#Alessandro D'Avenia
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«L'uso che facciamo degli occhi dipende dallo stato cardiaco.
Un cuore vuoto usa gli occhi per controllare, usare, dominare.
Un cuore pieno, per stupirsi, conoscere, amare. Noi siamo come guardiamo.»
— Alessandro D'Avenia
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Il compito di ogni essere umano, anche il più fragile, è rimanere fedele a se stesso.
Alessandro D'Avenia
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Amare è un verbo, non un sostantivo. Non è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare. A volte lasciano la terra secca, ma sotto, nelle cavità oscure, scorrono, poi a volte risalgono e sgorgano, fecondando tutto.
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Transuranici. Mi ha sempre affascinato questa parola. Nella tavola periodica sono gli elementi più instabili, che decadono molto velocemente. Anche tu sei così, Mattia. La tua anima non vuole cristallizzarsi perché non ti basta resistere, tu vuoi esistere e questo comporta accettare la vita così com'è. Per te non c’è una posizione in aula, ne nel mondo. Anche se hai le caratteristiche di un Panorama, tu sei il Transuranico, uno che nella vita ci sta sempre scomodo, la tua esistenza non ha persistenza né resistenza- Tu sei la dimostrazione fisica che la vita non basta, ma deve essere ricreata continuamente. L’ho sentito sul tuo volto nervoso e scavato. C’erano occhiaie con dentro nascoste notti insonni, la pelle macerata dall’inquietudine.
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Se un seme non spera nella luce non mette radici, ma sperare è difficile, perché richiede consapevolezza di sé, apertura e tanti fallimenti. Sperare non è il vizio dell’ottimista, ma il vigoroso realismo del fragile seme che accetta il buio del sottosuolo per farsi bosco.
Alessandro D’avenia — L’arte di essere fragili.
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[Book review in Italian, as a change 👀]
Pur non avendo mai letto molti altri libri di d'Avenia, né essendo un'amante di Leopardi, quando mi sono incappata in questo libro, mi ha incuriosito. Sarò onesta, avevo paura che fosse troppo pretenzioso: va bene, Leopardi non sarà davvero così pessimista e deprimente come a volte lo stigmatizziamo, ma arrivare addirittura a dire che può "salvare la vita" mi sembrava una sparata da iper-ottimismo cosmico. Tutto sommato, sono contenta di essermi sbagliata, e al tempo stesso fidata abbastanza da iniziare il libro. Offre una rilettura di Leopardi a trecentossesanta gradi, mettendolo a confronto con la realtà modrena, mai banalizzandolo, ma anzi sottolineando quanto alcune esperienze e sentimenti possano essere assoluti, validi tanto ai suoi tempo quanto ai nostro. Il tono del libro è sì molto ottimista, a tratti anche un po' troppo, ma per una volta va bene così: il mondo ha già pessimismo a sufficienza, abbiamo il diritto di nutrire la nostra speranza per duecento pagine.
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I nostri armadi assomigliano impietosamente alle nostre anime. Quante cose dimenticate e quante conservate per "forse un giorno..."
-Alessandro D’Avenia-
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是風 E’ il vento
Non lo vedi ne lo senti finché non trova un ostacolo, come tutte le cose che ci sono sempre state.
Persino il mare sembra senza limiti, eppure canta solo quando li trova.
Infrangendosi sulla chiglia diventa schiuma; spezzandosi sugli scogli, vapore; sfinendosi sulle spiagge, risacca.
La bellezza nasce dai limiti, sempre.
- Alessandro D'avenia -
✒ Alessandro D'Avenia (b. 1977) He is an Italian writer, teacher and screenwriter. his book "White as milk, red as blood", which led to the film of the same name.
💎 脆弱的藝術 The art of being frail | Alessandro D'Avenia | TEDxMilano
🙏 Grazie xoxo
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Alessandro D'Avenia - Dance Forever (2022)
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Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore.
La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni.
Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori.
Alessandro D'Avenia
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Solo l'amore può vedere. L'amore ci vede benissimo, vuole vedere sempre di più perché è proprio lo sguardo innamorato che vede nell'altro ciò che uno sguardo qualunque non scorge.
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Cinque sono le cose che un uomo rimpiange ... E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita: 1) La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
2) Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più tempo.
3) Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
4) Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
5) Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori.
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