#Auto sportiva italiana
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Lamborghini Reventon: Supercar Italiana Leggendaria
La Lamborghini Reventon è un simbolo di eccellenza e potenza nel mondo delle supercar italiane. È un modello unico, prodotto in soli 21 esemplari. Rappresenta l’apice della tecnologia e del design di Lamborghini. Le sue linee mozzafiato e le prestazioni eccezionali fanno della Reventon un simbolo di innovazione e audacia. Questo rende il marchio Lamborghini unico nel suo genere. Punti Chiave La…
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Paperissima Sprint torna dal 10 giugno con Vittorio Brumotti, Marcia Barros, Valentina Corradi
Paperissima Sprint torna dal 10 giugno con Vittorio Brumotti, Marcia Barros, Valentina Corradi. Paperissima Sprint torna da lunedì 10 giugno, su Canale 5 alle ore 20.35. Il varietà estivo di Antonio Ricci che tiene compagnia da anni gli italiani con le sue "papere", rallegrando l'estate, sarà condotto dal veterano Vittorio Brumotti e dalle co-conduttrici Marcia Thereza Araujo Barros, 25enne brasiliana, e Valentina Corradi, 22enne campionessa italiana di danza sportiva. A completare la squadra “l’inossidabile” e immancabile Gabibbo, oramai presenza fissa dalla prima puntata del programma datata ben sì 1990. La formula, sempre vincente, resta invariata: nuovi sketch, filmati inediti di papere, gaffe ed errori tv da tutto il mondo. Non mancheranno le novità e le sorprese, in questa edizione infatti ci saranno alcuni ospiti speciali come il comico e cabarettista Andrea Di Marco – fondatore del “Movimento Estremista Ligure” – e il trasformista Ennio Marchetto, fenomeno globale con i suoi spettacoli in tutto il mondo. Tra le chicche di stagione, anche gli straordinari balletti con i led e le lezioni di danza al pubblico tenute da Marcia e Valentina. E se hai delle "papere" potrai inviare i tuoi filmati tramite il sito www.paperissimasprint.mediaset.it Paperissima Sprint è un programma di Antonio Ricci scritto con Lorenzo Beccati e con Alessandro Meazza, Fabio Nocchi e Carlo Sacchetti. La regia è affidata a Mauro Marinello. Per cui non resta altro che "sintonizzarci" su Canale 5, alle ore 20.35 tutti i giorni (dal lunedì alla domenica) per passare tutta l’estate con l'allegria e la freschezza delle papere di Paperissima Sprint. UN PO' DI STORIA DEL VARIETA' Risale al 1990 la prima edizione di Paperissima Sprint, andata in onda su Italia 1 come uno speciale del già esistente programma di prima serata Paperissima. Nel 1995 si trasferisce su Canale 5, dove va in onda da 29 anni. DA EVA HENGER A SERENA GRANDI Il Gabibbo è l’unica presenza fissa del programma dalla prima puntata a oggi. Tra i conduttori che si sono susseguiti, stagione dopo stagione: Mike Bongiorno, Michelle Hunziker, Serena Grandi, Miriana Trevisan, Naike Rivelli, Antonella Mosetti, Eva Henger, Edelfa Chiara Masciotta, Juliana Moreira, Giorgia Palmas, Vittorio Brumotti, Valeria Graci, Alessia Reato, Maddalena Corvaglia, Roberta Lanfranchi, Shaila Gatta, Mikaela Neaze Silva, Marcia Thereza Araujo Barros e Valentina Corradi. 7 VELINE AL TIMONE Sono sette le ex Veline che hanno condotto Paperissima Sprint, ma la prima coppia di Veline di Striscia la notizia ancora in carica a condurre il divertente varietà di Antonio Ricci è stata quella formata dalle Veline dei record Shaila Gatta e Mikaela Neaze Silva. 100% BRUMOTTI FA 12 L’inviato di Striscia la notizia Vittorio Brumotti esordisce come conduttore a Paperissima Sprint nel 2011, anche se la sua prima apparizione nel programma risale al 2010. Quest’anno condurrà il varietà estivo di Antonio Ricci per la dodicesima volta (non consecutiva). DAL “BALLO DEL QUA QUA” A “FRITTO MISTO” La sigla della prima edizione era “Il ballo del qua qua”, l’attuale sigla “Fritto misto” esiste dal 1997 ed è interpretata dal Gabibbo. COME TI CATALOGO LE PAPERE Visto l’enorme numero di papere disponibili, queste vengono catalogate sulla base di molti fattori, come per esempio gli elementi della natura e le situazioni meteorologiche (neve, mare, vento, fuoco, ecc.), i protagonisti (bimbi, sposi, atleti, animali, ecc.), gli eventi (nozze, feste di compleanno, ecc.), le location (piscine, cantieri, fattorie, spiagge, ecc.) e i tipi di mezzi di trasporto (moto, auto, trattori, ecc.). A SPASSO PER IL BELPAESE Dal 2005 il programma non viene girato solo negli studi televisivi, ma pure all’aperto in location esterne. Nell’estate 2015 a far da sfondo ai conduttori un evento speciale: l’Expo di Milano. 150 FILMATI AL GIORNO La redazione di Paperissima Sprint nel periodo estivo riceve circa 150 filmati inediti al giorno. 270 SKETCH In questa edizione i conduttori recitano in 270 sketch inediti, nelle più svariate ambientazioni: dalle arene dei gladiatori dell’antica Roma, passando per Cuba, fino alla ricerca dei luoghi più misteriosi del mondo come Atlantide e l’Isola di Pasqua. Con un salto anche negli studi televisivi, da Belve allo Show dei record e molto altro ancora. Anche il Gabibbo ricoprirà le vesti più disparate: da quelle di paleontologo fino a trasformarsi nel dj “GabibBOB Sinclar”. INDIMENTICABILE MIKE L’8 settembre 2009 il varietà estivo è andato in onda con il titolo Paperissima Sprint Superspecial Mike: un tributo alla carriera di Mike Bongiorno (deceduto quel giorno) con le gaffe, le battute, lo stile, l’indimenticabile lite con Vittorio Sgarbi e la sua conduzione di Paperissima Sprint nel 2001, un evento storico di cui si occupò anche l’International Herald Tribune. La puntata è stata replicata nel 2019, a dieci anni dalla morte del conduttore.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Giantheo: “Tommy al Lunapark”
Dopo tre singoli nella Top Ten della Classifica Indipendenti, il duo bresciano torna con un nuovo singolo dedicato ai sogni e desideri di un bambino
Dopo un anno di successi nel 2023, tra cui tre singoli nella Top Ten della Classifica Indipendenti, i Giantheo tornano con il loro ultimo singolo, "Tommy al Lunapark", una canzone dedicata al figlio di Theo, Tommaso, di 9 anni.
Il testo di "Tommy al Lunapark" rappresenta l'esperienza di vita e i desideri di Tommaso. Alcune frasi sono tratte da situazioni reali della vita familiare, mentre altre sono ispirate dai video dei tik toker che il bambino ama guardare. La canzone è semplice all'ascolto e tocca il cuore di chiunque abbia mai sognato di essere al Luna Park.
Il video musicale, diretto dal talentuoso regista Mauro Cartapani, accompagna la canzone in un viaggio onirico in auto. Le due ambientazioni nel video sono volutamente diverse: una rappresenta lo stile regolato e sveglio di un bambino, mentre l'altra cattura il suo vero carattere sognatore.
youtube
Nel 2003 Giancarlo Prandelli incontra Matteo Sainaghi, in arte Theo e da subito si crea un magico feeling che li porta a formare i Giantheo. Praticamente esordienti partecipano alla trasmissione “Le Iene” su Italia1 ed entrano con il brano “Tortuga” nella compilation “Cantatù vol.6” e “Superestate latina”. Vincono il Festivalshow e partecipano in tutta Italia a trasmissioni televisive e festival. Sono protagonisti del tour di Rtl 102.5 e ospiti del tour di Sanremo giovani. Terminato questo periodo entrambi si dedicano a una serie di progetti paralleli. In particolare Giancarlo Prandelli, cantante, compositore, autore, artista, polistrumentista, arrangiatore, audio engineer, programmatore e produttore discografico italiano, realizza innumerevoli produzioni e collaborazioni per artisti, tra i quali Laura Pausini, Mina, Omar Pedrini, Fausto Leali, Laura Abela, Michela Coppa, Nina Morić, Blanco, e tanti altri. È figlio di Sergio Prandelli (già figlio del musicista Andrea Prandelli) e rappresenta tre generazioni di musicisti e produttori. Theo compone brani rap sin dalla fine degli anni ‘80, ma coltiva contemporaneamente la sua passione sportiva diventando personal trainer e laureandosi in Fisioterapia e scienze motorie. Diventa presidente e fondatore della GDM, acronimo di Ginnastica Dinamica Militare Italiana ed è autore del libro “Intelligenza Motoria”. Negli anni ‘90 crea, insieme a Michel Altieri il Gruppo Trendist Attitude, che li porta a lavorare come performer nei migliori club Italiani ed esteri del periodo.
Dopo questa pausa i due decidono di riformare i Giantheo pubblicando un primo singolo dal titolo “Conchiglie” a cui segue “Catene”. Questo secondo brano in particolare nasce da un idea di Theo ed è ispirato al progetto della GDM Italiana. A maggio 2022 esce il primo singolo del nuovo progetto “Uni Verso” che raggiunge le vette delle classifiche italiani indipendenti, seguito a settembre dall'intensa ballad “Mar Profondo”, anch'essa al top delle rotazioni radiofoniche. Il 2023 è l’anno di “Quattro stagioni” (gennaio) e “Figli delle stelle” (maggio).
CONTATTI / SOCIAL www.giantheo.com https://www.facebook.com/Giantheofficial https://www.instagram.com/giantheo_official/
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Mercedes CLE Coupé, prima italiana a Auto Moto d'Epoca
Riunione di famiglia a Bologna per l’accoppiata Mercedes nuova Classe E e nuova CLE, cioè l’elegante coupé che mette a disposizione degli appassionati una vera elegante e comoda 2 porte sportiva. Che lo fa – va ricordato – condividendo alcune prerogative (come i motori e la piattaforma digitale) con la stessa Classe E, come la terza generazione del sistema di infotainment Mercedes-Benz User…
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Praja Gallipoli (LE) by Musicaeparole, agosto esplosivo: 10/8 Andrea Damante + Ludwig, 11/8 Shiva, 12/8 Rocco Hunt, Cristian Marchi, 13/8 Nameless with Benny Benassi, 14/8 Elettra Lamborghini, 15/8 Jimmy Sax, 16/8 Christian Vieri Music Show
10/8 Andrea Damante + Ludwig @ Praja - Gallipoli (LE) by Musicaeparole
Andrea Damante, dj e personaggio ormai celeberrimo. Nato a Gela il 9/3/1990, è cresciuto a Verona, Damante vive da solo dall'età di 19 anni, si definisce pignolo, preciso e testardo e tende a voler avere sempre tutto sotto controllo. Non è più solo un personaggio mediatico. Oggi infatti fa ballare i migliori locali d'Italia. Con oltre 2 milioni di follower su Instagram, i suoi dischi vengono pubblicati da label di riferimento come l'americana Ultra. Romano, classe 1992, Ludwig è uno dei protagonisti della scena trap italiana. Ha iniziato a far musica a soli 15 anni. Si è esibito nella festa di fine anno 2019 del liceo romano Giulio Cesare, la scuola frequentata e cantata da Antonello Venditti. I testi delle sue canzoni sono spesso ironici. Grande comunicatore sui social, dove racconta e mostra tutta la sua vita, è ormai una star musicale di prima grandezza. Tra i suoi più grandi successi, "Domani ci passa", uscita nel maggio 2019
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11/8 Shiva @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole / Sottosopra
L'11 agosto alla Praja di Gallipoli (LE) per Sottosopra Fest arriva Shiva. E' uno dei protagonisti della scena a metà tra pop, dance e hip hop. Ha infatti dominato le classifiche per oltre un mese con il singolo "Auto Blu" già certificato Disco d'Oro, che conta ad oggi oltre 18 milioni di stream su Spotify e 14 milioni di views su YouTube. "Auto Blu" è un brano hip hop che nasce sulla base di "Blue" degli Eiffel 65. Shiva ha poi pubblicato "Auto Blu Remix" con Gabry Ponte.
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12/8 Rocco Hunt, Cristian Marchi @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole /
Con quasi un milione di fan su Facebook, Rocco Hunt è una delle star del pop italiano che ha più seguito sia tra i giovanissimi sia tra chi ha qualche anno in più. La sua musica mette insieme infatti ritmo e melodia. Salernitano, ha appena messo in bacheca un nuovo disco d'oro in pochi giorni con il brano "A un passo dalla Luna", interpretato con Ana Mena. Questo successo segue "Ti Volevo Dedicare" feat. J-Ax & Boomdabash, canzone che nello scorso autunno ha ottenuto il Triplo Disco di Platino.
