#Anello Fuso
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Recupero crediti
mi è dovuto un sogno l'isola la barca la macchina si muove non sarai abbandonata
mi è arrivato un sogno una scala di legno una botola pane scaldato da una mano sul fuoco
sogni arretrati un anello fuso, mai regalato trasformato in pendente da collana una scala e vetrate sono felice di rivederti
mi è dovuto un ricordo due ragazze che cantano canzoni inventate o tradotte al momento
dove sono stata? quanti sogni e ricordi devo recuperare?
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Un articolo pubblicato sulla rivista "The Astrophysical Journal" riporta uno studio sull'anello di Einstein soprannominato Anello Fuso per il suo aspetto "liquido" e perché è stato individuato nella costellazione della Fornace. Un team di ricercatori ha utilizzato osservazioni condotte con il telescopio spaziale Hubble e con lo strumento FORS 2 sul VLT in Cile dell'oggetto formalmente classificato come GAL-CLUS-022058s per studiare le sue caratteristiche fisiche. L'anello è in realtà una galassia la cui luce è stata distorta da una lente gravitazionale e, secondo le conclusioni dello studio, è lontana circa 9,4 miliardi di anni luce dalla Terra.
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🌞€138,00🌞 Neolitico è un anello a fascia larga, solida, potente. Manuel l'ha creato plasmando la materia in maniera istintiva, spontanea. Come un panneggio avvolge il dito confortevolmente. Il gioiello dal gusto deciso è fuso in Argento 925 brunito e spazzolato in modo da ottenere un forte contrasto opaco. Larghezza della fascia: 16 mm. Peso: 30 gr. #manuelbozzi #neolitico #materia #argento925 #fascia #sterlingsilverjewelry #instajewelry #fattoamano (presso Manuel Bozzi Store - Pontedera) https://www.instagram.com/p/CVpg3FvL_BS/?utm_medium=tumblr
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Ottobre 2021
Risveglio del vulcano monte Aso.
È il più grande vulcano attivo del Giappone, ed è tra i maggiori al mondo. Esso si trova nella prefettura di Kumamoto, sull'isola di Kyūshū. La sua vetta è a 1592 m s.l.m. Il monte Aso ha una delle più grandi caldere del mondo.
Più di metà dei vulcani attivi si trovano attorno al Pacifico e formano il cosiddetto “anello di fuoco”.
Alcuni di questi vulcani si trovano su continenti, come nella Catena delle Cascate nel Nordamerica e nelle Ande nel Sudamerica, mentre altri formano catene di isole nell’oceano, come le Aleutine, il Giappone, le Filippine e l’Indonesia meridionale.
Vulcani sono presenti anche nell’area mediterranea.
Gli scienziati hanno stabilito che i vulcani si formano lungo i margini di enormi placche di crosta terrestre, o zolle tettoniche, in movimento, specie dove una zolla oceanica si infila sotto una zolla continentale. Questo processo si chiama subduzione.
Il calore generato da questo processo produce magma (materiale roccioso allo stato fuso) che sale in superficie. Inoltre improvvisi movimenti tra le zolle causano forti terremoti in molte delle stesse zone in cui si verificano eruzioni vulcaniche.
Si possono formare vulcani anche dove le zolle oceaniche si allontanano. Molte di queste eruzioni avvengono sul fondo marino e sono invisibili all’uomo. L'uomo non è in grado di predire con precisione le eruzioni e la relativa attività catastrofica in modo da assicurare una totale incolumità dai pericoli legati ai vulcani, tuttavia grazie alle moderne tecnologie e alla collaborazione con le autorità locali, anche in occasione di eventi eccezionali, si sono potute salvare molte vite.
📚Per approfondire vedi l'articolo:
Vulcani: Sono un pericolo per voi? — BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
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Ognuno dei nostri capi ha una sua storia, si può riconoscersi o meno nel loro stile, ma il loro carattere è fuori discussione. Camicia texana in Oxford Gilet con revers Bandana in lana e yak Anello in bronzo fuso a cera persa. . . . ———————————————- George’s uomo via del Pantheon 58 Roma 📞066794456 www.georges.it [email protected] Info e direct order Whatsapp & voice 📲3479604054. ——————————————— #georgesroma #georgesuomo #menstyle #italianstyle #gentlemanstyle #outfitoftheday #menwithstreetstyle #menswear #fashioninspiration #bestlook #fashiondetails #instafashion #stylelife #inspiration #lifestyle #influencer #stylish #instastyle #fashionblogger #fashionlover #fashion #influencer #instapicture #fashionaddicted #fashiondiaries #details #lookoftheday #menswear # dappergentleman (presso George's uomo) https://www.instagram.com/p/CI-8ncIgl4Z/?igshid=1tlxsyd933cdz
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Lezione del 19/11/2019
Sigillo aureo.
