. Le spese eccessive per giocatori, stipendi elevati e mancanza di entrate adeguate possono portare al tracollo finanziario. Esempi noti Un esempio noto di gestione finanziaria scadente è il caso del Glasgow Rangers FC. Questa squadra di calcio scozzese, una volta una delle più prestigiose in Europa, ha dichiarato bancarotta nel 2012 a causa di debiti enormi accumulati nel corso degli anni. Questo ha portato alla radiazione della squadra dalla Scottish Premier League e alla sua ristrutturazione nelle divisioni inferiori del calcio scozzese. Fortunatamente, il Rangers è riuscito a risollevarsi e a tornare ai vertici del calcio scozzese, ma la sua caduta è un monito sulla necessità di gestire in modo responsabile le finanze di una squadra. Un altro motivo comune di fallimento è la cattiva amministrazione. Le dispute tra i dirigenti, le decisioni sbagliate nella gestione del personale tecnico e l'instabilità all'interno del club possono avere conseguenze disastrose. La squadra inglese Leeds United è un esempio di come la cattiva amministrazione possa portare a un declino rapido. Dopo aver raggiunto le semifinali di UEFA Champions League nel 2001, il club ha affrontato problemi finanziari e amministrativi che lo hanno relegato in divisioni inferiori del calcio inglese. La mancanza di successo in campo può anche contribuire al fallimento di una squadra. La lotta contro la retrocessione o una serie di stagioni senza vittorie possono portare all'abbandono dei tifosi e alla diminuzione delle entrate. Questo è avvenuto con il Parma FC, una volta una squadra di calcio di alto livello in Italia. Dopo una serie di problemi finanziari e retrocessioni, il Parma è stato costretto a dichiarare bancarotta e a ricominciare dalla Serie D, la quarta divisione italiana. Tifosi: le vere vittime I tifosi sono spesso le vittime più colpite dal fallimento di una squadra di calcio. Molti sostenitori dedicano tempo, passione e risorse alle loro squadre del cuore, e vedere il club scomparire può essere devastante. Tuttavia, spesso emergono nuove squadre fondate da tifosi appassionati che cercano di mantenere viva la tradizione e lo spirito della squadra originale. Le squadre di calcio fallite rappresentano una parte triste della storia del calcio. Sono un promemoria delle sfide e delle difficoltà che affrontano le squadre nel mondo dello sport professionistico. Tuttavia, anche nei momenti più bui, l'amore dei tifosi per il calcio rimane intatto, e spesso emergono nuove iniziative per preservare il patrimonio e la passione che queste squadre hanno generato nel corso degli anni. Il calcio, con tutti i suoi alti e bassi, continua a unire le persone attraverso la passione condivisa per il gioco più amato al mondo. Foto di NoName_13 da Pixabay Read the full article
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Dopo il successo del 2021 su MTV (video italiano più trasmesso) .. tornano ATWOOD con DANGEROUS.. un video tutto londinese, con suoni e beats ultramoderni e un tiro pop irresistibile
ATWOOD presentano DANGEROUS...
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INTRO AL BRANO
“Dangerous” è un monito: non dimenticare mai se stessi e la propria forza. Finché hai te stesso su cui contare, non sarai mai solo - anche quando chiunque altro si allontana. Non permettere a nessuno di manipolarti a suo piacimento.
ATWOOD – BIO
“Capaci di muoversi con scioltezza sul palco di X-Factor quanto di un festival metal”, gli Atwood iniziano il loro percorso aprendo gli show di icone come Lost ed Eyes Set to Kill.
Nel 2020 sono in rotazione su Radio Roks, importante radio ucraina, e nel 2021 sono tra i 10 finalisti del Road to the main stage di Firestone.
Scelti come “artista del mese” per MTV New Generation, il brano “So Bad” è il video italiano più trasmesso su MTV Music a giugno 2021.
L’8 aprile 2022 pubblicano una cover di Crawling dei Linkin Park, e aprono lo show sold out dei Sonohra al Legend Club di Milano.
A settembre 2022, gli Atwood arrivano alle audizioni di XFactor, in onda su Now TV e Sky, e a febbraio 2023 raggiungono le semifinali di “Una voce per San Marino”.
Gli Atwood hanno pubblicato una serie di video live in studio - “Better Now”, “Out of the blue” e “So Bad” live session sono ora disponibili su YouTube.
La band ha appena annunciato la release di un nuovo singolo - “Dangerous”, che uscirà su tutte le piattaforme il 9 giugno 2023.
Gli ATWOOD sono:
Alice Grupallo – Voce
Daniele Mammola – Chitarra
Facebook: https://www.facebook.com/weareatwood Instagram: https://www.instagram.com/atwoodband Twitter: https://twitter.com/atwoodband Spotify: https://open.spotify.com/artist/6hUOe...
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The K-Drama Book Tag
È quasi Pasqua, le giornate si stanno allungando e il sole splende sulle nostre teste e io davanti al pc lavoro, o cerco di lavorare, con una soglia dell’attenzione che si abbassa sempre di più. Leggo poco e male, la sera mi sparo drama su drama in call appassionate con le mie amiche del Team Drama Club e insieme a loro abbiamo anche organizzato una challenge su IG (seguitemi sul mio profilo, @anncleire per vedere le meraviglie create da Chiara). Mentre cercavo ispirazione per un post qui sul blog, perché non leggendo non ho al momento tantissime recensioni da scrivere, mi è venuto in mente di unire le passioni del momento, in un’unica soluzione: un book tag, è da un po’ che non ne faccio uno e mi divertono sempre un sacco. Speravo di trovarne uno già messo in piedi, in realtà, ma dopo una breve ricerca in quel di Google non ho trovato quello che stavo cercando, un Book Tag che unisse i kdrama con i libri, sostanzialmente le categorie definite tramite i drama coreani di cui ormai sono ossessionata (si, ho un problema, lo so, ma sorvoliamo) e quindi sono finita a costruirmelo a mia immagine e somiglianza il mio THE K-DRAMA BOOK TAG con alcuni dei miei drama preferiti.
Enjoy!
Her private life
Un libro o una saga che ti ha reso una completa fangirl
Vi sorprenderò probabilmente con questa risposta, ma capitemi, sono un po’ folle. L’ultimo libro che mi ha reso una fangirl è sicuramente La storia delle api di Maja Lunde che mi ha portato addirittura al Festivaletteratura di Mantova per due giorni per incontrarla. Oramai chi mi segue da tempo sa che ho una leggerissima ossessione per i libri che parlano di api e anche questo non fa eccezione, è un racconto straordinario che lega epoche diverse in un passaggio avvincente e incredibilmente ben costruito, che pone l’attenzione su tante problematiche che affliggono la società moderna e che potrebbero distruggere il mondo così come lo conosciamo. Un lucido disegno di un mondo distopico fin troppo reale. Il meraviglioso intreccio di tre vite, indissolubilmente legate dal fil rouge delle api e della vita, in un racconto organico e variopinto, che esce dagli schemi e urla la premura di non distruggere un ecosistema e un mondo con l’avventatezza di migliaia di piccoli gesti. Un mondo fugace e irresistibile, che non è solo intrattenimento, ma anche monito, per una storia vividissima e indimenticabile.
Because This is My First Life
Un libro di narrativa contemporanea in cui riconoscerti
Probabilmente non è il mio libro preferito, anzi, probabilmente una certa parte di me lo ha odiato profondamente, però Parlarne tra amici di Sally Rooney fotografa bene in pieno un’intera generazione ancorata perfettamente al mondo dell’internet, nerd, con un mare di passioni, proiettata verso il futuro, fortemente tecnologica e allo stesso tempo con chiaro in testa il senso dell’analogico. Il ritratto di una intera generazione, quei millennials precari e contraddittori che cercano di sopravvivere come meglio possono, incostanti e provocatori, e allo stesso tempo incredibilmente fragili e confusi. Leggendo di Frances mi sono resa conto di quanto il nostro vissuto sia universale, come i miei dubbi e le mie paure sono gli stessi dei miei coetanei, di quanto sia difficile superare certi schemi mentali, di quanto sia facile cadere vittime dell’insoddisfazione e di comportamenti meschini e di egoismi tutti umani.
Are You Human Too?
Un libro o una saga sci-fi piena di colpi di scena
Ho pensato molto a cosa mettere in questa categoria e non posso non citare La Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer (Annientamento – Autorità – Accettazione). Io me ne sono invaghita dopo aver visto diverse recensioni positive e la parte sci-fi unita a quella post-apocalittica mi hanno convinta che fosse il libro giusto per me. Una storia pazzesca, consumante, che tiene desta l’attenzione, arzigogolata, dal ritmo incalzante, un vortice di informazioni e descrizioni accuratissime, che sconvolge e inquieta, lasciando a bocca aperta il lettore, incredulo e sconcertato. Tantissime domande che non hanno ancora risposta, per un primo volume stupefacente. Bramo gli altri volumi, per immergermi ancora nei segreti dell’Area X. Per chi vive di scienza e per chi di scienza non capisce niente.