Cristian Marchi è un top dj italiano da sempre simbolo di divertimento e musica house melodica che fa battere il cuore. Il suo ultimo singolo è Cristian Marchi & Luïs Rodrïguez Feat. Max'C - "Shout It Out". La sua "Love Sex American Express" è simbolo di divertimento scatenato da sempre.
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13/8 Nameless with Benny Benassi & More @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole /
Alla Praja il 13 agosto arriva l'atmosfera del Nameless, uno dei festival musicali dedicati alla musica elettronica da ballo più importanti d'Italia e d'Europa. In console, insieme a tanti altri artisti di riferimento, arriva Benny Benassi. Vincitore di due Grammy Awards, ha collaborato con Madonna e messo ha segno hit incredibili come "Satisfaction". In questa estate 2020 sta portando avanti il progetto "Panorama", una serie di dj set in alcuni dei luoghi più scenografici d'italia.
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14/8 Elettra Lamborghini (nella foto) @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole /
Giovane, sensuale, disinibita: Elettra Miura Lamborghini è l'ereditiera italiana più popolare. Figlia di Tonino e nipote di Ferruccio, fondatore dello storico marchio automobilistico bolognese, conta già oltre 4 milioni di follower su Instagram, grazie ai suoi post diretti e spregiudicati. Elettra è un personaggio ormai popolare anche all'estero, grazie alla partecipazione a diversi reality show dove ha fatto sfoggio di una personalità esuberante e un'apparenza tutt'altro che ordinaria, grazie a un corpo ricoperto di tatuaggi e 42 piercing di diamanti. A Sanremo 2020 si è esibita con successo con il brano "Musica e il resto scompare" mentre il suo singolo per l'estate 2020 è "La Isla", interpretato con Giusy Ferreri.
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15/8 Jimmy Sax @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole /
Il vero nome di questo artista del sassofono è Jim Rolland. Oltre che un grande strumentista, è anche un grande intrattenitore, capace di mettere insieme i generi musicali: improvvisa come pochi a ritmo di house, deep, electro e non solo. La sua versione di "No Man No Cry", il capolavoro di Bob Marley, su YouTube ha totalizzato qualcosa come 70 milioni di visualizzazioni. Si è esibito live con tante star tra cui Earth Wind and Fire, David Guetta, Quincy Jones, Cerrone, Bob Sinclar (...)
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16/8 Christian Vieri Music Show @ Praja di Gallipoli (LE) / Musicaeparole /
Christian Vieri, amatissima star del calcio che dopo una carriera sportiva ai massimi livelli ha saputo ritagliarsi uno spazio importante in tv e sui social grazie alla sua simpatia, non solo in Italia. "Una vita da bomber", il brano che ha interpretato con Lele Adani e Nicola Ventola per l'estate 2020 è una canzone davvero divertente, così come i suoi spot tv. Vieri è anche un personaggio internazionale: cresciuto in Australia, parla quindi un ottimo inglese ed è anche opinionista per il network tv americano beIN Sports. Con Vieri sul palco anche un team di professionisti della musica di livello assoluto: al microfono c'è Lara Caprotti, vocalist e cantante attiva nei top club italiani, come dj arrivaLuca Cassani, maestro del mixer e della house conosciuto in mezzo mondo, mentre alla tromba c'è un maestro come Stefano Serafini.
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House, melodia, hip hop e trap italiana di livello assoluto: alla Praja di Gallipoli (LE), grande disco estiva simbolo del divertimento in Salento e non solo gestita da Musicaeparole il livello artistico e musicale è sempre di livello assoluto. Oltre a dj attivi in tutto il mondo, tra fine luglio e per tutto agosto, alla Praja prendono vita party collettivi e performance di rapper e artisti hip hop di livello assoluto.
MEDIA INFO MUSICAEPAROLE http://lorenzotiezzi.it/musicaeparole-club-eventi-festival-puglia-basilicata-tour/
Da vent'anni anni Musicaeparole fa scatenare l'Italia. Durante la scorsa stagione estiva lo staff di questa grande società ha fatto divertire ben 500.000 turisti in ben 250 eventi diversi. Musicaeparole è attiva da sempre soprattutto in Puglia, dove ha dato un contributo importante al turismo giovanile e non solo portando al successo spazi ormai celeberrimi come la Praja di Gallipoli (LE), uno dei più importanti locali estivi italiani o il celebre Clorophilla di Castellaneta Marina (TA). Proprio alla Praja, ad esempio, prende vita Popfest, festival dedicato al pop e sonorità che fanno scatenare: tra i mille dj presenti c'è spesso un certo Bob Sinclar.
INFO PRAJA
Praja - Gallipoli (LE) Lungomare Lido San Giovanni info 348 629 7999 https://www.facebook.com/prajagallipoli/ https://bit.ly/prajagallipoli2020 https://www.instagram.com/prajagallipoli/
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L’ECONOMIA DELLA NATURA
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Un nuovo modo di produrre che considera i materiali e i processi in un ciclo che ne valorizza la vita e l’uso il più a lungo possibile
Un giaccone realizzato con plastica riciclata, un parco giochi che nasce da vecchie pale eoliche, una maglietta fatta con gli scarti del latte. Eccoli qua, i prodotti dell’economia circolare.
Se ne sente parlare ogni tanto, anche se ancora troppo poco, o in modo improprio, per raccontare, ad esempio, come ci stiamo muovendo per riciclare meglio i rifiuti. Ma l’economia circolare è molto di più. È una vera e propria rivoluzione della sostenibilità globale in cui l’Italia ha grandi carte da giocare.
In ottobre l’economia circolare è stata la grande protagonista della Maker Faire di Roma, l’evento più importante dell’artigianato digitale. Proprio l’economia che “vuole imitare la natura”, come scrisse l’imprenditore ed economista belga Gunter Pauli, è stata messa al centro del più importante evento sull'innovazione in Europa (il secondo al mondo).
Pauli, nel 2009, pubblicò un libro molto importante per la definizione di un approccio integrale alla sostenibilità in economia: The Blue Economy, l’economia blu. Ma il nome che più spesso viene associato all'economia circolare è quello di una giovane donna, anzi una sportiva: Ellen Macarthur.
Britannica, 42 anni, a 28, nel 2005, ha battuto il record di traversata transoceanica solitaria a vela mettendoci meno di 72 giorni per fare il giro del mondo sul suo trimarano. Proprio quella esperienza la spinse a fondare la Ellen MacArthur Foundation, che dal 2010 è impegnata a sostenere la transizione del nostro modo di produrre e consumare verso una economia ri-generativa e circolare. E proprio alla Ellen MacArthur Foundation si deve la definizione più ampia e interessante: un'economia in cui i flussi di materiali sono di due tipi; quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
“Recuperare il ciclo naturale che per secoli ha caratterizzato il nostro modo di produrre”
“In parole semplici – spiega Nadia Lambiase, dottoranda in Innovation for the Circular Economy all'Università di Torino e ideatrice della app Mercato Circolare (vedi box in pagina) - l’economia circolare è un nuovo modo di fare produzione e distribuzione di beni e servizi, che ha radici antiche: intende superare la caratteristica proprio dell’economia lineare nata dalla rivoluzione industriale, cioè la produzione di rifiuti, recuperando l’idea del “ciclo naturale” che per secoli ha caratterizzato il nostro modo di produrre. Senza però tornare indietro a prima della macchina a vapore, ma puntando proprio sull'innovazione”.
La tecnologia, dunque, può aiutare non poco. Ma l’aspetto più importante è culturale, prosegue Lambiase: “Per dare vita davvero all'economia circolare è fondamentale cambiare approccio. E pensare all'intero ciclo di vita di ogni prodotto: un’auto, un vestito o uno smartphone devono essere progettati a partire da quello che si intende fare dei loro componenti dopo l’uso principale, di modo che ogni componente abbia sempre una seconda vita, e riducendo l’impatto negativo del suo utilizzo, della sua produzione, e così via”. Questo modo di progettare si chiama design sistemico e consente di valutare il peso di ogni produzione sulla biosfera.
L’economia circolare può generare anche un bel po’ di ricchezza e lavoro. Secondo lo studio Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe, realizzato dal McKinsey Center for Business and Environment in collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation e il Sun (Stiftungsfonds für Umweltökonomie und Nachhaltigkeit), un sistema circolare creato grazie a nuove tecnologie e nuovi materiali sarebbe in grado di aumentare fino al 3% la produttività delle risorse e genererebbe per le economie del Vecchio Continente sia un risparmio di base pari a 1.800 miliardi di euro l’anno entro il 2030, sia una crescita del Pil fino a 7 punti percentuali, oltre a più alti livelli di occupazione.
Secondo il 5° Rapporto Agi-Censis sull'economia circolare in Italia presentato proprio all'apertura della Maker Faire, il nostro Paese può essere protagonista. Siamo la nazione con il più basso consumo di materiali grezzi in Europa, tra i più bravi ad estrarre valore dalle risorse utilizzate, al primo posto per circolazione di materiali recuperati all'interno dei processi produttivi e si stima che l'industria del riciclo produca l'1% circa del Pil.
Segnali molto incoraggianti, anche se l’avventura è agli inizi e l’economia circolare resta poco conosciuta. “Possiamo individuare sei modelli di business per l’economia circolare – spiega ancora Nadia Lambiase – : l’uso di materiali ed energie naturali e rigenerabili; il riciclo dei materiali (carta, alluminio, plastica, vetro ecc.); l’upcycling, cioè la trasformazione di rifiuti in prodotti nuovi e diversi da quelli originali (teloni pubblicitari che diventano borse, pallet trasformati in mobili ecc.); l’estensione della vita del prodotto, attraverso la riparazione, il riuso (i mercatini dell’usato o il riutilizzo dei contenitori) e la rigenerazione (elettrodomestici che tornano a vivere sostituendo alcuni pezzi); le piattaforme di condivisione dei beni (un viaggio in auto, un posto letto sul divano, una stanza); e infine il prodotto come servizio, in cui conta l’uso e non il possesso (come nelle locazioni di veicoli)”.
“Progettare a partire da quello che si intende fare dei beni dopo il loro uso principale”
In Italia non mancano ottimi esempi, segno che, l’economia circolare del Belpaese è in marcia. Categoria per categoria, ecco alcuni “campioni” selezionati tra le aziende censite sulla app Mercato Circolare. La vicentina Alisea, ad esempio, e ha come vocazione l’upcylcing, strada intrapresa fin dal 1994: realizza gadget aziendali sostenibili, utilizzando i materiali di scarto delle aziende stesse. Non c’è rifiuto che nelle mani degli abili artigiani di Alisea non possa diventare un utile e originale oggetto di design: agende, shopper, calendari, sacche da viaggio, fino a Perpetua, la matita di grafite riciclata che è anche un brevetto registrato.
Una importante azienda italiana che da tempo sta organizzando interi cicli produttivi all'insegna di una sostenibilità sempre maggiore è la Aquafil di Arco (Trento): 2700 dipendenti in 15 impianti diffusi in 8 stati (e 3 continenti), è uno dei principali attori, in Italia e nel mondo, nella produzione di fibre sintetiche, in special modo di quelle in poliammide 6. Ma si propone anche come modello per “qualità, innovazione e nuovi modelli di sviluppo sostenibile”. E infatti all’interno della sua business unit Energy and Recycling, lanciata nel 2008, è nato, ad esempio, ECONYL Rigeneration System, un processo di rigenerazione del nylon a partire da rifiuti composti in tutto o in parte da poliammide 6, come le reti da pesca che troppo spesso venivano (e ancora vengono) abbandonate sui fondali con grave danno ai sistemi marini.
La Executive Service Srl di Castel San Pietro (Bologna) si occupa invece di ICT, cioè tecnologie informatiche e di comunicazione. E nel 2013, per festeggiare i suoi 25 anni, si è regalata una nuova sede completamente ecosostenibile a emissioni zero alimentata da energia solare in autoconsumo, il che elimina il pesante impatto dell’uso di energia, visto che – come raccontano loro stessi – “3 e-mail generano la stessa CO2 prodotta percorrendo 1 km in auto, un server produce ogni anno da 1 a 5 tonnellate di CO2 e Internet inquina quanto l’intera aviazione civile mondiale”.
Il prodotto come servizio è invece la strada scelta dalla OIKOS di Grugliasco: affitta cassette pieghevoli di plastica per frutta e verdura agli ambulanti del Centro Agroalimentare di Torino, riducendo così i rifiuti e consentendo a chi usufruisce del servizio di avere uno sconto sulla Tassa Rifiuti.
Infine un campione del Mezzogiorno, la Kanesis. Start-up con sede a Ragusa e base a Catania, produce biocomposti a partire da scarti di biomasse. L’obiettivo sono “termoplastici speciali” come la Hempbioplastic, sviluppato a partire da scarti della produzione di canapa che vengono trasformati in prodotti grazie alla stampa in 3D.
di ANTONIO LEONE
In collaborazione con Mercato Circolare - 1 novembre 2018
🎤 Leggi le testimonianze degli imprenditori che hanno scelto di cambiare il loro rapporto con l’economia
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Leggi l’articolo su Mezzopieno News di novembre/dicembre 2018
#economia circolare#etica#buone notizie#focus#economia#buone pratiche#paolo piacenza#nadia lambiase#Mezzopieno
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Dopo più di mezzo secolo di strutture esclusivamente radiali, Pirelli ricomincia a costruire pneumatici tradizionali a tele incrociate per gli amanti delle auto storiche che cercano gomme dall’anima e dall’aspetto classici ma capaci di offrire qualità moderne. Su stimolo di costruttori come Ferrari e il suo dipartimento Classiche, Pirelli ha creato – e portato al debutto in occasione del Salone Auto e Moto d’Epoca di Padova – un nuovo pneumatico per la famiglia “Collezione”: rinasce, così, un marchio storico – Stella Bianca – che è stato il disegno battistrada più longevo di Pirelli e il primo pneumatico moderno della storia della P lunga. Era il 1927.