Nome🎀: Anello di Isopata.
Autore🎀: Sconosciuto.
Data🎀: 1500 a.C.
Materiale e tecnica🎀: Oro fuso. Le figure sono scavate, è dunque un sigillo.
Contesto originale🎀: Sia in ambito minoico sia in ambito miceneo erano comuni i gioelli aurei che rappresentavano scene a carattere religioso. I soggetti sono donne senza volto con un vestito lungo aperto davanti, che simboleggiava una sacerdotessa minoica. Le teste non sono umane; Evans pensò a delle mantidi religiose. Aveva una funzione prestigioso-amministrativa.
Ritrovamento🎀: È stato ritrovato in un corredo funerario da Evans.
Collocazione attuale🎀: Museo Nazionale Archeologico di Heraklion.
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Nome: Anello di Nestore
Autore: Sconosciuto
Data: II millennio a.C. (1500 ca.)
Tecnica: Oro fuso
Luogo di conservazione: Museo Nazionale Archeologico di Heraklion
Contesto originale: Sia in ambito minoico, sia in ambito miceneo erano comuni gioielli aurei che rappresentavano scene con un carattere probabilmente religioso. Erano forse indossati dai “wanax” per sigillare alcune tavolette o iscrizioni importanti.
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Lezione del 9/11/2019
AUTORE: Sconosciuto
NOME: Anello di Isopata
DATA: 1500 a.C.
MATERIALE E TECNICA: Oro fuso
LUOGO DI CONSERVAZIONE: Museo Archeologico Nazionale di Heraklion
CONTESTO ORIGINALE: Il sigillo ritrovato in un corredo funerario, aveva un forte valore prestigioso-amministrativo. Il soggetto, molto comune nella realtà micenea, alcune sacerdotesse con il vestito tipico e con la testa da insetto (mantide religiosa o ape) aveva portato Evans a credere la società minoica una società matriarcale.
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7 aprile
📜🔭✨ 𝓐𝓢𝓣𝓡𝓞𝓝𝓞𝓜𝓘𝓐 — verifica teoria sui seguenti aggeggi: 𝒶𝓈𝓉𝓇𝑜𝓁𝒶𝒷𝒾𝑜, 𝓃𝑜𝓉𝓉𝓊𝓇𝓁𝒶𝒷𝒾𝑜, 𝒹𝒾𝓈𝒸𝑜 𝒹𝒾 𝓃𝑒𝒷𝓇𝒶, 𝓈𝒻𝑒𝓇𝒶 𝒶𝓇𝓂𝒾𝓁𝓁𝒶𝓇𝑒 Martedì iniziavano ufficialmente le verifiche per Lorcan Scamander. In mattinata ci sarebbe stato il test di pozioni che lo avrebbe messo alla prova con la preparazione del distillato di morte vivente. Non trovava moltissimo interesse nella materia ma era più che pronto per una pozione di quel tipo. La verifica che però attendeva quasi con trepidazione, perché gli piaceva far bene nella sua materia preferita, era quella di astronomia. Lesse, prese la sua penna dal piumaggio blu e iniziò a scrivere con grafia pulita e precisa le risposte. 𝘓'𝘈𝘴𝘵𝘳𝘰𝘭𝘢𝘣𝘪𝘰 Dal III secolo a.C. fino ad oggi con il termine astrolabio (in greco astrolábon, da astron + lambánō = che prende/comprende le stelle) sono stati chiamati strumenti spesso molto diversi tra loro. Si va dai grandi strumenti armillari adibiti a rilevare le posizioni degli astri, come l'astrolabio armillare di Claudio Tolomeo (II sec. d.C.), agli strumenti di modeste o piccole dimensioni utilizzati nel calcolo astronomico o in marineria: l'astrolabio piano, l'astrolabio universale, l'astrolabio universale Rojas, l'astrolabio nautico. Il funzionamento dell’Astrolabio si basa sul fatto che il movimento (apparente) della sfera celeste è il risultato della combinazione dei movimenti terrestri di Rotazione in un giorno e di Rivoluzione in un anno: infatti in un disco dovremmo scegliere il giorno dell’anno e sull’altro l’ora del giorno: facendo coincidere i due punti scelti avremo la rappresentazione del cielo in quel momento. Come è costituito L’Astrolabio? L'oggetto si compone di due dischi: nel primo c’è la mappa stellare ed il calendario annuale, con i mesi ed i giorni. Al centro della mappa c’è il Polo Nord celeste, ossia la stella Polare (è sotto il perno, ma si possono vedere l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore). La striscetta mobile serve per facilitare il puntamento e si chiama Alidada, una parola araba che significa ‘asticella’, e contiene la linea di fede (la linea nera che serve per fissare un punto preciso). Il secondo disco contiene il cerchio orario giornaliero, da 0 a 24, e la finestra del nostro Orizzonte con i punti cardinali. E’ evidente che cambiando il luogo di osservazione cambia la porzione di cielo visibile e cambia anche la proiezione dell’Orizzonte locale rispetto al Polo. Per queste ragioni occorre calcolare, per ogni latitudine, sia la mappa del cielo in proiezione polare che il disco orario con la finestra dell’orizzonte. 