#Angela Cingolani
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Rita Montagnana
Nasce a Torino, il 6 gennaio 1895, da Moisè, direttore della sartoria Bellom e da Consolina Segre, in una famiglia ebrea agiata e di tradizioni socialiste, a quattordici anni, dopo la morte prematura del padre, trova lavoro nella sartoria Sacerdote e, consapevole dei propri diritti, prende subito parte attiva agli scioperi della categoria. A 16 anni è già iscritta alla Camera del lavoro, tre…
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#Aldo Togliatti#Angela Cingolani#Antonio Gramsci#Giuliana Nenni#Mario Montagnana#Marisa Rodano#Palmiro Togliatti#Rita Montagnana
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TUTTE LE DONNE DELLA COSTITUENTE
di Redazione L’ordine dei nomi non corrisponde a quello delle fotografie. Comunque ci sono tutte. Nilde Iotti – Maria Federici – Teresa Noce – Angelina Merlin – Ottavia Penna Buscemi – Adele Bei – Bianca Bianchi – Laura Bianchini – Anna Maria Guidi Cingolani – Elisabetta Conci – Maria De Unterrichter Jervolino – Filomena Delli Castelli – Nadia Gallico Spano – Angela Gotelli – Teresa Mattei –…
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/noos-intelligenza-artificiale-in-breve/?feed_id=905&_unique_id=64c22d9ce2266 %TITLE% Su Noos di Alberto Angela è andata in onda un'intervista ad Roberto Cingolani sull'Intelligenza artificiale. Spiegazioni di una semplicità e una chiarezza disarmanti, per chi se la fosse persa o per chi avesse voglia di impiegare 11 minuti della propria vita per capire in maniera semplice di cosa si parla quando si parla di Intelligenze Artificiali lo consiglio. https://www.youtube.com/watch?v=-u7pjUnalS8
#InformEtica#AlbertoAngela#Divulgazionescientifica#IA#IntelligenzaArtificiale#Noos#RobertoCingolani#Usoconsapevoledellatecnologia
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Il I° febbraio 1945 il diritto di voto in Italia viene esteso anche alle donne e il suffragio diventa effettivamente universale. L’atto che concretizza il diritto di voto fu il decreto legislativo luogotenenziale n.23 del governo Bonomi che vedeva riunite le forze antifasciste. Decisivo fu l’impegno in questa direzione dei nuovi partiti di massa che emergevano dalla fine della dittatura come i principali punti di riferimento popolare.
In un’Italia ancora divisa in due, con il Centro-Sud liberato e la Repubblica di Salò nel Nord occupato dai tedeschi, a Roma su richiesta di De Gasperi e Togliatti la questione venne esaminata dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio 1945. Il 30 si ebbe l’approvazione, ratificata con il decreto luogotenenziale n. 23, datato 1° febbraio 1945.
Il diritto al voto, l’ingresso con piena cittadinanza nella vita politica fu uno dei frutti di quel grande rivolgimento democratico che fu la Resistenza antifascista, la lotta per la liberazione del nostro paese dalla tirannide: il riconoscimento del contributo intelligente e appassionato che tante donne italiane dettero alla lotta contro il fascismo e la guerra.
Nell’ltalia del Nord era ancora occupata dai nazi-fascisti l’annuncio viene da un volantino dei Gruppi di difesa della donna che circola clandestinamente: “Donne italiane, il governo dell’Italia libera ha riconosciuto in questi giorni il voto alle donne. …E’ un diritto che esse si sono conquistate partecipando a tutte le lotte popolari contro tedeschi e fascisti, prendendo parte attiva nella lotta di liberazione nazionale”.
Nel corso della Resistenza la questione era stata posta con forza dalla organizzazioni femminili.
