#è una minaccia? sì
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pietroleopoldo · 2 years ago
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Buon 25 aprile soprattutto a questo governo
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aliceisinchains · 1 year ago
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sarà meglio che la giornata migliori per il bene di tutti
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kabaldaily · 4 months ago
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Il peggior Ancestrarca di tutta Firenze ha imparato ad inviare le email. Le vostre inbox potrebbero venire infestate dal 31 ottobre.
Potreste trovarvi qualche consiglio di vita a giorni alterni. Sì, è una minaccia, correte ai ripari.
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canesenzafissadimora · 7 months ago
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Prometto di esserti fedele sempre La fedeltà è l'altro nome del possesso, l'umore dove fermenta la tossina della gelosia, che inquina i sentimenti e struttura i rapporti di potere più dolorosi e squilibrati. Nel momento stesso in cui la pronuncio, la parola diventa falsa e riesco a definirla solo per negazione: so quello che fedeltà non è. Da ragazzina quando compravo "Cioè" rispondevamo ai test con domande come: "Sei un tipo fedele?". Io non sapevo mai cosa dire. Capivo che dire di no avrebbe fatto di me una brutta persona, ma a dire sì proprio non riuscivo. Se significava consacrare la propria libertà alle insicurezze di qualcun altro, allora no, non sono fedele. Se significa stare con qualcuno che mi considera un bene proprietario di cui si può rivendicare l'esclusiva, non sono fedele. Se significa che qualcuno può pretendere di avere controllo sui miei comportamenti, sui miei pensieri, sul mio corpo o sulle mie scelte, non sono fedele. La struttura dei rapporti queer rigetta la fedeltà e richiede affidabilità. Con chi vai a letto o di chi t'innamori sono dati ininfluenti: la romanticizzazione e la sessualizzazione dei rapporti sono le armi con cui il binarismo patriarcale controlla la vita delle persone, specie di quelle che chiama donne. Quando il gioco della vita si fa duro, vince soltanto chi resta e fa quello che serve. Chi mi vuol bene sa che ci sono e ci sarò, ma la mia responsabilità è direttamente proporzionale alla libertà con cui posso agirla. Si può voler davvero appartenere a un altrə in modo esclusivo, sotto minaccia di legge o dello stigma sociale dell'infedele? La violazione della fedeltà è l'alibi delle violenze domestiche e dei femminicidi. È in nome della fedeltà che si può dare a una donna della puttana, giudicarne il comportamento e persino ottenere le attenuanti in tribunale se la si ammazza. Se devono imporci di promettere fedeltà, è perché non ci appartiene: tuttə vogliamo essere liberə, perché solo dentro alla più completa libertà è possibile esercitare la più stabile delle responsabilità. Non avrò bisogno di fuggire, se non cercherai continuamente di ficcarmi dentro una gabbia.
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susieporta · 2 months ago
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Siamo adulti, siamo tanti e
siamo stanchi tutti quanti.
Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze.
Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni.
Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica.
Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento che costruivamo noi, con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità.
Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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DISCOTECA BILL GATES: «L'UMANITÀ HA DUE SCELTE: LA TERZA GUERRA MONDIALE O UN'ALTRA PANDEMIA»
Il miliardario sarcopenico eugenetico più odiato del pianeta terra avverte che nei prossimi anni l'umanità dovrà affrontare o una Terza Guerra Mondiale o un'altra pandemia mortale. In un'intervista con CNBC, Gates cita "molta instabilità" nel mondo, che potrebbe scatenare "una guerra importante". Ma anche se questo conflitto venisse evitato, "allora sì, ci sarà un'altra pandemia, molto probabilmente nei prossimi 25 anni".
Questi messaggi binari suonano come quelli del climatizzatore o dei contagiati e morti di draghiana memoria. Perché non dire che pure una guerra INSIEME a numerose pandemie è un fenomeno altrettanto probabile? Si tratta di triggers formulati per generare un temporaneo effetto di consenso, funzionano particolarmente bene con il bestiame.
Nonostante tutto la risposta molle alla pandemia deve aver indispettito non poco l'uomo più detestato del pianeta. Critico della risposta americana alla crisi, Gates ha infatti dichiarato:
«Il paese che il mondo si aspettava guidasse e fosse un modello non è stato all'altezza di tali aspettative. Sebbene alcune delle lezioni della pandemia siano state apprese, sono state molto meno di quanto mi sarei aspettato».