UN RITORNO STORICO
Nel 1927 nasceva il primo servizio telefonico transatlantico fra Stati Uniti e Gran Bretagna e in Italia si trasmetteva per la prima volta in diretta radiofonica una competizione sportiva. Era il Gran Premio di Galoppo allo Stadio San Siro e, a pochi chilometri di distanza, i tecnici Pirelli davano vita a un nuovo battistrada: lo Stella Bianca. Un disegno rimasto in gamma per decenni – sino all’inizio degli anni Cinquanta – per poi lasciare spazio al Pirelli Stelvio. Prima del pensionamento, l’ultima conquista: nel Gran Premio d’Italia sul circuito di Monza ha portato alla vittoria Alberto Ascari al volante della Ferrari 500.
A TELE INCROCIATE
Oggi Pirelli Stella Bianca ritorna sul mercato, identico nell’aspetto ma con una tecnologia più moderna. Le mescole utilizzate sono il meglio che offre la tecnologia Pirelli per garantire efficienza, sicurezza anche sul bagnato ed eco-compatibilità. Per la struttura, invece, si è scelto di tornare al passato: dopo oltre mezzo secolo, Pirelli ha ricominciato a costruire pneumatici non radiali ma a tele incrociate, una scelta tecnica compiuta per garantire l’originalità anche dinamica delle auto per cui lo Stella Bianca è rinato. Decisione che ha comportato difficoltà importanti per la fabbrica turca di Izmit (dove nascono i pneumatici motorsport e quelli Collezione) che ha dovuto “reimparare” le tecniche costruttive di un tempo. Anche il “volto” – cioè il battistrada – del nuovo Pirelli Stella Bianca è quello inconfondibile dell’epoca, ridisegnato grazie al supporto dell’archivio della Fondazione Pirelli che raccoglie tutti i documenti storici dell’azienda. Così come le scritte sul fianco, replicate alla perfezione dopo aver visionato i microfilm conservati dalla Fondazione, e il logo Pirelli con lo scudetto che caratterizzava i prodotti di quegli anni. La misura scelta per il Pirelli Collezione Stella Bianca è quella che allora era la più in voga sulle vetture sportive – la 6.00-16 – mentre per il disegno del battistrada si è optato per la declinazione Corsa che offriva caratteristiche specifiche per dare la massima aderenza possibile e una resistenza alla fatica adeguata anche per l’uso in gara.
Nel 1927, l’Europa si stava riprendendo dalla Prima Guerra Mondiale e la ricerca tecnologica stava entrando in una nuova epoca, consentita dalla ripresa economica degli Anni Ruggenti. Sulle strade europee circolavano ancora pochissime automobili, tutte vetture di lusso o sportive che ancora oggi sono fra le più ricercate dai collezionisti. L’Alfa Romeo 20-30 HP del 1921, la Diatto Tipo 30, l’Itala 61, la Lancia Lambda, la OM Superba, la Fiat 525SS e altri gioielli dell’industria italiana che meritavano pneumatici adatti alle prestazioni di tali vetture. Nasce così il Pirelli Stella Bianca, talmente innovativo per l’epoca che fu capace di accompagnare l’automobile dalla sua prima adolescenza, con le vetture anni Venti, fino all’inizio della sua maturità, con le sportive della metà del secolo, quali la Ferrari 166 o la Jaguar XK120. Gli stessi pneumatici, poi, venivano utilizzati nelle competizioni ai massimi livelli dove si raccoglievano informazioni importanti per migliorare il più possibile le gomme anche nell’utilizzo stradale. Il primo pneumatico moderno di Pirelli, dunque, il disegno battistrada più longevo della storia della P lunga, capace di trovarsi a proprio agio sull’utilitaria, sulla sportiva o sul furgoncino. E che ora ritorna per le auto classiche più preziose.
Pirelli: torna Stella Bianca, la gomma che ha rivoluzionato la storia del pneumatico Dopo più di mezzo secolo di strutture esclusivamente radiali, Pirelli ricomincia a costruire pneumatici tradizionali a tele incrociate per gli amanti delle auto storiche che cercano gomme dall’anima e dall’aspetto classici ma capaci di offrire qualità moderne.
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Disposti dal Questore di Milano dispositivi di sicurezza per la partita FC Internazionale e Club Atlético de Madrid. Emessa una DASPO nei confronti di un 20enne spagnolo
Disposti dal Questore di Milano dispositivi di sicurezza per la partita FC Internazionale e Club Atlético de Madrid. Emessa una DASPO nei confronti di un 20enne spagnolo. In occasione della partita di calcio tra FC Internazionale e Club Atlético de Madrid che si è disputato ieri sera allo stadio Meazza, valevole per l’andata degli ottavi di finale di Champions League, il Questore di Milano Giuseppe Petronzi ha predisposto servizi di ordine pubblico attivi sin dal 20 febbraio, di pomeriggio, per l’arrivo in città dei tifosi spagnoli. Nel pomeriggio, oltre 2.500 tifosi dell’Atletico si sono radunati all’Arco della Pace e, verso le ore 18, dopo essersi compattati, sono stati scortati dai reparti inquadrati delle forze dell’ordine, alla fermata MM Pagano per dirigersi, a bordo di vetture metropolitane dedicate e ordinarie, alla stazione MM Lotto. Durante il corteo, i tifosi ospiti hanno danneggiato gli specchietti retrovisori di alcune auto in sosta lungo il percorso con pronto intervento del dispositivo di sicurezza; per tali fatti sono in corso accertamenti volti alla identificazione degli autori tramite l'acquisizione delle immagini di videosorveglianza. Da piazzale Lotto, i supporters dei colchoneros, continuamente monitorati dal dispositivo di sicurezza, sono stati guidati verso il parcheggio ospiti per iniziare le operazioni di prefiltraggio alla struttura sportiva. Il Questore di Milano Giuseppe Petronzi ha emesso un provvedimento di DASPO della durata di un anno nei confronti di un 20enne cittadino spagnolo che, all’atto dei controlli al momento di accedere allo stadio Meazza, è stato trovato in possesso di un fumogeno nei pantaloni e due petardi della tasca del giubbotto. Il provvedimento inibisce l’accesso a tutti gli impianti sportivi del territorio nazionale e degli altri Stati membri dell’Unione Europea ove si disputeranno tutte le manifestazioni calcistiche, anche amichevoli, dei campionati italiani nonché dei tornei internazionali e nazionali, Uefa Champions League, Uefa Europa League, Coppa del mondo per Club FIFA, Supercoppa UEFA. Il divieto è esteso anche agli incontri di calcio disputati all’estero dalle squadre italiane e dalla Nazionale Italiana. Il dispositivo di ordine pubblico predisposto dalla Questura ha poi monitorato il deflusso dei tifosi interisti e dei tremila spagnoli che hanno lasciato lo stadio Giuseppe Meazza: Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza hanno assicurato che i supporters spagnoli si dirigessero in direzione centro città a bordo dei treni metropolitani organizzati con ATM per il loro trasporto. Nel corso della giornata non si sono verificate criticità di ordine pubblico in centro città e nelle aree dove la maggior parte di tifosi madrileni si è recata prima di andare allo stadio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Guida all’addio al nubilato per damigella in pericolo!
Care Pinelle,
Questa, si sa, è proprio la stagione dei matrimoni! Le spose stanno per vivere quello che diventerà uno dei giorni più importanti della loro vita, ma non sono le uniche a provare tante emozioni e, diciamolo, un po’ di stress! No, non sto parlando dello sposo… ma delle damigelle!
Le damigelle, infatti, hanno moltissime responsabilità e spesso convivono con l’ansia da prestazione, durante tutto il periodo pre-wedding, per paura di non riuscire a far felice la sposa!
Prima di tutto, il mio consiglio è quello di mantenere la calma! Se la sposa vi ha scelte come damigelle significa che vi vuole bene e vi apprezza esattamente per quelle che siete, quindi non lasciatevi prendere dal panico!
Certamente, la sposa si servirà dell’aiuto di una wedding planner quindi non sarete sole, l’unica cosa di cui dovete preoccuparvi davvero è rendere indimenticabile l’addio al nubilato!
Potete prendere ispirazioni da queste idee, pensate per accontentare diverse tipologie di spose e ideali per tutte le tasche!
La viaggiatrice
Che sia nella festosa Ibiza, in una fantastica capitale europea, o in un paese limitrofo alla vostra città, l’importante è stare insieme! Per fare felice una sposa viaggiatrice, godetevi a pieno un weekend tra amiche affittando una villa in una località che nessuna di voi conosce, così da esplorarla tutte insieme per la prima volta! Siete spaventate dagli eventuali costi? Facendo un po’ di ricerca in anticipo, sul web troverete tantissime sistemazioni davvero convenienti! Avendo una base comune, inoltre, potete risparmiare su pranzi, aperitivi e cene fuori… organizzando tutto home made!
L’avventurosa
Se la vostra amica è un’amante dell’avventura, potreste organizzare un’esperienza outdoor che unisca attività fisica, divertimento e anche un po’ di adrenalina! Esistono Parchi Avventura che prevedono tantissime tipologie di percorsi! Fra circuiti sospesi tra gli alberi , arrampicate in montagna, rafting nel fiume e corse in auto sportive… c’è solo l’imbarazzo della scelta! Sarete coraggiose quanto la sposa?
La Buongustaia
Godetevi un fine settimana in una caratteristica zona vinicola italiana se amate il buon vino e la buona cucina. Oltre ad assaggiare piatti meravigliosi e vini ricercati, apprezzerete un panorama da cartolina e potrete concedervi tutte le attività presenti nell’area; dalla visita alle cantine, agli assaggi delle specialità di aziende agricole locali, fino alle romantiche passeggiate tra i vigneti.
La Beauty Addicted
Evergreen dell’addio al nubilato, la giornata in Spa è un classico che non passa mai di moda! E’ un’occasione per rilassarsi, stare in compagnia e, allo stesso tempo, concedersi delle coccole beauty che faranno sentire più bella sia la sposa, che il suo team! Scegli il percorso che ti sembra il più adatto a voi, ovunque sono disponibili numerosi pacchetti per soddisfare ogni esigenza! Il tutto, naturalmente, sempre accompagnato da tisane depurative e frutta fresca!
La Hippy
Regala alla tua amica l’opportunità di evadere dal caos della city per fare un salto dal sapore 70’s con un viaggio on the road. Prepara una compilation con tutti i pezzi vintage che vi riportano alla mente episodi della vostra amicizia, scegliete outfit comodi e lasciatevi guidare dai ricordi. La location finale potrebbe essere un luogo suggestivo immerso nella natura, dove godersi il panorama brindando semplicemente con quello che vi siete portate da casa! Ricorda, l’importante non è la meta, ma il viaggio!
La Pantofolaia
E’ inutile obbligare l’amica pantofolaia a uscire di casa contro la sua volontà! Cercate, invece, di rendere la sua routine speciale, organizzando un pigiama party tra amiche… ma ad alto tasso di stile. Realizzate un piccolo catering di finger food, dolci e bevande fruttate, allestite un’area della casa a tema e godetevi la serata organizzando qualche attività divertente. Una polaroid e tutto il necessario per un perfetto photo boot, per esempio, renderanno indelebile la vostra serata!
La Sportiva
La vostra sposa non sa stare ferma un attimo? Bene, regalatele una giornata all’insegna dello sport, magari scegliendone uno un po’ inusuale! Quelli acquatici sono i più gettonati, come la moto, lo sci d’acqua o il parasailing. Novità degli ultimi tempi, invece, il surf elettrico, per volare sospese fra le onde, o l’aero gravity, per sentirsi una vera supereroina e lasciare la terra per qualche istante!
La Boho chic
Dress code boho glam, e piedi rigorosamente scalzi, per una sposa bohemien che ama i paesaggi wild chic. Scegli un bosco o un bel giardino da allestire con tende, teli, cuscini, decorazioni e illumina l’ambiente a dovere con ghirlande di luci. Immerse nell’atmosfera di questa location, completa il tutto con un po’ di musica dai toni etnici, consumando cibo e bevande direttamente sui teli, come si fa ad un picnic! In alternativa, puoi facilmente riproporre questo allestimento anche in spiaggia.
L’esperta Musicale
Adora la musica e non si perde un live? Perfetto, cogliete l’occasione per festeggiare l’addio al nubilato ad un concerto-evento introvabile, o ad un festival epico! Siate pronte a comprare i biglietti in anticipo per non rischiare di trovarli sold out! Se il concerto è in una città diversa dalla vostra ancora meglio, le regalerete una serata che non dimenticherà!
