#Bianca Le Grange
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suetravelblog · 7 years ago
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West Side Story Willem Law Photographer
In March after popular demand, producer and human rights activist Eric Abraham and the Fugard Theatre’s production of West Side Story returned to the Artscape for a final season. The American musical has been performed in Cape Town before and audiences raved about the brilliant actors, dancers, music, sets, and costumes!
Grant van Stern Choreographer
Artscape is one of my favorite performing arts venues in Cape Town. The popular theatre opened in 1971 as the Nico Malan Theatre Centre. It was renamed in 2001 and now belongs to the Western Cape Government.
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Officer Krupke and Detective Schrank
The spectacular opera house has an exciting ambiance, including gardens, rehearsal rooms, and a modern, stylish foyer. Over the years, I’ve met friends there for memorable opera, ballet, musical, and comedy performances! Last night’s performance wasn’t a disappointment!
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Eric Abraham Film, Television, and Theatre Producer
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“West Side Story is a musical about cultural differences, racism, forbidden love, revenge, and death.” _____________
Plot
Inspired by Shakespeare’s Romeo and Juliet, West Side Story’s timeless plot is set on the “harsh streets of New York City’s Upper West Side during the mid-1950s”.
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Rival street gangs, the Puerto Rican Sharks and Caucasian Jets, battle in a turf-war to gain control of the neighborhood. Tensions rise when Tony, a former member of the Jets and best friend of the leader, Riff, falls in love with Maria, the sister of Bernardo, leader of the Sharks.
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Production
American choreographer Jerome Robbins conceived the story in 1957, and playwright and screenwriter Arthur Laurents wrote the West Side Story book. Renowned composer Leonard Bernstein created the musical score with lyrics written by songwriter Stephen Sondheim. The 1961 film version of West Side Story “won 11 Academy Awards, including best picture, best supporting actor and actress, best director, and best cinematographer. The film also won a Grammy for best soundtrack”. It’s undoubtedly one of the best musicals ever written and performed.
Louisa Talbot Choreographer
South Africa’s Matthew Wild directs the Artscape production with Charl-Johan Lingenfelder as musical director and conductor of the Cape Town Philharmonic Orchestra. Louisa Talbot choreographed the production with Grant van Ster as resident choreographer and dance captain.
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Charl Johan Lingenfelder Musical Director and Conductor
In 2018, West Side Story is once again “sweeping Capetonians off their feet”! How could it not with the fabulous Cape Town Philharmonic Orchestra in the pit and an outstanding cast of forty exceptionally talented performers?
Cast of Characters
Lynelle Kenned plays the role of Maria, a hopeless romantic who falls in love with Tony and finds herself at the center of a violent conflict between the Jets and Sharks. Kenned won the Fleur du Cap Award for Best Actress in a Musical for her performance. Among her many talents Kenned is a soprano opera singer. Her beautiful voice is extraordinary!
Kevin Hack – Tony
Sven-Eric Muller – Diesel
Richard Lothian – Officer Krupke
Logan Timbre – Action
Bianca le Grange – Anita
James Borthwick – Doc
Stephen Jubber – Riff
Craig Urbani – Detective Schrank
Clint Lesch – Chino
Kevin Hack – Tony
Lynelle Kenned – Maria
Daniel Richards – Bernardo
The main character Tony – former leader of the Jets – is torn between his friends in the gang and his love for Maria. The part is played by talented US actor Kevin Hack who has performed the role almost 400 times. Hack recently completed an international tour playing in the 60th anniversary international tour of Michael Brenner’s production of West Side Story.
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Matthew Wild Director
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Singer, pianist, violinist, dancer, and actress Bianca Le Grange plays Anita, Maria’s friend and Bernardo’s girlfriend. Daniel Mpilo Richards plays Bernardo, proud leader or the Sharks.
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“The choreography exudes vibrant waves of emotion from act to act leaving its audience’s heart thumping!”
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Artscape Foyer
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Artscape Theatre Centre Cape Town
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Artscape Foyer Upper Level Lounge
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Artscape Entrance Sculptures
All of the actors are multi-talented with impressive accomplishments and careers. The beautiful, strong dancers are magnificent!!! Some of the main charters include:
Lynelle Kenned – Maria, Bernardo’s sister in love with Tony
Kevin Hack – Tony, former Jets leader in love with Maria
Bianca Le Grange – Anita, Bernardo’s girlfriend, Maria’s friend
Daniel Mpilo Richards – Bernardo, Shark leader, Maria’s brother, Anita’s boyfriend
Stephen Jubber – Riff, quick-­tempered Jets leader
Sven-Eric Muller – Diesel, Jets second-in-­command
Craig Urbani – Schrank, local police detective
Richard Lothian – Officer Krupke, local beat cop
James Borthwick – Doc, owner of the store where the Jets hang out
Clint Lesch – Chino, Maria’s suitor and friend of Bernardo
Logan Timbre – Action, quick-­‐tempered member of the Jets
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It was a fantastic evening of entertainment by extraordinarily talented young artists! Many more people than mentioned helped with production of the memorable musical.
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West Side Story Artscape Theatre In March after popular demand, producer and human rights activist Eric Abraham and the Fugard Theatre's…
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carmenvicinanza · 3 years ago
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Alice Walker
https://www.unadonnalgiorno.it/alice-walker/
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Il viola è stato considerato a lungo il colore che si vedeva di meno. Proprio come le donne maltrattate, le cui vite non viste restavano sullo sfondo.
Alice Walker, scrittrice e poeta statunitense, ha scritto più di trenta libri tra saggi e opere di narrativa su razzismo e tematiche di genere.
È da sempre in prima linea per i diritti delle donne nere e delle lesbiche.
Nel 1983, è stata la prima scrittrice nera a vincere il Premio Pulitzer e il National Book Award per il suo capolavoro, Il colore viola.
È nata il 9 febbraio 1944 in Georgia, in una famiglia di otto fratelli e sorelle, il padre era un mezzadro e la madre, domestica, lottò affinché i suoi figli e figlie studiassero.
È cresciuta immersa nella tradizione orale delle storie del profondo Sud degli Stati Uniti, raccontate dal nonno, che le ispirarono il romanzo capolavoro che iniziò a scrivere da quando aveva otto anni.
Nel 1952 venne ferita accidentalmente a un occhio da un colpo di fucile sparato dai fratelli e perse la vista. Cominciò a sentirsi diversa e emarginata e passava molto tempo chiusa in casa dedicandosi alla lettura e alla scrittura di poesie.
Successivamente a scuola divenne una ragazza molto popolare, ma la ferita le aveva permesso di iniziare a “vedere davvero le persone e le cose, notare le relazioni ed essere abbastanza paziente per accorgersi come si spengono”.
Sin dagli anni del liceo è stata attiva nel movimento per i diritti civili. Ebbe modo di incontrare Martin Luther King Jr quando studiava allo Spelman College di Atlanta, e ha partecipato alla famosa Marcia su Washington del 1963. Si è laureata nel 1965, grazie a una borsa di studio, al Sarah Lawrence College vicino New York, nello stesso periodo scriveva il suo primo libro di poesie.
Nel 1967 ha sposato Mel Leventhal, avvocato ebreo con cui ha abitato a Jackson, furono la prima coppia di diversa discendenza legalmente sposata del Mississippi diventando il bersaglio preferito del Ku Klux Klan. La coppia ha avuto una figlia, Rebecca, nel 1969 e divorziato nel 1976.