𝘓𝘦 𝘚𝘧𝘦𝘳𝘦 𝘈𝘳𝘮𝘪𝘭𝘭𝘢𝘳𝘪 Un oggetto straordinario, la sfera armillare. Si racconta che la sfera armillare sia stata inventata dall’astronomo greco Eratostene nel 200 a.C. per decifrare i cieli e il movimento delle stelle intorno alla Terra. Al suo centro era collocata una sfera che rappresenta il nostro pianeta, sormontata da quattro anelli circolari. Nei secoli l’aspetto della sfera armillare ha subito dei cambiamenti in corrispondenza delle nuove scoperte astronomiche. Prima dell’invenzione del telescopio, questa sfera era lo strumento principale con cui gli astronomi determinavano la posizione degli astri. Durante il Rinascimento, la sfera armillare rappresentava uno dei meccanismi più complessi in uso. Molti personaggi storici si sono fatti ritrarre con una mano poggiata su di essa come simbolo della propria saggezza e conoscenza. Una delle sfere più antiche pervenute si attribuisce all’astronomo cinese Zhang Heng e risale al 25 d.C. Utilizzare una sfera armillare per determinare la posizione delle stelle richiede una notevole abilità: un anello rappresenta l’orizzonte che divide il globo in due emisferi; un secondo anello, collocato perpendicolare al primo, segna il meridiano; infine i due anelli rimanenti indicano la latitudine e la longitudine. Al centro di questi ultimi, rispettando una data angolatura, si colloca una sottile verga di metallo chiamata nomun. Se posizionata correttamente, di notte la verga dovrebbe puntare in direzione della Stella Polare. 𝘐𝘭 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘕𝘦𝘣𝘳𝘢 Il disco di Nebra ovvero la più antica rappresentazione al mondo della volta celeste fu rinvenuto nell'estate del 1999 da due saccheggiatori di tombe all'interno di una cavità in pietra sul monte Mittelberg, nei pressi della cittadina tedesca di Nebra nella regione della Sassonia-Anhalt. Il Disco di Nebra è una lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all'età del bronzo che raffigura chiaramente fenomeni astronomici e simboli di forte impronta religiosa. Queste applicazioni consistevano inizialmente in 32 piccole placche rotonde, e due più grandi, una rotonda e una a forma di falce; sette delle placche più piccole sono raggruppate in alto tra le due maggiori. Questo Disco rappresenta un vero e proprio complesso, misterioso, arcaico rompicapo. Comunque che ci si trovi in una zona molto “emblematica” sotto il profilo storico-archeologico è avvalorato anche dal fatto che, a soli 20 chilometri dal luogo del ritrovamento, si trova Externsteine, l'osservatorio solare di Goseck, risalente addirittura al V° millennio a.C. il che dimostra che le conoscenze astronomiche esercitate in zona risalgono ad un periodo ancora più remoto del Disco di Nebra. Vi è comunque una certezza che è quella che il Disco rappresenta la più antica raffigurazione del cosmo nella storia dell'umanità finora rinvenuta che anticipa di 200 anni il più antico reperto egiziano. 𝘐𝘭 𝘕𝘰𝘵𝘵𝘶𝘳𝘭𝘢𝘣𝘪𝘰 Dal latino nocturlabium, composto di nocturnus "notturno" e (astro) labium "astrolabio", il Notturlabio è uno strumento astronomico navale, utilizzato per determinare l'altezza della Stella Polare sull'orizzonte e quindi la latitudine, che è pari a tale altezza. Un tipo particolare di esso, detto anche orologio notturno, era adatto anche per determinare l'ora non in base al fuso ma in base alla posizione rispetto alla Stella Polare di certe stelle circumpolari (quindi visibili per tutta la notte).
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Il telescopio spaziale Hubble ha catturato un’immagine di GAL-CLUS-022058s, il più grande e uno dei più completi anelli di Einstein mai scoperti. Questo tipo di struttura è chiamato in quel modo perché è stato teorizzato da Albert Einstein nella sua teoria della relatività generale. Si tratta infatti del risultato di un effetto di lente gravitazionale, che distorce l’immagine di un oggetto dietro una galassia o un ammasso galattico. In questo caso, l’aspetto “liquido” dell’anello e il fatto che sia stato individuato nella costellazione della Fornace ha portato al soprannome di “Anello Fuso”.