La Sirenetta
Se la vostra amica passa 9 mesi all’anno aspettando l’estate, potreste sorprenderla con un weekend in barca a vela! Ci sono molte agenzie che organizzano itinerari fra le più belle isole italiane, voi scegliete dove andare e al resto ci penserà il vostro skipper personale!
La City Girl
Quando la sposa è una vera e propria trend setter, è obbligatorio regalarle una serata glam dall’inizio alla fine. Outfit to kill e si parte con il noleggio di un’auto elegante che resterà a vostra disposizione tutta la sera.
Studiate un itinerario perfetto iniziando da una location fashion e suggestiva per l’aperitivo, proseguite in un ristorante sofisticato per la cena e concludete in un locale di tendenza per il dopocena facendovi riservare, ovviamente, un tavolo centrale con un cameriere a vostra disposizione all night long.
Care Pinelle,
Ci sarebbero ancora centinaia di attività da suggerire, tutto dipende dai gusti della sposa! Intanto, ricordatevi di iniziare a organizzare l’addio al nubilato con anticipo, così da non avere limitazioni e arrivare a quel giorno senza pensieri, pensando solo a divertirvi! Tanti baciii
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di NICOLA R. PORRO ♦
“L’immagine più tradizionale dello sport per tutti è la partenza di una carrera popular, con migliaia di partecipanti che in uno stadio potrebbero essere soltanto spettatori e che invece, in una piazza o sulla strada, possono essere protagonisti. Tra chi attende il segnale di partenza vi sono persone di ogni età e condizione fisica. È un’immagine che dice una profonda verità: lo sport per tutti nasce dalla rottura dello spazio sportivo codificato e chiuso, dell’impianto sportivo tradizionale, ma anche e soprattutto dalla rottura culturale del principio di prestazione, di selezione e di eccellenza che separa (nello stadio, in ogni impianto sportivo e soprattutto nella cultura sportiva del Novecento) il pubblico e gli atleti, quelli che corrono e quelli che guardano quelli che corrono”.
(Tuttosport, Intervista immaginaria a Gianmario Missaglia, 2 maggio 2018)
Nel marzo del 2000 mi recai per la prima volta in Giappone. Rivestivo all’epoca la carica di Presidente nazionale dell’Uisp (Unione italiana sport per tutti) e da circa un anno avevo preso servizio all’Università di Cassino e del Lazio meridionale dove sarei stato il primo professore italiano a ricoprire un insegnamento universitario dedicato alla sociologia dello sport. Fu per me un periodo faticoso e complicato, sottoposto com’ero agli oneri del doppio ruolo ed esposto a responsabilità di rilievo. Nella mia sede universitaria stava prendendo forma il progetto di inaugurare una vera e propria Facoltà di Scienze motorie. La Uisp conosceva un momento di entusiasmo: stavamo per varcare la fatidica quota del milione di soci e avevamo da poco superato per numero di affiliati i nostri partner-concorrenti del Csi (Centro sportivo italiano) ai quali contendevamo il primato fra gli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni. La mia doppia veste mi imponeva anche di stringere e sviluppare contatti con una costellazione di istituzioni sportive e di sedi scientifiche in giro per il mondo. Era peraltro straordinariamente utile sviluppare sinergie fra i due sistemi, quello della didattica applicata allo sport dei cittadini e quello che organizzava concretamente le attività diffuse senza rinunciare a una riflessione critica sul modello sportivo dominante. Per noi, come per i nostri partner internazionali, si trattava di tradurre in pratica quell’idea di sport per tutti e a misura di ciascuno (for all and for everybody) che aveva ispirato al mio predecessore, il compianto Gianmario Missaglia, la piccola rivoluzione del 1990. Nel dicembre di quell’anno, con il Congresso di Perugia, la Uisp aveva sancito il superamento del modello dello sport popolare – erede del collateralismo politico del dopoguerra – e avviato un ripensamento critico ad ampio raggio sulla stessa filosofia della promozione sportiva e sul rapporto ancillare che si era istituito nel tempo con il Coni e le Federazioni agonistiche. L’acronimo Uisp rimase tal quale ma all’aggettivo Popolare si sostituì la definizione Per tutti. Non si trattava di puro maquillage lessicale e nemmeno di una concessione agli umori della stagione politica (nello stesso arco di tempo aveva cambiato nome il Partito comunista, trasformandosi dopo la svolta dello Bolognina in Partito democratico della sinistra). L’obiettivo dichiarato, e perseguito non senza conflitti e resistenze, era di rendere esplicita l’opzione a favore dello sport per tutti precisandone i tratti identificativi. Un grande movimento di sport per tutti – all’epoca probabilmente il più forte d’Europa per radicamento organizzativo, per numero di affiliati e per l’influenza esercitata sulle organizzazioni internazionali nostre partner – non si sarebbe più dovuto accontentare di promuovere campagne per dilatare il perimetro sociale della pratica, per rivendicare il diritto di accesso e sollecitare la democratizzazione del sistema olimpico. L’obiettivo, ben più ambizioso, era di intercettare con un’offerta organizzativa, tecnica e culturale adeguata, le nuove domande di sperimentazione del corpo, di attività a vocazione ambientale, di socialità e solidarietà che traevano linfa soprattutto dall’esempio scandinavo.
Ambiente Diritti Solidarietà fu lo slogan in cui si condensava la filosofia del nuovo sport per tutti in coerenza con un programma cui avevo concorso sin dalla fine degli anni Ottanta in qualità di Presidente del Comitato scientifico della Uisp. La candidatura di un sociologo alla guida del neo-costituito Comitato, sostenuta da Missaglia, aveva all’epoca sollevato non poche riserve. Ci si chiedeva perché un outsider invece di un bravo fisiologo, di uno sperimentato metodologo, di un tecnico dell’allenamento o di un docente di diritto dello sport. Al di là dei miei pochi meriti, la scelta rappresentava per l’allora Presidente nazionale un’opzione strategica e una specie di salutare provocazione. Si intendeva leggere la società con gli occhi del nuovo sport e insieme restituire lo sport – monopolizzato dalla commercializzazione, inquinato da un onnipervasivo giro di affari, trasformato in un’arena per tifoserie aggressive e appartenenze isteriche – alla sua originaria vocazione civile. La cassetta degli attrezzi delle scienze sociali pareva in quella fase allo sguardo lungimirante di Missaglia più idonea allo scopo di quanto non fossero le pur indispensabili competenze di settore.
Lo stesso Missaglia, scomparso prematuramente qualche anno più tardi, espose la sua visione iconoclasta dello sport del XXI secolo in un volumetto di agile lettura che, ispirandosi a un passaggio di Johan Huizinga in Homo ludens, volle intitolare Il baro e il guastafeste (Seam, 1998). Pochi anni con Greensport (La Meridiana 2001), dedicato a una pratica ancora sperimentale come l’orienteering, avrebbe dato forma a un progetto di conciliazione fra cultura dello sport e pensiero ambientalista. In quel periodo, dando alle stampe Lineamenti di sociologia dello sport (Carocci, 2001) e poi due lavori per i tipi della Meridiana, dedicati alla relazione fra sistema dei diritti, organizzazioni sportive amatoriali e modelli culturali – Cittadini in movimento (2005) e L’attore sportivo (2006) – , mi sforzai a mia volta di trasferire le problematiche abbozzate da Missaglia in testi capace di trovare accoglienza nella produzione scientifica, a disposizione dei corsi di formazione e dei programmi accademici delle nascenti Facoltà di Scienze motorie.
Nello stesso periodo Giulio Bizzaglia coniò il neologismo sportpertutti, che consacrava la feconda contaminazione fra sport for all (sport inteso come nuovo diritto di cittadinanza) e sport for everybody, prodotto di un’inedita sperimentazione culturale e metodologica, attenta alle esigenze individuali e contraria a ogni forma di discriminazione. Lo sport per tutti italiano andava trovando una propria fisionomia, in parte mutuata dalle più mature esperienze internazionali ma in buona misura originale. Se ne accorsero prima all’estero che da noi.
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Nella storia dell’Associazione tornava a soffiare il vento del Nord. Nei mesi della Guerra di Liberazione, la sigla Uisp era comparsa per la prima volta nelle retrovie della guerra partigiana. Lo sport popolare, in quella stagione di ferro e di fuoco, si identificava con forme “competitive” di addestramento militare. Pratiche di tiro, equitazione, ciclismo e motoristica, corse di resistenza: il vento del Nord evocava il movimento garibaldino, che un secolo prima aveva potentemente concorso, sul modello della Nation Armée napoleonica, alla sportivizzazione delle pratiche di combattimento. Giuseppe Garibaldi aveva fondato la Società nazionale di tiro a segno. Carlo Pisacane, il Che Guevara delle camicie rosse, aveva fatto della scherma – da sempre abilità esclusiva, coltivata dalle élite aristocratiche – una disciplina agonistica “acché, caduti gli orpelli del censo, si dimostri quanto equamente la natura abbia distribuito il talento fra tutti i figli suoi”.
Mezzo secolo dopo la stagione resistenziale il vento dell’innovazione spirava dall’Europa del Nord, dai Paesi di welfare universalistico, di diritti sociali diffusi e di più avanzata cultura ambientalistica. Era alle loro esperienze di sport della cittadinanza (Welfare Sport) che mi sarei ispirato quando fui chiamato, con il Congresso dell’Ergife del marzo 1998, a succedere a Missaglia. Il mio programma era di sviluppare le intuizioni del mio predecessore posizionando saldamente la Uisp nel più vasto sistema dell’azione volontaria e ingaggiando un confronto ravvicinato con le dirigenze federali per una piena legittimazione, anche da parte del movimento olimpico ufficiale, dello sport per tutti. Volevamo rappresentare il perno di quel movimento che Walter Veltroni, in un messaggio al nostro Congresso, aveva efficacemente definito come la “seconda gamba” dello sport italiano.
Ci aspettava una stagione intensa, talvolta difficile ma non avara di soddisfazioni. La Uisp fu la prima associazione nazionale sportiva ad aderire al nascente Forum del Terzo settore, la prima a fare ingresso al Consiglio nazionale del Cnel, dove fui nominato dal Presidente Ciampi in rappresentanza dell’intero associazionismo amatoriale. Lucio Selli, un nostro prestigioso dirigente, fu nominato consigliere per le politiche sportive dall’allora ministro competente, Giovanna Melandri. Altrettanto importante per me, che avevo necessariamente ridimensionato ma non abbandonato l’attività di ricerca sul profilo sociologico dello sport contemporaneo, era non perdere i contatti con la rete internazionale degli studiosi con cui avevo nel tempo intessuto una robusta rete di comunicazione scientifica. Mi sforzavo di non disertare i maggiori appuntamenti internazionali, come i Congressi dell’Associazione mondiale di sociologia e quelli della nascente Eass (European Association for Sport Sociology) di cui sarei divenuto Presidente nel 2010. Ospitammo in Italia le figure più autorevoli della ricerca sociale applicata allo sport, da Eric Dunning a Klaus Heinemann, da Nuria Puig a Rui Gomes Machado, da Ivan Waddington a Jean Camy, da Richard Giulianotti a Knut Dietrich, da Wiliam Gasparini a Henning Eichberg, da Kari Fasting a Jeroen Scheerder. E tanti ancora, compresi colleghi provenienti da altri continenti ma particolarmente attenti alla nostra esperienza. Fra questi spiccava il giapponese Sadao Morikawa, che insegnava nella più importante Facoltà asiatica di Scienze dello sport e non faceva mistero di considerare il movimento sportivo italiano una potenziale avanguardia per lo sport per tutti mondiale. In fin dei conti, l’Italia rappresentava un grande Paese occidentale, con una popolazione che era tre volte quella di tutti i Paesi scandinavi messi insieme. Eravamo (e rimaniamo) la quinta potenza olimpica mondiale per medaglie conquistate dalla fondazione dell’olimpismo ai Giochi invernali di PyeongChang 2018. Presentavamo inoltre alcune caratteristiche salienti agli occhi di un osservatore competente: una struttura federale potente, una formidabile fabbrica di medaglie non ancora adeguatamente sensibile alle ragioni dello sport di massa; una rete di associazionismo amatoriale capillarmente diffusa ma parzialmente modellata sul profilo del collateralismo politico-religioso; un sistema di sport militare e paramilitare orientato all’alta prestazione e fucina di risultati di eccellenza; un livello di pratica ancora modesto e una scarsa attenzione alle potenzialità dello sport da parte delle principali agenzie formative pubbliche. Un panorama cangiante e non privo di contraddizioni. E insieme un formidabile laboratorio di innovazione che la Uisp si candidava a governare per la parte di sua competenza.
