#A volte mi scoccia proprio stare da sola
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Oggi il mio mood sarebbe coccole + Mulan, poi uscire e fare una passeggiatina tranquilla visto che c'è un po' di sole, che poi se avessi qualcuno sarebbe bello anche tenersi per mano e sorridere perché si è felici di così poco.
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Io non lo so se è una tipica fase tipo "c'ho (quasi) 18 anni e faccio il cazzo che mi pare" però ultimamente stare in casa con i miei è estremamente pesante. Mi scoccia stare ancora a certe loro regole, sentire la loro presenza nella maggior parte degli aspetti della mia vita e delle mie cose, il dover prendere certe decisioni in base a questo o a quello. Sento il bisogno di più libertà, di essere lasciata andare, non sentirmi oppressa in qualche modo. Voglio vedermela da sola, sbagliare e poi rimediare.
Mamma ha questa bruttissima abitudine di commentare ogni mia cosa, di dare opinioni non richieste, così facendo intromettendosi indirettamente. Certe volte mi smonta proprio. Quando ero più piccola un suo giudizio negativo su una cosa che a me piaceva aveva il potere di farmi cambiare idea. Ora no, non cambio idea, se una cosa mi piace la prendo, la faccio, la indosso, la leggo, ma prima di farlo rivaluto, mi chiedo se ne valga la pena, se mi piacerà sul serio, se faccio bene e ogni tanto capita che ci ripenso e lascio perdere. Questa è una cosa che odio, che mi fa venire rabbia perché non voglio che il mio pensiero sia influenzato dal suo, il mio pensiero deve essere mio e basta. Queste insicurezze e questi dubbi non li sopporto, vorrei non averli mai più.
Ultimamente è questo che non voglio, nessun tipo di intromissione nelle mie cose, nelle cose più stupide ma che sono solo mie.
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Ciao a tutti, è arrivato il momento di condividere di nuovo qualcosa con il mondo. Sicuramente quasi nessuno si ricorderà di me, ma anni fa avevo un blog, molto carino a mio parere, dove raccontavo delle mie giornate/settimane e condividevo i miei pensieri o i miei stati d’animo. Ancora oggi vengo incompresa da molte persone che mi stanno vicino, per questo ho bisogni di condividere i miei pensieri ad un pubblico più vasto e spero ci sia qualcuno a cui piace leggere i pensieri degli altri, anche se non è d’accordo. Sono tornata ad essere il bastian contrario perché sto davvero male. Di questo mio star male devo dire che solo una persona mi ha chiesto insistentemente una sera “ma sicura di stare bene?” quando nemmeno io mi ero accorta di essere arrivata a livello. Ora sono ufficialmente entrare nella fase “odio tutti eccetto alcuni prescelti” ma ad una semplice cavolata volano nel mio libro grigio (quello nero lo riservo ai casi speciali). Sono anche diventata molto brava negli anni a nascondere perfettamente quello che provo, ma la medaglia ha sempre due facce, quindi mi commuovo più facilmente e mi vengono gli occhioni lucidi subito.
