#6 febbraio 1722
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Il romanzo moderno nasce (1615) con il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes che per ragioni formali (la prosa anziché i versi come nei romanzi cortesi), narrative (lo studio dei personaggi, l’ironia, l’assenza di motivi didascalici) e contenutistiche (il tramonto dei valori cavallereschi) supera la letteratura precedente, dall’epica dantesca alla novellistica, dalla poesia di Petrarca alla drammaturgia di Shakespeare.
Nel Settecento diventerà - di contro all’epica cavalleresca - la forma letteraria borghese per eccellenza raccontandone l’ascesa, i valori, le aspirazioni nazionalistiche, le contraddizioni fino a venire messa in discussione dalla crisi della Prima Guerra Mondiale da cui deriveranno opere che metteranno in luce l’assurdo, l’alienazione, l’assenza di linearità del flusso di coscienza. La Prima Guerra Mondiale, anticipata dal naufragio del Titanic (1912) rappresenta la fine dell’età dell’innocenza della società europea e il termine di quel periodo che ricade sotto il nome di Belle Epoque, Gilded Age, età umbertina e giolittiana.
Breve cronologia della Prima Guerra Mondiale:
- 28/6/1914: attentato di Sarajevo
- 2/8/1914: invasione tedesca del Belgio. L’Inghilterra dichiara guerra alla Germania
- 12/9/1914: inizia la guerra di trincea sul confine franco-tedesco
- primavera 1915: le truppe anglo-francesi sono sbarcate in Turchia per sconfiggere l’Impero Ottomano e ricongiungersi, attraverso i Dardanelli, all’alleato russo. Sono sconfitte a Gallipoli da Kemal Ataturk
- 24/5/1915: entrata in guerra dell’Italia
- luglio 1915: battaglia del Col di lana
- settembre 1915: i tedeschi hanno la peggio alla battaglia della Marna
- ottobre 1915: occupazione della cengia Martini
- febbraio 1916: guerra di logoramento sul Verdun
- aprile 1916: battaglia del Col di lana
- maggio 1916: Strafexpedition austriaca sull’Altopiano di Asiago
- 10/6/1916: Salandra sostituito da Boselli come primo ministro
- luglio 1916: battaglia della Somme
- 12/7/1916: Cesare Battisti e Filippo Filzi impiccati a Trento
- agosto 1916: conquista di Gorizia
- 7/9/1916: Wilson presidente degli USA
- 21/11/1916: Carlo I succede a Francesco Giuseppe
- aprile 1917: gli Stati Uniti entrano in guerra
- agosto 1917: avanzata della Bainsizza
- 24/10/1917: Caporetto
- 6/11/1917: Rivoluzione d’ottobre
- 8/11/1917: Diaz sostituisce Cadorna
- giugno 1918: battaglia del Piave
- 16/7/1918: lo zar Nicola II ucciso a Ekaterinenburg
- ottobre 1918: Vittorio Veneto
- 2/11/1918: affondamento della Viribus Unitis
- 21/1/1920: Trattato di Versailles
Le tappe fondamentali del romanzo:
1532: Gargantua e Pantagruel (Rabelais)
1554: Lazarillo de Tormes (anonimo), il più noto frai i romanzi picareschi
1615: Don Chisciotte (Cervantes), racconto ironico della fine dell'epoca cavalleresca dopo la battaglia di Lepanto (1571)
i romanzi borghesi e avventurosi:
1719: Robinson Crusoe (Defoe), in viaggio per arricchirsi, non per un'avventura cavalleresca
1722: Moll Flanders (Defoe)
1726: I viaggi di Gulliver (Swift), allegoria del colonialismo inglese
1740: Pamela (Richardson)
1749: Tom Jones (Fielding), trovatello come poi Oliver Twist (Dickens)
1813: Orgoglio e pregiudizio (Austen) la cui protagonista, Elisabeth Bennet, sfida le consuetudini sociali del tempo e intende sposarsi per amore
1847: Cime tempestose (Emily Bronte) con il tenebroso Heathcliff. Della stessa autrice Jane Eyre, orfana che trova l’indipendenza e l’amore
1869: Piccole donne (Alcott)
1887: Capitani coraggiosi (Kipling)
i romanzi romantici:
1796: Wilhelm Meister (Goethe), romanzo di formazione del tipico artista romantico alla ricerca della sua ispirazione e vocazione
i romanzi storici:
1819: Ivanhoe (Walter Scott)
1830: Il rosso e il nero (Stendhal) che segue le ambizioni di Julien Sorel
1836: La figlia del capitano (Puskin)
1839: La Certosa di Parma (Stendhal) in cui Fabrizio Del Dongo vive gli ideali napoleonici nell’Italia della Restaurazione
1842: I promessi sposi (Manzoni)
1844: Il Conte di Montecristo (Dumas) in cui Edmond Dantès, accusato di bonapartismo, consuma la sua vendetta
i romanzi naturalisti:
1838: Oliver Twist (Dickens)
1850: Comedie humaine (Balzac), il cui titolo fa il verso alla Divina Commedia, e David Copperfield (Dickens)
1851: Moby Dick (Melville)
1856: Madame Bovary (Flaubert), storia dei tradimenti di Emma, oppressa dalla vita borghese di provincia, che compie un adulterio e poi si suicida. E' il romanzo realista per eccellenza, in cui l'autore osserva freddamente la materia come nel successivo L'educazione sentimentale (1869).
