#Anna Boschi
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online i numeri 35 e 36 di 'utsanga'
www.utsanga.it (utsanga.it) – online i numeri 35 e 36 (marzo/giugno 2023) con: Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Texas Fontanella, Michael Betancourt, Leah Singer, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Viviane Houle, James Falzone, Sylvain Darrifourcq, Lina Allemano, James Meger, Sissel Vera Pettersen, GAP – Global Art Project, Carl Heyward, Wellington Amancio, Gianluigi Balsebre, Fabio…
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#Alfonso Lentini#Ana Montenegro#Angelo Ricciardi#Anna Boschi Cermasi#Anthony Villareal#Antonio Amendola#Antonio Devicienti#art#arte#Carl Heyward#Carlo Bugli#Cecelia Chapman#Cristiano Caggiula#Daniel Y. Harris#Dave Read#David A. Bishop#Djavam Damasceno#Donato Di Poce#Ebon Heat#Elena Marini#Fabio Orecchini#Francesco Aprile#GAP - Global Art Project#gianluca garrapa#Gianluigi Balsebre#Giorgio Moio#Grzegorz Wróblewski#Ilyas Kassam#Irene Koronas#James Falzone
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13
PROGETTO INTERNAZIONALE DI POESIA VISIVA E ARTE POSTALE/ INTERNATIONAL PROJECT OF VISUAL POETRY AND MAIL ART
“ T R E D I C I “
Il 13 Gennaio 1995, l’artista americano RAY JOHNSON si tolse la vita, lanciandosi da un vecchio ponte a Sag Harbor (New York). La sua morte è ancora un mistero, in quanto questa sua inaspettata, dolorosa e decisiva scelta coinvolse in vari aspetti il numero 13, tanto da far pensare - a chi “studiò” la sua azione suicida - che RAY JOHNSON avesse avuto l’intenzione di fare l’ultima sua “performance”:
13 Gennaio – Ray Johnson ha 67 anni (6+7 = 13) – a Sag Harbor, la stanza al Baron’s Cove Inn prenotata in precedenza, ha il n. 247 (2+4+7 = 13) – poi si dirige al ponte alle ore 13…un vero puzzle Addirittura artisti e critici d’arte che lo conoscevano bene affermarono “Bel colpo per la sua carriera”! E il titolo di un articolo apparso su un giornale di New York fu: LA MORTE COME UN’OPERA D’ARTE!
Quindi TREDICI!
Il numero Tredici karmico è legato alla morte, alla trasformazione, alla rinascita e al cambiamento. Il numero 13 può significare la nostra rinnovata passione e motivazione. Ma, al contrario, il numero Tredici puo’ indicare la rottura dell'armonia, incarnando il disordine, l'instabilità e l'incertezza...Il Tredici karmico simboleggia inoltre il bisogno innato di apprendere la disciplina. Inoltre, il Tredici si erge a simbolo del corretto modo di superare qualsiasi tipo di difficoltà.
Forse proprio questo piaceva a RAY, riconoscendosi e riconoscendo nel network mailartistico – di cui era “padre” - la sua bellissima incoerenza con la quale probabilmente ha voluto “salutare” la sua vita e tutti noi.
Con la presente siete invitati ad interpretare il numero TREDICI (13) per ricordare insieme questo grande artista, e Vi chiedo gentilmente di inviare – entro il 28 febbraio 2023 - una vostra Mail Art o Visual Poetry al seguente indirizzo:
STUDIO D’ARTE FC - c/o Anna Boschi Cermasi –
Via G. Tanari 1445/B – 40024 Castel S.Pietro Terme-BO (Italy)
Dimensioni/Sizes : A4 - Tecnica/medium: libera/free – Mostra/Exhibition at STUDIO D’ARTE FC in primavera/in spring
NO RETURN - Le opere resteranno al Mailartmeeting and Visual Poetry Archives of Castel S.Pietro Terme-BO (Italy)
Grazie fin d’ora/Thank you in advance.
