Tumgik
#(diciamo così)
t4merici · 1 year
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Ho appena visto la 3×04 di Black Mirror e sono una: fontana.
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lanistas · 4 months
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omarfor-orchestra · 2 months
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"Facciamogli dire mamma mia. Così. De botto. Senza senso"
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deathshallbenomore · 2 years
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io: vorrei tanto un’avventura incredibile
l’avventura incredibile: una settimana a bologna. a gennaio
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ross-nekochan · 2 years
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Sono un paio di giorni che ho cominciato a tradurre la mia tesi in inglese.
Pagina 25 di 135. 💀☠
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jabeur · 4 months
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comunque poche cose più validanti e soddisfacenti del sentirsi dire da unə amicə o comunque una persona che ti conosce bene "vabbè ma tuo padre non conta"
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persephoneflouwers · 1 year
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demonecelestiale · 2 years
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possiamo assolutamente dire che è stata una mossa egoista da parte mia non venire ad abitare dai nonni subito dopo la morte del nonno, ma anche... siamo tutti incredibilmente nervosi per questo trasloco e diciamo che aggiungere questo al dramma della perdita avrebbe fatto quasi solo danni (?)
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perpassareiltempo · 3 months
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Ho amato soltanto una persona, me ne sono innamorata e gli ho stretto la mano. Quello che desidero è incontrarlo un giorno da qualche parte, per caso. Per esempio, incrociarlo per strada, o prendendo lo stesso autobus. Un incontro casuale voluto dal destino. Mah, diciamo così, e se succedesse gli confesserei tutto. Gli direi: nella mia vita non ho amato nessun altro che te.
Haruki Murakami
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falcemartello · 2 months
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Tumblr media
Cosa si può imparare dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio 2024?
Sono sempre stato riluttante a criticare l'Occidente "da fuori".
Credevo, e lo credo, che la maggioranza delle critiche all'Occidente, o all'Europa, provengano da criteri o valori di natura occidentale.
L'Occidente è cioè per sua natura autocritica, e messa in discussione.
Tuttavia, credo che negli ultimi dieci anni qualcosa in più sia accaduto.
Vedo la dissoluzione di una intera civiltà come neve al sole.
Vedo il dominio del brutto, dell'osceno, del cattivo gusto.
Vedo la tracotanza estetica del male.
E la vedo esprimersi senza pudore, senza vergogna, a cielo aperto, dinanzi a capi di stato - che non dicono nulla - a vescovi - che in pochi dicono qualcosa - a giornalisti - che dicono tutto per il potere.
In confronto alla presentazione di ieri, Hunger games sembra un'esibizione di misura e di umanità.
Una società che profana il bello, che educa all'osceno, non può che essere una civiltà di guerra, di nichilismo, di ingiustizia.
Una civiltà di odio.
Quanto odio c'era ieri sera?
Quanto odio si voleva diffondere ai miliardi di persone che guardavano quella "cerimonia".
Ci sarebbero molte domande da fare.
Se una civiltà crolla in così poco tempo, significa che aveva dei problemi strutturali.
E poi ci sarebbe da interrogare la storia e il destino della Francia.
Sul piano culturale, il loro continuo voler scandalizzare, essere originali, spararla grossa, decostruire e poi post-decostruire, ha fatto danni immensi, non tanto alla cultura tradizionalista ma al filone critico.
Lo ha sottratto dalla realtà.
Un continuo "Épater la bourgeoisie", che oramai non scandalizza se non gli ultimi, i poveri, i bambini.
Cosa è che oggi realmente scandalizza? Lucio Dalla scriveva che oggi è difficile essere normali.
A me non piace il termine normale. Diciamo che oggi scandalizza la potente realtà dell'umano, il suo mistero abissale e semplice, l'umiltà di un fiore, l'esistenza di una donna e di un uomo, la verità ferita della nostra anima.
Insomma, scandalizza la bellezza, che non è che lo sprigionarsi della verità. Ecco, questo realmente scandalizza il potere, non quella buffonata oscena.
Quella di ieri è una cerimonia reazionaria, un rito di difesa dello status quo.
L'anticonformismo delle oligarchie, questo è stato. Il vero anticonformismo siamo noi.
Ecco, verrà un tempo, in cui si stabiliranno nuovi criteri di giudizio, severissimi, in cui ci sarà un esercito della bellezza, totalmente non violento, ma che manifesterà civilmente contro episodi del genere.
Perché non c'è nulla di più antidemocratico che la bruttezza diffusa come strumento pedagogico. Non c'è niente di più antisociale, e antirepubblicano di quella "cosa" che abbiamo visto ieri.