Attiva nel movimento per i diritti civili in Mississippi, ha esordito nel 1968 con la raccolta di poesie Once,  due anni più tardi ha pubblicato il suo primo romanzo, La terza vita di Grange Copeland. Assieme a Gloria Steinem, è stata una delle prime editor di Ms.Magazine, una delle riviste femministe più influenti di sempre
Un suo articolo del 1975 ha contribuito a rinnovare l’interesse per i lavori della scrittrice Zora Neale Hurston, sua grande fonte di ispirazione che era stata completamente dimenticata, addirittura sulla tomba, in Florida, non c’era nemmeno il suo nome.
Nel 1982 ha pubblicato Il colore viola, la sua opera più famosa. Narra la storia di una giovane donna nera che combatte contro la cultura bianca razzista e, al contempo, contro quella nera patriarcale. Il libro divenne immediatamente un bestseller da cui è stato tratto il famosissimo film del 1985 candidato agli Oscar e un musical a Broadway.
Negli anni ’80 ha coniato il termine womanism, il femminismo delle donne nere. Lo creai per quelle donne che non appartenevano alla cultura dominante, in particolare le donne nere del Sud. Era anche un modo per sottolineare che la loro cultura era molto di più del colore della pelle.
Alla base delle sue opere, infatti, ci sono le lotte e gli sforzi delle donne nere, considerate le autentiche eroine d’America, contro la società razzista, sessista e violenta, e del loro ruolo nella storia e nella cultura. Ha elaborato un linguaggio altamente musicale, che definisce black folk english, inglese nero popolare.
Tanti i premi ricevuti, nel 1995 anche una laurea honoris causa dal California Institute of the Arts.
Nel 1997 è stata riconosciuta umanista dell’anno dall’American Humanist Association.
Il suo attivismo non si è mai arrestato, l’8 marzo 2003, alla vigilia della Guerra in Iraq, è stata tra le persone arrestate davanti alla Casa Bianca, per aver attraversato una linea di polizia durante una protesta.
Nel 2009, si è recata a Gaza con un gruppo di altre 60 donne del gruppo antimilitare Code Pink, in risposta all’offensiva israeliana, per portare aiuti e persuadere Israele e l’Egitto ad aprire i loro confini a Gaza. Presente anche alle manifestazioni Black Lives Matter e nelle battaglie femministe contro le politiche di Trump e precedentemente del #MeToo.
Attraverso le sue parole e le azioni concrete continua a portare avanti la sua lotta  e le sue idee. È una delle scrittrici più importanti degli Stati Uniti e del pianeta tutto.
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pangeanews · 5 years ago
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“È un romanzo mistico, la storia di un’anima in guerra con sé stessa, un’anima dannata”: dialogo con Monica Pareschi. Ha dato nuova lingua a “Cime tempestose”
Ancora, per fortuna, attrae e atterrisce, lascia attoniti, intontiti per eccesso – come si guarda il mare dalla cima di una scogliera, l’onda si frantuma, bianca, e pensi di poterlo annodare al dito indice, quel bianco, pare un nastro di nebbia, protetto, senza scambio di sangue. “Cime tempestose è un’altura solitaria, che si eleva da un’esperienza di vita che mi confonde… è un racconto visionario che mantiene ancora la sua capacità di sconvolgere il lettore comune”, scriveva Harold Bloom, installando Emily Brontë tra i geni letterari di ogni tempo, nello stesso ‘girone’ – mi riferisco al libro, audace e felice, Il genio – di Virginia Woolf e Jane Austen. Come si sa, quel libro, pubblicato nel 1847 da Thomas C. Newby, a Londra, con il velo dello pseudonimo, Ellis Bell, sconcertò i lettori vittoriani: “Wuthering Heights è una storia spiacevole”, scrisse l’“Athenaeum”, “non esiste un personaggio che non sia totalmente odioso… o disprezzabile” lo bacchetta l’“Atlas”. Su tutto aleggia una bruma demoniaca, convergono un poco tutti, pur riconoscendo che l’orrore attrae, che quel “libro strano, che confonde ogni critica regolare” è “impossibile iniziarlo senza finirlo” (così il recensore del “Douglas Jerrold’s”), dacché, in effetti, è una specie di sortilegio che tiene sotto scacco e sotto incanto, intontisce, appunto, e strazia. Il romanzo, diamante oscuro della letteratura inglese, dissanguò, letteralmente, l’autrice, Emily, che spirò di lì a poco, nel dicembre del 1848, dopo il fratello amato e sregolato, Branwell (che morì in settembre). “Profonde, appassionate, le sue felicità sono state la poesia, gli animali, le brughiere, la sua famiglia: in loro trovava libertà e pienezza. La morte non le è nemica: che ci sia o meno un «mondo splendido» dove liberarsi della propria prigione, le darà almeno l’atteso riposo ma deve somigliare alla “sua” terra per valere la pena di scoprirlo. Per compiacere Charlotte ha esposto il cuore agli artigli della Londra letteraria ma Ellis Bell resta una creatura solitaria”, scrive Paola Tonussi – da cui ho reperito molte notizie – nella raffinata biografia dedicata a Emily Brontë, edita da Salerno nel 2019. Libro miliare e inesorabile, “un diavolo di libro, un incredibile mostro”, lo diceva Dante Gabriel Rossetti, Cime tempestose è stato tradotto innumerevoli volte – la prima edizione, per i Treves, è del 1926, lo hanno ‘maneggiato’, tra i tanti, Elio Chinol e Bruno Oddera, Bruna Dell’Agnese e Margherita Giacobino, Beatrice Masini e Marta Barone – così che la versione Einaudi per mano di Monica Pareschi (già eccellente traduttrice della sorella di Emily, Charlotte, e di Bernard Malamud, di Doris Lessing, di Shirley Jackson, James G. Ballard, Paul Auster) è un piccolo evento editoriale. Nel mio privilegio di lettore, oltre a interrogare chi ne sa più di me, mi sono messo a fare un esercizio. Alcuni passi di Cime tempestose (questo, ad esempio: “Il suo insediamento a Wuthering Heights portò un’indicibile angoscia. Mi convinsi che Dio avesse abbandonato la pecora smarrita alle sue abiette peregrinazioni, e che una bestia feroce se ne stesse acquattata tra la casa e l’ovile, pronta a balzare e a seminare distruzione”) mi hanno ricordato il Cormac McCarthy più arcaico e biblico, in bilico sugli assoluti. L’osservazione mi ha fatto sorridere. Forse Emily Brontë – cioè il suo mefistofelico specchio, Heathcliff – è il remoto modello, l’idolo, del Giudice Holden che sparge terrore e innocente spietatezza lungo quel mattatoio superbo intitolato Meridiano di sangue. (d.b.)
Parto con una domanda generica. Qual è l’‘attualità’ formale e letteraria del capolavoro di Emily Brontë? Voglio dire, che senso (inteso come: significato) ha oggi leggere “Cime tempestose”? Piuttosto, che impressione (da lettrice che anatomizza le parole) ti ha dato?