La delusione di Gates non è isolata; molti altri attivisti globali per la salute stanno spingendo il mondo occidentale per ottenere risposte migliori alle nuove epidemie.
Questo tema ricorrente è emerso anche durante la panfuffa, secondo il professor Paul Hunter dell'Università di East Anglia, esperto in epidemiologia delle malattie emergenti:
«Nell'Occidente ci interessiamo veramente solo a una malattia quando inizia a rappresentare una minaccia diretta per noi stessi. Il problema è che molte di queste malattie avrebbero potuto essere impedite, se i paesi sul campo avessero avuto le risorse necessarie».
Gates ha ribadito la speranza che gli enti sanitari comincino a pensare a lungo termine nei prossimi anni, aggiungendo:
«Stiamo ancora mettendo insieme le nostre idee su cosa abbiamo fatto bene e cosa non abbiamo fatto bene... Forse, nei prossimi cinque anni, miglioreremo. Ma finora la situazione è abbastanza deludente».
GLI STATI COME DELLE PARROCCHIE DI UN'UNICA, GRANDE CHIESA DEL MALE
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta veicolando questo messaggio dall'alto delle gerarchie. Quest'anno, l'OMS ha condiviso un avviso sulla diffusione del virus dell'influenza attraverso il bestiame, gli uccelli e gli esseri umani e ha esortato le nazioni a lavorare insieme per essere meglio preparate a fronteggiare una pandemia.
«C'è una certezza: ci sarà un'altra pandemia influenzale in futuro»
Lo ha dichiarato Nicola Lewis, direttrice del Worldwide Influenza Centre. Lewis ha aggiunto:
«Il mio messaggio alle comunità internazionali è che dobbiamo accantonare le nostre reticenze. Dobbiamo mettere da parte i nostri interessi parocchiali e ricordarci degli impatti e delle conseguenze devastanti di una pandemia globale causata da qualsiasi agente patogeno».
I "TIMORI" DI UNA GUERRA MONDIALE
Il Dr Morte Bill - che vale 157 miliardi di dollari secondo il Bloomberg Billionaires Index, quindi al netto degli ovvi fondi neri in suo possesso ed in sua gestione - non è l'unico nome influente a mettere in guardia da un potenziale conflitto globale.
Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, ha precedentemente affermato che le tensioni geopolitiche rappresentano la più grande minaccia per l'economia globale.
«Abbiamo già affrontato l'inflazione, abbiamo già affrontato i deficit, abbiamo già affrontato le recessioni e non abbiamo mai visto qualcosa del genere dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale»
Lo ha riferito all'emittente indiana CNBC TV-18 lo scorso settembre riferendosi all'invasione della Russia in Ucraina.
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smokingago · 1 year ago
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
🍀
#smokingago
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kon-igi · 2 years ago
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IL BADILE RUBATO
‘Un mare di emozioni con saltuarie boe di raziocinio’
Questa è la metafora che finalmente sono riuscito a tirare fuori dopo una mattinata intera a tagliare l’erba con le braccia e a pensare tutt’altro con la testa.
Una domanda che mi sono sentito rivolgere spesso da conoscenti e colleghi, dopo un po’ che avevano avuto occasione di frequentarmi, è come facessi ad essere sempre allegro e gentile... ‘Ma non hai mai delle giornate storte in cui sei incazzato?’
La mia risposta breve è sempre la solita - Perché, tu stando incazzato riesci a raddrizzarle? - ma se proprio vogliono approfondire e imparare la tecnica mistica di Hokuto Shinken con cui riesco a essere sempre allegro e gentile, allora racconto la storia del badile rubato (spoiler: non viene mai rubato).
A differenza di me, la mia compagna è piuttosto ansiosa e tende a immaginare scenari apocalittici per qualsiasi azione ci apprestiamo a fare, la qual cosa è purtroppo frutto di esperienze pregresse in particolari momenti della sua vita. Un giorno, dopo aver scavato delle buche per piantare dei pali in giardino, rientro a casa lasciando il badile appoggiato accanto alla porta, senza quindi rimetterlo nel capanno degli attrezzi.