1862: I miserabili (Hugo) con la generosità del protagonista, Jean Valjean
1869: Guerra e Pace (Tolstoj) in cui la storia delle guerre napoleoniche fa sfondo alle storie dei protagonisti. La storia, come un pendolo, si muove a prescindere dalla gesta dei singoli individui.
1873: Il ventre di Parigi (Zola), racconto della repressione di un repubblicano nel Secondo Impero di Napoleone III
1877: Anna Karenina (Tolstoj). La protagonista, aristocratica bella e infelice, si perde nell’amore per il conte Vronskij e si suicida.
"Le donne sono la principale pietra d'inciampo nell'attività dell'uomo"
1885: Germinale (Zola) ambientato fra la vita dei minatori. Il romanzo naturalista è frutto del pensiero positivista e della temperie darwiniana di fine XIX sec. L'autore è onnisciente e in modo oggettivo studia la società dei più umili che fino ad allora aveva assunto un ruolo comico e non tragico.
1889: Mastro Don Gesualdo (Verga), parte del ciclo dei vinti
i romanzi decadenti:
1884: Controcorrente (Huysmans) con al centro il disprezzo verso il mondo dell’aristocratico Des Esseintes
1889: Il piacere (D’Annunzio) e l’alter ego dell’autore Andrea Sperelli
1891: Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)
1897: Dracula (Stocker)
i romanzi ascrivibili al "realismo simbolico":
1915: La metamorfosi (Kafka). Con la trasformazione di Gregor Samsa in insetto, inizia il realismo magico e l’indagine nella complessità della coscienza umana.
1926: Il Castello (Kafka), scontro fra l’oscura burocrazia e l’agrimensore K
1940: Il deserto dei tartari (Buzzati). Come Calvino e Pavese, Buzzati coniuga una scrittura precisa e dettagliata dei fatti alla volontà di raccontare valori universali.
1949 - La bella estate (Pavese). Nei racconti e nei romanzi di Pavese la campagna diventa il luogo della verità, anche crudele, in contrapposizione della finzione cittadina: si coglie in questa letteratura l'influenza della letteratura americana (Melville, Steinbeck) e della coppia mythos e logos da cui quest'ultima è costituita.
i romanzi modernisti:
1922: Ulisse (Joyce). Leopold Bloom non è l’eroe omerico, ma l’essere umano comune seguito nella sua quotidianità;
1923: La coscienza di Zeno (Svevo), un antieroe alle prese con la difficoltà di smettere di fumare;
1925: La Signora Dalloway (Woolf) con il flusso di coscienza della protagonista che sta organizzando una festa.
1926: Uno, nessuno, centomila (Pirandello)
i romanzi esistenzialisti:
1866: Delitto e castigo (Dostojevskij)
1869: L'idiota (Dostojevskij) il cui protagonista è un nobile decaduto ed inetto di fronte ai drammi della vita
"La bellezza salverà il mondo"
1938: La nausea (Sartre)
1942: Lo straniero (Camus)
1947: La peste (Camus)
altri romanzi del primo dopoguerra:
1924: La montagna incantata (Mann) in cui viene rappresentato, in un lussuoso sanatorio di Davos, il tramonto della Repubblica di Weimar uscita dal Trattato di Versailles. Segue la struttura del romanzo di formazione, ma prelude significativamente non alla pienezza della vita, ma al crogiuolo della Prima Guerra Mondiale.
1925: Il Grande Gatsby (Scott Fitzgerald)
1929: Niente di nuovo sul fronte occidentale (Remarque)
1932: Brave New World (Huxley)
1938: La cripta dei Cappuccini (Philip Roth), elegia della fine dell’impero austroungarico vista da una famiglia della piccola nobiltà slovena. Un anno sull’Altopiano (Lussu).