Non è una questione di estetismo ma di difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Ma in quella patria se ne sono dimenticati, sommersi da un cumulo di pseudoprogressismo e laicismo instupidito.
Gabriele Guzzi
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omarfor-orchestra · 8 months
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MirkoFrezza e AntonioDeMatteo gli unici che hanno capito cosa fare con la popolarità
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yomersapiens · 9 days
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A Vienna piove ininterrottamente da giorni. È allarme in tutta l'Austria. C'è così tanta acqua dappertutto che non dovrei uscire di casa ma io esco lo stesso perché devo vedere con i miei occhi e documentare e ricordare. Il canale non troppo distante da dove abito è stato costruito a ridosso della metropolitana che ora è chiusa per rischio di esondazione. Sono passato a controllare e butta davvero male. Per anni ho guardato questo canale pensando "Ma a che diavolo serve una roba così se passa sempre un rivoletto deprimente di acqua". Adesso, a ondate, sta straripando. Mentre camminavo sotto la pioggia ero senza ombrello. Io già di mio ho problemi con gli ombrelli, non mi piacciono, sono solo una responsabilità, devi ricordarti sempre di averceli dietro e portarli con te e stare attento a non perderli. Penso la stessa cosa dei figli. Entrambe sono una responsabilità che non voglio sobbarcarmi. Camminare sotto la pioggia e senza ombrello vuol dire che devi fare una scelta: camminare in mezzo alla strada, dove diciamo ti becchi tutte le gocce possibili ma sono quelle piccole e standard della pioggia, oppure camminare rasente ai muri dei palazzi, che vuol dire evitare una buona percentuale di gocce standard ma incappare nei goccioni che cadono ogni tot metri quando le diverse grondaie dei tetti convergono. Sono quelle goccione pesanti, che si schiantano sul cappuccio del giubbotto facendo una bella esplosione rumorosa. Mentre cammino provo a contarle. Meglio un centinaio di gocce di dimensioni minori o una ventina di gocce di dimensioni maggiori? Provo a fare lo stesso calcolo con i baci, meglio dieci baci che non sanno di niente o uno che sa di tutto? Ecco questa è facile però. Meglio non confondere le cose, ché a essere dei finti romantici da tempo uggioso (o da catastrofe naturale) si finisce ad annegare in un mare che m'è dolce oh cazzo, l'ho fatto di nuovo.
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der-papero · 2 months
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Come primo mese da padre, al di là delle battute che ogni tanto pubblico qui, è stato abbastanza duro.
Non che io le rimproveri nulla, ci mancherebbe. Come biasimare una persona che, dalla sera alla mattina, si ritrova un povero stronzo nella propria vita, senza aver avuto la possibilità di poter dire la sua, ed essere anche costretta suo malgrado a doverla accettare, quando nulla era dovuto a nessuno, solo perché le è andata di sfiga (certo, c'è di peggio, ma sempre di sfiga si tratta, è andata molto meglio al gatto di Ilaria, per capirci). Razionalmente l'ho sempre accettato, ma una cosa è dirla, una cosa è viverla, e io l'ho vissuta male, molto male, il suo tenermi a distanza, il suo volermi evitare a tutti i costi, quasi come a dire "so che devi essere il mio papà perché l'ha detto un burocrate qualsiasi, ma almeno non mi rompere il cazzo", e diciamo che così ho fatto, pieno di rabbia e delusione ci siam divisi, vivevamo come due studenti universitari che condividono una casa, ognuno per conto suo, e così è stato per giorni, non ci ho dormito per diverse notti, e non riuscivo a trovare una soluzione, nonostante ci provassi in tutti i modi, una via per comunicare, un modo per trovarsi, quelle robe di cui tutti sembrano capire tanto qui sopra e poi a nessuno funziona. Esausto e avvilito, mi sono arreso e ho fatto finta come se non esistesse più, se non nei miei stretti doveri, perché rompere le scatole mai, a nessuno.
Poi, non so bene cosa sia successo, un giorno si è svegliata e mi ha detto ti voglio bene, così, di botto, lasciandomi come un cretino. E non perché le servisse qualcosa o avesse un po' di melassa da smaltire, era sincera, si sentiva dal suo abbraccio. E da allora sembra come se stessimo insieme da sempre, la mia scrivania è piena di disegni che mi dedica, mi tira via dai meeting, ci tiene a dire davanti a tutti che passare il tempo con me è tutta un'altra cosa, e che vi devo dire, io ho ritrovato il sorriso, il sonno e la gioia di vivere. Non saprò mai perché, e non lo voglio manco sapere.