Comincio dalla seconda parte della domanda, dell’impressione o meglio delle impressioni che in diverse fasi ho avuto di Cime tempestose. Avevo letto il libro da ragazza, credo intorno ai quindici anni, quasi di nascosto. Imperversavano i tardi anni Settanta, gli anni di piombo, i collettivi studenteschi. Io ero una ginnasiale timida che desiderava in primo luogo uniformarsi, essere accolta nel grande abbraccio rassicurante dei pari, come la maggior parte degli adolescenti. Gli adolescenti impegnati, ai tempi, leggevano altro, o fingevano di leggerlo. La narrativa dell’Ottocento non era esattamente cool; a parte i testi-bibbia dei filosofi del comunismo, dalle sacche di noi studenti usciva molta roba sudamericana, o francese, rigorosamente novecentesca. Le idee, ecco, credo cercassimo questo in ciò che leggevamo: e dunque molta saggistica, e poi autori come Sartre, Malraux. Tra gli italiani Fenoglio (che curiosamente di Cime tempestose scrisse un adattamento teatrale) e Pasolini. Forse c’entrava l’equivoco che leggere dovesse insegnarci qualcosa, nel nostro caso a essere liberi, a raddrizzare le storture del mondo. Qualcuno, volenteroso, lesse Dickens, forse in omaggio a Marx. Io avevo già letto Balzac e Stendhal, ero stata ipnotizzata da Mathilde de la Mole che folle di dolore gira con la testa di Julien Sorel decapitato in un cesto – la follia, dunque, l’elemento gotico all’interno di un romanzo così politico e realista come Il rosso e il nero – ma i romanzi delle sorelle Brontë in Italia erano ancora considerati libri per signorine, letture da ragazze da marito. Immagino che più del libro, così strano e bizzarro rispetto alla letteratura coeva, in Italia si conoscesse il film di Wyler del ’39, che prevedibilmente accentua l’aspetto romantico a scapito degli elementi più perturbanti. Tieni conto che la prima traduzione italiana è del ’26. Lo lessi e, credo, lo misi da parte spiazzata. Quel mondo chiuso, pietroso, claustrofobico non dovette rivelarsi funzionale al mio progetto di autoeducazione e di crescita, di apertura al nuovo. Poi venne l’università, gli anni Ottanta, i primi seminari di Women Studies importati dagli USA. Improvvisamente una grossa fetta di letteratura (femminile ma non solo) venne sdoganata, si incominciò a leggere con occhi diversi, con uno sguardo più sottile. Il godimento, la lingua e, direi, l’intelligenza della scrittura, tornarono a essere al centro dell’esperienza. Si scoprì che si poteva parlare degli uomini e del mondo, della loro ipocrisia, crudeltà, grettezza, pusillanimità, e del loro coraggio, della loro nobiltà, descrivendo le dinamiche in atto in un salotto della provincia inglese, dove l’attività più perseguita era combinare matrimoni, mentre altrove avanzavano le truppe napoleoniche. Nemmeno allora mi soffermai più di tanto su quel libro, preferendogli le sottigliezze austeniane, lo sperimentalismo della Woolf, le amatissime Dickinson e Plath. Rilessi Cime tempestose nei primi anni Novanta. A quel punto ero un po’ meglio equipaggiata: nel frattempo, credo, avevo imparato a leggere. Avevo anche letto molta poesia anglosassone, e, per un periodo, parecchi testi mistici, da Angela da Foligno, a Marguerite Porete, alla Nube della non conoscenza. Mi parve, appunto, un romanzo mistico, la storia di un’anima che si sdoppia e parla a sé stessa, un’anima in guerra con sé stessa, un’anima dannata (imperscrutabilmente e doppiamente dannata, secondo l’etica protestante) che nell’impossibilità di riunirsi si lascia morire, o meglio si dà la morte; e però un’anima pagana, che nella morte non si ricongiunge a Dio ma alla terra, alla roccia, al vento. Ed è come se quella grande guerra interiore non potesse combattersi che in quei pochi ettari di brughiera, nell’isolamento dal mondo, in assenza di mondo. Il mondo, in Cime tempestose, è un altrove innominato: è il luogo dove le cose cambiano. Cime tempestose, l’amore e l’odio che vi si svolgono, sono il luogo dell’immanenza: la roccia, la natura che è tutt’uno col personaggio e il suo nome: Heath-cliff. Tutto questo per dire che leggiamo ogni opera del passato con occhi inevitabilmente nutriti del nostro presente, e non può che essere così. I classici sono i libri che superano la prova del presente perché dal presente traggono nuovi significati.
Sul piano formale, è noto come il libro abbia spiazzato a lungo i critici contemporanei: è come se il romanzo vittoriano ai suoi albori contenesse già i germi della sua distruzione. Saltano i capisaldi della narrativa del tempo, con una cinquantina abbondante di anni d’anticipo rispetto alle avanguardie novecentesche. La narrazione è multipla, a scatole cinesi; non c’è progressione né educazione dei personaggi, tipica del romanzo borghese – se si eccettua la coppia Catherine figlia-Hareton nessuno cambia idea, prospettiva, strategia, posizione sociale ecc. Coppia questa che fa pensare sì a una conciliazione finale, ma che allo stesso tempo decreta l’immobilità e l’endogamia a cui è condannata anch’essa, visto che i due sono cugini. Anziché un andamento progressivo, come per esempio in Jane Eyre, che avevo tradotto prima, dove le vicissitudini portano a un punto di vista diverso del personaggio, lo mutano profondamente sul piano materiale e spirituale, insomma lo educano, qui non si va da nessuna parte. I personaggi, isolati da qualunque contesto sociale, sono costretti a un andirivieni perpetuo tra i poli opposti e speculari delle due dimore, Wuthering Heights e Thrushcross Grange, come in una sorta di supplizio infernale. Tutto ciò che avviene in termini di cambiamento sociale (la ricchezza acquisita di Heathcliff, la fuga al sud di Isabella Linton) rimane vago, avvolto nella nebbia, come se non fosse pertinente al nucleo della storia: un nucleo selvatico, primitivo, uno scenario ideale per lo scatenarsi di passioni divoranti, nel segno dello Sturm und Drang. Allo stesso tempo, se guardiamo alla struttura del libro, si dovrà aspettare parecchio tempo prima di assistere a uno sgretolamento altrettanto radicale e nichilista del romanzo borghese.
Come hai lavorato nella lingua della Brontë e che peculiarità ha questa lingua? Ad esempio: hai tenuto conto delle molte traduzioni precedenti e dei reperti critici intorno al romanzo? Tradurre significa anche rivivere la vita di una scrittrice così particolare come la Brontë o è preferibile compiere un freddo esercizio di chirurgia retorica?
In un romanzo fatto eminentemente di voci, spesso discordanti tra loro, ho cercato in primo luogo di restituirne una differenziata a ciascun personaggio-narratore. Quindi una voce il più possibile “abbaiante” a Heathcliff (per cui nell’originale si sprecano le metafore canine e lupesche); una a Nellie, al cui superficiale buonsenso è affidata la parte più cospicua della narrazione; e a Lockwood, lo straniero e primo narratore, una voce in cui risuoni tutto lo scetticismo dello straniero beneducato che si ritrova in un mondo alieno, dove la crudezza delle passioni non conosce filtri. C’è poi la questione della resa del dialetto dello Yorkshire in cui si esprime la servitù e in particolare il servo Joseph, figura grottesca e quasi caricaturale nella sua malevolenza puritana. Nell’impossibilità di ricorrere a termini dialettali o comunque troppo geograficamente connotati, ho lavorato in parte sul lessico e in parte sulla sintassi, nell’intenzione di ricostruire un identikit espressivo adeguato al personaggio: una lingua stralunata e grottesca, da predicatore ubriaco. Per il resto, la lingua di Emily, come già ampiamente argomentato da Virginia Woolf, è una lingua fortemente poetica – e poeticamente controllata – alla quale è necessario aderire il più possibile senza cedere ad alcuna semplificazione. Impossibile, almeno per me, tenere conto di tutto il materiale critico, anche solo nelle lingue che leggo, e delle numerosissime – a questo punto lo sono – traduzioni. Di solito in questi casi ne tengo quattro o cinque, più o meno recenti, sulla scrivania, che consulto per chiarirmi certe ambiguità testuali, o anche per orientare certe mie scelte stilistiche, non necessariamente in contrapposizione con quelle di chi si è confrontato prima col testo. Va da sé che il lavoro di chi ci ha preceduto è sempre prezioso, sia come materiale di confronto sia come spunto per tentare altre strade. E no, non sono un’appassionata di biografie di scrittori. Se il relativo isolamento in cui è vissuta Emily, l’essere stata la figlia di un pastore protestante, cresciuta orfana di madre in una casa dove molti morivano da bambini, aver avuto un fratello alcolizzato e poi dedito all’oppio possono aver avuto un peso nelle circostanze esterne del suo romanzo e nella genesi di alcuni tra i suoi personaggi, credo che le ragioni di un’opera così visionaria e allo stesso tempo così sapientemente costruita vadano ricercate all’interno dell’opera stessa.