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Ferrum è un anello primitivo. Forgiato da una verga d'argento a sezione rettangolare, con pochi gesti Manuel lo ha girato intorno al fuso di battitura donandogli un sapore potente e solenne. Perfetto per una fede nuziale o come promessa di un legame eterno. ⚒���78,00⚒ Anello in Argento 925 brunito e anticato a mano. Il peso del gioiello è puramente indicativo e si riferisce ad una taglia centrale, per questo motivo può variare notevolmente. Misure: 5.5 mm. Peso: 11 gr. #ferrum #anello #manuelbozzi #argento925 #sterlingsilverjewelry #handmadeinitaly (presso Manuel Bozzi Store - Pontedera) https://www.instagram.com/p/COdFlTMrAbo/?igshid=4bef7hwbll0x
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Nome: Sigillo-anello di Isopata Autore: Sconosciuto. Data: 1500 a.C. Materiale e tecnica: oro fuso, figure scavate Contesto originale: nei corredi funerari erano comuni i gioielli aurei sia minoici che micenei rappresentanti scene a carattere religioso con funzione amministrativa e di prestigio. Generalmente i soggetti erano sacerdotesse a cui mancava il volto: nel sigillo in questione i volti sembrano richiamare alle mantidi religiose Ritrovamento: tomba di Isopata, Cnosso Collocazione attuale: Museo Nazionale Archeologico di Iraklion, Creta
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Non c’è nessun complotto eretico su Papa Francesco che non si fa baciare l’anello
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/non-ce-nessun-complotto-eretico-su-papa-francesco-che-non-si-fa-baciare-lanello/
Non c’è nessun complotto eretico su Papa Francesco che non si fa baciare l’anello
Non c’è nessun complotto eretico su Papa Francesco che non si fa baciare l’anello
Nella giornata di ieri, dopo la visita di Papa Francesco al santuario della Madonna di Loreto nel giorno dell’Annunciazione, si sono diffuse diverse voci incontrollate sull’atteggiamento del pontefice che ha negato il bacio all’anello piscatorio da parte di diversi fedeli. Questo saluto al papa è stato ripreso dalle telecamere e il video è diventato virale sui social network. Ma non solo: diversi utenti hanno fatto partire immediatamente delle teorie complottiste che associano presunte tendenze eretiche al gesto di Papa Francesco.
Papa Francesco evita il bacio dell’anello a Loreto | VIDEO
Wojtila e Ratzinger non hanno mai ritratto la mano al bacio all’anello del pescatore. Il vero anello è ancora nella mano di #BenedettoVI° e il segnale è inquietante. https://t.co/ny69tCGbr0 Chi è Papa Francesco? pic.twitter.com/BoiSQ8TCmy
— Barbara Raval (@BarbaraRaval) 26 marzo 2019
Perché Papa Francesco evita il baciamano?
In realtà, Papa Francesco non si è fatto baciare l’anello per una sua precisa disposizione sul saluto al pontefice e non certo perché nemmeno lui riconosce la sua autorità nel portare a termine il ministero petrino. Quando Benedetto XVI ha rinunciato al soglio pontificio, inoltr, il suo anello non è stato fuso come da tradizione, ma è stato semplicemente marchiato con una croce annullando la possibilità che potesse essere utilizzato.
Sin dall’inizio del suo pontificato, infatti, Papa Francesco ha abolito il baciamano (a volte, Francesco non indossa l’anello piscatorio, ma il vecchio sigillo di quando era vescovo di Buenos Aires) per evidenzaire anche in questo piccolo gesto la sobrietà che ha da sempre caratterizzato il suo pontificato. Il saluto al Papa, anche da parte di alte personalità del mondo delle istituzioni, non avviene mai attraverso il baciamano, ma con una semplice stretta di mano. Ai fedeli, invece, Papa Francesco ha concesso più volte abbracci e baci, eliminando quella barriera di formalismo che caratterizzava i rapporti tra il popolo della chiesa e i suoi predecessori.
L’articolo Non c’è nessun complotto eretico su Papa Francesco che non si fa baciare l’anello proviene da Giornalettismo.
La scena al santuario di Loreto ha subito fatto partire tutte le varie illazioni
L’articolo Non c’è nessun complotto eretico su Papa Francesco che non si fa baciare l’anello proviene da Giornalettismo.