Personalmente sono contrario a mostrare foto che non sono mie, quindi qui non ci sarà mai, e pur se volessi legalmente parlando non potrei. Questi racconti sono le mie foto con lei, perché chissà, se non schiattiamo tutti forse riuscirà a leggerle queste parole un domani, e ci faremo insieme una bella risata e un bel pianto su.
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giovaneanziano · 2 months
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Ehi questa è la maxi storia di come apparentemente sarei in coma in ospedale.
Ma ehi ehi ehi non è così! Fatemi spiegare, venite a fare un viaggio con me: durante una tranquilla giornata lavorativa, ci mandano in rosso in culo ai lupi per morso di vipera. Mentre procediamo in rosso, un coione ci si piazza dietro ai 130 superando il superabile standoci attaccati al culo. Literally. Ad un certo punto vedo una bestia marrone nera attraversarmi la strada: dallo spavento inchiodo e sto mona mi tampona. La velocità erano più o meno i 130 km/h. Ora vi evito tecnicismi ecc, ma sono stato male sia di schiena che di testa, annoverando anche mezz'ora di coma (GCS Glasgow Coma Scale di 6), e sono stato ricoverato 1 giorno e mezzo in pronto soccorso. Ora mi ritrovo con un collare con dolori lancinanti con il collo che puzza di pesce putrefatto tanto sudo e dolori interessanti diciamo per non dire DI MERDA. Prognosi minima fino al 6 agosto.
Ora il mio post non è per aggiornarvi, cioè anche si, ma per raccontarvi come il mio lavoro sia un paesone pieno di gente che inventa e di fake news:
RACCONTO 1: Secondo collega X di postazione di Culoailupi, sembrerebbe che io abbia avuto uno shock anafilattico da Fentanyl e sia intubato in rianimazione, quindi si sono presi la briga di chiamare MIA MADRE. Fonte della Fake News non reperibile
RACCONTO 2: Secondo collega Y di postazione di LontanelloParecchio sarei in lizza per diventare la controfigura di Stephen Hawking visto che dall'urto ho una vertebra cervicale schiacciata/lesionata. Chiamata in lacrime. Fonte irreperibile
RACCONTO 3: Secondo collega Z di postazione di MaEsisteStoPosto sarei in coma farmacologico in Rianimazione. Chiamata fatta direttamente a migliore amica che poi ha scritto a me. Fonte apparente l'infermiere che mi ha fatto i farmaci, il quale ha negato in quanto MI HA VISITATO SUBITO LUI. Quindi Fonte Falsata.
State tunati per altre versioni.
Ah la versione della mia possibile morte è quotata attualmente a 1.20 alla SNAI.
bei colleghi di merda
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blogitalianissimo · 4 months
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Concordo con te.
Quando sento dire "Ah le nuove generazioni, così aperte, così moderne!" mi parte un embolo.
Ma dove li vedono sti grandi progressisti? Io vedo solo dei minchioni che vanno in giro tipo babygang a bullizzare, sminuire, svilire chiunque sia minimamente diverso.
Io sono stata la ragazzina grassa per tutte le medie ed il liceo, ma mai MAI sono stata bullizzata ai livelli che vedo oggi.
Oggi i ragazzini fanno paura anche a me che sono adulta da mo'.
Sulla questione bullismo però c'è anche da dire che adesso le cose escono fuori più facilmente, anche grazie ai social, mentre prima gli episodi di bullismo passavano un attimo più in sordina.
Detto questo ripeto, per me both, nel senso: i giovani di oggi sono molto più avanti sul progressismo e compagnia, ma, dall'altro lato della medaglia, ci sono anche più stronzi. E se gli stronzi boomer lo sono anche per ignoranza e perché "ai loro tempi era diverso" (non tutti, c'è chi lo è volutamente, ma diciamo che alcuni sono veramente ignoranti), i giovani stronzi non hanno manco questa scusante. Cioè quel che voglio dire in poche parole: tutti gli stronzi giovani sono consapevoli di essere stronzi, e lo fanno per scelta.
E sinceramente: A me fa molta più impressione un 20enne stronzo che un 70enne stronzo.