Ora voglio condividere con qualcuno quello che mi fa star male, così per sfogo, perché sinceramente non so con chi parlarne. Mi presento anche se voglio tenere l’anonimato, ancora penso un troppo alle persone e non vorrei offendere chi pensa che io stia assolutamente bene. Ho 28 anni, ho una casa mia, un lavoro e un ragazzo che mi ama molto. Sono una ragazza ormai donna molto indipendente e che da 3 anni ho davvero abbracciato me stessa. Sono una persona sicura di se, non di tutto, ma abbraccio anche i miei difetti seppur ogni giorno tento di cambiarli, ma la cosa non funziona troppo bene. Dopo tutto quello che vi ho detto io ancora non mi sento soddisfatta di me . Il ragazzo con cui sto da un anno e mezzo credo di non amarlo più per una serie di incomprensioni che abbiamo avuto qualche tempo fa, ma purtroppo quello che cercavo di recuperare di rotto ha rotto qualcosa in me e quindi adesso non lo riconosco nemmeno più. So che potrebbe essere una cavolata ma io ero convinta che fosse la persona giusta e quando stavo per fare di nuovo il passo della convivenza è come se ci fosse stata da parte sua una sorta di pulsante “off” per il quale io ero sempre li e a me questo ha dato fastidio, così tanto da fare 20 passi indietro, fino ad oggi che se lo vedo una sera a settimana è già abbastanza. Ripeto lui è un ottimo ragazzo, forse quello che tutte sognano, ma non io. Io ho bisogno di essere stimolata a distogliere il pensiero dai miei stessi pensieri. Di essere stimolata mentalmente. Mi devi essere un passo avanti, accendere la mia curiosità verso qualcosa, decidere a volte tu dove andare a mangiare, cosa fare e dove andare in vacanza, senza chiedermelo. Ma questo prima di sentire il timore che qualcosa non vada. Si sono tremendamente complicata. Voglio che tra le mie frasi contradittorie capisca quanto in realtà voglia comunicargli il contrario. Lui no. Nel momento in cui io avevo bisogno lui mi chiamava ad uscire con i suoi amici perché secondo lui avevo bisogno di uscire di casa quando, se davvero mi conoscesse un pochino o mi avesse ascoltato davvero, saprebbe che o mi porti fuori a fare una serata atomica o mi lasci a casa a vedere un film che mi piace (possibilmente horror o tipo un trono di spade per placare la mia voglia di uccidere qualcuno). Solo che dopo che gli ho detto “potresti venire da me” non solo ha invaso completamente la mia privacy, mi ha anche messo “da parte” per i suoi poveri amici che venivano lasciati dicendomi “quanto sono fortunato ad avere una come te che non rompe le palle” . Si, peccato che se anche non rompo le palle mi piace ogni tanto fare la vita da giovine e se mi prometti che “tale sera stiamo insieme” e poi c’è sempre un tuo amico depresso a me sale l’angoscia e comunque vengo considerata poco. Mi rendo conto che comunque anche a scriverlo è complicato far capire quello che voglio, ma forse è proprio così.. nemmeno io ho idea di quello che vorrei. Magari bastava semplicemente che una di quelle volte capiva quanto stessi male. Invece si è offeso perché dopo un mese mi ha visto ridere solo per un ragazzo che fa i video su youtube e che poi mi sono interessata a lui, geloso che “non mi caghi più”. Una notte intera a leggere il blog di questo mentre il mio ragazzo dormiva e nemmeno si è accorto che appena mi ha detto buonanotte mi è venuto da piangere. Dettagli che a qualsiasi donna fanno perdere ogni minimo interesse. Perché puoi non accorgerti dei capelli, della casa pulita, di qualsiasi cosa futile, ma del nostro stato d’animo DEVI se no sei fuori. Quindi detto questo sto cercando di tirare fuori le parole giuste per non farlo stare troppo male.
