#CAPITALISTI DI ME-
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T-mob-
SO BASICALLY "STADIO WINDTRE", HUH?
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Pensavo che il livello di disagio della prima frase fosse imbattibile ma poi sono arrivate le società statunitensi.
#“Sì siamo di estrema sinistra praticamente brigatisti comunque ecco i nostri migliori amici: i capitalisti statunitensi 😍”#Che imbarazzo Madonna santissima#Ah me misera!
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Gli ambidestri
Peggio del governo Meloni che fa cassa sui poveri ci sono solo il Pd e le sue proiezioni editorial-giornalistiche, che difendono il Reddito di cittadinanza e il salario minimo solo perché il governo Meloni non li vuole. Ma fino all’altroieri li attaccavano solo perché erano bandiere “grilline”. Nel 2018-’19 il Conte-1 varò il Rdc coi voti favorevoli di M5S e Lega e quelli contrari di FI, di FdI e pure del Pd, che lo osteggiava con gli stessi argomenti oggi usati da Meloni&C. senza neppure pagare i diritti Siae. Zingaretti tuonava contro “la pagliacciata del Reddito di cittadinanza che nessuno sa cos’è”. Boccia lo definiva “una grande sciocchezza che aumenterà solo il lavoro nero. Il tema vero è come creare lavoro”. E la Camusso: “No al Reddito di cittadinanza! Quelle risorse vengano usate per trovare lavoro”. Oggi i destronzi hanno buon gioco a rinfacciare al Pd di aver detto prima di loro le stesse cose. E la risposta non può essere che allora comandava Renzi e ora c’è la Schlein: perché Renzi la guerra ai poveri la faceva allora come oggi; e soprattutto perché Zinga, Boccia e Camusso ora stanno con la Schlein. Basterebbero tre paroline: “Ci siamo sbagliati”. Che andrebbero stampate a caratteri di scatola su Repubblica, che all’epoca dipingeva il Conte-1 – il governo che più ha dato ai bisognosi in trent’anni – come una robaccia di estrema destra. Rep titolava: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc”, che dunque andava abbassato per non far concorrenza reale ai salari da fame. E l’Espresso di Damilano: “Per gli elettori del Pd il Rdc è peggio del condono fiscale”. Ancora il 20 luglio 2022, quando Draghi attaccò i 5Stelle sul Rdc in Senato, il Pd gli votò la fiducia da solo e Rep lo santificò. Facevano così su tutto. La blocca-prescrizione Rep la chiedeva da un quarto di secolo, ma siccome la fece Bonafede diventò un obbrobrio che “calpesta i fondamenti di uno Stato di diritto”, “giustizialismo”, “barbarie”, “Inquisizione” (Cappellini, noto giureconsulto). Il Recovery quando lo lanciò Conte era una ciofeca: “È isolato in Europa”, “Non lo otterrà mai”, “Meglio i 36 miliardi del Mes”. Poi ne arrivarono 209 e tutti fischiettavano. Ora accusano Conte di non aver battuto i pugni sul tavolo per ottenere meno soldi. Il salario minimo, siccome lo proponeva il M5S e non piaceva ai sindacati, era odiato dal Pd e da Rep: grandi peana al Pnrr di Draghi che l’aveva levato dal Pnrr di Conte. Ora tifano salario minimo e rintuzzano ogni giorno gli argomenti contrari del governo, che però sono gli stessi che usavano loro. La Meloni non deve inventarsi nulla: le basta copiare gli avversari. Che, come diceva Lenin dei capitalisti, le hanno venduto la corda a cui impiccarli. Anzi, gliel’hanno regalata.
Marco Travaglio
Travaglio è implacabile perché conserva gli articoli degli altri giornali. Lui è la memoria giornalistico/politica del nostro paese, e la memoria è sempre pericolosa.
Rimarco la definizione "destronzi": 👏.
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De tranquillitate animi
C'è una frase pronunciata da un filosofo a me caro che dice più o meno così: è follia pensare di cambiare il mondo, sarebbe già tanto comprenderlo. La frase si riferisce al noto adagio marxiano "i filosofi fino ad ora hanno solo interpretato il mondo, ora si tratta di cambiarlo” tanto caro a Diego Fusaro, che notoriamente pensa che il mondo si possa cambiare, anzi, si deve (e in effetti la frase veniva rivolta personalmente a lui). Che il mondo non si possa cambiare non è per via che il capitalismo o chi per lui ce lo impedisce, il mondo non si può cambiare perché le cose accadono per come accadono, che possano accadere diversamente sulla spinta della volontà degli uomini è una fede che accomuna proletari e capitalisti, preti e comunisti, atei e credenti. Siamo in balia della necessità, inutile stressarci con l'angoscia kierkegardiana delle infinite possibilità di scelta, in realtà il mondo sceglie per noi, un filo ininterrotto lega tutte le scelte e tutte le vite degli uomini passati, presenti e futuri, un unico filo che tesse tutta la realtà. Che pace, che tranquillità.
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Houston, abbiamo un problema
Mancano tre ore all’atterraggio e no, non si tratta di una capsula interstellare che si sta per schiantare contro un meteorite o ha appena riscontrato un’avaria al motore oppure mettete un altro scenario hollywodiano a vostro piacimento. Però a me pare lo stesso così.
Per quanto mi riguarda in effetti il primo pensiero che ho fatto è stato “ma tu guarda quest’essere fu quadrupede oggi bipede che ti combina”. Arrivare a violentare così tanto la psiche con un’esperienza disumana, 10 ore confinati in uno spazio microbico di nostro signore pianeta, però vivere questa prigionia con Lisa goodmorningMrFedericotodayIwilltakecareofyouandyoucanbetyouregonnaloveit, una poltrona che è meglio del letto di casa mia e una libreria multimediale che Hal 9000, per quanto avanzato, non proponeva di certo, almeno non coi sottotitoli poi non so, magari i contenuti anche sì. Perché si lorsignori, questa bottiglia vi arriva direttamente dalla primissima classe di una tratta intercontinentale direzione Houston, il che mi porta a condividere il mio secondo pensiero che ho fatto, e cioè “vabbè ma violentare la psiche umana cosa?? Che ti vengono a portare un drink ogni mezzora e tu pezzente ti sei pure riempito l’acqua in bagno al gate come l’ultimo degli accampati”.