Goblin
La perfetta bromance su cui fangirlare
Dovevo infilare in un TAG la mia adorata, ma lo farò evitando di citare sempre il mio Divino. Una delle bromance che più mi piacciono è quella che troviamo ne La spia del mare di Virginia de Winter. Cassian ha il fascino del maledetto e i modi da nobile d’altri tempi, un uomo di cui innamorarsi senza possibilità di scampo. Nonostante il suo essere scorbutico e un solitario votato al masochismo di mesi trascorsi a rincorrere un sogno, Cassian non è solo, ma accompagnato da tre fedelissimi amici e compagni di missione, un gruppo di spavaldi giovani alla ricerca di gloria e passatempi per sfuggire alla noia. El Cid, Manuel, un giovane nobile spagnolo scappato da uno scandalo innominabile, accompagnato sempre da una schiera di Mori pronti a sfoderare rinfreschi in qualunque posto e in qualunque condizione. Un giovanissimo e impertinente Casanova, pronto a sfoderare il suo fascino per piegare la volontà di chiunque, e il mio preferito del trio, Monsieur un elegantissimo giovane francese, sempre accompagnato dai suoi spiriti, da sussurri, da modi galanti e da quella superiorità tipica dei cugini d’oltralpe che irretisce e inganna.
The Legend of the Blue Sea
Un libro o una saga dal finale perfetto
Non potrei immaginarmi nessun altro finale per Vani Sarca di quello racchiuso in quello racchiuso in Un caso speciale per la ghostwriter di Alice Basso. niziata nel 2015, ma scoperta da me solo nel 2017 perché sono un po’ scema, la serie segue le avventure di una ghostwriter, come da titolo, in una Torino contemporanea e ricco, e i legami che crea con le persone che la circondano. Alice Basso ha il dono di costruire con ironia e sagacia un intero mondo, a cui è davvero difficile dire addio. Per fortuna che c’è la rilettura. La fine perfetta insomma per un’avventura intensa, in cui le risate si accompagnano agli abbracci. Alice Basso è riuscita a coniugare una storia speciale in cui perdersi, per cercare il mistero e la commedia, il sarcasmo e le lacrime, la forza e la determinazione, perché in fondo la vita è un mix di esperienze in cui “né uragani né tormente ci potranno fare niente”.
Healer
Un protagonista dalla doppia vita
Ho solo un libro chiaro in mente per questa categoria. I cieli di Sandra Newman e non ve lo posso neanche spoilerare troppo. Kate, la protagonista, è una ragazza come potrebbero essercene tante in mondo che si sta affacciando nel nuovo millennio, quel 2000 che nella nostra epoca è stato infestato dal mostro del Millennium Bug, ma che per Kate si affaccia in un mondo migliore. Sembra un’utopia, un miraggio, un sogno. Ma poi Kate si addormenta e si risveglia nel corpo e nelle intenzioni di Emilia, una giovane artista italiana trapiantata nell’Inghilterra di fine Cinquecento. Una storia incerta e assoluta, la sovrapposizione di così tanti layer, di così tante decisioni, che è il risultato probabilmente anche delle interpretazioni del lettore. A tratti angosciante e a tratti illuminante, I Cieli è una storia da leggere in un fiato.
Search WWW
La perfetta protagonista da amare
Avrei la protagonista perfetta per questo libro, ma non posso dirvela ancora. Perciò mi tocca ripiegare su Ead una delle protagoniste de Il priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon. Entrare nel mondo della Shannon è una scommessa perché non sai di preciso se ne uscirai tutto intero, si tratta di una storia lunga ottocento pagine e potrebbe intimidire da più punti di vista. Le immagini che la scrittrice riesce ad evocare entrano dentro e superano le barriere della pagina scritta per fagocitare completamente il lettore. È un fantasy di vecchio stampo, con un mondo completamente estraneo al nostro, ma che allo stesso tempo lo richiama vuoi per usanze, vuoi per cibi, vuoi per i luoghi. Le leggende si intrecciano per creare una storia nuova, un mondo immenso e terribile minacciato da forze oscure in cui alchimia, magia, e lotte per il potere si combattono per la supremazia. Eadaz du Zāla uq-Nāra si nasconde sotto i falsi abiti di Ead Duryan alla corte della regina Sabran. Ma Eadaz non è chi dice di essere, infatti è una delle ancelle del Priorato dell’Albero delle Arance, una comunità antichissima del regno di Lasia, da sempre votata ad uccidere i wyrm, gli sputafuoco, con un compito molto importante, proteggere a tutti i costi l’ultima erede della Madre o Donzella, a seconda del culto di cui ci si riferisce, Cleolind Onjenyu ultima che ha combattuto contro il Senza Nome e l’ha gettato nell’abisso. Ead è più coraggiosa di qualunque altra ancella, e ha anche un dono particolare. Lontana dalla sua casa Ead si adatta come può e soprattutto deve farsi forza per rinnegare il suo credo. La storia ha una forte matrice femminile, molte sono infatti le protagoniste femminili che emergono, ma Ead è sicuramente la mia preferita.
Fight for my way
Una storia d’amore su cui fantasticare
Ormai lei è diventata una delle mie scrittrici salva vita per le romance e non vedo l’ora di mettere le mani sul suo prossimo volume. Notte numero zero di Rebecca Quasi è una di quelle storie che neanche credi che esistano ma ti scaldano il cuore. Costanza e Mario si incontrano per caso in un aeroporto, ma sono destinati ad incontrarsi di nuovo. Sembra impossibile che due come loro riescano ad innescare una tale reazione, ma si sa la chimica è imprevedibile e la Quasi accompagna il lettore in un viaggio affascinante e una storia d’amore emozionante.
E, voi quali sono i vostri drama preferiti? E con che libri avreste risposto?
Fatemelo sapere in un commento.
#Book Tag#kdrama#favorite#rebecca quasi#virginia de winter#alice basso#sandra newman#samantha shannon#maja lunde#sally rooney
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Il 21 gennaio 2005 esce in contemporanea in tutto il mondo Push the button un album siglato da Ed Simons e Tom Rowlands, in arte Chemical Brothers. Qualche settimana prima dell’uscita del disco i due “fratelli chimici” fanno un salto ai Magazzini Generali di Milano e si prestano a commentare un lavoro che sposta un po’ più in là il terreno di sperimentazione e di incontro tra le diverse culture musicali. Alla mescola tra dance e rock sulla quale negli anni precedenti hanno costruito il loro successo aggiungono molti elementi spiccatamente orientali ed etnici, come si può notare dal singolo Galvanize, in rotazione sulle radio qualche tempo prima, nel quale la voce di Q-Tip si muove su toni apocalittici, regalando terrore ed euforia al tempo stesso. L’album contiene anche un pezzo più marcatamente politico come Left righ. Se gliene si chiede ragione i due rispondono che la dance, posto che la loro possa ancora essere considerata dance, si muove nella realtà del mondo e nessuno può evitare di prendere posizione. «Il mondo intorno a noi è cambiato. Non siamo più negli anni Novanta, non ha più senso promuovere solo il divertimento e la fuga dalla realtà». I fratelli chimici sostengono anche che il destino del mondo è nelle mani di tutti e non ci si può chiamare fuori. Lo stesso titolo dell’album Push the button vuole essere, insieme, un monito e un invito «È un’espressione volutamente ambigua. L’idea di pigiare un bottone può assumere connotazioni negative se si pensa al rischio di una guerra nucleare; ma anche positive, se lo si intende come un invito a far accadere le cose, a essere protagonisti e, soprattutto, a diventare padroni della propria vita». A parte Q-Tip, gli altri ospiti del disco, pur non essendo nomi popolarissimi per il grande pubblico, sono stati scelti perché funzionali al nuovo disegno musicale dei Chemical Brothers. Tra loro spiccano il rapper Anwar Superstar, Kele Okereke dei Bloc Party e i Magic Numbers. Come sempre, però, nessuno di loro, salvo sorprese, salirà sul palco ad affiancare i due fratelli nel tour che partirà tra qualche settimana. I fratelli chimici non cambiano idea sulla musica dal vivo. Restano legati alle loro origini underground e agli stilemi della club culture. «Che senso ha portarci sul palco un batterista o un cantante? La band siamo noi, con le nostre idee e con i nostri suoni. Da sempre ci affascina molto di più l’idea di creare un ambiente coinvolgente, quasi da club, anche quando suoniamo in grossi spazi. E, come è ovvio, il risultato dipende molto dalle reazioni, dalle vibrazioni del pubblico. Quando abbiamo suonato a Imola siamo saliti sul palco subito dopo i Red Hot Chili Peppers, eppure siamo riusciti a intrattenere lo stesso pubblico, pur con una proposta musicale molto diversa». Non si scompongono nemmeno quando qualcuno ricorda che secondo i giornali britannici la dance è ormai giunta al capolinea. Abbozzano e tirano diritti per la loro strada: «È un punto di vista che non ci tocca. Noi facciamo quello che abbiamo sempre fatto: individuiamo spazi vuoti nella musica che sentiamo in giro e cerchiamo di riempirli. Tutto qui. Non chiedeteci di essere i salvatori della dance music».