1939: Furore (Steinbeck), ambientato durante la Grande Depressione del primo dopoguerra
1967: Il Maestro e Margherita (Bulgakov). Pubblicato postumo, rappresenta una metafore della dittatura di Stalin (il diavolo) e della libertà dello scrittore ("i manoscritti non bruciano").
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Milano, sabato 4 febbraio al PalaLaserra di Rozzano torna la Night of Kick and Punch
Milano, sabato 4 febbraio al PalaLaserra di Rozzano torna la Night of Kick and Punch. Sabato 4 febbraio, al PalaLaserra di Rozzano (alle porte di Milano) avrà luogo la tredicesima edizione di The Night of Kick and Punch, gala dedicato agli sport da ring che quest’anno proporrà combattimenti di kickboxing, pugilato e muay thai. Organizzato dalla Kick and Punch di Angelo Valente e Marianna Vasaturo in collaborazione con la Sap Fighting Style dell’Avv. Michele Briamonte, presentato da Valerio Lamanna (la voce degli sport da combattimento in Italia), l’evento avrà come massimo protagonista il campione del mondo dei pesi gallo di kickboxing (stile K-1) Wako-Pro Luca Cecchetti che fa parte del Team Kick and Punch. “Luca sosterrà un match di tre riprese da tre minuti ciascuna – spiega Angelo Valente – con le regole dello stile K-1 contro un avversario da stabilire. Sto cercando un atleta forte in modo da proporre un bell’incontro al mio pubblico che è costituito da intenditori che sanno quando vale la pena comprare il biglietto di una manifestazione di kickboxing. Il titolo mondiale di Luca non sarà in palio. Per la serata del 4 febbraio, i biglietti costano 40 euro (bordo ring) e 30 euro (tribuna). Per acquistarli, trovate le indicazioni sui social della Kick and Punch. Avremo anche un match, sulla distanza delle quattro riprese da tre minuti ciascuna, valido per il titolo italiano di kickboxing con le regole dello stile K-1 (pugni, calci e ginocchiate) nella categoria 81 kg tra Emanuele Lulaj e Flavio Fumagalli. La federazione è la Federkombat, al cui interno lavora la Lega Pro Italia. Nell’incontro di muay thai, Diego Fornacciari sfiderà Amro Ghanem (che i tifosi hanno soprannominato The handsome killer = il killer di bell’aspetto) sulla distanza delle tre riprese da tre minuti ciascuna. Nella muay thai è permesso colpire l’avversario con pugni, calci, gomitate e ginocchiate, ma quando l’avversario è a terra si deve interrompere l’azione. Nel pugilato, avremo due atleti molto popolari in Lombardia: l’ex campione italiano dei pesi leggeri Under 22 Francesco Paparo (da professionista: 1 vittoria e 1 pari) e il peso supermedio moldavo Vadim Gurau (7 vittorie e 6 sconfitte). Annunceremo i nomi dei loro avversari nelle prossime settimane. In totale, offriremo una decina di combattimenti. Sbrigatevi a comprare i biglietti, conto di venderli tutti in una settimana.” L'ultima edizione della Night of Kick and Punch ha fatto la storia della kickboxing italiana: The Night of Kick and Punch 12 – Black Tie Edition è stata organizzata lo scorso 18 giugno a Venaria Reale (Torino) alla prestigiosa Reggia di Venaria, che fa parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, all’interno della Citroniera progettata dal celebre architetto italiano Filippo Juvarra e costruita tra il 1722 e il 1727. Una manifestazione di kickboxing in una reggia non si era mai vista in nessuna parte del mondo. Inoltre, due atleti italiani hanno conquistato il titolo mondiale di kickboxing Wako-Pro nello stile K-1: Luca Cecchetti ha vinto il titolo dei pesi gallo contro il bielorusso/moldavo Maksim Kazacu, mentre Luca Grusovin ha vinto il titolo dei pesi piuma contro lo spagnolo Tito Macias. Come se non bastasse, Elisabetta Canalis ha vinto il suo primo match di kickboxing contro Rachele Muratori con le regole dello stile low kick: pugni al di sopra della cintura e calci a tutto il corpo. Fra un combattimento e l’altro, lo spettacolo dei ballerini della Sosa Academy, la performance di una violinista e gli ospiti hanno potuto gustare una cena di alto livello preparata da uno chef. Presentavano Valerio Lamanna e la bellissima conduttrice televisiva Federica Fontana. “Nelle precedenti edizioni della Night of Kick and Punch ho sempre voluto proporre uno spettacolo di contorno che rendesse la serata indimenticabile - commenta Angelo Valente – ed anche per questo il pubblico è sempre accorso numeroso. Nella scelta degli spettacoli da proporre, è stata determinante mia moglie Marianna. Non perdetevi la Night of Kick and Punch 13, sabato 4 febbraio, al palasport di Rozzano: sarà un grande spettacolo e vi divertirete!”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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accadde...oggi: nel 1722 nasce Regina Mingotti
accadde…oggi: nel 1722 nasce Regina Mingotti
Regina Mingotti nata Valentini (Napoli, 6 febbraio 1722 – Neuburg an der Donau, 1º ottobre 1808) è stata un soprano italiano.
