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PRIMA PAGINA Tirreno di Oggi sabato, 03 agosto 2024
#PrimaPagina#tirreno quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi spettacolo#amico#giacomo#omaggio#puccini#alessandro#riccio#estate#festival#teatro#sport#ricorda#giacinto#piombino#prezzi#cari#sognare#loro#negli#alberghi#prenotazioni
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Hetalia ☆ World Stars (512, main story) (1/2)
5 days later, I finished. And because it was the 10 most hard-work hours of the week I share it.
Translation notes at the end: ‘cuz I took a lot of “creative freedoms(?)”. Warning: I don’t know Italian, German (my sister know) and Chinese.
Next (2/2) T/N:
Page 1. (Warning: Rough translations)
“Distretto Italia”, this one is obvious “Distric Italy”
“Fratellone” is an informal way to say “big brother”, the formal and literal word is “maggiore fratello” but they’re gangsta.
“Pezzi di merda” is “pieces of sh*t”.
Page 2.
“Chūgoku District”, its name of an island in Japan, but it’s also used to refer to China.
The bad quality in the name of China, so I just invented it: “Great Dinasty”, because the Great Wall and nth dynasties.
“Ya dig?” I’m not British and I don’t know anyone who is, so… sorry.
Page 3.
“Parrain”. Wikipedia has a lot of information about the hierarchy in the French Mafia and they said: “Godfather” like the movie but French (?). Apparently “Parrain” is not as important as “Caïd” who is the “Big Boss” but that changes from family to family.
“Король” means “King”, and has nothing to do with “Tsar”, but it’s also related to the monarchy.
Page 4.
“Amici” the plural way of “friend”, hence “friends”.
“Homo Homini Lupus”, again Wikipedia, is a Latin proverb, “Homo/Homini” is “Human”, and “Lupus” is “Wolf”. It can be translated to “Man is wolf to man”. In other words: “Don’t trust (talk) to strangers, because they can be dangerous”, just thinks about “Little Red Riding Hood”.
“Fratelli d’ Italia” is “Italian Brothers”
“Stahl in unserer Seele” is “Steel in our soul”. I couldn’t find any current or old usage of the phrase, but I didn’t look very hard…
“Rising Sun”, again the quality. But in my country, Japan is the “Country of the Rising Sun” and I REALLY like the name, better Japan than Spain :)
“Grand Master”, I think in Japanese is used to name the Master of the family/house.
Page 6.
“Evviva!” Is like a “Hooray!” But it’s a shout of enthusiasm.
“Figlio di puttana” is “son of a b*tch”.
Page 7.
The “ranks”, not sure about that. I know it’s now about them as players tho (Germany was more lost…).
“Chi trova un amico, trova un tesoro”, an Italian proverb, “who finds a friend, finds a treasure”. The Centro Virtual Cervantes said its usage is very common.
“Grazie!”, “Thanks”.
“Cari tesori”, “dear treasures”, let’s pretend that Japan and Germany don’t know Italian.
Page 9.
“Chi la fa, l’aspetti”, depending on the context (and the person) the proverb can be negative or positive, literal tl: “who makes it, waits for it”, like karma but Italy made it positive. It’s very used.
“Caro amico” is “dear friend”.
Page 10.
“Cost�� it’s real money lol. And, uh, please notice the wallet with a rose embroidery from China and ignore what France does.
If you notice an error (most likely), please don’t doubt to say it.
#hetalia world stars#hetalia#aph italy#hws italy#hws germany#hws japan#hws america#hws china#hws england#hws france#hws russia#hws canada#but just a head :(#japanese to english#translation
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Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita». Sottoscriviamo in pieno.
È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
#emile zola#herzen alexandr ivanovic#fred vargas#guido gozzano#truman capote#gian andrea cerone#guido morselli#joseph roth#antonio gramsci#alberto moravia#philip seymour hoffman
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How does Pinterest see you?
Cerca queste nove parole chiave:
Animal, planet, hobby, season, colour, character, food, plant, place
E prendi la prima foto che compare nella home! ✨
Grazie @hope-now-and-live per avermi coinvolta una seconda volta in questo gioco così bello! 🥰 Anche in questo caso Pinterest ha dimostrato in linea di massima di conoscermi molto bene, quasi come un amico intimo; l'elemento che mi ha sorpreso di più però è stato il pianeta, perché non ho mai effettuato ricerche simili sulla piattaforma, eppure Saturno non è solo il mio preferito, ma anche quello che mi dominerebbe dal punto di vista astrologico... Questi algoritmi cominciano a fare paura! 👀
Non so chi altro nominare perché non so chi abbia tale social; tuttavia, cari lettori, se avete voglia di partecipare a questo divertissement siete tutti invitati!