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Maria Kalesnikava
https://www.unadonnalgiorno.it/maria-kalesnikava/
Maria Kalesnikava è la musicista diventata il simbolo della resistenza bielorussa.
Nel settembre del 2021 è stata condannata a 11 anni di carcere, per cospirazione contro il regime, perché ha osato sfidare il dittatore Alexander Lukashenko che, nell’estate del 2020, si è dichiarato vincitore senza permettere che venisse terminato lo spoglio e ha cominciato a eliminare, arrestare e reprimere chiunque gli si opponesse.
Maria Kalesnikava è nata il 24 aprile 1982 a Minsk. Si è diplomata all’Accademia Statale Bielorussa di Musica come flautista e direttrice d’orchestra. Ha suonato il flauto nella National Academic Concert Orchestra del suo paese.
Ha conseguito due master all’Università di Stoccarda e organizzato progetti culturali tra Germania e Bielorussia, fondato il collettivo artistico Artemp ed è stata direttrice artistica del club culturale OK16 a Minsk.
Nel 2020 è scesa in campo dopo l’esilio forzato di Svyatlana Tsikhanouskaya divenendo la figura dell’opposizione di più alto profilo del paese.Ha condotto numerose proteste di piazza, tutte pacifiche e che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone, contenute da agenti di polizia violenti. Ha rilasciato numerose interviste ai media internazionali e continuato a sostenere coloro che avevano subito arresti arbitrari, torture e maltrattamenti durante la detenzione. Diventando, in breve tempo la leader del consiglio di coordinamento dell’opposizione. Il 7 settembre dello stesso anno è stata rapita da uomini mascherati e trascinata in un furgone, insieme ad altri due leader dell’opposizione costretti a lasciare il paese. Maryia Kalesnikava è riuscita a evitare l’espulsione in Ucraina strappando il suo passaporto. Per più di 48 ore le autorità bielorusse non comunicavano la sua posizione.È stata arrestata con l’accusa di minare la sicurezza nazionale, di aver cospirato per prendere il potere con mezzi incostituzionali e aver creato una formazione estremista.Con questa motivazione, il 6 settembre 2021, il tribunale regionale di Minsk l’ha condannata a 11 anni di detenzione in un carcere di massima sicurezza.
Un processo tenutosi in gran fretta perché fungesse da monito per tutte le persone che manifestano, per le quali è diventata un simbolo di resistenza, dignità e coraggio.
Quando ha ricevuto la condanna Maria Kalesnikava aveva unito le mani (con le manette) a formare il cuore, immagine che ha fatto il giro del mondo rendendola la più nota protagonista della resistenza bielorussa.
Da qualche giorno è ricoverata in terapia intensiva, era in isolamento e al suo avvocato non viene permesso di vederla.
Un grave attentato ai diritti umani di una donna che è riuscita a portare l’attenzione mondiale sui soprusi di un governo dittatoriale.
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Il Maracanazo
Qualcuno ha detto che leggendo i miei post sui mondiali gli è sembrato di rileggere Soriano (solo sembrato perché scrivo peggio).
In effetti il modo che ha Soriano di raccontare il calcio è molto affascinante. Credo sia stato lui a raccontare meglio di tutti la storia del "Maracanazo" ossia della sconfitta più bruciante del Brasile in un Mondiale di calcio.
Soriano disse che quella storia gliel'aveva raccontata Obdulio Varela, il capitano della squadra che sconfisse il Brasile in quella partita: il piccolo sorprendente Uruguay.
Varela era ormai un ex calciatore, raccontava quella storia in cambio di un po' di alcol a chiunque la volesse sentire. Lui, ormai vecchio e stanco, passava le giornate nel parcheggio dello Stadio del Centenario a Montevideo capitale dell'Uruguay.
Rispondendo alle domande dello scrittore gli occhi di Varela diventavano lucidi. Il mondiale del 1950 fu il primo dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia avrebbe anche una buona squadra ma il club da cui attinge la maggior parte dei giocatori è morto tragicamente nell'incidente aereo di Superga. La tragedia del Grande Torino. La paura di volare dopo quella sciagura è così forte che i nostri vanno in Brasile in nave. Non hanno spazio però per allenarsi e i palloni usati in allenamento finiscono tutti in mare durante la traversata. Anche l'avventura azzurra finisce presto.
Quel mondiale è l'unico in cui viene sperimentata la formula di un girone a 4 squadre invece delle classiche gare a eliminazione diretta, quindi Brasile, Uruguay, Svezia e Spagna si affrontano fra di loro. Vince chi avrà totalizzato più punti.
L'ultima giornata prevede l'incontro Brasile - Uruguay e benché tecnicamente non sia così, quella è considerata la finale. Quella partita può essere pareggiata dal Brasile perché grazie ai risultati precedenti sarebbe comunque campione. La loro squadra è forte, aspettano da tempo di poter organizzare il mondiale hanno costruito uno stadio gigantesco apposta per quella finale: il Maracanà di Rio de Janeiro.
L'Uruguay sembra essere la vittima sacrificale designata e basta. Perfino in hotel i camerieri sfottono gli uruguagi convinti che gliene faranno almeno 3.
Varela inizia il racconto, ricorda che lui, capitano di quella squadra, era soprannominato "El Jefe Negro". Quando uno dei dirigenti si presenta negli spogliatoi dice ai calciatori che se perdono solo 4-0 sarà già un successo.
Varela non ci sta, prende quel dirigente e lo appende al muro: «Io scendo in campo solo per vincere, chiaro?»
Poi si rivolge ai compagni e intima di fare altrettanto se non vogliono vedersela con lui a fine partita.
Fa paura il capitano, è uno duro lui. Sa però che il Brasile può essere sconfitto. Dice loro che se questa partita si giocasse su una spiaggia di Copacabana forse vincerebbero i brasiliani, ma qui si gioca a calcio e se è vero quello che dicono gli inglesi di se stessi, che i padri del calcio sono loro allora l'Uruguay è la madre del futbol.
Prima di entrare in campo Varela dice poche cose ai suoi, dice loro che oggi saranno campioni del mondo e raccomanda solo una cosa: «Non alzate gli occhi verso il pubblico. Per nessun motivo. Mai! Qualunque cosa succeda la partita si gioca sul campo, non sugli spalti»
Qui la storia diventa leggenda, si dice infatti che Varela, in qualità di capitano, al momento del sorteggio afferri la monetina a mezz'aria e dica all'arbitro: «Oggi noi saremo campioni del mondo. Lasci ai brasiliani la consolazione di battere il calcio d'inizio e di scegliersi il campo che preferiscono»
Quando la partita inizia il Maracanà è una bolgia. Chi c'è stato ve lo potrà confermare: lo stadio di Rio è imponente e i calciatori dell'Uruguay ne sono impressionati, impauriti. Tuttavia ricordano il monito del capitano.
Varela dice che uno dei suoi difensori si fa superare da un dribbling di un attaccante brasiliano, lui rimprovera duramente il compagno, gli dice che non deve fare la figura del coglione. Pochi minuti dopo, quando il brasiliano tenta una nuova finta, questo stesso difensore gli fa un'entrata da codice penale e lo butta quasi oltre i cartelloni pubblicitari. Il pubblico è convinto che l'uruguagio si sta scusando quando aiuta il brasiliano ad alzarsi. In realtà lo sta minacciando di non riprovarci perché davvero poi gli fa male.
Il brasiliano non tenterà più un dribbling spaventato com'è da quell'intervento.
«Uno così, che si spaventa alla prima entrata dura, non poteva essere campione del mondo» sentenzia Varela.
Il primo tempo si chiude sullo 0-0, i brasiliani sono innervositi ma comunque sarebbero campioni. Nello spogliatoio dell'Uruguay invece si dice che Varela se la prenda con Schiaffino troppo spaventato dalle provocazioni dei brasiliani. Quando Soriano chiede conferma a Varela, questi dirà che c'era un mondiale da vincere e avrebbe preso a sberle anche sua madre se fosse stato necessario, ma le avrebbe chiesto scusa in ginocchio, dopo la partita.