Ma non c’è da scherzare, io il messaggio a Houston lo lancio lo stesso perché questa condizione di parvenu del lusso aka infiltrato no global nel reame del capitalismo un po' mi definisce in maniera univoca, un po' acuisce il disagio. Quindi questo lancio di molotov più che message in a bottle ha la sua genesi proprio qui, nell’epicentro di quella che United Airlines ha concepito come un sogno, dove i messaggi di sicurezza sono un corto da Sundance, dove devi stare attento a non sporcarti con salmone e tenderloin, dove gusterai un sundae che al settimo cielo non ti può portare, visto che già ci sei, ma all’ottavo o al nono si, visto che ormai sky is not the limit anymore, (e io manco sapevo che cazzo era un sundae ma ora so che è una cosa per cui ci si potrebbe effettivamente impegnare a credere a nostrosignore e fare tutta quella manfrina del ringraziamento, espiazione, liturgia ecc. ecc) e dove non si sente la puzza di quelli della seconda classe, cioè la mia 364 giorni all’anno, caratterizzata dalla tipica fragranza con note di lampone e malessere.
Ma questa è solo una parentesi, perché, che uno stia in prima classe, seconda classe, in cabina di pilotaggio o in stiva, il fatto è un altro, e questo, sì, giustifica la richiesta di collegamento col campo base, o se volete manifesta in tutta la sua pienezza il dramma di un volo intercontinentale, dunque al di là del sapore da esperienza divertente che non farò mai più, che ovviamente è già stata ampiamente documentata molto meglio di me e anni fa.
Il fatto Federì, il fatto qual è.
Il fatto è che hai voglia a dopare Netflix di contenuti offline, hai voglia a mettere a soqquadro Spotify e calcolare i tempi da coprire al centesimo con la libreria scaricata, hai voglia a studiare il catalogo dello schermo nel seggiolino (pardon, sofa, dei veri artigiani della qualità l’avranno progettato), e questi capitalisti le hanno studiate proprio tutte, pure per gli snob come me, visto che ci hanno dedicato la categoria film “Indipendenti”, o i live di Ziggy Stardust e Carole King, voi che fata i Masanielli di sta cippa e poi ci vediamo al gate, e vi trattiamo come il nostro bottino più pregiato, vi coccoliamo alla morte perché siete stati i più difficili e noi volevamo proprio voi a bordo. Nulla di tutto ciò impedirà a voi, gentili passeggeri, di trascorrere 10 (anzi, ci hanno tenuto a precisare, 9.59) ore in completa giustapposizione a voi stessi, in balia di un rumore bianco che prende i connotati dei portentosi motori del 777 e del getto voluminoso di pensieri che affollano la vostra testa, o magari la mia, e che hanno giusto il tempo di sputarsi contro uno specchio quando ne incontrano uno e rifiondarsi al doppio della velocità di nuovo dove erano prima, anzi più ingrovigliati, più incastrati, e a ogni giro più profondi, come un chiodo che prende martellate a un ritmo regolare, incessante e nella superficie affonda, affonda, affonda…
Attenzione, idea! La contrapposizione come coping mechanism, dice la mia testa, cioè uno specchio riflesso bambinesco mascherato da psciologia young adult ma da bar, basta poco per crederci, e, dopo aver pagato un altro biglietto, si sale sulla nuova giostra, che sembra più facile. Ho detto “sembra” quindi non la tiriamo per le lunghe, l’idea è un boomerang. Mi dico, “vabbè non è la nave dei pirati che quasi fa il 360 e dura 10 ore, più le macchine a scontro”. Sì, la giostra che il mio coping mechanism ha ideato è quindi un volo più semplice, un’ora scarsa, in una terra nota in cui si parla la lingua di questo rantolo. C’è pure uno scenario più o meno inquadrato: sole sole, tanto sole, ma è un sole maligno e crudele, teatro (ah mai parola fu più centrata!) del dramma che già vedo consumarsi davanti ai miei occhi, e a cui mi preparo, ben consapevole che le macchinine si sono in realtà trasformate in bolidi da Formula 1, senza protezioni dii gomma, e io sto solo prendendo il fiato finchè il respiro si blocca, proprio come durante un tuffo da 3 metri o esattamente prima dello scontro alle giostre. L’impatto non è questione di se, ma quando.
Houston.
Houston.
Houston, credetemi: ho bisogno di atterrare.
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Ho due tirocinanti, attualmente. Una universitaria, una extracurriculare. Bene, stamattina ho scoperto che quella extracurriculare fa la spia al capo sulle pause della tirocinante universitaria.
Questa tirocinante extracurriculare è arrivata da 4 giorni.
Ora, premettendo che a me i proletari che fanno i leccaculo ai capitalisti fanno vomitare ma come cazzo ti viene in mente di fare una cosa del genere? Ma pensa ai cazzi tuoi e stai nel tuo, che prima o poi la ruota gira, questo forse non ti è chiaro.
Specifico che le pause della tirocinante universitaria erano veramente una sciocchezza e che la tirocinante universitaria viene "aggratis", la spia la pagano pure.
E in tutto questo i capi stamattina hanno chiesto a me perché non avessi dichiarato io questa discrepanza. Follia pura.
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La fede non è "una madre, che se qualcuno la offende ti devi sentire in 'diritto' di schiaffeggiare" (come sostiene Bergoglio); c'è ancora troppa violenza nella predicazione cattolica e ciò non ha nulla a che vedere con l'Amore per gli altri.
Non voglio odiare perché molti fedeli e gli sciamani della chiesa usano la 'scusa di dio' per opprimere e molestare; non voglio denigrare chi non abbia "gesù nel cuore" perché una fede mi impone di farlo. Io voglio amare e il cattolicesimo non lo permette; la Razionalità si.
Io non voglio andare in ospedale e trovarmi morti crocifissi appesi al muro, in un momento in cui ho bisogno di Serenità, di guarire e sentire che vale la pena vivere; non lo voglio per me e neanche per chi è attorno - e puntualmente li stacco e li chiudo in armadietto.
Io non voglio che suore e preti abbiamo accesso in quei luoghi, come gli ospedali, dove le persone fragili sono più propense, nella loro fragilità fisica e mentale, ad allungare a tali avvoltoi che girano lì apposta, soldi o testamenti a loro intestati. Questo schifo deve finire.
Un conto è la fede (credere in qualcosa che ti dà serenità); altro è essere circondati da una associazione a delinquere (la chiesa di Roma), che tenta di estorcere beni e denaro ai credenti e non credenti in ogni forma 'legalizzata'. Questo non è affatto Civile e tollerabile.
L'odio Necessario e Sano verso il cattolicesimo e il suo clero non nasce dal nulla, non è Irrazionale (come omofobia e misoginia); viene dal fare una Matura disamina, a 360 gradi, su una società cattolica che vive di espedienti, di truffe, di circonvenzione di incapaci.