Nell’ottobre 1944 l’UDI, insieme a due associazioni che avevano alle spalle una storia gloriosa, e cioè l’Alleanza femminile pro suffragio e la FILDIS (Federazione italiana laureate e diplomate istituti superiori), inviò un promemoria al capo del governo Bonomi, affinché l’estensione alle donne del voto e dell’eleggibilità fosse tenuta presente nell’elaborazione delle leggi elettorali da introdurre per le future consultazioni.
Nello stesso mese, più esattamente il 25, sempre l’UDI indisse a Roma un incontro con le esponenti di DC, PRI, PCI, PSIUP, Partito d’Azione, PLI, Sinistra cristiana, Democrazia del lavoro e delle due associazioni già nominate. Dalla riunione nacque un Comitato pro voto, che il 27 sottopose un promemoria al CLN nazionale. Il 15 novembre un gruppo di donne presentò una mozione al CLN (DOC. 8a) e nello stesso mese il Comitato pro voto si fece promotore di altre iniziative, come la stampa di un opuscolo e la stesura di una petizione, diffusa dal Comitato di iniziativa dell’UDI, per raccogliere il maggior numero possibile di firme.
Questo il testo della mozione presentata al Comitato di liberazione nazionaleda Angela Maria Cingolani Guidi, Josette Lupinacci, Rita Montagnana Togliatti, Bastianina Musu Martini, Emilia Siracusa Cabrini (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane,
a. I, n. 6, Roma, 15 novembre 1944):
Le rappresentanze dei centri femminili del Partito Liberale, Democratico cristiano, Democratico del lavoro, del Partito d’Azione, del Partito socialista e del Partito comunista italiano interpreti delle diffuse aspirazioni delle donne italiane chiedono al Comitato di Liberazione Nazionale di sostenere presso il governo il diritto delle donne italiane di partecipare alle prossime elezioni amministrative su un piano di assoluta parità cogli uomini.
Benché i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale si siano già da tempo e in più occasioni espressi in senso favorevole all’estensione dei diritti politici alle donne, il governo nel dare inizio alle operazioni preparatorie per la compilazione delle liste e la designazione dei seggi ha mostrato sino ad oggi di voler assolutamente ignorare questo importante aspetto del programma di democratizzazione del paese.
Un tale atteggiamento è in netto contrasto con i principi fondamentali del diritto pubblico della quasi totalità dei paesi democratici, dagli Stati Uniti d’America alla Cina, dall’URSS all’Africa del Sud.
Indicativo per l’Italia in questo senso, ci sembra l’esempio del Comitato di Liberazione francese che nell’annunziare la data delle prime elezioni amministrative, dopo quattro anni di occupazione tedesca, ha contemporaneamente riconosciuto alle donne il diritto di parteciparvi. Del resto in Italia la questione del diritto di voto amministrativo alle donne, sollevata più volte sin dalla proposta Minghetti del 1861, aveva già ottenuta
l’approvazione della Camera nel 1920, con l’emendamento Sandrini che non fu sottoposto all’esame dell’altro ramo del Parlamento per la chiusura di quella Legislatura. Pertanto, l’accoglimento della legittima rivendicazione delle donne italiane si riallaccerebbe anche alla tradizione democratica nazionale del periodo fascista.
Fra i numerosissimi argomenti che potrebbero suffragare la tesi più largamente favorevole alle rivendicazioni politiche femminili si ricorda soltanto che mentre quattro anni di durissima guerra hanno eguagliato nei sacrifici e nei rischi la donna italiana agli stessi combattenti dei fronti, la lotta di liberazione contro i nazifascisti ha dimostrato la piena e consapevole solidarietà femminile con tutti i militanti del fronte interno e delle bande partigiane e quindi la raggiunta capacità di attiva collaborazione anche nell’opera di ricostruzione.
Si sollecita quindi una precisa presa di posizione del Comitato di Liberazione Nazionale sul problema che interessa la metà della popolazione pensante del paese e di cui non può essere ulteriormente rimandata una piena soluzione, senza pericolo di un forte disorientamento delle masse femminili. Soluzioni parziali che eventualmente si prospettassero, tendenti a conferire pieni diritti solo a limitate categorie femminili, urterebbero profondamente quei principi di schietta democrazia per i quali l’Italia ha combattuto e combatte.