Figlia di un diplomatico austriaco[1], crebbe in un convento di Orsoline a Graz dove venne istruita al canto dalla badessa. Nel 1747 si sposò con Pietro Mingotti, un impresario teatrale e con cui lavorò negli anni successivi e soprattutto a Dresda dove divenne rivale di F…
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La Madonna di Pasano (Sava) e le sue miracolose guarigioni
Pasano, icona della Madonna prima del restauro degli anni ’90
La leggenda del “preti stroppiu” e altre storie di guarigioni di infermi nella tradizione della devozione alla Madonna di Pasano (Sava)
di Gianfranco Mele
“Ecco quel preti stroppiu:crazia ca li dumanda,
sanu ca lu rimanda e allecru, alla sua città!”
Questi, i versi recitati intorno al 1978 dalla anziana Giovanna Marino di Sava, all’epoca 91enne. Furono raccolti in occasione di una intervista condotta dagli associati al Gruppo Culturale Salentino di Sava, che si occupava di raccogliere informazioni intorno a tradizioni e storia del territorio, e apparvero in una pubblicazione ciclostilata.[1] Le “Note” del Gruppo Culturale Salentino, che venivano redatte e stampate a cadenza irregolare, venivano distribuite ad associati, amici e simpatizzanti. Questi ciclostilati erano composti di 25-30 pagine l’uno, e furono concepiti e distribuiti tra il 1977 e il 1979: non avevano numerazione e data.
Il frontespizio dei ciclostilati del Gruppo Culturale Salentino di Sava
I versi di cui sopra, tramandati oralmente di generazione in generazione, si riferiscono ad un “miracolo” operato dalla Madonna di Pasano nei confronti di un sacerdote del leccese; altri particolari di questa leggenda, li racconta Gaetano Pichierri in un articolo intitolato “La devozione alla Vergine di Pasano attraverso la lettura di due documenti del secolo scorso”. La storia è ripresa, nel caso del Pichierri, da una pubblicazione di anonimo del 1897, intitolata “I miracoli di Maria SS. Di Pasano”, stampata dalla tipografia D’Errico di Manduria.[2]
Non è chiara la datazione del presunto miracolo, ma secondo le ricostruzioni di Gaetano Pichierri è riferito al 1660 circa.[3]
Questa, la leggenda così come il Pichierri la riporta traendola direttamente dall’anonimo ottocentesco:
“Un sacerdote leccese, da gran tempo infermo e pieno di piaghe, menava amaramente i suoi giorni di vita. Quando in vision gli comparve adorna di folgoranti stelle una Nobile Signora che era appunto Maria Vergine di Pasano: lo sveglia, lo anima, lo incoraggia a farsi condurre al suo Tempio. Egli, pieno di gioia, si dispone con rassegnato spirito alla tanto desiata partenza. Lo adagiano su un legno, e giunti alla Cappella di Pasano, si prostra al privilegiato altare ove riacquista la salute. Rendendo infine grazie, mosso dal Divino Spirito Santo ne offrì due messe, facendo lieto ritorno alla patria sua, di cui restarono ammirati dal miracolo ottenuto”.[4]
In altro manoscritto ottocentesco, attribuito in parte all’ Arciprete Luigi Spagnolo, si legge:
“In uno dei paesi di là da Lecce si trovava da più anni in letto un sacerdote stroppio di mani, e di piedi, a cui comparendo la Beatissima Vergine di Pasano disse, che venisse a visitare la sua cappella di Pasano, che guarirebbe. Fattosi condurre il sacerdote ed inginocchiato avanti la sua Immagine, dopo aver pianto dirottamente ebbe la grazia, e celebrò messa nel suo altare, che tanto non avea potuto vedere” [5]