Fui perciò lusingato, ma non sorpreso, quando alla fine del 1999 ricevetti l’invito dalla più importante istituzione universitaria giapponese di Scienze dello sport, la prestigiosa Nittaidai University, a tenere a Tokyo un breve ciclo di conferenze e di incontri per illustrare lo stato nascente dello sportpertutti italiano. Il viaggio si svolse nella seconda metà di marzo del 2000. Per una decina di giorni dovetti sobbarcarmi a un programma intensissimo. Tenni due seminari riservati ai collaboratori e agli studenti di Morikawa. Mi sottoposi a interviste di radio ed emittenti televisive incuriosite dal caso italiano. Con Peter Donnelly, un collega canadese, il 24 marzo mi recai a Tsukuba, dove tenemmo una tavola rotonda sui profili culturali dello “sport del nuovo millennio”. Il clou della mia tournée era però previsto a Yokohama, dove avrei parlato all’élite della ricerca sociale applicata allo sport, che in Giappone vantava già all’epoca una tradizione significativa. Quando mi consegnarono il programma della giornata (lo trovavo puntualmente al tavolo della prima colazione) scoprii che il mio intervento era programmato per le 13. Era un sabato, l’ultimo giorno prima della partenza. Ragionando per analogia con le nostre usanze, mi immaginai un’aula deserta e un pubblico impaziente di salpare per il weekend. Forse, pensai fra me e me, si tratterà di una specie di cerimonia di saluto: il Giappone è il Paese delle liturgie. Verificai la brillantezza delle scarpe e curai il nodo della cravatta. Mi preparai a sillabare qualche parola di circostanza in giapponese facendomi tradurre e trascrivere in caratteri latini dal portiere del mio hotel un brevissimo saluto. Infine, munito di una risma di biglietti da visita che avrei scambiato compulsivamente con i colleghi secondo l’uso locale, mi consegnai inerme nelle mani del mio anfitrione Alle 13 in punto – la puntualità è per i giapponesi un imperativo al limite dell’ossessività – il professor Morikawa mi accompagnò all’ingresso della sala, facendomi sostare davanti alla porta di accesso. L’ospite entra infatti per ultimo e deve essere accompagnato al suo posto dal collega più alto in grado. Con sorpresa dovemmo attendere quasi un quarto d’ora prima di accedere. La ragione del ritardo era l’aula stracolma, per cui si erano dovute aggiungere non poche sedie e poltrone. Ad ascoltarmi almeno duecento persone che avrebbero seguito le mie parole in religioso silenzio riempiendo pagine di appunti. Finimmo quasi tre ore dopo, quando Morikawa decise di sospendere d’autorità la discussione scusandosi con gli iscritti a parlare e congedando l’interprete ormai allo stremo delle forze.
vivicittà – 1° arrivato disabili elisabetta messina
Ci aspettava un fastoso pranzo tradizionale in un suggestivo locale d’epoca. Il pasto si sarebbe protratto fino a sera avanzata. Fra una portata e l’altra ebbi modo di colloquiare con i miei anfitrioni. Comunicavamo in inglese con una certa fatica perché la pronuncia giapponese è difficile da decrittare per orecchie occidentali non allenate. Ero tuttavia impressionato dall’attenzione con cui era stato seguito il mio intervento. Anche a tavola continuavano a piovere domande e sollecitazioni. Spiegavo che il sistema dello sport di cittadinanza che stavamo cercando di costruire in Italia rappresentava una scommessa aperta a tutti gli esiti. Raccontavo come inedite domande di innovazione incrociavano tradizioni antiche e spesso si sovrapponevano ad esse. Il motto Diritti Ambiente Solidarietà andava perciò meglio declinato e argomentato. Chiarii come lo sport per tutti non fosse ostile né estraneo alla passione agonistica e alla cultura della competizione. Guardava però più che al risultato tecnico alle opportunità di socializzazione che la pratica fisica può offrire in tutte le età della vita e per tutte le condizioni sociali. Gli anziani, i disabili, i detenuti, i migranti portatori di culture diverse dovevano essere considerati a tutti gli effetti cittadini dello sport “per tutti e a misura di ciascuno”.
La vocazione ambientale andava tradotta in un programma di attività ecosostenibili e nella realizzazione di strutture leggere, diffuse e a basso impatto. Andava riscoperto il valore di abilità e pratiche antiche, semplici e preziose: camminare, sperimentare il territorio con il proprio corpo, recuperare un rapporto pacificato con gli elementi naturali, riscoprire il fascino degli antichi percorsi (dalle vie consolari ai “cammini”) a piedi o pedalando su due ruote. E poi, last not least, la solidarietà: valore fondante un’etica della condivisione. Ogni attività di competizione ha bisogno di un avversario, ma insieme insegna a non pensarlo mai come un nemico. Le attività individuali esigono una severa disciplina interiore ma educano alla relazione. I giochi di squadra producono identità, passione, appartenenza e insieme rispetto dei ruoli, strategie di gruppo, comunicazione. Lo sport sociale, infine, rappresenta virtualmente un poderoso vettore di democrazia, abbattendo le soglie del pregiudizio, del razzismo, del municipalismo. Per questo lo sport tout court non deve regalare alle culture antidemocratiche, ai particolarismi e alla xenofobia, le sue bandiere: lo sport per tutti è prima di tutto una rivoluzione culturale
Quella gastronomica si rivelerà una kermesse di quasi sei ore, che meriterà di essere raccontata in altra sede. Malgrado la difficoltà linguistica, il tempo a disposizione ci aveva consentito di confrontare e approfondire le rispettive storie di sport. Peter, il collega canadese, raccontò di una rivista del suo Paese che gli aveva chiesto di descrivere il profilo dei nuovi sportivi, in forma non accademica e identificando alcuni idealtipi che i redattori si sarebbero incaricati di trasformare in personaggi accattivanti, narrati con stile giornalistico a uso di lettori non specializzati. L’idea mi piacque e stuzzicò la mia fantasia. Peter promise di inviarmi una copia della rivista.
A me l’idea continuava a frullare per la testa. Il giorno dopo mi imbarcai per Roma da Narita, lo sconfinato aeroporto internazionale di Tokio. Mi aspettavano quasi tredici ore di volo. Per ingannare il tempo provai a buttare giù quattro idealtipi di nuovi cittadini dello sport nel contesto italiano. Assegnai loro nomi da fantasia, attingendo però a casi esemplari che avevo avuto modo di conoscere peregrinando per l’Italia. Assemblando spezzoni di biografie descrissi la ragazza milanese di buona famiglia convertita agli sport estremi, un pensionato piemontese che aveva trovato nell’attività sportiva un’opportunità di socialità che lo avrebbe aiutato a combattere la solitudine e una depressione strisciante, una promettente pallavolista romana impegnata a conciliare carriera agonistica e passione politica, un professionista napoletano capace di immaginare un caleidoscopio di attività rispettose dell’ambiente. Quattro modelli culturali e altrettante storie immaginarie. Costruiti però con materiale di primo mano, attingendo a un’esperienza di lavoro e di vita che scaturiva dal nostro movimento e che ancora coltivo dentro di me. Proverò a raccontarvele.
NICOLA R. PORRO
La rivoluzione gentile dello sport per tutti – Quattro storie per raccontarla (1. Presentazione) di NICOLA R. PORRO ♦ “L’immagine più tradizionale dello sport per tutti è la partenza di una
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Il tema é quanto mai attuale, la discriminazione di genere è in questo particolare momento storico, un argomento molto sentito, troppo spesso motivo di criticità in particolare nel mondo sportivo.
Il Comitato Vivere all’Antella con il Patrocinio del Comune di Bagno a Ripoli ha organizzato un evento di confronto, moderato dal giornalista Francesco Matteini dal titolo “Sport e Discriminazione di Genere” al quale sono interventi gli assessori Eleonora Francois e Enrico Minelli insieme a Giorgia De Vecchis – Empoli Ledies FBC, Irene Siragusa – velocista nazionale atletica leggera, Maria Laura Carrabba Le Puma Bisenzio Rugby, Maria Bazzani – The Dreamers Academy, Gabriella Lescai – giornalista sportiva
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“La discriminazione é strettamente legata all’informazione, e oggi deve essere combattuta con degli esempi” – dichiara Eleonora Francois, assessore alla cultura comune di Bagno a Ripoli – “la cultura familiare italiana ci racconta che lo sport si fa praticare ai maschi e non alle femmine, oggi siamo in grado di cambiare questo paradigma attraverso i buoni esempi. Le donne che praticano uno sport non si devono far piegare dai pregiudizi, il loro modello può essere imitato da tante altre donne, creando così una nuova cultura.”
Nella nostra società sportiva sono sei le discipline che prevedono il professionismo: il calcio, il basket, il golf, il ciclismo, il motociclismo ed il pugilato solo per gli uomini però, e questo é già una prima discriminazione. E’ infatti il CONI a decidere quali sono discipline sportive professionistiche, in collaborazione con la Federazioni Sportive, senza però far chiarezza sulla differenza tra l’attività professionistica e quella dilettantistica, creando una grave discriminazione e penalizzando molti atleti, in particolare le donne.
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“Le donne nello sport non hanno neppure tutele pensionistiche” – racconta Enrico Minelli, assessore allo sport del Comune di Bagno a Ripoli, “voglio citare solo l’esempio di Nikoleta Stefanova, campionessa di ping pong che ha dovuto subire l’ esclusione dalle Olimpiadi di Rio perchè si era assetata dal ritiro per maternità. Serve migliorare l’ordinario, lavorare sul sentimento culturale collettivo, purtroppo nel nostro Paese siamo tristemente indietro rispetto all’Europa. Come amministrazione stiamo scommettendo molto nell’edilizia scolastica e sportiva, ma dobbiamo essere anche aiutati dallo stato con finanziamenti importanti.”
“Mi fa molto piacere parlare di questo argomento, nel mio sport sta migliorando la situazione, grazie anche a SKY che ci restituisce visibilità” – racconta Giorgia De Vecchis, Empoli Ladies FBC – “Noi ci alleniamo le stesse ore dei professionisti, ma in orari impossibili perchè la priorità viene data agli uomini, e spesso anche in spazi ridotti e inidonei. Ricordo perfettamente quando ho iniziato a giocare, nella squadra ero l’unica donna, mi spogliavo in infermeria o negli stanzino delle scope.”
“Una delle cose più disgustose sono sicuramente i commenti sui social” – racconta Irene Siragusa, velocista nazionale atletica leggera – “oggi vengono considerati normalità, ma se si legge con attenzione, molte sono le offese anche fisiche. In atletica si sopravvive con gli sponsor, Filippo Tartu é il più veloce d’Italia ed ha uno sponsor importante, io tra le donne sono la più veloce, e non ho questa possibilità: se non hai il capello sciolto, se non ti fai una foto particolare lo sponsor non ti segue per i social, in molti casi è lo sponsor stesso che ti dice come e cosa postare, e quale foto fare. Un’altro evento discriminatorio che voglio citare riguarda i mondiali di Doa in Qatar, la stampa italiana ha sminuito i nostri risultati, che sono stati più importanti di quelli maschili.”
“Il rugby é già uno sport minore, e questo amplifica la cosa, noi come ragazze che facciamo rugby paghiamo per fare questo sport, anche se siamo in serie A: veniamo da tutta la Toscana a Campi Bisenzio per allenarci, a spese nostre, comprese le trasferte.” – racconta Maria Laura Carrabba, Le Puma Bisenzio Rugby – “Pochi sanno che ci viene richiesto un impegno a livello professionale, senza contributi economici ne mezzi. Nel rugby femminile sei considerata una donna con l’accezione negativa, perché sei grossa oppure in sovrappeso, un maschiaccio piuttosto che una lesbica. Molte società per finanziarsi fanno il calendario, e come fanno a vendere i calendari: se ti spogli vendi altrimenti non vendi.”
“Nella mia disciplina il mio primo prima problema sono le altre donne.” – racconta Maria Bazzani, insegnante di danza alla The Dreamers Academy – “Nella mia carriera, non sono mai scesa a compromessi per poter lavorare, conosco invece tante colleghe che hanno dovuto alleggerire molto il guardaroba per poter lavorare. Nel mio percorso formativo, cerco di formare un pensiero robusto nelle mie allieve, che le protegga. La mia certezza è il mio corpo, che considero il mio tempio, mi spiace assistere a provini dove l’esaminatore chiede, al termine di una prova coreografica, di rivedere la parte dove muove di più il bacino. Noi donne dobbiamo cambiare atteggiamento: dobbiamo imparare a dire di NO.”
“Nel periodo in cui ho esercitato la professione di giornalista, parliamo della seconda metà degli anni 70, io non ho avuto grandi esempi di discriminazione.” – racconta Gabriella Lescai, giornalista sportiva – “Tante battaglie le ho portate avanti con Manuela Righini, era un periodo storico in cui serviva vincere la diffidenza dei personaggi stessi: calciatori, allenatori, piuttosto che i colleghi e poi il pubblico. Ricordo che alla fine di ogni partita, come consuetudine, molti colleghi entravano negli spogliatoi. Una Domenica abbiamo comunicato allo staff che saremmo entrate anche noi negli spogliatoi, ci fu risposto che non potevamo ‘perché eravamo donne‘, ne scaturì una accesa discussione. Dalla Domenica successiva fu appeso un cartello fuori degli spogliatoi, dove si invitava la stampa ad aspettare fuori gli atleti. Per me e Manuela fu una prima battaglia vinta.”
