Tumgik
#8312111
fractal-voidling · 2 months
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MAG127 - #8312111 │ Remains to be Seen
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multifandomfanboy · 3 years
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Magnus Archives Case Numbers
Every episode of the Magnus Archives organised via their case #
D-1862-143 - MAG 105
376-U - MAG 85
571-U - MAG 113
0002202 - MAG 66
0011206 - MAG 78
0020312 - MAG 9
0020312 - MAG 155
0020406 - MAG 35
0022010 - MAG 21
0030109 - MAG 146
0030306 - MAG 68
0030411 - MAG 88
0030912 - MAG 70
0032408 - MAG 27
0040904 - MAG 52
0051701 - MAG 24
0052911 - MAG 59
0060122 - MAG 134
0060711 - MAG 75
0063011 - MAG 139
0070107 - MAG 3
0070401 - MAG 115
0071303 - MAG 8
0071803 - MAG 67
0080307 - MAG 62
0080701 - MAG 51
0081002 - MAG 106
0081103 - MAG 49
0081212 - MAG 18
0081912 - MAG 130
0082107 - MAG 154
0090202 - MAG 145
0090303 - MAG 97
0090310 - MAG 144
0090401 - MAG 156
0090404 - MAG 57
0090608 - MAG 67
0091110 - MAG 126
0092008 - MAG 108
0092010 - MAG 72
0092204 - MAG 114
0092302 - MAG 5
0100102 - MAG 107
0100710 - MAG 10
0100710-B - MAG 56
0100912 - MAG 31
0101811 - MAG 69
0102503 - MAG 48
0110201 - MAG 33
0110209 - MAG 45
0110304 - MAG 148
0111311 - MAG 112
0112905 - MAG 14
0113005 - MAG 19
0113005-B - MAG 20
0120112 - MAG 136
0120204 - MAG 153
0120606 - MAG 38
0121102 - MAG 12
0121112 - MAG 124
0121403 - MAG 110
0121911 - MAG 36
0122204 - MAG 1
0130111 - MAG 30
0130409 - MAG 129
0130807 - MAG 90
0131103 - MAG 42
0131305 - MAG 149
0131408 - MAG 157
0131910 - MAG 83
0132306 - MAG 54
0132806 - MAG 4
0140207 - MAG 103
0140406 - MAG 102
0140911 - MAG 15
0140911 - MAG 150
0140912 - MAG 6
0141010 - MAG 87
0141407 - MAG 135
0142302 - MAG 32
0143103 - MAG 63
0150102 - MAG 122
0150108 - MAG 123
0150409 - MAG 16
0150806 - MAG 74
0151403 - MAG 11
0151904 - MAG 25
0152005 - MAG 64
0160112 - MAG 61
0160204 - MAG 26
0160311 - MAG 55
0160902 - MAG 41
0161002 - MAG 47
0161203 - MAG 22
0161207 - MAG 34
0161301 - MAG 13
0161704 - MAG 28
0161909 - MAG 43
0162907-A - MAG 39
0162907-B - MAG 40
0170208 - MAG 117
0170608 - MAG 118
0170701 - MAG 65
0170708 - MAG 119
0170908 - MAG 120
0171102 - MAG 73
0171302 - MAG 76
0171406 - MAG 104
0171602-A - MAG 79
0171602-B - MAG 80
0171802-A - MAG 81
0171802-B - MAG 82
0172404 - MAG 89
0172501 - MAG 71
0172804-A - MAG 91
0172804-B - MAG 92
0172904 - MAG 94
0172906 - MAG 109
0173006 - MAG 111
0180303 - MAG 128
0181106 - MAG 141
0181206 - MAG 142
0181408 - MAG 151
0181502 - MAG 121
0181606 - MAG 143
0181810 - MAG 160
0182003 - MAG 131
0182007 - MAG 147
0182403 - MAG 132
0182509-A - MAG 158
0182509-B - MAG 159
7150101 - MAG 140
7870211 - MAG 116
8141206 - MAG 50
8163103 - MAG 23
8312111 - MAG 127
8370108 - MAG 152
8450512 - MAG 58
8640514 - MAG 98
8671302 - MAG 138
9220611 - MAG 7
9302706 - MAG 133
9522002 - MAG 99
9550307 - MAG 137
9720406 - MAG 29
9721207 - MAG 60
9770211 - MAG 95
9790302 - MAG 44
9830203 - MAG 86
9900112 - MAG 84
9931907 - MAG 125
9941509 - MAG 77
9950503 - MAG 93
9961505 - MAG 96
9970509 - MAG 53
9982112 - MAG 46
9982211 - MAG 2
9991006 - MAG 17
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tma-traduzioni · 3 years
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MAG127 - Caso #8312111 - Resta da Vedere