Uno sciamano della chiesa cattolica non lavora, ma vive del denaro sottratto al welfare italiano; questo ignobile comportamento instilla nella gente comune l'idea che si possa vivere 'serenamente' truffando, rubando, commettendo Reati. E ciò accade.
Negli stessi sciamani della chiesa cattolica vige la contraddizione al 'comandamento' di non rubare e questa mancanza di autorevolezza è una 'manna' per chi, autorizzato da tale Inciviltà, vuole vivere truffando gli altri; in Italia la Disonestà è infatti diffusa come un cancro.
Con la morte degli anziani, di coloro che più hanno risentito e diffuso il bigottismo cattolico, il cattolicesimo andrà in totale crisi: verrà a mancare anche il sostegno politico di chi voleva che la moralità cattolica resistesse, e con essa rimanesse il 'diritto' di ledere.
Puoi lottare pure per cercare che le campane cristiane disturbino ancora: che la moralità Incivile cattolica resista; ma il futuro è già segnato: non c'è un ricambio generazionale; ai giovani, che sono pure pochi, non interessano le pretese degli sciamani della chiesa cattolica.
Grazie ad Internet, la Cultura arriva ovunque: anche nelle isolate capanne; anche sullo schermo d'un adolescente italiano che 'giochi' coi social a fare l'influencer. Ci sono decine di canali YouTube anticlericali, contro ogni dogma. Il Progresso non si può fermare.
Ratzinger chiese un'alleanza con l'islam per combattere la 'deriva atea'; Ratzinger, coi suoi scandali di pedofilia, chiese ad altra religione pedofila un aiuto... Questo ci dice che pur di non scomparire (loro e i capitalisti che mangiano con la 'fede'), sono disposti a tutto.
Nessun ateo ha mai ucciso; nessun ateo ha mai organizzato genocidi; nessun ateo ha mai mosso guerre e costruito ghetti per uccidere chi 'crede'. Non esistono dittature o filosofie atee che abbiano torto un capello a qualcuno o facciano apologie per opprimere i credenti.
Un dittatore può anche definirsi ateo, ma la sua fede, in Realtà, è la 'politica': l'ideologia organizzata con cui opprime i suoi sottoposti e il 'dio' che lo muove è la sete di potere. Essere Atei significa muoversi con Etica e non c'è Etica in chi moralizza, in chi opprime.
Etica e morale non sono la stessa cosa: la morale sono norme dettate dalla superstizione (religione, pregiudizio, creduloneria); l'Etica è il comportamento umano dettato da Cognizione di causa ed effetto, basato su dati e prove, NON su dogmi, su pretesti (come la moralità).
La Storia non è quella disciplina noiosa che devi per forza studiare a scuola: è il Principio su cui sviluppare una Coscienza. Senza Storia, senza capirla, si procede a singhiozzo, fra moralità e ubbidienza, riproponendo errori religiosi, in loop.
Capire il cristianesimo è capire come si muovono un po' tutte le sette religiose e una volta capito, puoi fare una Scelta consapevole: amare il Progresso Sociale, perché è l'unico in grado di offrire Qualità Totale alla Vita, smettendo di straparlare di 'radici cristiane'.
L'Italia non è la Palestina; l'Italia non è una regione collocata in un'area deprimente, desertica, dove è nata e sviluppata la cinica superstizione ebraica. L'Italia ha una Storia di culti greci e romani, e norme Civili che erano già superiori eticamente allora, quanto oggi.
Quella delle 'radici cristiane' europee, italiane, è una menzogna; prima che la superstizione cristiana ammorbasse Italia e resto d'Europa, eravamo al massimo apice, per quel tempo, per Cultura e Progresso. Il cristianesimo ha gravemente distrutto buona parte di quel progresso.
Il cristianesimo distrusse i progressi in campo medico fatti da Ippocrate; incenerì la promiscuità e l'omosessualità consentita in una Civiltà Romana che non li perseguitava; l'errore enorme di rendere ufficiale una religione aggressiva, costò la caduta di un Impero.
Progressivamente, col cristianesimo, l'Europa si riduce alle immagini descritte nel 'Il nome della Rosa'; la Scienza viene perseguitata; gli eretici uccisi in massa; spariscono lingue, villaggi, popolazione intere sotto il martello dell'inquisizione. Questo è il cristianesimo.
Per soggiogare popolazioni cresciute con gli ideali socratici, la figura di 'gesù' viene ritoccata da zelota sanguinario, sterminatore di soldati romani col suo gruppo, a mite uomo che parla con le stesse parole di Socrate (chi ha studiato filosofia si accorge della distorsione)
Il 'gesù' che oggi la gente invoca nelle sue preghiere è Socrate, non quello originale, che manda all'inferno chi non lo segue: è lui l'Uomo ucciso dallo Stato. Lui il 'dio', chiamato in ogni angolo del Mediterraneo per insegnare a discepoli a Ragionare ed essere miti.
La più bella ricostruzione della figura di Socrate la fece Max Eastman, nel suo "Socrate, Cardine della Civiltà' e sei hai avuto una educazione cattolica ti accorgi che il 'gesù' di cui si parla oggi è Socrate; un Socrate senza la ragione come argomento, ma Socrate negli eventi.
Chi legge i vangeli, si accorge che le parole di quel 'gesù' trasudano odio verso la cultura ellenistica e la Libertà degli individui; ma la figura proposta dagli sciamani, decantata a messa, è diversa. Perché Socrate era diverso da 'gesù': era colto e non odiava.
Non è una colpa il fatto che gli ebrei, nelle loro tristi guerre fratricide fra gruppi nomadi, spesso dominati da altri popoli, abbiano costruito una fede molesta - e cristianesimo, islam, poiché costole dell'ebraismo, ricalcano quella linea violenta di 'sangue e potere'.
Diventa una colpa voler continuare su una violenza e inciviltà dettata da eventi che si sono svolti oltre duemila anni fa; diventa una colpa seguire fantasie, miti che avevano un senso oltre duemila anni fa, ma non oggi. Oggi sappiamo cosa è la mitologia e a che serviva.
Non abbiamo bisogno di moralità che tengano unito un gruppo per guerreggiare, incrementare il numero figliando, condannando l'omosessualità; oggi sappiamo che la Pace è un Bene; che collaborare è meglio che opprimere, quanto lo sapevano già ad Atene e Roma millenni fa.
L'Italia è un Paese omofobo, misogino, maschilista, xenofobo, razzista; questa Inciviltà è direttamente collegata all'educazione cattolica, poiché essa fa apologia di tali Disvalori, producendo politicamente usi, costumi, norme che fomentano, volontariamente, attrito sociale.
