#Bosco Aracno
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I Numeranden, le antiche fortezze elfiche, protette dall’energia delle Fonti di Eru.
2b - Appendice
L'ULTIMA LEGIONE DEI MIRNAFELL
LA STORIA DI MORGWERT
Nelle profondità dell’ala orientale delle rovine, giacciono i resti degli elfi che combatterono fino all’ultimo contro Shaleeb. Piu’ di cento giovani guerrieri elfici, l’Ultima Legione dei Mirnafell, trovarono la morte quando uno di loro, Morgwert, si diede alla fuga condannando i suoi compagni.
Nei giorni più bui della guerra contro la Grande Ombra, quando le Rocche Ancestrali dei nani cadevano una dopo l’altra sotto le armate del Tetro Monarca, la Grande Ombra decise di muovere guerra contro la nobile stirpe degli elfi.
Il primo obiettivo furono i regni elfici dei Mirnafell -Elfi di Mezzo- oltre i Monti Denti di Drago (l’attuale Ducato di Mithossia).
Per difendersi i Mirnafell si arroccarono nelle alte e poderose Numeruden [Case dalla Luna o Case di Eru] Templi antichissimi, costruiti dai primissimi Mirnelfnar (gli Elfi primigeni).
Questi sacrarii custodivano l’energia delle Sorgenti di Eru, o fonti elfiche, dalle leggendarie doti rigenerative e -si dice- alla base stessa della magia Elfica.
Impossibilitato a distruggere i Numeruden dall’esterno, la Grande Ombra mandò i suoi Generali dell’Incubo. Mostruose creature, alcune delle quali più antiche delle stelle, in grado di muoversi liberamente dal Piano Etereo a quello materiale e quindi capaci di manifestarsi liberamente nel Piano Materiale.
Shaleeb, madre dei ragni venne mandata nel palazzo di quello che oggi viene comunemente chiamato Bosco Aracno.
Durante la battaglia gli Elfi riuscirono a imprigionare Shaleeb in una delle ali del palazzo e la prossimità della Fonte Elfica -risparmiata dalla distruzione- impediva alla creatura di poter tornare al Piano Etero, rendendola per sempre prigioniera. Con lei rimasero, unici sopravvissuti, un centinaio di valorosi guerrieri elfi sotto il comando del coraggioso generale Eklener .
Questi guerrieri si fecero chiamare l’Ultima Legione e fecero promessa di uccidere Shaleeb o perire nel tentativo!
L’unica via di fuga rimasta per uscire dalle rovine del palazzo era il passaggio del Portale del Sole, ai piani superiori. Per aprire il portale occorrevano due pietre magiche, quella del Fuoco (Occhio di Hehiellendir) e quella della Luna (Lacrima di Eru) gelosamente custodite da Eklener il Generale Elfo.
La storia di Morgwert -
Morgwert era un mezzelfo orfano.
Raccolto dagli Elfi di Mirfanell (gli Elfi che vivevano un tempo nelle terre meridionali dell’attuale Ducato) venne cresciuto come uno di loro, seppur tra diffidenze e intolleranza.
Divenuto un guerriero di valore venne mandato alla difesa del Palazzo della Luna, una delle sedici Numeruden, o fonti sacre degli Elfi.
Si ritrovò bloccato nelle segrete del palazzo a combattere l’invasione di Shaleeb assieme al gruppo di guerrieri scelti di Eklener, un coraggioso condottiero che aveva fatto voto di riscattare il Palazzo o morire nel tentativo.
Dopo due rovinosi mesi di assedio buona parte del palazzo era crollata e la guarnigione ormai intrappolata nelle segrete si era stabilita nelle Cripte sotterranee, lontano dagli attacchi di Shaleeb.
Ma Morgwert non ne voleva sapere di morire come un topo.
In un momento di confusione, a seguito di una fallita incursione nella tana di Shaleeb attraverso una stretta scala a chiocciola verso i livelli superiori, Morgwert riuscì a sottrarre le due pietre magiche dallo scrigno di Eklener. Ma temendo di essere scoperto e passato alle armi come disertore, o peggio lasciato nudo nella tana di Shaleeb come traditore, rubò anche la pesante chiave di ferro che chiudeva le cripte -dove la guarnigione s’era stabilita- condannando i suoi compagni a morire seppelliti vivi.Ma nella fuga si imbatté in Shaleeb! Colpito da una delle spore venefiche di Shaleeb rimase ferito perdendo una delle pietre, quella di Eru, che Shaleeb raccolse per sé confondendola per una delle sue uova!
Morgwert riuscì a fuggire ai livelli superiori, ma senza una delle pietre non potè mai aprire il portale e morì anch'egli seppellito vivo tra le rovine del palazzo, folle, a un passo dalla salvezza.