Di questa leggenda esisteva una rappresentazione pittorica, oggi purtroppo non più visibile.[6] Difatti, nel libello anonimo del 1897 vi è la descrizione di un grande quadro che si trovava “sul sommo della porta di entrata” della chiesa di Pasano, e che, a detta dell’autore dello scritto
“rappresenta due miracoli della Vergine di Pasano, l’uno, a destra di chi guarda, è quello di un uomo gettato in un pozzo; l’altro a sinistra, di un sacerdote del Capo”.[7]
La Madonna di Pasano come protettrice e guaritrice degli infermi ha una lunga tradizione miracolistica, documentata, tra l’altro, dai numerosi ex voto che sino alla fine dell’ Ottocento venivano posti ai lati dell’ altare maggiore, e consistevano nella riproduzione di particolari anatomici.[8] Di questa caratteristica, ci offre un quadro ancora il Pichierri, traendola dall’autore ottocentesco:
“La devozione a quella sacra immagine non era sentita solamente da parte degli abitanti del nostro paese, ma anche dei paesi circonvicini e di altri pure più lontani. Cosicchè le pareti del Santuario erano piene di ex voto per grazie ricevute. Ecco, a proposito, quanto si legge nell’elenco dell’autore anonimo: “A destra e a sinistra dell’ Altare Maggiore, una gran quantità di mani, di busti, teste, piedi di votivi tutti di cera vi sono appesi.”[9]
Degli ex voto anatomici di Pasano è scomparsa traccia, ma in alcuni testi di storia locale è fotografato e descritto un dipinto ex-voto dedicato alla Madonna di Pasano nella seconda metà dell’ Ottocento,[10] che rappresenta una savese, Maria Pesare “Romita” (= eremita, nella accezione di custode e abitante dell’eremo di Pasano) guarita dalla Madonna. Nell’ iscrizione si legge:
“Miracolo […] fatto a Maria Pesare Romita di questa Cappella, soffriva una spina ventosa a l’intero braccio per lo spazio di anni 24 …”.
Dipinto ex voto (seconda metà dell’Ottocento) dedicato alla Madonna di Pasano
Nel manoscritto dello Spagnolo si raccontano diversi “miracoli” operati dalla Vergine di Pasano, tra cui quello, più noto, dello “schiavo”[11], quello di un uomo scampato a una lapidazione per intercessione della Madonna,[12] e quello di un giovane che, in punto di morte, fu portato dal suo genitore in Pasano e là miracolato:
“ … un divotissimo padre, vedendo boccheggiante il suo amatissimo figlio, tutto vivezza di fiducia verso la Vergine prende in braccio il moribondo suo pegno, parte improvviso, lo conduce in Pasano, su dell’altare lo sdraia; e dove col morto suo figliuol tutti si aspettavano vederlo ritornare, è ammirato con istupore di tutti, venire il suo fanciullo appiè seguito, ed accompagnato”.[13]
La Madonna di Pasano è ritenuta specialista nel guarire molti malanni e infermità, e anche nell’intervenire prodigiosamente nei confronti di calamità naturali[14]:
“Le apoplasie, le asme, le febbri, gli spasimi, le cecità, le stroppiature, e tutta quella serie di mali, che per il peccato del nostro progenitore inonda il gran mondo; i terremoti, le inondazioni, la mancanza d’acqua, l’insetti divoratori, i rettili velenosi, i fulmini, le saette, l’archibuggiate, o al tatto di qualcun de’ suoi voti, che pendono dalle sacre pareti alla gran Donna dedicati, o all’unzioni degl’ ogli delle sue lampade, o al religioso esercizio, o per l’usanza di mandare alla sua Cappella tredici verginelle, o alla sola interna invocazione del suo Sacro Santo Nome, retrocedono, e fuggono, e spariscono”.[15]
Frontespizio del manoscritto dello Spagnolo
Note
[1] Giuseppe Lomartire, Pasano ieri e oggi – vicende varie del Casale e del Santuario, in: Note del Gruppo Culturale Salentino di Sava, ciclostilato in pr., s.d.