Le persone mentalmente equilibrate NON 'sgranano rosari', NON vanno a santuari a caccia di vedere anche loro 'apparizioni di madonne' e NON parlano a divinità inesistenti, ma, infastidite da povertà e Reati, si interfacciano con le persone bisognose, non con le statue di coccio.
Non ci sono 'mondi nuovi' nei romanzi distopici; la distopia è un espediente letterario che serve a farti analizzare il presente che già vivi; il presente che ti opprime già con la dittatura della moralità (politica o religiosa che sia); la distopia racconta il Presente.
Se 'fermandosi la campana', facendola tacere, si fermerà l'Occidente, ben venga; e lo diceva Huxley stesso che sarebbe stato bene, visto che condannava gli imperialismi; era un umanista, Pacifista, anche se nel contempo, come Conan Doyle, si dedicava per hobby a temi paranormali.
I romanzi distopici non sono saghe di dietrologia e complottismo; li usano spesso, citati, i complottisti, ma lo fanno perché analfabeti funzionali o persone molto furbe, che vogliono guadagnare un sacco di soldi spacciando teorie-spazzatura, proprio come fanno le sette religiose
È corretto temere l'islam, ma non si può usare il cattolicesimo come 'scaccia chiodo', perché l'effetto che ottieni è di far ritornare il cattolicesimo ai livelli di com'era prima dell'Illuminismo: prima che l'ateismo smorzasse la violenza cattolica, moderandola.
Dobbiamo chiedere che tutte le religioni presenti sul suolo italiano rispettino i Diritti Umani (se vogliono esistere ancora o coesistere fra loro); una questione che la chiesa cattolica ancora non vuole fare, continuando con la sua apologia della misoginia e dell'omofobia.
Non si muore più per mano diretta del clero cattolico, di una Inquisizione, ma si muore ancora per mano dei fedeli di quella setta: i numerosi femminicidi, le persecuzioni contro omosessuali o 'diversi', che portano a omicidi e suicidi in Italia ne sono la dimostrazione.
Che sia islam o in partito di destra o una chiesa di Roma che fanno, tutti, apologia della misoginia e dell'omofobia, il risultato non cambia: essi sono i mandanti diretti da combattere di un discreto numero di femmicidi, di omicidi e suicidi perpetuati a nome di una ideologia.
Nello scritto omofobo di Elena Donazzan, reso pubblico sul suo social, in cui si lanciò contro Cloe Bianco, vediamo chi è il mandante e chi è il killer che si prestò a uccidere Cloe Bianco; eppure sono tutti a piede libero. Cloe, invece, è morta, dimenticata e senza Giustizia.
Nella lunga serie di femminicidi, di omicidi commessi 'poiché donne' appare chiaro il mandante: è colui che predica la virtù di una (ma)donna 'di coccio', priva di iniziativa, priva di Libertà; priva d'ogni tipo di personalità. Eppure sono tutti a piede libero gli sciamani.
Nemmeno un 'maschio' italiano cattolico è libero in Italia; colui che tratti bene la compagna viene bullizzato, schernito, poiché considerato debole; un 'debole' che non si adegua alle regole del patriarcato cattolico - che le donne le vuole zitte e serve, mica Persone libere.
Non c'è nulla di cui esser felici nell'avere un presidente del consiglio donna, perché lo è solo nell'aspetto esteriore. Per il resto, recita la parte del più gretto uomo dai disvalori patriarcali, e a fermarlo c'è la prospettiva d'un Paese pieno di vecchi, col piede in fossa.
I conservatori sono presenti in tutte le epoche e in tutti i tipi di civiltà (anche quelle più evolute): è una connotazione tipica di alcuni esseri umani voler prevaricare secondo dogmi, pregiudizi, superstizioni, perché da soli non sono in grado di provvedere a se stessi.
È stato triste vedere l'omofobo, misogino anziano difronte, malato, farsi accompagnare tutto felice per andare a votare un presidente omofobo, misogino; ma il rovescio è che ben presto 'la campana suonerà per loro'. E con quei vecchi morirà l'ultimo strato gretto, senza ricambio.
L'unico motivo valido per tenere ancora le campane cristiane attive sta in quel lento scandire dei funerali, in cui si annuncia la felice morte della gerontocrazia per consunzione - e il Progresso avanza, Inesorabile; non per presa di Coscienza, ma perché i conservatori muoiono.
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Membrana di Chi Ta-wei
«"Godersi la pesca" è un modo di dire cinese che viene da una storia molto antica. Indica un'amicizia speciale tra due persone, che soltanto loro possono capire. Dai, spartiamocela, metà ciascuna, come pegno d'amore!»
“Membrana” di Chi Ta-wei edito in italiano da Add Editore è una distopia taiwanese che è capitata tra le mie cose da leggere perché mi sono innamorata della copertina mentre la osservavo dalla vetrina della Libreria Bodoni di Torino. E devo dire che mi ha molto colpito, perché non me lo ero minimamente immaginato così.
Siamo nel 2100, nella città sommersa di T. L’umanità è migrata in fondo al mare per sfuggire ai devastanti cambiamenti climatici e il mondo, dominato da potenti conglomerati mediatici, si basa sullo sfruttamento del lavoro degli androidi. Momo, famosa estetista della pelle, conduce una vita introversa e nostalgica. Ha una ferita con cui fare i conti: la madre, da cui è separata da oltre vent’anni, si ripresenta nella sua vita innescando un percorso di esplorazione di sé che metterà in dubbio la sua stessa esistenza, la natura del proprio corpo e la sua identità di genere. Il processo di trasformazione, mutamento e reinvenzione che investe Momo pone questioni radicali, al punto da chiedersi se gli esseri umani siano ancora padroni della propria memoria e del proprio futuro. Pubblicato a Taiwan nel 1995, Membrana è un classico della narrativa speculativa in cinese. Chi Ta-wei, con talento predittivo, immagina la saturazione provocata dai social media e il monitoraggio corporeo, intrecciandoli a temi distopici come il dominio della tecnologia e dei regimi capitalisti.
