#Casamicciola
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Cinematic ultra dark color modern house 8k
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Passeggiata per Casamicciola #casamicciola #casamicciolaterme❤️ #ischia #scuola #alessandromanzoni #terremotocasamicciola #terremoto #ricordi #ferite #paradisiello #windows #casamicciolatermeischia (presso Casamicciola Terme) https://www.instagram.com/p/CpWWdJLosHL/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Casamicciola, le operazioni di ricerca
Casamicciola, le operazioni di ricerca
La volontaria Valentina racconta: siamo in tanti con vanghe e pale per aprire gli accessi delle abitazioni di Casamicciola Riceviamo dall’”Agenzia Dire” e pubblichiamo CASAMICCIOLA | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Siamo tantissimi: vedere tante squadre all’opera per prestare soccorso, da ischitana mi ha commossa. Ci sono emozione e tenacia nella voce di Valentina Migliaccio, geologa originaria…
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Casamicciola di Ischia, sono 8 le vittime accertate. Quattro i dispersi
Casamicciola di Ischia, sono 8 le vittime accertate. Quattro i dispersi.
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UN ALTRO VENERDÌ NERO PER ISCHIA.
Questo succede quando si costruisce troppo e male.
aitanblog.wordpress.com/2022/07/06/a-rischio-destinzione/
aitanblog.wordpress.com/2021/10/27/frattamaggiore-tra-1984-e-2030/
aitanblog.wordpress.com/2021/10/05/politici-locali/
CORAGGIO, CASAMICCIOLA!
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Casamicciola: ancora quattro dispersi
Il bilancio dell'alluvione e della frana di sabato scorso è tragico: otto vittime. E quattro disperse. Polemiche per l'SOS lanciato dall'ex sindaco di Casamicciola quattro giorni prima del disastro a cui nessuna autorità ha risposto
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#meteo#Frana ad Ischia: fiume di fango su Casamicciola 26 Novembre 2022 | Rete Meteo Amatori#Rete Meteo Amatori
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Oswald Achenbach (German, 1827-1905)
Ischia – Sankt-Anna Fest, Casamicciola
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Ischia nel 1935. Ecco come era mantenuto il monte crollato pochi giorni fa.
Ci sono foto del 1935 recuperate dall'ambientalista Umberto Mercurio che mostrano la regimentazione delle acque sul monte Epomeo a Casamicciola. Servivano per non fare succedere allagamenti.
Fascisti, fascisti ovunque....
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Joseph Rebell - Ansicht von Casamicciola auf der Insel Ischia
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BENEDETTO CROCE SOTTO SPIRITO. UN RITRATTO PER ANNIVERSARIO (2015)
Esattamente un secolo fa, poche settimane prima che l’Italia entrasse nella Grande guerra, Benedetto Croce stese di getto il “Contributo alla critica di me stesso”, oggi disponibile nelle edizioni Adelphi con le note aggiunte a margine nei decenni successivi. Il “Contributo”, scritto alla soglia dei cinquant’anni, è il pezzo più autobiografico di un filosofo che, come Catullo “voleva essere totus nasus”, vorrebbe “essere giudicato tutto pensiero”. Si tratta, è vero, di una “autobiografia mentale”, o comunque di una ‘vita esemplare’; ma per sorprenderci, all’autore basta ritrarsi sdraiato su un sofà mentre rimugina sul suo sistema nascente.
Siamo davanti a un trionfo della prosa crociana: della sua musica rotonda, della sua patina antiquaria, ma soprattutto del suasivo movimento con cui il filosofo dimostra che le analisi più sottili sono traducibili in un motto di sano buon senso. Trionfa, qui, anche il pi�� insistito leitmotiv etico di Croce: quello dell’“operosità” che sola medica le ferite della vita, come il piccolo Benedetto apprese in un collegio di preti borbonici. Ed è impossibile non sorridere, riconoscendo il puntiglio del futuro filosofo laico nel ragazzo che prima di confessarsi “distingue” i peccati e li scrive su un foglietto.