Anna Boschi Cermasi – STUDIO D’ARTE FC
#13#STUDIO D’ARTE FC#Anna Boschi Cermasi#T R E D I C I#Ray Johnson#poesia visiva#arte postale#vizuális költészet#visual poetry#mailartproject#mailartcall#mailart
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Giornata Nazionale dell'Albero: Celebrazione e Sensibilizzazione ad Alessandria
Un evento dedicato alla valorizzazione del patrimonio arboreo nella storica Cittadella di Alessandria
Un evento dedicato alla valorizzazione del patrimonio arboreo nella storica Cittadella di Alessandria La Giornata Nazionale dell’Albero, istituita dalla Legge 10/2013, sarà celebrata il 21 novembre 2024 con un evento straordinario presso la storica Cittadella di Alessandria. L’Accademia di Agricoltura di Torino organizza un convegno intitolato “Progetto Radici per Crescere: Alberi, Boschi,…
#Accademia di Agricoltura di Torino#Alessandria today#Ambiente#Anna Marotta#’UJCE#Biodiversità#boschi#Cittadella di Alessandria#compost#Consiglio d&039;Europa#Convenzione di Faro#cultura verde#Delegazione FAI#Ecosistema#Educazione Ambientale#Eligio Malusà#esperienze sensoriali.#Eventi ad Alessandria#Giornata Nazionale dell&039;albero#Giovanni Bovio#Google News#iniziative verdi#italianewsmedia.com#legge 10/2013#Marco Devecchi#Memory Nexus#Microbiologia#paesaggio#patrimonio arboreo#Pier Carlo Lava
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C’è un mondo vecchio, fondato sullo sfruttamento della natura madre, sul disordine della natura umana, sulla certezza che di sacro non vi sia nulla. Io rispondo che tutto è divino e intoccabile: e più sacri di ogni cosa sono le sorgenti, le nubi, i boschi e i loro piccoli abitanti. E l’uomo non può trasformare questo splendore in scatolame e merce, ma deve vivere e essere felice con altri sistemi, d’intelligenza e di pace, accanto a queste forze celesti. Che queste sono le guerre perdute per pura cupidigia: i paesi senza più boschi e torrenti, e le città senza più bambini amati e vecchi sereni, e donne al disopra dell’utile. Io auspico un mondo innocente. So che è impossibile, perché una volta, in tempi senza tempo e fuori dalla nostra possibilità di storicizzare e ricordare, l’anima dell’uomo perse una guerra. Qui mi aiuta Milton, e tutto ciò che ho appreso dalla letteratura della visione e della severità. Vivere non significa consumare, e il corpo umano non è un luogo di privilegi. Tutto è corpo, e ogni corpo deve assolvere un dovere, se non vuole essere nullificato; deve avere una finalità, che si manifesta nell’obbedienza alle grandi leggi del respiro personale, e del respiro di tutti gli altri viventi. E queste leggi, che sono la solidarietà con tutta la vita vivente, non possono essere trascurate. Noi, oggi, temiamo la guerra e l’atomica. Ma chi perde ogni giorno il suo respiro e la sua felicità, per consentire alle grandi maggioranze umane un estremo abuso di respiro e di felicità fondati sulla distruzione planetaria dei muti e dei deboli – che sono tutte le altre specie -, può forse temere la fine di tutto? Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte, e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo.
Anna Maria Ortese, "Corpo celeste", Adelphi, Milano 1997
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La realtà esige che si dica anche questo: la vita continua. Continua a Canne e Borodino e a Kosovo Polje e a Guernica. C’è un distributore di benzina nella piazza di Gerico, ci sono panchine dipinte di fresco sotto la Montagna Bianca. Lettere vanno e vengono tra Pearl Harbour e Hastings, un furgone di mobili transita sotto l’occhio del leone di Cheronea, e ai frutteti in fiore intorno a Verdun si avvicina il fronte atmosferico. C’è tanto Tutto che il Nulla è davvero ben celato. Dagli yacht ormeggiati ad Anzio arriva la musica e le coppie danzano sui ponti al sole. Talmente tanto accade di continuo che deve accadere dappertutto. Dove non è rimasta pietra su pietra, c’è un carretto di gelati assediato dai bambini. Dov’era Hiroshima c’è ancora Hiroshima e si producono molte cose d’uso quotidiano. Questo orribile mondo non è privo di grazie, non è senza mattini per cui valga la pena svegliarsi. Sui campi di Maciejowice l’erba è verde e sull’erba, come è normale sull’erba, una rugiada trasparente. Forse non ci sono campi se non di battaglia, quelli ancora ricordati, quelli già dimenticati, boschi di betulle e boschi di cedri, nevi e nebbie, paludi iridescenti e forre di nera sconfitta, dove per un bisogno impellente ci si accuccia dietro a un cespuglio. Qual è la morale? – forse nessuna. Di certo c’è solo il sangue che scorre e si rapprende e, come sempre, fiumi, nuvole. Sui valichi tragici il vento porta via i cappelli e non c’è niente da fare – lo spettacolo ci diverte.
Maria Wisława Anna Szymborska
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La casa nella prateria, i romanzi
Forse non tutti sanno che la serie televisiva La casa nella prateria è stata tratta da una serie di romanzi dal titolo originale Little House, scritti tra il 1943 e il 1945 dalla scrittrice statunitense Laura Ingalls Wilder. Se siete amanti dei romanzi di Louise May Alcott (Piccole donne) e Lucy Maud Montgomery (Anna dai capelli rossi) credo vi potrebbe veramente piacere questa serie di romanzi che è stata pubblicata più volte anche in Italia col titolo La piccola casa nella prateria, l'ultima edizione in ordine cronologico è di Gallucci editore ed è di facilissima reperibilità.
Link: https://www.galluccieditore.com/
Laura Elizabeth Ingalls Wilder (Pepin, 1867 – Mansfield, 1957) prese a ispirazione la sua stessa infanzia per scrivere i suoi romanzi, infatti aveva appena quattro anni quando suo padre decise di lasciare il Wisconsin per cominciare una nuova vita nei territori messi a disposizione dei coloni dal governo americano.
La serie ed Little house è composta da 9 libri:
1. La casa nella prateria (titolo originale Little House on the Prairie) Link: https://amzn.to/3tfLaNa
Trama: In viaggio verso il Kansas con la famiglia Ingalls. La vita nella prateria è difficile e talvolta persino pericolosa, ma papà, mamma, Mary, Laura e la piccola Carrie sono felici di realizzare il sogno di una nuova vita
2. Sulle rive del Plum Creek - La casa nella prateria 2 (titolo originale On the Banks of Plum Creek)
Link: https://amzn.to/3F2TSB7
Trama: La famiglia Ingalls comincia una nuova vita nel Minnesota. Mamma e papà lavorano sodo per costruire una casa e coltivare la terra, Mary e Laura cominciano la scuola e la piccola Carrie cresce a vista d'occhio. Le difficoltà e i pericoli sono tanti, nella prateria, ma gli Ingalls li affrontano con tenacia e ottimismo.