Con questo non voglio giustificare gli ignoranti sia chiaro, ma se hai 20 anni e sei ridotto in questo stato, cioè veramente ripigliati
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godisacutedemon2 · 9 months
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Varcò la soglia di quel bar coi capelli legati e la mano sventolante vicino al viso: faceva caldo, troppo caldo, nonostante fossero appena le 8 di mattina. Le goccioline che le partivano dalla fronte scendevano giù lungo tutto il viso arrivando alla bocca rimpolpata da quel suo lipgloss appiccicoso che usava sempre. Il locale era pieno, le voci erano alte, tutti di fretta ma non troppo: va bene andare a lavoro, sì, ma con calma, ce n'è di tempo per lavorare, ma per esser felici e spensierati ce n'è troppo poco. Si avvicinò al bancone, a servirla c'era un bel giovane sorridente. «Non ti ho mai vista qui, sei nuova?» il sorriso si fece ancora più ampio, ma come risposta ricevette il sopracciglio inarcato e indispettito di lei. «Buongiorno, innanzitutto» rimbobò. Erano già due mesi che era lì, ma ancora non si era abituata a quella confidenza che chiunque si prendeva. Sapeva non fosse cattiveria, ma un po' l'infastidiva. Tutti conoscevano tutti e lei, a sentirsi dire sempre la stessa frase, si sentiva un po' un pesce fuor d'acqua. «Sì, sono nuova. Ma ricordate tutti coloro che passano o è proprio un vostro modo di approcciare?» continuò quindi lei. Il giovane si passò la mano tra i capelli lisci che gli cadevano sulla fronte «signorina, non mi permetterei mai di approcciarvi... O almeno, mi correggo, non così» rise, era bello. «Scusatemi se mi sono permesso o se vi ho dato fastidio... Diciamo che qui ci conosciamo tutti» botta secca «o comunque, più o meno mi ricordo chi passa, un viso così bello lo ricorderei». Le lusinghe erano tante, ma la pazienza la stava proprio perdendo. «Sì, capito, capito. Mi può portare un caffè, per favore?» «sì, certo, permettetemi di presentarmi almeno, io son-...» dei passi lenti dietro di lei la interruppero «Antò, e falla finita! Ti vuoi sbrigare? Non è cosa, non lo vedi? Portagli 'sto caffè e muoviti, glielo offro io alla signorina». La situazione stava degenerando, la ragazza in viso era ormai paonazza e non di certo per il caldo. «Scusatemi tutti, il caffè me lo pago da sola! Posso solo e solamente averlo?! Si sta facendo tardi, non pensavo che qui fosse un delirio anche prendere un caffè!» per un attimo calò il silenzio che non c'era mai stato, nella mente di lei passò un vento di leggerezza e sollievo, senza rendersi conto che, con quell'affermazione, si era di nuovo sentita come tutto ciò che non voleva sentirsi: un pesce fuor d'acqua. «Scusatemi» bofonchiò, poi di nuovo «potrei avere gentilmente un caffè? Grazie. Mi andrò a sedere al tavolo» il barista la guardò, un po' dispiaciuto «signorì, se permettete, cappuccino e cornetto, offre la casa. Sentitevi un po' a casa, vi farebbe bene» e si dileguò. Non disse nulla e si trascinò verso il tavolino, non poteva combatterli: erano tutti pieni di vita lì in quel posto. Che alla fine, un po' di gioia dopo anni di sofferenze, non sarebbe poi mica guastata.
Si sedette lì, ad un tavolino accanto ad un immenso finestrone: da lì si vedeva il mare, mozzafiato. Si guardò intorno. Il viavai di gente era irrefrenabile e la mole di lavoro assurda, ma la cosa più bella di quel posto è che nonostante le richieste più assurde dei clienti, venivano accolti tutti con il sorriso più caloroso del mondo.
Sorseggiava il suo cappuccino, lasciando vagare il suo sguardo di tanto in tanto, fin quando non si fermarono inchiodati su quello di un altro. Nell'angolo, in fondo, c'era un ragazzo. Gli occhi scuri tempesta bloccati nei suoi ciel sereno. I capelli un po' arricciati gli scappavano qua e là dalla capigliatura indefinita che portava. Un ricordo è come un sogno lucido, che però puoi toccare, sentire, annusare, vivere ad occhi aperti, vivere senza dormire. In quell'angolo di stanza, c'era lui. I battiti partirono all'impazzata all'unisono, nel bar non c'era più nessuno, solo loro. So potevano quasi toccare co mano, nonostante la distanza a separarli, le loro mani accarezzavano i rispettivi visi come a gridare “sei vera? Sei vero?”. Un impeto di emozioni, un vulcano in eruzione, la pioggia sul viso, il vento che porta il treno che sfreccia, il pianto di un bambino, la risata di un ragazzo. «Signorì, tutto apposto?» il tempo di sbattere le palpebre: lui non c'era più «sì, sì... Pensavo di aver visto qualcuno di mia conoscenza».
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