[Episodio precedente]
[INT. ISTITUTO MAGNUS, ARCHIVI, UFFICIO DELL’ARCHIVISTA]
[CLICK]
ARCHIVISTA
Dichiarazione del dott. Jonathan Fanshawe riguardo ai mesi che hanno portato alla morte e all’autopsia di Albrecht von Closen. Dichiarazione originale rilasciata come parte di una lettera a Jonah Magnus, il 21 novembre, 1831. Registrazione audio di Jonathan Sims, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Jonah. Devo innanzi tutto declinare la tua generosa offerta per la posizione di medico del Penitenziario di Millbank. Nonostante le condizioni che hai posto siano, senza dubbio, più che adeguate, negli ultimi mesi sono arrivato alla sgradevole conclusione che la nostra confidenza e amicizia deve cessare immediatamente. Non so quali interessi tu abbia in quelle povere anime condannate tra quelle mura, né m’importa indovinarlo. Alla luce di ciò a cui ho testimoniato così recentemente, non posso più associarmi in buona fede a nessuna delle tue imprese. Né continuerò a raccogliere o a fornirti quei resoconti dell’esoterico e dell’ultraterreno che tu e il tuo… Istituto richiedete con tale entusiasmo. Considera questa la rottura della nostra conoscenza.
Questa non sarà una sorpresa per te. Di sicuro devi aver compreso cosa mi stavi chiedendo quando mi hai implorato di far visita ad Albrecht, e di applicare le mie misere abilità al male che lo affliggeva. Devi aver saputo la natura di quel male, anche se solo nei caratteri più generali, e senza dubbio avevi una qualche intuizione sulla sua causa.
Ma, dovesse tutto questo essere davvero una sorpresa, allora farò del mio meglio per spiegare, e spero che qualsiasi rivelazione qui contenuta potrà sviarti dal sentiero su cui ti sei avviato.
Sono arrivato alla tenuta di Albrecht all’inizio di Aprile. Gli alberi erano fitti di verde rinato, e la pioggia tamburellava pesantemente sulle carrozze mentre ci avvicinavamo. Me lo ricordo così chiaramente. L’odore della pioggia attraversato dall’inaspettato sentore di fumo, e appena ci siamo avvicinati ho visto il bagliore arancione delle fiamme attraverso gli alberi.
Il mio primo pensiero è stato che la casa avesse preso fuoco, e che sarei arrivato solo davanti a una rovina bruciata e una struttura annerita, ma come ci siamo avvicinati ho potuto vedere che si trattava di un solo albero che stava bruciando. Un antico olmo nodoso, che si trovava in disparte rispetto al resto della foresta. Una piccola folla circondava lo spettacolo. Un uomo, che ho pensato essere un guardiacaccia, si trovava più vicino degli altri, con una torcia accesa in mano.
Su mio ordine, il cocchiere si è avvicinato, anche se i cavalli erano nervosi, e ho chiesto all’uomo perché stessero bruciando l’albero, quando la pioggia stava cadendo così fitta. Di sicuro avrebbe potuto attendere un meteo più asciutto. L’uomo ha solo alzato le spalle. Il mio tedesco è… passabile, anche se ho avuto poche occasioni di usarlo ultimamente, ma il suo accento era marcato, e tutto quello che sono riuscito a cogliere da parte sua era un senso di… rassegnazione, e l’insistenza con cui il suo padrone, che io ho pensato essere Albrecht, voleva l’albero morto. Sono sicuro che abbia usato quel termine, comunque. Non bruciato, non rimosso, o distrutto. Morto. Decisi di chiederlo ad Albrecht quando l’avrei visto.