3. Sulle sponde del Silver Lake - La casa nella prateria 3 (titolo originale By the Shores of Silver)
Link: https://amzn.to/46vmQFf
Trama: Laura e la sua famiglia si trasferiscono nel Sud Dakota, con la speranza di farsi assegnare un appezzamento di terreno in cui stabilirsi defi nitivamente. Ogni giorno sulle sponde del Silver Lake arrivano coloni in cerca di fortuna. Gli Ingalls dovranno darsi molto da fare per difendere la loro futura fattoria.
4. Il lungo inverno. La casa nella prateria: 4 (titolo originale: Long Winter)
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Trama: Gli Ingalls affrontano con coraggio il terribile inverno nel Dakota. In casa tutta la famiglia lavora sodo per sopravvivere alle tempeste di neve. Ma l’intero paese resta senza provviste e il giovane Almanzo Wilder decide di affrontare un pericoloso viaggio alla ricerca di cibo…
5. Piccola città del West. La casa nella prateria: 5 (titolo originale Little Town on the Prairie)
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Trama: Con l’arrivo della primavera la famiglia Ingalls può finalmente partecipare alla vita sociale della piccola città del West in cui si è trasferita. Laura stringe amicizia con Almanzo Wilder, il suo futuro marito, e lavora con impegno per guadagnare il necessario a far studiare Mary all’università.
6. Gli anni d'oro. La casa nella prateria: 6 (titolo originale These Happy Golden Years)
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Trama: Laura è cresciuta, vive lontana dalla famiglia e insegna in una scuola... anche se molti dei suoi alunni sono più alti di lei! Ma ogni venerdì il suo amato Almanzo Wilder viene a prenderla e la riporta a casa per il fine settimana. Sono anni felici, che preludono a nuove e importanti tappe della vita.
7. I primi quattro anni. La casa nella prateria: 7 (titolo originale: The First Four Years)
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Trama: Laura e Almanzo Wilder, appena sposati, cominciano con grandi speranze la loro vita insieme in una casetta nella prateria. Ma ogni stagione porta inattesi disastri: tempeste, malattie, incendi, debiti. I due giovani non intendono però lasciarsi abbattere. Anche perché ora la famiglia è cresciuta…
8. Nei grandi boschi del Wisconsin. La casa nella prateria Prequel (titolo originale Little House in the Big Woods)
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Trama: Questo romanzo racconta la prima infanzia di Laura Ingalls che, a quattro anni, vive ancora in una piccola casa di legno, ai margini dei Grandi Boschi del Wisconsin. C’è sempre tanto da fare per tutti ma la sera, dopo una lunga giornata di lavoro, le allegre note del violino di papà riuniscono la famiglia felice intorno al fuoco.
9. La storia di Almanzo. La casa nella prateria Prequel 2 (titolo originale Farmer Boy)
Link: https://amzn.to/3PYoA4q
Trama: Qusto romanzo racconta invece l'infanzia del futuro marito di Laura, Almanzo. Mentre Laura Ingalls cresce all’Ovest, Almanzo Wilder nasce in una prosperosa azienda agricola nello stato di New York. Qui, insieme al fratello e alle due sorelle, lavora dall’alba al tramonto nei campi e nelle stalle, con qualunque tempo e in ogni periodo dell’anno. Ma di tanto in tanto c’è anche modo di divertirsi…
Questi libri oltre ad ispirare la serie televisiva che tutti abbiamo visto e che va tuttora in onda in replica sui nostri schermi televisivi ogni giorno sul canale 27 del digitale terrestre, ha anche dato vita ad un cartone animato giapponese prodotto tra il 1975 e il 1976 dal titolo Laura (Sōgen no shōjo Rōra, lett. "Laura la ragazza delle praterie) che andò in onda anche in Italia, ma sinceramente non lo ricordo perchè all'epoca non ero ancora nata e poi non ne lo hanno trasmesso molto in reoplica immagino. Però se vi interessa recuperarne qualche puntata qualcosa su Youtube c'è.