Quando la mia compagna lo vede mi fa - Mettilo a posto sennò ce lo rubano!
Ora attenzione al contesto: noi abitiamo in una casa in cima a una collina, tutta di nostra proprietà, con muri, recinti e siepi spinose. Chi volesse rubarmi il badile dovrebbe parcheggiare la macchina a qualche centinaio di metri di distanza (non c’è parcheggio sulla strada), scavalcare il cancello o le recinzioni, avvicinarsi molto di soppiatto, accorgersi dei cani che stanno facendo il diavolo dietro la porta, prendere il badile e scappare velocemente con fare sospetto. E tutto per un attrezzo rugginoso col manico tarlato.
Benissimo - le rispondo - se ce lo rubano così sapremo che ci sono dei ladri in giro e aumenteremo le misure di sicurezza.
E questo vale per qualsiasi cazzo di aspetto della mia e della vostra vita.
Io non posso dire quanto sia vasto e burrascoso il mare delle vostre emozioni e, soprattutto, la proporzione tra quelle positive e quelle negative esperite durante la vostra vita ma posso dirvi una cosa del mio... ci si perderebbe pure Monkey D. Rufy di One Piece e quindi molto spesso mi conviene ancorarmi alle numerose boe di raziocino per fare il punto prima di riprendere il largo.
Quanto è probabile che mi rubino quel badile?
È così importante quel badile? Cosa rappresenta?
Quante energie mi conviene spendere per proteggerlo?
Potrei smettere di scavare buche oppure farlo con un trivellatore portatile?
Sì, ok... non è che mi faccio queste seghe mentali per ogni passaggio della mia giornata ma se provate a sostituire il concetto di ‘badile’ con quello di salute, successo, relazioni, lavoro, amore, futuro etc vi renderete conto che molti di voi stanno spendendo una quantità enorme di energie fisiche e mentali per proteggere un qualcosa da qualcos’altro, senza aver ben presente il reale valore di quello che hanno e la reale portata della minaccia nei loro confronti.
Sono gentile e allegro ma sono anche terribilmente stanco... stanco di vedere persone consumate nella spasmodica tensione verso una felicità raccontata o immaginata, fatta di sacrifici imposti da altri e in continua guerra contro un futuro che pare minacciare l’olocausto quando poi le trincee e il filo spinato sono state messe attorno al vostro cuore da persone che non sopportano di vedervi felici qui e ora.
Per favore, smettete di chiudere il badile nel capanno e lasciatelo accanto alla porta di casa... forse un giorno ve lo ruberanno ma allora voi potrete affrontare quel furto con la forza della serenità che può venire solo dall’abbondanza dei veri voi stessi, coltivati sui vecchi campi di battaglia ora rigogliosi di vita.
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yourtrashcollector · 1 month ago
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Ciò che è perduto nel passato è sempre più confortante di un presente tiepido e di un improbabile avvenire. Il male che ci ha fatto si allontana e diventa irreale. Ciò che è accaduto non ci minaccia più né ci getta nell’ansa o nella disperazione più grande, che è quella per quanto deve ancora accadere. Lo viviamo con tristezza, sì, ma senza paura. Nelle paure, una volta che si sono placate in quanto si sono realizzate, ci si può rifugiare, perché ormai non torneranno più.
Javier Marias, Berta Isla
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a-dreamer95 · 7 months ago
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L'arroganza del potere è un tema che, quest'anno più che mai, ha toccato profondamente la mia vita. Mai come ora ho sentito il peso di persone che, ritenendosi potenti, esercitano il loro comando senza scrupoli e senza considerare l'aspetto umano degli altri. Sono stata trattata come una schiava sul posto di lavoro: sottopagata, derisa, esclusa e presa in giro da persone che si considerano superiori, superbe e boriose. Questi individui mi hanno minacciata, pretendendo che facessi ciò che volevano a tutti i costi, e spesso mi è stato detto "non sai con chi stai parlando", a riprova del loro senso di superiorità. Ho visto in loro una piaga della nostra società: il narcisismo patologico, la superbia, la boria e la totale mancanza di empatia.
Ho vissuto in prima persona la cattiveria nascosta dietro volti apparentemente buoni e benvoluti, rendendomi conto, a mie spese, che si trattava solo di una maschera ben costruita. Questo periodo mi ha insegnato l'importanza di non diventare mai una di queste persone e di mantenere l'umiltà come un valore fondamentale nella mia vita.