Come è venuto fuori, questo è successo più tardi di quanto avessi anticipato. Come sono sicuro che saprai, la moglie di Albrecht, Carla, è stata portata via da una febbre qualche anno fa, e i suoi figli erano via a scuola, quindi è stata la governante ad accogliermi quando sono arrivato. Greta, era il suo nome, una gradevole giovane donna rubiconda con solo una infarinatura di inglese che insisteva a usare ad ogni opportunità.
Una volta che mi sono cambiato in abiti asciutti, mi ha portato del cibo e un goccio di brandy, il tutto mentre si scusava che il padrone di casa era indisposto. Le ho detto che ero un dottore, e che stavo facendo visita proprio per aiutare a porre fine a qualsiasi indisposizione. Ma lei scuoteva solo la testa e mi diceva che lui mi avrebbe ricevuto solo quando sarebbe stato pronto.
La casa sembrava… così vuota. La pioggia batteva alla finestra, e gli orologi ticchettavano in ogni stanza, ma non sembrava esserci alcun rumore di vita da nessuna parte. Mentre sedevo nella sala, mi sono accorto che Greta aveva lasciato aperta la porta sul corridoio alle mie spalle. Ho provato ad ignorarla, a bere e basta il mio brandy e continuare ad attendere.
Ma non potevo ignorare la sensazione che qualcuno fosse là fuori, dietro di me ad osservare. Il corridoio era buio, e io ho pensato per un secondo di poter intravedere una sagoma, accucciata là. Ma non c’era nulla, quindi ho chiuso la porta. Alla fine è giunta la sera, e Greta mi ha informato che la cena era servita. Ho mangiato da solo, seduto in una lunga sala da pranzo che sembrava avere fin troppe finestre. Voltandomi, ho visto Greta che mi guardava dal corridoio. Non aveva alcuna malizia in faccia da quello che potevo vedere, ma comunque ero a disagio. L’ho chiamata, cercando di congedarla, ma lei sembrava non sentirmi.
Mi sono ritirato nel salone per fumare la mia pipa, ma anche quell’azione semplice e rassicurante non mi ha calmato per niente, e mi sono diretto alla stanza che mi era stata assegnata senza neanche aver mai visto nemmeno una volta il mio elusivo ospite. Ho notato che la finestra di fronte al mio letto non aveva né tende né persiane, e all’improvviso ero molto consapevole della mia candela, e della luce pallida che diffondeva su tutto, quel puntino di luce che si rifletteva sul vetro come il luccichio di un occhio.
Non ho dormito bene quella notte. La sensazione di essere sotto osservazione non è calata, e rimanevo dubbioso sull’esatto scopo di questo incarico, un incarico, ti ricordo, Jonah, che ho accettato per tua insistenza. Alla fine un sonno agitato mi ha trovato e ho avuto un po’ di pace.
Era ancora buio quando mi sono svegliato, e la sensazione si era intensificata a un livello terrificante. Ero adesso sicuro che qualcosa si trovasse nella stanza con me, a fissarmi. Ho allungato la mano e ho preso un fiammifero, accendendolo contro il montante del letto. E lì, proprio sopra di me, c’era un viso pallido e tremante. Gli occhi erano affossati, e le guance erano sporche e non rasate.
Era il viso di Albrecht von Closen.
Nella luce, i suoi occhi hanno incrociato i miei, e la sua bocca ha iniziato a muoversi rabbiosamente, ripetendo la stessa frase ancora e ancora, con voce sempre più alta fino a che non me la stava urlando in faccia: (respiro)
"Leg sie ala zurück. Leg sie ala zurück.”
Rimettili a posto. Rimettili a posto.