Nel secondo tempo però il Brasile passa in vantaggio. A quel punto sembra cosa fatta. I calciatori dell'Uruguay hanno le teste basse mentre il pubblico si scatena. Sono tutti a testa bassa gli uomini della "celeste", tutti tranne uno. Varela va verso la porta, raccoglie lentamente il pallone, poi alza lo sguardo e fissa uno per uno le persone sugli spalti. Uno per uno. Come se volesse sfidarli tutti insieme. Ci sono circa 200 mila spettatori al Maracanà.
Varela va a centrocampo con una lentezza esasperante. Chiama l'arbitro, dice qualcosa in spagnolo, strettissimo, per essere sicuro di non venir capito. L'arbitro chiama un interprete, Varela si lamenta di un fuorigioco che non c'è ma in realtà vuole perdere tempo. Vuole far raffreddare il pubblico, mettere più tempo possibile tra il gol e la ripresa del gioco. L'arbitro è offeso, Varela se ne va con un moto di stizza come a dire: "Si vabbe, piantiamola qua" e si riprende a giocare.
La partita è combattuta, i brasiliani vogliono stravincere ma qualcosa va storto e Chiggia, ala destra dell'Uruguay, scappa sulla fascia, salta un avversario e serve Schiaffino. È il pareggio!
A quel punto nulla è come prima: il Brasile è frastornato e stanco, non se lo aspettava il pareggio e come un toro ferito riparte alla carica a testa bassa. Non riflettono i brasiliani, non si rendono conto che sono ancora campioni sull'1-1 e così si espongono ancora a un contropiede. Sempre Chiggia, sempre sulla destra, sempre la stessa posizione. Stavolta però l'ala della "celeste" tira in porta. Barbosa, il portiere brasiliano, si aspetta un cross come prima così lascia scoperto il primo palo dove il pallone si infila.
Avete mai sentito il silenzio di 200 mila persone? Avete idea di quanto sia assordante?
Il Brasile perde il mondiale di casa quando era vicinissimo a vincerlo. Nessuno si aspettava la vittoria dell'Uruguay neppure Jules Rimet, presidente della FIFA, che terrà il discorso preparato per la vittoria del Brasile in tasca.
La premiazione si svolgerà negli spogliatoi mentre sugli spalti si consuma il dramma collettivo di una intera nazione.
Varela dirà che ciò che più ricorda dopo il fischio finale sono le sue scarpe. Passa i primi minuti da campione del mondo a guardarsi le scarpe girovagando per il campo.
Si dice che Varela la sera dopo quella partita sia andato nei bar di Rio a offrire da bere ai brasiliani con indosso ancora la divisa da gioco. Qualcuno lo riconosce, qualcuno no.
Quella sconfitta è pesantissima per il Brasile, dopo di allora non vedranno mai di buon occhio un portiere di colore come era Barbosa. Anzi, nel 1994 non lo vorranno neppure tra il pubblico nella finale del mondiale contro l'Italia preoccupati possa portare sfortuna. Alcuni giornalisti danno la colpa alle divise completamente bianche della squadra che rappresentano poco i colori della bandiera brasiliana. A qualcuno verrà l'idea di istituire un concorso per scegliere la nuova divisa. Il concorso lo vincerà un ragazzo di 19 anni Aldyr Garcia Schlee, un diciannovenne proveniente da Pelotas al confine con l'Uruguay. La divisa progettata da questo ragazzo è quella che conosciamo oggi: maglia gialla con bordi verdi, pantaloncini azzurri e calzettoni bianchi.
Quello che mi colpì nel leggere il racconto fu il senso di colpa che sembrava albergare nel cuore di quest'uomo dopo tanti anni.
«Era il loro sogno e noi glielo abbiamo portato via» dice verso la fine dell'intervista.
Quando invece si alza dice un'altra cosa. Dice che i sogni non dovrebbero avverarsi perché dopo che lo realizzi non puoi più sognare.
Forse era proprio questo il problema di Varela, la sua maledizione: non avere più sogni da realizzare.
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¿Y tú, que es lo que tienes? – ¿DFEH-DFSH-FSHD?
No creía yo que alguna vez llegara a contarlo, pero lo hago para todos aquellos que aún creen, equivocadamente, que las miopatías son un mal divino. No hay dificultad que no te obligue a esfuerzos complementarios y a recuperar sentimientos y valores muy olvidados.
9 octubre 2010 “Los músculos que mueven la maquinaria coronaria y la pulmonar son el último bastión, si esos fallan, adiós a todo, Enrique, cuídate. Deja de fumar y baja el colesterol, no hagas mas el animal. Puede que tengas la enfermedad de tu madre, no lo descartes.” Eso me lo dijo un “batablanca” valenciano en el 2001. El 31 de julio de ese mismo año dejé mi cargo en Valencia, me vine a ocupar otro cargo, con menor movilidad, en Alicante y ese mismo día dejé de fumar mis cinco paquetes diarios de malporro. Si, si, he dicho cinco y lo hice sin parches y sin orientación espiritual alguna. Su mirada me ayudó mucho, ella siempre ha estado a mi lado y sabe como hacerlo. Hospital Medimar, noviembre 2001: “Todo apunta a que tenga Ud. la enfermedad de su madre” – Quizás no, ya veremos. No hice mucho caso, o eso creía. Andas como un pato, pues no puedes doblar las rodillas con facilidad, y ello provoca un andar con las piernas rígidas, los cuádriceps dicen que se han ido de vacaciones y lo hacen poco a poco, abandonándote cuando llevas 100 pasos y has de parar. La cara se te va poniendo de perro, se desploman los músculos faciales y entonces debes estar todo el tiempo sonriendo para que les cueste caerse. Al dormir, si lo haces de lado, que es como debe ser para evitar las mil apneas que te van adjudicando, notas que se van a juntar los dos hombros pues cada vez están mas caídos hacia adelante, mal gesto, algún dolor y sobre todo: mal dormir. El glúteo derecho ha comenzado una huelga general y ya no puedes levantar la rodilla hasta la horizontal como haces, perfectamente, cual bailarina rusa, con la rodilla izquierda. El brazo derecho ha dicho que ya no le da la gana de subirse por la espalda para atizarle a los picores de rigor en los omoplatos, (la escápula), y tienes que recurrir a los cepillos de pelo que lo hacen de vicio. Subir los platos limpios al estante del armario alto es un alarde ingenio, no se como lo hago, pero lo hago trepando como me enseño Virtu en Rehabilitación. Los brazos no pasan, en cruz, de la horizontal, pero con trucos lo hago mejor y suben, suben, hasta que lo consigo. La musculatura abdominal es ya un chicle por lo que se te va haciendo un barrigón exagerado y no, precisamente, al estilo cervecero, se te va hacia la izquierda, por ejemplo, como si fueras a alojar un bebé, pero hacia el lado rojo. Te pones una faja y al comer casi vomitas, pero vas como la Roberts, mas guapo que un sol. Ir a la Playa sin camiseta es una provocación a la clásica pregunta; ¿Tienes una eventración, Enrique? – ¡Cabrones porque no os miráis en el espejo!, pero no, no se lo digo, no saben de que va y ni siquiera lo hacen con mala intención. La gente, sin querer, es muy cruel, aunque solo a veces. Los brazos, los débiles bracitos que tenía, se van convirtiendo en los de un mono, te las ingenias para solucionar el fallo de los cuádriceps, especialmente cuando te agachas a recoger algo del suelo y dices: Enrique, la has cagado, ¿y ahora como te levantas?, pues entonces ahí están ellos, actúan con toda la energía que les queda y lo haces con la habilidad de un monito bailarín, te agarras a cualquier cosa o te apoyas con las palmas en el suelo y zas, arriba campeón, en pie como si nada. Ah, y el baile, las noches del dancing club, eso si que es un milagro. Año a año, mes a mes, día a día, notas que cada vez aguantas un minuto menos, pero no pasa nada: “Arriba, Enrique, tu sigue y te paras cuando quieras, yo sigo bailando y tu mira, solo mira, carga la batería y cuando puedas, pues continuas y ya está” – Si, cariño, si; “¿Qué haría yo sin ti?” – ¿Tú crees que la gente se da cuenta? – “¿Y que le importa a la gente lo que tú hagas?, no te fijes en nadie, levanta la cabeza y sigue, solo cuando puedas, cariño, pero no dejes de hacerlo” – Pues si.