E arriviamo al lavoro! Lavoro da 15 anni ormai e la gavetta direi di averla fatta. Sono stata licenziata anni fa ingiustamente dal posto di lavoro e in periodo di crisi ho trovato questo studio dall’aspetto apparentemente molto sereno e serio. Dato che ero disoccupata, con un mutuo e una parte di casa da riscattare ho dovuto tener botta due anni con capi che urlano, offendono e bestemmiano a più non posso e per qualche periodo con colleghe schizzate. Tengo botta, dopo aver firmato il contratto del mutuo mi dico “bene adesso posso finalmente cercare altro”, no iniziano a licenziarsi tutte e io cosa faccio?! Penso agli altri e anche egoisticamente che magari per me è un ottima opportunità di crescita. Rimango credendo che le cose siano davvero migliorate. Promesse. Tengo su un cazzo di ufficio come unica impiegata a fare formazione ad altre tre, con l’aiuto solo di una collaboratrice a cui però scoccia “spiegare agli altri” anche perché il suo carattere non aiuta. Un estate passata in ufficio a fare il mio dopo le 19 di sera, ore e ore di straordinario pensando ne valga la pensa. Inculata del secolo. Ad oggi sono quella pagata di meno, quella che se succede qualcosa viene ripresa, che deve comunque spiegare le cose agli altri e che quando ho chiesto un mini aumento visto che per fare i giri dell’ufficio uso solo la mia macchina la risposta è stata “bhè fai fare i giri anche un alle altre”. Dove vengo tutte le volte ripresa perché al telefono non capisco bene quando parlano, ma avere la stampate dietro che va e la gente che parla di sottofondo quando sono al telefono ovviamente la colpa è mia che non sento, ma continuo a restare alla reception perché “quello è il mio posto”, anche se proprio da contratto e da colloquio inziale non era così. Mi viene detto che non sono organizzata, nonostante dia io le scadenze alle altre. Nonostante un anno a sputare sangue, a dare tutto quello che ho e il meglio di me le ultime sono che stata gratificata una mia collega che da i giusti feedback, mentre la stronza che è qui che scrive annuisce e pensa “i feedback te li puoi mettere su per il culo”. In sostanza in 3 anni che sono li sono passate 10 impiegate e io sono l’unica che resiste… mi viene da dire che sono la cogliona e che forse oltre a pensarle certe cose le dovrei anche dire. Invece mi faccio come al solito calpestare dalle persone.
Mi ritrovo da due settimane ad essere soddisfatta di dare il meglio, di essere felice di come sono, anche se a volte sono troppo dura nei miei confronti, di darmi continue pacche sulla spalla da sola e vedere che poi in 28 anni di vita non ho capito un cazzo perché continuo a sperare nelle persone. Quindi oggi il mio pensiero da offrire con il popolo di internet è questo: se una situazione vi è stretta cambiate e non avete paura. L’istinto vi dice che qualcosa non va, scappate. Fate quello che davvero vi rende felici. Le persone non si possono cambiare, ma noi possiamo essere superiori e diversi. Noi possiamo essere felici. Perché per imboccare la strada dalla felicità bisogna sudare, impegnarsi e farsi male spesso, ma la soddisfazione di guardare indietro e vedere i nostri progressi non può darcela nessuno. Non viviamo per far felici gli altri, ma per far felici noi. Combattete per i vostri obbiettivi e non fate del male a nessuno, neanche ai vostri nemici perché è bello un giorno fargli vedere dove siete arrivati. Ma quel giorno voi nemmeno vi accorgerete di stargli sbattendo in faccia la vostra serenità e felicità perché loro sono rimasti indietro e quindi dimenticati e spesso sono persone così brutte dentro che in ogni caso si meritano di essere invidiosi di qualcosa che non possono nemmeno lontanamente capire.
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Mio nonno ha 67 anni; io sono ancora nella pancia della mia mamma e sento il suo fischiettare accanto a me, sento che a volte urla con la nonna, loro litigano spesso. Mamma dice che il nonno ha deciso di smettere di fumare per me, la sua prima nipotina, lui desiderava tanto dei nipotini. É il 22 dicembre, 1999, la luna era piena, ma io non è che me lo ricordo, questo mi verrà raccontato da mia madre un po’ di anni dopo più precisamente ogni volta che la luna è piena e alta in cielo, così piena che illumina quasi come il sole. Il nonno è felice che la sua prima nipotina sia nata, quando dimettono me e mamma andiamo subito a casa del nonno, che mi canticchia subito qualcosa fischiettando come è solito fare.
Mio nonno ha 69 anni; mi porta a cavalcioni, soffio con lui le sue candeline, si mette una bottiglia sulla testa e inizia a ballare e la bottiglia rimane in equilibrio, e mi chiedo come faccia a restarci, se cade può farsi male o l’acqua potrebbe bagnare tutto per terra, ma lui ci riesce, probabilmente sa farlo solo lui e questo mi diverte e resto allibita.
Mio nonno ha 71 anni; tutti insieme stiamo per un po’ a San Vito al mare ed è venuto anche qualche amico dei nonni, la sera ci riuniamo e ci divertiamo a crepapelle, il nonno fa ridere proprio tutti, balla, si mette la bottiglia sulla testa, prende in giro la nonna e litigano, però poi fanno come se non fosse successo nulla.