[2] Anonimo, Dei miracoli e dei prodigi operati dalla Vergine SS. Di Pasano (opuscolo dedicato a Monsignor M.T. Gargiulo Vescovo di Oria), Manduria, 1897, pag. 13. Ho ripreso questa citazione di seconda mano, dal testo di Gaetano Pichierri, La devozione alla Vergine di Pasano attraverso la lettura di due documenti del secolo scorso, in: Vincenza Musardo Talò (a cura di), Gaetano Pichierri, Omaggio a Sava, Del Grifo Ed., Lecce, 1994, pp. 206-209 (trattasi di raccolta postuma di articoli e saggi di G. Pichierri)
[3] Gaetano Pichierri, La devozione alla Vergine di Pasano, op. cit., pag. 206
[4] Ibidem
[5] Luigi Spagnolo, Manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, s.d.. Il documento contiene in calce al frontespizio la scritta aggiunta “”Recitata da mio zio arciprete don Luigi Spagnolo di anni 18 essendo accolito nel seminario di Oria“, e in allegato 3 fogli contenenti la storia di Pasano e dei “miracoli” attribuiti alla Madonna, con citazioni e trascrizioni di passi di Domenico Antonio Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1686 al 1722), Alessandro Maria Calefati (Vescovo della Diocesi di Oria dal 1781 al 1793, anno della sua morte), Luigi Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1800 al 1828), Pasquale Cantoro Melle (che, da una annotazione dell’autore – nipote del Luigi Spagnolo, sappiamo morto nel 1790). Il manoscritto è conservato ad Oria nella Biblioteca De Leo ed è là censito con “data stimata: 1801-1900”.
[6] v. anche Gianfranco Mele, Tra storia e leggenda: l’uomo gettato nel pozzo e lapidato nei pressi di Pasano (Sava), in La Voce di Maruggio, sito web, 23 febbraio 2020 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/tra-storia-e-leggenda-luomo-gettato-nel-pozzo-e-lapidato-nei-pressi-di-pasano-sava.html
[7] Tratto da Gaetano Pichierri, op. cit., pag. 206
[8] Gianfranco Mele, L’antica tradizione degli ex voto a Pasano, in La Voce di Maruggio, sito web, 23 gennaio 2020 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/l-antica-tradizione-degli-ex-voto-a-pasano.html#:~:text=Molte%20volte%20gli%20ex%20voto,(votum%20feci%20gratiam%20accepi).
[9] Gaetano Pichierri, op. cit., pag. 206
[10] Mario Annoscia, Il Santuario della Madonna di Pasano presso Sava, Del Grifo Ed., Lecce, 1996, pag. 56
[11] Gianfranco Mele, La vera e triste storia dello schiavo di Pasano, in La Voce di Maruggio, sito web, 6 agosto 2019 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/la-vera-e-triste-storia-dello-schiavo-di-pasano-nessun-miracolo-ma-un-accadimento-di-ordinaria-amministrazione-edulcorato-dalla-diplomazia-ecclesiastica.html
[12] Gianfranco Mele, Tra storia e leggenda: l’uomo gettato nel pozzo e lapidato nei pressi di Pasano (Sava), op. cit.
[13] Luigi Spagnolo, op. cit.
[14] Gianfranco Mele, Il terremoto del 20 febbraio 1743 nell���interpretazione popolare e religiosa, e in un antico canto dialettale savese, Fondazione Terra d’Otranto, sito web, 20 febbraio 2020 https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/02/20/il-terremoto-del-20-febbraio-1743-nellinterpretazione-popolare-e-religiosa-e-in-un-antico-canto-dialettale-savese/
[15] Luigi Spagnolo, op. cit.
#Gianfranco Mele#Madonna di Pasano#Sava#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
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Il terremoto del 20 febbraio 1743 nell'interpretazione popolare e religiosa, e in un antico canto dialettale savese
di Gianfranco Mele
Come noto, il 20 febbraio del 1743 vi fu un violento sisma[1] che danneggiò la città di Nardò in particolare, ma anche altri numerosi altri centri: si ebbero danni consistenti in Francavilla Fontana, Leverano, Brindisi, e numerose altre città e paesi di Terra d’Otranto. Nel territorio di Sava si verificarono danni al Santuario di Pasano, e mi soffermerò sulla storia degli effetti del terremoto in questa cittadina per raccontare di come la devozione popolare abbia attribuito alla Madonna una intercessione divina nei confronti della catastrofe, immortalando tale accadimento anche in una composizione dialettale in versi.