La serie televisiva americana La casa nella prateria è disponibile con tutte le sue stagioni anche su Prime video, nel caso vi interessi
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
E si possono acquistare anche i dvd qui: https://amzn.to/3PFXmhD
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Dal momento in cui i partigiani attraversarono la città sotto gli archi verdi di alloro, l’euforia slava coprì la cenere su cui avremmo camminato per sempre mangiando umiliazione come alimento. Gli italiani queste cose le intuivano, le coscienze stordite e attraversate da eventi dei quali a molti sfuggiva la portata generale. Probabilmente coglievano certe cose e certe altre forse non riuscivano a coglierle, magari vedevano la fotografia che stava dentro la cornice ma non colui che stava dietro la macchina fotografica. Soprattutto i comunisti. Oh i comunisti: Gesù mio, molti comunisti italiani avevano fatto con loro la lotta partigiana nei boschi e ora marciavano con gli slavi – la testa piena delle loro grandi idee romantiche –, cantavano in coro gli inni della rivoluzione con grandi schitarrate, abbaiavano contro i borghesi italiani con incredibile disprezzo, come se fossero stati degli assassini, come se l’intera popolazione fosse composta da idioti che certe cose se le potevano bere solo così e a tutti i crocicchi, fra quelle rovine che sembravano un errore, un’illusione ottica, in tutti i blocchi stradali non la smettevano un momento di abbaiare contro il marcio mondo capitalista e la borghesia italiana traditrice, che loro chiamavano reakcija. Il nome di Tito, in cui rumoreggiavano le correnti della storia, appariva nelle grondanti scritte catramose, si attaccava alle facciate delle case, vibrava nell’aria simile a una parola magica, urlava al cielo così potente che i fringuelli sugli alberi ai Giardini cadevano storditi a terra. Una gran folla proletaria acclamava immaginando le immagini della mente e non quelle degli occhi, preferiva vedere quello che le facevano credere, anziché credere semplicemente solo a quello che vedeva. La gente dalle nostre parti è sempre stata un po’ fiapa, candida, e anche credulona. E come non credere a quella cosmesi ingannevole, a quello specchietto per allodole che inneggiava insieme alla disgregazione e all’unione italo-slava, all’unità e alla fratellanza, all’uguaglianza, all’uomo e al suo buon cuore, alla sua vocazione morale, allo scopo della società e al suo miglioramento, volto all’interesse delle masse... Oh, tutto sarebbe cambiato, tutto, tutto. Tutto quello che sembrava la fine non era altro che un inizio. Grande era il compito al quale si erano accinti. Bisognava rassegnarsi al sacrificio persuadendosi che le sofferenze consentivano il raggiungimento di un qualche scopo remoto ma nobile, il comunismo, dove tutti sarebbero stati uguali. Un sacco di parole, parole tutte zucchero e miele. Era la speranza, era l’utopia. Le menti brulicavano di interrogativi ai quali non si poteva rispondere. Gli inesperti e i goffi non sapevano cosa fare, né chi ascoltare. E se davvero tutto fosse di tutti? E firmavano i manifesti contro la proprietà privata, mentre la reakcija faceva fagotto.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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Credo in tutto ciò che non vedo, e credo poco in quello che vedo. Per fare un esempio: credo che la terra sia abitata, anche adesso, in modo invisibile. Credo negli spiriti dei boschi, delle montagne, dei deserti, forse in piccoli demoni gentili (tutta la Natura è molto gentile). Credo anche nei morti che non sono più morti (la morte è del giorno solare). Credo nelle apparizioni.
Credo nelle piante che sognano e si raccomandano di conservare loro la pioggia.
Nelle farfalle che ci osservano, improvvisando, quando occorra, magnifici occhi sulle ali.
Credo nel saluto degli uccelli, che sono anime felici, e si sentono all'alba sopra le case...
In tutto credo, come i bambini. In una sola cosa non credo: nell'uomo e nella donna, che esistano ancora. Posso sbagliarmi, ma essi mi sembrano ormai luoghi comuni, simulacri di antichi modelli, canne vuote, dove, nelle notti d'inverno, fischia ancora, piegandole, il vento dell'intelligenza, che li sedusse.
Da ‘Corpo Celeste’, Anna Maria Ortese
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LA BOTTEGA DEL MACELLAIO: CERCA DEL TARTUFO, COOKING CLASS E CENA “ALL IN A DAY”
La Bottega del Macellaio dei Mongiorgi, storica realtà di Savigno, Bottega Gastronomica e Ristorante a base di Tartufo, nel piccolo comune di Valsamoggia, in provincia di Bologna, sta trasformando la tradizione legata al territorio e all’attività della bottega in un’esperienza culinaria a 360 gradi. Come? Con un pacchetto turistico pensato da Amedeo Mongiorgi, figlio di Guido e Anna, per una clientela internazionale che alla passione per il cibo unisce l’immersione nelle tradizioni locali. La giornata inizia con la cerca del tartufo nei boschi vicini, guidata da Guido, tartufaio esperto, e continua con due cooking class. Nella prima Anna Maria, maestra della pasta fresca, insegna come realizzare tortellini e lasagne, mentre Guido mostra i segreti della norcineria emiliana, dalla salsiccia al salame. La giornata culmina con una cena in bottega, dove i partecipanti degustano i frutti del loro lavoro: gnocco fritto, ciccioli e il tartufo trovato durante la mattinata, servito su piatti tipici a base di carne. Questa proposta ha già attirato visitatori da tutto il mondo, rendendo Savigno un piccolo epicentro gastronomico internazionale.