Ritaglia una frase, un capoverso che a tuo avviso è indicativo della tensione narrativa e linguistica che trasuda da “Cime tempestose” (un brano, intendo, che ti soddisfa in particolar modo)?
Uno scambio, nella seconda metà del libro, tra Catherine figlia e Linton Heathcliff, suo cugino e poi marito, che illustra bene, all’interno di un solo capoverso, quella rigida simmetria (riscontrabile persino nei nomi dei personaggi) che costituisce l’ossatura del romanzo, come una sorta di gabbia, quella dialettica binaria che qui è ben esemplificata dall’idea di movimento in Cathy e quella di stasi in Linton. “A un certo punto però abbiamo rischiato di litigare. Lui diceva che il modo migliore di passare una calda giornata di luglio era starsene sdraiati da mane a sera su un pendio d’erica in mezzo alla brughiera, con intorno il ronzio irreale delle api tra i fiori, e il canto delle allodole lassù, e il sole forte che splende senza sosta in un cielo azzurro e limpido: era questa la sua idea perfetta di felicità celeste. La mia invece era cullarmi tra la verzura frusciante di un albero, con il vento che soffia da ovest, e nuvole candide che scorrono rapide in alto, e non solo allodole ma anche tordi, e merli, e fanelli, e cuculi, e la loro musica che si riversa da ogni parte, e la brughiera in lontananza, interrotta da forre cupe e fresche; e, più vicino, tutto un ondeggiare di erba alta che il vento gonfia in enormi flutti, e boschi, e un risonare d’acque, e il mondo intero desto e pazzo di gioia. Lui voleva tutto disteso in un’estasi di pace; io che tutto scintillasse, e danzasse in una grande, magnifica festa. Io ho detto che il suo cielo sarebbe stato vivo a metà, e lui che il mio sarebbe stato ubriaco; io ho detto che nel suo mi sarei addormentata, e lui che nel mio, non avrebbe respirato e ha cominciato a irritarsi molto…”. (p. 281 dell’edizione Einaudi)
Come traduci? Cioè: che strategie, che spergiuri, che manovre adotti per ‘assalire’ il testo, per evitare che l’esercizio diventi automatico, ripetitivo, anonimo?
Ho bisogno di un leggio – ne ho uno bello solido, di legno, regalo di un amico traduttore, e uno pieghevole, di metallo, da infilare in valigia –, di un computer portatile che da qualche anno è un Mac, di un libro cartaceo, sempre più difficile da ottenere in quest’epoca editorialmente frettolosa, di una matita, di una penna, di alcuni fogli di carta su cui scarabocchiare ipotesi di traduzione o scarabocchiare e basta. I gesti apotropaici sono semplicissimi, prosaici. Preparo il file impostando il carattere – ne uso tre o quattro a seconda dell’umore – scrivo sul frontespizio il nome dell’autore e il mio in corpo 14, il titolo in corpo 16. Mi faccio un’agenda di massima che prevede un numero di cartelle ragionevole a settimana; l’agenda cambierà molte volte diventando sempre più compressa e ansiogena per adattarsi ai piccoli e grandi imprevisti della vita. Non leggo mai prima il libro che devo tradurre; ovviamente, come nel caso dei classici, può capitare che l’abbia letto in un altro momento, ma la lettura per me non è mai funzionale alla traduzione. Mi piace lasciarmi attraversare dalle parole, dal ritmo della scrittura, con meno preconcetti possibile. È un po’ il contrario di quello che dici tu: non sono io ad assalire il testo, è il testo ad assalire me. Conosco traduttori che prima di mettersi a tradurre leggono attentamente l’originale, anche più volte, in un certo senso appropriandosene. Nel mio caso la lettura è la traduzione: quindi una lettura lenta, verticale, minuziosa, piena di interruzioni e strappi. A volte c’è un’accelerazione, un momento di felicità in cui le parole scorrono più veloci sotto le dita, in cui il ritmo dell’originale è miracolosamente in sintonia con il nostro respiro. Sono momenti di felicità quasi fisica, ma sono rari. La prima stesura è perlopiù faticosa, a volte tediosa, piena di dubbi e di lacune. Non credo si sfugga a questa fase: all’inizio, è davvero uno sporco lavoro. Un libro è qualcosa di concreto, pesante, corposo e corporeo, fatto di carta, di pagine, di caratteri. È un peso che va trasportato da un’altra parte. C’è un aspetto molto fisico nel tradurre. La scrittura non è un’attività naturale, il corpo ne risente. Le spalle, gli occhi. La postura. Tutto questo per dire che gli automatismi, la noia, la ripetitività sono una parte abbastanza cospicua di questo lavoro. Mi piace molto la fase in cui rivedo e aggiusto il lavoro “sporco”, di miniera: diciamo che dalla seconda stesura in poi tutto si fa più sottile, più raffinato. Lì se sei fortunato senti la musica, il ritmo, il testo è diventato anche tuo, è un’altra cosa rispetto all’originale ma una cosa in cui l’originale risuona forte e bene, una sua vita ulteriore. Del tradurre mi piace in primo luogo l’ordine che dà alla mia vita. Mi piace come scandisce le mie giornate, che senza questa attività sarebbero molto più informi, caotiche, dispersive. Mi piace la quieta disciplina che impone. Lavorare sulle parole mi permette di vivere in una dimensione soprattutto interiore, che è quella dove sto meglio. Né sopra né sotto le righe – non sono una traduttrice umile, solo una donna un po’ sociopatica – ma in mezzo.
Dimmi: il libro che ha formato la sua giovinezza, che ti ha ‘cambiato la vita’; quello che vorresti tradurre. 
I libri che si leggono per primi sono davvero i più importanti, credo. I miei primi libri adulti, quelli che ho pescato un po’ a caso nella biblioteca dei miei genitori, sono stati quelli di Pavese. Non mi hanno cambiato la vita ma sono abbastanza certa che hanno modificato la mia lingua di traduttrice. Immagino ci sia un nucleo linguistico-affettivo che viene da lì, una specie di lingua madre letteraria. Altri libri che ho letto prestissimo e di cui conservo un’impressione forte: I Buddenbrock, Il rosso e il nero, Madame Bovary, Diario di una giovinetta di un’Anonima viennese, in realtà una psicoanalista della cerchia di Freud e membro della Società Psicoanalitica di Vienna, anche questo trovato nella biblioteca dei miei. Me lo ricordo come un libro perturbante e bellissimo. Se potessi scegliere, vorrei che un editore mi affidasse un grande libro di racconti: possibilmente i Dubliners di Joyce.
Dimmi: il libro che sei stata più felice di tradurre (magari in forme inattese); quello che ti ha messa più in difficoltà. 