Se vi incuriosisce vedere l'esito del mio primo How does Pinterest see you, cliccate qui:
Se invece volete che ci seguiamo anche su Pinterest mi farebbe molto piacere, ecco il mio profilo! ✨
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E chi glielo dice alla mia sorellina che non ho mantenuto la promessa! Un po' acciaccata, infatti, incontro il mio amato D. Il medico era stato categorico: evitare sforzi e movimenti inconsueti. D. era stato categorico: niente posizioni che avrebbero potuto recarmi dolore...Ebbene, cari lettori, sono nota ai più per la mia impulsività e, di fronte al mio uomo in carne, ossa e il suo meraviglioso cazzo non sono riuscita a trattenermi molto. Diciamo che il vanilla non fa proprio per me, anzi, per noi. La voglia accumulata da entrambi durante la pausa "forzata" non lascia molto spazio ai bacini iniziali, che per carità non disdegno, ma, di fatto, non riescono a tenermi lontana dal mio adorato cazzo. Quasi subito in ginocchio, mi prodigo alla ricerca del piacere. Duro, ferreo, quel "palo" mi trapana a lungo e in più riprese: sono una Cagna sbavante mentre lui mi soffoca e io gioco con il mio clitoride. Tanta mia sfrontatezza fa scatenare il mio Porco che, lasciata la mia bocca, si dedica alla fica. Perfetta lei, rumoreggiante e fradicia, accoglie di tutto: mano, cazzo, lingua e dildo fino all' esplosione. Lo vedo armeggiare nella "borsa degli attrezzi" e, continuando a masturbarmi, mi chiedo cosa userà per riempirmi il culo dopo il mio amico rosa. "Ho un regalo per te", mi dice con tono canzonatorio e divertito. Ogni mio desiderio trova sempre realizzazione: nei giorni scorsi ho espresso il desiderio di essere pisciata in culo e, voilà, mi mostra un plug aperto appena acquistato. Sorrido eccitata e subito lo indosso. Ci rechiamo in bagno, riempio con una pisciata prima il bidet e poi una tazza: è tutto pronto per la mia degradazione. D. mi fa la doccia con il mio piscio, mi trapana il culo spalancandolo a dovere, quindi mi riporta in bagno per pisciarmi in culo: mentre io sfido "la buona sorte" contrariamente ad ogni parere medico mettendomi a quattro zampe e con il culo ben proteso, lui inizia a travasare il contenuto della tazza: il mio pozzo dei suoi desideri inizia a borbottare facendoci ridere divertiti e più rido più il mio culo diventa una fontana con zampilli. Guardando oggi la foto del mio culo con quel plug mi eccito all' idea che lui sia sicuramente andato a spiare in fondo a quel tunnel dove ancora si poteva scorgere la pozza dorata. Torniamo a letto, sotto le coperte, per rimanere abbracciati teneramente, perché si sa ormai che tra noi c'è tanto amore, un sentimento che lui mi ha manifestato nelle mie giornate difficili appena trascorse con la sua costante presenza, le sue raccomandazioni e tanta, tantissima dolcezza. Ci si organizza per i prossimi incontri: andremo in albergo per dare sfogo ai nostri istinti, ma anche in altri posti dove ci muoveremo come una normalissima coppia. È un uomo meraviglioso, mi dico, pensando a tutto ciò mentre mi stringo forte a lui. Dopo la pausa riprendiamo a giocare con vigore: ingoio avidamente il suo cazzo quasi fino all'asfissia. I conati sono intensi, i suoi colpi decisi a scopare per bene la sua adorata bocca rossa, la sua mano mi fista, prima la fica e dopo il culo. E così andiamo avanti fino alla fine delle nostre forze. Stremati ma felici ci sdraiamo concedendoci un momento di relax meraviglioso ma che al tempo stesso proclama il time out. Mentre sono davanti allo specchio per eliminare le ultime tracce di D , lui mi avverte che deve pisciare: perfettamente truccata e pronta per uscire non posso perdermi di certo l' ultimo atto osceno: mi inchino di fronte a sua maestà, apro la bocca e mi disseto.
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Ricordando Toto Cutugno. Grazie amico!! 🎶🖤
Si grazie a te e a questa tua canzone conosciuta in tutto il mondo. Cambiando solo poche parole, ho avuto la possibilità ed il piacere, di conoscere fin dal 2004, tante persone provenienti da tutto il mondo, pellegrini e pellegrine, oggi cari amici, ai quali ho potuto dare la mia testimonianza e la motivazione che mi spingeva sui cammini. Oggi molti di loro, grazie a Dio e grazie a te sono miei fratelli e sorelle, e lo saranno per sempre. Ciao!!
#memories 22 Agosto 2023
lan ✍️ 📷
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Quando muore una persona cara ci ritroviamo di colpo nel mondo dei vivi, cui alla fine, bene o male finiamo col cedere; ma quello dei morti, come un amico o un nemico immaginario, o un'amante segreta, continua a invitarci, con il richiamo di quello che abbiamo perso. Cos'è il ricordo se non uno spettro nascosto in un angolo della mente, pronto a irrompere durante il giorno, o a disturbare il nostro sonno, con un atroce dolore, una gioia, qualcosa che non abbiamo detto o che abbiamo ignorato? Quando muoiono i nostri cari non è soltanto la loro presenza che ci viene a mancare, o i loro sentimenti, ma anche il modo in cui ci hanno permesso di conoscerli, e di conoscere noi stessi.
#Le cose che non ho detto#le cose che non ho detto#Azar Nafisi#pag 14#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#frasi#narrativa
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Lo scrittore palestinese Atef Abu Seif era nella Striscia di Gaza quando Israele ha lanciato la sua offensiva il 7 ottobre 2023. Non dimenticherà mai gli 84 giorni che ha trascorso sotto le bombe. Qui il suo drammatico racconto
È già passato un anno. Ero al mare e stavo nuotando la mattina in cui tutto è cominciato. Quella che credevo sarebbe durata qualche giorno è diventata una guerra feroce e intensa. Quando il 7 ottobre 2023 sono andato alla sede della Press house, in un quartiere benestante della città di Gaza, per seguire le notizie con il direttore Bilal Jadallah e due amici giornalisti, Ahmad Fatima e Mohammad al Jaja, nessuno di noi avrebbe immaginato che sarebbe durata un anno.