Fonte: “La Bottega del Macellaio: cerca del Tartufo, cooking class e cena ‘All in a day’”di Gaia Borghi, Eurocarni 10/24
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Exit 5, Roberto Vitali a cura di Patti Campani, Roberta Fanti, Gianni Pedullà, Gaetano Buttaro, Anna Boschi
Nel Gennaio scorso è scomparso Roberto Vitali, intellettuale, storico e critico d’arte contemporanea. Collaboratore di numerose testate giornalistiche e emittenti radiofoniche. Fondatore insieme ad Arrigo Grazia e altri dello Spazio Cultura Navile e successivamente di Zoo, spazio autogestito da un gruppo di artisti e del quale era il presidente. Vitali era profondamente impegnato anche in campo sociale: nota era la sua attività di sensibilizzazione verso i diritti delle minoranze e di propaganda a favore della pace, la sua attenzione all’annosa e irrisolta questione palestinese. Ad un anno esatto dalla sua scomparsa siamo riusciti ad organizzare una grande manifestazione in suo ricordo. Oltre trecento artisti hanno aderito all’iniziativa. Hanno dato il proprio contributo numerosi intellettuali e esponenti della cultura: Renato Barilli, Roberto Daolio, Valerio Dehò, Edoardo Di Mauro, Giuliana Galli, Arrigo Grazia, Patrizia Landi, Monica Miretti, Alberto Zanchetta. Hanno aderito molte associazioni culturali e gallerie d’arte, mettendo a disposizione i propri spazi per accogliere il lavoro di tutti i partecipanti: Gall. Ariete, Gall. Cavalieri, Contropiani, Fiorile Arte, Interno e Dum Dum, Istituto di Cultura Germanica, Laboratorio Whitman, Maison Francaise, Neon, Quartiere S. Vitale, Sesto Senso, Spazio Cultura Navile. La mostra comprende: -“Exit”, quinta edizione della rassegna ideata dall’associazione culturale C. Voltaire di Bologna, e che quest’anno sarà dedicata a Roberto Vitali che ne curò la prima edizione, ideandone anche il titolo. -“Social Duty”, progetto internazionale di Mail Art interamente dedicata al critico bolognese che ben conosceva e apprezzava questa forma d’arte. -“Roberto Vitali” personale omaggio degli artisti che lo conoscevano, con la presentazione di opere a lui dedicate. Organizzatori: Patti Campani, Roberta Fanti, Gianni Pedullà, Gaetano Buttaro, Anna Boschi. gennaio 2001
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Invito
Pavilion Locust Valley
Generazione Marginali Attivi Ovunque - Active Marginal Generation Everywhere
Vengono presentati per questo evento collettivo 28 artisti selezionati di diversa nazionalità in 28 singole sale, ognuno con una personale di opere scelte.
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea è lieta di inaugurare dal 15 al 24 novembre 2024 presso il Pavilion Locust Valley, in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque” e in contemporanea con la 60. Biennale Internazionale di Venezia 2024, l’evento internazionale “Generazione Marginali Attivi Ovunque - Active Marginal Generation Everywhere”, a cura di Sandro Bongiani con 28 artisti selezionati presenti in 28 singole sale, ognuno con significative opere scelte per questo evento a loro dedicato.
Dopo la mostra del progetto internazionale dal titolo “LiberaMente / Is Contemporary Art a Prison?” a cura di Sandro Bongiani, presentato ufficialmente il 2 ottobre 2023 presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace ecco un altro importante appuntamento sul tema dello straniero ovunque, ovvero,“Generazione Marginali Attivi Ovunque”, in cui viene segnalata la condizione di diverse generazioni di artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare spesso nell’isolamento collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio solitario e personale. Sono presenti a questo evento collettivo, ognuno con una propria personale artisti importanti come: Ray Johnson, Guglielmo Achille Cavellini, Shozo Shimamoto, Clemente Padin, Lamberto Pignotti, Giovanni Fontana, Paolo Scirpa, Marcello Diotallevi, Giuliano Mauri, Giulia Napoleone, Pietro Lista, Paolo Gubinelli, Giovanni Leto, Coco Gordon, Anna Boschi, John M. Bennett, Nicolò D’Alessandro, Enzo Patti, Serse Luigetti, Franco Panella, Ryosuke Cohen, Ernesto Terlizzi, Mauro Magni, Andrea Bonanno, Gabi Minedi, Raffaele Boemio, Ruggero Maggi e Reid Wood. Ecco una sorta di convinta rilettura delle proposte in atto presentati per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria presso il Pavilion Locust Valley in cui sono stati coinvolti 28 artisti in altrettanti mostre retrospettive in un lucido e suggestivo percorso, ognuno con la propria specifica personalità e intensità creativa per una condivisione globale via web a 360 gradi in tutto il mondo a basso di emissioni CO2.