Sono sempre felice di tradurre i libri di Alice McDermott, un’autrice che credo meriterebbero più attenzione critica e un pubblico un po’ più folto in Italia. E Cime tempestose, naturalmente. Ma forse il libro che mi ha messa più alle strette e che allo stesso tempo mi ha dato più soddisfazione tradurre è stato Le vite di Dubin di Bernard Malamud, che ho tradotto per i Meridiani.
Cosa stai leggendo?
Lo sai che i traduttori – dovrei dire i traduttori professionisti, ossia quelli che di lavoro fanno solo o soprattutto il traduttore, come me – faticano a leggere per il puro piacere di farlo? E poi finisce che mentre leggiamo vivisezioniamo il testo, perché è quello che siamo abituati a fare quando lavoriamo. Se poi si tratta di un testo tradotto, pensiamo a come doveva essere l’originale. L’estate scorsa in dieci giorni di vacanza vera e solitaria, su un’isola greca con pochi turisti, in giugno, ho letto tre romanzi italiani in dieci giorni, uno decisamente corposo. Sono una lettrice piuttosto lenta. A casa, se lavoro, ormai riesco a leggere solo cose brevi, quindi poesie e racconti. Sto rileggendo quelli di Clarice Lispector usciti da poco per Feltrinelli, quasi tutti ritradotti. Per fortuna non so il portoghese, e questo fa di me una lettrice più ingenua e gaudente. Ovviamente continuo a comprare molti libri, che leggerò quando cambierò lavoro. O quando tradurrò solo un paio di libri all’anno.
*In copertina: Ralph Fiennes e Juliette Binoche in una traduzione cinematografica di “Cime tempestose”, del 1992
L'articolo “È un romanzo mistico, la storia di un’anima in guerra con sé stessa, un’anima dannata”: dialogo con Monica Pareschi. Ha dato nuova lingua a “Cime tempestose” proviene da Pangea.
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artsvark · 8 years ago
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Registration open for National School of the Arts
If you wish to attend the National School of the Arts next year, you need to register for an audition at the school; you cannot register on the GDE website.
Applicants for the National School of the Arts must not apply on the GDE website but register directly with the school to audition (13/20 May & 10 June) for admission. Registration closes on 5 May and 31 May respectively.
As a government ‘School of Specialisation in Visual and Performing Arts’, admission to The National School of the Arts (NSA) is granted only on the successful completion of an audition in the chosen arts subject, coupled with an assessment of the learner’s academic track record.
NSA, the continent’s leading arts school (Grade 8-12), is the high school of choice for the country’s young art, dance, drama and music learners who want to excel artistically and academically. Unlike other schools that might offer arts subjects for matric, usually only starting these subjects in Grade 10, NSA learners received specialised, intensive tuition for two hours daily from Grade 8 in their chosen arts subject – art (visual, graphic design and 2D animation), dance (ballet, Spanish, contemporary and African contemporary), drama or music (classical and contemporary, specialising in two ‘instruments’ of which one can be voice) – alongside the full academic curriculum.
A truly unique school, NSA boasts a 17-year 100% matric pass rate, is regularly the Top School in the huge Johannesburg South District and has been ranked amongst the Top 50 Government Schools, the Top 100 SA Schools (which includes all private schools) and the Top 10 Most Innovative Schools in the country. It is accredited by the Education Department as a ‘Centre of Excellence in Visual & Performing Arts Education’ and as a ‘Centre of Academic Excellence’ The school’s culture embraces all forms of diversity, encourages individuality rather than fitting into boxes and celebrates excellence in all its forms. This is a school where dreams are realised through excellence in arts and academics; where young creatives find their place in the sun and thrive in all aspects of their lives.
Auditions will take place on Saturday 13 May and Saturday 20 May from 07:30. It is imperative to register in advance for an audition. Audition details and registration forms are available on the website www.artschool.co.za – admissions. For queries, call Mrs Conradie on 011 339 6539 x 215 or email her on [email protected].
NSA will hold a final round of auditions on 10 June, for which registration closes at 12:00 noon on Friday 31 May. It is advised to register for the May auditions, as space will be limited for the June auditions day.
Parents must note that the Gauteng Department of Education requires every applicant to ensure that they also register online for a school in their area, in the event of the learner not being accepted into the NSA
NSA produces disciplined, motivated achievers who excel in the arts and way beyond: household names like Charlize Theron, Karen Zoid, Vincent Bones, Snotkop, Marc Bouwer, Thula Sindi, Kitty Phetla, Dada Masilo, Lorna Maseko and Bianca Le Grange to mention a few; and lesser known names – Best Actress in a Feature Film at Idyllwild International film Festival and Best Actress at Edinburgh Festival, the lead animator for the Harry Potter movies and several Hollywood blockbusters, the Chair of the British Cardiovascular and Medical Sciences Research Foundation and a young lady who is Special Adviser to the Minister of Energy, is ranked one of the ’50 Most Important & Influential People in Energy in Africa’ and was awarded the honorary title of ‘Global Shaper’ by the World Economic Forum.
NSA alumni go out and shape the world, whatever their chosen career.
Registration open for National School of the Arts was originally published on Artsvark
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mashuweto · 8 years ago
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NEA competition puts spotlight on young performers
Talented young performers are invited to enter the 14th National Eisteddfod Academy Young Performer Awards competition.
This is open to all amateur performers in dance, contemporary and classical music, and drama who scored above 90 percent - diploma - in local arts festivals, eisteddfods or competitions.
There are four elimination rounds concluding with a final round where the junior and senior winners compete for cash prizes of at least R50 000 and gold, silver and bronze medals.
Participants can either perform live or submit a video recording on DVD for adjudication in the first round. This gives young performers in remote areas the opportunity to compete.
The final deadline for live performances is February 12. All DVD entries should reach the NEA not later than February 28. Entry forms, entry fees and additional information are available on the NEA website,www.eisteddfod.co.za
Proof of the standard and integrity of this competition are the many top achievers who have gone on to greater success. Henno William, Isabella Jane (Snyman) and Julian Hepburn were finalists in e.tv’s SA’s Got Talent competition. Singer-songwriter Henno (silver medallist in the NEA Awards 2015) has been signed by New York-based music executive Kevin Liles, who will launch him internationally.
Dancers Andile Ndlovu and Camille Bracher were top achievers at the 2007 International Ballet Competition. Ndlovu, also a finalist in KykNet’s Dance, Dance, Dance, is currently with the Washington Ballet. Camille Bracher dances with the London Ballet Company.
Maudee Montierre, a well-known soprano, is currently a lecturer at the University of Cape Town and Carmen Pretorius has performed in Mamma Mia, Cinderella, Jersey Boys and the South African movie Lien se Lankstaanskoene, among others.
The annual National Eisteddfod Academy Young Performer Awards competition was founded in 2004 to provide a national platform for the best young performers in music, dance and drama, as identified at various festivals and competitions.
To provide opportunity for as many young performers as possible, the NEA invites organisers of other eisteddfods and festivals, or parents of performers, to nominate and enter their own top achievers, under the organisation’s name, in the NEA Young Performer Awards competition.
The first round runs from February 20 to March 15 at the Roodepoort Theatre. The quarter finals are from March 25 to 30, followed by the semi-finals at the Brooklyn Theatre, Pretoria, from May 9-12. These will take the form of evening concerts, each night dedicated to a different genre - classical music, contemporary music, dance and drama.
The final round, featuring the junior and senior winners of the semi-finals, will be at the Brooklyn Theatre on May 20. A panel of five adjudicators, representing the different genres, will select the winners of the gold, silver and bronze medals.
Among the adjudicators have been Mimi Coertse, Ismail Mahomed, Sibongile Mngoma, Gloria Bosman, Heinz Winkler, Relebogile Mabotja, Bianca le Grange, Vinette Ebrahim, Iain MacDonald, Roderick Jaftha, Diane Coutts and Jan Engelen, to name but a few.