Ho resistito per quasi un anno e ne sono uscita a pezzi, sia fisicamente che emotivamente. Ho così capito che nessun contatto, nessuno stipendio vale più della mia salute fisica e mentale. Arrivare all'esasperazione per il lavoro fa solo male... e non ne vale la pena.
Questi atteggiamenti arroganti e sprezzanti hanno un impatto devastante sulla performance lavorativa e sulla qualità di vita delle persone che li subiscono. Essere costantemente umiliati e minacciati crea un ambiente di lavoro tossico, dove la paura e l'ansia diventano compagni quotidiani. Questa atmosfera negativa mina la motivazione e il morale, portando a un calo significativo della produttività.
Le persone sottoposte a questi comportamenti si sentono svalutate e demoralizzate, perdendo gradualmente fiducia nelle proprie capacità. La creatività e l'innovazione ne risentono, poiché chi vive sotto la minaccia del potere non osa esprimere idee nuove o proporre soluzioni innovative per paura di ulteriori ritorsioni. La mancanza di rispetto e di riconoscimento da parte di chi detiene il potere fa sì che i lavoratori si sentano solo ingranaggi di una macchina, piuttosto che individui con un contributo unico e prezioso da offrire. Inoltre, lo stress accumulato in un ambiente di lavoro ostile ha gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale. L'ansia cronica e la depressione sono comuni tra chi subisce abusi di potere. Le persone iniziano a vivere in uno stato di continua preoccupazione, il che si riflette negativamente anche nelle loro relazioni personali e nella vita familiare.
Il clima di sfiducia e paura che si instaura in un ambiente di lavoro dominato dall'arroganza del potere è controproducente non solo per i singoli individui, ma per l'intera organizzazione. La mancanza di coesione e collaborazione tra i colleghi, insieme a un turnover elevato, sono solo alcune delle conseguenze di un tale ambiente.
Per tutte queste ragioni, è fondamentale promuovere un cambiamento culturale nelle aziende e nelle organizzazioni, valorizzando l'umiltà, l'empatia e il rispetto reciproco. Solo creando un ambiente di lavoro sano e rispettoso si possono ottenere risultati eccellenti e garantire il benessere di tutti i collaboratori.
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abatelunare · 11 months ago
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Di strumenti fin troppo invasivi
Può sembrare banale dirlo, ma il genere horror si adegua da sempre alla tecnologia del periodo in cui sforna i propri prodotti, letterari e cinematografici. Sì, perchè la minaccia soprannaturale si serve proprio degli strumenti tecnologici per introdursi nel tessuto del quotidiano. In The Ring il Male si propaga servendosi di una normale (si fa per dire) videocassetta. Che ormai - insieme alla televisone (vedi Poltergeist) - risulta del tutto sorpassata dagli eventi e da quant'altro. Attualmente, veicolo dell'infezione sono computer e telefonini, non tanto e non solo per il loro avanzato livello tecnologico, ma per la loro invasività. Entrambi penetrano nelle nostre esistenze, spesso violando quella che chiamano privacy, per cui è normale che la Presenza ci attacchi attraverso di essi. Una metafora della loro pericolosità? Per quanto ovvia, è una lettura del tutto legittima, inutile negarlo. Personalmente sarei curioso di vedere quali aggeggi possiederà - in senso maligno - l'horror futuro. Ci potrebbe sorprendere.
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soledad-montoya · 5 months ago
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Mi sono frantumata in mille pezzi, come se fossi fatta di vetro
Mi sono frantumata in mille pezzi, come se fossi fatta di vetro. Come se fingere di essere forte mi avesse spezzato dentro, e adesso, consapevole del dolore che provavo, avessi perso tutto ciò che mi rendeva me stessa.
Adesso triste, vuota e sola, consapevole della verità che si nascondeva dietro l’ombra di un universo che avevo creato per vivere il mio sogno, per proteggermi, ho compreso il vero significato della parola dolore. Una parola che ha smesso di essere muta, per produrre un suono terrorizzante.
Dolore non sono più 6 lettere, né ferite visibili. Dolore sono le speranze sotterrate nella tomba della realtà. Per questo mi sono frantumata in mille pezzi, perché la realtà ha lacerato il mio animo e i miei sogni sono lontani dal poter alimentare le mie ambizioni.