Redazione
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repliche rolex sky dweller orologi
Oyster Perpetual Sky-Dweller è un orologio distintivo che viene visualizzato il secondo fuso orario nel disco fuori centro del quadrante. Inoltre, un sistema innovativo per l'impostazione delle funzioni mediante una ghiera girevole ad anello è univoco per repliche rolex orologi . Sky-Dweller è movimento meccanico automatico che è stata completamente sviluppata e prodotta da Rolex, è dotato di un calibro 9001. È protetto da sette brevetti ed è uno dei calibri più complessi sviluppati finora da questo marchio. La sua architettura, la qualità della produzione e le caratteristiche innovative lo rendono estremamente preciso e affidabile. orologi repliche italia acciaio inossidabile 42 mm e oro giallo 18 carati 326933 $ 18,999 negozio Gioielleria ufficiale Rolex per il prossimo orologio Sky-Dweller. Il Rolex Sky-Dweller brevettato presenta un doppio fuso orario, calendario annuale e centro di seconda mano. Sky-Dweller dei due è un orologio più grande (Blancpain è 11,04 millimetri x 40mm), certamente fuori verso l'esterno da uno dei due. Il tuo bambino Rolex Sky residente Quadrante Nero 326939BKAO bianco 18 carati Bracciale in oro Oyster uomini automatici. $ 46,407.50 $ 36,795,00 25% di sconto confronto confronto vista. Vista veloce Quando il Rolex è stato debuttato la collezione di orologi di Oyster Perpetual Sky-Dweller a Baselworld 2012, il mondo della guardia ha svolto un ruolo come previsto. La reazione non fu un'esitazione derivata da nulla di nuovo come presentato alla comunità super-conservatrice. Rolex Sky-Dweller 326939 è un orologio che ha attirato maggiormente l'attenzione a Baselworld 2012. Questo nuovo orologio sportivo è stato originariamente aggiornato versione del modello Sky-Dweller. Facile da mettere Correlati: oro bianco repliche rolex sky dweller orologi d'oro Cielo de Weller oro rosa Patek Philippe Rolex Yacht-Master Rolex, Numero di articolo: 326.933-BLACK È difficile ottenere l'orologio, ho controllato molti posti. Possiamo vedere che il motivo per cui è alta la domanda, la qualità e l'artigianalità sono molto chiari nei dettagli. Possiamo vedere che il motivo per cui è alta la domanda, la qualità e l'artigianalità sono molto chiari nei dettagli.
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“Bisogna tradire tutto per capire cosa si ama… tu sei la maniglia che mi porta nella stanza del mostro”: il feuilleton della crudeltà di Veronica Tomassini e Davide Brullo
Vera e Nathan sono soli al mondo, spogli, divisi, in un 1950 livido di tragedia. Lei è rifugiata a Tel Aviv, lui vaga per l’Europa, limpidamente ossessionato, in omaggio al tradimento, vendendo carte stellari di pregio. “Senza gestire l’ignoto” è un progetto letterario di Davide Brullo e di Veronica Tomassini. Sul blog della Tomassini potete leggere la lettera di Vera; qui la risposta di Nathan. Continueremo a fecondare l’ambiguo e l’astrale. Le prime puntate del carteggio le leggete: qui,qui, qui, qui, qui e qui.
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Vardenis, 28 aprile 1950
…e chi ha il destino di essere amato, chi può armare un giuramento di bronzo su questo destino, chi, chi? Si è amati, sempre, con la forza dell’assoluzione e della dissoluzione, come se le mani fossero un catino pieno di acido, in cui, sfacciatamente, scarnificare se stessi, diventare liquame, ferro fuso, che l’altro, poi, travaserà in un calco… cosa farai di me?, una maschera, una corona, una spada? Dell’altro non si ama l’individualità – una cosa così parziale rispetto alla pazienza degli alberi, così grottesca rispetto alla costanza dell’airone nel filare, ogni giorno, l’alba – ma il punto di rovina, la ragione con cui ci offende e ci mutila, la maniglia che ci porta nella stanza del mostro. Dell’altro amiamo ciò che di noi non vogliamo vedere – la miseria che non possiamo ammettere. Dell’altro amiamo l’eredità – la preclusione alla morte – il preludio al Regno…
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Ruba gli occhiali di Max Brod, Vera, forse capiremo il senso delle profezie di Kafka – un uomo ispirato deve farsi rappresentare nel mondo da un uomo meschino, l’innocenza è il carico geloso della malizia…
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…non capisci, allora, ancora, la necessità di essere fratelli? “Chi domanda, chiede sempre tutto, finché quel tutto non è qualcosa da mettere in tavola, comune come una forchetta, atteso come il pasto”, ti ho detto, in quell’unica notte che fu dono, anzi, nodo, il punto di sutura del secolo, l’unione degli apolidi, dei senza nulla, dei tramandati tra miagolii e pallottole…
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…chiamati a rigenerare il rifiuto, entrambi abbiamo la fortuna di chi non è amato. Per le donne sono l’alieno ricordo di marmo, indimenticabile perché assente, assolto nella vigna dei verbi…
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…cosa si ama di sé: le geodetica della propria generazione o lo stato d’orfano, la necessità che qualcuno fondi per noi una famiglia, una casa ad angolo sul gomito degli angeli?