Per chi ha vissuto direttamente questa guerra, non è stato solo un anno. Sono stati 365 giorni, sono state 8.760 ore, sono stati 525.600 minuti, sono stati 31 milioni e 535mila secondi. Ogni secondo è importante: si può essere vivi un secondo e dilaniati quello dopo. La vita non è la stessa da un’ora all’altra. A ogni battere di ciglia ci si ritrova in un istante nuovo, in un punto diverso del massacro. Questa è l’esperienza più dura, perché ogni momento è dedicato alla lotta per la sopravvivenza.
Vivere significa inventarsi un modo per ingannare la morte. Significa cercare da mangiare e da bere; restare svegli tutta la notte e pensare a tutte le situazioni in cui un missile potrebbe colpirti; significa pianificare di coprire tuo figlio con il tuo corpo per proteggerlo dalle schegge; trasportare gli arti amputati dei tuoi cari; seppellire parti di un tuo amico mentre lui grida, chiedendoti di scrivere: “Qui giace il braccio di Mahmoud”. Significa convivere con tutto questo e chiederti ogni mattina se sei sveglio o sei morto nella notte. Significa chiederti costantemente se le persone intorno a te non siano davvero vive come sembrano. Significa chiedersi: se nulla di tutto questo è reale, se è solo un incubo, come posso interromperlo?
Per tante persone nel mondo la guerra a Gaza è solo l’ennesima notizia. Ma noi che l’abbiamo vissuta non ricordiamo altro, non pensiamo ad altro. Se qualcuno quella mattina ci avesse detto che la lussuosa villa in cui si trovava la Press house sarebbe stata ridotta in macerie, e che tre di noi su quattro sarebbero stati uccisi (Jadallah il 19 novembre, Fatima una settimana prima, e Al Jaja pochi giorni prima), nessuno di noi ci avrebbe creduto.
Anche i giornalisti come Jadallah, che avrebbero dovuto raccontare le notizie, sono diventati notizia. Jadallah ascoltava ogni bollettino per poter mettere al sicuro la sua famiglia, trasferendola da una parte all’altra della città in anticipo su ogni manovra. E ci è riuscito. Ma non ha potuto proteggere se stesso. È diventato uno dei 174 giornalisti uccisi finora nella guerra.
Io ho passato un mese e mezzo nelle tende vicino a Rafah. Per due notti non ho avuto neppure una tenda in cui dormire. Una notte ho dormito per strada accanto alla mia auto, mentre le esplosioni mi rimbombavano intorno; era troppo pericoloso guidare. Un’altra volta sono stato ferito alla gamba da una scheggia. Ma ora penso che io e mio figlio siamo stati estremamente fortunati. Non siamo stati uccisi come le 135 persone della mia famiglia allargata. Sono fortunato ad avere ancora le mie gambe e solo una cicatrice di cinque centimetri su una delle due. Sono stato fortunato a sopravvivere e a poterne parlare oggi.
Ripensando agli 84 giorni d’inferno che ho vissuto, mi sembra che il mondo stesso è cambiato, inesorabilmente. Ogni giorno affacciandomi sulla città sapevo che il giorno dopo non sarebbe stata uguale. Ho visto uccidere la città, non solo le persone. Ho visto come è diventato impossibile progettare qualcosa, avere la minima autonomia, essere un individuo funzionante. Ho visto come l’unico obiettivo delle persone è diventato arrivare al tramonto, e ogni notte arrivare all’alba. E oggi, dopo un anno, non riesco a smettere di pensarci. Temo l’arrivo di altre notizie: la morte di un altro familiare o di un altro amico, la morte di altri ricordi.
Come si può vivere “normalmente” dopo aver sperimentato tutto questo orrore?
Quando la guerra finirà, tornerò a Gaza. Ci sono molte cose da fare. Mia moglie, Hanna, vuole seppellire sua sorella, uccisa con il marito e i due figli. Sta pensando di trasferire la tomba di sua madre da Rafah a Jabalia. Sua madre è morta nella tenda a Rafah poche settimane dopo la mia partenza ed è stata seppellita in un luogo qualunque. Io devo visitare la tomba di mio padre, morto tre mesi dopo che ho lasciato il nord. Si è rifiutato di fuggire. Devo trovare un posto in cui possa vivere tutta la famiglia, dopo la distruzione della nostra casa. Anche la casa dei genitori di Hanna deve essere ricostruita in modo che suo padre possa avere un posto dove stare. Il lavoro più grande sarà affrontare il lutto. Prenderci un momento per pensare a tutti quelli che non ci sono più. Piangerli come si deve. Poi, forse, si potranno ricostruire alcuni ricordi. Ma la guerra finirà? A volte me lo chiedo. Fino ad allora, non c’è niente da fare. Solo aspettare.
Una mia amica, che ha partorito nel primo mese della guerra, è terrorizzata all’idea che il figlio dirà le prime parole in una tenda. Teme che possano essere “buuuuum”, il suono di un missile israeliano, o “tenda”, invece di “papà” o “casa”. Quando il bambino ha cominciato a gattonare, lei ha pianto. Invece di farlo nel giardino della loro grande casa a Gaza, si aggrappava ai tiranti della tenda. Questi sono i ricordi che lui e la madre avranno dei suoi primi anni. Solo se la guerra finirà e tornerà a una vita normale queste cose indegne saranno sradicate dalla sua memoria. Ma come si può vivere “normalmente” dopo aver sperimentato tutto questo orrore? Dopo aver visto i corpi di parenti, vicini e amici fatti a pezzi? Le persone di Gaza hanno sogni modesti. Sogni che non costerebbero nulla al mondo. Vogliono vivere come prima della guerra. Rivogliono le loro vite.