Petizione da far firmare dal maggior numero di donne possibile e da far approvare in apposite assemblee, riunioni, comizi femminili. (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane, a. I, n. 7, Roma, 1° dicembre 1944)
Noi donne di ………………………………………. chiediamo
al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative.
Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato, ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi
civili.
Il fascismo con la sua folle politica di guerra ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie, ci ha posto di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini con tenacia e coraggio nei duri mesi dell’occupazione.
Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini del governo e sia finalmente resa alla donna d’Italia quella giustizia e quell’uguaglianza di diritti che è alla base di ogni
ordinamento veramente democratico
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6 lug 2020 09:20
COSA RESTERÀ DI QUESTI ANNI '80? SOLO BERLUSCONI - È L'UNICO NELLA SUA GENERAZIONE A NON AVER VENDUTO L'AZIENDA CHE HA FONDATO. TUTTI GLI ALTRI, VEDI PESENTI, PIRELLI, LUCCHINI, MERLONI, ORLANDO, MARZOTTO, LIGRESTI, DEL VECCHIO, HANNO DOVUTO VENDERE O FONDERE. E ORA È ARRIVATO ALLA BATTAGLIA FINALE, QUELLA CHE INCROCIA. BOLLORÉ, TIM E PERSINO BEPPE GRILLO, RIVELATA DA DAGOSPIA E TUTTORA IN CORSO
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LA DAGO-ESCLUSIVA: BERLUSCONI, GRILLO E IL PIANO DI CHIUDERE LE PARTITE DI BOLLORÉ CON UNO SCAMBIO TIM-MEDIASET - PARTE I
https://m.dagospia.com/grillo-berlusconi-e-il-piano-segreto-per-chiudere-la-partita-della-rete-unica-240304
PARTE II
https://m.dagospia.com/grillo-berlusconi-e-il-piano-per-la-rete-unica-in-mano-italiana-via-cdp-dagoesclusiva-240463
Estratto dall'articolo di Stefano Cingolani per ''Il Foglio''
(…)
Berlusconi è rimasto l' ultimo tra i "condottieri" degli anni Ottanta, l' unico nella sua generazione a non aver venduto l' azienda che ha fondato. Anzi, sta provando a rilanciarla addirittura su scala europea. L' arcinemico Carlo De Benedetti che allora sfidava il Gotha del capitalismo europeo ha ridotto la sua Cir a poca cosa e ha ceduto persino Repubblica, ultimo vero gioiello al quale sembrava più attaccato che alla stessa famiglia. Ci riprova con un nuovo giornale, chiamato Domani, una scommessa sul futuro, per ora su scala ridotta.
Leonardo Del Vecchio ha piazzato la sua Luxottica a Parigi; non è chiaro se sarà al sicuro nelle mani della Essilor, e forse non ne è certo nemmeno lui; intanto prova a scalare Mediobanca anche se la creatura di Enrico Cuccia non tiene più in mano le sorti del capitalismo italiano, quella dei Pesenti, dei Pirelli, Lucchini, Merloni, Orlando, Marzotto, Ligresti, per non parlare della Montedison nella quale tanto denaro privato e pubblico è stato bruciato.
Problemi di eredità, intrighi familiari e spirito imprenditoriale, quella sindrome dei Buddenbrooks che ha colpito le grandi famiglie, l' apertura dei mercati, la globalizzazione, la scarsità di capitali, insomma chi più ne ha più ne metta, i fattori del declino sono davvero molti.