Da questo interessantissimo confronto pubblico è emerso con forza il pensiero troglodita che attanaglia la nostra società: “Se tu donna vuoi fare sport ti devi adeguare alle regole”.
Un problema culturale, che può essere risolto solo con nuove regole adeguate sia agli uomini che alle donne.
Il Comitato Vivere all’Antella con il Patrocinio del Comune di Bagno a Ripoli ha organizzato un evento di confronto dal titolo “Sport e Discriminazione di Genere”. Eleonora Francois: "La discriminazione é strettamente legata all'informazione, servono buoni esempi da imitare" Il tema é quanto mai attuale, la discriminazione di genere è in questo particolare momento storico, un argomento molto sentito, troppo spesso motivo di criticità in particolare nel mondo sportivo.
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La Ferrari T8 ha vinto il Premio Auto Europa 13 Ottobre 2019 La Ferrari F8 Tributo, berlinetta due posti a motore centrale-posteriore, ha vinto il Premio Auto Europa Sportiva 2020 dell’ Unione Italiana dei Giornalisti dell’Automobile. Si tratta di un riconoscimento ambito nel settore e che contr... https://ift.tt/2BaxYuS
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L’imbarcazione Namib, uno sloop bermudiano progettato e costruito dal cantiere ligure Sangermani nel 1967, si è aggiudicata sia la vittoria di categoria che quella generale (Overall) in occasione del VII Trofeo Principato di Monaco a Venezia le Vele d’Epoca in Laguna Coppa BNL-BNP Paribas Private Banking.
Evento promosso da Anna Licia Balzan, Console Onorario del Principato di Monaco a Venezia e dalla Direzione del Turismo e dei Congressi del Principato di Monaco a Milano.
La barca, lunga 11,57 metri, si è trasferita da poco in Adriatico proveniente dal Tirreno, dove nel 2014 aveva già vinto il prestigioso Trofeo Panerai nella categoria ‘Classici’. Namib, dell’armatore Pietro Bianchi, difendeva i colori dello Yacht Club Parma.
Il Trofeo, organizzato in collaborazione con lo Yacht Club Venezia, si è svolto con la direzione sportiva di Mirko Sguario e con il patrocinio di A.I.V.E., l’Associazione Italiana Vele d’Epoca.
Venticinque le imbarcazioni partecipanti, suddivise in quattro categorie (Epoca, Classici ‘A’, Classici ‘B’ e Spirit of Tradition) che hanno preso parte a questo evento nato con lo scopo di promuovere il Principato di Monaco sotto il profilo sportivo, turistico e culturale. Giudici di regata Emilia Barbieri e Gianfranco Frizzarin del Circolo Velico Portodimare.
Serenity del 1936, che difendeva i colori del Circolo Velico Conegliano, si è imposto tra le ‘Epoca’, precedendo Pia del 1947 e Santa Maria di Nicopeja del 1901.
Vincitore tra i Classici ‘A’ è stata Naïf, lo sloop costruito nel 1973 per Raul Gardini dal cantiere Carlini di Rimini su progetto dell’americano Dick Carter.
La barca correva per il Circolo Velico Ravennate e ha preceduto in classifica altre glorie della vela come Al Na’Ir III del 1964 e Sagittario della Marina Militare.
Tra i Classici ‘B’ la vittoria è andata a Namib, che si è aggiudicata entrambe le regate nella sua categoria precedendo Nembo II (Yacht Club Adriaco) e Al Na’ Ir II (Yacht Club Hannibal). Infine, nella categoria Spirit of Tradition la vittoria è andata al One Tonner Mozart, che ha preceduto Isabella e Agos.
Questa VII edizione del Trofeo, seconda tappa della “Coppa A.I.V.E. dell’Adriatico” 2019, ha visto la partecipazione della Marina Militare con l’imbarcazione dello Sport Velico Marina Militare “Sagittario” ora assegnata alla Sezione Velica di Venezia – Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” ed utilizzata principalmente con compiti di formazione per gli allievi dell’Istituto.
“Siamo giunti alla settima edizione del Trofeo, la quinta per le vele d’epoca – sottolinea Anna Licia Balzan – la manifestazione cresce e si rinnova ogni anno. Anche per questa edizione abbiamo potuto contare sull’importante sostegno di BNL-BNP Paribas Private Banking.
“Il binomio Principato di Monaco e sport, da sempre promosso in prima persona dal Principe Alberto II, è fonte di ispirazione per iniziative come questa che sono uno strumento importante per il rafforzamento dei legami tra queste due realtà.
Nella mia attività consolare sto cercando di creare un ponte tra Venezia e il Principato, tramite la promozione turistico-culturale dei rispettivi territori. Venezia deve puntare all’eccellenza e manifestazioni di questa portata sono il modo più corretto per riuscirci – conclude il Console”.
“Sono soddisfatto – commenta Mirko Sguario – perché abbiamo registrato la presenza di tante barche, molte delle quali importanti e soprattutto di nuovi armatori iscritti. La manifestazione cresce di anno in anno, è sempre più conosciuta e ha tutte le potenzialità per poter figurare tra eventi di lunga tradizione”.
“Anche quest’anno il “Trofeo Principato di Monaco le Vele d’Epoca in Laguna” ha confermato il suo fascino, un evento di alto livello e di grande appeal – ha dichiarato Roberta Marini, Responsabile Key Clients BNL-BNP Paribas Private Banking.
Siamo lieti di aver sostenuto quest’iniziativa ribadendo la vicinanza del nostro Private Banking a questo territorio e confermando la forza del nostro approccio “glocal”: attivi in tutta Italia e pienamente integrati in BNP Paribas Wealth Management, la prima banca private globale della zona Euro, presente in Europa, Asia e Usa”.
Come di consuetudine, la manifestazione si è articolata in momenti distinti: quelli più istituzionali sono iniziati la sera di venerdì con il cocktail dînatoire dedicato agli armatori che si è tenuto presso palazzo Barovier & Toso.
La serata di sabato ha visto invece uno standing cocktail presso la darsena del nuovo Marina Santelena.
Per la parte sportiva, sempre sabato e domenica, si sono disputate le due regate nelle acque antistanti il Lido e sempre la domenica il pubblico ha potuto ammirare le imbarcazioni durante la spettacolare veleggiata che ha visto la flotta sfilare nel Bacino di San Marco.
La manifestazione si è poi conclusa con le premiazioni nella cornice del Marina Santelena. Ai primi 3 classificati per ciascuna delle quattro categorie in competizione sono andati i premi realizzati dal prestigioso marchio Barovier & Toso, mentre a Namib è stato consegnato l’Overall.
Per il secondo anno consecutivo Radio Monte Carlo è stata media partner dell’evento accanto ad altri marchi importanti come Diadora, Nature’s e Vehrnier.
Website: www.yachtclubvenezia.it
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Namib vince il VII Trofeo Principato di Monaco a Venezia Coppa BNL-BNP Paribas Private Banking L’imbarcazione Namib, uno sloop bermudiano progettato e costruito dal cantiere ligure Sangermani nel 1967, si è aggiudicata sia la vittoria di categoria che quella generale (Overall) in occasione del VII Trofeo Principato di Monaco a Venezia…
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ANCONA – Una giornata per celebrare lo sport in tutti i suoi aspetti. Divertimento, agonismo, benessere, salute, prevenzione, socializzazione, volontariato, spettacolo, sacrificio, educazione. Come da tradizione, torna la Giornata Nazionale dello Sport, giunta alla sua 16esima edizione. Celebrata, come sempre, la prima domenica di giugno, quest’anno la manifestazione cade in concomitanza di un’altra festa importante, la Festa della Repubblica Italiana, ovvero il 2 giugno, per la seconda volta dalla prima edizione della manifestazione, nel lontano 2003, arricchendo di maggiore fascino l’evento.
Una festa aperta, come sempre, a tutti coloro che amano e praticano lo sport, e che ha l’obiettivo di promuovere numerose discipline sportive, soprattutto fra i più giovani. Tantissimi anche quest’anno i Comuni marchigiani che hanno aderito all’evento nazionale, diretto dal CONI nazionale, in coordinamento con il Comitato regionale e le delegazioni provinciali ed in collaborazione con le associazioni, gli organismi sportivi e gli Enti Locali operanti nel territorio.
Sono 26 i Comuni che hanno fornito un programma dettagliato delle celebrazioni, alcuni dei quali organizzeranno gli eventi per la Giornata nazionale dello Sport anche nell’arco di più settimane e non solo domenica 2 giugno. Anche per il 2019 confermata la scelta vincente della passata edizione, ovvero coinvolgere le Comunità Italiane all’Estero (CIE) che, grazie all’organizzazione di iniziative promozionali legate allo sport e al “made in Italy” da parte dei delegati CONI dei sei Paesi riconosciuti (Argentina, Brasile, Canada, Stati Uniti, Svizzera e Venezuela), potranno vivere “a distanza” la XVI Giornata Nazionale dello Sport.
«Come ogni anno la Giornata nazionale dello Sport rappresenta un momento fondamentale per diffondere capillarmente sul territorio la cultura sportiva», queste le parole del presidente del CONI Marche, Fabio Luna. «Le Marche – continua – sono una delle regioni con la più numerosa e qualificata offerta sportiva d’Italia, potendo contare anche sull’impegno di quanti, spesso senza alcun ritorno economico, mettono al servizio della comunità la loro esperienza, le loro conoscenze, il proprio tempo. È anche per dire grazie a loro che ogni anno si festeggia, anche sul territorio regionale, la Giornata nazionale dello Sport. Lo sport, infatti, è qualcosa che va oltre la singola gara o il singolo campionato. È uno dei valori su cui si misura il progresso di un Paese e di una comunità in termini culturali, civici, di salute e benessere, di educazione».
Nella provincia di Ancona celebrazioni a Montemarciano dove dalle 17 alle 23 dell’8 giugno ci saranno esibizioni e dimostrazioni di sport vari nel centro storico della città. A Sassoferrato, giochi vari negli impianti sportivi cittadini in collaborazione con le locali società sportive (2 giugno). A Falconara marittima, settimana di manifestazioni dal 26 maggio al 2 giugno con “Sport di base, sport per tutti”, una sorta di Miniolimpiade cittadina nella quale si sfidano i vari quartieri della città.
A Fabriano festa sabato 1 giugno dalle 15 alle 19 negli impianti sportivi comunali. A Cerreto D’Esi si festeggia l’8 giugno al laghetto comunale inizio ore 9.30 termine ore 12.30 e all’impianto di località Fontenera con inizio alle ore 15.30 e termine alle ore 19. Ad Osimo la Giornata nazionale dello Sport abbraccia due settimane di festeggiamenti dal 25 maggio al 9 giugno. Appuntamento il 30 maggio, alla palestra di Campocavallo: saggi di ginnastica, che proseguiranno anche il 1 giugno al PalaBaldinelli ed il 2 giugno alla palestra di Osimo stazione. Sempre il 2 giugno alla Casa Grimani Buttari, raduno auto d’epoca V memorial Fausto e Paolo Pasquini.
Il 7 giugno al PalaBellini ed alla palestra di Osimo stazione Torneo Nazionale Minibasket Lega del Filo D’Oro Memorial Antonio Luna. L’8 giugno al PalaBaldinelli saggio di ginnastica. Il 9 giugno al teatro La nuova Fenice, saggio di ginnastica e danza. Festa anche a Maiolati Spontini il 9 giugno al Parco Colle Celeste con il II memorial Edgardo Forlivesi – Torneo giovanile di calcio pulcini 2009.
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L'estate di Pontedilegno-Tonale Il Giro d’Italia apre la stagione
Con la 16ª tappa del Giro d’Italia Lovere-Ponte di Legno il comprensorio Pontedilegno-Tonale inaugura di fatto la stagione estiva 2019. Ricca l’offerta turistica soprattutto all’insegna dell’attività sportivaIl Giro arriverà nella rinomata località dell’alta Val Camonica dopo aver scalato un mito del ciclismo come il Passo del Mortirolo, dal versante più duro, quello che parte da Mazzo di Valtellina. Inizialmente era previsto un doppio passaggio da Ponte di Legno perché il percorso avrebbe dovuto portare fino al Passo Gavia, ma le abbondanti nevicate hanno reso impossibile la messa in sicurezza della strada. Poco male, sarà comunque grande festa. A proposito di ciclismo, la ciclovia dell’Oglio che parte da Ponte di Legno è stata decretata come la “più bella d’Italia” dalla giuria dell’Italian Green Road Award. Con i suoi 282 chilometri unisce 4 province lombarde. Un progetto ambizioso per intercettare il cicloturismo, settore in grande crescita (+41% negli ultimi 5 anni).