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…per amare bisogna perdere… bisogna essere perduti finché il rintocco del giorno non avrà neppure il valore di un balbettio… il re Davide sigilla la promessa di Dio pronunciata da Nathan – “ti darò riposo dai nemici – ti farò una casa – ti renderò stabile nel sempre” – con l’adulterio, con il tradimento, ma Dio non lo mutila, lo delinea nel perdono… bisogna tradire ogni cosa, bisogna tradire se stessi per capire cosa si ama… sposati Vera, sorella, sposati e io pretenderò la tua vita non appena tu l’avrai promessa a un altro, e capirai che un anello può essere una grotta, un precipizio, e mi vorrai, ancora, scarnificando le cronologie, dando una scansione inedita, impellente ai calendari – gli umani spesso hanno occhi da toro, ed è meno complice un complotto di cani della loro codardia.
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…non sai quante generazioni ho snocciolato, come un rosario, quanti padri mi sono attribuito, quante gesta, una gestazione della paura, un mattatoio di parenti…
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La fratellanza è necessaria per abolire la parentela dal resto degli uomini – ti soffoco? L’amore è una cella o un volo?
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Vardenis, 29 aprile 1950
Armenia è un nome che mi sta tra le dita – Vardenis ha splendore di ciglia – le montagne brillano, bianche, come un’offerta. Forse è qui che voglio vivere – con i monaci che abitano sulle sponde del lago Sevan abbiamo comparato la mia carta delle stelle, svedese, dipinta nel XVIII secolo, con quelle in loro possesso, disegnate tre secoli prima: diverse costellazioni non corrispondono, ad alcune i padri danno il nome degli eroi biblici, Sansone, Abramo, Giuseppe, Maria… tra le stelle tutto ha la crudeltà del candore… Un monaco mi racconta che secondo una leggenda armena l’Arcangelo Raffaele ha ucciso il drago che dominava il Sevan, poi lo ha sbriciolato, lanciando le sue carni, lucide, lucenti, pulsanti, nel corpo del cosmo, “così gli uomini ricorderanno che il male è scintillante, ma si può trafiggere”, conclude il monaco, leggendo qualcosa che è conficcato nella sua memoria da ere, come edera che snatura la corteccia, rende niente la statura del bosco.
Amo la banale obbedienza delle stelle, di cui prevendo la migrazione, così diversa dalla volubilità dell’uomo – stiamo così poco in vita da sconfiggerci, ora per ora. Vorrei amarti come fossi una pietra – come una cosa che escludi, esclusiva.
Ti accerchio – tra poco arriverò da te, sorseggio Armenia, Israele non è promessa a me, è un patto conficcato di elusioni – a volte le case mi sembrano lettere, i prati un poema in terzine: non ho ammissione neppure per il mio nome – per ciò che puoi saperne anche il mio nome è un falso – Anna Achmatova mi ha risposto, ho pensato di leccare le ginocchia della divinità, in venerazione nella città di Pietro – nel biglietto spicca una poesia, ne ricordo alcuni versi, mi sembrano scritti per te, come se fossi un filo elettrico tra Vera e il resto dell’umanità:
Perché è gioia avere gli occhi del ghepardo sulla dorsale e riconoscere che l’asse del collo rimuove le stelle dando idioma al futuro
sai che salire è una disciplina – l’alba ha una natura informe se non sei tu a numerarla
*
I monasteri, sul lago, sembrano guanti di pietra abbandonati lì da millenni, quando il mondo era popolato dai titani e dagli angeli, e non era più giusto, era soltanto più bello. Un monaco che mi sembra un bambino, come se la veste sapesse immortalare l’infanzia infinita, mi porta a un portale – sotto la Croce, a sorreggerla, c’è un leopardo. Il monaco mi parla del leopardo che dai tempi dell’impero persiano scende al Sevan, come se fosse il suo abbeveratoio. Dicono che il lago conservi l’immagine del leopardo, e chi vi s’immerge vede leopardi sotto il filo gelido delle acque. Ogni anno il leopardo uccide un monaco, un novizio – nel leopardo i monaci vedono la Gloria di Dio, una promessa che si avvera nel morso. “Finché qualcuno non passeggerà sulla schiena del leopardo, come in una stanza, usando il suo cranio come leggio e gli occhi come testo sacro”, dice il monaco, ripetendo un poema inazzurrato dai secoli. Negli occhi del leopardo, dice, è inciso il Genesi – guardare negli occhi del leopardo vuol dire sparire dentro la lingua di Dio. Ricordo i tuoi occhi, netti come l’aleph, decimati come la tav, Vera.