El embrague, ese maldito pedal, no hay quién pueda con él. El pie izquierdo se cae, cuelga, y eso es porque el músculo elevador y el depresor delantero de la pierna ha decidido extinguirse. Tú te crees que llevas la punta del zapato arriba y no es así, al mínimo desnivel o resalto en el pavimento, zas, al suelo. Al principio no ganaba para pantalones pues las rodilleras se pelaban con facilidad, pero me iba acostumbrando, aunque con mucha dificultad. La última de ellas, la definitiva, me refiero a las caídas, la recuerdo como si fuera ahora mismo. Era un día de los del final del mes de abril del 2006, cruzaba por el semáforo de Oscar Esplá, justo delante de La CAM y en dirección a ella, viniendo de El Corte Inglés, pero al pisar el resbaladizo suelo del paseo central, un resalte en él quiso darle el día a mi zapato y tropezó con él y ya me ves a mi con mi americana, mi corbata, mi maleta, mi teléfono móvil en mano y mis prisas, todo yo, con esa humanidad, aterrizando en medio de ese precioso suelo con un “cataplás” espectacular. Verte allí en el suelo como un escarabajo, sin poderte levantar y todo el mundo mirándote, fue la puntilla para mis expectativas de futuro profesional. Tras el aviso traidor del galeno que solo vende realidades con un: “Enrique, tu harás lo que te de la gana, siempre lo has hecho, pero o te tomas en serio esto o te vas a ir a tpc* en muy poco tiempo. Ya no puedes esperar más, llevas cinco años engañándote y yo no se si lo podrás aguantar”, y a los pocos días de aquél suceso, el 9 de mayo de 2006, me marché a Madrid a ver a mi entonces amigo y consejero delegado de la cosa inmobiliaria de la empresa que apostó por mí en los últimos cinco años, Manolo GG, y decidimos darle carpetazo a esa etapa del mejor modo que el supo y pudo hacer. “Cuídate, Enrique”, me dijo. Gracias Manolo, no esperaba menos de ti.
¿Entonces, tú que es lo que tienes, Enrique, no sé si me he enterado de mucho de lo que me has contado? – Yo, amigo mío, tengo una enfermedad miopática, degenerativa muscular, y que se llama Distrofia Facioescapulohumeral, DFEH o DFSH o en inglés, FSHD. – ¿Duele? – Para nada, es la mayor de las cosas que he descubierto en mi vida, me ha hecho sentirme persona y por encima de todo me ha enseñado a apreciar lo que tengo – ¿Es contagioso? – Pues NO, pero ojalá que los sentimientos que provoca lo hiciera con todo el mundo y en el momento adecuado, aún y estando sano. *tpc: tierras poco conocidas enriquetarragófreixes
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Los ciudadanos cumplen 14
Hoy cumple unos jóvenes 14 años de vida el Montevideo City Torque, un pujante club que cada día va a más:
El Club Atlético Torque o "El Torque" como ya se lo conoce en el ámbito futbolístico es una de las últimas instituciones en fundarse en el fútbol uruguayo. Fue fundado el 26 de diciembre de 2007 por empresarios uruguayos que viven en Cancún. La intención inicial de Raúl Aquino era gerenciar un equipo, pero fue convencido por Marcelo Yaurreche de que era mejor idea fundar un club nuevo. El propio Yaurreche, electromecánico de profesión, sería el autor del nombre "Torque" para el equipo, en relación a que significa "un movimiento de fuerza".
Desde la temporada 2008/09 el Torque, con la celeste en el pecho como la gloriosa casaca uruguaya participará por primera vez en el Torneo de la Segunda División Amateur y desde Casabó y Santa Catalina vendrá el apoyo para la nueva institución.
Su primera temporada fue muy buena, logrando incluso salir campeón invicto del Torneo Clausura (8 victorias y 3 empates). Finalmente, perdió por 4-2 la final por el título de campeón de la temporada ante Oriental de La Paz. Cuando se supo que Oriental no iba a hacer uso de su posibilidad de ascenso a Segunda División, Torque presentó la solicitud de ascenso como sub-campeón, pero fue rechazado por presentarse fuera de tiempo.
En su segunda temporada, Torque finalizó en 3º posición en el Apertura y en la 5º en el Clausura. En su tercera temporada, el equipo finalizó en la tercera posición en la Tabla Anual consiguiendo 50 puntos, gracias a 15 victorias, 5 empates y solo 3 derrotas. Finalizada la misma, se frustró una fusión planeada con Huracán de Paso de la Arena, que duró unas pocas semanas y no se disputó ningún encuentro.
En el cuarto año, Torque logró su objetivo hasta entonces postergado: el título de campeón y el ascenso. Primero ganó el Apertura en forma invicta (11 victorias y 2 empates) y aunque el Clausura fue ganado por el Canadian, Torque logró mantener el liderazgo en la Tabla Anual, lo que le otorgó ventaja en la definición. El 25 de julio de 2012, en La Bombonera, Torque derrotó 2-1 a Canadian, y de esa manera los dirigidos por Saúl Rivero fueron campeones uruguayos de Segunda Amateur por primera vez.
El flamante nuevo complejo de la institución (Fuente I Web Oficial). Torque debutó como club profesional el sábado 13 de octubre de 2012, en el Estadio Juan Antonio Lavalleja de Flores (donde ofició de local) venciendo a Miramar Misiones 2-1, anotando los dos goles del equipo celeste Jesús Toscanini. Dirigido por Saúl Rivero, el equipo realizó una extraordinaria campaña, siendo la revelación del torneo, finalizando en 5ª posición, y derrotando al que era líder Tacuarembó F.C. en la última fecha del torneo regular por 4-0, anulándole a este equipo la posibilidad del ascenso. Rivero se marchó al Xelajú de Guatemala y fue susituido por su ayudante Hugo Pilo para los play-off por el tercer ascenso, donde elimina a Atenas de San Carlos y luego a Tacuarembó. En la final, Torque estuvo a punto de realizar historia y ser el primer equipo en ascender a Primera División después de una sola temporada de Segunda. Empataron 00 el primer partido, y ganaba 10 la revancha hasta el empate de Miramar Misiones dado en el minuto 88. En la última jugada del alargue, un claro penal sobre Alvez no fue sancionado.Finalmente, en definición por tiros penales, el ascenso correspondió a los "monitos" de Villa Dolores.
El 6 de abril de 2017 se confirmó la conversión del club a Sociedad Anónima y la compra por parte del City Football Group. De esta manera, Torque se sumó al Manchester City, New York City, Melbourne City y Yokohama Marinos, clubes que también son propiedad de ese grupo. Meses después el equipo logró salir campeón de la Segunda División y llegó a la tan ansiada Primera Divisional del fútbol uruguayo.
El 22 de enero de 2020 el club cambió su nombre y escudo por el de Montevideo City Torque.
#Efemérides#Uruguay#2004#Primera División#Segunda División#Tercera División#Torque#Montevideo City Torque#Copa Sudamericana#Copa Libertadores
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la dictadura de los progresos
semillas de la tontería koleston e incienso 90/94 el otro churrasco zombie de base un hematoma anarcomaduro fin de semana carrefour coso, tuyo luna de hiel guarda con esa yarara que pierde almidon ️como todo arroz romántico de monitos con cristianos club de baile en la torre de piedra nuestra vocación: la fatalidad son los leones en los bolsillos es fundamental ver si lo notas ver si ya no estas si se fue y no es mejor intimidaba mas ni se hacia notar te mutilaba al travesti será mejor verlo aparecer
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Más mádera para Vargas
Más mádera para Vargas
ESPANYOL
Vadillo, Embarba y Melamed, tres apuestas del club que pelearán con el Monito por un puesto en los extremos. La zona más cara de la plantilla.
Con 17 años, Álvaro Vadillo debutó en Primera e iba para crack, con la carrera de Joaquín Sánchez como espejo. A sus 19 años, Nico Melamed es la apuesta de la cantera, internacional a su edad y autor del 0-1 ante el Sabadell: el club le amplió el…
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I PREFERITI DEL MESE #11: Novembre
Novembre è stato un mese eterno e super difficile per me, sono stata di nuovo in lockdown, perché il Piemonte era zona rossa e anche se fondamentalmente la mia vita quotidiana non subisce sostanziali cambiamenti da febbraio, pure sapere di non potermi muovere e di non poter andare in giro mi ha molto demoralizzata. Non che chissà dove volessi andare però dover girare con l’autocertificazione anche per andare a fare la spesa è stato peso. Sono immensamente fortunata, lo so bene, però la sensazione di aver completamente messo in stand by la mia vita è sempre presente e un po’ mi tormenta. È passato un anno e non ho realizzato niente. Non lo so, da un lato penso che non sono impazzita, che sono sopravvissuta, che ho ricevuto doni speciali nonostante tutto, che passioni apparentemente inconsistenti mi hanno praticamente salvato rendendomi anche molto competente nei campi di ricerca minuziosa, nella costruzioni di solide timeline e nel riconoscere eventi solo da una misera foto, dall’altro ho la sensazione che sarà impossibile uscirne indenni e a conti fatti non so ancora cosa ho perso e non voglio fare il punto della situazione. Novembre è sempre un mese orrendo per me, il brutto tempo che si divora il mio umore, il gelo che penetra sotto i vestiti e la sensazione di non riuscire a scaldarmi neanche rivestita di coperte, mi lasciano sempre in balia della mia meteoropatia, ma quest’anno più di sempre. Uno dei momenti più alti di novembre resta comunque la scoperta che il mio Commerciale mi ha scritto il feedback più bello che abbia mai ricevuto per il mio lavoro, mi ha stupito così tanto che mi ha lasciato senza parole. Non che non mi abbia mai detto quanto sia importante il mio lavoro eh, però vederselo scritto in certi termini nero su bianco mi ha fatto una certa impressione. E meno male che ci sono le ragazze che mi accompagnano ogni giorno in questa tempesta.