Mia sorella Eisha desidera tornare a casa sua nel nord di Gaza. Ma per ora è un’ambizione troppo grande. Spera solo di non essere sfollata di nuovo. Non è contenta della sua vita in una tenda, delle centinaia di metri che deve percorrere per andare a lavare i piatti in mare. Non è contenta delle ore trascorse davanti a un forno di argilla a cuocere il pane. Ma anche queste difficoltà sono diventate normali. Due mesi fa, quando i carri armati sono arrivati nella parte del campo in cui stavano, ha dovuto svegliare i suoi tre bambini e scappare verso la spiaggia. Hanno passato la notte ascoltando il fragore delle onde e le esplosioni delle cannonate, fin quando al mattino l’esercito si è ritirato.
Due giorni fa è riuscita a collegarsi a internet. È stata contenta di potermi fare una videochiamata e di mostrarmi la sua tenda. Ho visto tre ripiani, stipati di cibo in scatola, cinque materassi, accatastati uno sopra all’altro, e due taniche d’acqua.
Tutto diventa normale. Poi la situazione peggiora, e anche questa diventa normale. Le persone si trovano a rimpiangere la loro vita prima della guerra. Condividono immagini e video di com’era Gaza: vivace, affollata, con strade illuminate, auto e persone che facevano acquisti o cenavano nei ristoranti. Coppie a passeggio, bambini che giocavano o tenevano per mano i genitori; un giovane con la fidanzata a bordo di una decappottabile o seduti in un carretto trainato da cavalli. Tutta questa gioia non c’è più. Resta solo la nostalgia e il dolore per chi è stato ucciso.
È passato un anno, e così come non sappiamo cosa succederà tra un secondo, la domanda su quello che verrà dopo è un mistero ancora più grande. Nessuno sa come saranno governati i due milioni di abitanti di Gaza. Forse uno dei motivi per cui il cessate il fuoco è stato rinviato a tempo indeterminato è che nessuno vuole pensare a cosa succederà il giorno dopo, men che meno il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. Nessuna delle parti interessate sembra averne discusso. Mentre la guerra continua, è facile rispondere alla domanda su cosa verrà dopo: solo guerra. Senza un cessate il fuoco totale, qualunque discussione sul “giorno dopo” è un modo di perdere ancora tempo, di prolungare la guerra. Più il tempo passa, più persone sono uccise, e più diventerà difficile ricostruire la Striscia di Gaza. Il mondo non è abbastanza serio da chiedere un cessate il fuoco. Non vuole sapere. Finché continuano i combattimenti, può ignorare il senso di colpa. Immaginare Gaza dopo il genocidio è troppo difficile. Conosco le dispute giuridiche contro l’uso di questo termine e il dibattito che le circonda, ma per me è impossibile vedere diversamente questa guerra.
Finora il diritto internazionale umanitario è stato impotente. Non ha ottenuto nulla. Per le persone di Gaza, tutte le parole benintenzionate e i valori di organismi come le Nazioni Unite svaniscono sotto i cingoli dei carri armati, sotto le rovine e il fango. Per un abitante innocente di Gaza il cui nome è scritto su un missile israeliano in attesa del lancio, la semantica non conta. Le parole non hanno importanza. Conta quello che si fa per salvarli, per impedire a quel missile di essere lanciato. E a quanto pare non si sta facendo nulla. La gente di Gaza è abbandonata al suo destino. Con il tempo della tragedia di Gaza si parlerà sempre meno sui mezzi d’informazione e l’attenzione dei politici svanirà. Il mondo tradirà i palestinesi, come ha fatto in passato.
Israele sbaglia quando pensa che le uccisioni, la distruzione e l’intimidazione piegheranno la coscienza dei palestinesi. La pace si può raggiungere solo con le trattative, non con le uccisioni. I bambini che hanno visto la madre fatta a pezzi, il padre perdere le gambe, la loro casa demolita come potranno essere dissuasi dal pensare alla vendetta in futuro? Convincendoli che domani sarà migliore, e che la perdita della loro famiglia non sarà stata invano. Solo garantendogli una vita prospera e stabile le loro aspirazioni in quanto palestinesi saranno soddisfatte.
A un anno dal suo inizio, la comunità internazionale dovrebbe essere più determinata che mai a fermare lo spargimento di sangue. Quelle povere famiglie non possono essere abbandonate in attesa di essere uccise da un attacco aereo o dal freddo o dalla fame. È arrivato il momento di mettere fine a questa sofferenza. Mentre leggevate, altre persone sono morte. Molte hanno fatto la coda per il pane, hanno tentato di accendere un fuoco, di rattoppare un buco o un’infiltrazione in una tenda o sono andate a cercarne una nuova. Mentre leggevate, dei bambini hanno pianto.
L’unica speranza di mia sorella è non dover essere costretta a smontare la sua tenda per portarla altrove. Posso dirle sinceramente che non succederà?
Atef Abu Saif è uno scrittore palestinese nato nella Striscia di Gaza. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è Diario di un genocidio (a cura dell'Associazione Società INformazione / Diritti Globali, ed. Fuoriscena 2024 ). Era in visita a Gaza quando Israele ha lanciato la sua offensiva il 7 ottobre 2023. È riuscito a lasciare il territorio il 29 dicembre.