Berlusconi ha risolto la successione con un equilibrio tra le sue due famiglie, che si rispecchia anche nel consiglio di amministrazione della Fininvest. L' ultima assemblea ha confermato Marina Berlusconi (presidente), Danilo Pellegrino (amministratore delegato), Barbara Berlusconi, Luigi Berlusconi, Pier Silvio Berlusconi e Salvatore Sciascia, consiglieri. Assieme a loro, ha nominato Adriano Galliani e Niccolò Ghedini. L' azionariato di Fininvest vede le holding personali di Silvio Berlusconi detenere il 63 per cento circa del capitale, i primi due figli (Marina e Pier Silvio) con oltre il 7 per cento ciascuno, mentre la società comune di Barbara, Eleonora e Luigi ha poco più del 21 per cento.
Ai soci andrà l' intero utile 2019 della capogruppo pari a un ammontare complessivo di 84,2 milioni di euro. La Fininvest ha registrato l' anno scorso un utile consolidato di 220,3 milioni di euro, in crescita rispetto ai 203 milioni di euro di un anno prima. Tutto a gonfie vele? Non proprio: i ricavi si sono ridotti del 12,3 per cento e ammontano a 3.886 miliardi di euro, colpa della flessione della pubblicità Mediaset. Gli investimenti strategici effettuati, in particolare da Mediaset in Prosiebensat, hanno determinato un peggioramento della posizione finanziaria netta: l' indebitamento a fine 2019 è di 1,3 miliardi da 878,8 milioni di fine 2018. E qui veniamo alla scommessa sul futuro.
Un anno fa nasce ad Amsterdam una holding chiamata Mfe, Media for Europe, che fonde la società italiana e quella spagnola e controlla il 20 per cento della tedesca ProsiebenSat. L' obiettivo è creare il nocciolo di una televisione davvero europea. Un progetto che Silvio Berlusconi aveva coltivato fin dagli anni Ottanta, quando entrò in Spagna grazie ai buoni uffici di Felipe Gonzalez, primo ministro socialista, e cercò di stabilire un presidio in Francia con il sostegno dell' allora presidente, anche lui socialista, François Mitterrand che aveva deciso di privatizzare parte della televisione di stato.
Come lo stesso Berlusconi ha più volte raccontato, l' amicizia con Bettino Craxi lo ha aiutato a far breccia tra i socialisti. Ma se a Madrid le cose sono filate lisce, a Parigi s' è messo di mezzo l' allora sindaco Jacques Chirac, gaullista, che poi diventerà presidente delle Repubblica. Con una ordinanza, la mairie, il municipio, proibisce a La Cinq (così si chiamava la rete di Berlusconi alla cui guida era stato nominato Carlo Freccero) di collocare un' antenna sulla torre Eiffel. Un duro colpo che limitò moltissimo la capacità di trasmissione mentre cominciava una martellante campagna contro "la télé Coca Cola". L' avventura durò sei anni e si concluse nel 1992 mentre in Italia scoppiava Tangentopoli.
Adesso ci riprovano i figli Marina e Piersilvio, ancora una volta gli avversari parlano francese con l' aggravante che oggi sono nemici interni guidati da Vincent Bolloré il quale, attraverso Vivendi, detiene il 28,8 per cento di Mediaset. Una volta fuse le attività italiane e spagnole in Media for Europe e dopo che saranno state assegnate le azioni a voto speciale A, Fininvest deterrà il 47,88 per cento dei diritti di voto della nuova holding, Vivendi il 10,42 per cento, mentre Simon Fiduciaria (dove il gruppo francese ha parcheggiato la sua quota principale per non incappare nella legge Gasparri visto che è anche il maggior azionista di Tim) ne avrà il 20,81 per cento.
Il calcolo fatto da Mediaset si basa sui proposti rapporti di cambio e assume che gli azionisti mantengano inalterata la propria partecipazione nel capitale sociale, che attualmente vede Fininvest al 44,18 per cento (con il 45,89 per cento dei diritti di voto) e Vivendi al 28,80 per cento, con diritti di voto che le spettano direttamente per il 9,98 per cento, mentre Simon Fiduciaria può esercitarne il 19,94 per cento. L' operazione Mfe viene vissuta da Bolloré come un tentativo di aggirarlo mettendolo con le spalle al muro. Di qui le denunce e i ricorsi giudiziari.