*
Vedi… Vera… è bastata la tua noia, una promessa di nozze, la tua magrezza d’ago e d’argento a piantarmi nell’epoca, i tuoi vaneggiamenti per ridurre le mie cicliche perversioni a un cilicio, per sfibrare i verbi in un favore ai morti, che come lupi della sera traggono ossessioni dal bacile del mio costato…
*
Prometti – una promessa d’acqua e di delazione. Cuci per me una coperta – cuci sulla coperta una mappa stellare – assicura alle costellazioni i nostri nomi – così saremo astrali – dormiremo sotto la coperta che hai cucito per me – e non esisterà altro cielo oltre – faremo crollare le stelle sulla nostra lingua,
Nathan
L'articolo “Bisogna tradire tutto per capire cosa si ama… tu sei la maniglia che mi porta nella stanza del mostro”: il feuilleton della crudeltà di Veronica Tomassini e Davide Brullo proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2WEPXmo
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FIRENZE – Il cavallo figura fra gli ultimi animali ad essere addomesticato. Solo sul finire del IV millennio a.C., nelle steppe dell’Asia centrale, per la prima volta il cavallo cessò di essere semplicemente una preda da carne per intrecciare sempre più strettamente il suo destino con quello dell’uomo. A ripercorrere questo rapporto antico e fecondo è, da oggi, la grande mostra “A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo”, a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci e ospitata nella settecentesca Limonaia del Giardino di Boboli a Firenze fino al 14 ottobre.
“Quale sia stato il luogo in cui sia nata e sviluppata la domesticazione del cavallo è ancor oggi uno degli argomenti di più acceso dibattito nella letteratura scientifica. Sembrerebbe, però, del tutto illogico immaginare che il cavallo abbia iniziato la sua millenaria storia di convivenza con l’uomo in un luogo diverso da quello dell’Europa orientale e delle steppe euroasiatiche” scrivono Camin e Paolucci sul catalogo edito da Sillabe.
Strumenti necessari al controllo dell’animale (morsi, filetti, speroni, staffe etc.) sono esposti in mostra accanto a una serie di opere scelte per illustrare, nel modo più diretto e realistico, il ruolo primario che il cavallo ebbe nel mondo antico. I reperti presenti, quasi un centinaio, provengono da decine di musei italiani e stranieri e illustrano un arco di tempo di oltre duemila anni, dalla prima età del Ferro sino al tardo medioevo.
Il percorso, incentrato soprattutto sul mondo italico, è articolato in cinque sezioni, ognuna delle quali è dedicata a un particolare momento storico: la Preistoria, il mondo greco e magno greco, il mondo etrusco e venetico, l’epoca romana e il Medioevo.
IL CARRO DI POPULONIA – Fra i numerosi reperti che, per la prima volta, saranno restituiti alla curiosità del pubblico figura il carro di Populonia. Questo rarissimo esempio di calesse etrusco, rinvenuto alla metà del XX secolo nella cosiddetta Fossa della Biga, è stato ricomposto a seguito del recente intervento di restauro, eseguito proprio in occasione di questa mostra. L’opera, realizzata in legno, ferro e bronzo e databile agli inizi di V secolo a.C., costituiva un veicolo ad andatura lenta destinato al trasporto di personaggi di alto rango.
Di particolare suggestione sono anche due crani equini rinvenuti durante gli scavi della necropoli occidentale di Himera e oggi conservati presso il Museo Pirro Marconi del Parco Archeologico di Himera. Nel 480 a.C., a Himera, i Siracusani sconfissero i Cartaginesi in un violento scontro che portò alla morte di centinaia di soldati e cavalieri. In prossimità del luogo della battaglia sono state rinvenute fosse comuni e tombe destinate ai corpi dei caduti, affiancate da sepolture equine. Gli esemplari esposti in mostra presentano morsi ad anello bronzei, un tipo di imboccatura nota prevalentemente in area iberica, che sembra confermare la presenza di mercenari ispanici entro le fila dell’esercito cartaginese, come testimoniato anche da Erodoto (VII, 165). Il loro rinvenimento risulta straordinario: infatti, nel V secolo a.C. sono assai rare le attestazioni di sepolture equine nel mondo greco e magno greco, ma la risonanza dell’evento fece sì che i soldati e i loro cavalli fossero oggetto di particolari onorificenze.
