#Carol Rama
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Carol Rama (1918-2015) — At the Eastern Promontory [ink, glue and doll's eyes, on canvas, 1967]
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Carol Rama
Italian, 1918–2015
Bricolage, 1967
Mixed media and doll eyes on Masonite
25 1/4 x 19 3/4 inches (64.1 x 50.2 cm)
The Rachofsky Collection
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Carol Rama, Appassionata (Passionate), 1943, watercolor on paper, 9 x 7 inches.
ROBERTO GOFFI, TORINO/©ARCHIVIO CAROL RAMA, TURIN/PRIVATE COLLECTION, TURIN
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III
. Pegado a tu boca mi desorden. Mi vasto querer. Lo incomposible entrando en orden. Pegada a tu boca, pero descomedida Ardua Constructor de ilusiones te examino ávida Como si fueras a morir pegado a mi boca. Como si fuera a nacer Y tú fueras el día magnánimo Te sorbo extremada a la luz del amanecer.
.
- Hilda Hilst, Traducción del Seminario Poesía Cultura y Traducción en el Brasil Contemporáneo del Posgrado en Letras de la UNAM, impartido por Regina Crespo y Rodolfo Mata
- Carol Rama. Bricolage
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Carol Rama
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Carol Rama (1918-2015) — Bricolage [oil, dolls eyes, gilded paint, copper wire and glue, on masonite board, 1963]
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Carol Rama, Schizzano via. 1967. Ink, gouache, shellac, and plastic doll eyes on paper, 24 x 19 1/2? (61 x 49.5cm).
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Carol Rama -Movimento e immobilità di Birnam (1978)
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Carol Rama (1918 - 2015)
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Carol Rama, Lusinghe (Flattery), 2003, mixed media and engraving on relined paper, 9⅞ x 13¾ inches.
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Carol Rama
https://www.unadonnalgiorno.it/carol-rama/
La rabbia è la mia condizione di vita da sempre. Sono l’ira e la violenza a spingermi a dipingere.
Carol Rama, artista visionaria, tormentata e trasgressiva, che ha conquistato il plauso della critica mondiale grazie al suo inedito punto di vista. Una donna che ha cambiato il modo di fare arte.
Le sue opere sono protagoniste nelle mostre di arte contemporanea in molti paesi del mondo.
Nata a Torino il 17 aprile 1918 col nome di Olga Carolina Rama, ha avuto un’infanzia difficile dovuta alla prematura e tragica scomparsa del padre e della conseguente malattia psichiatrica che aveva colpito sua madre.Si è avvicinata all’arte da autodidatta, negli anni Trenta, rievocando il suo tormentato vissuto in acquerelli che raffigurano donne nude, amputate, in sedia a rotelle, cariche di un erotismo spinto e perverso. Soggetti accompagnati da animali, protesi e parti anatomiche del corpo come falli, piedi e lingue, rappresentazioni scabrose e inaccettabili per i suoi tempi. La sua prima personale del 1945, infatti, venne bloccata e le opere sequestrate.
Si è poi rivolta all’astrattismo e ha fatto parte del MAC – Movimento Arte Concreta. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1948 e del 1950.
Le sue opere più conosciute, che l’amico Edoardo Sanguineti aveva definito Bricolage sono progetti polimaterici in cui macchie informali si combinano a denti, unghie e occhi di vetro. Utilizzando camere d’aria di bicicletta ha realizzato tele in apparenza astratte in cui compaiono riferimenti all’anatomia umana e alla sessualità (pelle, carne, budella, falli).
La sua sensibilità provocatoria ha vantato estimatori come Italo Calvino, Andy Warhol, Orson Welles e Man Ray.
Un’importante evoluzione della sua carriera è avvenuta grazie all’incontro con la critica e curatrice Lea Vergine, nel 1980, che l’ha invitata a esporre i suoi lavori nella mostra itinerante sulle più grandi artiste del Novecento, intitolata L’altra metà dell’avanguardia.
Nel 1985, sempre con la cura di Lea Vergine, ha allestito la sua prima antologica nel sagrato del Duomo di Milano.
Oltre a figure e personaggi ispirati alla sua storia personale, che raccontano anche di desideri e fantasie inespresse, tra gli anni Ottanta e Novanta il suo immaginario si è popolato di nuovi soggetti, come la Mucca Pazza, dipinti o disegnati sopra mappe catastali e disegni tecnici prescritti.
Nel 1993 ha avuto una sala personale alla Biennale di Venezia.
La sua prima personale negli Stati Uniti è stata a New York, nel 1997. Ha poi esposto nel Regno Unito, Germania, Austria, Australia, Paesi Bassi e in numerosi luoghi cardine dell’arte contemporanea del nostro paese e non solo.
Nel 2003 la Biennale di Venezia le ha conferito il Leone d’oro alla carriera.
Il 14 gennaio 2010 ha ricevuto il Premio del Presidente della Repubblica da Giorgio Napolitano, su segnalazione degli Accademici Nazionali di San Luca.
Ha lasciato la terra il 24 settembre 2015 a Torino. La sua casa studio è diventata un museo.
Carol Rama ha imposto nuovi punti di vista alla contemporaneità. Attratta da ciò che normalmente disgusta l’opinione pubblica, il suo stile trasgressivo è stato conseguenza delle sue esperienze profonde e traumatiche che ne hanno segnato l’estetica e la poetica.
Nelle sue opere ha ricercato l’inusuale e giocato con materiali poco convenzionali dando loro nuova forma e significato. Ha usato l’assemblage in maniera nuova e con esiti mai visti, in un periodo storico in cui provocazione faceva rima con volgarità e in un contesto sociale in cui una donna non poteva permettersi di essere poco elegante.
È stata trasgressiva, libera e dissacrante, ho osato come nessuna prima, cambiando inesorabilmente il corso dell’arte contemporanea.
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