Dicono che di illusioni non si vive, anzi, a volte si muore. Si muore perché ci si dedica alla fantasia di quel mondo che si crea; quel mondo in cui, in un futuro non troppo lontano, ciò che ora è un’illusione, sarà realtà. Ma non si tiene mai conto delle pietre che si trovano sul proprio cammino o, se se ne tiene conto, ci si crede molto più grandi, le pietre molto più piccole o quantomeno meno affilate.
Le pietre del cammino, gli ostacoli che nascondiamo e che fanno parte di noi, del nostro Io interiore. Sì, sono barriere, ma spesso siamo noi stessi a crearle. Perché qualsiasi illusione nasconde un lato oscuro che non vuole mostrarsi, come se si trattasse dell’altra faccia della luna. 
Parliamo di quella parte buia, quella parte che tormenta, ma di cui non si è consapevoli, quella parte incosciente che vi trattiene contro la vostra volontà. Quella parte di voi che non vi permette di andare avanti. Quella parte che ferisce, uccide e tormenta di fronte a qualsiasi difficoltà.
Perché non sono solo le illusioni, ma anche i sogni e i progetti, e il futuro incerto, quello che volete rendere realtà. Per questo uccide, per questo di illusioni si muore, perché non sempre possiamo trasformarle in realtà, e diventano veleno quando ci crediamo troppo. È in momenti come questi che ho aperto gli occhi e mi sono frantumata in mille pezzi, consumata dall’ansia.
Sono stata consumata dall’ansia perché il mostro della paura è venuto a farmi visita. Ma non era un mostro qualsiasi, era il peggiore dei mostri, la peggiore delle paure, la paura del fallimento. E, di fronte a questo, riuscivo solo a tremare.
Tremavo perché il mio mondo cadeva a pezzi, perché non esisteva più un futuro al quale ambire. Tremavo perché niente di ciò che sognavo, nessuna ambizione, si sarebbe avverato. Per questo motivo, mi sono rotta più volte in mille pezzi, quelli che mi rimanevano. Mentre costruivo una potente arma, pensai che era tanto dissuasiva da allontanare qualsiasi minaccia.
Che illusa! Distrutta e spezzata, invece di continuare a lottare, avrei dovuto imparare a curarmi. Non è più forte chi meglio si difende, ma chi si ricostruisce e cammina giorno dopo giorno, con passo fermo, di fronte a tutto ciò che può trovare sul suo cammino.
Tuttavia, se mi ero frantumata in mille pezzi e mi trovavo di fronte al mostro della paura del fallimento, come potevo mostrarmi debole e chiedere aiuto per guarire? E se avessi perso un altro pezzo di me? E se non si fosse trattato di ricomporre i pezzi, ma di imparare a lottare?
Mi sono frantumata in mille pezzi, ma ho imparato a ricompormi.
Sì, mi sono frantumata in mille pezzi e ho tardato ad ammetterlo. Non ero debole, non lo sono mai stata e, tuttavia, mi ferivo da sola. Mi sono convinta di essere un fallimento e per questo il fallimento è diventato il re delle mie paure. Ma non era tutta colpa mia, era anche la paura di ciò che gli altri avrebbero detto sapendo che avevo paura.
Non è coraggioso chi non guarda mai indietro, ma chi riconosce le sue paure e impara da esse. Lo è chi chiede aiuto, alla ricerca di armi per combatterle. È colui che chiede aiuto per ottenere armi che lo aiuti a conoscerle. Coraggiosa sì, ho chiesto aiuto, e lo sono.
Chiedendo aiuto ho imparato che ero io il mio ostacolo e il mio limite, perché ero io a creare i miei mostri. Sì, mi sono frantumata in mille pezzi, perché pretendevo di dare un’immagine irreale di me e così ho creato un mondo pieno di illusioni e di sogni, un mondo in futuro estraneo. Per quanto lo desiderassi, era solo un ponte sicuro per attraversare gli abissi dell’incertezza.
Adesso, e grazie a quello che ho appreso, poco a poco mi sono ricomposta. Anche se, come le brocche rotte e poi ricomposte, conservo cicatrici e imperfezioni, continuo ad essere me stessa. Ma una nuova me stessa, libera dalle pressioni e senza paura. Il fallimento ha il significato che ognuno di noi gli dà. Io ho imparato da questo, e ormai non mi spaventa più.