La vicenda è degna dei migliori azzeccagarbugli, infatti spopolano nei tribunali di Amsterdam e di Milano che hanno dato ragione a Mediaset, come in quello di Madrid la cui decisione è attesa forse la prossima settimana. La fiduciaria Simon, sotto la pressione delle autorità italiane, ha immobilizzato il più importante pacchetto di Vivendi che potrebbe essere scongelato solo se cambiassero gli equilibri in Tim dove i francesi, un tempo dominanti, sono ridotti a socio finanziario che deve contrattare ogni mossa con il fondo Elliott e la Cassa depositi e prestiti.
Una doppia gabbia dalla quale Vivendi non riesce a uscire, tuttavia lo scenario è più che mai in movimento. In ProsiebenSat è entrato (con il 12 per cento) il miliardario della Repubblica ceca Daniel Ketínský, che a Parigi possiede il settimanale Marianne e una quota rilevante del Monde. Il sospetto francese che possa agire di concerto con Mediaset non è stato fugato nemmeno dalle smentite ufficiali. Si è rafforzato nel capitale del gruppo tedesco anche il fondo KKR il quale spunta nella vicenda parallela che riguarda Tim e la sorte della rete fissa. (…)
Secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano finanziario francese Les Echos, Bolloré sarebbe pronto a vendere almeno il 20 per cento del Biscione, sopportando una perdita di 200 milioni, ormai prevista da tempo.
Se i lettori sono riusciti a seguirci in queste intricate battaglie giuridico-finanziarie a cavallo delle Alpi, possiamo introdurre quella che molti considerano la partita decisiva, per la quale è sceso in campo anche Beppe Grillo.
Nel suo blog ha prefigurato un aumento della presa su Tim da parte della Cassa depositi e prestiti più qualche azionista privato italiano, in modo da liquidare Vivendi e sbarrare la strada all' espansionismo di fondi internazionali: KKR disponibile a intervenire in una società nella quale Tim collochi la sua rete insieme a quella di Open Fiber; Macquerie pronto a rilevare la quota dell' Enel in Open Fiber ed Elliott azionista di Tim che attende il momento buono per incassare e intanto si libera del Milan vendendolo ad Arnault. Chi paga? E quanto costa? Ci vuole un bel pacco di euro per "liquidare" tutti questi soggetti, soprattutto Vivendi.
A questo punto voci dal sen fuggite suggeriscono di riaprire un dossier che non era stato mai distrutto, ma soltanto riposto in un cassetto: il matrimonio tra Tim e Mediaset, realizzando quella convergenza tra contenitore e contenuti, araba fenice dell' era digitale. Se ne era parlato nel 2006, poi nel 2014, nel 2016 e ancora nel 2018. Ogni volta la politica si era messa di traverso, però i tempi cambiano.
Un Berlusconi europeista che può votare sì al Mes, ammiratore di Angela Merkel un tempo chiamata (secondo la leggenda) "culona inchiavabile", garante del Partito popolare, desideroso di raddrizzare lo squilibrio con Salvini, pronto a entrare a governo "con una nuova maggioranza" (parole sue), insomma il Berlusconi che potrebbe farsi chiamare di nuovo Cavaliere, diventa tutta un' altra cosa.
Sul versante degli affari potrebbe significare un accordo con Vivendi, sistemando nel reciproco interesse le partecipazioni che finora hanno prodotto perdite e grattacapi. Come? Trovando un compromesso. Vivendi può restare come azionista di minoranza, in Tim, in Mediaset e in Mfe, aspettando il decollo della tv europea che valorizzerebbe anche la sua quota. La grande tregua giuridico-finanziaria farebbe da pendant alla grande tregua politica: un' ampia maggioranza per affrontare la crisi, una coalizione all' italiana nelle forme che la fantasia tricolore consentiranno.