GALLERY
Pittore di Sabouroff Coppa attica con Atena e il cavallo di Troia Intorno al 460 a.C. Terracotta, dipinta nella tecnica a figure rosse Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Crani di cavallo con morso in bronzo 480 a.C. circa Osso e bronzo Himera, Museo Pirro Marconi del Parco Archeologico
Cavaliere 750-600 a.C. (Arcaico-Cipriota I) Terracotta policroma Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Acquamanile con san Giorgio che colpisce il drago 1400 circa Bronzo Firenze, Museo Nazionale del Bargello
San Giorgio a cavallo XIII-XIV secolo Incisione a rilievo in steatite verde grigio Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Placchetta di scudo raffigurante un cavaliere con lancia su cavallo VII secolo d.C. Bronzo dorato, inciso e punzonato Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Parte di sarcofago con scena di molitura Età antonina Marmo proconnesio Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Chiaramonti
Rilievo del cavaliere Prima metà II secolo d.C. Marmo Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture
Pettorale da cavallo per statua equestre Età augusteo-tiberiana Bronzo a fusione piena Brescia, Museo di Santa Giulia
Urna con scena di trasporto agli Inferi I secolo a.C. Alabastro Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Sonagliera V secolo a.C. Bronzo Piombino, Museo Archeologico del territorio di Populonia
Protome di cavallo “Medici Riccardi” 340-330 a.C. Bronzo fuso, un tempo dorato a lamina e a foglia Firenze, Museo Archeologico Nazionale
CAVALLO E CAVALIERE – Vera e propria sintesi del rapporto fra uomo e cavallo può essere considerata la kylix attica a figure rosse con Atena e il cavallo di Troia, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L’esemplare, dipinto dal Pittore di Sabouroff, attivo tra il 470-460 e il 440-430 a.C., presenta sul tondo interno la raffigurazione della dea Atena seduta su trono, intenta ad accarezzare un cavallo di grandiose dimensioni. L’animale è ornato di tainiai niketeriai, le bende in lana rossa simbolo di vittoria. La maggioranza degli studiosi si trova pertanto concorde nell’identificarvi Atena insieme al Cavallo di Troia, emblema dello stratagemma da lei stessa architettato, che portò alla conclusione della guerra con la vittoria achea. A questi reperti se ne aggiungono molti altri che affronteranno i più diversi aspetti del rapporto fra uomo e cavallo. Nel lavoro quotidiano (esemplificato in mostra da un rarissimo giogo ligneo dai relitti delle navi di Pisa) come nel gioco, nella guerra come nelle celebrazioni religiose i destrieri furono sempre una presenza costante al fianco dell’uomo. Ultimo fra gli animali addomesticati, il cavallo seppe infatti strappare un ruolo di primo piano nell’arte, nella società e nella letteratura del mondo antico grazie alla sua innata bellezza e nobiltà che, inevitabilmente, finivano con l’irradiarsi anche al suo cavaliere.
Come sintetizza Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, “l’intero concetto di questa mostra sembra contenuto in una delle opere che vi sono esposte, una splendida coppia di frontali in bronzo e avorio, del IV secolo a. C., destinati a proteggere il muso del cavallo: il perimetro della lamina sagomata e decorata a sbalzo ne segue pertanto l’anatomia allungata, ma al suo interno, invece di una fisionomia equina, racchiude le sembianze di un volto umano con un elmo sul capo. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola. Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna di fatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”.
La multivisione “A cavallo del tempo”, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino, completa il percorso espositivo con proiezioni di circa 300 metri quadri. La corrispondenza visiva tra opere in mostra e immagini dal vero, insieme a una colonna sonora immersiva, arricchisce il viaggio alla scoperta dell’amicizia attraverso i secoli tra uomo e cavallo.
INFORMAZIONI
“A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo” Firenze, Limonaia del Giardino di Boboli, 26 giugno – 14 ottobre 2018
Prezzo del biglietto biglietto intero € 10.00; ridotto € 5.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni; gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea, insegnanti italiani con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio presso una scuola pubblica o paritaria del Paese
Orario lunedì – domenica 10 – 19 (giugno, luglio, agosto) 10 – 18 (settembre, ottobre) chiuso primo e ultimo lunedì del mese
Servizio visite guidate Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383 e-mail [email protected]
Sito web http://www.uffizi.it
#MOSTRE / A #cavallo del tempo: a #Firenze l'arte di cavalcare dall'Antichità al #Medioevo [#FOTO #GALLERY] #arte #eventi FIRENZE - Il cavallo figura fra gli ultimi animali ad essere addomesticato. Solo sul finire del IV millennio a.C., nelle steppe dell’Asia centrale, per la prima volta il cavallo cessò di essere semplicemente una preda da carne per intrecciare sempre più strettamente il suo destino con quello dell’uomo.
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