National Arts Festival director Ismail Mahomed, now CEO of the Market Theatre Foundation, a judge at the 2013 Awards, said, “If the NEA Award-winners represent the next generation of artists, I am filled with great hope for the creative industries.”
The NEA also manages the National Eisteddfod of South Africa™, the largest eisteddfod platform in the country.
For further information contact the NEA office at tel: 011 886 6005 / fax: 011 787 3534 / e-mail: [email protected]
Follow the NEA on Twitter @NEA_Eisteddfod or Facebook –https://www.facebook.com/nearsa
NOTES TO EDITORS
About the National Eisteddfod Academy (NEA)
The National Eisteddfod Academy (NEA) is a non-profit organisation that creates opportunities for youth development in the arts. The activities of the NEA provide various opportunities where young performers can develop and showcase their talents across the full spectrum of artistic and cultural diversity. Taking part in the eisteddfod activities benefits all participants, particularly with the impact it has on personal development and growth. Teachers and parents have attested to the fact that participating in the NEA Eisteddfod builds the learners’ self-confidence, assertiveness and the courage needed to take a stand in this world. This is achieved through no-limitation participation in eisteddfod and related events where young performers are exposed to the magic of the performing arts.
Considering the fact that, since the founding of the organisation in 1997, the annual NEA Eisteddfod activities have involved more than 463 000 participants in various rural and urban regions, it is fair to say that the NEA is an organisation that has had a significant impact on youth development in the arts. Since the National Eisteddfod Academy launched the NEA Young Performers Award competition in 2004 more than 16 000 entries have been received for this competition that provides a next level of participation for young performers. In recent years the competition has gained in prestige and the concerts have grown in popularity, becoming a cultural highlight, as illustrated by sold-out shows and the high standard of performances.
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National Eisteddfod Academy
Tel: 011 886 6005
Fax: 011 787 3534
Website: www.eisteddfod.co.za
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artsvark · 8 years ago
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Open Day with a difference at the NSA
Like everything else at the National School of the Arts, Open Day on Saturday 25 February from 08:30 to 13:30 will be unique.
Creatively gifted learners looking for a high school where they can develop their talents to the fullest while also thriving academically, shouldn’t miss NSA’s Open Day. Not only will they be able to talk to teachers and learners about how NSA will help them realise their dreams artistically and academically, they will also be inspired by being able to watch the school’s current learners in full flight rehearsing for flagship productions for the upcoming Festival of Fame including “Dance Spectrum”, “Star Struck -A Disney Dream” and the schools version of the global hit “We Will Rock You” based on the original script by Ben Elton and featuring the iconic music of Queen. The Festival takes to the stages of the Joburg Theatre and the NSA from 8 to 12 March.
The National School of the Arts, a Government ‘school of specialisation in performing and creative arts’, offers intensive, specialised tuition in art, dance, drama and music, with two hours a day of the chosen arts subject from Grade 8, alongside the full academic curriculum, and unparalleled opportunities to develop, with regular exposure to leading arts practitioners, and showcase their talents on major public platforms.
NSA – National School of the Arts
NSA is rated by the Education Department as both a Centre of Excellence in Visual and Performing Arts Tuition and, with its a 17-year track record of 100% matric pass rate, as a Centre of Academic Excellence. The school has been ranked in South Africa’s Top 25 Government Schools and is currently in ‘South Africa’s Top 10 Most Innovative Schools.’
Within a culture of celebrating excellence and each individual’s unique talent, NSA learners’ passion and discipline required for their arts subjects translates into their academic subjects and all aspects of their high school life. They leave the school disciplined, motivated, achievers who excel in careers from art to astrophysics and all fields in between.
Nurtured to be innovative, entrepreneurial, and empathetic, the NSA produces courageous learners who leave school ready to take on both the gritty and the glorious challenges of life and to succeed.
NSA’s Alumni include arts icons such as Charlize Theron, Karen Zoid, Kitty Phetla (one of SA’s ’21 icons’), Dan Patlansky, Bianca Le Grange, Mark Bouwer, Thula Sindi, Anele Mdoda, Jeannie D, Lorna Maseko, Vincent Bones, Carl Beukes, Snotkop, Zoë Modiga and many more household names. It also includes the lead animator of the Harry Potter movies and major Hollywood blockbusters such as ‘Guardians of the Galaxy’; the animators and visual effects team from the South African hit movie, Khumba and the Director of ‘Happiness is a Four-Letter Word’; numerous Deans and professors at leading universities here and abroad; the Chairperson of the British Foundation for Cardiovascular & Medical Sciences Research (she is also the Director of Glasgow University’s Cardiovascular & Medical Sciences Research faculty); and a young woman who is Special Adviser to the Minister of Energy, is ranked in ‘The 50 Most Important & Influential People in Energy in Africa’ and recently had the honorary title of ‘Global Shaper’ bestowed on her by the World Economic Forum. The alumni consistently feature in the Mail & Guardians annual ‘Top 200 Young South African Achievers’, awarded in categories from civil society and arts, to environment and sport.
We believe our alumni shape the world, whatever career they chose.
NSA’s hostel caters for out-of-towners in single-room accommodation with weekly and termly boarding options.
The annual school fees for 2017 were set at R21 600,00.
Visit our Open Day on 25 February. Interested learners and parents should also visit www.artschool.co.za for more information on the school and the required auditions process for admission, and attend the amazing upcoming Festival of Fame. The full festival programme is on www.festivaloffame.co.za and bookings are through www.joburgtheatre.com. It’s a feast of family-friendly entertainment and a great introduction to the amazing work of the NSA and its talented learners.
For more information, please contact: Nadine Conradie on [email protected] or call 011 339 6539.
  Open Day with a difference at the NSA was originally published on Artsvark
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artsvark · 8 years ago
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52nd Fleur du Cap Theatre Awards Nominees Announced
Fleur du Cap Theatre Awards
The Fleur du Cap Theatre Awards is considered amongst the most coveted within the South African performing arts community. The awards began in 1965 and annually award the best productions from the many stages in and around Cape Town. The awards are judged by a panel comprising local critics, journalists, writers and drama educators.
The Fleur du Cap Theatre Awards recognise members of the performing arts community for acting, directing, staging and technical abilities as well as theatrical development and excellence. The annual awards ceremony and red carpet event takes place in March each year. This year’s event promises to be “Alive with Flair” and takes place at the Artscape Theatre in Cape Town on Sunday 19 March 2017.
Awarded in 20 categories, over 85 productions were reviewed and considered for the 52nd edition of these awards. For a number of reasons awards will not be awarded for Most Promising Student and Best Puppetry.