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AscoltaMi nella verità della tua anima. AscoltaMi nei sentimenti del tuo cuore. AscoltaMi nel silenzio della tua mente. AscoltaMi dovunque. Ogni volta che hai una domanda, limitati a renderti conto che Io ho già dato una risposta. Poi apri gli occhi sul tuo mondo. La Mia risposta si potrebbe trovare in un articolo già pubblicato. Nel sermone già scritto e sul punto di essere pronunciato. Nel film che si sta’ girando. Nella canzone composta soltanto ieri. Nelle parole che stanno per essere pronunciate da uno dei tuoi cari. Nel cuore di un nuovo amico che stai per conoscere. La Mia Verità e’ nel sussurro del vento, nel balbettio del ruscello, nello schianto del tuono, nel battere della pioggia. E’ il sentore della terra, la fragranza del giglio, il tepore del sole, il fascino della luna. La Mia Verità e’ l’aiuto più sicuro per te nel momento del bisogno, incute lo stesso timore reverenziale di un cielo notturno ed e’ tanto semplice e incontrovertibile e sincera come il balbettare di un neonato. Fragorosa come il martellare di un cuore e silenziosa come il respiro tratto in unità con Me. Non ti abbandonerò, non posso abbandonarti, perché sei la Mia creatura e la Mia creazione, Mia figlia e Mio figlio, il Mio scopo e il Mio….se Conta su di Me, perciò, ogni volta e in ogni caso ti tu trovi separato dalla pace che Io sono. Mi troverai. Assieme alla verità. E assieme alla luce. E assieme all’amore. (tratto da “Conversazioni con Dio” Neale Donald Walsch) art by_letsbedan_ ********************* Listen to Me in the truth of your soul. Listen to Me in the feelings of your heart. Listen to Me in the silence of your mind. Listen to Me everywhere. Whenever you have a question, just realize that I have already given an answer. Then open your eyes to your world. My answer could be found in an article already published. In the sermon already written and about to be delivered. In the film being shot. In the song composed only yesterday. In the words that are about to be spoken by one of your loved ones. In the heart of a new friend you are about to meet. My Truth is in the whisper of the wind, in the babbling of the stream, in the crash of thunder, in the beating of rain. It is the scent of the earth, the fragrance of the lily, the warmth of the sun, the charm of the moon. My Truth is the surest help for you in times of need, it inspires the same awe as a night sky and that's a lot simple and incontrovertible and sincere like the babbling of a newborn baby. Loud as the hammering of a heart and silent as the breath taken in unity with Me. I will not abandon you, I cannot abandon you, because you are Mine creature and My creation, My daughter and My son, My purpose and the My….if Count on Me, therefore, whenever and wherever you find yourself separated from the peace that I am. You will find me. Together with the truth. And together with the light. And together with love. (taken from “Conversations with God” Neale Donald Walsch) art by_letsbedan_
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 38
Certo che a volte l'anime originale se ne usciva con delle belle trovate, che alzavano di molto la posta in gioco per le eroine e rendevano i nemici molto più intelligenti e pericolosi. Usare la stessa energia degli attacchi delle nemiche contro di loro ... bella trovata, non c'è che dire.
Adorati i discorsi contrastanti tra Kisshu e Ryou, perché entrambi fanno un gran lavoro nell'esprimere le proprie ragioni.
Da una parte, abbiamo un popolo che potremmo definire di sfollati, finiti in una situazione ostile, che sognano il ritorno alla propria terra ancestrale, un paradiso in confronto al luogo in cui si trovano. E lo ritrovano invaso da una specie ai loro occhi estranea che l'ha rovinato, devastandolo per il proprio egoismo.
Dall'altra, come dice giustamente Ryou, chi se ne frega di chi sono gli alieni. Non tutti gli umani sono causa diretta di questa situazione, e ovviamente non vogliono vedere i propri cari soffrire e morire. Anche gli umani non hanno mai conosciuto altro mondo se non questo.
Tra l'altro prima volta che Ryou, pur continuando ad opporsi a loro, riconosce che gli alieni stiano combattendo per i propri cari, mentre in un episodio precedente aveva detto alle ragazze di non provare nemmeno a capirli. Bel momento di crescita del personaggio. Quanto mi rode che l'anime abbia tolto la parte manga in cui è lui stesso a dare la Mew Aqua residua agli alieni per salvare il proprio pianeta, sarebbe stata la conclusione perfetta del suo arco come personaggio!
Mi piace che gli alieni si siano semplicemente messi di mezzo e abbiano bloccato l'attacco. Fa chiedere perché non abbiamo provato a farlo tutte le altre volte, ma tant'è.
Probabilmente uno dei motivi per cui gli alieni sono diventati così popolari presso il fandom è che l'anime ha dedicato molta attenzione a come funzionassero le cose tra loro. Non erano i soliti antagonisti che compaiono quel tanto che basta a vederli complottare, avevano non solo una motivazione comprensibile, ma anche i loro legami tra loro, un affetto che li legava nonostante tutte le loro divergenze. Queste non sono persone vuote o emotivamente impoverite rispetto ai protagonisti: la loro reazione al vedere un amico ferito è la stessa che avrebbe un personaggio 'buono'.
Tra l'altro interessante come nella scena poco prima il Cavaliere Aò non batta ciglio al ferire gravemente qualcuno. Comprensibile dato che Kisshu è stato il primo ad attaccare, ma una tale impassibilità mi sembra molto più da Profondo Blu che da Masaya. Trovo sempre affascinante l'intrecciarsi di queste tre diverse identità.