Adoro leggere distopie fin da ragazzina quando mi è capitato per le mani per la prima volta “1984” un po’ perché mi piace immaginare il futuro e un po’ perché mi rendo conto che abbiamo bisogno di moniti, di esperienze che ci fanno riflettere, di possibilità. Restiamo a guardare inerti noi che ci complichiamo la vita ma non siamo capaci di riconoscere i segnali di pericolo. Chi Ta-wei immagina un mondo che si sviluppa sotto il mare perché l’atmosfera terreste è diventata irrespirabile e fa parlare Momo, una estetista famosissima che cura la pelle nel suo centro estetico esclusivo e conduce una vita ritirata ed esclusiva che indulge il suo essere timida ed introversa. Tutta la sua vita è una risposta incredula e brutale ai comportamenti della madre. Dai suoi primi ricordi alla sua vita adulta da venticinquenne, tutta la sua esistenza è una domanda, un dubbio, una esplorazione. Momo si interroga, ogni volta che ha un momento per riflettere. Che cosa è successo? Che cosa c’è dietro il suo lavoro? Dove è sua madre? I suoi successi sono solo i passi per liberarsi dall’interesse morboso della sua genitrice o un modo per attirare la sua attenzione. Momo è una ragazza che ha successo, che ha studiato con impegno, che ha superato una fase difficile della sua infanzia e ne è uscita più forte. Momo esplora la sua natura e la sua solitudine, rapportandosi anche a una delle sue clienti, una giornalista che le racconta che cosa succede nel mondo, che la interroga e le offre gli strumenti per darsi delle risposte. Ogni episodio che le torna in mente rappresenta un aspetto da studiare. Ricorda la madre e scopre sé stessa. Ha paura di essere abbandonata, ha paura di non riconoscersi, ma allo stesso tempo ha paura di mischiarsi con gli altri, ha paura di prendersi cura di qualcun altro che non sia se stessa. Momo è fragile ma allo stesso tempo capace, è inquieta, ma piena di sollievo. Non c’è solo il lavoro e il rapporto un po’ antagonista con la madre, ma questo libro è anche pieno di amore, quello della madre per la figlia, quello tra due innamorati, quello di amicizia, quello che devasta ogni prospettiva. E se di Momo veniamo a conoscenza di mille sfumature non sappiamo molto della città sommersa di T, non sappiamo molto di questo 2100 confezionato per noi. I dettagli non sono molto importanti, ma le domande si affastellano durante la lettura per essere tutte risolte nel finale. È come se mano a mano che la lettura procede, la spirale in cui cade Momo avvolga anche il lettore. I confini si fanno labili e le accuse rivolte allo spazio ristretto in cui si muove la ragazza si fanno anche di chi guarda impotente. È di fatto un racconto molto intimo, nutrito della realizzazione che non serve inventarsi che atmosfere per interrogarsi su se stessi. Ma le domande non bastano e le fasi di stallo vanno risolte e il confronto non sempre porta le risposte che vogliamo e ci immaginiamo.
Il particolare da non dimenticare? Un cagnolino…
Una membrana è un involucro e una protezione e la storia di Chi Ta-wei esplora entrambe le accezioni della parola, Momo è protezione e contenimento, è una forza dirompente e una serie di riflessioni ben calibrate, calate in una atmosfera incerta e oscura che rendono la lettura ancora più interessante e unica.
Buona lettura guys!
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sandro & paolo (feat. clarence andriy e massimo) questi capitalisti di amazon lo fanno per me
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Gli ultimi scioperi.
Non sono mai stato un grande sostenitore degli scioperi tradizionali, come forma di protesta, soprattutto perchè, nel corso degli ultimi decenni, ho constatato in molti modi lo slittamento dell'azione dei sindacati verso forme di fiancheggiamento sempre più esplicito nei confronti della maggioranza di governo e in generale della classe dominante (padroni, capitalisti, sfruttatori, borghesi in generale).
Tuttavia lo sciopero (in modo più efficace, se effettuato da categorie ben precise e con una piattaforma chiara e ben definita) resta pur sempre una delle poche modalità con cui i lavoratori possono esercitare una forma di pressione, protesta e anche denuncia sociale, per esprimere il proprio dissenso e la propria rabbia in modo democratico ed energico.
Per far questo, però, è necessario che lo sciopero SI NOTI, e cioè: che esso crei disagio, disturbo e danno, il che nella maggior parte dei casi, in una società moderna, comporta un danno che si ripercuote non solo sul padrone/capitalista/classe dominante, ma a cascata anche su fasce sociali più ampie. Una sciopero che non genera disagi non ha alcun senso, perchè non evidenzia in nessun modo la forza e la determinazione al dissenso dei lavoratori che lo effettuano.
Tutto ciò per dire che oggi mi sono trovato in questa spiacevole circostanza, a causa dello sciopero generale, ahimè, auto-mutilato dalle stesse, vili e miserrime, organizzazioni sindacali.
Lavoro all'interno di un servizio pubblico essenziale, ragion per cui alcuni di noi, fra cui io, erano stati preventivamente obbligati a presentarsi al lavoro per erogare, appunto, i servizi indispensabili come previsto dalla legge. Per non intraprendere condotte antisindacali, previa discussione anche con responsabili e dirigenti, e comunque per rispettare la normativa in generale, abbiamo deciso di non effettuare altri tipi di prestazioni appunto non rientranti in quelle indispensabili, causando, per tanto, un disagio a una certa parte di utenza che oggi risultava prenotata per questi servizi.
Il 90% delle persone ha comunque compreso la situazione senza manifestare proteste particolari. Si presenta poi un signore vestito in modo particolarmente formale, che accompagnava la moglie anch'essa prenotata stamane. Mi avvicino per spiegare che lo sciopero non mi permette di eseguire quanto si aspettano, e che dovranno essere ricontattati dagli uffici amministrativi nei prossimi giorni. Il signore, con molta durezza e prepotenza da "lei non sa chi sono io", impugna il telefono e mi dice di aspettare perchè "adesso risolvo il problema", tant'è che chiama direttamente, al numero personale che è evidentemente in suo possesso, il super-mega-direttore generale, che io, in 6 anni di lavoro in questo posto, non ho neanche mai visto di persona. Lo chiama, gli dice due parole, dopodichè me lo passa.
Costui, che conosco solo di fama, mi chiede le mie generalità e il mio ruolo, dopodichè semplicemente, alla maniera del capitano De Falco, mi ordina di tornare a lavoro e di eseguire immediatamente la prestazione richiesta dal signore.
Mi trovo pertanto costretto a spiegare al direttore che a)è in corso uno sciopero, con le modalità preventivamente ben note etc.etc., e che io sono al lavoro solo per erogare i servizi essenziali b) che in ogni caso i miei dirigenti di riferimento hanno dato determinate direttive, a cui intendo continuare ad attenermi. Il direttore ribatte che i miei dirigenti hanno sbagliato e che ora li chiamerà e gli farà cambiare immediatamente idea.
Com'è andata a finire la storia? Il direttore ha chiamato i miei responsabili e, mediante un escamotage che salvasse la faccia ai secondi, ma che non rovinasse la sua amicizia con il signore di cui sopra, è stato trovato un modo per far contento il signore "lei non sa chi sono io".