The nominees for the 52nd Annual Fleur du Cap Theatre Awards announced today are:
BEST PERFORMANCE BY A LEAD ACTOR IN A PLAY
Andrew Buckland for The Inconvenience of Wings as Paul
Desmond Dube for I See You as Buthelezi
Marius Weyers for The Father as André
Nhlanhla Mkhwanazi for Cattle Drive as Ra
Ralph Lawson for A Voice I Cannot Silence as Alan Paton
BEST PERFORMANCE BY A LEAD ACTRESS IN A PLAY
Anna-Mart van der Merwe for The Painted Rocks at Revolver Creek as Elmarie Kleynhans
Ilse Klink for Kristalvlakte as Priscilla
Jennifer Steyn for The Inconvenience of Wings as Sara
Jennifer Steyn for A Doll’s House as Nora Helmer
Susan Danford for Clybourne Park as Bev/Kathy
BEST PERFORMANCE BY A SUPPORTING ACTOR IN A PLAY
David Viviers for The Finkelsteins are Coming to Dinner as James
Dean John Smith for Kristalvlakte as Ephraim
Lunga Radebe for I See You as Shabangu
Motheo Madisa for Cattle Drive as Enoch
Rob van Vuuren for A Doll’s House as Nils Krogstad
BEST PERFORMANCE BY A SUPPORTING ACTRESS IN A PLAY
Amy-Louise Wilson for The Father as Laura
Anthea Thompson for A Doll’s House as Mrs Kristine Linde
Babalwa Zimbini for Ityala Lamawele as Yiliwe
Bianca Flanders for Kristalvlakte as Miela
Megan Furniss for The Finkelsteins are Coming to Dinner as The Mother
BEST PERFORMANCE IN A REVUE, CABARET OR ONE-PERSON SHOW
Antoinette Kellerman for As Die Broek Pas as Ella Gericke
Daniel Richards for Pay Back The Curry as Various
Marlo Minnaar for Santa Gamka as Luck Marais
Pieter-Dirk Uys for The Echo of a Noise as The Narrator
Wessel Pretorius for Die Ontelbare 48 as Various
BEST PERFORMANCE BY A LEAD ACTOR IN A MUSICAL OR MUSIC THEATRE SHOW
Anton Luitingh for Annie as Daddy Warbucks
Earl Gregory for Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat as Joseph
Jonathan Roxmouth for I’m Playing Your Song: The Marvin Hamlisch Story as Marvin Hamlisch
Jonathan Roxmouth for Sweeney Todd as Sweeney Todd
Paul du Toit for Hedwig and the Angry Inch as Hedwig
BEST PERFORMANCE BY A LEAD ACTRESS IN A MUSICAL OR MUSIC THEATRE SHOW
Bianca le Grange for Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat as The Narrator
Charon Williams-Ros for Sweeney Todd as Mrs Lovett
Charon Williams-Ros for Annie as Miss Hannigan
Genna Galloway for Hedwig and the Angry Inch as Yitzhak
Lilla Fleischmann for Annie as Annie
BEST PERFORMANCE BY A SUPPORTING ACTOR IN A MUSICAL OR MUSIC THEATRE SHOW
Dean Roberts for Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat as Jacob/Potiphar
Germandt Geldenhuys for Sweeney Todd as Adolfo Pirelli
Jonathan Roxmouth for Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat as Pharaoh
Michael Richard for Sweeney Todd as Judge Turpin
Richard Vorster for Annie as Drake
BEST PERFORMANCE BY A SUPPORTING ACTRESS IN A MUSICAL OR MUSIC THEATRE SHOW
Candice van Litsenborgh for Sweeney Todd as Various
Delray Halgryn for Annie as Lily
Sanli Jooste for Sweeney Todd as Johanna
Taryn Sudding for Annie as Grace
Zoleka Mpotsha for A Man of Good Hope as Asad (as a boy) / Musharaf
BEST DIRECTOR
Christiaan Olwagen for A Doll’s House
Jaco Bouwer for Santa Gamka
Lara Foot for Karoo Moose
Lara Foot for The Inconvenience of Wings
Noma Dumezweni for I See You
BEST LIGHTING DESIGN
Ben Cracknell for Annie
Faheem Bardien for Ityala Lamawele
Jaco Bouwer for Santa Gamka
Tina le Roux for Sweeney Todd
Wolf Britz for A Doll’s House
BEST SET DESIGN
Colin Richmond for Annie
Greg King for Sweeney Todd
Rocco Pool for The Father
Rocco Pool for A Doll’s House
Saul Radomsky for Clybourne Park
BEST COSTUME DESIGN
Birrie le Roux for District Six Kanala
Birrie le Roux for Clybourne Park
Colin Richmond for Annie
Neil Stuart Harris for Sweeney Todd
Niall Griffin for Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat
BEST SOUNDSCAPE, ORIGINAL MUSIC COMPOSITION OR ORIGINAL SCORE
David Kramer for District Six Kanala – Original Music Composition and Original Score
Charl-Johan Lingenfelder for The Painted Rocks at Revolver Creek – Soundscape
Nhlanhla Mkhwanazi & Motheo Madisa for Cattle Drive – Soundscape
Ulric Namasun Roberts for Santa Gamka – Soundscape
Wilken Calitz for Kristalvlakte – Soundscape and Original Score
BEST NEW SOUTH AFRICAN SCRIPT
Amy Jephta for Kristalvlakte
Lara Foot for The Inconvenience of Wings
Mongiwekhaya for I See You
Penelope Youngleson for Sillage
Ralph Lawson & Greg Homann for A Voice I Cannot Silence
BEST NEW DIRECTOR
Mbongeni Mtshali
Quanita Adams
Wessel Pretorius
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artsvark · 8 years ago
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NEA competition puts spotlight on young performers
NEA alumni Andile Nlovu
Talented young performers are invited to enter the 14th National Eisteddfod Academy Young Performer Awards competition.
This is open to all amateur performers in dance, contemporary and classical music, and drama who scored above 90 percent – diploma – in local arts festivals, eisteddfods or competitions.
There are four elimination rounds concluding with a final round where the junior and senior winners compete for cash prizes of at least R50 000 and gold, silver and bronze medals.
Participants can either perform live or submit a video recording on DVD for adjudication in the first round. This gives young performers in remote areas the opportunity to compete.
NEA alumni Camille Bracher
The final deadline for live performances is February 12. All DVD entries should reach the NEA not later than February 29. Entry forms, entry fees and additional information are available on the NEA website, www.eisteddfod.co.za
Proof of the standard and integrity of this competition are the many top achievers who have gone on to greater success. Henno William, Isabella Jane (Snyman) and Julian Hepburn were finalists in e.tv’s SA’s Got Talent competition. Singer-songwriter Henno (silver medallist in the NEA Awards 2015) has been signed by New York-based music executive Kevin Liles, who will launch him internationally.
Dancers Andile Ndlovu and Camille Bracher were top achievers at the 2007 International Ballet Competition. Ndlovu, also a finalist in KykNet’s Dance, Dance, Dance, is currently with the Washington Ballet. Camille Bracher dances with the London Ballet Company.
Maudee Montierre, a well-known soprano, is currently a lecturer at the University of Cape Town and Carmen Pretorius has performed in Mamma Mia, Cinderella, Jersey Boys and the South African movie Lien se Lankstaanskoene, among others.
NEA alumni Henno William
The annual National Eisteddfod Academy Young Performer Awards competition was founded in 2004 to provide a national platform for the best young performers in music, dance and drama, as identified at various festivals and competitions.
To provide opportunity for as many young performers as possible, the NEA invites organisers of other eisteddfods and festivals, or parents of performers, to nominate and enter their own top achievers, under the organisation’s name, in the NEA Young Performer Awards competition.
The first round runs from February 20 to March 15 at the Roodepoort Theatre. The quarter finals are from March 25 to 30, followed by the semi-finals at the Brooklyn Theatre, Pretoria, from May 9-12. These will take the form of evening concerts, each night dedicated to a different genre – classical music, contemporary music, dance and drama.
The final round, featuring the junior and senior winners of the semi-finals, will be at the Brooklyn Theatre on May 20. A panel of five adjudicators, representing the different genres, will select the winners of the gold, silver and bronze medals.
Among the adjudicators have been Mimi Coertse, Ismail Mahomed, Sibongile Mngoma, Gloria Bosman, Heinz Winkler, Relebogile Mabotja, Bianca le Grange, Vinette Ebrahim, Iain MacDonald, Roderick Jaftha, Diane Coutts and Jan Engelen, to name but a few.