La formazione di Croce cambia segno dopo il terremoto di Casamicciola, che nel 1883 annienta la sua famiglia e lo seppellisce per ore sotto le macerie. Il superstite è accolto allora nella casa romana del politico Silvio Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo Bertrando. Il lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. “Quegli anni”, confessa l’autore del “Contributo”, furono “i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino”. Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a scuoterlo è Antonio Labriola, che con le lezioni sull’etica di Herbart gli offre un appiglio a cui aggrapparsi nel naufragio della fede. Croce ricorda di averne recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera. È con questo bagaglio che nell’86 torna a Napoli per rifugiarsi negli studi storici; e solo il bisogno di chiarirne il metodo lo convince nel ’93 a stendere la prima memoria filosofica. Poco dopo, ad allargarne gli orizzonti interviene ancora Labriola, che lo contagia con la nuova passione marxista. Croce, però, l’affronta col suo stile di formidabile ruminante. S’immerge in un corso sistematico di economia, e quando è ormai più ferrato del maestro, espelle dalla materia appena digerita una componente essenziale, quella della militanza, per trasformarla in puro fertilizzante delle sue ricerche. Nel 1900, il socialismo che agita l’Europa gli appare nient’altro che una parte di sé già superata. Mentre lo stesso senso del dovere che lo porterà al governo con Giolitti e alla presidenza del Partito Liberale gli impone di soccorrere le istituzioni napoletane, il commissario scolastico Croce si prepara a entrare nelle scuole con ben altra efficacia attraverso l’“Estetica”, la sua opera più famosa e volgarizzata. Subito dopo la sua pubblicazione fonda con Gentile la rivista “La Critica”, braccio secolare dell’idealismo italiano, e vi applica la propria teoria dell’arte diffondendo un gusto tutto spostato sull’Ottocento. Qui Croce sente di aver raggiunto un maturo “accordo con me medesimo e con la realtà”. Inizia così un percorso che per tre lustri somiglia a una inarrestabile marcia di conquista: il patto con Laterza, il completamento del sistema, i saggi su Hegel e Vico, la polemica vittoriosa contro l’epistemologia…
Il “Contributo” segna il culmine di questa marcia, rallentata poi da guerra e fascisti. Lo spettacolo che offre è invidiabile; eppure il lettore non può non sentir salire da queste pagine compatte un involontario umorismo. Perché l’autore, malgrado le dichiarazioni di sobrietà e le ombre che già gli offuscano il panorama, sprizza soddisfazione da tutti i pori. L’insolita nudità del testo evidenzia il rapporto tra le sue compiaciute pose giovesche e la rimozione del lato notturno dell’esistenza. La soluzione genialmente semplificatrice di molte questioni sfiora la tautologia, e ogni domanda fastidiosa è liquidata come un problema mal posto (se “il pensiero vero è semplicemente il pensiero”, il pensiero falso è solo “il non-pensiero (…) il non-essere”). Anziché diventare leopardiano, il ragazzo che ha sperimentato sulla sua pelle la crudeltà della Natura cicatrizza le ferite convincendosi che la Storia consiste nel dispiegarsi di una verità ascendente “a claritate in claritatem”, ed esibendo il sublime filisteismo goethiano che sarà di Lukács e Thomas Mann.
È questo superiore equilibrio a indisporre i letterati giovani, quelli che in forme più esili hanno reagito come lui al positivismo: il romantico refoulé Cecchi, lo scettico Serra, e il teppista Papini, secondo cui il nuovo maestro d’Italia sogna una nazione “composta di tanti bravi figlioli (…) lettori assidui del Giannettino”. Dal clima ‘decadente’ e agitatorio nel quale si muovono questi giovani, il filosofo tiene presto a smarcarsi. Prende le distanze da D’Annunzio, ma anche dall’hegelismo. Eppure questi distinguo non cancellano alcune affinità cruciali. Cecchi nota che sia l’idealista sia l’imaginifico pongono l’arte sull’infimo gradino della scala intellettuale, tacendo sulle angosce che derivano all’uomo da un’esistenza sempre incompiuta e da una natura irriducibilmente estranea. Quanto a Hegel, è vero che Croce ne rigetta la mitologia; ma proprio negli anni Dieci fa a sua volta della necessità storica un mostro autorizzato a nutrirsi di corpi umani. In realtà, il culto hegeliano del fatto compiuto e l’arte pura costituiscono gli esiti logici della cultura da cui Croce proviene, perciò quando il filosofo li rifiuta appare incoerente con le sue premesse. L’estetica crociana si accorda col detestato Pascoli, non con l’amato Carducci. E sulla Storia, l’autore del “Contributo” ricorda di avere appreso dal suo Marx, sciacquato nell’Arno machiavellico, che ha tutto il diritto di “schiacciare gl'individui”. Ma solo nel ventennio diventa evidente, oltre allo iato tra ‘teoria’ e ‘pratica’, anche la marcia indietro ideale: all’assoluto lirico si affianca allora la funzione civile della letteratura, mentre lo Stato Leviatano sfuma nell’etica liberale.