Comunque, per cambiare le carte in tavola e dare una rinfrescata a questo blog, da inizio anno ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
Enjoy!
MUSICA
Meno male che ho la musica, davvero, che mi tiene ancorata a me stessa e riesce a regalarmi sempre una nuova prospettiva su me stessa e sulle cose. E il mese scorso è uscita un sacco di musica nuova. Prima di tutto ho consumato su Spotify Scooby Doo la traccia che ha anticipato Ahia! il nuovo cd dei Pinguini Tattici Nucleari. Non so se sia il testo accattivante, il ritmo, la voce di Zanotti, ma lo sto ascoltando a ruota da quando è uscita. Non correlato l’ascolto compulsivo anche di We lost the summer dei Tomorrow x Together una canzone che in realtà è di una tristezza incredibile perché racconta del tempo che stiamo vivendo di come letteralmente abbiamo perso un’estate, un anno in realtà, così, in un soffio. A novembre sono uscite anche Lacri-ma e Scusa di Gazzelle. Sto recuperando musica anche dagli episodi di Bones: meritano un ascolto Some of us di Starsailor e A pain that i'm used to dei Depeche Mode. Ma soprattutto a novembre è uscito BE il nuovo cd dei BTS. Un album in cui si sono messi in gioco in prima persona con ogni fase del processo di produzione e che racconta la loro vita, la nostra vita, in questi tempi difficili della pandemia. Inutile dire che me ne sono innamorata al primo ascolto. Scollarmi dalla voce di Kim Seokjin diventa impossibile.
Il lead single è Life goes on una di quelle canzoni che è impossibile non canticchiare e che regala un’atmosfera di calma, e la sicurezza che ce la faremo, che dopo molti inverni arriverà di nuovo la primavera. L’altra mia canzone preferita è Stay: una canzone ritmata e allo stesso tempo incredibilmente malinconica, l’invocazione a rimanere è così sincera da togliere il fiato.
LIBRI
A novembre ho finalmente finito un libro che ho molto amato ma che mi trascinavo iniziato fin da luglio: Il sussurro delle api di Sofia Segovia. Ho letto api e non mi sono fatta troppe domande quando ho preso in mano questo libro, avevo letto superficialmente anche la trama ma mi aveva intrigato subito anche grazie alla copertina e non mi ero sbagliata. La Segovia recupera avvenimenti storici realmente accaduti nei dintorni di Monterrey in Messico e li unisce alla sua fantasia e a un tocco di magia che non guasta mai. Si tratta di una saga familiare dalle suggestioni potentissime che affascinano immediatamente. La storia della Segovia unisce monito e superstizione, realtà storica e personaggi di fantasia, gioia e dolore, la dolcezza del miele delle api e lo spavento del loro pungiglione e regala una storia piena di meraviglia da leggere con la consapevolezza che siamo sempre noi i fautori del nostro destino. Super consigliato.
FILM & SERIE TV
A novembre ho guardato due film bellissimi in modo diverso di cui vi vorrei parlare. Da un lato Ferro, il documentario autobiografico di Tiziano Ferro. Io sono una grande fan di Tiziano Ferro fin da ragazzina, posso aver dimenticato un sacco di cose ma non le canzoni contenute in Centoundici, e vederlo in questa veste così intima e trasparente è stato molto intenso e interessante. Si dice spesso che qualcuno “si mette a nudo” e mai come in questo caso le parole sono giuste per rappresentare le emozioni che Tiziano Ferro comunica agli spettatori. Non vi nego che ho pianto parecchio durante la visione. Sono arrivata alla fine con tante domande e molta speranza.
In un sabato sera di novembre le mie compagne di “Team Drama Club” mi hanno convinta a guardare Rock of ages e non pensavo che lo avrei affermato, ma nel suo genere è il film della vita. Nel 1987 a Los Angeles il Bourbon Club è il centro della scena Rock della città. In questo mitico locale s'incontrano Sherry, ragazza di provincia appena arrivata per cercare fortuna come cantante, e Drew, che con lei condivide la passione per la musica. Intorno a loro una serie di comprimari che come loro dovranno fare i conti con i loro sogni, le loro paure, i loro errori: in mezzo a tutto ciò il dio del rock Stacee Jaxx (interpretato niente poco di meno che da Tom Cruise).
Certo, bisogna prenderlo per quello che è: un musical fuori dagli schemi che intreccia le storie di vari personaggi per fornire il quadro di una città in un periodo storico in cui non ci sono regole. Il mondo del rock, quello nutrito da fan scatenati, comportamenti sopra le righe, decisioni impulsive e sogni di gloria. Ci sono alcol, sesso e rock & roll come nella migliore tradizione, c'è musica cult, c'è Tom Cruise che di solito odio ma che insomma qui fa una interpretazione pazzesca con la sua faccia da pesce lesso (capisco perché Cruise si sforzi di cancellare questo ruolo dalla sua carriera come se non fosse mai esistito). Ci sono delle battute che ti fanno cadere dalla sedia e momenti in cui salti sulla sedia per cantare (non a squarciagola perché sennò i vicini di casa mi sarebbero venuti a suonare inviperiti). Quello che ci vuole per sopravvivere per farsi quattro risate.
BEAUTY
A novembre ho iniziato ad usare Maschera Fructis Hair Food Aloe Idratante sperando che potesse aiutarmi a districare i capelli e ridurre la quantità di capelli che perdo regolarmente in giro per la casa. Per quello non è un rimedio, per il resto è una bomba. Mi piace tantissimo il profumo e la resa sui capelli, un ottimo acquisto compulsivo.
CIBO
Una delle cose che più mi fanno sentire amata è condividere il cibo, questo mese il mio cibo preferito sono sicuramente i tortelli verdi che mi ha regalato Chiara. Le poche e semplici istruzioni prevedevano solo due varianti di condimento: burro e salvia o “soffritto” una semplice passata di pomodoro. La mia scelta è caduta sulla prima opzione e in una domenica di tristezza estrema li ho mangiati sentendo addosso l’ultimo abbraccio che ci siamo scambiate, quando l’ho vista mettere la retro in macchina per tornare a casa. Mi manca un sacco.
Ho scoperto queste… una droga.
RANDOM
Lo spazio è sempre stata una delle mie grandi passioni e mi dispiace non aver potuto andare avanti a studiarlo una volta che ho dovuto scegliere il mio percorso universitario. Ma continuo a leggerne con immensa curiosità. Voglio condividere con voi un paio di articoli: uno della NASA in cui si parla del fatto che in un tempo passato la Luna e la Terra condividevano uno schermo magnetico e un altro in cui si racconta di un pianeta coperto da un oceano di lava.
Dopo mesi e mesi di smartworking mi sono finalmente decisa a comprare una sedia da ufficio, la mia schiena sinceramente ringrazia.
Un’intelligenza artificiale (AI) della divisione DeepMind di Google è riuscita a risolvere in poco tempo uno dei più grandi problemi della biologia: determinare la forma di una proteina, partendo dalle catene di amminoacidi che la costituiscono. E questo è il primo passo per il futuro.
E voi che avete combinato a novembre?
Raccontatemelo in un commento.