Mio nonno ha 73 anni; quando andiamo a trovarlo cucina sempre per noi, è bravo a cucinare, e penso come mai un uomo sappia cucinare tutte queste cose mentre la nonna no, o forse sa farlo anche lei ma non come il nonno. Ha cucinato le panelle e
le crocchè, non pensavo le sapesse fare, sono buonissime. I nonni litigano, gridano forte e a me fa male la testa, non mi piace vederli così.
Mio nonno ha 75 anni; ci compra un sacco di noci, io e Pietro le mangiamo continuamente, poggia il cestino pieno sul tavolo, nel cestino c’è una tovaglia e per disegno delle ciliegie, come la tovaglia della tavola… le noci fanno molto bene al cervello, menomale che ne mangiamo tante. É forte, perché vedo come le schiaccia, ed è difficile da fare, ci vuole tanta forza. Ancora litigi con la nonna.
Mio nonno ha 77 anni; mamma è tornata a casa un po’ strana oggi, come se qualcosa non andasse bene, però ci ha portato le noci e ha detto che ce le manda il nonno, ma io dubito che la mamma le sappia schiacciare, nessuno è forte come lui. Il nonno oggi non è riuscito a sbucciare un’arancia, ma che ci vuole a sbucciarla? É più difficile una noce da schiacciare che un’arancia da sbucciare.
Mio nonno ha 79 anni; mia madre mi dice di uscire con lui e farmi un giro, così a me e Pietro compra il lecca-lecca, ma a me scoccia perché un po’ mi vergogno, ormai sono grande e poi il nonno non cammina più veloce come prima.
Mio nonno ha 80 anni; non mette più la bottiglia sulla testa, non ci compra più le noci -mamma dice che non riesce a schiacciarle-. Ha riparato un pantalone di papà che si era scucito, ma ha perso più tempo nel farlo, prima era più veloce. Forse si è innervosito, e per questo ha detto tante parolacce. Gli organizziamo una festa di compleanno con tutti i suoi amici e parenti, sono tanti! Non riesce a spegnere le candeline e sorride poco…
Mio nonno ha 82 anni; la nonna oggi ha chiamato mamma e le ha detto che il nonno è caduto mentre tornava a casa, ha perso l’equilibrio… il sacchetto è caduto e si è aperto e la frutta è caduta tutta per terra. La nonna gli urla, il nonno le urla, litigano sempre.
È caduto di nuovo, questa volta a casa, era da solo. La nonna era uscita a fare la spesa e l’ha trovato per terra. Ha chiamato di nuovo la mamma, non è più come prima.
Il nonno ha 83 anni, oggi sono andata a trovarlo, mi ha dato il lecca-lecca, però mi manca quando mi schiacciava le noci… fanno bene al cervello, è importante mangiarle. Io e Pietro giochiamo con lui a Scala 40, vince sempre, è fortissimo, qualche volta vince Pietro perché lo aiuta, ed io (anche se mi aiuta) perdo sempre -ride-.
Mio nonno ha 85 anni. La nonna è caduta oggi e con mamma sono corse in ospedale: frattura scomposta del femore. La festa del paese non era più una festa, ogni anno quei tre giorni li attendevamo per mangiare tanto, per divertirci e stare tutti insieme, ma quell’anno fu diverso, in realtà anche gli anni successivi, ma questo ancora non lo sapevamo. Di quella sera ricordo che io ero col nonno e Pietro nel salotto a guardare la tv, e a un tratto sentiamo la nonna urlare dalla stanza da letto il nome di mia madre, non appena era caduta. Il nonno si alza di botto, d’improvviso tutte quelle liti e quelle urla erano scomparse, c’era una profonda preoccupazione nei suoi occhi, ma lui non poteva andare ad aiutarla perché non può camminare da solo, si aiuta con un bastone e in quel momento non era vicino a lui. Lo vedevo soffrire poiché voleva andare ad aiutare la nonna, ma io e Pietro gli dicevamo solo di stare fermo e aspettare, ed io mi sentivo solo in colpa.