Ho sentito una fitta di dolore alle dita quando il fiammifero ha finito di bruciare, e l’ho mollato con un urlo. La stanza è sparita nuovamente nell’oscurità, e quando le mie mani tremanti sono riuscite ad accenderne un altro, lui era sparito. Ed io ero solo. Non ho più dormito quella notte.
Quando il sole è finalmente entrato dalla mia finestra scoperta, mi sono vestito velocemente. Le suppliche di Greta affinché scendessi per colazione sono state del tutto ignorate, e ho iniziato a spalancare ogni porta dietro alla quale non avessi già controllato, cercando il padrone di casa.
L’ho trovato nella biblioteca, dove un fuoco bruciava già in un misero tentativo di tenere a bada il freddo della mattina. Lui stava in piedi davanti ad esso, gli occhi persi tra le fiamme, sembrava debole e caldo proprio come quando si era chinato sopra il mio letto la notte precedente. Ho chiuso la porta alla mie spalle prima che Greta potesse obiettare, e ho preteso di sapere perché fosse entrato nella mia stanza.
Lui… si è scusato, con un tono così penoso che la rabbia è sembrata abbandonarmi tutta d’un colpo. Sembrava così piccolo. Mi ha invitato con un cenno a sedermi, e così ho fatto. Mentre camminava accanto agli scaffali, sfiorando i dorsi dei libri uno per uno, ho iniziato a fargli domande sulla sua salute, e gli ho spiegato perché mi trovassi lì, ma lui non ha dato il minimo segno di prestarmi attenzione.
“Li ho fatti rilegare lo scorso anno,” ha detto. “L’umidità può fare danni tremendi a un libro.” Gli ho detto che ero certo che quello fosse il caso, ma che insistevo affinché si parlasse della sua salute. Mi ha ignorato nuovamente. Invece, ha preso posto di fronte a me e ha iniziato a raccontarmi una storia. E poi un’altra. E un’altra. Un fiume di strane storie ha iniziato a riversarsi da lui, e io me ne sono rimasto seduto lì, pietrificato, desiderando disperatamente di avere la forza di volontà per andarmene, ma tutto quello che potevo fare era ascoltare.
Mi ha raccontato di una sarta, che aveva fatto dei ricami sul suo corpo con un elegante filo nero, e che quando l’ha tirato via con un unico movimento veloce, la sua pelle è caduta come una sottoveste allentata. Mi ha raccontato di un uomo così spaventato dalla morte che ha passato un anno a intrecciare una corda bendato, così da non saperne la lunghezza, e non poter prevedere il momento in cui questa si sarebbe stretta attorno al suo collo quando alla fine si è gettato nel vuoto. Mi ha raccontato di un fuoco che brucia con calore e intensità tali che anche venirne a sapere è abbastanza da bruciare la lingua via dalla testa. Mi ha raccontato di così tante cose terribili.
E alla fine di tutto questo, l’unica cosa a cui sono riuscito a pensare è stata chiedergli dove le avesse lette. Il mio sguardo è scattato ai libri che ci circondavano, ma Albrecht ha riso di questo, e ha appoggiato le mani su un dorso che era etichettato solo ‘Un Avvertimento.’ Per un istante, è sembrato quasi che stesse per strapparlo dal suo posto e scaraventarlo nel fuoco. Ma è passato. Si è girato verso di me. “Non capisci,” mi ha detto in tedesco. “Non sono io che leggo i libri. Quelli leggono me.”
Non gli ho chiesto ulteriori chiarimenti. Ho preso la chiave della mia stanza da Greta e mi sono assicurato questa volta, che la porta fosse chiusa a chiave mentre dormivo.