National Arts Festival director Ismail Mahomed, now CEO of the Market Theatre Foundation, a judge at the 2013 Awards, said, “If the NEA Award-winners represent the next generation of artists, I am filled with great hope for the creative industries.”
The NEA also manages the National Eisteddfod of South Africa™, the largest eisteddfod platform in the country.
For further information contact the NEA office at tel: 011 886 6005 / fax: 011 787 3534 / e-mail: [email protected]
Follow the NEA on Twitter @NEA_Eisteddfod or Facebook – https://www.facebook.com/nearsa
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artsvark · 8 years ago
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Cast announced for Fugard's West Side Story
Stellar cast announced for the Fugard Theatre’s smash hit Musical West Side Story heading to Johannesburg by overwhelming popular demand in Jan 2017.
Cast announced for Johannesburg run of Fugard Theatre’s WEST SIDE STORY
After receiving rave reviews across the board from critics and audiences alike, Eric Abraham and the Fugard Theatre’s grand-scale, smash hit, all South African production of West Side Story will be presented at the Mandela Theatre (Joburg Theatre) by popular demand from 24 January 2017.
West Side Story ended a staggeringly successful, sold-out run at the Artscape Opera House in Cape Town last year, and was the Fugard Theatre’s first out-of-house production, five years on from the theatre’s official launch in 2010.
Eric Abraham and the Fugard Theatre, the creators and producers of other outstanding runaway Fugard Theatre hits like The Rocky Horror Show, Kat & the Kings, Orpheus in Africa, Cabaret and District Six Kanala, have created a phenomenal 100% South African production on an unprecedented grand-scale that left audiences mesmerised night after night in its debut season.
West Side Story, Leonard Bernstein, Arthur Laurents and Stephen Sondheim’s musical theatre masterpiece, is based on an original conception of Jerome Robbins and is arguably one of the world’s greatest musicals. The stellar creative team is headed by Matthew Wild (The Rocky Horror Show, Cabaret, Funny Girl) as director, Charl-Johan Lingjnfelder (The Rocky Horror Show, Cabaret, Funny Girl) as musical director and conductor, and choreographer Louisa Talbot (The Rocky Horror Show, Cabaret, Funny Girl). The Fugard Theatre team has selected the finest South African talent for this production that first premiered on Broadway in New York in 1957. The superb cast of 40 is backed by a full Philharmonic Orchestra playing Bernstein’s magnificent score that includes iconic songs such as “Something’s Coming”, “Maria”, “I Feel Pretty” and “Tonight”.
Reprising their roles as Tony, Maria and Bernardo respectively, will be Fleur du Cap Theatre Award winners Jonathan Roxmouth (Topsy Turvy, A Handful of Keys, Joseph and the Amazing Technicolour Dreamcoat, The Phantom of the Opera) as Tony and Lynelle Kenned (Orpheus in Africa, Showboat, The Sound of Music) as Maria and Christopher Jaftha (The Sleeping Beauty, High School Musical) as Bernardo. Sharing the title role once more with Ms. Kenned will be the London-based actress and opera singer Filipa van Eck (Carmen, L’Aggripina) who will perform the role of Maria once a week. Bianca le Grange (Blood Brothers, District Six Kanala, Joseph and the Amazing Technicolour Dreamcoat) returns to reprise her role of Anita.
The Jets gang is led once again by Fleur du Cap nominee Stephen Jubber (Annie, Showboat) as Riff, backed by a superb cast that includes Daniel Buys (Cabaret, Saturday Night Fever) and Grant Almirall (Singin’ in the Rain, Jersey Boys) as Action. Mr. Buys will perform the role of Action from 24 January to 18 February 2017 and Mr. Almirall will perform the role from 19 February to 5 March 2017. Sven–Eric Müller (The Rocky Horror Show, Cabaret) as Diesel, Cameron Botha (Singin’ in the Rain, Sweeney Todd) as Snowboy, Clive Gilson (Sister Act, High School Musical) as Big Deal, LJ Neilson (Sound of Music, Dirty Dancing) as Anybody’s, Elzanne Crause (A Thousand Shepherds, Queen at the Ballet, The Phantom of the Opera) as Velma, Kristin Wilson (So You Think You Can Dance, Private Presley) as Graziella, Tamryn van Houten (Private Presley) as Minnie and Caitlin Clerk (Sister Act, Showboat) as Pauline. Adrian Galley (The Rocky Horror Show, Cabaret), returns as Doc. Brendan Murray (Amadeus, Romeo and Juliet) will perform the role of Krupke alternating with Richard Lothian (An Absolute Turkey, Taming of the Shrew) who will once again be the fight choreographer.
Christopher Jaftha, now a well-known Top Billing presenter, leads the Sharks as Bernardo, with Zolani Shangase (The Lion King, Orpheus in Africa) as Chino, Carlo McFarlane (Footloose- The Musical, A Cinderella Story: If the Shoe Fits) as Pepe, Duane Williams (Honey 3, Cinderella: If the Shoe Fits) as Indio, Thami Njoko (Swan Lake) as Luis, Tevin Wiener (Honey 3) as Toro, Sabelo Radebe (Peter Pan) as Nibbles, Kirsten Rossiter (Grease, Jersey Boys) as Rosalia, Chloe Perling (The Rocky Horror Show, Cabaret) as Consuela, Sarah-Ann van der Merwe (Reik Na Die Sterre) as Francisca, Natasha Hess (District Six Kanala, Orpheus in Africa) as Estella and Ipeleng Merafe (Swan Lake, A Thousand Shepherds) as Teresita. Tamryn van Houten (Private Presley, Spartacus of Africa), Sibusiso Mxosana (Spartacus of Africa, Spring and Fall), Gemma Trehearn (Iris Warriors, A Thousand Shepherds) and Nurit Graff (Dirty Dancing, Showboat) complete the talented line up of remarkable performers.
Inspired by Shakespeare’s Romeo & Juliet, the tale is set in the Upper West Side neighbourhood in New York City in the mid-1950s. The musical explores the rivalry between the Jets and the Sharks, two street gangs of different backgrounds. The members of the Sharks are taunted by the Jets. The young protagonist, Tony, a former member of the Jets and best friend of the gang leader, Riff, falls in love with Maria, the sister of Bernardo, the leader of the Sharks. The sophisticated music, extended dance scenes, and the focus on social conflict marked a turning point in American musical theatre.
West Side Story is a must-see that is guaranteed to be a highlight on Johannesburg’s 2017 theatre calendar.
The season will run from 24 January to 5 March 2017 and tickets are now on sale through 021 461 4554, Computicket, 08619158000 or from the Joburg Theatre directly. Given the anticipation about this stellar musical and how the Cape Town season sold out, advance booking is highly recommended. The producers recommend an age restriction of 12 years with parental guidance. ADVANCE BOOKING IS RECOMMENDED.
What the Cape Town Media had to say:
“…glad en ryk… Die stel is indrukwekkend…” – Die Burger, 4 stars
“Compelling … not to be missed” – Cape Times
“Dazzles on a visual level…spectacular…a SA success story” – Cape Argus, Tonight
“… super sensational and ultra-spectacular……will leave you breathless… a musical experience you will never forget” – www.bizcommunity.co.za
“…every bit as brilliant as any international production, if not better … a dazzling triumph” – Daily Maverick
“The Fugard Theatre’s production of West Side Story is a tour-de-force” – LitNet
“West Side Story is hot, hot, hot” – www.theatrescenecpt.co.za
Cast announced for Fugard’s West Side Story was originally published on Artsvark
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