Perchè dico che questi temo siano gli ultimi scioperi a cui assistiamo? Perchè oggi ho dovuto combattere per tutta la mattina per difendere l'idea dello sciopero per quello che è, uno strumento di lotta che crea interruzioni, problemi, disagi, danni, anche se molto limitati e circoscritti. La stragrande maggioranza delle persone intorno a me era, chi più chi meno, dalla parte del signore arrogante, si identificava insomma nell'apparente "danneggiato" e non nel lavoratore che sciopera rinunciando alla sua paga per esprimere un dissenso politico e sindacale.
Non a caso anche i sindacati hanno rinunciato a forme di protesta più "clamorose", riducendo al minimo i possibili disagi causati dallo sciopero, consapevoli del fatto che l'aria, nel paese, è cambiata da tempo e che le persone hanno deciso da tempo di essere succubi e sudditi, anzichè frustrati da lotte e rivolte che non hanno portato quasi mai a un risultato utile.
Più tardi un altro signore si è lasciato andare a una protesta molto più energica e violenta, nei confronti di noi privilegiati che avevamo la possibilità di "lavorare senza far nulla", oggi. Non era un signore ben vestito, ma semplicemente un proletario qualsiasi, da tempo addestrato, come molti altri, a prendersela con i suoi simili anzichè con i suoi capi e padroni.
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Dopo 50 anni a volte riaffiorano nella mente i ricordi e le parole di un altro mio prof «Bisogna restaurare l’odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. Loro sono i capitalisti, noi siamo i proletari del mondo d’oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma “tutti coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove c’è un capitalista che sfrutta il suo lavoro”. A me sta a cuore un punto. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di proletariato. Credo invece che non c’è nulla da vergognarsi a riproporre la questione. È il segreto di pulcinella: il proletariato esiste. È un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra mentre la sinistra via via si sproletarizza. Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odiano e noi dobbiamo ricambiare. Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto? Recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale. È importante riaffermare l’esistenza del proletariato. Oggi i proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i pensionati. Poi c’è il sottoproletariato, che ha problemi di sopravvivenza e al quale la destra propone con successo un libro dei sogni». Edoardo Sanguineti (Nicola Cataruozzolo)
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Non scrivo mai abbastanza qui, vero? E quindi: la settimana è iniziata ieri, di domenica sera, perché si. Ho lavorato fino alle 23, ormai costantemente accompagnato dalla sensazione che finché io non imparerò a moltiplicarmi il backlog delle cose di cui sono responsabile non verrà mai gestito. Ho visto "Strappare lungo i bordi" fino alla fine, bellissima. No, non ho pianto, però il cuore mi si è fatto piccolino e solo a serie finita ho scoperto che mi stavo stringendo le braccia al petto. Colonna sonora molto bella, tra l'altro, mi faccio la nota mentale di ricercarla. La settimana lavorativa va avanti così. Un disservizio, uno scatafascio di store review di conseguenza e un backlog pachidermico ad aggiungersi al resto. Cose che non funzionano come dovrebbero, ingranaggi che non girano, pazienza in esaurimento. Fino a venerdì sarà lunga: consapevolezza che non si può farci niente, tentativo di resistere contando minuti invece di ore, ore invece di mezze giornate, mezze giornate invece di giorni, tutto pur di tenere lontana l'idea della settimana. Meeting aziendale parte 2 mercoledì sera, portate le vostre idee! innovative! definite! chi è il cliente! del futuro! Merda da capitalisti del centro italia fronte adriatico, poco più di un gingillo di un titolare che pensa ad altro, contentino per quegli sfigati del call center che però dobbiamo dire customer experience sia mai che qualcuno ci associ a quelli ancora più sfigati che la tim ha una promozione per lei. Zero voglia di andare al meeting, ma la carta malattia me la so' già giocata la prima volta, stavolta mi tocca. Speranza vaga che ci siano alcoolici a dispetto del mio intestino in perenne lotta con me stesso. Non so più cosa dire di me stesso agli altri, cosa dire cioè di socialmente accettabile, di conciliante, che non li allarmi: la verità è che mi sono rotto il cazzo. Voglio farmi un inverno da orso. Non sono stato male in lockdown. Non voglio vedere gente. Non voglio comunicare. Non voglio viaggiare. Non me ne frega un cazzo di fare vita sociale. Sto bene dove sto, fortezza fatta di cuscini, risate dei bimbi, occasionale sortita per la spesa o per cavarmi uno sfizio. Neppure il sesso mi attrae più tanto, mi pare un problema che si sta risolvendo da solo e, quando tutto manca, che si può tranquillamente risolvere da soli. Ho voglia di leggere, ma non troppa. Disegno, ma senza troppa convinzione. Penso di suonare, fingo di suonare ma la chitarra la prendo di rado. Ogni tanto penso che potrei pulire la casa, buttare un sacco di roba. Come si fa quando è troppa? Perché è troppa, davvero tanta. Corridoi, divani, letti, bagni, studio, tutto invaso di roba. Cartacce. Cartoni. Buste. Giocattoli. Cose. Confezioni. Scarti. Scontrini. Cumuli negli angoli; cumuli sui tavoli; cumuli fuori dalla porta, cumuli in cantina, la cui porta non si apre più. Cumuli in macchina, cumuli in borsa e nelle tasche. Cumuli sulla posta elettronica del lavoro, cumuli di giochi digitali mai giocati o toccati pochissimo, cumuli di serie da vedere e mai neppure sfiorate. E'. Tutto. Troppo. E' tutto troppo, e forse è il vuoto che mi manca. L'ordine. La stasi. Il suono dei grilli in un pomeriggio d'estate in cui non c'è niente nulla ma proprio niente da fare. Nemmeno a sbattere la testa al muro. Un sole caldo e implacabile. La famiglia che dorme. I grilli. Tè freddo. Un libro. Avere ancora quindici anni. Una cosa, la stessa: un futuro senza forma, che a immaginarlo ti viene da dirti - ma che cazzo vai a pensare. Ed eccoci qua.
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cari amici del tumblr, se invece di arricchire i capitalisti cattivi vi andasse di contribuire al sostentamento di una giovane (io) alle prese con un anno di tirocinio non retribuito, qui https://www.instagram.com/savnnu/ trovate delle cosine fatte da me (con lo scopo primario di mantenere la salute mentale durante il lockdown) :-) grazie per l’attenzione
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Ma chi ti dice che seguo cucina botanica? Solo fa ridere che ti atteggi tanto a persona woke quando per prima dai materialmente soldi ad una persona che cui in teoria, secondo i tuoi principi, non li dovrebbe meritare. Inoltre è da tanti post (anche dalla tua stessa risposta) che percepisco una leggera perculaggine nei confronti dei vegani. Un gradino appena prima dei "ciao vegani" con la foto della fiorentina. Palese anche la cosa che "sia mai una pizza vegana, mejo il tagliere di salumi". Dimostrazione che sei specista, che te ne vanti quasi, e che non ti importa della questione ambientale. E sono tutte cose che dovrebbero andare a braccetto con l'anticapitalismo e l'antifascismo e il femminismo. Però ognuno si interessa alle cause che gli fanno più comodo.