Un po’ dappertutto, persino nei luoghi dove vi furono morti, si volle credere che Madonne e Santi protettori avessero scongiurato un disastro ancora più grave. Così, finanche i danni subìti da edifici religiosi furono interpretati come effetto della protezione divina che aveva preferito attirare su di sé, sui luoghi di culto, gli effetti del terremoto, anziché danneggiare più di tanto il popolo.[2]
In Sava, si attribuì alla Madonna di Pasano il potere di aver scongiurato una tragedia annunciata: per tradizione, la Vergine (che aveva luogo di culto nel casale omonimo già da epoca bizantina)[3] era ritenuta specialista sia in miracoli concernenti malattie,[4] che nell’evitamento di catastrofi e calamità naturali:
“Le apoplasie, le asme, le febbri, gli spasimi, le cecità, le stroppiature, e tutta quella serie di mali, che per il peccato del nostro progenitore inonda il gran mondo; i terremoti, le inondazioni, la mancanza d’acqua, l’insetti divoratori, i rettili velenosi, i fulmini, le saette, l’archibuggiate, o al tatto di qualcun de’ suoi voti, che pendono dalle sacre pareti alla gran Donna dedicati, o all’unzioni degl’ ogli delle sue lampade, o al religioso esercizio, o per l’usanza di mandare alla sua Cappella tredici verginelle, o alla sola interna invocazione del suo Sacro Santo Nome, retrocedono, e fuggono, e spariscono”[5]
La chiesa di Pasano viene riedificata, ultimata e inaugurata nel 1712 (ce ne danno notizia un vecchio manoscritto attribuito (parzialmente) all’ Arciprete Luigi Spagnolo[6] e l’opera “Cenni storici di Sava” di Primaldo Coco)[7], e viene costruita a ridosso di una cappella più antica. Il terremoto del 1743 la danneggia notevolmente, per cui dieci anni dopo, nel 1753 la chiesa viene parzialmente ricostruita e fortificata con l’aggiunta di contrafforti laterali e con modifiche e restauri al dossale dell’altare.[8]
Santuario Madonna di Pasano: i contrafforti laterali furono eretti in conseguenza del terremoto del 1743
Dei lavori di restauro effettuati nel 1753 a effetto del terremoto sono testimonianza due iscrizioni murate vicino all’altare maggiore, come documenta il Coco, poi riassunte e sostituite in una unica lapide.
Le iscrizioni più antiche recitavano:
Singularis fidelium pietas erga efficiem hanc
Virgini Pasanensis hoc altare primam ex licentia
lapide fecit A.D. MDCCXXXII
Terremotu postea dirutum magam partem
iterum riedificavit pietas ipsa ac tandem
postridie Kalendas Iunius A Virg. Partu
MDCCLIII inaugurare complevit.
Nei primi del Novecento queste iscrizioni furono sostituite con la seguente:
D.O.M.
Aram principem Virgini deiparae de Pasano
Quam pietas fidelium primum erexit a. MDCCXXXII
Et denuo terremotu pene dirutam a. MDCCLIII refecit
expolivit picturisque exornavit an. Maximi Iubilei
MCM
In appendice al manoscritto redatto dal non meglio identificato nipote di Luigi Spagnolo (forse Giovanni Spagnolo, anche lui Arciprete in Sava, dal 1884 al 1901), si narra di un turbine avvenuto il 2 maggio 1871 che danneggiò terreni facendo cadere numerosi alberi in agro di Sava, e diroccò due edifici del paese. All’invocazione da parte dei savesi della Vergine di Pasano (e del posizionamento a mò di sfida della sua statua), il turbine deviò percorso, secondo il racconto dello Spagnolo. A seguire nel manoscritto, lo Spagnolo racconta della guarigione da parte della Vergine di Pasano di un sacerdote leccese “stroppio di mani”, e di un miracolo riguardante il terremoto del 20 febbraio. Qui, però, si indica un anno nel quale non risultano terremoti in Terra d’Otranto: il 1790. Trattasi evidentemente di un errore da parte dello scrittore, che voleva indicare appunto il terremoto del 1743. Devo aggiungere che ho potuto consultare il testo originale (in una riproduzione digitalizzata a cura di Internet Culturale)[9] ma era monco proprio di questa parte (un foglio), che ho ripreso dalla trascrizione di Giuseppe Lomartire, inserita nel suo libro “Sava nella storia”.[10] E’ lo stesso Lomartire in ogni caso, in articolo successivo, a chiedersi se non vi sia stato un errore nella datazione (il giorno e il mese coincidono, ma non l’anno).[11] Ecco i passi dello Spagnolo trascritti dal Lomartire:
“Nel 1790 a 20 febbraio quasi tutti i luoghi di questa provincia, e forse l’Europa tutta ebbero danni dal flagello del terremoto, che fu alle ore 23 e mezza circa del su detto giorno, e solo in Sava non vi fu danno alcuno, ma soltanto cadde il capo altare della Cappella di Pasano, sicchè la beatissima Vergine par che indusse il suo Figlio a scaricar l’ira sua sopra di sé in detta cappella, ed esimere Sava da detto flagello.”