Pavilion Locust Valley
“Generazione Marginali Attivi Ovunque – Active Marginal Generation Everywhere”
28 mostre personali di Arte Contemporanea
a cura di Sandro Bongiani
da Lunedì 15 aprile 2024 a sabato 24 novembre 2024
Opening Lunedi 15 aprile 2024 ore 18:00
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
E-MAIL INFO: [email protected]
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
Credits: Sandro Bongiani Arte Contemporanea
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online i numeri 35 e 36 di 'utsanga'
www.utsanga.it (utsanga.it) – online i numeri 35 e 36 (marzo/giugno 2023) con: Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Texas Fontanella, Michael Betancourt, Leah Singer, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Viviane Houle, James Falzone, Sylvain Darrifourcq, Lina Allemano, James Meger, Sissel Vera Pettersen, GAP – Global Art Project, Carl Heyward, Wellington Amancio, Gianluigi Balsebre, Fabio…
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Pistoia. Festival 'Giallo Pistoia', dal 12 al 15 aprile: il tema 'Misteri e casi irrisolti italiani'
Pistoia. Festival 'Giallo Pistoia', dal 12 al 15 aprile: il tema 'Misteri e casi irrisolti italiani'. 'Misteri e casi irrisolti italiani' è il tema della XIV° edizione del Festival del Giallo che, sotto la direzione artistica di Giuseppe Previti, si terrà a Pistoia dal 12 al 15 aprile. La manifestazione organizzata dall'Associazione Giallo Pistoia, in collaborazione con il Comune di Pistoia, con il patrocinio e contributo del Consiglio regionale e della Giunta regionale, è stata presentata nel Media Center 'Sassoli' di palazzo del Pegaso. "Pistoia per alcuni giorni sarà la capitale italiana del giallo". Le parole del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. "L'Associazione - ha proseguito - svolge un ruolo davvero unico. C'è un programma di altissimo livello, ma anche la capacità di sapersi aprire alle scuole, perché investire nella lettura vuol dire investire in libertà. Un grande ringraziamento al presidente dell'Associazione Giuseppe Previti che svolge un lavoro instancabile da tanti anni, come cuore e motore di questa iniziativa. Il ringraziamento va anche alla consigliera Federica Fratoni che tanto si spende per il suo territorio e ai volontari che contribuiscono a rendere unico questo Festival". "Questo è un Festival che nasce da un lavoro prezioso - spiega Federica Fratoni membro dell'Ufficio di presidenza – e dalla volontà di un gruppo di appassionati del genere, gli Amici del giallo, che hanno creato un vero e proprio evento culturale che ora si colloca in Italia ai massimi livelli. È un genere che si è andato affermando sempre di più con numeri in grande crescita. Come Consiglio regionale, e qui rappresento anche l'Ufficio di presidenza, ci interessa la promozione della lettura, con tanti progetti e questo è uno dei più interessanti. Arriverà a Pistoia tanta gente per il Festival, ma per gli organizzatori è un lavoro che continua tutto l'anno". A raccontare l'impegno del Comune di Pistoia, l'assessora alla Cultura Benedetta Menichelli: "La nostra amministrazione crede che il Festival sia fondamentale per la città e per la Regione per promuovere una letteratura che si sta affermando a livello nazionale e l'obiettivo è di farlo crescere sempre di più anno dopo anno. La manifestazione si sta sviluppando anche fuori dalla Biblioteca San Giorgio aprendosi a tutta la città. Il ruolo dei volontari è fondamentale. Ricorderemo questa edizione anche per il ricordo del fumettista Luca Boschi recentemente scomparso". Giuseppe Previti è il direttore artistico del Festival 'Giallo Pistoia': "Siamo uno dei Festival più longevi e la continuità è segno di serietà. Quest'anno abbiamo deciso di dedicare un ampio spazio ai Misteri e i casi irrisolti italiani. Del caso del mostro di Firenze ne parleremo con Roberto Taddeo, che ha scritto un'antologia, e presenteremo una pubblicazione uscita in questi giorni di due autori fiorentini, Edoardo Orlandi ed Eugenio Nocciolini, che hanno ricostruito la storia dal punto di vista delle vittime. Per il caso di Emanuela Orlandi sarà presente con una testimonianza personale il fratello Pietro". Saranno una trentina gli ospiti che animeranno le giornate del Festival e incontreranno il pubblico, affrontando i misteri che hanno lasciato dietro di loro, sofferenze e domande senza risposte. Tra i tanti nomi presenti al Festival: il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale vicario della Pubblica Sicurezza, Maurizio De Giovanni, Massimo Carlotto, Alessandro Berselli, Alessandro Robecchi, Piergiorgio Pulixi, Bruno Morchio, la criminologa Anna Vagli, Pietro Orlandi e il giornalista Sigfrido Ranucci della trasmissione Rai 'Report'. Quella di quest'anno, sarà una edizione diffusa, con appuntamenti in vari luoghi della città, anche se il punto di riferimento della manifestazione resta la Biblioteca San Giorgio. Il Festival ha avuto un'anteprima sabato 30 marzo con l'inaugurazione della mostra 'Matite in Giallo', opere di disegnatori di fumetti e umoristi che, da tutta Italia, hanno aderito all'invito di inviare opere declinate alla letteratura gialla. La mostra è ospitata nell'Atrio del Palazzo Comunale, in piazza Duomo, a Pistoia e sarà aperta fino al 14 aprile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Ritratto
Ortese: chi sono io?
Amica, ma delle vittime
di Anna Maria Ortese
("La Stampa", 19 giugno 1990, a pag. 17)
Bisognerebbe essere grati – nel secolo dell’immagine, e della divorante ansia di essere guardati, o comunque ammirati – a una rivista come Leggere, e a una firma elegante e avveduta come quella di Ginevra Bompiani, per le sei pagine dedicate alla Ortese. Voglio dire: la Ortese dovrebbe essere grata. Ma chissà se lo è. Dico proprio così: «la Ortese», come se questo nome non mi riguardasse, e io fossi un semplice lettore della rivista. E, in realtà, nella mansueta figura qui rappresentata, divisa tra grigie preoccupazioni familiari, lodi ripetitive (che mi ricordano tanto un celebre personaggio della Austen) per la piccola città in cui vive, e trepidazione per trappole lontane («il Topo di Siena»), senza dire di assurde affermazioni di timore (in una città di «buonissimi»!), io non mi riconosco. Nè mi riconosco, se non in minima parte, in quel bellissimo titolo: «Amica al vivente». No, Ginevra s’inganna. Io non sono, se non qualche volta, e per stretto dovere, amica al vivente.