Ma tu tutte ste informazioni su di me e sulla mia persona le ricavi solo dai post o perché mi conosci di persona? Non mi atteggio a niente. Poi ripeto, secondo te per essere anti capitalista in una società capitalista, la mia crema viso da chi devo comprarla? Tu fammi i nomi di questi brand anti capitalisti e ci vado a prenderla. Per il resto continuerò a prenderli da un’azienda che so che li produce in Italia, non sfrutta i lavoratori e pensa anche all’ambiente.
No, non sono vegana e non lo diventerò. Perché mi piace il cibo, mi piace la cucina, mi piace provare ogni cosa, mi piacciono i cappelletti in brodo di mia nonna. La questione della pizza era una battuta, perché il cameriere fa “fino al 31 gennaio abbiamo questa pizza vegana” e siccome ripeto, mi piace assaggiare vari piatti, ho chiesto con cosa fosse e c’era la barbabietola, che mi fa cagare. Non è che non l’ho presa perché sia vegana, a sto punto non mangerei nemmeno la pasta al pomodoro, non l’ho presa perché mi fa cacare la barbabietola e questo era bello scritto sul post ma tu leggici che cazzo vuoi. E ho fatto la battuta “per stare in tema, prendiamo questo tagliere”, era una battuta nel contesto, non perché perculo i vegani. Cioè ma che cazzo me ne frega a me. Oh che cazzo di devo dire, prenditela con me perché non sono vegana, eh oh pace me ne farò una ragione, ma puoi sta tranquilla che mi impegno sotto tutti gli altri aspetti per l’ambiente. Anche perché diciamocelo, complimenti per essere vegana, ma allora perché compri ancora da Zara?
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"e io che sono capace di scrivere dei versi comuni
per il piacere di essere diverso
e dei versi conformisti
per imitarli pedissequamente
e io che sono così stupido
che devo fare uno sforzo terribile per riconoscere quando sono intelligente
e io che:
i miei amici rivoluzionari non mi perdonano di essere capitalista
i miei amici capitalisti non mi perdonano di essere rivoluzionario
i miei amici rivoluzionari non mi perdonano di essere rivoluzionario
i miei amici capitalisti non mi perdonano di essere capitalista
e io che voglio usare una lingua così magra
che scarto sempre le metafore poetiche
e io che nella pineta di Viareggio ho provato l'emozione
che l'unico a venire con me è il settantaduenne
e tre giorni dopo in macchina sentirmi chiedere se ho ventiquattro anni"
Corrado Levi
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Le palle (rosse) di Natale
Il Natale, quando arriva, arriva e noi addobbiamo l’albero con tante belle palle rossofuoco. Esce il videoclip promozionale del nuovo film di Checco Zalone e subito una Alessandra Mammì (se stamo a divertì, mammì, mammì) lo fulmina come sessista e razzista: la parodia celentanesca del Checco che si ritrova cornuto e mazziato dall’immigrato non le va giù, le fa contorcere il sorriso caramellato, puro radicalismo chic. Sarebbe da chiederle se anche l’attrice che si presta nel ruolo di moglie sia sessista, e se perfino l’immigrato del video, africano, africano nero, sia razzista.
Poi ci sono quelli che chiamano alla Festa dell’Unità Bello Figo, farsa in fama di risorsa, che “rappa” le stesse cose di Zalone ma in modo penoso (“Hey hey, non pago affito, dai cazzo siamo negri noi, hey hey, non faccio opraio”) e se fa un video sessista all’Università di Pisa pieno di donne bianche “da trombare” lo difendono come novello Duchamp, siccome l’Università è notoriamente cosa loro.
Poi c’è il critico Tomaso, con una emme, che fa tanto intellettuale engage, Montanari che trova una insormontabile “banalità del razzismo” nella favola dolce del Presepe – e sono in quella, le altre confessioni sono salve. Con sgradevole assonanza con la famosa banalità del male che evoca il male assoluto del nazismo e dell’Olocausto, praticamente il Bambinello sarebbe… che schifo, già solo a scriverlo, lasciamolo a Tomaso.
Poi ci sono i facciamorete restiamoumani antifà che su Twitter postano foto dell’albero di Natale a testa in giù, perché il Natale, come suggerisce l’esperto Tomaso, è fascista come Mussolini (e Salvini): e deve fare la stessa fine.
Poi c’è il profeta delle “classi subalterne”, come le ha definite, Gad Lerner, in lotta continua per i poveracci che non sfoggiano Rolex o vacanze a bordo di panfili di potere, ma a debita distanza; ha da stilare continue liste di proscrizione, è un lavoro di testa, non va disturbato.
Poi c’è Michela Murgia che è ossessionata dai fascisti e ha inventato il fascistometro che sarebbe: fascista è chi dico io. Naturalmente si scaglia contro il sessismo, la società patriarcale, preferisce la “matria” alla patria, ma non rinuncia ad apparire languidamente distesa, il piedino ammiccante, sulla dormeuse come una Paolona Bonaparte.
Poi c’è Saviano che di palle rossofuoco ne spara tante e poi tante che sembra “Jack Bidone coi fratelli Bolivar”.
Poi c’è il professore liceale, che sfiga, Christian Raimo, che tanto democraticamente si era speso per impedire la partecipazione al Salone del Libro di Torino dell’editore Giubilei Rignani (mai Lagioia).
Poi c’è Lilli Gruber che ce l’ha anche lei con la società dei maschi fonte di tutte le nequizie ma nel suo salottino di rosse parole siliconate invita quasi solo maschi (forse perciò si spiegano le nequizie).
Poi ci sono gli ex LC (Lotta Continua) che un tempo sprangavano i CL (Comunione & Liberazione) ma adesso se sentono la deprimenta discorsa d’insediamenta della neopresidenta della Corta Costituzionala, Marta Cartabia, che parla solo di potere alle donne, si rotolano in terra per l’orgasmo.
Poi ci sono i giornalisti compagneros della Rai che vogliono “il nemico” Salvini eliminato e i suoi figli piccoli deportati in manicomio.