La maglia rosa al passaggio sul Mortirolo in una recente edizione del Giro
Da Ponte di Legno si imbocca poi la ciclabile dell’Alta Valle che collega Ponte di Legno a Vezza d’Oglio. Questo tratto in sede protetta è lungo 12 chilometri e inizia nei pressi degli impianti di risalita di Ponte di Legno. A Vezza d’Oglio la pista ciclabile prosegue con pendenze dolci fino al borgo di Mu, nei pressi di Edolo, superato il quale, lungo mulattiere e strade secondarie a bassa intensità` di traffico motorizzato, si giunge fino a Malonno. Da qui fino a Capo di Ponte ai ciclisti conviene percorrere il tratto di SS 42 che connette i due centri. A Capo di Ponte inizia la “Pista ciclabile camuna” che, alternando paesaggio naturale e urbano, prosegue in sede propria (salvo brevissimi tratti, essenzialmente in coincidenza di incroci con altre arterie) per oltre 40 chilometri, incontrando i centri di Breno, Darfo Boario Terme, Pisogne, giungendo quindi sulla riva orientale del Lago d’Iseo.Al servizio dei ciclisti, il comprensorio Pontedilegno-Tonale è collegato fino a Edolo con la storica linea ferroviaria Trenord Brescia-Iseo-Edolo e, dal lato trentino, con il Dolomiti Express che unisce Trento e Mezzana. Entrambi prevedono la possibilità di trasportare bici, così come l’efficiente rete di bikebus che uniscono Mezzana e il Tonale. Nel comprensorio opera inoltre una rete di hotel “bike friendly” [vedi articolo] ed è stato istituito un bikepass, pensato sullo stile degli skipass invernali.
Per farsi trovare pronto e intercettare le nuove tendenze, il comprensorio Pontedilegno-Tonale ha realizzato una rete di colonnine interattive e multitasking - denominate “Zeus” - attualmente composta da 12 punti di ricarica composti da 4 box e 4 rastrelliere, installati in zone strategiche lungo i 40 chilometri che separano Edolo e Vermiglio.
Un suggestivo passaggio sul Sentiero dei Fiori
Poi il trekking. Tre suggerimenti per imparare passeggiando nel Parco dell’Adamello e nel Parco dello Stelvio GIRO DEI FORTI Dal Passo Tonale si sale all’Ospizio San Bartolomeo. Dopo le panoramiche praterie del Tonale e una scalinata di legno, si giunge al Forte Zaccarana. Punto panoramico di rara bellezza (2026 metri), dal quale ammirare l’Alta Val di Sole e il maestoso scenario glaciale, dalla Presanella TORBIERE DEL TONALE Dal Passo Tonale si imbocca via San Bartolomeo; dopo aver costeggiato l’omonima chiesa e le inconfondibili torri, si prende il sentiero che si inoltra nelle cosiddette torbiere. Dopo il centro informativo, una strada sterrata conduce sulla statale. Si continua a destra su un sentiero ?no al depuratore. Poco oltre si prende la strada del Pecé. Al primo tornante, si procede dritto e lungo un piacevole percorso si raggiungono prima l’area attrezzata delle Raseghe e poi la pittoresca spiaggetta Tonale Beach sul torrente Presena. BOCCHETTA DI CASOLA Da Ponte di Legno, con la seggiovia o in auto, si sale a Valbione (1517 metri) e si costeggia la Capanna Valbione imboccando una mulattiera di origine militare. Superati numerosi tornanti, si sbuca su una pista da sci che si risale per 50 metri. Girando a destra si attraversa una seconda pista da sci e, lasciata a destra La Maralsina, si prosegue sulla mulattiera militare che costeggia il dosso delle Pertiche. Raggiunti alcuni manufatti della Grande Guerra, la mulattiera lascia il posto a un sentiero che risale a zig-zag la Bocchetta di Casola (2394 metri). Dalla Bocchetta, il sentiero scende ?no alla conca di Pozzuolo (2020 metri). Da qui si può proseguire sulla mulattiera militare ?no al Rifugio Petit Pierre Corno d’Aola (1964 metri).
Da questa estate, il comprensorio Pontedilegno-Tonale avrà nel suo arco una freccia in più, frutto di un investimento da 700mila euro da parte della Sit (Società impianti turistici): una zip line, percorso-avventura panoramico che permetterà di scendere attraverso il bosco, imbragati e in posizione seduta, zigzagando sopra escursionisti e ciclisti. La discesa avverrà per gravità, con l’imbrago agganciato a un carrello che percorrerà tratti in rotaia e altri a fune. La partenza sarà posizionata alla stazione di partenza della seggiovia Casola. Lo sviluppo complessivo sarà di 1.273 metri. Un dislivello di 249 metri e una pendenza media del 20%. Durante la corsa, che durerà tra i 4 e i 5 minuti e potrà essere effettuata da soli op-pure in due, lo sguardo potrà spaziare sul grazioso paese di Ponte di Legno e sulle maestose cime che lo abbracciano.
Adamello Adventure
Alternativa alla zip line, ma ancora più adrenalinica, sarà poi il volo d’angelo: un cavo d’acciaio che si snoderà tra la Cima Corno d’Aola e la località Tonalina, a metà strada tra Ponte di Legno e il Tonale. La lunghezza di questo impianto sarà di oltre due chilometri. Una sfida alla paura: i più coraggiosi infatti potranno raggiungere la velocità di oltre 100 chilo-metri orari, mentre viaggiano a un’altezza dal suolo che sfiorerà i 500 metri. L’investimento previsto in questo caso è di circa un milione di euro.
Bisognerà pazientare ancora un po’ ma ormai il percorso è avviato: Ponte di Legno sfoggerà presto il suo innovativo Centro termale wellness, tassello fondamentale per l’ampliamento e il miglioramento dell’offerta turistica della località alpina. Il punto di svolta è arrivato a marzo scorso quando è stato ufficialmente avviato il cantiere che da qui alla fine del 2021 porterà alla conclusione dell’opera. Il complesso sorgerà in piazzale Europa, nei pressi del centro storico di Ponte di Legno, e sarà firmato da Archea Associati, studio fiorentino autore di celebri architetture che hanno saputo coniugare design contemporaneo e valorizzazione del paesaggio nel rispetto del contesto urbano, naturale o della tradizione storico-culturale di riferimento.
Il 14 luglio si tiene l’edizione numero 15 della Mangiaevai, passeggiata da 11 chilometri nel Parco Nazionale dello Stelvio divisa in varie tappe. In ciascuno stop, ad attendere i partecipanti, una specialità gastronomica dell’Alta Valle Camonica L’itinerario è facile e pianeggiante, punteggiato da numerose tappe intermedie nelle quali 300 volontari serviranno alcune prelibatezze della tradizione. La partenza è a S. Apollonia (raggiungibile con il bus navetta) dove, dalle 8.30, si ritirano i mangiapass (quest’anno sono 2.500 i posti disponibili, prenotabili online o nelle sedi Apt di Ponte di Legno e Vezza d’Oglio). In località Silizzi la prima sosta nei pressi della vasta area attrezzata all’interno del Parco dello Stelvio dove vi attende un primo spuntino. Attraversando le Case del Toss si ritorna a S. Apollonia per ri-tirare acqua, degustare il “Fiurit” e, per chi lo desidera, dissetarsi alla famosa fonte ferruginosa dalle proprietà curative visitando nel frattempo la graziosa chiesetta di San Rocco. Lungo la stradina racchiusa tra muretti di pietra si prosegue fino alle Case di Gioco dove viene servito l’antipasto di affettati locali, pane di segale e vino bianco per poi proseguire verso Pezzo per degustare i tipici calsù. Ci si addentra poi nella Valle di Viso dove, al Ponte dei Martinoli, attende il tradizionale brodo di gallina e in località Valmalze un buon sorbetto rinfrescherà i partecipanti. A seguire, un piccolo tratto in salita porterà allo spiedo con polenta e salamella e vino rosso che verrà servito tra le suggestive Case di Viso. Per guadagnarsi il formaggio stagionato di malga e la frutta bisogna camminare fino alle baite di Pirli. Prima di scendere lungo il sentiero che riconduce a Pezzo è possibile de-gustare, in pineta, un buon caffè de scandèla (orzo). Si riattraversa il centro storico del paese e ci si con-giunge alla strada sterrata in discesa fino a Planpezzo per scoprire dolci e torta. Qui, prima di concludere la manifestazione, degustazione di liquori e le allegre bancarelle di prodotti locali e artigianali. L’accompagnamento musicale, vari intrattenimenti e tante altre sorprese allieteranno tutto il percorso della Mangiaevai.
Le tipiche tagliatelle ai funghi
2-16 GIUGNO 2019 – PONTE DI LEGNO – CAMPIONATI ITALIANI DI PATTINAGGIO Per la Valle Camonica è la conferma di un percorso che ormai la pone nella leadership italiana della disciplina: Ponte di Legno ospiterà per due settimane i campionati italiani di pattinaggio artistico a rotelle, organizzati dall’associazione sportiva Rosa Camuna Skating di Darfo Boario Terme.
LUGLIO – TEMÙ – RITIRO U.S. SAMPDORIA Non c’è tre senza quattro: ancora una volta l’U.C. Sampdoria ha scelto il comprensorio Pontedilegno-Tonale per il proprio ritiro precampionato. A convincere la squadra ligure, servizi e accoglienza garantita dalla località: il centro sportivo di Temù, con un campo da calcio strutturato per ospitare squadre di serie A, è un vero gioiello inserito in un contesto ambientale d’alta montagna che garantisce le migliori condizioni climatiche per i calciatori.
DUE GARE PER VERI IRONMAN 6 LUGLIO – DAL LAGO D’ISEO AL PASSO TONALE – STONE BRIXIA MAN XTREME TRIATHLON Una gara pazzesca e scenogra?camente spettacolare. Torna per il terzo anno la full distance di triathlon riservata agli atleti più resistenti e versatili: nuoto, bici, corsa in montagna. I partecipanti dovranno affrontare prima i 3,8 km a nuoto al buio nel Lago di Iseo, seguiti da 175 km e 4.700 metri di dislivello in bicicletta risalendo la Valle Camonica e affrontando i passi Aprica, Mortirolo e Gavia. Seguono poi 42 chilometri di corsa con 2.350 metri di dislivello ?no ai 2.585 metri del Passo Paradiso dove è posto il traguardo.
20-22 SETTEMBRE – DA EDOLO A VERMIGLIO – ADAMELLO ULTRA TRAIL Ecco la regina delle corse: 170 km a piedi in 3 giorni Una gara di corsa a piedi di 170 chilometri in autosufficienza, con oltre 11.500 metri di dislivello da concludere entro 53 ore. Bastano questi tre numeri per far tremare i polsi a tutti, tranne forse a chi prenderà parte alla sesta edizione dell’Adamello Ultra Trail. “Sui camminamenti della Grande Guerra”, in programma dal 20 al 22 settembre a Vezza d’Oglio.
30 LUGLIO – 6 LUGLIO; 12-16 AGOSTO TEMÙ – MILAN ACADEMY JUNIOR CAMP Una settimana in montagna giocando a calcio e respirando le tecniche e gli stili di allenamento di un club di fama internazionale. Bambini e ragazzi al di sopra dei 7 anni di età potranno combinare sport, divertimento, escursioni sotto la supervisione degli allenatori della Milan Academy, nell’impianto sportivo di Temù che ogni anno ospita i ritiri di varie squadre di Serie A.
6 LUGLIO GHIACCIAIO PRESENA – GROUP CYCLING SPECIAL CLASS Provare l’ebbrezza di pedalare sul ghiacciaio Presena a 2.500 metri... stando fermi sul posto. Un apparente controsenso per un evento unico nel suo genere: uno Special Class di Group Cycling , disciplina di bike stazionaria, organizzata in collaborazione con Technogym. Il gruppo di ciclisti viene guidato dai trainer della federazione Icyff che, a ritmo di musica, fanno muovere gli atleti in 3 corse da 50 minuti ciascuna.
6 LUGLIO - PONTE DI LEGNO – CAMPIONATO ITALIANO MOTO TRIAL Ponte di Legno ospiterà la spettacolare gara che si svolge nei boschi della Val Sozzine attraverso 12 zone controllate e vedrà 110 piloti al via. È inoltre prevista la gara per piloti in erba, ragazzi dai 9 ai 16 anni, che si sfideranno attraverso 6 zone controllate.
13 LUGLIO – PONTE DI LEGNO – PONTE DI LEGNO SKY NIGHT Quarta edizione della suggestiva gara di corsa in montagna al chiaro di luna. Partenza alle 21 dalla piazza di Ponte di Legno: i concorrenti affronteranno 3 km in piano per poi concentrarsi sui 2 km di vertical sulla pista da sci del Corno d’Aola e sui 7 km di discesa attraverso il bosco.
23-25 AGOSTO – VERMIGLIO – UCI TRIALS WORLD CUP I rider più talentuosi si sfideranno nel nuovissimo Trial Park di Vermiglio, realizzato in occasione dei Mondiali 2016, sfruttando tutte le risorse naturali offerte dall’incantevole piana dei Laghetti di San Leonardo.
31 AGOSTO – 7 SETTEMBRE – SUMMER CAMP DI SCHERMA Una settimana all’insegna di sciabole, ?oretti e spade per un appuntamento giunto quest’anno all’11ª edizione.