Mentre la mia visita andava avanti, sono venuto a sapere di più sulla sua condizione. All’inizio l’avrei descritta come una… mania naturale, che aveva trovato un oggetto totemico nei libri della sua biblioteca. Ma quando infine mi ha raccontato la storia di come li aveva trovati e della tomba terribile da dove erano stati presi, ho iniziato a sospettare che forse i libri avessero portato un qualche agente contaminante nella casa di Albrecht, il quale aveva gradualmente corroso la sua mente. Non avevo né il tempo né gli strumenti per condurre il tipo di esami che avrebbero potuto confermare tali cose, ma mi sono convinto che rimuovere i libri avrebbe fatto qualcosa per aiutare con i suoi problemi di salute.
Mi aspettavo qualche rigida opposizione sulla cosa, ma la risposta di Albrecht sembrava più vicina al sollievo che a qualche forma d’angoscia. Ha chiesto solo se avrei dato una mano, e, me ne pentirò eternamente, ho acconsentito.
Cosa raccontarti, Jonah, di questa… folle impresa? Quel viaggio maledetto per il quale siamo salpati? Ti diletterò con l’esperienza terribile di trasportare un’intera biblioteca di libri attraverso la Foresta Nera? Forse dovrei scriverti un resoconto sul trovare quel cimitero antico, sulla discesa in quel mausoleo tetro e gelido. O preferiresti sentire delle ore che abbiamo passato a riporre volume dopo volume su scaffali grigi e vuoti, ignorando quanto le nuove rilegature sembrassero fuori posto sulla pietra antica?
No. Sono sicuro che tutto quello che vorrai sapere è come è morto Albrecht. Perché è successo che, come ho riposto l’ultimo libro preso da quel luogo, ho sentito il suo - urlo dalla sommità delle scale e sono corso su per trovarlo riverso a terra e morto di fronte al sarcofago di pietra. Non ho visto niente e nessuno con lui, e il suo corpo sembrava integro e privo di traumi. Ma ho qualche idea sul motivo per cui è successo.
Perché mentre riempivo quegli scaffali privi di vita con volumi appena rilegati, non ho potuto fare a meno di notare che ogni pagina era bianca. Ho quindi fatto delle verifiche con [Paines], che credo essere i tuoi rilegatori preferiti. E so che i libri che il povero Albrecht stava riportando alla tomba non erano i libri che erano stati portati via. Spero che ti portino molta saggezza, Jonah, perché il prezzo è stato caro abbastanza.
Niente sbarrava la strada della mia ritirata, e ho trascinato il corpo di Albrecht fino alla carrozza. Abbiamo lasciato quel posto orribile, e ho cercato molto intensamente di dimenticarmi del percorso.
Prima che fosse seppellito, sono riuscito ad ottenere il permesso di fare un’autopsia. Avevo qualche idea sullo scoprire la causa del suo decesso improvviso e violento. Devo dirti che cosa ho trovato, Jonah? Devo descrivere nel dettaglio che cosa ricopriva i suoi organi, le sue ossa, l’interno della sua pelle? Cosa si ammassava a dozzine, e hanno tutti puntato il loro sguardo su di me come se fossero stati un’unica cosa quando ho aperto il suo torace, le loro pupille che si sono strette nella luce, con iridi di ogni colore e sfumatura? Perché qualsiasi cosa gli abbia fatto questo, so in cuor mio che è stata colpa tua.
Ho fatto bruciare il corpo. Per favore non scrivermi mai più.
Il vostro servitore,
Dottor Jonathan Fanshawe.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
(Sospira) È inquietante trovare un mio omonimo in una dichiarazione, specie una connessa così direttamente all’Istituto. Posso solo sperare che perdere fiducia in Jonah Magnus non gli sia andata troppo male.
Hm. Jonah Magnus. Non gli ho mai dato troppa attenzione, non tanta quanta avrei dovuto. Suppongo di aver sempre sperato che ci fosse una qualche possibilità che fosse… innocente in tutto questo. Lo so, lo so. Ma avevo - (sospira) Ho solo - sperato che forse il fondatore dell’Istituto fosse in buona fede, e non semplicemente la base per tutte tutte le cose terribili che sono successe qui. Ma no. Qualsiasi cosa stia succedendo adesso ha avuto origine duecento anni fa, nell’opera di un uomo malvagio. (respiro tremante)
Esattamente duecento anni fa infatti. Non pensate che questo piccolo dettaglio mi sia sfuggito. Non so la data precisa in cui l’Istituto è stato fondato, ma so che è stato nel 1818. (respiro tremante) Qualcosa sta arrivando. So che è così. (Pausa) Ma semplicemente - non so cosa fare.