Se Ginevra avesse rintracciato (e guardato) qualcuno dei miei libri più perduti alla memoria dei lettori, o anche uno solo di essi, Toledo, avrebbe compreso che io non sono amica al vivente, altro che nel comune sentimento dell’orrore per l’inferno in cui apparentemente salvi o meno – viviamo tutti: e un istante solo. Non amica al vivente, dunque, se per vivente, o viventi, devono intendersi anche tutti gli esseri umani nella loro stagione del trionfo, della vanità, del cinismo, e infine della crudeltà e il disprezzo per i loro «inferiori» (in potere), e comunque per i vinti. Non in questo senso. Amica agli uccelli, e a tutti i figli della Natura, sempre; non amica – e non sempre, o quasi mai – alla natura umana.
Mi avesse interrogata, Ginevra, prima di scrivere (ma nessuno lo fa), avrei dato risposte precise, e mi sentirei, guardando il bel ritratto, meno tradita. Persona di pace avrei voluto essere (come Ginevra mi vede), ma vivendo sono diventata persona di guerra. E la mia guerra, ora in fine, è stata guerra silenziosa, il grido silenzioso di chi è oppresso dall’Universo intero, e dai suoi sicari: bellezza, tempo, primavera, fortuna; e poi giustizia ridotta ad esecuzioni continue, e sommarie, del più inerme, e sicuramente «prigioniero».
Non amica al vivente in genere, allora, ma al vivente che piange da ogni parte: nei boschi, all’alba, prima del massacro; nelle città perdute ad ogni ora del giorno; nei continenti desertificati (e derubati di quel che resta) eternamente. Viventi come orfani di giustizia, predati senza tregua dalle forze vincenti, cacciati come lupi, e – se lupi – accusati di non essere l’Uomo! Amica di tutto il vivente non è quindi possibile, senza tradimento della propria ragione. E io non voglio tradirla.
Ma non mi sento nemmeno di vivere in una illusione, o di vivere di una intelligenza senza speranza, come suggerisce una nota di redazione. Il disprezzo e l’ira contro il Male (riconoscibile nella perfetta definizione filosofica di Nulla Attivo) che domina tutto questo secolo, e tutto il pianeta (cosa mai accaduta prima), questo disprezzo e quest’ira non sono inutili, aprono invece la guerra inevitabile, se deve esservi una riconquista degli alti Territori perduti. Ed è forse vero che non vi è molta speranza di approdare a un futuro, di ottenere salvezza per questo pianeta e questa vita. Ma se (con l’eccezione degli Uccelli) tutto il pianeta ne fosse indegno? E solo qui, ora in questa condizione di terrore e malinconia, si effettuasse il carcere, la pena cui siamo (si può arguire dal grande silenzio) destinati? Non sarebbe già salvezza accettarla come «giustizia», come tale patirla?
Ecco, io oso sperare che oltre il carcere del tempo, e di questo pianeta, e anche di questo Universo bruciato dal tempo, vi sia qualcosa: di solido, di fermo, di purissimo, di senza fine calmo e bello. Il porto dov’è disceso finalmente Keats, la notte del 23 febbraio 1821, a Roma – vero Cristo della Bellezza – e dove forse è scampato Shelley, dalla improvvisa tempesta, con la sua «aziola»: «Oh come fui felice quando seppi / che non era per nulla cosa umana, nè un essere / simile a me da temere e da odiare!»
I Poeti inglesi, come un gruppo di arcangeli precipitati in questi deserti (nel medesimo periodo «apparvero» anche, come meteoriti, Pushkin in Russia e l’uomo delle Ricordanze in Italia), mi assicurano che da qualche luogo di gioia cadono qui, per essere crocifissi e illuminare il mondo, gli uomini della luce. Testimoni di una terra inimmaginabile, di cui solo l’alta matematica racchiude l’ipotesi. Terra imperitura, dove tornano con dolcezza tutti gli uccisi e i sacrificati dell’Essere. Non – credo – illusione, nè rifugio estremo alla assoluta desolazione. Ma calcolo eseguito nella notte della vita, nell’assedio della ragione, contabilità scintillante delle isole, i mari, i nomi, le navi di luce, di cui l’Essere – non il Nulla – ha scoperto una volta il passaggio, qui e ne ha fissato sulle mappe tormentate della memoria le orme indelebili, e la non vanificabile direzione.
…e poi questa lettera all’amico Giorgio Di Costanzo
Rapallo - 22 - 6 - 90
Caro Giorgio - se hai visto una mia "lettera" sulla Stampa - cancella - con la mente - il titolo perché non è mio - e mi è dispiaciuto vederlo. Avevo scritto solo: "Non a tutto il vivente." - E' andata così.