La Canzone dei Mirnafell negli ultimi giorni di prigionia
Piegate son le ossa
strette nella fossa
lontani dalle stelle
dalla corteccia e dalle foglie.
Morgwert con occhi di topo
Il cuore stretto con un nodo
Il tradimento dei suoi fratelli
Il più orrido dei fardelli.
E strette son le mani
Tra le fauci dei cani
Lontane dalle colline verdi
dai palchi regali dei nostri cervi
Chi avrà pietà di te misero insetto
Gratta le tue unghie sul pallido petto
Urla alle sorde mura la tua disperazione
Di fiamme e pece la tua consunzione.
Tutti ci hai dannati, ad una morte senza spada.
Ma Eru ha parlato, nel sogno la profezia è rivelata.
Noi ombre senza pace saremo un dì placati,
Dalla donna di Veliandir* che ci benedirà consacrati!
A quale sorte di consegni oh triste verme senza rispetto
A scavare nella terra che rigetta il tuo spettro.
Ed ecco che la lama saetta, spada del nostro Generale,
Eklener, Eklener, vendetta! Colpisci il senza onore infame!
E allora i nostri nudi piedi
poseranno finalmente tiepidi
le palme sui prati fioriti
dei fioriti giardini dorati
Quando il pozzo di Vorgmorr si pascerà dell’anima tua
Ingrasseranno i cani col midollo del tuo cranio
Mille tarme di fuoco bruceranno nel tuo petto, oh eterno vespaio.
E non basteranno le urla di mille spettri torturati,
Per coprire le tua, ultimo fra i vivi, primo tra i dannati.
*Sarà infatti Iris, un chierico di Veliandir, a pronunciare la cerimonia di purificazione per liberare le anime dei non-morti della Legione.
Il pianto di Morgwert
Se mai mi chiamaste fratello
Se mai giocammo assieme al sole di Nursill [luglio]
Se mai condividemmo le dolci fanciulle
Che nella terza Luna di Mirnill si aprono all’amore
Ma mi chiamaste bastardo!
Messo all’ultimo desco, al freddo inverno di Norkel [novembre]
Con gelosia vi stringeste le vostre figlie
E mi lasciaste il freddo della spada e l’odio della guerra
E oggi vorreste vedermi fratello?
Oggi vorreste tornare con me al caldo di Nursill?
Oggi vorreste condividere le dolci fanciulle
Che fuggito di qui comprerò sotto la luna degli Uomini?
No fratelli bastardi!
Siederò solo al desco degli Uomini nel sole di Nursill.
Coglierò le loro figlie che mi scalderanno nelle notti d’inverno.
E vi lascio soli, col freddo della spada e l’odio della guerra.
#Campagna di Pestenera#Bosco Aracno#Modulo B2 appendice#Fonte Elfica#Riassunto#L'Ultima Legione#Mirnafell
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2 b - IL SOGNO DELLA FONTE ELFICA
Nell’esplorazione delle rovine della Fortezza Elfica, Thoradin trova la morte a causa di una trappola magica Palla di Fuoco.
Decisi a salvargli la vita i compagni lo mettono nella sala della Fonte Elfica la cui acqua sembra avere doti curative miracolose. Durante il riposo Allanon e Thoradin si ritrovano nello stesso sogno. Su una collina sorge la Fortezza Elfica nel pieno del suo splendore. Ai piedi un cerchio di torce intorno a un corpo su un altare e una folla di elfi tutti intorno come in preghiera. Scendendo dalla collina nessuno degli elfi nota Allanon o Thoradin che paiono invisibili ai loro occhi. Il cadavere sull’altare è quello di Thoradin.
D’improvviso il colpo di ali di drago spegne le torce e mette in fuga gli elfi. Un imponente Drago Blu scende nella valle. In groppa un cavaliere esile, ricoperto da una lucida armatura nera bordata d’oro. Una folta chioma di capelli rossi esce dall’elmo. Cavaliere e drago sono a caccia di qualcosa o qualcuno, e sembrano percepire la presenza di Allanon e Thordain ma senza poterli vedere. Poi qualcosa spaventa drago e cavalierie che riprendono il volo. Subitamente arriva una giovane donna elfica d'impareggiabile bellezza ed eleganza: Isandria. Isandria è la custode della fonte. Gentile e aggraziata, ricolma di pura bellezza. Ma per tornare al loro mondo Thoradin e Allanon dovranno avere il permesso della sorella di Isandria, Sharissa. Guidati alla casa di Sharissa, Thoradin e Allanon incontrano strane apparizioni, elementi del loro passato tra cui anche la madre vedova di Allanon (incinta dello stesso Allanon) e il fratello e la sorella maggiori. Vengono aggredinti da un gruppo di uomini che hanno l'ordine di "terminare il lavoro e ammazzare ciò che resta della famiglia". Allanon e Thoradin eliminano gli uomini non senza grossi pericoli. Giunti alla tana sotterranea di Sharissa si rendono conto che è la sorella gemella di Isandira ma ne rappresenta la faccia opposta: alla bellezza pura e gentile si contrappone una figura provocante e volgare, dai modi rudi. Al corpo conturbante e sensuale si contrappongono un paio di occhi freddi e crudeli.