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susieporta · 1 year ago
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
dipinto Gill Button
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mucillo · 3 months ago
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"Una vecchia"
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No signore. 
Né le rughe che vedi,  né la carne che   cade a pezzi, 
né il sorriso sfigurato,  niente, niente di tutto questo è mio.
Io sono quell’interno  infinito e sempre giovane,  fermamente
convinta di queste mie idee  che non mi lasceranno,
anche se la morte grigia e stupida
minaccia di portare via l’essenza.
Pazza? 
beh sì, pazza,
aggrappata  a tutto: 
alla mia progenie, ai miei antenati, 
alle mie cose,  alla patria,
a quel fluido che scivola
 per questo corpo ogni volta più ossuto,
 sempre più sinistro e assente. 
Morirò così
credendo di contenere in queste mani trasparenti 
l’indole  indomita dentro di me sempre giovane.
 
"Pablo Jofré   ( Santiago del Cile 18 4 1974)"
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demonecelestiale · 9 months ago
Note
parla dei tuoi ocs ●_●
(it's gonna be long and in italian. sorry)
allora anon voglio solo dirti che ne ho tipo una cinquantina e qui la cosa diventerebbe troppo lunga e cringe QUINDI ti farò un riassunto per universo narrativo che è più facile. non verranno inclusi tuttə e metterò un cut per evitare di intasare le dash
universo di Lucifer
che tipo. è il primo che ho fatto e risale al 2018 ormai. gira intorno a Lucifer, pop star e erede al trono sia del Paradiso che dell'Inferno in quanto figlio del Re dell'Inferno e della Regina del Paradiso (sì). la quest principale è incentrata su Lucifer e quattro suoi amici (Arael, Leo, Kaito e Elliott) che partono per un viaggio per fermare una minaccia livello apocalisse. funzionerebbe molto bene come videogioco jrpg ngl.
poi dovremmo anche parlare che Lucifer ha obbligato gli altri quattro a formare una boyband ma non c'è tempo.
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da sinistra a destra: Leo (demone), Kaito (kitsune), Lucifer (il protagonista, mezzo angelo e mezzo demone), Arael (angelo) e Elliott (guardiano. è una divinità diciamo). qui indossano outfit neri e rosa abbastanza kpop style
universo dei Magical Heroes
che in realtà siamo sempre nello stesso universo di prima, ma raramente i diversi personaggi si incontrano eccetto rare eccezioni. anyway qui abbiamo (quasi) tutto il mio roaster di magical girls e magical boys formato da ben cinque team + extras con l'unico problema che tipo... non ho mai disegnato metà del cast. oops
vabbé questo universo qua è ovviamente ispirato alle pretty cure con annessi cross over e trope vari. qui ogni team ha una suo storia a parte e raramente si incontrano, PERÒ si incontrano. ed è questo ciò che conta.