Troppe cose sono incagliate, troppi quattrini congelati, troppi destini politici in bilico. Scenari da solleone, sogni di una notte di mezza estate. O no?
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Oggi #2giugno #FestaDellaRepubblica accolgo l’invito di @anpinazionale e della sua Presidente #CarlaNespolo nel ricordare con una rosa rossa le 21 donne che scrissero la nostra #Costituzione. Un giusto omaggio per le nostre “madri" #costituenti: Adele Bei, Bianca Bianchi che si battè per il riconoscimento giuridico dei figli naturali, Laura Bianchini che lottò per la scuola pubblica, Elisabetta Conci che si occupò degli statuti speciali e di autonomia regionale, Maria De Unterrichter Jervolino in prima linea sul fronte della scuola, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano che organizzò i "treni della felicità" che trasportarono 70 mila bimbi meridionali orfani nelle famiglie del Nord, Angela Gotelli a cui si deve la sfida per il diritto delle donne di accedere agli alti gradi della magistratura, Angela M. Guidi Cingolani che gettò le basi della legge di tutela delle lavoratrici madri, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. A loro il nostro #grazie! #dalleradicilarinascita https://www.instagram.com/p/CA6_lSHq07w/?igshid=yx7kt55ze74s
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SCENARIO/ Di Maio e Salvini mandano all'aria i piani di Merkel e Macron
SCENARIO/ Di Maio e Salvini mandano all’aria i piani di Merkel e Macron
Francia e Germania non si aspettavano forse un risultato come quello uscito dalle urne il 4 marzo. E ora non possono portare avanti la riforma dell'Europa senza Italia. STEFANO CINGOLANI 18 marzo 2018 Stefano Cingolani. Emmanuel Macron e Angela Merkel … by Livio Acerbo #greengroundit #thisisnews
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RAPAGNANO – Il Trofeo Poly Flub si è rivelato un vero e proprio successo con la macchina organizzativa congiunta dell’Abitacolo Sport Club e della CAS Rapagnanese che ha perfettamente funzionato sui prati del Circolo Magnum a Piane di Rapagnano nell’aver ospitato lo svolgimento del campionato regionale FCI Marche insieme ai circuiti Adriatico Cross Tour e Master Uisp Ciclocross Marche.
Un’edizione ampiamente ripagata dalla cospicua partecipazione di bikers (oltre 200) da tutte le Marche e dalle altre regioni del Centro Italia per l’assegnazione dei punti top class e come banco di prova importante per prepararsi agli imminenti campionati italiani FCI a Schio in Veneto tra il 10 e il 12 gennaio.
Protagonisti in positivo delle batterie riservate agli agonisti Nicolò Grini (Bici Adventure Team), Filippo Cerasi (Amici della Bici Junior) e Vincenzo De Angelis (Pedale Teate) tra i G6 uomini, Alice Pascucci (Bici Adventure Team) e Sofia Bartomeoli (Superbike Bravi Platform Team) tra le G6 donne, Francesco Bertini (Olimpia Valdarnese), Morgan Dubini (Superbike Bravi Platform Team) e Giordano Gigli (TRZ Cycling Team) tra gli esordienti uomini secondo anno, Giulia Rinaldoni (Bike Adventure Team), Myrtò Mangiaterra (Recanati Bike Team) e Sara Tarallo (TRZ Cycling Team) tra le esordienti donne secondo anno, Federico De Paolis (Race Mountain Folcarelli Cycling Team), Valerio Pisanu (Race Mountain Folcarelli Cycling Team) e Filippo Ragonesi (Cycling Cafè Racing Team) tra gli allievi uomini, Eleonora Ciabocco (Team Di Federico), Erika Viglianti (Team Di Federico) e Letizia Medori (Team Di Federico) tra le allieve donne, Matteo Laloni (Race Mountain Folcarelli Cycling Team), Philippe Mancinelli (Cycling Cafè Racing Team) e Gabriele Bertini (Olimpia Valdarnese) tra gli juniores uomini, Mario Gabriele Di Mattia (Aran Vejus), Marcello Merlino (D’Amico UM Tools) e Raul Baldestein (Cycling Cafè Racing Team) tra gli open uomini, Giorgia Simoni (Bici Adventure Team), Angela Campanari (Superbike Bravi Platform Team) e Sara Grifi (GC Capodarco) tra le donne open.