In un ciclostilato senza data a cura del Gruppo Culturale Salentino di Sava (le “Note” del G. C. S., distribuite ad associati, amici e simpatizzanti, furono concepite e diffuse tra il 1977 e il 1979) il Lomartire ritorna sull’argomento e riporta i versi popolari che ricordano il terremoto del 20 febbraio 1943, raccolti dalla voce di una anziana donna savese:
“Fuei la Matonna nostra ti Pasanu
ca ti na cranni sbintura ni sarvòu
la menzanotti ti lu vinti ti febbraru
quannu totta la terra trimulòu.
La Matonna an cielu sta priàva
lu fiju sua onniputenti
surtantu la Cappella cu sgarràva
e di Sava cu ni lìbbira la genti.
E difatti Sava fuei sarvàta,
ma la Cappella rumàsi rruinàta! “
Così come, dunque, a Sava fu considerata la Vergine di Pasano protettrice della popolazione rispetto alla calamità, a Nardò si credette che fu San Gregorio a intercedere per evitare danni ancor più gravi, a Lecce si pensò all’intervento provvidenziale di S. Oronzo, a Mesagne si ringraziò la Beata Vergine del Carmelo, a Francavilla Fontana la Madonna della Fontana, a Latiano Santa Margherita, a Oria San Barsanofio.[12]
I versi popolari raccolti in Sava hanno un corrispettivo nei più noti versi leccesi dedicati a S. Oronzo per il medesimo avvenimento:
“Foi Santu Ronzu ci ne leberau
de lu gran terramotu ci faciu
a binti de febraru tremulau
la cetate, e no cadiu.
Iddu, iddu de cieli la guardau
e nuddu de la gente nde patiu.
È rande Santu! Ma de li santuni
fece razie. E meraculi a’ migliuni.”
Santuario di Pasano, interno (altare e dossale)
[1] Per approfondimenti, una serie di articoli sul terremoto in questione è pubblicata su Fondazione Terra d’Otranto: http://www.fondazioneterradotranto.it/tag/terremoto-1743/
[2] Daniele Perrone, Il terremoto del 1943 che scosse il Salento, novembre 2014, Bistrò Charbonnier http://bistrocharbonnier.altervista.org/il-terremoto-del-1743-che-scosse-il-salento/
[3] Gianfranco Mele, Sava (Taranto). L’antica chiesa di Pasano, settembre 2016, Fondazione Terra d’Otranto https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/09/14/sava-taranto-lantica-chiesa-di-pasano/
[4] Gianfranco Mele, L’antica tradizione degli ex voto a Pasano, La Voce di Maruggio, gennaio 2020, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/l-antica-tradizione-degli-ex-voto-a-pasano.html
[5] Dal manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, s.d.. Il documento contiene in calce al frontespizio la scritta aggiunta “”Recitata da mio zio arciprete don Luigi Spagnolo di anni 18 essendo accolito nel seminario di Oria“, e in allegato 3 fogli contenenti la storia di Pasano e dei “miracoli” attribuiti alla Madonna, con citazioni e trascrizioni di passi di Domenico Antonio Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1686 al 1722), Alessandro Maria Calefati (Vescovo della Diocesi di Oria dal 1781 al 1793, anno della sua morte), Luigi Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1800 al 1828), Pasquale Cantoro Melle (che, da una annotazione dell’autore – nipote del Luigi Spagnolo, sappiamo morto nel 1790). Il manoscritto è conservato ad Oria nella Biblioteca De Leo ed è là censito con “data stimata: 1801-1900”.
[6] Manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, op. cit.
[7] Primaldo Coco, Cenni Storici di Sava, Stab. Tipografico Giurdignano, Lecce, 1915, pp. 282-284
[8] Cfr. Primaldo Coco, op. cit.; vedi anche Antonio Cavallo, Santuario di Santa Maria di Pasano, C.S.P. Centro Studi Pubblicitari, Tipografia Centrale, Manduria, senza data, pag. 8
[9] Internet Culturale, cataloghi e collezioni digitali delle biblioteche italiane http://www.internetculturale.it/
[10] Giuseppe Lomartire, Sava nella storia, Grafiche Cressati, Taranto, 1975, pp. 87-93
[11] Giuseppe Lomartire, Pasano ieri e oggi – vicende varie del Casale e del Santuario, in: Note del Gruppo Culturale Salentino di Sava, ciclostilato in pr., s.d.
[12] Cfr. Daniele Perrone, cit.
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