A questo proposito, nelle note più tarde, Croce ammette di avere sottovalutato il valore della libertà, e di essere stato poco accorto davanti al fascismo in ascesa. Nel ‘15, però, prevale ancora la tendenza a far coincidere intuizione ed espressione, volontà e azione. Come altri pensatori contemporanei, Croce cerca così di superare i dualismi ottocenteschi tra spirito e materia, vita e scienza. Di Hegel lo attrae appunto il suo organicismo, anche se gli ripugna la sua brutale omogeneizzazione dei fenomeni. Nel proprio sistema introduce la dialettica degli opposti, ma si preoccupa che non distrugga i distinti. Vuole tenere insieme il circolo dello Spirito e lo sviluppo dialettico della Storia: Vico e Kant da una parte, Hegel dall’altra. Tuttavia, nell’idealista del primo Novecento vince la giustificazione dell’esistente. La Storia procede di bene in meglio, l’irrazionale è appena l’ombra del razionale. Di questa rimozione ha dato un’ottima parodia Paolo Vita-Finzi in un apocrifo crociano dove il pontefice di Palazzo Filomarino, con consequenzialità macabra e gioconda, spiega che il male include “germi di bene” come un cannibale “può includere un missionario”.
A un passo dalla Grande guerra, insomma, il filosofo ritiene ancora che il pensiero possa governare dall’alto la realtà. Appena licenziato il “Contributo”, fa il suo dovere di suddito in un conflitto a cui non crede, ma evita il nazionalismo culturale: all’adesione pratica corrisponde un orgoglioso rifiuto teoretico. È l’abito della distinzione col quale si opporrà sempre alle ideologie che tendono a travolgere tutti gli argini. Ma inutilmente: perché la vocazione del Novecento è appunto quella di cancellare ogni limite, bellico e sofistico. E alla fine Croce ne prenderà atto, trasformando la categoria dell’“utile” nella vitalità “selvatica” che buca le forme dello spirito. Sfiorerà così l’esistenzialismo, ma non farà il passo che l’avrebbe costretto a lasciare le sponde civili del suo Ottocento: sensibilissimo alla cronaca, resterà tuttavia convinto di poter incarnare una figura di filosofo ancora classicista.
Questa figura non va però confusa con la maschera del pensatore pompier che ci ha proposto tanto Novecento, e a cui manca completamente il gusto della concretezza che riassume la lezione più feconda dello “storicismo assoluto”. “La perfezione di un filosofare sta (…) nel pensare la filosofia dei fatti particolari, narrando la storia”, dice Croce nel “Contributo”: perciò “l'astrazione è morte”. In questo senso, molta fenomenologia si è rivelata assai più astratta dell’idealismo che intendeva superare, perché mancava di intuito ermeneutico di fronte alla vita, ed era dunque destinata a smarrirsi nel farraginoso gergo pragmatistico che predica l’andata “alle cose stesse” ma non la pratica mai. Lo stesso vale per le suggestioni insieme esoteriche e terragne criticate da Croce prima in Gentile e poi in quell’Heidegger che secondo lui disonorava la loro disciplina. Queste filosofie, finte mistiche intimidatorie e velleitarie, confermano la convinzione crociana secondo cui il purus philosophus è un purus asinus. Croce considerava una delle sue maggiori vittorie la ridicolizzazione del Filosofo tutto occupato dall'Essere: e infatti niente testimonia meglio la sua successiva sconfitta della restaurazione di questo mito, in varianti sacerdotali o pedantesche.