Poi ci sono quelli che, a proposito della povera Desirée Mariottini, giovane sbandata annientata atrocemente in un rudere, ostaggio di immigrati spietati, arrivano a dire che la colpa era sua, che era una tossica e comunque il problema sta nel fatto che non si educa al “consumo responsabile” di sostanze; lo stesso per Pamela Mastropietro, fatta letteralmente a pezzi a Macerata da alcuni pusher cannibali nigeriani gratificati dalla mostruosa difesa d’ufficio degli integrazionisti ultrà.
Poi ci sono le groupie di Mimmo Lucano, portato in fama di santo, del tutto indifferenti al suo famoso modello, che, al di là delle pronunce giudiziarie a venire, si è comunque confermato, cifre alla mano e senza possibilità di smentita, in una effervescente dissipazione pubblica, per non aggiungere altro. Del resto, se non avessero una tale idea dell’economia non sarebbero veterocompagni…
Poi ci sono quelli che… Bibbiano è un raffreddore, un modo di dire, una strumentalizzazione, e anche qui i processi, le sentenze, faranno il loro corso, se mai lo faranno ma una cosa è certissima, sono gli orrori patiti da troppe, troppe e ancora troppe famiglie (basti la terribile e bella inchiesta di Francesco Borgonovo e Antonio Rossitto autori del libro Bibbiano, i fabbricanti di mostri). Un vortice abissale, oltre le parole, ma riescono ancora a buttarla in ridicolo, a smorzarla, a negarla.
Poi c’è la regista Francesca Archibugi, ma nella sua cerchia pariolina hard fa fino chiamarla “Franciasca Archibbuggi”, che sta “col sistema di Bibbiano perché i figli non appartengono alle famiglie ma allo stato”.
Poi ci sono quelli che vogliono sostituire la famiglia alla rete formale e informale.
Poi ci sono le erinni alla Monica Cirinnà che vogliono rieducare, in senso gender, tutti perché “Dio patria e famiglia è una vita di merda”.
Poi ci sono i genderisti estasiati dalla prima ministra della Finlandia che è “figlia di due mamme”, che fa curriculum anche in politica.
Poi ci sono quelli convinti che la satira non deve avere colori, tranne il rosso; non è censura, precisano, è solo che la satira o è rossa o non è e quindi, in questo caso, va censurata.
Poi ci sono quelli, da Corrado Augias a Michele Serra, che insistono sulla superiorità genetica e culturale dell’homo sinitratus; che a uno basterebbe guardare loro per avere dei dubbi.
Poi ci sono le brigate Greta, gente che pur di non rinunciare a una curiosa idea di autoannientamento planetario, si mette in mano a questa sedicenne (ma sempre 16 anni ha Greta?) dagli evidenti problemi, di non poche incoerenze, di imbarazzante latitanza culturale, una che “vede l’anidride carbonica” prodotta dai capitalisti.
Poi ci sono le brigate Carola che difendono una che, dopo aver rischiato di colare a picco una motovedetta piena di militari della Guardia di Finanza, dopo avere infranto mezzo codice di navigazione tenendo in sequestro circa centoquaranta migranti, ha fatto un libro dove inneggia alla rivolta con toni che quasi quasi riecheggiano gli anni di piombo, in base alla solita strampalata idea della legalità: la legalità sono me, legalità è quello che io intendo per umanità, del resto menefotto.
Poi ci sono le brigate Asia, in arte Argento, che però non sanno bene come difendere una che s’è arrampicata sui vetri insaponati del metoo fino a che non si è scoperto che, oltre a portare una benevola pazienza col pigmalione porcone Weinstein, avrebbe ceduto lei stessa a qualche disinvoltura sessuale di troppo col giovane cacciatore di dote di turno: shetoo.
Poi ci sono i sapienti che per anni hanno rotto le palle con Aung San Suu Hyi, la martire col nome che sembra una birra, e adesso che è imputata per genocidio dei Rohinga al Tribunale Internazionale de l’Aja, fingono di non averla mai conosciuta, sono già passati ad altre icone del buonismo selvaggio (casomai il Tribunale dovesse assolverla, torneranno, uniti nel fatidico grido: contrordine, compagni!).
Poi ci sono i preti di strada, di frontiera, di trincea, dal Ciotti allo Zanotelli, fino al Bergoglio, uniti a pugno chiuso nella stralunata difesa di Ong, centri sociali, balordi assortiti, con ragioni che più strampalate non si può.
Poi ci sono i sardinari a strascico di una signora novantenne, salvatasi dalla deportazione, che, messa a capo di una preoccupante Commissione del Pensiero, trova modo di dire che l’uomo forte le rievoca antiche ferite, il che tradotto significa che Salvini fa rima come Mussolini (o magari con Hitler; con Stalin, no).
Poi ci sono appunto le madonne novantenni che se la godono un mondo nel farsi portare in processione da 600 sindaci amorevoli e antifascisti, benedicono le sardine come “sentinelle della memoria” ma la prima smemorata è lei, visto che sta sul palco con alcuni sindaci di estrema sinistra che hanno concesso la cittadinanza onoraria a notori terroristi e apologeti dello sterminio degli ebrei.
Poi, salate in fundo, arrivano le sardine, questo branco di fannulloni di cartapesta il cui capintesta, ogni ricciolo un capricciolo di vanità, a domanda sugli orientamenti politici risponde: ah, non lo so, non ho un’idea su niente però vengo bene in televisione e le cinquantenni mi si vogliono fare. Riciclati dell’estremismo di sinistra duro, che in rete diffamano, minacciano, insultano, impediscono accessi a luoghi considerati loro. Le “sentinelle della memoria” assumono un significato assai sinistro, e non solo in senso ideologico, con buona pace della loro benedicente Madonna in tour.
Vi bastano, come addobbi natalizi, queste cascate di palline rossefuoco, di palloncini già gonfiati, di pupazzetti di neve rossa? Poi vengono a dirti: ah, però, non sapevo della tua svolta destrorsa. No. Se è lecita una trascurabilissima parentesi personale, chi scrive non si sente particolarmente di destra, anzi non si sente proprio niente; non gliene può fregare di meno dei sovranisti, non perde le notti a pensare al destino di Salvini e (io sono) Giorgia, si ispira se mai a Frank Zappa, convinto che “l’elemento più diffuso in natura non è l’idrogeno, è la stupidità”.
Ora, non è colpa nostra se in questa disgraziata epoca di politicamente corretto manicomiale, la stupidità più stentorea, più possente fluisce copiosa da una certa casta, spelacchiata, ringhiosa, rifatta, caramellata di tromboni che sparano le loro grandi palle di fuoco e non si accorgono di quanto sono arroganti, patetici, imbarazzanti. E ridicoli. E, soprattutto, sempre meno ascoltati.
Max Del Papa
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