#Preferiti del mese#liste#rubrica#musica#libri#film & serie tv#cibo#beauty#random#preferiti#favorite#opinioni
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“La Mafia de los Ale”
Acorralados también por la Justicia Provincial
Tucumán - Argentina
Opinión:
Hace más de veinte años que doy cuenta de una mafia reinante en mi provincia "si, reinante" porque no solo se encuentra muy difundida sino que también impera en amplios sectores de la sociedad, en la jamás alcanzo los alarmantes niveles que alcanza en la actualidad, y lo que es peor, el grado de resignación, de tolerancia y hasta de paciente aceptación con el que se la veía en la justicia provincial. La mafia es una forma especial del delito, hoy relacionadas con las asociaciones ilícitas. La sociedad vive espantada por la proliferación del delito; por las dificultades de la Policía para aclarar los crímenes cometidos; por la impunidad en que quedan la mayoría de ellos. Los ciudadanos, participamos de la angustia general difundida en la sociedad a la que pertenecemos y tenemos derecho a manifestar esa angustia y adherirnos al clamor público. Dos fundamentales elementos en esta lucha, la Justicia y la Policía, corresponden al ámbito provincia. Pero la mafia además del juego ha llegado hasta el fútbol. Una corrupción que "se esta haciendo carne en la Argentina". Esto no es nuevo lo vengo resistiendo y luchando a través de la judicatura; los cargos públicos y electivos y el ejercicio de la profesión de abogados desde hace más de 20 años. Además del dictado de prisión preventiva siendo juez contra el Clan por los delitos de Asociación ilícita y tenencia de armas guerra (de las que fueron absueltas), son numerosas las querellas y acusaciones incoadas en su contra. Ilícitos ligados a la violencia extrema, amenaza de muerte agravadas y al uso coercitivo de armas de fuego. Las usurpaciones de propiedad que florecieron en nuestra comarca norteña también han sido elementos de caza de estos bandoleros. Los mismos mafiosos que fueron gerenciadores de una de las Instituciones deportivas más importante de Tucumán el Club San Martín - patrimonio de todos los tucumanos - , también amenazaron través de terceros a jugadores de su propio club y a periodistas sin que la justicia actué aunque sea de oficio. Hoy en el Tribunal Oral Federal de Tucumán en una “mega causa”, se lo acusa de lavados de activos, asociación ilícita, evasión impositiva, presunta comercialización de drogas ilegales, tenencia ilegitima de armas de fuego y cobro extorsivo de acreencias propias y de terceros. Acusaciones que llevadas a juicio oral en la Justicia federal vino a corroborar lo que vengo sustentando durante décadas (lo sostuve como testigo ante el Tribunal la querella y la defensa). Que el clan Ale son mafiosos – nadie en nuestra sociedad lo duda- , pues se han organizado para realizar operaciones ilícitas al margen de la ley. Con su ejército de remises “cinco estrellas” azolaron y azotaros nuestra provincia durante más de dos décadas con hechos escalofriantes de notable repercusión. En su momento fue el copamiento y rodeo a la jefatura de policía; al Concejo deliberante de la ciudad Capital; el impedimento de entrada y salida de todo transito y hasta el intento de ingreso a la gendarmería, como muchos hechos de igual o mayor trascendencia. La mafia es una realidad que sigue extendiéndose con total impunidad. En la actualidad incorporan al ámbito del delito, los adelantos de la técnica, el apoyo de profesionales expertos y las sutiles artes, para influir sobre la opinión pública de modo que la lucha contra ella se hace cada día más difícil.A la justicia ordinaria no se la teme, se la supone inocua (todo el mundo “confía en la justicia”; muchos, en realidad, confían en su torpeza). Pero ante el “silencio de muchos” por las terribles amenazas y atentados sufridos debo decir que estos mafiosos nunca me amedrentaron. Estos personajes que antes mis publicaciones se inquietaron e incomodaron en busca de impunidad me iniciaron querella en una Sala penal por el delito de injuria. Estos malandrines y truhanes que me obligaron a carearme y enfrentarme en audiencias públicas pensando que me iba a retractar o rectificar mis dichos sobre sus atrocidades y vilezas, deberán afrontar ahora a la justicia provincial. Hoy ante una cedula de fecha 14 de Septiembre del año en curso , la Excma. Cámara Penal – Sala Primera - , me notifica como apoderado de la querella que se ha fijado juicio oral y público para los días 25, 26 y 26 de octubre del presente mes y año en donde Ale Adolfo Ángel y su hijo (A) el Monito deberán responder como acusados por los delitos de participación criminal necesaria en lesiones leves y graves, abuso de arma de fuego y amenazas agravadas en concurso ideal en (dos hechos). Si. “Mafia ha habido siempre, pero fue escandalosa la ostentación de fuerza realizada por los mismos, y su enorme poder de movilización y contactos en todas las esferas. Un pulpo con sus prolongaciones en todos los sectores de la sociedad. Aun con prisión domiciliaria deberán enfrentar, antes de la sentencia del Tribunal oral federal ser juzgados además por graves ilícitos por un tribunal oral provincial. Algo inédito pero cierto en tiempos en que la sociedad cansada de tanta impunidad ruega un adecentamiento de los poderes del estado y en especial de la justicia. Es que “la lucha contra las mafias y la corrupción deben ser como la lucha por la vida”. Sabemos que es perdida porque un día hemos de morir, pero el instinto nos lleva a buscar la salud. Los argentinos y puntualmente los tucumanos, debemos rechazar que sea inevitable que las mafias manejen la sociedad. Debemos reaccionar para demostrar que las mafias no son indemnes al poder del Estado sino que caen, como es justo, ante la vigilancia y la corrección de la justicia. No debemos bajar los brazos en este empeño que, para todo hombre, debe ser primordial. Si la opinión pública no reacciona, protegiendo su tranquilidad, sería muy difícil hacer algo para eliminarlas. Y si reacciona, tendrá por delante una larga lucha, ya que las mafias no renuncian a los terrenos conquistados. Pero una lucha que vale la pena librar ya que es el buen combate, en el que se juega el destino de la patria y de nuestros hijos”.
Dr. Jorge B. Lobo Aragon
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Fiesta del Libro y la Rosa en Tlatelolco
PROGRAMA
Entrada libre
22 de abril
10 a 13 horas: Cine-club infantil “La Linterna mágica”
Pre-función informativa e inscripciones del cine-club para niños La Linterna Mágica, en donde una vez al mes todos los socios del cine-club, de 6 a 12 años, están invitados a descubrir las maravillas del cine, por medio de películas y actividades para reír, sentir un poquito de miedo, soñar y llorar.
Lugar: Auditorio Alfonso García Robles
10 a 13 horas: Clase abierta de caricatura, historieta e ilustración
A partir del trabajo de autores como Shaun Tan, Trino y Juan Manuel Ramírez “Juanele” los participantes se adentrarán en el mundo de los relatos ilustrados, las historietas y los diferentes formatos que se encuentran en la prensa escrita.
Imparte: Eric Proaño “Frik”
Lugar: Salón Juárez (área de talleres)
12 a 15 horas: Taller de juguetes mexicanos “Maromas y rodavueltas”
Disfruta del arte de hacer juguetes y conoce las prácticas lúdicas que ellos promueven. Fabricarás distintos juguetes tradicionales para apreciarlos desde el juego, la ciencia, la plástica y la convivencia entre generaciones.
Imparte: Carlos Rojas Binzoneo
Actividad para niños acompañados de sus familiares. Inscripciones: [email protected]
Lugar: Unidad de Vinculación Artística
12 a 13 horas: Teatro “El circo más pequeño del mundo “
Obra de teatro para niños inspirado en los juguetes colgantes de Alexander Calder.
Presentan: Carlos Rojas Binzoneo. Los Chintetes
Lugar: Salón Juárez (Escenario principal)
13:30 a 15 horas: Charla (ilustrada) “Un paseo por la historieta”
Memin Pengüin, La familia Burrón, Kalimán, Los supermachos… acompáñanos en este recorrido ilustrado por las historietas, comics y “monitos” que, desde la irreverencia, el humor y la expresión gráfica, han reflexionado en torno a la sociedad y cultura mexicana.
Participan: los caricaturistas Rubén Eduardo Soto Diaz y Erick Proaño “Frik”
Lugar: Salón Juárez (escenario principal)
16 a 19 horas: Concierto “Donde cantan los vientos”
Presentación de danza folklórica "Son, Danza y Tradición" a cargo del Ballet Folklórico Citlali y programa “Acordes en el desierto. Sonidos de Nuevo León y Tamaulipas” con los grupos Acorde Huasteco y Trío Los Rebeldes del Vals.
Lugar: Salón Juárez (escenario principal)
16 a 17:40 horas: Cine “La tumba de las luciérnagas”
Dir. Isao Takahata, Japón, 1998. Película parte del ciclo de animación "Revolución, libertad y escenarios postapocalípticos”.
Lugar: Auditorio Alfonso García Robles
18 a 19:30 horas Cine “Paprika”
Dir. Satoshi Kon, Japón 2006. Película parte del ciclo de animación "Revolución, libertad y escenarios postapocalípticos”.
Lugar: Auditorio Alfonso García Robles
23 de abril
11 a 14 horas: Juegos de Feria “Maromas y rodavueltas”
Conjunto de juegos tradicionales como serpientes y escaleras, canicas, tiro al blanco y más para divertir a chicos y grandes. Asimismo, se presentarán los juguetes realizados en el taller de construcción de juguetes mexicanos “Maromas y rodavueltas”.
Lugar: Patio central
12 a 13 horas: Visita + taller infantil “¿Cómo sería vivir en un lago?”