A proposito di Profondo Blu, qui più che impassibile sembra provare un divertimento sadico a dire a Pai e Taruto di lasciar morire Kisshu, con tanto di risatina finale. Al suo ragionamento ci si può arrivare: perché mai lasciare in vita uno che 1) è ossessionato da una della fazione avversa e 2) ha già mostrato di avere dubbi verso Profondo Blu stesso. Buona occasione di liberarsene. Ma la soddisfazione davanti alla paura degli altri due, che prova? Indizio al fatto che non abbia minimamente a cuore gli alieni? Momento da villain generico? Una cosa non esclude l'altra?
Tra l'altro le reazioni qui possono fare da anticipazione a quelle che avranno nello scontro finale: Taruto protesta, cerca di opporsi all'ordine, mentre Pai accetta senza discutere.
Bel contrasto tra protagonisti e antagonisti: Ryou, facendo sfoggio di una maturità notevole, calma Ichigo nella sua crisi e la incoraggia a stare con un Masaya ferito, e mentre non permette alle altre di farle compagnia, resta il fatto che le ragazze si siano offerte in primo luogo.
In parole povere, le Mew Mew possono sempre contare sul reciproco sostegno (quando la logica filler non le manda ooc), mentre gli alieni vorrebbero aiutarsi tra loro, ma sono talmente sottoposti a una persona spietata che semplicemente non possono.
Ichigo che fa tutto il suo discorso sull'essere una Mew Mew a un Masaya svenuto, e la sua soluzione è smettere di vederlo e tornare a mettere distanza ... per carità, coerente con lo scorso episodio, ma preferisco la versiòne di manga e New, dove per salvarlo si trasforna davanti ai suoi occhi e affronta le conseguenze, quali che siano.
E poi scusa, se davvero il poverino non ne avesse saputo niente, pensa che non ci sarebbe rimasto male ad essere piantato dalla sua ragazza senza spiegazioni?
Da una parte, la scena in cui Masaya rivela il proprio passato a Ichigo mi piace, perché al contrario di manga e New non è un monologo interiore, è un vero e proprio disvelamento delle proprie fragilità e dei propri lati negativi da parte di una persona che interagisce con il mondo tramite una maschera.
Dall'altra, questo momento diventa fine a sè stesso, non viene più risollevato, non cambia di molto il modo in cui Ichigo si rapporta a Masaya. E per di più, dall'essere collegato alla rivelazione della sua natura come Profondo Blu, questo momento diventa dimenticabile.
Niente a che vedere con la spettacolare crisi di identità con cui ci ha deliziati New.
Tra l'altro, ma è l'anime in sè e per sé che ha smussato molto il discorso? Qui sembra che Masaya abbia voluto diventare il figlio perfetto per gratitudine verso i genitori che l'hanno adottato perché volevano semplicemente un figlio, nel manga la questione è posta in termini di sopravvivenza e assicurarsi una vita serena presso una coppia che stava esplicitamente cercando un buon erede.
Mentre una ricerca su come orfanotrofi e adozioni vengano gestiti in Giappone basta a far capire perché la questione sia stata posta in termini di sopravvivenza, mi è dispiaciuto veder smussato quest'angolo più cinico di Masaya e il suo senso di alienazione verso il resto dell'umanità, una delle cose che lo rendono un personaggio davvero interessante.
E finisce tutto con una scena molto dolce e romantica, con i due che riaffermano il proprio amore reciproco e il proprio desiderio di sostenersi a vicenda. Dai, ogni tanto anche il vecchio anime cacciava fuori scene carine per questa coppia.
#tmm#tokyo mew mew#tmm rewatch#tmm ichigo#tmm aoyama#tmm blue knight#er cavaliere aò#tmm deep blue#tmm ryou#tmm kisshu#tmm pai#tmm taruto
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MARIUS de ROMANUS APPRECIATION WEEK DAY 5
Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
#Marius de Romanus#Marius de Romanus appreciation week#Marius de Romanus appreciation week DAY 5#Marius and Botticelli#Friendship#de Romanus coven events
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I TELEFONI DEL VENTO PER SALUTARE CHI NON C’E’ PIÙ
In un bosco a sei chilometri da Olympia, la capitale dello stato di Washington negli Stati Uniti, si trova un vecchio telefono a disco attraverso il quale le persone possono pronunciare ad alta voce le parole che avrebbero voluto rivolgere ai propri cari che sono mancati. Il “telefono del vento” si trova al di fuori del sentiero e non è connesso alla linea telefonica. Lo ha installato abusivamente alla fine del 2020 Corey Dembeck, veterano dell’esercito ed ex fotogiornalista, dopo aver appreso che la bambina di un loro caro amico era morta a quattro anni per le complicazioni di un’infezione da streptococco. Dopo che numerosi residenti di Olympia hanno iniziato a utilizzare il telefono, la città ha riconosciuto l’originale apparecchio rimuovendolo dal vecchio cedro al quale era stato appeso per fissarlo su una bacheca con una targa che recita: “Questo telefono è per chiunque abbia perso qualcuno di caro. Il telefono è uno sbocco per coloro che hanno messaggi che desiderano condividere con amici e familiari. È un telefono per i ricordi e per dire gli addii che non hai mai avuto occasione di pronunciare”.
Il primo telefono del vento fu inventato ad Ōtsuchi, in Giappone, nel 2010 dove all’indomani dello tsunami che colpì il paese l’anno successivo, migliaia di persone lo utilizzarono per parlare con i propri cari andati dispersi nel disastro. Da allora molti nuovi telefoni sono stati installati nel mondo da quanti credono che non sia mai troppo tardi per dire un addio ai propri cari.