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RACCOLTA FONDI ALLUVIONE ISCHIA Il 26 novembre 2022, l’isola d’Ischia è stata colpita da una forte alluvione che ha provocato gravi danni nella zona di Casamicciola. Abbiamo la possibilità di sostenere le vittime ma c’è bisogno del vostro aiuto! Potete contribuire donando alla Caritas Diocesana di Ischia impegnata nella raccolta fondi per la gestione dell’emergenza. Grazie ISCHIA FLOOD RELIEF FUND On 26 November 2022, Ischia was engulfed by heavy rain, triggering a landslide that flooded homes and caused devastating damage in the Casamicciola area. We have the ability to deliver emergency aid to the Island and support the victims, but we need your help! You can contribute by donating to the Caritas Diocesana on Ischia, who is raising funds to bring help and hope to those who need it most. Thank you COORDINATE PER LA DONAZIONE / HOW TO DONATE CURIA VESCOVILE DI ISCHIA - CARITAS DIOCESANA IBAN IT42B0103039931000002699787 BIC PASCITM1N88 MONTE DEI PASCHI DI SIENA – FILIALE DI ISCHIA 39931 REFERENCE: EMERGENZA ALLUVIONE 2022 (presso Ischia, Italy) https://www.instagram.com/p/ClnneZTgBjD/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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In Italia il.passato non passa mai....controllate i comuni e da lì che nascono e crescono i delinquenti che poi arriveranno a "romaladrona".....trafficanti d'affari... guardate #casamicciola ricercate chi ha autorizzato la costruziome di case in zone a rischio , ricercate le autorizzazioni dei comuni e chi le ha firmate cercate, i costruttori, i geometri ed ogni singolo uomo che ha certificato, firmato,vidimato, avallato ed infine fatto costruire case in zone assurde, trovatele ed arrestateli è per.una.volta fate rispettare la.legge. #fuorilegge #comuni #sindaci
#abusivismo #edilizia #delinquenti #comuni #sindaci
#gliaudaci #robertonicolettiballatibonaffini
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La foto di Ischia nel 1935: “Canali sul monte Epomeo contro frane e alluvioni”
Le foto recuperate dall’ambientalista Umberto Mercurio e pubblicate da Francesco Borrelli (Europa Verde). Si infiamma il dibattito su abusivismo e mancata pulizia alvei.
"A Ischia negli anni '30 c'erano canali sul Monte Epomeo per scongiurare frane e alluvioni". A pubblicare la foto è il consigliere regionale ecologista Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde). "Ci sono foto del 1935 – scrive Borrelli – recuperate dall'ambientalista Umberto Mercurio, che mostrano la regimazione delle acque sul monte Epomeo a Casamicciola. Servivano per non fare succedere allagamenti". E si infiamma il dibattito in Campania su abusivismo e mancata pulizia degli alvei. La foto ritrae la sistemazione idraulico forestale dei torrenti nella zona dell'agro di Casamicciola negli anni '30 del Novecento.
Gli allarmi su abusivismo e alvei ostruiti
Nelle ultime ore nelle istituzioni è tornato in primo piano il dibattito sulla sicurezza del territorio e la prevenzione per il rischio del dissesto idrogeologico, dopo la tragedia di Casamicciola Terme, avvenuta sabato scorso, quando una frana staccatasi dal Monte Epomeo ha investito le case nella zona di via Celario. Al momento si contano 8 vittime accertate, tra i quali 4 bambini – il più giovane è un neonato di appena 21 giorni – mentre si cercano ancora 4 dispersi, e si contano 5 feriti, dei quali uno grave, ricoverato al Trauma Center dell'Ospedale Antonio Cardarelli di Napoli.
C'è chi punta il dito sull'abusivismo edilizio e sulla pianificazione urbanistica. Mentre l'ex sindaco di Casamicciola, l'ingegnere Giuseppe Conte negli scorsi giorni aveva lanciato l'allarme anche sulla mancata disostruzione degli alvei. Questi ultimi, però, come ha spiegato un altro ex sindaco a Fanpage.it, Giovan Battista Castagna, si trovano molto più giù, a valle, e che quindi poco avrebbero potuto fare per fermare il fiume di fango di sabato notte. Gli alvei ostruiti, infatti, si troverebbero invece nella zona colpita dalla frana di Casamicciola nel 2009.
Cosa si sa della frana di sabato 26 novembre?
Secondo le prime ricostruzioni della Protezione Civile della Campania, la frana del 26 novembre a Casamicciola sarebbe stata causata dal maltempo. Tre le frane che avrebbero interessato il versante Nord Est del Monte Epomeo, una in zona Monte Nuovo lato Beccaccia ed una in zona Crateca non hanno interessato cose o persone. L'altra, di notevoli dimensioni, nel Comune di Casamicciola ha avuto il punto sommitale di distacco a circa 600 metri d'altezza.
La massa nelle prime centinaia di metri ha avuto una caduta quasi verticale per cui una volta arrivata nel piccolo borgo di case di zona Santa Barbara ha letteralmente spazzato via diverse abitazioni, subito dopo la colata si è incanalata nei vari alvei che portano verso il mare portando con se purtroppo diverse vite umane.
fanpage.it
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In Campania un tempo si diceva "è successo un Casamicciola" per dire un gran casino.
A riprova, frase sentita tel quel in una puntata de "I Sopranos" (i modi di dire nella lingua del migranti si congelano ai tempi della partenza).
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