Incontrano nelle segrete della casa le povere anime sedotte e schiavizzate alla volontà di Sharissa: condottieri, pirati e financo un re, tutti in cualche modo schiavi di Sharissa.
Allanon e Thoradin riescono comunque a raggiungere il fondo della fonte dove possono scegliere di esaudire un desiderio. Allanon vede nella fonte la sua spada persa nelle profondità delle Colline Nebbiose. Ma lascia che sia Thoradin a esprimere il suo desiderio e riacquistare la vita terrena.
Isandria
Sharissa
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2 - BOSCO ARACNO
Intenzionati a evitare Nurzia gli avventurieri cercano di tornare verso il Rivo Tetro dove incappano in un cavallo degli Esploratori dell’ordine di Vignur. Gli esploratori sono spesso usati come araldi dai Nani del Ducato. Vidunder prende il cavallo per correre a Rosprum ed avvisare il Baronetto. Gli avventurieri rimasti continuano verso Rivo Tetro dove trovano il cadavere di un Esploratore di Vignur trasportato dalle acque. Si imbattono poi in un gruppo di nani in fuga, inseguiti da un'armata di Goblin. Gli avventurieri mandando i sopravvissuti verso l'ex accampamento dei Banditi, sulla strada per la casa di Mirillo, e si lanciano verso l'altro lato del fiume in soccorso ai nani.
Nel loro primo scontro con i goblin gli avventurieri imparano alcune interessanti parolacce in lingua goblin (Gnak gnanik - Nano di merda) e in nanico (Rikkia gnosh mater tosh - Tu mamma pelosa come un mammuth).
Seguendo le tracce trovano nel folto del bosco una collina ove sorgono le rovine di un’antica fortezza elfica. Qui i nani si sono arroccati tentando un'ultima, disperata resistenza. Gli avventurieri riescono a spezzare l'accerchiamento dei goblin e salvano Bruenor e Orsic, gli unici sopravvissuti. Prima di morire uno degli stregoni Goblin urla “Ridatemi quello che mi appartiene ladri!”. Simenon cerca di rubare la bacchetta dello stregone Goblin causando un'esplosione magica che fa crollare del suolo e cadono tutti dentro le rovine rimanendo imprigionati nei livelli inferiori dell'antica fortezza.
Qui conoscono la tremenda sorte dei Mirnafell: in tempi ormai lontani, prima ancora dei barbari, quando le terre del Ducato erano regno degli Elfi, durante la Guerra dell’Ombra, il Signore Oscuro -l’Ombra appunto- scatenò Shaleeb, la Madre dei Ragni nella fortezza elfica. L'Ultima Legione dei Mirnafell oppose un’eroica resistenza riuscendo a imprigionare Shaleeb tra le mura del palazzo, ma vennero traditi da uno di loro, Morgwert, che li condannò a morire seppelliti vivi nelle cripte cercando di fuggire da solo dalla fortezza. Gli avventurieri riescono a vincere la fiducia delle anime inquiete dei Mirnafell e del loro generale, ora uno spettro in cerca di vendetta, il generale Eklener. Gli avventuriari ritrovano l’uscita dalle rovine, non prima di assistere alla tremenda vendetta di Eklener contro lo spettro inquieto di Morgwert che ancora si aggirava in cerca di una via di fuga.
Auden, un elfo dei Boschi Occidentali, in missione per raggiungere Rosprum, si unisce agli avventurieri.
L’Ultima resistenza, contro l'armata Goblin, dei Nani della Collina. Tra le armi dei caduti Thoradin troverà la sua ascia nanica, l'arma ideale per vendicare i suoi fratelli nani.
Shaleeb, la Madre dei Ragni. Una creatura in grado di saltare dal piano Etereo a quello Materiale e viceversa, ma imprigionata per sempre grazie al sacrificio dell'Ultima Legione dei Mirnafell e alla potenza della Fonte elfica.
L’Ultima Legione dei Mirnafell. Vendicati dagli avventurieri, troveranno l'agognata pace eterna grazie all'esorcismo di Iris.
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