La mamma ha chiamato un ragazzo così che il nonno avesse compagnia, adesso che la nonna non può più muoversi bene come prima. Il nonno non può più uscire da solo, se si alza può cadere e farsi male perciò il ragazzo lo accompagna quando esce, lo controlla se deve alzarsi dalla poltrona.
Il nonno ha 86 anni; non sta più da solo, adesso anche la notte ha bisogno che qualcuno lo controlli. Non dorme più con la nonna, la sua compagna da cinquant’anni e anche di più, si sente lontano, ma non riesco a capire come sta, parla poco, si muove molto piano, fa fatica a parlare.
È il giorno di Natale, suo fratello è venuto a trovarlo dall’America -non sa che questa sarà l’ultima volta-. Lui dorme per tutto il giorno, non mangia nulla, non prende tutte le pillole che dovrebbe, e la nonna si arrabbia. Gli urla, scoppia a piangere.
È Capodanno, il nonno ha compiuto 87 anni, è arrabbiato, non spegne le candeline, non mangia la torta. Chi è che non mangia la torta al proprio compleanno?
È il 15 gennaio, dopo lo scritto di arabo sono salita a Monreale con mamma, niente di nuovo, sempre seduto sulla sua poltrona, si addormenta continuamente, accanto il suo badante lo controlla, è molto attento.
É il 17 gennaio, ho preso 27 in arabo, il mio primo esame universitario, questo giorno mi porta fortuna, di solito. Saliamo a Monreale, il nonno non è sulla poltrona, è nella stanzetta dove dorme… sta dormendo, non ha mangiato. La nonna prova a parlargli ma lui non risponde. Dorme. Mamma lo sveglia, il nonno è sveglio ma non apre gli occhi, si siede sul letto con l’aiuto di mamma e del badante, non vuole mangiare, ma deve prendere le pillole. Mamma trova un modo per dargliele, gli infila una siringa in bocca, è l’unico modo per aiutarlo. Noi dobbiamo andare. Ciao nonno, non so se mi hai vista, sono stata qui con te, ma ora devo tornare a casa, però ci vediamo presto.
É il 19 gennaio.
Il nonno non risponde, né al badante né alla nonna. Non c’è. É ancora lì. Non c’è. Non posso farcela. Se ne è andato.
Mio nonno aveva 87 anni. Mio nonno ha combattuto 10 anni della sua vita contro il Parkinson, questo colpisce le cellule che sintetizzano la dopamina, uccidendole. La dopamina è un neurotrasmettitore, aiuta i muscoli nel movimento.
Forse quando eravamo piccoli ci lasciava troppe noci, forse doveva mangiarne anche lui un po’, perché le noci fanno bene al cervello.
Forse ti dimenticherò, ma non voglio. Vorrei averti vissuto al contrario, tutto ciò che ti è accaduto quando io ero già troppo grande vorrei averlo vissuto quando ero ancora piccola, e viceversa, vorrei rivederti con la bottiglia sulla testa, fischiettare, fare finta di suonare il tamburo della festa del paese. Chissà se sarebbe stato diverso.