7-8 SETTEMBRE – PONTE DI LEGNO – 40° CAMPIONATO ITALIANO MARCIA ALPINA DI REGOLARITÀ Uno sport per tutti, che richiede solo un paio di gambe e una mente allenata. La marcia di regolarità è per molti un’assoluta sconosciuta. Non serve correre forte, anzi non serve correre, perché privilegia il gesto tecnico rispetto alla prestazione fisica. Ogni settore va percorso rispettando una certa media oraria assegnata alla partenza, tenendo velocità tra 2,5 e 7 chilometri orari.
FESTIVAL THE ALPS - Indoor Outdoor Festival internazionale del cinema di montagna.
ENJOY STELVIO NATIONAL PARK Il progetto nasce per valorizzare alcuni grandi passi alpini (Gavia, Mortirolo), tramite la chiusura al traffico motorizzato. Un modo per riappropriarsi delle forti emozioni che quelle strade sanno dare agli appassionati del ciclismo di tutto il mondo. 20 giugno, 7 luglio - chiusura Passo Mortirolo da Mazzo di Valtellina (SO) e da Monno (BS) 9 luglio, 21 luglio, 1° settembre - chiusura Passo Gavia in contemporanea sui due versanti
20-21 LUGLIO BIKE DAYS – PONTE DI LEGNO - BIKE DAYS Seconda edizione di questo evento dal percorso mozza?ato, che si sviluppa su un tracciato di 18 km di lunghezza per un dislivello positivo di 1.364 metri e con una pendenza media del 7,5%. Partenza dalla Piazza XVII Settembre di Ponte di Legno e arrivo a 2.621 m di altitudine nella splendida cornice del Passo Gavia, con vista a 360° sulle cime del gruppo Ortles-Cevedale e Adamello-Presanella.
21 LUGLIO – VERMIGLIO - BRISE E BRISOTI Nella splendida cornice dei Laghetti di San Leonardo di Vermiglio, immersi nel verde e accompagnati dal suono del fiume, si terrà un evento enogastronomico imperdibile per scoprire la vera essenza dei sapori di montagna.
28 LUGLIO – 4 AGOSTO – EDOLO - LIGNUM SUMMER ART Sesta edizione del Simposio di scultura lignea.
4 AGOSTO – VERMIGLIO - LA CASERADA Nell’area dei laghetti di Vermiglio, presentazione delle attività contadine come la “caserada”, cioè la lavorazione del latte per produrre il formaggio e il burro, e la “fienagione”, la raccolta dell’erba da trasformare in foraggio per gli animali durante i mesi freddi. Un’occasione per immergersi nell’autentica cultura alpina.
5-15 AGOSTO – PONTE DI LEGNO - EMOZIONI ALL’ULTIMO RESPIRO Sette serate di storie e avventure di montagna assieme a grandi protagonisti dell’alpinismo italiano. Proiezione di immagini, filmati, teatro e racconti.
9 AGOSTO – VERMIGLIO - I VÒLTI DI VERMIGLIO Arte, musica e degustazioni nei vòlti (strutture ad arco) di Somacort. Percorso eno-gastronomico nel centro storico di Vermiglio.
18 AGOSTO – PASSO DEL TONALE - 42ª FESTA DELLA FRATELLANZA Saranno ricordati i caduti della Prima guerra mondiale, durante la quale i soldati di fronti contrapposti, vittime comuni della stessa tragedia, dimostrarono una straordinaria solidarietà: gli italiani, infatti, tentarono di aggirare i forti del Tonale attraverso il ghiacciaio, ma vennero respinti dagli austro-ungarici i quali, al termine dei combattimenti, raccolsero e curarono anche i feriti dell’esercito italiano, perché non sarebbero sopravvissuti a una notte in quota.
ADAMELLO CARD Tutti coloro che soggiorneranno almeno tre notti nelle strutture ricettive consorziate riceveranno l’Adamello Card, che consente l’accesso ad un programma dedicato di attività proposte dal Consorzio Pontedilegno-Tonale. Escursioni, trekking, gite: tante le iniziative previste, con la partecipazione di esperti naturalisti, guide alpine e di mezza montagna. La card è anche acquistabile al costo di € 15.
Per informazioni: www.pontedilegnotonale.com
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È più forte di me. Ogni volta che metto piede dentro al Forum di Assago, più che l’aspetto sportivo, risalta l’organizzazione dell’evento unita al potere comunicativo del brand Armani.
Cos’è un brand? Sicuramente è la parte visuale di un’azienda/società sportiva. Quindi il logo, i colori usati, il carattere tipografico, i claim di accompagnamento. Ma, soprattutto, si esprime in quei valori e quelle sensazioni che si vogliono trasmettere al consumatore.
Qualsiasi brand che si rispetti vuole che, nel momento dell’utilizzo, il consumo diventi non un mero atto di acquisto, ma un’esperienza.
Indossare una felpa o un pantalone Emporio Armani dev’essere un’emozione. Così, anche andare alla partita dell’Olimpia dev’essere un’emozione dal primo all’ultimo minuto.
Quest’emozione deve essere intessuta di valori che il brand deve comunicare. E Armani comunica esclusività, eleganza, ricercatezza; ma anche raggiungibilità, spessore, concretezza.
Giorgio Armani e il suo staff non hanno fatto altro che ricreare la “Brand Experience” di Emporio Armani nel contesto di uno sport elitario e popolare al tempo stesso, un po’ come i capi della griffe.
Insomma, penso che l’associazione tra un’azienda e una squadra sportiva sia una delle imprese più rischiose che ci siano, e in tanti ci si sono andati a schiantare.
Ma, dopo diverse volte che vengo ad assistere ad un match delle “scarpette rosse”, mi convinco sempre di più che l’esperimento, figlio di uno studio attento e di menti esperte, sia riuscito.
Mi scuso se la mia premessa ha fatto un giro largo che esonda dal mondo dello sport, ma secondo me, nonostante la divagazione, alla fine si arriva al punto essenziale.
Difficilmente il mondo ultras, con i suoi riti, il suo pensiero, le sue azioni, si può sposare con quello che è diventato l’ambiente dell’Olimpia.
Da una parte c’è da ammirare gli Ultras Milano per la loro resilienza e per la costanza nel tenere salde le proprie convinzioni; dall’altra ci si rende conto come, al Forum di Assago, essi rappresentino neanche un 5% del pubblico complessivo, almeno in queste gare di primissimo piano.
C’è anche dell’altro. A noi puristi sicuramente non piacciono i jingle ad ogni tiro da tre o ad un canestro realizzato dalla lunetta, così come non sono di gradimento le majorette o ballerini di varia risma nelle pause o nei timeout.
Bene, a proposito di comunicazione di brand, l’Olimpia Milano ha deciso di fare dei sondaggi tra il proprio pubblico su vari aspetti dello spettacolo sportivo e i risultati li ha illustrati nel cubo luminoso che – anch’esso – è parte integrante del format.
Vi do i quesiti e i rispettivi risultati:
Ti piace l’utilizzo di “Oh mia bela madunina subito prima della palla a due?”
Sì 57%
No 29%
Non so 14%
Ti piace l’utilizzo dei jingle sul maxicubo durante la gara?
Sì 69%
No 21%
Non so 10%
Ti piace l’intrattenimento dei Baby Killers durante i timeout?
Sì 86%
No 7%
Non so 7%
Ti piace la presenza della banda come accompagnamento del tifo?
Sì 65%
No 27%
Non so 8%
Secondo te quale sarebbe l’orario migliore per giocare la domenica?
12:00 8%
18:15 58%
20:45 34%
Certo, sarebbe da capire quale campione è stato preso per determinare questi risultati, ma non credo assolutamente che l’ufficio marketing dell’Olimpia sfalsi i risultati solo per “educare” il pubblico e creare in esso un notevole malcontento.
Qui volevo arrivare: gli Ultras Milano sono un gruppo storico al quale va sicuramente dato merito di portare avanti un discorso difficile e controcorrente, accentuato dalla perdurante contestazione a Proli e Portaluppi. Ma, in questo momento e con questa società, la sopravvivenza quotidiana è sempre più difficile.
Poi ci sono partite come questa che, almeno in parte, fanno passare in secondo piano gli aspetti sociologici del tifo e riportano in auge il clima sportivo.
Siamo in gara 5 dei playoff e, un po’ a sorpresa, Trento tiene botta contro lo strapotere di Milano, con la serie sul 2-2.
Non ho parlato di Trento.
Per me è una prima assoluta, poiché non ho mai visto la tifoseria bianconera all’azione. In realtà, l’unica tifoseria della regione che abbia mai visto dal vivo è quella di Pergine nell’hockey.
Nel calcio, disciolti gli Ultras Trento e con la squadra gialloblu in cattive acque, si fa una perenne indigestione di malumore e disaffezione.
Il basket rappresenta, come per molte piazze della provincia italiana (Venezia e Sassari negli ultimi anni) un’occasione di rivalsa e visibilità sportiva che il calcio non potrà mai offrire.
Trento è alla sua seconda finale scudetto di fila, e i successi sportivi dell’ “Aquila” hanno portato grandi numeri al PalaTrento.
Zidiosi e Trento Supporters sono i gruppi che tirano le fila del tifo caldo trentino, e per me è la prima occasione per vederli.
Il pullman dei tifosi ospiti giunge a destinazione verso le ore 20.00. Qualche coro e poi via dentro al palazzo. Vedendoli da fuori, la composizione mi sembra solo in parte di ultras, con diversi tifosi normali in aggiunta e qualche famiglia. A loro si uniranno altri tifosi arrivati a Milano con auto private, per un totale di circa 100 unità, forse qualcosa di più.
Ammetto che auspicavo numeri maggiori. Non so se questo è un numero fisiologico per la tifoseria nel contesto infrasettimanale o se è stato limitato il numero di biglietti in vendita.
È vero, è mercoledì ma anche gara 5 di una finale in perfetto equilibrio. Per questo la mia aspettativa.
Il mio accredito non era scontato. Dopo tanti rifiuti negli ultimi anni, non posso che ringraziare l’Olimpia per questa apertura. Benché i posti in tribuna stampa fossero esauriti, ho comunque avuto un tagliando non numerato che mi ha consentito libertà di azione e tranquillità.
Il Forum di Assago è quasi sold-out. Spiccano le tante magliette rosse dei tifosi che da sempre caratterizzano il seguito delle “Red Shoes”. Le magliette dell’Olimpia dedicate a questi playoff sono andate a ruba, tanto che il punto vendita all’esterno annunciava che era rimasta la sola taglia “M”.
Il pubblico canta l’inno nazionale e “Oh mia bela madunina” prima della palla a due. La coreografia degli Ultras Milano, immortalata da tantissimi convenuti, fa capire che gli ultras contano ancora. E così sarà per tutti i 40 minuti scanditi dagli “stop and go” del cronometro.
La partita, nonostante una buona partenza di Milano che sembra preannunciare un monologo, si rivela un vero thriller appassionante, tanto che si va negli spogliatoi, dopo il secondo quarto, sul 50-48 per Trento.
Insomma, realizzare 50 punti in 20 minuti in casa di una Milano che te ne realizza appena due in meno è già di per sé una grande impresa.
Il pubblico meneghino accompagna spesso la sua curva e, ancora più spesso, segue il suggerimento del “Make some noise” scandito dal tabellone quando gli avversari attaccano.
So bene che in occasioni come questa gli Ultras Milano possono contare su tanti tifosi che, per venire in curva, aspettano che il campionato di calcio sia fermo e/o che ci sia il grande evento.
Ma la forza di un gruppo è anche saper valorizzare questi momenti, ben sapendo che servono per vincere in campo e sugli spalti.
Poco da dire veramente sul tifo di Milano, costante, appassionato; teso quando serve, nel momento in cui Trento dà l’impressione di poter, sorprendentemente, allungare, come ad inizio del terzo quarto.
Per quanto riguarda i tifosi ospiti, benché i supporters attivi siano sì e no un terzo del totale, hanno il merito di raggiungere una buona compattezza, di stare sempre tutti in piedi e di riuscire nell’impresa di farsi sentire nel caos assordante del tifo casalingo.
Il loro è un tifo continuo, molto spontaneo, che spinge spesso sugli stessi cori. Insomma, forse manca un po’ di esperienza e di spessore, ma c’è sicuramente la buona volontà e il raggiungimento di discreti risultati.
La loro prova è galvanizzata dall’incredibile gara dell’Aquila, che, a 7 secondi dalla fine è avanti di un punto. Poi due tiri dalla lunetta per Milano sanciscono il sorpasso; infine Trento, in soli 6 secondi, manca l’occasione del sorpasso finale. Punteggio finale 91-90 per l’Olimpia.
Un finale poco adatto ai deboli di cuore, ma questo è veramente il bello del basket.
Ora la serie è sul 3-2 per Milano. Si torna Venerdì a Trento, con un match point per Milano. Altrimenti si andrà a gara 7, Domenica, sempre qui ad Assago.
Impossibile annoiarsi.
Stefano Severi
Olimpia Milano – Aquila Trento gara 5 playoff di basket: il brand e lo spettacolo È più forte di me. Ogni volta che metto piede dentro al Forum di Assago, più che l’aspetto sportivo, risalta l’organizzazione dell’evento unita al potere comunicativo del brand…
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