___________________
Fonte: Telephone of the wind
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Una piacevole sorpresa
(Michael [good omens] x fem human reader)
(this fanfiction is available in english in my profile)
Era una normale (e noiosa) giornata d'autunno, il tuo amico Aziraphaele ti aveva chiesto di poter stare in libreria al suo posto perché lui aveva degli impegni urgenti, tu essendo una brava amica avevi accettato di aiutarlo.
Eri al negozio da quasi tre ore e dei clienti non c'era neanche l'ombra, proprio quando credevi di poter morire di noia sentisti tintinnare il campanellino della porta.
<<Michael?! >> eri davvero stupita di vedere la tua angelica fidanzata, ma non hai sprecato l'occasione e ti sei lanciata tra le braccia del tuo amore.
<<Amore mio che ci fai qui? >>
<<Sono stata incaricata dall'Alto di controllare un traditore, ma a quanto pare sono stata invitata nel posto sbagliato. Sarà meglio che torni in Paradiso per riferire l'errore >>
Prima che Michael possa andarsene tu le afferri le spalle e (alzandoti in punta di piedi) la baci.
<<Michael perché non rimani un po' qui con me? Sto aiutando un mio amico gestendo la libreria mentre lui non c'è, ma mi annoio così tanto da sola. Per favore resta con me>> dici mentre guardi la tua amante angelica con occhi imploranti.
<<Beh immagino che il paradiso non brucerà se rimango ancora un po' qui>> disse Michael mentre ti prendeva in braccio e ti baciava appassionatamente.
Era bellissimo, baciare Michael era davvero paradisiaco e tu potresti perderti per sempre tra le sue braccia...
<<T/N sono tornato grazie per... MICHAEL?! Per l'amor del cielo che cosa sta succedendo?!>> tu e Michael vi separate immediatamente, ti volti e vedi il tuo amico Aziraphaele guardare la tua ragazza con puro terrore.
(Ciao miei cari lettori sono viva! Volevo dirvi che questa fanfiction è stata pensata come un oneshot ma potrei fare una parte due se qualcuno la desidera)
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1, 45 🌹
Buongiorno 🌹 grazie per avermi posto queste domande! ✨
1. Libro preferito? 📚
Risposta molto difficile da dare, ma questo è un gioco, perciò alla fine ho fatto la mia scelta: la saga di "Piccole Donne" di Louisa May Alcott, pubblicata dal 1868 al 1886 in quattro volumi: "Piccole donne", "Piccole donne crescono", "Piccoli uomini", "I ragazzi di Jo".
La storia è semplice, i personaggi sono ben sviluppati ed è tutto lineare: nessun colpo di scena, conflitto tra buoni e cattivi, né avventura. Intriso di moralità americana, è un inno alla bellezza del quotidiano e un invito a rendere il mondo un posto migliore attraverso i nostri doni e le nostre scelte, ma anche un vero e proprio manifesto femminista, che utilizza le vicende di una normale famiglia per fornire un esempio concreto di società paritaria, giusta, in cui uomini e donne crescono insieme e lavorano in squadra per raggiungere un fine comune, più nobile, oltre il genere e il ceto di appartenenza: la felicità e la libertà di trovare la propria strada, rimanendo sempre fedeli a sé stessi.
Obiettivamente parlando, a parte la trama e i valori morali che amo e condivido, dal punto di vista dello spessore psicologico dei personaggi sono stati scritti libri più avvincenti, con elementi chiaroscuri, tormenti, mille sfaccettature. Perché allora ho scelto quest'opera?
Perché, al di là dei punti di forza e debolezza sopradescritti, mai nella mia vita da lettrice mi era capitato di trovare il mio alter ego letterario, finché non mi sono imbattuta in Jo March. A parte alcune differenze nell'aspetto fisico, infatti, nell'anima siamo praticamente identiche. Ricordo che man mano che leggevo inviavo le foto delle parti in cui lei era emotivamente coinvolta al mio migliore amico, il quale, senza che lo condizionassi, confermava ogni nostra somiglianza e aveva i brividi, come me. In generale, anche familiari e amici più cari si sono trovati sulla stessa linea di pensiero. Sono quindi legata a quest'opera ad un livello molto più profondo degli altri e non è qualcosa che capita così soventemente. Credo sia un fatto straordinario. ✨
45. Quale personaggio Disney pensi di essere? 🏰
Quando ero bambina pensavo di essere Ariel, ma ora che sono una donna adulta credo di essere un'unione di Belle e Mulan.
Come Belle, amo leggere e sognare, rimango fedele a me stessa senza scendere a compromessi, anche a costo di rimanere sola; sono gentile, dolce, sorridente e generosa con tutti ma apro il mio cuore solo a pochi eletti; inoltre, vado sempre oltre l'apparenza delle situazioni e delle persone, risultando "troppo buona" agli occhi degli altri, anche se, a mio avviso, avere l'intelligenza emotiva e l'empatia elevate è una grande ricchezza. 🌹
Come Mulan, ho un forte senso del dovere, tanto da essere molto severa con me stessa; sono goffa e imbranata, ma anche determinata, coraggiosa e pronta a combattere per i miei obiettivi e valori, più con i fatti che con le parole. Ancora non so se il mio riflesso sia uguale a me, credo sia un interrogativo da porsi ogni giorno, dinanzi alle scelte grandi e piccole. Infine, "Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e bello di tutti" è uno dei miei incoraggiamenti preferiti, perché mi ci sono sempre ritrovata. 🌸
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instagram
**Buon mercoledì e buon tutto con qualche notizia su cui meditare* !!!
https://www.lasicilia.it/cronaca/catania-due-poliziotti-aggrediti-in-centro-durante-un-controllo-feriti-con-cocci-di-bottiglia-e-tirapugni-artigianale-1864205/#:~:text=Allarme%20sicurezza%20a%20Catania%20dove,artigianali%20a%20forma%20di%20uncino.