(Suono di riconoscimento) (Chiamando)
Vieni, Basira.
[La porta si apre e si chiude mente Basira entra]
BASIRA
Stavo aspettando che finissi.
ARCHIVISTA
Lo so.
BASIRA
Non mi piace che tu abbia iniziato a farlo.
ARCHIVISTA
L-Lo so. (pausa, sospira) Come sta Melanie?
BASIRA
Come pensi che stia?
ARCHIVISTA
Ah- I-Io, uh, probabilmente dovrei parlare con -
BASIRA
(sovrapponendosi) Probabilmente dovresti starle il più lontano possibile. Non ti vuole vedere.
ARCHIVISTA
No. No, c-c-c-certo.
BASIRA
Ma, ha voluto che mi… scusassi.
ARCHIVISTA
(A bassa voce, sorpreso) Oh.
BASIRA
Da parte sua, per… la spalla.
ARCHIVISTA
Oh. È, è okay. Le ferite da bisturi - (risata incurante) - guariscono velocemente.
BASIRA
Hm.
ARCHIVISTA
(Risata più simile a un respiro secco) Troppo velocemente, sul serio.
[Fa un’altra di quelle risate]
BASIRA
Di già?
ARCHIVISTA
(Lungo sospiro) Solo un’altra cicatrice per la collezione.
BASIRA
Hm.
ARCHIVISTA
C-Credi che abbia funzionato; sta…?
BASIRA
Non lo so. Sembra più… coerente, credo? E hai ricevuto delle scuse.
ARCHIVISTA
(A bassa voce) Già.
BASIRA
Dice che adesso può piangere, il che è, um -
ARCHIVISTA
(A voce ancora più bassa) Oh.
BASIRA
Un passo avanti? Credo?
ARCHIVISTA
Uh -
BASIRA
È ancora arrabbiata, ma non ha attaccato nessuno. Non è più neanche sicura di averne la volontà.
ARCHIVISTA
Beh questo è - è positivo.
BASIRA
(ehhhh) Mm.
[L’Archivista sospira]
BASIRA (CONT.)
Allora. Non puoi essere ucciso dal crollo di un edificio. Le ferite gravi si cicatrizzano velocemente. Puoi strappare la verità alle persone, e il sapere ti spunta in testa ogni volta che ti serve.
ARCHIVISTA
Sì. Io, io direi che, che questo è tutto.
BASIRA
…E che cos'è che stavi facendo ieri?
ARCHIVISTA
...Quando?
BASIRA
Sei rimasto seduto sul pavimento per tipo quattro ore.
ARCHIVISTA
...Oh! Uh, no, io,io,io stavo - stavo - ascoltando, sai, cercando di vedere se le dichiarazioni mi (inspira) …chiamavano.
BASIRA
E?
[Sentiamo un fruscio di fogli mentre l’Archivista indica la dichiarazione di Fanshawe]
BASIRA (CONT.)
Fantastico.
[L’Archivista mette giù la dichiarazione; a questo punto notiamo che è appena iniziato il rumore di statiche]
ARCHIVISTA
Guarda, non lo so, Basira. Spero di essere ancora umano, ma - (sospira) Ma sembra sempre più improbabile.
BASIRA
Non l’ho chiesto.
ARCHIVISTA
No, credo di no.
BASIRA
Non curiosare nella mia testa.
ARCHIVISTA
Non sto curiosando; non sto guardando; non è così che funziona!
BASIRA
Spiegalo, allora.
ARCHIVISTA
Non, non sono sicuro di riuscirci!
BASIRA
Assecondami.