qui dentro troviamo le Sparkling Elegance Precure e le Forever Ad Astra Precure (che vorrei rendere delle magical girls autonome e non più dei fandom oc, ma sto fallendo), il team di Alys (ho disegnato Alys, mancano gli altri due membri), i Phantom Heroes (mai disegnati) e i Prism Knights (nome pending e anche loro mai disegnati)
(ok questo universo l'ho descritto proprio male, provo a fare meglio col prossimo)
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pic 1 abbiamo le Sparkling Elegance (Cure Dahlia la rosa, Cure Cherry la rossa, Cure Stellar la gialla e Cure Calypso la Ciano) nella pic 2 le Forever Ad Astra (Cure Solar l'arancione, Cure Lunar la viola, Cure Nebula la rosa e Cure Meteor quello blu)
universo delle mie nuove fancure
sì le nuove fancure a cui sto lavorando (i lavori procedono bene. if you care) sono in universo a parte. o per lo meno non interagiscono con gli altri personaggi. per ora
niente da dire su di loro è your average precure story e le ho create per vedere se riesco a creare delle magical girl classiche invece di modelle di Versace con uno scettro magico. per ora direi che ci sto riuscendo. farò un post su di loro appena ho finito i disegni e avrò definito meglio la lore
universo dei Pentacles
now we speak perché di loro ho tipo ZERO ARTE (up to date almeno), ma solo un mucchio di picrew e nessuno che mi soddisfa al 100%. COMUNQUE
la base della storia è che i Pentacles sono sei ragazzi di tipo 16 anni che si trovano nello stesso dormitorio a scuola e tutti e sei hanno vari poteri magici. in teoria questa nella mia testa esiste come serie di libri (o un enorme libro di 400 pagine) young adult. la parte peggiore (o migliore) è che... non ho idea di dove va la loro storia. ho solo varie tidbit di lore e scene fighe che accadono, ma non una storia seria e mi fa impazzire tbh. so chi sono i Pentacles, che poteri ha ognuno di loro, le loro famiglie, le loro passioni, le loro abilità, MA NON SO LA STORIA anche perché vengo ispirato da ogni film e serie che vedo quindi è un po' un casino qua
considero i Pentacles come la mia versione delle Winx (sono sei, tuttə con i poteri, tuttə nella stessa camera, tuttə in un mondo fantasy e sono anche entrambi gruppi multietnici)
ok anon ho finito. e ora un po' di fan fact
shippo Lucifer e Aurora perché posso
ho alcuni fandom oc, ma in genere finiscono nell'universo di Lucifer
sì ho un solo bodytipe mi spiace :(
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chouncazzodicasino · 1 year ago
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Ho appena discusso con il mio fintocapo. In realtà per me non abbiamo discusso, ma per lui sì. E un po' mi dispiaccio, pensavo questo tornando in macchina nella mia strada preferita tra i vigneti mentre cantavo. Mi spiace perché per me confrontarsi con educazione e, in questo caso, sincerità è normale. E' una persona molto orgogliosa e viene da una famiglia (lavorativa e familiare) dove la sua parola non viene mai messa in dubbio, dove non si può dire la propria, dove bisogna abbassare la testa perché lui è il Pater o il Capo. Mi spiace perché è una persona buona con me (la maggior parte delle volte / sotto sotto / considerando i mezzi che ha a sua disposizione) gli manca solo qualcosa per comprendere che il vero mondo non funziona come a casa sua o nel suo grande negozio, soprattutto che io non lavoro per lui e che se anche lo facessi con me non potrebbe comportarsi come fa con i suoi "sudditi" (NB. io non ho problemi a stare sotto capo, affatto. Non ho problemi con mia autostima e la mia persona tanto da ritenere un capo una minaccia per la mia persona. E ho sempre avuto capi stronzi, quindi..). Poco fa controllando che mi avessero messo tutto gusto nella fornitura, ignorando la spocchiosità del "non ti fidi?" (anche perché mancavano delle cose quindi Neno, fly down), di corsa, affannata, sveglia dalle 6, mi ha fatto una domanda che ho trovato inopportuna e invadente e gli ho detto, con tutta calma, che non avevo tempo di parlarne che però andava meglio. La mia risposta non da suppellettile adorante lo ha fatto innervosire un pochino, poco, ma quel tanto da dirmi "Me lo segno che mi hai risposto così e che non me lo vuoi dire. Attenta." con quel vago retrogusto di finta minaccia e quel profondo sapore di se ti faccio una domanda devi rispondere. E allora, poverino, ho risposto. Con calma ed educazione. No, non ti devo per forza rispondere, non arriva fin qui il tuo ruolo e in tutta sincerità non ho voglia di affrontare questo argomento ora, con te. Il sunto del mio discorso è stato questo ma nella sua mente non so come ha suonato. Ho visto chiaramente qualcosa andare in tilt, guardarmi come un essere mitologico che risponde e non lo venera, ha una sua indipendenza, ma ascolta (io lo ascolto sempre, imparo sempre tanto da lui, gli chiedo sempre consigli perché ha molto da insegnarmi), questo vedo che lo destabilizza perché non è abituato. Lo vedo che mi osserva e non capisce, non sa come catalogarmi, non conosce un modo per interfacciarsi con una persona come me, nel suoi occhi vedo il mio riflesso come un'arpia o il cerbero della mitologia greca, non si capacita di come io possa essere così diversa dai Suoi. Come posso osare questo atteggiamento? Mi dispiace per lui. E comunque vaffanculo, oh.
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