La verità è che ero da sola. Al funerale, in casa, nella mia testa, sono stata da sola. E lo sono tuttora. Soltanto tu mi sei stato vicino, ma io forse non ti ci sono stata abbastanza. Ci sei sempre, sei qui, nonno. Quel dolore mi ha cambiata, non posso andare avanti, se non ci sei tu a salvarmi. Ti prego nonno, riprendimi. Nonno…
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Mi piace farmi del suo tempo (dicembre 2016)
Bella serata, lunga tavolata, si mangia, si beve, si chiacchiera e si ride, ci sono dentro, ci sto bene, sono a mio agio, un sacco di complimenti, basta un vestito, capelli diversi e gli sguardi cambiano: "Quanto sei bella stasera" "Grazie" rispondo e abbasso lo sguardo, che sia una donna o un uomo, l'effetto di un complimento su di me ha sempre un sapore di lusinga mista a disagio, non sono capace a incassarle quelle parole, limite umano mio molto marcato... Ma il mio cervello è una macchina che va col motore a pieni giri, associazioni di idee: "Come fai la mattina ad essere così bella, non è possibile..." E qui la differenza non è fatta da un vestito o dai capelli... Ma chi è bello appena sveglio?!? Appena svegli si è svestiti da ogni tipo di convenzione, niente trucco, niente piega, solo il proprio odore e la propria pelle... E allora non abbasso lo sguardo, sorrido e lo stringo, non una parola di risposta, ma i miei occhi lo cercano e così anche la mia bocca, un bacio che non è un "grazie" è più un "io non sono mai così bella come quando tu guardi me" Aspetta, mi stanno chiamando... ritorno alla realtà... di nuovo si parla, si ride, si beve e si mangia... è arrivato il dolce, stiamo per finirla questa cena... penso che è stata proprio una bella serata, che queste persone mi piacciono e che vorrei avere più tempo per conoscerle, io così capace di stare da sola, mi piace anche, il mio mondo non diventa meno colorato se ci sono solo io, certo con intorno qualcuno diventa tutto più imprevedibile e a me piace non conoscere la fine delle storie... Io così indipendente, a volte forse l'ho difesa anche troppo strenuamente questa mia "libertà", me la sono sempre cavata da me, raramente ho chiesto una mano e ringrazio sempre di averla trovata pronta ad afferrarmi quando l'ho cercata, questo tratto del mio carattere mi ha sempre riportata lì, in un angolo di solitudine, che non è un posto buio come si pensa, è un posto dove c'è solo più silenzio e ti raggiungono solo le parole che contano, e quando arrivano fanno un rumore assurdo, un suono a volte dolce, a volte insopportabile... un suono e un peso che dipende dalla bocca che le pronuncia, così capita che in alcuni rari casi le parole giuste siano pronunciate dalle labbra giuste e cambia l'orizzonte delle tue prospettive. Aspetta, un messaggio Sorrido... è lui... mi ha lasciata cenare tranquilla, dai allora si vede che un po' gli manco... un altro messaggio... un altro ancora... No, non mi scoccia... in un altro momento della mia vita avrei sbuffato, compiaciuta ma annoiata, ora invece vorrei poter rispondere... Dio la connessione fa cagare... poi mi chiamano, mi chiedono, mi cercano... Fermi, fermi, cazzo fermatevi! Mi gira tutto, arrivo da chiunque promesso... Ma ho un pensiero che devo fissare, lasciatemi stare un attimo: un pensiero che si è fatto strada, è arrivato prepotente, si è preso spazio, ha picchiato il pugno sul tavolo e si è messo a sedere, e ora è lì che mi fissa sicuro, così chiaro, è vero che posso stare senza lui, vivo lo stesso, non si tratta di un bisogno, ma se posso viverlo sono la qualità e il modo a cambiare... Io non ho mai preso il vizio di nulla, non ho mai contaminato la mia vita con pessime abitudini, ho sempre trovato il coraggio e la forza di dire NO quando qualcosa sfuggiva alla mia volontà e avrebbe potuto portarmi a soddisfare un bisogno e non un desiderio... ho lasciato andare molto per questo, anche una parte di me, scelta che rifarei senza guardarmi indietro mai perché c'è differenza tra bisogno e desiderio... ora mi piace farmi del suo tempo, potrei smettere di desiderarlo, ma non voglio, non voglio farmi mancare lui...basta come motivo?!? Finito, paghiamo, usciamo, bella serata ragazzi, ma lasciatemi andare, vi ho dato il mio tempo, è stato bello, lo rifaremo...o almeno spero Ora posso rispondere... Mi manchi sai... No, non glielo dico... ennesimo limite mio... ma tanto lo sa, credo, o almeno lo spero... Così lo ascolto, lui, la sua serata e la sua vita, che no, non ha bisogno di me, mi piace pensare che sia uguale, che gli piaccia farsi del mio tempo perché lo desidera, perché desidera me, anche appena sveglia, quando è impossibile nascondere qualunque difetto "che bella che sei..."
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