Ai nastri di partenza anche Daniele Peschi (TRZ Cycling Team) che continua a fare passerella come unico rappresentante della categoria ID-2 paralimpica, “scortato” dal suo tutor Vanessa Casati, continuando ad inseguire il suo sogno di poter partecipare a un campionato italiano.
Obiettivo podio raggiunto nelle fasce amatoriali per Daniele Paoletti (Passatempo Cycling Team), Cristiano Santolini (Passatempo Cycling Team) e Alessandro Di Donato (Asd Bikenergy) tra gli élite sport, Diego Marincioni (Passatempo Cycling Team), Samuele Agostinelli (Passatempo Cycling Team) e Alessandro Magi (Passatempo Cycling Team) tra i master 1, Attilio Pavone (AK Cycling Team), Emanuele Serrani (Pedale Aguglianese) e Luca Lupinetti (Team Iachini Cycling) tra i master 2, Fabrizio Iaconi (Bike Racing Team), Achille Di Lorenzo (AK Cycling Team) ed Ezio Cameli (Bici Adventure Team) tra i master 3, Alberto Laloni (Abitacolo Sport Club), Andrea Perotti (Autocarrozzeria Rally) e Massimo Viozzi (New Pupilli Uisp) tra i master 4, Pierluigi Quadrini (Bikers Rock n’Road), Paolo Sorichetti (Passatempo Cycling Team) e Mauro Mercuri (Xtreme Bike Team) tra i master 5, Alessio Olivi (Team Cingolani), Luigino D’Ambrosio (Rampiclub Val Vibrata) e Michele Rubeis (Ciclistica L’Aquila-Angelo Picco) tra i master 6, Paolo Pirani (Bikers Rock n’Road), Adriano Conti (Asd Monti Azzurri) e Giulio Conti (New Pupilli CSI) tra i master 7, Franco Di Vita (Avis Sassoferrato), Adamo Re (Bike Racing Team) e Pio Tullio (Ciclistica L’Aquila-Angelo Picco) tra i master 8, Daniela Stefanelli (Team Cingolani), Cinzia Zacconi (New Pupilli Uisp) e Alessia Scarpetta (Sbt Team) tra le donne master.
La società leader a punteggio è stata la Bici Adventure Team che si è portata a casa anche la graduatoria per partecipazione.
I CAMPIONI REGIONALI FCI MARCHE CICLOCROSS 2019-2020
Esordienti uomini secondo anno: Morgan Dubini (Superbike Bravi Platform Team)
Esordienti donne secondo anno: Giulia Rinaldoni (Bici Adventure Team)
Allievi primo anno uomini: Teodoro Torresi (Bici Adventure Team)
Allievi secondo anno uomini: David Rinaldoni (Bici Adventure Team)
Allieve donne: Eleonora Ciabocco (Team Di Federico)
Juniores: Gabriele Torcianti (Bici Adventure Team)
Under 23: Nicholas Malizia (Cycling Team Fonte Collina)
Elite: Marcello Merlino (D’Amico UM Tools)
Open donne: Giorgia Simoni (Bici Adventure Team)
Elite Sport: Daniel Paoletti (Passatempo Cycling Team)
Master 1: Diego Marincioni (Passatempo Cycling Team)
Master 5: Pierluigi Quadrini (Bikers Rock n’ Road)
Master 7: Paolo Pirani (Bikers Rock n’ Road)
Master donna: Daniela Stefanelli (Team Cingolani)
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