È ora di dire basta e finirla con questo falso buonismo, troppi morti, stupri e reati impuniti !! Non se ne può più !!! Stiamo accogliendo le persone sbagliate, semplicemente delinquenti provenienti da tutto il mondo, per questo tutta l'Europa non li vuole !!! #PAPAFRANCESCO
Concordo pienamente con SPIAGGIARI Fausto quando scrive :
Ditemi voi, cari Italiani: perché continuano ad accadere fatti del genere commessi da parte di persone africane NON integrate, violente, pregiudicate, alcolizzate, libere di "scorazzare" liberamente per le strade cittadine?
Chiedo, come si dice per un amico, se i Magistrati che hanno pre-giudicato questo presunto assassino abbiano letto almeno i princìpi "dei delitti e delle pene" del Beccaria?
Mi ripeto: se ci sono poche carceri, costruiamone di nuove perché il peggio deve ancora arrivare!
Mi ripeto ancora: se le Forze dell'Ordine sono giustamente preoccupate dei loro atti difensivi e di sicurezza per timore di essere giudicati, loro stessi, colpevoli di eccesso di misure di rigore...come possiamo impedire a queste bestie di continuare a delinquere, spacciare, stuprare, rapinare, uccidere?
Mi ripeto, e concludo: perché alcuni giornali e giornaloni continuano a non definire tali soggetti africani e clandestini, addirittura chiamandoli invece, con un certo pseudo-romanticismo becero, "clochard"??
@GIUSEPPECONTE @NICOLAFRATOIANNI @ANGELOBONELLI @RICCARDOMAGI @PONTIFEX_IT @SERGIOMATTARELLA
QUESTA NON È ASSOLUTAMENTE ACCOGLIENZA, MA PER IL 90% È INVASIONE DI DELINQUENTI E CRIMINALI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO !! GLI ITALIANI SONO ESASPERATI E NON NE POSSONO PIÙ. !! @molteninicola @giorgiameloni @antoniotajani @palazzo_chigi
#MAGISTRATURA
#pd#movimento 5 stelle#immigrati#migranti#stopinvasione#ong#partito democratico#spotify#stop invasione#youtube#ellyschlein#partitodemocratico#PD#giuseppeconte#giuseppe conte#movimentocinquestelle#movimento5stelle#buonismo#falsobuonisti#filoimmigrati#ONG#fratoianni#Bonelli#sinistraitaliana#sinistra italiana#verdi#+europa#riccardomagi#Boldrini#RobertoSperanza
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Ho sostenuto l'esame di maturità nel secolo scorso, quell’anno, il Festival di Sanremo lo vinse Enrico Ruggeri, con il brano "Mistero"; i Radiohead pubblicarono il loro album di debutto "Pablo Honey" che conteneva la splendida "Creep"; il Grunge era la nostra fede e Kurt Cobain era il suo Profeta.
Non avevamo telefoni cellulari; non avevamo televisioni satellitari; non avevamo internet. I nostri social network erano il bar, la discoteca, il campetto. Silvio Berlusconi doveva ancora "scendere in campo". Francesco Totti, invece, aveva appena esordito in Serie A - a 16 anni.
Io ero perdutamente innamorato di una mia compagna di classe, ragion per cui, credo di aver fatto al massimo due assenze in tutto il quinto anno. Mi preparavo agli esami studiando durante il giorno e uscendo la sera - per lo più, andavo a fare un giro all'EUR per bere una birra e fare quattro chiacchiere con il mio amico M. Ci sedevamo sulla scalinata che si trova in fondo a Viale Europa e immaginavamo il futuro: io avvocato e lui architetto.
Totale: la mia compagna di classe si è sposata e ha fatto due figli, ovviamente, con un altro uomo; io non ho mai fatto l'avvocato, lui non ha mai fatto l'architetto... Di quello che sognavamo è rimasto davvero poco.
Ma la vita è ciò che ti capita mentre sei impegnato a fare altri piani, cantava il saggio John Lennon.
Tutto questo per dire ai ragazzi di oggi che l'esame di stato resterà per sempre come uno dei ricordi più belli della loro vita (!).
Cari ragazzi, per quanto possa sembrare assurdo, per quanto possa sembrare una velata minaccia, vi posso assicurare che nei prossimi anni rimpiangerete questo periodo. Perché dopo la maturità si inizia a fare sul serio. Il mondo diventerà ogni giorno più competitivo e complicato. Inizierete ad avere sempre più responsabilità e sempre meno diritti.
Ma non è davvero il caso di pensare a questo, ora.
Adesso è il momento di celebrare la vostra gioventù, è il momento di sostenere senza paturnie questo benedetto esame e poi godervi alla grande l’estate con la E maiuscola, quella del grande salto.
Date retta al prof., se volete essere felici “da grandi”, abbiate il coraggio di essere voi stessi. Ricordatevi sempre che il risultato non è che la minima parte dell'esperienza.
Inseguite i vostri sogni.
Difendeteli senza pietà.
Gli esami si affrontano come i lupi di mare affrontano l'oceano: rispetto, ma nessuna paura.
dalla pagina fb del prof Guido Saraceni
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