[L’Archivista fa un lungo sospiro]
ARCHIVISTA
È - difficile. È come se ci fosse una, una porta, nella mia mente. E-e-e oltre quella c’è, c’è tutto l’oceano.
ARCHIVISTA (CONT.)
Prima, non l’avevo notata, ma adesso, io - ora so che è lì, e non posso dimenticarmene, e posso sentire la pressione dell’acqua su di essa. Io- Io- [Rumore indistinto] - posso tenerla chiusa? (sospira) Ma a volte, quando sono vicino alle p-persone, a… luoghi, o… idee? Una goccia o due si spingono oltre le fessure ai bordi della porta. E io… vengo a sapere qualcosa.
[Pausa]
BASIRA
Cosa succede se apri la porta?
[Pausa]
ARCHIVISTA
Annego.
[Pausa]
ARCHIVISTA (CONT.)
Mi dispiace, Basira, io, io proverò a tenere per me qualsiasi cosa sono venuto a sapere su di te. E le mie priorità non sono cambiate. Spero che tu possa crederlo. (Un respiro tremante e un sospiro) Sono ancora dalla tua parte. Puoi fidarti di me.
BASIRA
(Sospiro stanco) Già. La gente continua a dirlo.
ARCHIVISTA
Lo fanno? Chi - chi - chi altri - Martin ha detto qualcosa?
BASIRA
(breve pausa) È stato qualche mese fa, dopo l’attacco. Aveva iniziato a passare del tempo con Lukas.
[L’Archivista sospira]
BASIRA (CONT.)
Per lo meno, ha detto quello. E io volevo delle risposte.
BASIRA (CONT.)
Continuava a dirmi di fidarmi di lui, di ascoltare quel tizio, anche se non si era ancora fatto vedere di persona. Gli ho detto che poteva mandarmi un’email o farmi svanire.
ARCHIVISTA
Già.
BASIRA
Onestamente, mi pento un po’ di non aver semplicemente - afferrato Martin e averlo scosso fino ad ottenere una spiegazione da lui. Ma non volevo fargli pressione. Era - messo male, con l’attacco e sua mamma e tutto il resto. Ora provo a tirare fuori il discorso e lui - sparisce e basta. Niente da fare.
ARCHIVISTA
S-scusa, hai detto - che cosa è successo con sua madre?
BASIRA
Oh, già. È morta. Circa due mesi dopo che tu, uh…
ARCHIVISTA
(In sottofondo a bassa voce) Oh.
BASIRA
(pausa) Martin era... Ha provato a rimanere forte, a tenere duro, ma - quel genere di cose… (sospira) Poi quei cosi della Carne hanno fatto irruzione, e beh - eccoci qui.
ARCHIVISTA
Dio.
BASIRA
Non te l’ha detto?
ARCHIVISTA
(Sorpreso) No.
BASIRA
Hm. Direi che allora non sai tutto.
ARCHIVISTA
N-no, Io, io direi di no. (Respiro tremante e un sospiro) Dunque che cosa facciamo adesso?
BASIRA
Dimmelo tu. Solo non aspettarti molta fiducia in questi giorni.
ARCHIVISTA
(hm) Sì, io, suppongo sia giusto.
[CLICK]
[INT. PRIGIONE, SALA DELLE VISITE]
[CLICK]
[Sentiamo il rumore di una porta o due che vengono aperte, e poi di nuovo chiuse a chiave. C’è un chiacchiericcio che riecheggia in sottofondo]
ELIAS
Buon pomeriggio, Detective.
[Basira gli si avvicina]
BASIRA
Non sono una detective.
ELIAS
Ma certo.
BASIRA
Volevi vedermi?
ELIAS
Sì.
BASIRA
Qualcosa troppo importante per dirlo all’Ispettore?
ELIAS
Forse - volevo solo fare una chiacchierata.
BASIRA
Beh, buona fortuna.
[Lei inizia ad andare via, inizia ad aprire quella che sembra essere una porta con le sbarre]
ELIAS
Ho - trovato uno di questi nella mia cella.
[Basira si ferma]
ELIAS (CONT.)