Descubre cómo se vivía sobre un lago en el Tlatelolco prehispánico y cómo actualmente se mantiene esta forma de vida en las chinampas de Xochimilco. Luego, arma con material reciclado tu propia trajinera.
Inscripciones: [email protected]
Lugar: Patio central
12 a 13 horas: La música al mediodía "Érase una vez un grillito cantor… Homanaje a Cri-Cri”
Interpreta: Ensamble Vocal Col Canto. Director: Ricardo López.
Lugar: Salón Juárez (escenario principal)
13:30 a 15 horas: Charla "Rius como divulgador"
Conoce las enseñanzas y anécdotas de la variada temática de “Rius”, desde las historietas didácticas a las irreverentes, pasando por sus intereses naturistas, sexuales y ateos, hasta las de contenido abiertamente político.
Participan: los caricaturistas Gonzalo Rocha y Rafael Barajas “El Fisgón”
Lugar: Salón Juárez (escenario principal)
16 a 17 horas: Lectura en voz alta “Palabras que cimbran. Encuentro de poesía social”
Presentación que combina la lectura en voz alta y el teatro en atril en donde la visión poética de diversos creadores urbanos se entremezcla con las problemáticas de la ciudad para hacer del poema un antídoto contra la violencia, la marginación, la falta de oportunidades, la desigualdad, los excesos políticos, y la escases.
Participan: Chyntia Franco, Mimi Kitamura, Miguel Santos, @Kivort, Edmeé García, TeMok, Khäf Vocablo, Mauricio Jiménez, Sandrah Mendoza, Shimara Magaly y Jonnathan Reyes.
Lugar: Salón Juárez (escenario principal)
16 a 17:35 horas: Cine “Persépolis”
Dir. Vincent Paronnaud y Marjane Satrapi. Francia, 2007. Película parte del ciclo de animación "Revolución, libertad y escenarios postapocalípticos”.
Lugar: Auditorio Alfonso García Robles
18 a 20 horas: Cine “Se levanta el viento”
Dir. Hayao Miyazaki, Japón, 2013. Película parte del ciclo de animación "Revolución, libertad y escenarios postapocalípticos”.
Lugar: Auditorio Alfonso García Robles
Actividades permanentes 22 y 23 de abril
11 a 18 horas: Concurso infantil de creación epistolar "Correspondencias niños"
Gira del concurso de creación epistolar Correspondencias niños donde los más pequeñitos podrán descubrir la ciencia y la tecnología, a través de la literatura y el género epistolar. Las mejores cartas serán premiadas el sábado 27 de mayo a las 13 horas en el CCU Tlatelolco.
Lugar: Salón Juárez (área de talleres)
11 a 18 horas: Concurso de creación epistolar para jóvenes y adultos "Correspondencias"
Cinco cartas de distintos escritores y personalidades sobre temas sociales se distribuirán al azar entre los asistentes. En un sobre postal vendrá una carta y una hoja en blanco que sugiera al destinatario en turno emitir una respuesta; ésta se colocará voluntariamente en un panel a la vista de todos para formar un gran muro de respuestas y complicidades entre el lector y el autor. Las cinco mejores cartas serán premiadas el sábado 27 de mayo, a las 12 horas en el CCU Tlatelolco.
Lugar: Salón Juárez (área de talleres)
10 a 18 horas: Rius en la UNAM
Muestra de algunos de los dibujos y collages originales donados por el caricaturista Eduardo del Río “Rius” al CCU Tlatelolco.
Lugar: Vestíbulo del Salón Juárez
11 a 18 horas: La caricatura en la UVA Exposición de los trabajos de caricatura en la Unidad de Vinculación Artística (UVA)
Lugar: Salón de Usos Múltiples
11 a 18 horas: Minitaller “El 68 a través de Naranjo” (inicia cada 20 minutos)
En este taller, dirigido a jóvenes y adultos, conocerás "Kronykas de Nanylko Tatatylko", cómic de Rogelio Naranjo dedicado a los acontecimientos del Movimiento Estudiantil de 1968. Finalmente, podrás realizar tu propia cartera de papel con diseños de esta obra en tan solo un par de minutos. Lugar: Salón Juárez (área de talleres)
11 a 18 horas: Minitaller "Cómic de la peregrinación" (inicia cada 10 minutos)
En este taller, dirigido a toda la familia, conocerás la “Tira de la Peregrinación” y comprenderás el significado de diferentes glifos mexicas. Luego podrás diseñar tu propia historia, mediante glifos prehispánicos y algunas herramientas del cómic.
Lugar: Salón Juárez (área de talleres)
10 a 18 horas: Memorial 68
El Memorial 68 es un espacio simbólico, donde se construye la conciencia por medio de la reflexión del público sobre los sucesos vividos durante 1968 en nuestro país.
10 a 18 horas: Mejor la verdad. Heberto Castillo Martínez
Exposición temporal sobre la figura compleja y polifacética de Heberto Castillo, en su vigésimo aniversario luctuoso. Ingeniero, político, comunicador, incluso pintor aficionado, Castillo conjugó atributos poco comunes en la arena política nacional.
Lugar: Sala de exposiciones temporales del Memorial 68
10 a 18 horas: Museo de Sitio Tlatelolco
Recorre la historia de Tlatelolco narrada desde la arqueología, a través de aproximadamente 400 piezas halladas en lo que fue la ciudad prehispánica de México-Tlatelolco.
10 a 18 horas: Colección Stavenhagen
Conoce la vida cotidiana del hombre prehispánico a través de esta colección de más de 500 piezas que aborda temáticas como chamanismo, religión, maternidad, enfermedades y erotismo.
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Ahora sí que sí prometo regresar más seguido. Tuve un 2017 de locura, anduve de aquí para allá, haciendo todo y a la vez nada, por lo que me propuse que este año sería mucho más ordenada y que tendría nuevas metas, porque sí, estuve bastante estancada y, aunque lo del club es algo de lo cual me siento muy orgullosa, quiero hacer más cosas porque siempre he sido muy activa y si los monitos no me detuvieron cuando eran más demandantes, ahora debería ser menos, ¿no? Prácticamente Valerie y Nate no me dejan ayudarlos con nada porque juran que se mandan solos y pueden hacer todo sin mi ayuda. Obviamente les doy su espacio en lo que creo que estarán bien, pero en otras, sale mi bruja interior y los obligo a obedecerme, pero por fortuna ellos son muy obedientes y no me hacen enojar tan seguido. El bebé de la familia: Seba, no me da mucho que hacer. El es feliz yendo a visitar a su tía Avril para jugar con Leo o me lo dejan a mí para ayudarlos a darles un tiempito libre. Esos niños se adoran y no se despegan nunca, parecen dos hermanitos perdidos o algo por el estilo, pero eso me gusta mucho porque tiene con quién sociabilizar y, aunque sus hermanos mayores también lo incluyen en sus actividades, no hay caso, él quiere ver películas y jugar con Leo. Es muy terco, al igual que su madre. Para las fiestas nos fuimos a Canadá como cada año, pero en esta oportunidad invitamos a toooda la familia Lewis. ¡Fui tan feliz! Jake es como mi hermano mayor, a Quinn la adoro y obvio que a su pequeña también, ¡Está tan grande! Y verlos jugar con mis hijos fue el mejor regalo del cielo. Además estuvo mi querida Jennie junto a su novio, a quien por cierto, me cae sumamente bien. Y además, estuvo la pequeña Jess. ¡Me sentí tan bendecida! Para el Año Nuevo también estuvimos todos juntos y creo que no pude pedir por un mejor termino de año. Me costó despedirlos, porque son como mi familia pero lamentablemente la vida real pasa la cuenta y no queda otra que decir: hasta pronto. :( Ahora me estoy replanteando muchas cosas nuevamente. Quiero volver a BCV, quizás ayudar en la pastelería por unos días. Ver a mi madre. Estar en ese pueblo del que siempre quise escapar y al cual ahora quiero ir. ¿Quién me entiende? Lo sé, nadie. Pero las raíces a veces te llaman, supongo. Y mi Alexcito lindo, esto va para tí: Estuvimos de Aniversario este 24 de enero, cumpliendo 4 maravillosos años. Gracias por ser el gran hombre que eres, por ser mi apoyo todo el tiempo, por tenerme paciencia y fe en cada proyecto o locura que pasa por mi cabeza. Se que soy difícil -aunque ahora siento que soy menos- pero jamás has intentado cambiarme y eso es algo que repito mucho, pero me siento muy afortunada. Eres el amor de mi vida, desde que era una pequeñita de 14 años. Y se que será así siempre. Espero hacerte un tercio de lo feliz que tú me haces a mí. Te amo hasta la luna y de regreso. Nunca lo olvides. Lu ☙ ________________________________________________________________ BEAUTY DIRTY RICH es una historia ORIGINAL INDEPENDIENTE.
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