- Stai bene. Aff.te - Anna Maria
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Lacmus Festival 2023
La settima edizione di Lacmus Festival si terrà dal 6 al 17 luglio sul Lago di Como in Tremezzina, a Bellagio e in Brianza, con artisti di fama internazionale e talenti emergenti, insieme ai direttori artistici Louis Lortie e Paolo Bressan in ben 12 concerti. La programmazione di quest’anno sarà incentrata su Sergej Rachmaninov, di cui ricorrono il 150° anniversario della nascita e l'80° della morte, che fu uno dei più grandi virtuosi del pianoforte e al suo strumento dedicò numerosi capolavori, spesso di enorme complessità tecnica per l’interprete. Nel programma del Festival verranno inclusi compositori che hanno vissuto fuori dalla loro patria, come l’ungherese György Ligeti, di cui si ricroda il centenario della nascita, o il russo Igor Stravinskij. Obiettivo di Lacmus Festival è onorare lo spirito di resilienza che ha accompagnato l’esilio forzato di tanti grandi musicisti, la cui forza creativa ha saputo vincere le difficoltà che da sempre accompagnano chi lascia la propria patria tra Villa del Balbianello, Villa Carlotta, il Santuario della Madonna del Soccorso ad Ossuccio, la Greenway del Lago di Como, il Grand Hotel Tremezzo, Castello Durini ad Alzate Brianza e Villa Melzi a Bellagio, oltre a nuove location, come il Parco Teresio Olivelli di Tremezzo e l’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana, immersa nei boschi ed accessibile solo a piedi. Fra le sorprese che accompagnano Lacmus Festival, c’è la prima edizione del Premio per pianisti Guglielmina Durini Litta contessa di Monza, in omaggio alla nobildonna milanese nata nel 1837 e scomparsa ai primi del Novecento, infaticabile promotrice culturale ed eccellente pianista. Il Premio, in collaborazione con LacMus Festival, sarà assegnato nel corso della serata con il concerto in programma a Castello Durini, il 9 luglio. Il sipario si aprirà giovedì 6 luglio a Villa del Balbianello con il direttore artistico di LacMus Festival Louis Lortie, insieme ad un violoncellista emergente, il coreano Jaemin Han, risultato il più giovane vincitore nella storia del prestigioso Concorso Enescu nel 2021. Venerdì 7 luglio Lacmus Festival farà tappa a Villa Carlotta, e vedrà riunito il duo formato da Louis Lortie e Hélène Mercier, che hanno spesso condiviso avventure concertistiche e discografiche. Over the Rainbow è il titolo del terzo concerto, in programma a Villa Melzi d’Eril sabato 8 luglio, con star della serata il soprano Anna Pirozzi, considerata una delle massime interpreti del repertorio verdiano della sua generazione, in un viaggio musicale tra le più note arie del repertorio operistico, per approdare al musical e alla canzone napoletana. Domenica 9 luglio il festival si sposta in Brianza, al Castello Durini di Alzate, per A Night at the Castle, con l’italiano Giovanni Bertolazzi, premiato al Concorso Liszt a Budapest nel 2021, e l’ucraino Illia Ovcharenko, che nel 2022 ha vinto l’Honens International Piano Competition. Per il pubblico martedì 11 luglio l’appuntamento è in mattinata all’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana, con Luca Giovannini, primo premio al Johannes Brahms Competition e al Grand Prize di Salisburgo. Nella stessa giornata ritorna la Greenway Musicale del Lago di Como, dove si alternano passeggiate ed ascolti di intermezzi musicali, affidati ad una schiera di giovani e talentuosi interpreti. L’affascinante soprano tedesco Christiane Karg sarà la protagonista mercoledì 12 luglio insieme al baritono Michael Nagy, per Aimez-vous Brahms, interamente dedicato al genio tedesco a Villa Carlotta, dove il compositore soggiornò. Pwr A Rachmaninov Celebration, giovedì 13 luglio a Villa del Balbianello, ci sara il pianista Alexander Kashpurin, formatosi a San Pietroburgo ed allievo di Louis Lortie. Accanto agli artisti di fama internazionale e ai giovanissimi emergenti, si segnala l’appuntamento con la Cappella Musicale del Duomo di Milano diretta da Monsignor Massimo Palombella, che percorrerà le tappe più significative dell’anno liturgico attraverso il canto gregoriano e la polifonia rinascimentale al Santuario della Beata Vergine del Soccorso di Ossuccio, venerdì 14 luglio. Sabato 15 luglio al Parco Teresio Olivelli di Tremezzo ci sarà Rhapsody in Blue on the Waterfront e un programma molto vario del pianista americano Andrew Von Oeyen e dalla banda di ottoni dei Quintessenza Brass. Non mancherà il concerto all’alba al Parco di Mezzegra, seguito da una sessione di yoga, domenica 16 luglio, con Raffaele Putzolu, uno dei più brillanti chitarristi italiani, e un recital in cui, accanto ad un omaggio a Bach, spiccano pagine di Tárrega, Villa-Lobos e Rodrigo, di ispirazione iberica e sudamericana. Il concerto di chiusura, previsto per lunedì 17 luglio al Grand Hotel Tremezzo, vede insieme l direttore artistico Louis Lortie al pianoforte e Danusha Waskiewicz, viola solista dei Berliner Philharmoniker e della Luzern Festival Orchestra, Jan Vogler, violoncellista di fama mondiale e artista Sony, e Markus Daunert, violinista e cofondatore della Mahler Chamber Orchestra. Read the full article
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