(Continuando) Non stava registrando, ma credo che voglia dire che si è svegliato.
[Le manette di Elias tintinnano]
ELIAS (CONT.)
Basira?
[Altro tintinnio]
BASIRA
Possiamo smetterla con le stronzate?
ELIAS
Quali sarebbero le “stronzate”?
BASIRA
La parte dove fai finta di non passare tutto il tempo ad osservarci.
[Qualcuno urla qualcosa in sottofondo]
ELIAS
A volte mangio.
BASIRA
Lo sai che è tornato. Lo hai visto.
ELIAS
Va bene. Sì.
[Tintinnio]
[Pausa]
BASIRA
Allora il registratore? Chi te lo ha dato?
ELIAS
(Le manette tintinnano di nuovo, con tono incurante) Oh, no. Quello - quello è davvero comparso nella mia cella.
BASIRA
Va bene, quindi, cosa, hai capito che puoi registrarci per lui? Per creare sfiducia a distanza?
ELIAS
Senza considerare il nostro accordo con l’ispettore, mi sembra piuttosto che al momento tutta la sfiducia sia decisamente tua. E, riguardo a se mai ascolterà questo, forse riceverà le cassette, forse no, ma le registrazioni si sono rivelate utili per ora, quindi…
BASIRA
Sai che cosa sono?
ELIAS
Bella domanda.
[Basira sospira]
BASIRA
Va bene. Quindi non lo vuoi incontrare, ma sei felice che ascolti le nostre conversazioni.
ELIAS
Può ascoltare quanto vuole, ma al momento si trova in una fase molto delicata, e temo che la mia presenza possa essere una, um, una distrazione.
[Tintinnio]
ELIAS (CONT.)
Sono stato molto chiaro sul fatto che la mia cooperazione dipende dal fatto che lui non mi veda, e i miei termini per ora sono stati accettati.
BASIRA
Allora perché sono qui? Cosa vuoi che è così importante da dovermelo dire in persona?
ELIAS
Credo che abbiate recentemente perso Melanie.
BASIRA
Abbiamo salvato Melanie.
ELIAS
Come persona, sì, ma come difesa… (tsk - sospiro) Pensavo che avreste voluto tenere tutto l’aiuto che potevate avere, o ti sei dimenticata cosa è successo l’ultima volta che hai abbassato la guardia?
BASIRA
Ce la caveremo.
ELIAS
(heh) Possibilmente. Ma di nuovo, siete assediati da nemici su ogni fronte, Basira. E, a meno che non ti aspetti che Jon li faccia arrendere registrandoli, sembrerebbe che abbiate un bel bisogno di un’altra opzione.
BASIRA
E tu guarda caso ne hai una.
ELIAS
Potrei avere un’idea, (tintinnio) sì.
BASIRA
E a che prezzo?
ELIAS
Solo un po’ del tuo tempo, Basira. Solo il tuo tempo.
[Pausa]
BASIRA
(Facendo un lungo sospiro) Okay. Sentiamo.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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tma-latino · 3 years
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MAG127 – Caso 8312111 – “Restos por ver”
Testimonio del Dr. Jonathan Fanshawe sobre los meses que precedieron a la muerte y la autopsia de Albrecht von Closen.
[Disclaimer/ Aviso] [MAG126] | x | [MAG128]
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bowlingshirts · 3 years
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So I'm reading through the archives, the earlier ones since Jon doesn't need help on research lately, and so I'm reading statement number 8312111 and it talks about the books that Albrecht Von Closen had gotten rid of due to the decline in his health, suspecting they were the fault. The good Doctor Jonathan Fanshawe says they put the books in a crypt to dispose of the things.
Now, that sounded familiar to me. A bit weird, but Jon's voice is very soothing when you're trying to study and not drift.
Anyways, the work I found was statement number 8163103. Which, given the location, and the findings that has to be the same crypt. But, given the statements, the statement telling about a man coming upon the crypt is from 1816, and statement actually stocking the crypt is from 1831.
Bit weird innit?
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